Q u a t t r o a p p u n t a m e n t i bimestrali sulla ripartenza
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- Jacopo Fumagalli
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1 Abbiamo resistito alla crisi. Ma oggi qual è la porta stretta della ripresa? Per dove passa il rilancio dell economia nazionale? I primi segnali indicano una ripartenza del manifatturiero e dei comparti dei servizi legati all industria. Ma solo l industria non basta. Perché il settore terziario pesa ad oggi per il 71% del valore aggiunto prodotto in Italia, il 55% delle imprese attive e il 66% dell occupazione. A quali sfide di modernizzazione va incontro il terziario sul piano occupazionale, della esposizione alla concorrenza, dell internazionalizzazione, della riorganizzazione secondo una logica aziendale strutturata e professionale tipica del settore industriale? Il Diario della ristrutturazione del terziario, che il Censis realizza, in collaborazione con il sistema delle Banche di Credito Cooperativo, in quattro appuntamenti con cadenza bimestrale a maggio, luglio, settembre e novembre, si ripromette di monitorare nel corso dell anno le evoluzioni dei tanti terziari. Roma, 25 settembre 2010
2 Indice 1. Uno sguardo congiunturale 1 2. La modernizzazione del terziario non è ancora partita 2 Essere tedeschi? Ecco perché la Germania ha ricominciato a tirare 3 4. I limiti dei tagli indiscriminati 7 5. Superare l assenza di standard riconoscibili 8 6. Alcuni buoni esempi di distinzione e razionalizzazione 10
3 1 1. Uno sguardo congiunturale Nel secondo trimestre del 2010 il valore aggiunto prodotto dal settore terziario è aumentato dello 0,9% rispetto al trimestre corrispondente del 2009, spinto in modo particolare dal commercio (+1,6%), con tassi di crescita ben distanti comunque dalla ripresa del manifatturiero, che invece fa segnare un +5,1% (tab. 1). Per quanto riguarda l occupazione, rispetto a un anno fa è calata del 5,7% nell industria, mentre ha tenuto nei servizi, grazie però ad alberghi e ristoranti (+3,8%) e servizi alle persone (+5,5%). Ancora una volta, i servizi meno qualificati fanno da serbatoio occupazionale, confermando l analisi per cui la crisi non ha rappresentato quel colpo di frusta in grado di attivare nuove strategie di crescita (tab. 2). Tab. 1 - Andamento del valore aggiunto ai prezzi base, II trimestre 2010 (var. % reali sul trimestre corrispondente) Industria 3,1 Industria in senso stretto 5,1 Costruzioni -2,8 Servizi 0,9 Servizi commerciali, alberghieri, trasporti e comunicazioni 1,6 Credito, attività immobiliari e servizi professionali 1,1 Altre attività dei servizi -0,2 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat
4 1 Tab. 2 - Andamento degli occupati nell industria e nei servizi, II trimestre 2010 (v.a. in migliaia, var. % e diff. ass.) v.a. (mgl.) var. % II trim II trim diff. ass. II trim II trim Industria ,7-247 Industria in senso stretto ,7-274 Costruzioni ,4 27 Servizi ,0-5 Servizi privati ,2 17 Commercio 364-2,0-68 Alberghi e ristoranti ,8 45 Trasporti 926-1,9-17 Comunicazioni 326-3,4-11 Credito e assicurazioni 635 2,3 14 Sevizi alle imprese ,1 55 Servizi pubblici ,3-23 Pubblica Amministrazione ,4-34 Istruzione, sanità e altri servizi pubb ,7-62 Altri servizi personali ,5 74 Totale ,8-195 Fonte: elaborazione Censis su dati Istat
5 2 2. La modernizzazione del terziario non è ancora partita Si riteneva che il 2010 potesse rappresentare, per il settore terziario, l anno della ristrutturazione e della modernizzazione, sulla scia della crisi globale e al traino della ripresa industriale. Alla fine del terzo trimestre dell anno, si deve invece constatare che il settore, nel suo complesso, non ha effettuato quel salto qualitativo che si auspicava e che rimane indispensabile per una solida ripresa dell economia italiana. Eppure, in molti comparti sarebbe possibile fare incremento di valore, con pochi investimenti e un po di razionalizzazione, perché esistono ancora ampie sacche di improduttività e di scarsa razionalizzazione delle risorse, nonché di scarsa concorrenza. I morsi della crisi non hanno ancora prodotto quella reazione, a livello complessivo, che ci si attendeva.
6 3 Essere tedeschi? Ecco perché la Germania ha ricominciato a tirare Nel confronto europeo, l economia tedesca è quella che presenta le maggiori analogie con quella italiana: un forte peso dell industria, specie manifatturiera, una grande capacità di esportazione, un non preponderante peso della finanza e dell intermediazione. Guardando alla ripresa della locomotiva tedesca si pensa a possibili agganci e/o a emulazioni di quel sistema. Una lettura attenta dei fenomeni in atto ci dice quanto la ripresa tedesca di questi mesi sia ben agganciata a quei processi di modernizzazione del terziario che il nostro sistema non è ancora riuscito ad avviare. Nella tabella 3 viene sintetizzata la reazione dei due Paesi nei vari comparti dell economia durante gli anni della crisi.
7 4 Tab. 3 - La reazione alla crisi italiana e tedesca (var. % ) (1) Valore aggiunto Redditi da lavoro dipendente Retribuzioni lorde Occupati Dipendenti Ore lavorate Retribuzioni orarie Produttività Produttività oraria (2) Economia Italia -6,6-2,6-2,7-1,4-0,5-3,7-0,3-5,3-3,0 Germania -4,3 1,3 1,1 1,4 1,6-1,4 2,9-5,6-2,9 Industria in senso stretto Italia -18,1-8,7-8,8-5,3-4,7-11,4 2,8-13,5-7,6 Germania -19,6-3,8-4,6-1,5-1,0-9,0 4,7-18,4-11,6 Servizi Italia -3,0-0,4-0,6-0,1 1,3-1,2-1,7-3,0-1,8 Germania 1,5 3,8 3,9 2,3 2,5 0,7 3,3-0,8 0,8 Servizi privati Italia -4,3-1,0-1,1-1,0 1,2-2,4-2,2-3,3-1,9 Germania 0,2 2,6 2,7 1,5 1,9-0,4 3,3-1,2 0,6 di cui: Commercio, trasporti, comunicazioni Italia -7,4-0,8-1,1-1,8 0,4-3,0-1,4-5,7-4,5 Germania -1,9 3,9 4,1 1,1 1,8-1,2 4,6-2,9-0,6 Servizi pubblici Italia 0,0 0,1-0,2 1,3 1,5 1,0-1,2-1,2-0,9 Germania 4,2 5,1 5,2 3,4 3,4 2,2 3,0 0,7 1,9 (1) Per i dati monetari (valore assoluto, redditi, retribuzioni, retribuzioni orarie, produttività e produttività oraria) le variazioni sono reali. (2) Calcolato sulle ore di lavoro dei dipendenti. Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat
8 5 Tra il 2007 e il 2009 entrambi i Paesi hanno perso valore aggiunto (-6,6% l Italia e -4,3% la Germania), un calo su cui ha pesato moltissimo il settore industriale, dove infatti il valore aggiunto è diminuito in entrambi i Paesi di oltre il 18%. Ma se il valore aggiunto realizzato nei servizi è diminuito in Italia del 3%, in Germania è invece cresciuto dell 1,5%. Anche per quel che riguarda gli occupati, diminuiti pesantemente nell industria (-5,3% in Italia e -1,5% in Germania), nel settore dei servizi essi sono rimasti stabili in Italia e sono invece aumentati del 2,3% in Germania. Ma è il dato sulla produttività che appare più significativo: negli anni della crisi è diminuito fortemente sia in Italia che in Germania nel settore industriale, mentre nel settore dei servizi è calato del 3% in Italia e appena dello 0,8% in Germania, dove peraltro la produttività orario nel terziario è addirittura aumentata dello 0,8%. Tutto ciò induce a pensare che il forte slancio dell economia tedesca a cui stiamo assistendo in quest ultimo periodo sia stato preparato da una profonda riorganizzazione e razionalizzazione del terziario. Il Pil tedesco è cresciuto nel secondo trimestre del 2010 del 2,2%, ma il contributo della produzione industriale è solo dello 0,1%. Questo non vuol dire che la Germania si stia trasformando in un economia terziarizzata, ma che, grazie all ammodernamento dei servizi, l impasto tra terziario e industria sta trainando tutto il sistema. Soprattutto grazie all export, che nell ultimo anno è cresciuto del 15,4%, il sistema compatto ha fatto sì che aumentasse anche la capacità di penetrazione in mercati lontani e non necessariamente vasti: non solo la Cina, ma anche il Vietnam o il Cile. La Germania ha investito ingenti risorse nelle reti infrastrutturali, con una rete ferroviaria che segue la linea dei suoi confini ed è diventata così lo snodo d Europa : un sistema a stella che qualcuno ha definito plaque tournantee, appunto una piattaforma snodabile per indirizzare le merci in tutte le direzioni. È un intero sistema che agevola l export: la Lufthansa ne è il braccio aereo, con 41,5 milioni di passeggeri (nel 2009 è la seconda compagnia aeree al mondo sui voli internazionali) e con 6,6 milioni di tonnellate di merci trasportate (la terza compagnia nel settore cargo). Non è un caso che oggi in Germania il fatturato della logistica è maggiore di quello dell industria automobilistica.
9 6 Rispetto alla Germania, l Italia deve recuperare in produttività anche nel settore terziario (fig. 1). Tradizionalmente la produttività oraria dell operaio tedesco è più alta (circa il 60% in più) di quella dell operaio italiano, ma negli ultimi anni è aumentato il divario anche nel settore dei servizi, specialmente nei servizi privati: oggi tale differenza è del 42%. Fig. 1 - La produttività oraria nel settore terziario in Italia e in Germania, 2009 (v.a. in euro) 40,94 35,72 26,00 28,79 27,07 28,21 20,03 21,11 Italia Germania Servizi Servizi privati Commercio, trasporti, comunicazioni Servizi pubblici Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat
10 7 4. I limiti dei tagli indiscriminati La crisi lo abbiamo detto può essere un volano per la ristrutturazione del terziario. In generale, la carenza o la riduzione di risorse inducono a razionalizzare i processi, a ottimizzare le risorse disponibili, quindi ad aumentare la produttività. Ma spesso, in questi ultimi due anni, i tagli, specialmente nel settore pubblico, sono stati attuati in modo esclusivamente contabile, senza un adeguata riflessione per ottimizzare le risorse residue e accettando, da parte della Pubblica Amministrazione, una produttività e una qualità del servizio direttamente proporzionali alla riduzione dei costi. Si veda, ad esempio, il caso dei servizi di pulizia scolastica. Sui 400 milioni di euro annui a cui ammonta il servizio, il Ministero dell Istruzione ha imposto per il 2010 una riduzione dei costi di circa l 8%. A fronte di questi tagli, forse inevitabili, non ha spinto verso una maggiore efficienza, anzi ha accettato che il servizio fosse reso in percentuale ridotta, nella medesima proporzione dei tagli. Si tratta di un caso limite, perché tocca un comparto in cui il costo del personale è preponderante, ma forse un committente più attento avrebbe potuto accompagnare le imprese in un processo di razionalizzazione che avrebbe permesso di riassorbire la riduzione dei costi senza penalizzare troppo la qualità del servizio. Con questa logica non è possibile moltiplicare le offerte e i servizi che le imprese potrebbero rendere. Le imprese così non crescono, e oggi si registra anche l invasione di imprese estere di facility management (il 44% del mercato italiano è in mano ad aziende francesi, secondo l International Facility Management Association) che oggi sono in grado di competere attraverso prezzi più bassi grazie ai processi di razionalizzazione intrapresi nei loro Paesi.
11 8 5. Superare l assenza di standard riconoscibili Uno dei fattori che sembrano rallentare il processo di modernizzazione del terziario italiano è il fatto che tale settore si presenta, da sempre, come un magma indistinto: dal barbiere sotto casa al bancario o l ingegnere. Ma l indistinzione è presente anche all interno dei differenti comparti del terziario: è sempre difficile per l utente saper distinguere nelle offerte di servizi che si tratti di servizi bancari, di forniture energetiche, di abbonamenti telefonici o altro. L unica distinzione che per il momento si sta affermando riguarda i prezzi: un prodotto low cost si distingue sempre e anche nel campo dei servizi il margine che l utente potrebbe risparmiare rivolgendosi a fornitori low cost è assai alto. Vi sono comparti dei servizi in cui ancora non sono emersi veri e propri operatori a basso prezzo, come la telefonia mobile e altri in cui si è appena agli inizi, come i servizi sanitari (da poco sono nate cliniche odontoiatriche low cost) o gli studi professionali. Osservando la tabella 4 è facile capire i possibili margini di riduzione dei costi, specie nei servizi turistici e finanziari, dove oggi è possibile risparmiare, adottando la formula low cost, fino al 50%. Ma anche nell acquisto dei farmaci o nell approvvigionamento energetico è ancora possibile tagliare i prezzi riducendo i costi. Ma appunto la nota distintiva resta il basso costo, la gratificante sensazione di poter disporre servizi di qualità a prezzi più contenuti del normale. Non pare si sia ancora innescato un meccanismo di distinzione qualificante: l utente che voglia servizi di qualità, e per questo sia anche disposto a spendere, non trova facilmente elementi oggettivi su cui basare la propria scelta.
12 9 Tab. 4 - I risparmi possibili utilizzando servizi low cost (val. %) Viaggi aerei 50 Servizi finanziari 50 Farmaci 30 Turismo e vacanze 30 Polizza auto 25 Forniture di energia e gas per la casa 5 Carburanti 5 Fonte: elaborazione Censis su dati Assolowcost Negli ultimi anni si sono moltiplicati criteri di standardizzazione, ma si tratta di criteri tendenzialmente livellanti, che si basano su standard minimi e che difficilmente sono in grado di fare emergere la nota distintiva di quel determinato prodotto/servizio. Chi cercasse un ospedale, una clinica, uno studio professionale, una casa di riposo, ma anche un agriturismo di buona qualità, non avrebbe elementi oggettivi su cui basare la sua scelta e le sue considerazioni di spesa. Senza un processo di oggettivazione della qualità, sarà difficile avviare un processo di qualificazione e di distinzione nel settore dei servizi, che rimarrà un magma indistinto e faticherà sempre più a fare da traino a tutta l economia.
13 10 6. Alcuni buoni esempi di distinzione e razionalizzazione Un esempio di tale qualificazione può essere rappresentato ancora una volta dalla prossimità delle banche territoriali. A marzo 2010 il numero di sportelli del sistema bancario era pari a , con una variazione annua pari a -0,8%, mentre gli sportelli del sistema Bcc erano cresciuti del 3,1%. Nello stesso periodo gli impieghi lordi sono aumentati del 5,8% nel sistema bancario tradizionale e del 7,2% nel sistema Bcc. Infine, le sofferenze che presso le banche tradizionali sono aumentate del 40,3%, nelle Bcc sono cresciute meno, del 33,5%. Avevamo già segnalato come alcuni settori dei servizi rappresentino ormai lo strumento più forte per veicolare verso il mercato molti prodotti della manifattura, per un uso non esclusivo da parte del cliente finale si tratti dell acquisto di strumenti di fitness da parte delle palestre, di lavatrici da parte delle lavanderie a gettone, di automobili da parte degli autonoleggi. Proprio nel settore dell autonoleggio si sta registrando una particolare vivacità. Il settore aveva affrontato la crisi scegliendo la via della razionalizzazione e della ricerca di nuovi mercati, senza operare riduzioni di personale. Non erano stati realizzati nuovi investimenti sulla flotta, ma erano stati privilegiati gli investimenti in tecnologia e in accordi logistici. Sono stati conclusi accordi con il sistema aeroportuale per un valore di 60 milioni di euro, in modo da intercettare la domanda turistica, così nel primo semestre del 2010 il numero di noleggi è aumentato del 3% e il fatturato del 5%, la flotta si è ricostituita segnando un +39% rispetto al momento peggiore della crisi, l autonoleggio rappresenta oggi il 12% del mercato dell auto. È l esempio di come un comparto attivo nei servizi possa crescere sviluppando da un lato un forte legame con i fornitori, e quindi con il settore manifatturiero, in questo caso con l industria dell auto, e dall altro lato razionalizzando la rete, stringendo accordi di collaborazione e ricercando nuovi canali di accesso al mercato (Internet in questo caso ha permesso di intercettare fette di mercato prima inavvicinabili).
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