Comando Provinciale VV.F. del VCO
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- Clemente Manzoni
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1 IL CORPO NAZIONALE DEI VIGILI DEL FUOCO Comando Provinciale VV.F. del VCO
2 ARGOMENTI DELLA SERATA RISCHIO INDUSTRIALE SOSTANZE PERICOLOSE DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE ESTINTORI SEGNALETICA DI SICUREZZA CHIAMATA DI SOCCORSO
3 RISCHIO INDUSTRIALE
4 AZIENDE A RISCHIO INCIDENTI RILEVANTI ARIR Quando Quando si si parla parla di di Rischio Rischio Industriale Industriale e` e` intuitivo intuitivo far far subito subito riferimento riferimento alle alle ziende ziende ARIR ARIR Sono Sono attivita` attivita` industriali industriali che, che, per per detenzione detenzione oo lavorazione lavorazione di di una una certa certa quantita` quantita` di di determinate determinate sostanze, sostanze, sono sono costrette costrette ad ad adempiere adempiere ad ad una una serie serie di di provvedimenti provvedimenti finalizzati finalizzati al al miglioramento miglioramento della della sicurezza sicurezza
5 RISCHIO INDUSTRIALE La La normativa, normativa, secondo secondo la la valutazione valutazione del del rischio, rischio, prevede prevede per per queste queste attivita`: attivita`: PEI PEI Piano Piano di di Emergenza Emergenza Interno Interno (Azienda) (Azienda) PEE PEE Piano Piano di di Emergenza Emergenza Esterno Esterno (Prefettura) (Prefettura)
6 RISCHIO INDUSTRIALE Con Con ilil PEE PEE ilil territorio territorio circostante circostante l`attivita l`attivita diviene diviene esso esso stesso stesso attore attore della della pianificazione pianificazione di di emergenza emergenza ee vi vi partecipa partecipa in in maniera maniera integrante integrante Nel Nel PEE PEE rientrano rientrano tutte tutte le le realta` realta` della della P.Civile P.Civile ognuna ognuna delle delle quali quali con con ruoli ruoli ee compiti compiti ben ben definiti definiti nell`ambito nell`ambito del del piano, piano, per per prevenire prevenire conseguenze conseguenze alla alla popolazione popolazione
7 RISCHIO INDUSTRIALE In In tali tali circostanze, circostanze, la la direttiva direttiva del del Dipartimento Dipartimento della della Presidenza Presidenza del del Consiglio Consiglio del del maggio maggio riconosce riconosce nel nel Responsabile Responsabile VVF VVF presente presente sul sul posto posto ilil Direttore Direttore Tecnico Tecnico dei dei Soccorsi Soccorsi
8 RISCHIO INDUSTRIALE Ma Ma cosa cosa prevede prevede una una pianificazione pianificazione di di PEE? PEE?
9 LINEE GUIDA PER L INTERVENTO DI TIPO CHIMICO, BIOLOGICO, NUCLEARE E RADIOLOGICO A SEGUITO DI: ATTACCO TERRORISTICO, INCIDENTE INDUSTRIALE, INCIDENTE STRADALE, NEGLIGENZA.
10 ALCUNI METODI PER L EDENTIFICAZIONE DEI PRODOTTI TIPO DI EDIFICIO,ATTIVITA E LOCALIZZAZIONE FORMA DEI CONTENITORI SCRITTE E COLORI CARTELLI IDENTIFICATIVI ED ETICHETTE BOLLE DI ACCOMPAGNAMENTO ATTREZZATURE DI MONITORAGGIO E RILEVAZIONE
11 Uno dei principali aspetti da tenere sempre in considerazione: LA SICUREZZA DEI SOCCORRITORI
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15 DOVE ci dobbiamo FERMARE?
16 Metodi per la determinazione delle zone 1. Empirico 2. Da pubblicazioni e schede tecniche 3. Rilevazione Strumentale 4. Rilevazione a naso e a pelle (???) (maturato sulla base di esperienze interventistiche dirette) (manuali, software) (strumenti fissi e strumenti portatili) (la peggiore, ma esiste sempre il rischio che sia la prima ad essere usata )
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18 Squadre dei Vigili del Fuoco AZIONI DA INTRAPRENDERE Zona A calda o rossa : zona operativa di massima pericolosità, riservata esclusivamente a personale di contatto con protezione adeguata (può comprendere al proprio interno una zona totalmente inaccessibile, interdetta a chiunque) Zona B tiepida o arancio : zona operativa potenzialmente pericolosa, riservata a personale VF, sanitario e di supporto adeguatamente protetto (zona in cui inizia il corridoio di decontaminazione)
19 Squadre dei Vigili del Fuoco AZIONI DA INTRAPRENDERE Zona C fredda o gialla : zona operativa non pericolosa, destinata a personale VF, sanitario e di supporto con protezione ordinaria (zona in cui termina il corridoio di decontaminazione, zona di attesa di primo livello in cui le vittime vengono affidate all assistenza del personale sanitario) Zona esterna o bianca : zona non pericolosa e non operativa, non soggetta a controllo e limitazione di accesso per il pubblico (in tale zona può essere opportuno, in certi casi, individuare un area verde destinata alle Autorità, ai media ed all attesa di secondo livello per le squadre di riserva, familiari,...);
20 Compiti assegnati ai Vigili del Fuoco Sicurezza di tutti i soccorritori all interno dell area operativa; Classificazione e definizione delle zone; Salvataggio delle vittime in area contaminata Operazioni di soccorso tecnico; Trattamento delle sostanze pericolose (individuazione, neutralizzazione, recupero,...); Approvvigionamento idrico; Numerazione e classificazione degli operatori VF; Decontaminazione e riabilitazione degli operatori; Collegamento con le Forze di Polizia e le Autorità.
21 RISCHI MAGGIORI IN CASO DI INCENDIO
22 Il rischio maggiore negli incendi è proprio dovuto all inalazione dei gas prodotti; sono questi che determinano il maggior numero di vittime! Ing. Tossicini
23 Prodotti di combustione Nelle combustioni in aria si ha la formazione di acqua liquida o vaporizzata,e di anidride carbonica dovuta alla presenza di carbonio e idrogeno nei combustibili Ma non solo!!!
24 Prodotti di combustione Se l'aria non è sufficiente ad ossidare completamente il carbonio si ha presenza, più o meno elevata, di ossido di carbonio, prodotto tipico delle combustioni in atmosfera povera di ossigeno
25 Prodotti di combustione Altri prodotti di reazione sono derivati: dello zolfo presente in quasi tutti i combustibili di gas inerti come l'azoto di gas derivanti dalla decomposizione termica di eventuali sostanze organiche
26 Anche le polveri bruciano, anzi addirittura spesso esplodono
27 Delimitazione dell'area a rischio Possono restare all'interno del perimetro dell'intervento solo coloro i quali: abbiano un compito o una funzione specifica indossino gli indumenti protettivi completi e l'autorespiratore tutti gli altri devono restare fuori!
28 SOSTANZE PERICOLOSE
29 SOSTANZE PERICOLOSE Identificazione con il Numero Kemler / ONU Pericolo principale (stato di aggregazione) Identifica la sostanza (nome e cognome) Pericolo secondario
30 NUMERO KEMLER Pericolo principale (stato di aggregazione) Gas 1 - Liq. Infiammabile 2 Solido infiammabile 3 Comburente 5 - Tossico 6 Corrosivo 8 9 Pericolo secondario Nessun significato Esplosione Emissione di gas - Infiammabile Comburente - Tossico Corrosivo Sost. Trasportate a caldo Quando le prime due cifre sono uguali significa un accresciuto pericolo principale
31 Codice della materia (numero O.N.U.) Alcuni numeri O.N.U. N. Descrizione N. Descrizione 1001 acetilene 1075 gpl 1005 ammoniaca anidra 1076 fosgene 1011 butano 1079 anidride solforosa 1016 ossido di carbonio 1114 benzolo 1017 cloro 1134 clorobenzene 1038 etilene 1202 gasolio 1040 ossido di etilene 1203 benzina 1045 fluoro 1230 alcool metilico 1049 idrogeno 1267 petrolio 1050 acido cloridrico 1613 acido cianidrico 1053 acido solfidrico 2015 acqua ossigenata 1072 ossigeno 2209 formaldeide
32 ETICHETTATURE DI PERICOLO
33 SOSTANZE PERICOLOSE Identificazione tramite imballaggio Sull'imballaggio e sulle confezioni, direttamente o a mezzo di etichette, devono apparire i seguenti simboli ed indicazioni di pericolo usati nell'utilizzazione della sostanza o del preparato.
34 SOSTANZE PERICOLOSE Identificazione dei GAS nelle Bombole Norma UNI-EN nuove: entro esistenti : entro
35 SOSTANZE PERICOLOSE Identificazione GAS nelle Bombole
36 SOSTANZE PERICOLOSE Identificazione GAS nelle Bombole
37 SOSTANZE PERICOLOSE Le tubazioni contenenti liquidi e gas nocivi o pericolosi di diversa natura, esse e le relative apparecchiature devono essere contrassegnate con distinta colorazione il cui significato deve essere reso noto ai lavoratori
38 Si vedono prima le etichette del pannello!
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40 Cisterne a pressione atmosferica SuperBenz
41 Cisterne per liquidi corrosivi XYZKJ
42 Cisterne per gas liquefatti NUOVA GAS SPA
43 Carro Bombolaio
44 ?!?
45 DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE
46 Definizione didid.p.i. Definizione D.P.I. Si intende per Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il il lavoro, lavoro, nonché nonché ogni durante ogni complemento complemento o accessorio accessorio destinato destinato a a tale tale scopo scopo o
47 QUADRO NORMATIVO Categoria 1 Di Legislazione sui DPI D.L. 475 Categorie di DPI Europea 89/686 CEE Descrizione D.P.I. di progettazione semplice destinati a salvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità : i guanti per la pulizia, quelli per giardinaggio, i grembiuli da lavoro per uso professionale, gli occhiali da sole 2 3 D.P.I. che non rientrano nelle altre due categorie : il cui mancato utilizzo potrebbe dar luogo ad una patologia professionale; es. le cuffie contro il rumore, le maschere a filtro di protezione delle vie respiratorie contro polveri D.P.I. di progettazione complessa, destinati a salvaguardare da rischi di morte o di lesioni gravi e di carattere permanente : D.P.I. il cui mancato impiego può essere causa di infortunio grave, o addirittura mortale; es. gli apparecchi per la protezione delle vie respiratorie contro i gas, i D.P.I. contro le aggressioni chimiche o le radiazioni ionizzanti, i D.P.I. contro le cadute dall alto, i D.P.I. isolanti elettricamente
48 IMPORTANZA DEI MEZZI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE Prestazioni degli indumenti protettivi: Non sopravvalutare la protezione; Utilizzarli sempre. Attenzione all impiego dei D.P.I.: Accurata selezione per l acquisto; Addestramento del personale; Pulizia manutenzione e controllo.
49 Nota Nota bene! bene! Per Per questa questa suddivisione suddivisione in in categorie categorie IlIl D.Lvo D.Lvo 475/92 475/92 fissa, fissa, infatti, infatti, una una diversa diversa procedura procedura di di certificazione! certificazione!
50 D.Lvo 475/92 - CLASSIFICAZIONE D.P.I.
51 51. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE 1. Casco. 2. Guanti. 3. Cinturone e piccozza. 4. Completo antifiamma. 5. Stivali. 6. Maschera e bombola.
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53 53. AUTOPROTEZIONE DIPARTIMENTO VV.F.
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55 CAT III TIPO 1 A ET
56 CAT III TIPO 2
57 + =
58 ?!?
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60 MEZZI MOBILI DI ESTINZIONE COSA SONO A COSA SERVONO PER UN PRONTO INTERVENTO SU UN PRINCIPIO DI INCENDIO?
61 61. NON E UN PRINCIPIO D INCENDIO VV.F. BOLOGNA
62 Classificazione Classificazione dei dei fuochi fuochi A= Fuochi di materie solide generalmente lasciano braci (carta, cartone, legno, trucio-li, stracci, rifiuti, etc ) B =fuochi di liquidi infiammabili (benzina, gasolio, alcool, vernici, solidi che si possono liquefare) C= fuochi di gas (metano, acetilene, propano, idrogeno, cloro, etc ) D= fuochi di metalli (magnesio, potassio, fosforo, etc )
63 TIPOLOGIE IN RELAZIONE AL PESO COMPLESSIVO ESTINTORE PORTATILE da portare ed utilizzare a mano peso < = 20 kg
64 TIPOLOGIE IN RELAZIONE AL PESO COMPLESSIVO ESTINTORE CARRELLATO trasportato su ruote 20 kg < peso < 150 kg
65 TIPOLOGIE IN RELAZIONE ALL AGENTE ESTINGUENTE ESTINTORI A POLVERE ESTINTORI AD ANIDRIDE CARBONICA ( CO 2 ) ESTINTORI AD ACQUA ESTINTORI IDRICI A SCHIUMA ESTINTORI AD IDROCARBURI ALOGENATI
66 ESTINTORI ESTINTORI Estintore a polvere pressurizzato con azoto
67 1 1- manichetta supporto a muro 3- valvola di sicurezza 4- O-ring 5- pistoncino pescante sigillo spina di sicurezza 9- valvola di erogazione 10 O-ring manometro valvola di controllo molla 12- manometro 14- portapescante 15- etichetta 16- cerificato di conformità 17- serbatoio 00- polvere ABC 90%
68 Polvere polivalente a base di solfato e fosfato di ammonio, solfato di bario, etc. TIPO A B C ESTINTORI A POLVERE TIPO B C a base di bicarbonato di sodio
69 ESTINTORI ESTINTORI Estintore Co2 caricato con anidride carbonica (ogiva grigia)
70 1- supporto a muro 2- guarnizione manichetta 4 4- spina di sicurezza 5 5- valvola di sicurezza cono PVC pistoncino di tenuta 8- molla 9- pescante bombola certificato di 13 conformità 12- etichetta 13- sigillo 14- supporto acciaio inox per automezzi
71 ESTINTORI AD ANIDRIDE CARBONICA CO2 COMPRESSO E LIQUEFATTO IL CHE COMPORTA IL CONTENIMENTO IN BOMBOLA DI ACCIAIO REALIZZATA IN UN UNICO PEZZO GRUPPO VALVOLARE CON ATTACCO CONICO E SENZA FORO PER ATTACCO MANOMETRO
72 ESTINTORI AD ANIDRIDE CARBONICA E PER APPARECCHIATURE ELETTRICHE IDONEO PER FUOCHI DI CLASSE B C DISTANZA UTILE DEL GETTO NON PIU DI 2m SERBATOIO DA COLLAUDARE IN BASE ALLE DISPOSIZIONI DEL MINISTERO DEI TRASPORTI E DELLA NAVIGAZIONE OGIVA DI COLORAZIONE GRIGIA E/O ROSSA
73 ESTINTORI AD ACQUA COMPOSIZIONE: 90% ACQUA 10% FILMANTI E ADDITIVI EROGAZIONE NEBULIZZATA MEDIANTE UGELLI VIETATO L USO SU APPARECCHIATURE ELETTRICHE
74 fuoriuscita dell a.e. per mezzo di una compressione permanente o fornita da bombolina di pressurizzazione SCHIUMA MECCANICA ESTINTORI IDRICI A SCHIUMA SCHIUMA CHIMICA si sfrutta la reazione di alcune sostanze che mescolate al momento dell impiego producono una reazione chimica con sviluppo di CO 2 necessaria alla fuoriuscita del prodotto
75 CONTRASSEGNI DISTINTIVI APPOSTI SUGLI ESTINTORI
76 CONTRASSEGNI DISTINTIVI APPOSTI SUGLI ESTINTORI CERTIFICATO DI CONFORMITA
77 USO ESTINTORE 77. IL GETTO ESTINGUENTE VA INDIRIZZATO ALLA BASE DELLE FIAMME E NON SOPRA DI ESSE
78 RETE IDRICA ANTINCENDIO E un impianto idrico costituito da condotte, naspi, manichette, serbatoi, pompe con la funzione di proteggere attività industriali e/o commerciali a rischio di incendio elevato.
79 Erogatori Lancia Naspo Idranti UNI 45 Idranti UNI 70 Naspi Manichetta (TUTTI devono raggiungere ogni punto del fabbricato) Lunghezza manichette: 20 metri Es. il 50% degli idranti UNI 45 deve poter erogare contemporaneamente 120 l/min. con una pressione di 2 bar al bocchello. N.B: la lancia trasforma la pressione in velocità
80 ATTREZZATURE E IMPIANTI DI ESTINZIONE NASPO CON RELATIVA SEGNALETICA
81 ATTREZZATURE E IMPIANTI DI ESTINZIONE IL COLORE NON HA IMPORTANZA, LA LORO LUNGHEZZA E DI 20 METRI TUBAZIONE UNI DA 45mm TUBAZIONE UNI DA 70mm
82 ATTREZZATURE E IMPIANTI DI ESTINZIONE LANCIA A GETTO VARIABILE LANCIA A GETTO VARIABILE IN MATERIALE PLASTICO
83 ATTREZZATURE E IMPIANTI DI ESTINZIONE CASSETTA ANTINCENDIO
84 ATTREZZATURE E IMPIANTI DI ESTINZIONE IDRANTE A COLONNA
85 ATTREZZATURE E IMPIANTI DI ESTINZIONE IN INALCUNI ALCUNI LUOGHI LUOGHIDI DI LAVORO, LAVORO,CENTRI CENTRI COMMERCIALI COMMERCIALIEELOCALI LOCALIDI DIVARIO VARIOGENERE GENEREAPERTI APERTI AL ALPUBBLICO, PUBBLICO,ESISTONO ESISTONO IMPIANTI IMPIANTI DI DI SPEGNIMENTO SPEGNIMENTODENOMINATI DENOMINATISPRINKLER. SPRINKLER.
86 Testine sprinkler La rottura del bulbo ad una certa temperatura comporta l apertura delle testina con la fuoriuscita dell acqua BULBO
87 Rivelatori Ne esistono di vari tipi a seconda della rilevazione: di calore di fumo (a ionizzazione o ottici) di gas di fiamme (luce) La rivelazione può avvenire Installazione - Puntuale - Lineare alla soglia per incrementi per velocità di incremento Il controllo dei rivelatori va annotato sul registro antincendi (DPR 37/98)
88 ?!?
89 SEGNALETICA DI SICUREZZA D.Lgs 493 del 14/8/1996 (obbligo!) E una misura di protezione E raggruppata in 5 tipologie: Segnali di divieto (rossi in campo bianco) Segnali di Avvertimento (in campo giallo) Segnali di Prescrizione (in campo azzurro) Segnali di salvataggio o soccorso (in campo verde) Segnaletica antincendio (in campo rosso)
90 Segnali di divieto
91 Segnali di avvertimento
92 Segnali di prescrizione
93 Segnali di salvataggio
94 Segnaletica antincendio
95 CHIAMATA DI SOCCORSO
96 CHIEDERE SOCCORSO V.F. COSA DIRE IN UNA CHIAMATA DI COSASOCCORSO DIRE IN UNA CHIAMATA DI 1. NOME E COGNOME SOCCORSO 2. LUOGO DELL INCIDENTE NOME E COGNOME 3. N DI DELL INCIDENTE TELEFONO DA DOVE SI CHIAMA LUOGO 4. DI INCIDENTE N TIPO DI TELEFONO DA DOVE SI CHIAMA DI ENTITA DELL INCIDENTE TIPO INCIDENTE 5. DI FERITI. PRESENZA ENTITA DELL INCIDENTE CON CHIDI SEI IN CASA PRESENZA FERITI. 6. CON CHI SEI IN CASA
97 Vi ringrazio per la cortese attenzione. Buon lavoro a tutti
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