Esistono vari argomenti a favore dell'ipotesi innatista:

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1 La linguistica e l ipotesi innatista La linguistica è la scienza che studia le proprietà del linguaggio umano. Secondo la cosiddetta ipotesi innatista la lingua è il prodotto di un sistema cognitivo codificato in un area specifica - l'emisfero sinistro - del nostro cervello. L'apprendimento di una lingua è quindi una capacità geneticamente determinata - innata (da qui il termine innatismo) - per gli esseri umani, esattamente come lo è, ad esempio, imparare a camminare in posizione eretta. Esistono vari argomenti a favore dell'ipotesi innatista: - tutti e solo gli esseri umani hanno sviluppato il linguaggio come sistema di comunicazione; - il bambino impara la propria lingua materna senza alcun tipo di insegnamento specifico o di istruzione indotta; - povertà dello stimolo: la produzione linguistica di un bambino è largamente sottodeterminata rispetto al corpus linguistico a cui è esposto durante la fase di acquisizione; il bambino è infatti in grado di produrre frasi grammaticali mai sentite prima; - i bambini attraversano delle fasi simili nell'apprendimento ed inoltre compiono solo alcuni tipi di errori - in genere errori di regolarizzazione di paradigmi - e mai altri; mio/mii - salo - mordato togliato - esiste una fase critica in cui la capacità di acquisizione della lingua è più agevole (tra i due ed i sei anni); comunque dopo la pubertà non è più possibile imparare una lingua come lingua materna; - nel caso di patologie del linguaggio, solo quando sono danneggiate alcune aree specifiche insorgono problemi di linguaggio (emisfero sinistro area di Wernicke, area di Broca, giro angolare ecc.); inoltre ad ogni area del cervello che viene danneggiata corrisponde un tipo (o una serie di tipi) di afasia.

2 Come si è detto, solo gli esseri umani hanno sviluppato la facoltà del linguaggio; neanche i primati - che sono gli animali più vicini a noi come sviluppo cerebrale - sono in grado di apprendere un qualsiasi linguaggio umano (neppure quello dei segni; non si tratta quindi di un problema connesso al particolare apparato fonatorio degli esseri umani). Tuttavia un bambino non impara a parlare se non viene esposto al linguaggio, esattamente come avviene per la stazione eretta: lo stimolo è dunque necessario per lo sviluppo del sistema cerebrale che regola il linguaggio o il movimento, o qualsiasi altro componente. In assenza di stimoli, la capacità di imparare una lingua si atrofizza; si consideri il caso dei bambini lupo cresciuti lontano dalla società umana: bambini entrati in contatto con il mondo esterno a 14 anni si sono rivelati incapace di sviluppare una competenza linguistica pari a quella dei loro coetanei. Inoltre, la competenza di una lingua specifica non è ereditaria nel senso che un bambino apprende la stessa lingua dei genitori: il bambino impara la lingua della comunità linguistica in cui vive, indipendentemente dalla lingua madre dei genitori. La grammatica e la grammatica universale La grammatica, all interno della teoria generativa del linguaggio, non è concepita come una serie di regole normative che definiscono l uso di una certa varietà di lingua più o meno standardizzata, imponendo ai parlanti alcune scelte invece di altre, ma è vista invece come un modello della competenza linguistica che un parlante nativo ha della propria lingua; tale conoscenza, per lo più inconsapevole, si manifesta nel suo parlare secondo un certo sistema e nel riconoscere alcune espressioni come grammaticali o meno, cioè come facenti parte o meno della propria lingua; egli è cioè in grado di definire quali costrutti siano possibili (grammaticali) e quali impossibili (agrammaticali) nella sua lingua materna: Siamo arrivati ieri vs Hanno arrivato domani La zia è ammalata La nonno sono ammalate

3 Il parlante nativo sarà dunque il campione su cui il linguista fa i suoi esperimenti per definire una teoria del modulo cognitivo che crea il linguaggio umano. Come è strutturato questo modello della competenza linguistica? Sicuramente una parte della conoscenza è innata, cioè già codificata all interno del nostro cervello; questo spiega come mai il bambino apprenda in un periodo di tempo relativamente breve la sua lingua materna e come mai la competenza di una specifica lingua non sia ereditaria. Definiamo questa parte del nostro sistema come grammatica universale, un modello della facoltà di cui ogni essere umano è geneticamente dotato; esso comprende due componenti: - a) una serie di principi generali che sono condivisi da tutte le lingue umane; tra questi troviamo il principio della ricorsività, cioè la possibilità di formare delle frasi di lunghezza indefinita includendo un costituente nell altro in modo ricorsivo: [Credo [che Paolo sia partito]] [Credo [che Mario pensi [che Paolo sia partito]]] [Credo [che Mario pensi [che Giorgio abbia detto [che Paolo sia partito]]]] [Credo [che Mario pensi [che Giorgio abbia detto [che tua sorella supponga [che Paolo sia partito]]]]] I like that girl I like the girl in jeans I like the girl in jeans with long hair I like the girl in jeans with long hair at the back of the room I like the girl in jeans with long hair at the back of the room on the stage... I hate Madonna I hate Madonna and Tina Turner I hate Madonna and Tina Turner and Bo Derek I hate Madonna and Tina Turner and Bo Derek and Joan Collins... Tutte le lingue hanno la proprietà di essere ricorsive nel senso che si possono avere un numero virtualmente infinito di frasi coordinate e secondarie (incassate una nell altra), cosicché otteniamo periodi di lunghezza potenzialmente illimitata.

4 - b) oltre a questa deve anche esistere una parte della competenza che viene appresa dal parlante durante il periodo critico; questa consta di una serie di parametri che definiscono, limitandole, le possibilità di variazione tra una lingua e l altra; ad esempio il parametro del soggetto nullo, che distingue tra lingue in cui il soggetto deve essere obbligatoriamente espresso e lingue in cui il soggetto può rimanere inespresso: They have bought this book vs Loro hanno comprato questo libro * Have bought this book Hanno comprato questo libro La grammatica di una qualsiasi lingua si articola in un componente fonologico, uno morfologico, uno sintattico ed uno semantico. La funzione di una grammatica, intesa come modello della competenza linguistica, secondo il modello a T, è dunque quello di generare, sulla base dei principi generali innati e dei parametri fissati con l esperienza, tutte e solo le parole e le frasi possibili di una determinata lingua nel componente morfologico e sintattico rispettivamente, e di assegnare ad esse tutte e solo le interpretazioni semantiche e foniche possibili, nel componente semantico e fonologico. Poiché la facoltà del linguaggio si configura come un possibile oggetto di studio empirico, la linguistica si definisce come una scienza empirica che studia il modo in cui si articola questa componente del nostro cervello. I dati che essa utilizza sono costituiti dalle frasi possibili, cioè dai giudizi di grammaticalità del parlante nativo. Il metodo che viene utilizzato nella ricerca è di tipo ipotetico-deduttivo: basandosi su nozioni già incorporate nella teoria, vengono avanzate delle ipotesi da cui si deducono delle asserzioni che vengono sottoposte a controllo empirico. Fonologia e fonetica Fonetica e fonologia sono due discipline strettamente correlate che studiano i suoni delle lingue umane. Proprio perché parlare è un attività molto più naturale che scrivere (e poiché le grammatiche sono necessariamente opere scritte) è facile

5 dimenticarsi della pervasività del parlato, ed anzi considerare la lingua parlata come un riflesso di quella scritta. In realtà la lingua è soprattutto un fenomeno del parlato (ed è la lingua scritta ad essere semmai un riflesso di quella parlata); si consideri ad esempio che: - esistono molte lingue che vengono parlate ma non scritte, ma non viceversa; - molti adulti parlano una lingua naturale senza saperla scrivere; - i bambini imparano a parlare in modo naturale, senza bisogno di un addestramento esplicito, come accade per lo scritto; - il parlato è il sistema di comunicazione di gran lunga più efficiente usato dagli uomini: possiamo trasmettere 25 suoni al secondo quando parliamo, ma solo 7-9 segmenti al massimo in forme di comunicazione non parlata; - il parlato ci consente di comunicare in moltissimi contesti in cui non possiamo comunicare per iscritto, tanto che comunichiamo molto più spesso per via orale che per iscritto. La linguistica tende quindi a porre l enfasi sulla lingua parlata piuttosto che su quella scritta. Inoltre, proprio perché viene studiata a scuola, noi siamo tutti abbastanza consapevoli di come è strutturata l ortografia della nostra lingua, mentre tendiamo ad essere meno consapevoli delle strutture fonetiche/fonologiche della lingua, dato che le abbiamo acquisite in maniera inconscia. Fonologia Il parlato è un onda sonora continua, ma la nostra percezione segmenta quest onda come una sequenza di elementi discreti che si susseguono: Ieri pomeriggio sono arrivati i nostri colleghi francesi Un enunciato può infatti venire scomposto in una sequenza di parole che sono le unità minime di significato. Ogni parola viene a sua volta scomposta in unità minime prive di significato, che sono segmenti sonori indivisibili detti foni (ad es. la parola nostri può essere scomposta in n, o, s, t, r, i).

6 Il linguaggio umano è quindi composizionale, nel senso che la possibilità di combinare i suoni in vari modi dà alle lingue la capacità di esprimere un numero altissimo di significati utilizzando un numero esiguo di elementi costitutivi. La fonologia è quel settore della grammatica che studia la competenza fonologica che un parlante ha della propria lingua materna; essa studia cioè i sistemi fonologici che vengono usati nelle lingue naturali per trasmettere dei significati (quei sistemi che permettono di stabilire una differenza tra suoni che distinguono significati e suoni che non li distinguono). La fonologia si occupa quindi di come le lingue organizzano le unità minime prive di significato - i foni - ai fini della comunicazione linguistica; essa studia anche i vincoli che le lingue impongono su come i foni possano venire usati con funzione distintiva: cane vs pane rane vs Rane Possiamo fare un piccolo esperimento sulla nostra competenza fonologica tentando di distinguere tra le seguenti parole quali potrebbero essere parole italiane (pur non avendo alcun significato) e quali no: pango rtuplo spiglio crad vareno truplo Il fatto che siamo in grado di fare tale distinzione dimostra che abbiamo una conoscenza innata dei principi fonologici che regolano la nostra lingua. Esaminiamo ora vari esempi di fenomeni fonologici su cui torneremo successivamente: 1- alcuni suoni servono a distinguere significati, altri no; in italiano esiste a livello fonologico una sola r: due pronunce diverse di r (alveolare/uvulare) non distinguono significati diversi, mentre [g] e [d] distinguono significati diversi: [r]emo / [R]emo va[d]o / va[g]o

7 Queste due parole costituiscono una coppia minima, formata da due parole che si distinguono solo per un diverso segmento collocato nella stessa posizione. 2- si registrano modificazioni sistematiche all interno di un contesto; ad esempio il prefisso in varia a seconda del contesto: in + resistibile > irresistibile in + legale > illegale in + possibile > impossibile Un altro caso in cui il contesto risulta determinante per un fenomeno è quello del raddoppiamento sintattico: nelle varietà di italiano centromeridionale la prima consonante di una parola raddoppia se la parola che la precede termina con una vocale accentata: Perché pparli così? Ho già ppranzato C è poi una breve serie di parole che provocano il raddoppiamento sintattico anche se non hanno un accento finale; tuttavia la s seguita da consonante non raddoppia mai: Ho già scritto a Mario Perché stai piangendo? In diverse varietà il raddoppiamento ha regole parzialmente diverse; dal punto di vista diacronico possiamo dire che una consonante iniziale raddoppia quando nella parola precedente era presente una consonante finale che poi è caduta; intuitivamente, sembra che ci sia ancora un posto vuoto per quella consonante, che viene riempito raddoppiando la consonante iniziale della parola che segue. 3- bisogna anche distinguere diversi livelli di rappresentazione: esistono delle forme astratte sottostanti dalle quali vengono ricavate le forme fonologiche superficiali. Le parole elettrico ed elettricità sono chiaramente collegate tra loro: una base elettric- darà, con l aggiunta di un suffisso ità, la forma superficiale elettricità, che però non è elettrichità; la fonologia dovrà spiegare in che modo si arriva da elettric+ità ad elettricità con la sostituzione di un segmento velare con uno palatale. Nel modello a T della grammatica sviluppato all interno della teoria generativa la fonologia è un componente che interpreta in termini di suoni le strutture generate dai componenti morfologico e sintattico. Non tutto però viene interpretato fonologicamente, come è testimoniato dalla presenza di parole o frasi ambigue, composte di una identica stringa

8 di suoni e con differenze nella struttura morfologica e sintattica che non sono tradotte in suoni: porta <nome, verbo> La vecchia porta la sbarra vicino <aggettivo, preposizione, nome> Ho visto il postino col binocolo Una caratteristica universale delle lingue naturali consiste ad esempio nella non interpretazione fonologica dei diversi livelli di incassamento di un costituente: [Gianni ha detto [che Andrea pensa [che Maria sospetti [che Luca non verrà]]]] Si è inoltre scoperta la rilevanza dello studio della funzione distintiva dell accento (méta/metà) e dei toni (ci sono lingue in cui il significato di una parola varia sulla base del tono); l intonazione può avere valore distintivo in italiano a livello frasale, poiché una frase interrogativa può distinguersi dalla corrispondente dichiarativa solo in base alla diversa intonazione: E arrivato Gianni vs E arrivato Gianni? Ci sono quindi varie componenti della fonologia che agiscono in modo parzialmente autonomo; possiamo quindi distinguere una fonologia lessicale (della parola o della frase) ed una fonologia postlessicale (che studia fattori quali il ritmo o l intonazione). Il fatto che molte caratteristiche considerate segmentali abbiano invece una loro autonomia ha determinato il passaggio da un sistema con un unico livello di rappresentazione ad uno con più livelli in parte autonomi (detti perciò autosegmentali). La fonologia studia la rappresentazione mentale o psicologica dei suoni linguistici (materiale segmentale: vocali e consonanti) e degli elementi sonori che vengono usati in modo sistematico nelle lingue per comunicare significati (es. accento e tono). Fonetica Mentre la fonologia studia l aspetto mentale dei suoni, la fonetica si occupa dello studio fisico dei suoni: la fonetica è quel settore della

9 linguistica che studia le caratteristiche fisiche dei suoni usati nelle lingue naturali. Tutte le lingue usano un sottoinsieme dei foni possibili ed impongono restrizioni - date dal contesto - sull occorrenza dei foni; nessuna lingua usa alcuni possibili suoni come suoni linguistici (ossia foni; ad esempio lo sbattere dei denti). Palallelamente, alcuni suoni sono molto più frequenti di altri (tra le consonanti t, ed in genere t/k/p, tra le vocali a). La fonetica studia come vengono prodotti, trasmessi e percepiti i suoni del linguaggio; si distingue quindi tra: - fonetica articolatoria, che studia come l apparato fonatorio viene usato per la produzione di suoni linguistici; - fonetica acustica, che analizza le caratteristiche acustiche dell onda sonora che trasmette il messaggio; - fonetica uditivo-percettiva, che definisce la percezione dei suoni; studia come il segnale che arriva all orecchio viene elaborato e decodificato dall ascoltatore. Mentre la fonologia tratta elementi mentali discreti, la fonetica analizza elementi fisici continui. E chiaro che esiste un rapporto stretto tra le due scienze, perché le distinzioni facenti parte della competenza fonologica hanno necessariamente dei correlati fisici. Il settore della fonologia in cui il rapporto tra le due discipline è stato più evidente è la teoria dei tratti distintivi: tutti i suoni linguistici possono essere organizzati in classi naturali sulla base di caratteristiche fonetiche comuni, cioè della similarità nel modo di produrli o di percepirli (ad esempio esiste una classe di suoni nasali e una classe di suoni non nasali, una distinzione fonetica che può diventare anche fonologica). Nei primi studi di fonologia si pensava che, mentre un sistema fonologico è, almeno parzialmente, specifico di una lingua, la fonetica fosse universale. Si è scoperto invece che anche in fonetica, accanto a regole universali, esistono regole specifiche di una lingua, facenti parte di una grammatica particolare.

10 L IPA e l ambiguità dei sistemi di trascrizione tradizionali Elenchiamo alcuni problemi che si riscontrano con l alfabeto italiano utilizzato come sistema di trascrizione fonetica: - talvolta, una stessa lettera rappresenta due foni (o anche fonemi) diversi in parole diverse: stella vs medico casa vs cima gatto vs giostra - talvolta, due lettere diverse rappresentano lo stesso fono/fonema in parole diverse: quale vs scuola gara vs ghiro - talvolta, una sequenza di lettere rappresenta un solo fono/fonema: scivolo, meglio, ragno, chiostro, ghiotto (viceversa, x è una lettera singola ma rappresenta una sequenza di due foni/fonemi: xilofono) - vi sono lettere che non corrispondono a nessun fono: chiesa, ghiera, cielo, scienza - una stessa lettera può talvolta rappresentare foni diversi per parlanti diversi: ad esempio, la s di casa rappresenta foni diversi per un parlante veneto e un parlante napoletano. - l alfabeto italiano manca di simboli che possano rappresentare foni assenti dall italiano (per es., la r francese, la h tedesca, la u giapponese). - anche nell ambito delle lingue che usano l alfabeto latino, si usano spesso lettere diverse per trascrivere lo stesso fono/fonema (ad es. c nell inglese cinnamon rappresenta lo stesso fono di s nell italiano signore), e, ancora più spesso, la stessa lettera può rappresentare foni/fonemi diversi in lingue diverse (la h in italiano, tedesco, inglese) Per ovviare alle ambiguità ed ai problemi posti dalle grafie alfabetiche convenzionali, i linguisti hanno adottato varie forme di trascrizione fonetica in cui ci sia una relazione di corrispondenza biunivoca tra simboli e suoni: ad ogni simbolo corrisponde uno ed un solo suono e ad ogni suono uno ed un solo simbolo.

11 L Alfabeto Fonetico Internazionale (IPA), elaborato dalla International Phonetic Association, contiene un insieme di simboli (e diacritici) che consentono di rappresentare i foni di tutti i sistemi linguistici conosciuti; esso viene periodicamente aggiornato (l ultima volta lo è stato nel 1996). Nell alfabeto IPA, ciascun fono corrisponde ad un solo simbolo (st[e]lla vs m[e]dico) e ciascun simbolo corrisponde ad un solo fono (tutt al più, certi foni vengono rappresentati dallo stesso simbolo, ma con segni diacritici diversi: es., /a/ vs. / a/) L apparato fonatorio La maggior parte dei foni che produciamo viene prodotta sfruttando il flusso d aria che fuoriesce dai polmoni durante l espirazione (flusso polmonare egressivo, cioè diretto verso l esterno). L italiano usa solo questo tipo di flusso, altre lingue usano anche quello ingressivo, in cui il flusso d aria è diretto verso l interno. Il flusso d aria polmonare egressivo sale dai polmoni ai bronchi alla trachea fino alla laringe; nella laringe si trova la glottide, che contiene due membrane muscolari, le corde vocali, le quali possono essere accostate/ vicine o aperte/lontane. Se sono accostate, vibrano con il passaggio dell aria e abbiamo suoni sonori; se sono aperte, non vibrano per il passaggio dell aria ed abbiamo suoni sordi. Lo spazio al di sopra delle corde vocali si chiama tratto vocale, che si divide a sua volta in orofaringe e cavità nasale. Le parti dell orofaringe che vengono usate per produrre suoni si chiamano articolatori. L ostruzione del flusso è in genere prodotta dall avvicinamento degli articolatori sulla superficie inferiore dell orofaringe a quelli collocati sulla superficie superiore dell orofaringe. Gli articolatori superiori comprendono: labbro superiore denti superiori/alveoli palato (duro) velo palatino (palato molle) ugola faringe (area compresa tra ugola e laringe)

12 Gli articolatori inferiori comprendono: labbro inferiore diverse parti della lingua: corona (punta e lama della lingua), dorso, radice (o parte posteriore) La cavità nasale Il flusso d aria che sale oltre la glottide può essere emesso all esterno o attraverso la cavità orale o attraverso la cavità nasale. La direzione è determinata dalla posizione sollevata o abbassata del velo palatino; il velo può cioè trovarsi in posizione alzata, e premere contro la parete posteriore della faringe, nel qual caso l aria uscirà soltanto attraverso la cavità orofaringea e si avranno foni orali (come [a] e [t]), oppure in posizione abbassata, nel qual caso l aria uscirà anche attraverso la cavità nasale, e si avranno foni nasali (come [ a] e [n]). Consonanti vs Vocali Possiamo distinguere tra due categorie principali di suoni: le consonanti e le vocali. Nel percorso dalla glottide verso l esterno il flusso d aria polmonare può essere libero oppure più o meno ostruito. Nel caso in cui l aria fluisca liberamente verso l esterno otteniamo dei suoni vocalici; nel caso invece che vi sia una qualche ostruzione parziale o totale del flusso da parte degli articolatori, otteniamo dei suoni consonantici. Le lingue tendono a preferire parole caratterizzate da una sequenza di articolazioni di chiusura ed apertura, cioè di consonanti e vocali; come vedremo più avanti, il tipo di sillaba più comune nelle lingue è CV, cioè quello formato da una consonante (C) e da una vocale (V). Vocali Le vocali vengono prodotte modificando la forma del cavo orofaringeo, ma senza ostruire in maniera rilevante il corso del flusso d aria proveniente dai polmoni, cosicché il suono prodotto dalla vibrazione delle corde vocali assume risonanze distinte, ma non viene trasformato in rumore (come nel caso delle consonanti). Le vocali vengono prodotte con il dorso della lingua che avanza o arretra, e si alza ed abbassa, senza però creare una costrizione del flusso d aria. Inoltre, il movimento della lingua può essere accompagnato da una concomitante protrusione ed arrotondamento delle labbra.

13 Dunque, semplificando, le vocali possono essere posizionate in uno spazio tridimensionale, detto spazio vocalico, sulla base di tre parametri: - posteriorità: chiamiamo anteriori le vocali prodotte con un avanzamento del dorso verso il palato, posteriori quelle prodotte con un arretramento del dorso verso il velo, centrali quelle prodotte senza avanzamento o arretramento. - altezza: a seconda del grado di innalzamento della lingua (rispetto ad uno stadio di riposo che è più o meno centrale), possiamo distinguere tra vocali alte, medio-alte, medio-basse e basse. - arrotondamento: le vocali prodotte con una protusione/arrotondamento delle labbra si dicono arrotondate; le altre sono non arrotondate. Le vocali possono essere rappresentate distribuite in un trapezio in cui i rispettivi simboli vengono collocati nel punto corrispondente alla posizione della lingua (altezza e posteriorità) nel momento in cui esse vengono prodotte. Lo schema vocalico è il seguente: anteriore centrale posteriore arrotondato arrotondato alto y i u medio basso ø e œ E O a Le vocali dell italiano standard: a [centrale bassa non-arrotondata] fame, gare, patto - vocali anteriori e non-arrotondate: i [anteriore alta non-arrotondata] mito, tifo, primo e [anteriore medio-alta non-arrotondata] vela, neve, fede E [anteriore medio-bassa non-arrotondata] gelo, verso, bello - vocali posteriori e arrotondate: u [posteriore alta arrotondata] muro, furto, guglia o [posteriore medio-alta arrotondata] gola, dorso, mostro

14 O [posteriore medio-bassa arrotondata] foglio, mobile, coro Al grado di innalzamento, o piuttosto abbassamento, corrisponde anche un grado di maggiore o minore apertura della bocca; si parla quindi anche di vocali aperte (= basse) e chiuse (= alte). Per illustrare altre possibili combinazioni dei parametri vocalici, esamineremo anche alcune vocali che sono assenti dall italiano standard, ma sono rappresentative per varie ragioni. y [anteriore alta arrotondata] viene prodotta con la lingua in una posizione simile a quella che assume quando si produce [i], ma con le labbra protruse (si trova per es. in tedesco dove viene trascritta con ü über, e in francese dove viene trascritta con û - sûr) ø [anteriore media arrotondata] nel tedesco schön œ [anteriore bassa? arrotondata] nel tedesco [centrale media non-arrotondata] questa vocale, nota anche come schwa, è la vocale neutra, cioè il suono che si ottiene facendo vibrare le corde vocali e tenendo la lingua in posizione di riposo (semplificando, si potrebbe dire che lo schwa è il suono delle corde vocali che vibrano); per questa ragione, tende spesso trovarsi in posizioni atone: ad esempio, nell inglese about; in tedesco e in napoletano si trova in posizione finale non accentata di parola: ted. Mitte centro, nap. jamme andiamo. [I [anteriore alta centralizzata] simile ad [i], ma prodotta con un gesto meno estremo, è dunque leggermente meno alta e meno anteriore: a noi italiani suona quasi come una [e] molto breve (ad es. in inglese beat [bi:t] vs. bit [bit]] Vocali nasalizzate Tipicamente le vocali sono foni orali, cioè prodotti con il velo alzato che non lascia passare l aria attraverso il naso; capita talvolta, però, che davanti ad una nasale, per un effetto di assimilazione, le vocali vengano prodotte con il velo abbassato (almeno per una porzione della loro durata), e cioè come vocali nasali o nasalizzate (rappresentate in IPA da una tilde

15 (~) sopra il simbolo della vocale); per esempio, in un italiano parlato con forte accento veneto, canto può diventare [k a:nto]. In un contesto di questo genere, la nasale, nel corso della storia della lingua, può perdersi, ma la vocale precedente ne preserva la nasalità; avremo in tal caso lo sviluppo di vocali nasalizzate come fonemi autonomi, come esistono ad esempio in francese o in portoghese. Consonanti Possiamo classificare le consonanti sulla base di tre parametri: - modo di articolazione, cioè in base al modo in cui gli articolatori producono la chiusura parziale o totale della cavità orofaringea; - luogo/punto di articolazione, cioè in base a quali articolatori producono la chiusura parziale o totale della cavità orofaringea; - sonorità, cioè in base al fatto che le corde vocali siano separate o accostate e in vibrazione durante la produzione del suono. La tabella IPA delle consonanti prodotte con aria proveniente dai polmoni riflette questa tassonomia: le righe corrispondono a diversi modi di articolazione; le colonne corrispondono a diversi luoghi di articolazione (in un rapporto iconico con i tipici diagrammi dell apparato fonatorio); all interno di ciascuna casella, il fono sordo è a sinistra, quello sonoro a destra. Forniamo una classificazione delle consonanti secondo il modo di articolazione, e all interno di questo, secondo il luogo di articolazione. Occlusive (orali): il modo di articolazione occlusivo orale consiste in un blocco completo dell aria in un punto del canale orale (per esempio, nel caso di [p], il blocco viene formato con le labbra); il velo è alzato, così che l aria non può passare attraverso il naso. Le occlusive sono quindi prodotte da una occlusione completa del canale in cui passa l'aria, seguita da un'improvvisa apertura; esse sono anche dette momentanee o esplosive proprio perché producono, nel momento in cui sono pronunciate, una sorta di esplosione d'aria. occlusive bilabiali, prodotte chiudendo le labbra: sorda p padre [ pa:dre] sonora b barca [ barka] opera abito

16 occlusive dentali, prodotte con la corona della lingua che va contro i denti: sorda t talpa [ talpa] sonora d diga [ di:ga] etico dardo occlusive velari, prodotte con il dorso della lingua che va contro il velo: sorda k canto [ kanto] sonora g gara [ ga:ra] icona agosto Fricative: il modo di articolazione fricativo (orale) consiste in un forte restringimento in un punto del canale orale, cosicché l aria, costretta a passare attraverso una stretta fessura, produce un rumore di frizione. [fricative bilabiali, prodotte accostando il labbro superiore e quello inferiore: sorda φ ape [ a:φe]con gorgia sonora ß ewe [eße]] fricative labiodentali, prodotte con il labbro inferiore accostato agli incisivi superiori: sorda f fata [ fa:ta] sonora v vita [ vi:ta] tifo diva [fricative interdentali, pronunciate con la punta della lingua che sporge tra i denti, o comunque con un accostamento della lingua ai denti: sorda θ think [ θink] sonora ð that [ðaet]] sibilanti alveolari (equivalenti fricative di [t d]) anche se nel territorio italiano si registra una notevole variazione rispetto all esatto luogo di articolazione: sorda s sedia [ sedja] sonora z isola [ i:zola] astro mese sibilanti palatoalveolari, prodotte con avvicinamento della lamina alla zona postalveolare: sorda sciame [ a:me] sonora ζ garage [ga raζ] cuscino division [diviζon]?? fricativa glottidale sorda, si tratta del suono reso dal grafema h che si trova in tedesco o inglese in haben / have

17 Affricate: le affricate sono occlusive la cui fase di rilascio è così lenta che finisce per suonare come la fricativa equivalente; sono perciò consonanti foneticamente complesse perché iniziano come occlusive e terminano come fricative. Si può dunque pensare alle affricate come ad un occlusiva ed una fricativa col medesimo luogo di articolazione, prodotte in rapida sequenza, e sentite dai parlanti come un unità fonetica (tanto che in vari sistemi ortografici possono essere indicate con un solo grafema). affricate alveolari (equivalenti affricate delle occlusive [t/d] e delle fricative [s/z]); sia la resa fonetica che la distribuzione tendono a variare molto da area ad area e perfino da parlante a parlante: sorda ts stazione [sta tsjone] sonora dz zero [ dze:ro] ozio azoto razza [ rat:sa] stirpe razza [ rad:za] tipo di pesce affricate palatoalveolari (equivalenti affricate delle fricative [ ζ]): sorda t cena [ t e:na] sonora dζ gelo [ dζe:lo] aceto ragione Le sonoranti Una categoria intermedia è quella delle consonanti sonoranti. Dal punto di vista del modo di articolazione le sonoranti hanno uno statuto ambiguo, poiché sono dotate di caratteristiche vocaliche e consonantiche; esse hanno una componente vocalica costituita dalla vibrazione delle corde vocali, la stessa che si ha nelle vocali vere e proprie (per cui possono essere sonanti, cioè svolgere funzioni di vocale); questa vibrazione spontanea è un effetto fisico di un passaggio libero dell'aria in qualche punto del risonatore; sono quindi prodotte sia con una ostruzione del flusso d aria (nella bocca) sia contemporaneamente con libero passaggio di aria (nella cavità nasale o in quella orofaringea). Si distinguono in: nasali, liquide (vibranti e laterali) e semivocali (o approssimanti). I foni liquidi e nasali possono, in quanto consonanti, essere inizio di sillaba, ma in alcune lingue (ad esempio nelle lingue slave) essi possono fungere anche da nucleo sillabico. Nasali

18 Il modo di articolazione occlusivo nasale consiste in un blocco completo dell aria in un punto del canale orale, ma con il velo abbassato, cosicché l aria passa attraverso il naso (ad esempio, la [m] è come una [b] prodotta lasciando che l aria passi attraverso la cavità nasale). Le nasali tendono ad essere sonore (le nasali sorde sono foni rari). Sulla base del luogo di articolazione, distinguiamo cinque diversi foni nasali: [m] con occlusione labiale, [M] labiodentale, [n] alveolare, [ñ] palatale, [η] velare. nasale bilabiale, equivalente nasale di [b], come in mano [ ma:no], cima nasale labiodentale, prodotta con il labbro inferiore appoggiato agli incisivi superiori; rarissimo come fonema, esiste in certe varietà di italiano come allofono di /n/ davanti alle labiodentali [f v]: anfibio [ amfibjo] invece [im ve:t e] nasale alveolare, equivalente nasale di [d], come in nero [ ne:ro], anello nasale palatale ñ, prodotta con la parte frontale del dorso della lingua contro il palato duro; viene trascritta in italiano con il grafema gn: ragno [ rañ:o] ignoto [i ño:to] nasale velare, equivalente nasale di [g]; in italiano è allofono di /n/ davanti ad occlusiva velare (in banco [ baηko]), ma è fonema indipendente in inglese (sing vs sin), tedesco (singen vs. sinnen) e in molte altre lingue (igbo, sindhi, vietnamita, coreano). Liquide Vibranti I foni plurivibranti (o trilli, sempre sonori) si ottengono facendo vibrare un articolatore (si può quasi pensare ad un trillo come ad una serie di brevissime e deboli occlusive sonore e vocali prodotte in rapidissima sequenza). Le lingue umane conoscono tre diversi tipi di trilli: [- trillo bilabiale: si ottiene facendo vibrare le labbra, come per imitare il suono di un motore o simulare brividi di freddo, ma è attestato - seppur raramente - come fono (ad es. in lingue della famiglia Bantu)] - trillo alveolare, equivalente trillato di [d], è la r tipica dell italiano; - trillo uvulare, ottenuto facendo vibrare l area posteriore del dorso della lingua contro l ugola; si trova in tedesco (in rein), ma è comune anche tra gli italiani con la erre moscia.

19 [Ricordiamo anche una monovibrante o battito (tap) alveolare, simile ad una [r] prodotta con una singola vibrazione, o una [d] brevissima e molto debole, dove la lingua arriva appena a toccare i denti o gli alveoli; si tratta della r breve e non iniziale di parola dello spagnolo (pe[r]o però vs pe[r:]o cane ) e anche di vari italiani regionali); in inglese americano è un allofono di /t d/ in certi contesti (come in city [ siri]) mentre in inglese britannico è la tipica pronuncia di r tra due vocali] Laterali Il modo di articolazione laterale consiste in una chiusura nella parte mediana del cavo orale, mentre l aria può comunque passare da uno o ambedue i lati; come le nasali e le vibranti, le laterali tendono ad essere sonore. In italiano distinguiamo: - laterale alveolare l, equivalente laterale di [d], come in lana[ la:na], velo; - laterale palatale λ, suono piuttosto raro nelle lingue del mondo, come in raglio [ ra:λo], figlio. Approssimanti o semivocali Le semivocali (o approssimanti) sono prodotte con una costrizione rapida e aperta, lasciando abbastanza spazio all aria di passare senza creare un rumore di frizione; sono tipicamente sonore; possiamo pensare ad esse come a segmenti intermedi tra consonanti e vocali. Le semivocali sono dunque delle vocali che non si trovano nella posizione di nucleo sillabico (se sono nuclei diventano - ovviamente - delle vocali, cioè rispettivamente i/u); possono svolgere la funzione di consonante (womo, jena) o aggiungersi al nucleo formando la coda della sillaba (cawsa, bajta); possono anche, come altre consonanti, essere aggiunte all'attacco della sillaba (bwono, bjanko). Qualcuno distingue le semivocali (quelle che seguono il nucleo) dalle semiconsonanti (quelle che precedono il nucleo, e svolgono le funzioni di consonante; foneticamente producono un più forte rumore). approssimante palatale j: simile ad una fricativa palatale sonora articolata molto debolmente (questi due foni e la vocale [i] formano una sorta di continuum); si trova in italiano per es. in iodio [ jo:djo] approssimante labiovelare w: si ottiene con una debole costrizione velare e concomitante arrotondamento delle labbra; si può pensare a questo

20 segmento - molto comune - come ad una specie di versione consonantica della vocale [u]; in italiano si trova, ad es., nella parola uomo [ wo:mo]. Ostruenti e sonoranti L insieme di tutte le consonanti escluse le sonoranti, cioè tutte le consonanti con il tratto [- sonorante], sono dette ostruenti. Mentre lo stato non marcato delle sonoranti è la sonorità, lo stato non marcato delle ostruenti è la mancanza di sonorità: la sonorità viene aggiunta alle ostruenti con un dispendio ulteriore di energia (tensione delle corde vocali per accostarle e favorire la loro vibrazione al passaggio dell'aria); la mancanza di sonorità è ottenuta nelle vocali e nelle consonanti sonoranti con un sovrappiù di energia che blocca la vibrazione delle corde vocali, che sarebbe spontanea. Distinzione in base al punto di articolazione - bilabiali: l ostruzione o l occlusione è data dall avvicinamento delle labbra: occlusive [p] [b]; continue [φ] [ß]; sonoranti [m]; - labiodentali: l ostruzione è data dalle labbra inferiori che si avvicinano ai denti superiori: continue [f] [v]; - dentali: l ostruzione o l occlusione avviene con la lingua sui denti o sugli alveoli: occlusive [t][d], continue [s][z], affricate [ts][dz], sonoranti [l][n] [r]; - interdentali: l ostruzione è determinata dall inserimento della lingua fra i denti: continue [ϑ] [δ]; - palatali: l occlusione o l ostruzione è data dalla lingua sulla parte centrale del palato, detta anche palato duro: continue [ ] [ζ], occlusive /c, ĵ/??, affricate [t ] [dζ], sonoranti [λ][ñ]; - velari: l ostruzione o occlusione è data dalla lingua sulla parte posteriore del palato, detta velo palatino : occlusive [k] [g], sonoranti [η] Distinzione in base alla sonorità - sonore, se c'è vibrazione delle corde vocali (es.: b, d, v, g); - sorde, se non c'è vibrazione delle corde vocali (es.: p, t, f, k). Si ricordi che nelle vocali e nelle sonoranti, la vibrazione è spontanea: esse sono pertanto normalmente sonore; alcune lingue ammettono però nel loro sistema vocali e sonoranti sorde.

21 L inventario fonologico delle lingue Si definisce fono un qualsiasi suono linguistico. Nessuna lingua utilizza tutti i foni possibili per formare parole (questo vale sia per l insieme di foni che per l insieme di fonemi usati in una lingua); ad esempio, l italiano non fa uso di vocali posteriori non arrotondate, né di vocali anteriori arrotondate. Elenchiamo qui alcune rapide osservazioni relative a tendenze generali sulla natura degli inventari fonologici: - non tutti i foni, o tutte le serie di foni, sono ugualmente diffusi negli inventari fonologici delle lingue del mondo: alcuni foni, essendo difficili da percepire e/o produrre, sono più rari di altri; per esempio, le vocali anteriori arrotondate sono meno comuni delle vocali anteriori non arrotondate (probabilmente per ragioni legate alla percezione). - i foni meno comuni interlinguisticamente sono anche quelli che tendono ad occorrere in un minor numero di parole nelle lingue in cui sono presenti; per esempio, [t] e [L] sono entrambi presenti nell inventario dell italiano, però [t] è un fono presente nella grande maggioranza delle lingue, mentre [L] è un fono raro. - gli inventari fonologici tendono ad essere organizzati in maniera sistematica ; per esempio, se una lingua ha occlusive labiali e dentali, ed ha un opposizione tra un occlusiva labiale sorda e un occlusiva labiale sonora, è probabile che abbia anche un opposizione tra un occlusiva dentale sorda e un occlusiva dentale sonora: l italiano ha sia un opposizione tra una [p] e una [b], che un opposizione tra una [t] e una [d]. Probabilmente, patterns sistematici di questo genere sono comuni perché sono il risultato di sistemi linguistici che cercano di sfruttare al massimo un numero minimo di manovre articolatorie; per esempio, per imparare a produrre un sistema che abbia [p] e [d], un bambino deve imparare a produrre occlusive sorde e sonore, e occlusive labiali e dentali; sarebbe allora uno spreco se lo stesso sistema non sfruttasse le altre possibili combinazioni, cioè [b] (labiale e sonora) e [t] (dentale e sorda).

22 Le lingue usano solo un sottoinsieme dei foni possibili probabilmente per due ragioni collegate: a) semplicemente, non è necessario usare tutti i foni possibili, visto che, sfruttando la proprietà della composizionalità fonetica, le lingue possono distinguere un numero enorme di parole con un numero molto limitato di foni; b) poiché la comunicazione parlata ha luogo a una grande velocità, attraverso un segnale continuo, è meglio usare un numero ridotto di foni per ridurre le possibilità di equivoco (se la mia lingua ha solo [u] ma non [W], non dovrò nemmeno pormi il problema se il fono che ho appena sentito fosse una [u] o una [W]). Fono, fonema e allofono Si è visto che esistono due livelli di rappresentazione dei segmenti: uno mentale, o fonemico, ed uno fisico, o fonetico. Ciò che lega i due livelli e rende conto delle differenze sono i fenomeni fonologici. Si definisce fono un qualsiasi suono linguistico; si indica con un simbolo fonetico racchiuso tra parentesi quadre [ ] Si definisce fonema la rappresentazione mentale di un fono che abbia una funzione distintiva all interno di un determinato sistema fonologico, che consenta cioè di distinguere il significato di una parola da un altra. I fonemi vengono rappresentati da un simbolo dell alfabeto fonetico racchiuso tra barre diagonali / /. I fonemi non sono quindi dei suoni, ma la rappresentazione astratta di un suono; le manifestazioni fisiche di un fonema sono i foni: ciascun fonema corrisponde infatti ad almeno un fono usato dalla lingua in questione. I fonemi sono dunque le unità minime che vengono utilizzate da una lingua per distinguere una parola dall altra, cioè unità fonetiche con funzione distintiva. Tale funzione distintiva dei fonemi è testimoniata dalla presenza di coppie minime, cioè coppie di parole che si distinguono per un unico segmento collocato nella stessa posizione; ad esempio, i fonemi /v/ e /r/, cioè le unità distintive che ci permettono di distinguere tra loro le parole vado e rado, corrispondono ai foni [v] e [r]; analogamente per va[d]o/va[g]o ma non per [r]amo/[r]amo, il che dimostra che la differenza di articolazione non è rilevante.

23 In alcuni contesti è possibile che una opposizione distintiva tra due fonemi si annulli: ad esempio, l opposizione distintiva tra o chiusa e o aperta si ha in italiano solo in sillaba tonica ( [botte] vs [botte] ), mentre in sillaba atona si ha solamente la o chiusa. Questo è dovuto ad una proprietà fonetica della vocale aperta, che essendo rilassata è più instabile; quella chiusa, essendo tesa, è invece più stabile dal punto di vista articolatorio. Può accadere tuttavia che uno stesso fonema abbia manifestazioni fonetiche diverse, ossia corrisponda a foni diversi (ma foneticamente simili) in contesti diversi; tali foni vengono definiti allofoni. Gli allofoni corrispondono allo stesso fonema, cioè alla stessa unità distintiva, poiché i parlanti della lingua in questione non sentono tali foni come entità indipendenti, ma appunto come manifestazioni leggermente diverse della stessa unità. Gli allofoni di uno stesso fonema non sono in opposizione distintiva, dato che hanno distribuzione complementare, cioè la loro occorrenza è predicibile in base al contesto. Ad esempio, la cosiddetta r moscia (vibrante uvulare) non è un fonema, ma un allofono di /r/ proprio di alcuni parlanti, perché non associamo significati diversi alla parola ramo pronunciata con la vibrante uvulare o alveolare. In italiano sembrano esistere tre fonemi nasali (m, n, gn) come rivelano le tre seguenti coppie minime: [m]ano vs [n]ano le[n]a vs le[ñ]a ra[m]o vs ra[ñ]o In realtà esistono anche altri due foni nasali, la nasale velare [η] e la nasale labiodentale [M]; la loro distribuzione è però predicibile, in quanto la prima si trova solo davanti a consonanti velari, la seconda solo davanti a consonanti labiodentali: ba[η]co fa[η]go a[m]fibio i[m]vidia Questi due segmenti non hanno valore distintivo perché la loro occorrenza è predicibile dal contesto; quando un elemento fonetico è predicibile dal contesto fonetico non è distintivo. Non abbiamo perciò a che fare con dei fonemi nasali ma con due allofoni del fonema /n /; esse sono in distribuzione complementare con il fono [n], in quanto la presenza di un segmento preclude la presenza dell altro.

24 Quindi il fonema /n/ avrà tre diverse manifestazioni fonetiche negli allofoni [M] (davanti a fricative labiodentali), [η] (davanti ad occlusive velari), [n] (in tutti gli altri contesti). Si noti però il seguente problema: visto che anche /m/ non può capitare davanti a /f v/ o /k g/, perché diciamo che [M] e [η] sono allofoni di /n/ e non di /m/? Per [η] si può sostenere che, siccome al nostro orecchio suona più simile a /n/ che ad /m/, è legittimo classificarla come un allofono di /n/; ma [M] suona semmai più come una /m/ che come una /n/; bisognerebbe allora dire che [M] è un allofono di /m/, e che /n/ semplicemente non capita mai davanti a /f v/? D altronde, in alcuni contesti osserviamo una [M] dove solitamente troviamo una /n/, il che suggerisce un legame tra questi due foni (per esempio, la /n/ di in può diventare [M] davanti a una parola che comincia con una labiodentale: i[m] fretta (soprattutto se detto velocemente). Anche se l idea di allofonia è spesso utile a capire come è strutturato il sistema di foni di un linguaggio, si tratta di una nozione non priva di problemi; a rigor di termini, dovremmo forse anche includere un allofono dentale, che capita davanti alle dentali, ed un allofono postalveolare, che capita davanti alle postalveolari. Gli allofoni di /s/ in italiano In italiano standard settentrionale, meridionale e in gran parte delle varietà centrali, le fricative alveolari [s]/[z] sono allofoni dello stesso fonema /s/, in distribuzione complementare. La distribuzione dei due allofoni è diversa tra nord e centro/sud in posizione intervocalica: mentre nel nord il fonema /s/ viene prodotto come [z] tra due vocali ([ kaza]), nel centro/sud esso viene prodotto come [s] ([ kasa]). Il fonema /s/ viene prodotto invece come [z] davanti a consonante sonora ([z]baglio, [z]gomento, [z]legare]). In tutti gli altri contesti il fonema /s/ viene prodotto come [s]: all inizio parola [ santo], in posizione post-consonantca [polso], come consonante lunga [nesso], a fine parola [autobus]). Se distinguete tra chie[s]e domandò e chie[z]e luoghi di culto parlate una varietà in cui i due foni formano ancora fonemi distinti. Si noti come la distinzione tra [s] e [z] sia una distinzione tra fonemi in altre lingue, come l inglese (per es. ice [ais] vs. eyes [aiz]); è tipico, per gli italiani che parlano inglese, applicare, erroneamente, la distribuzione italiana di [s] e [z] a parole inglesi per es. dire [z]low invece che [s]low.

25 I tratti distintivi binari Si è detto che i suoni che compongono una stringa sono foneticamente continui ma fonologicamente discreti; la divisione delle parole in segmenti (vocali e consonanti) è basata sull assunto di una rappresentazione in cui il suono linguistico viene scomposto in una sequenza di blocchi discreti, una astrazione dal continuum fisico. I segmenti non sono però dei primitivi, ma possono essere scomposti e derivati da un insieme di diverse proprietà, dette tratti; la nostra rappresentazione mentale dei segmenti è costituita da un fascio di tratti basato su proprietà articolatorie dei suoni. I tratti distintivi sono delle caratteristiche fisiche fondamentali e non ulteriormente scomponibili dei foni. Ogni segmento viene specificato con un fascio o insieme di tratti costituito da tutti i tratti necessari e sufficienti a renderlo individuabile in modo non ambiguo. I tratti hanno due funzioni principali: a) funzione composizionale: specificare le caratteristiche che simultaneamente formano un singolo evento articolatorio; descrivere ogni fono come fascio di tratti, cioè isolare una simultaneità di eventi nel continuum del messaggio sonoro; b) funzione classificatoria: definire classi naturali di suoni, cioè raggruppare i segmenti in classi naturali, ossia in gruppi di segmenti che condividono uno o più tratti in comune; una classe comprenderà tutti e solo i suoni che condividono un certo tratto. [Due o più segmenti fanno parte di una classe naturale se la specificazione della classe richiede un numero di tratti inferiore alla specificazione di uno dei segmenti.] c) funzione restrittiva: determinare le restrizioni fonotattiche tipiche di una determinata lingua. Spesso, i fenomeni fonologici di una lingua non riguardano singoli foni, ma insiemi di foni che hanno caratteristiche fonetiche simili; i fenomeni fonologici si applicano cioè sempre a segmenti che condividono dei tratti. Definiamo dunque come classe naturale un insieme di foni che hanno una o più proprietà fonetiche in comune.

26 Per esempio, le occlusive formano una classe naturale, perché sono tutti foni che hanno lo stesso modo di articolazione; anche i foni sonori formano una classe naturale; le occlusive sonore formano un altra classe naturale (in questo caso, definita da due caratteristiche fonetiche - si tratta dunque dell intersezione tra gli insiemi definiti dalle due classi appena menzionate). Oltre a limitare l insieme di foni/fonemi che possono venire usati, le lingue restringono anche i contesti in cui tali foni/fonemi possono venire utilizzati. I tratti esprimono anche le restrizioni fonotattiche dei sistemi fonologici, che stabiliscono quali segmenti possono combinarsi tra di loro e quali no, cioè quali sono le possibili sequenze di suoni, dato un repertorio segmentale; si tratta di restrizioni sulla distribuzione di un fono/fonema o di una classe di foni/fonemi (nel senso che regolano le possibili combinazioni di foni/fonemi, come la sintassi regola le possibili combinazioni di parole). Ad esempio in italiano [t] non può occorrere davanti a [p] (cioè, [tpa] non è una parola possibile dell italiano); in realtà, possiamo generalizzare questa restrizione alla classe naturale delle occlusive; la restrizione in questione può essere formulata così: in italiano, un occlusiva non può essere seguita da un altra occlusiva (non solo [tp] non è una sequenza possibile, non lo sono nemmeno [td], [kd], [bk], ecc.); questa impossibilità è il prodotto di una restrizione più generale dell italiano, che vieta nessi (cioè sequenze) di occlusive. Eccezioni: prestiti o vocabolario colto di origine latina o greca (optare, cleptomane). La [η] velare si trova davanti a [k] [g], unici fonemi consonantici velari. Ad esempio in italiano in fine di sillaba non si possono avere tutte le consonanti, ma solo liquide e nasali (l/r/n/m) o consonanti geminate (tra le quali rientrano anche gl e gn); il tratto che accomuna liquide e nasali è quello di sonorante. A quale scopo le lingue impongono restrizioni fonotattiche? Tali restrizioni sono tipicamente motivate da fattori di tipo articolatorio o acustico-percettivo; le restrizioni fonotattiche, tipicamente, non proibiscono sequenze a caso: nelle lingue troviamo per lo più restrizioni piuttosto simili.

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