Variante V3 della Guida Cei 31-35

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1 Variante V3 della Guida Cei Pubblicato il: 31/03/2006 Aggiornato al: 31/03/2006 di Gianfranco Ceresini Classificazione dei laboratori chimici di analisi con presenza di sostanze infiammabili. Il CEI prosegue la meritoria opera di analisi di ambienti con rischio esplosione per i quali è possibile una semplificazione della procedura di classificazione delle zone pericolose. 1. Generalità Il CEI prosegue la meritoria opera di analisi di ambienti con rischio esplosione per i quali è possibile una semplificazione della procedura di classificazione delle zone pericolose. Iniziato questo lavoro con le autorimesse e proseguito con le centrali termiche, è ora il turno dei laboratori chimici con presenza di sostanze infiammabili. Il CEI infatti ha pubblicato la variante V3, con applicabilità a partire dal 1 gennaio 2006, che sarà inserita nell appendice GE della guida La logica della variante è analoga ai due esempi già inseriti nella guida CEI 31-35, citati precedentemente (autorimesse e centrali termiche): vengono cercate delle condizioni ambientali e operative allo scopo di poter dichiarare i laboratori chimici privi del pericolo di esplosione ed evitare così l applicazione della norma CEI per la classificazione. Tale possibilità nasce dalla considerazione che, sia la guida per l attuazione della direttiva 99/92/CE, che la norma CEI 31-30, art. 4.2 se la quantità totale di sostanza infiammabile disponibile per l emissione è piccola, per esempio per l uso in laboratorio, sebbene possa sussistere un pericolo potenziale, questa procedura di classificazione dei luoghi potrebbe non essere appropriata, nell indicare quando una atmosfera potenzialmente esplosiva si considera pericolosa, segnalano che questa potrebbe non esserci quando si manipolano quantità molto ridotte di sostanze infiammabili come ad esempio nei laboratori. I laboratori chimici che la variante prende in considerazione sono quelli nei quali, le sostanze infiammabili e combustibili sono presenti in piccole quantità e sono contenute in recipienti normalmente chiusi e che vengono aperti solo durante le attività di analisi. Il rischio è associato alla presenza di gas o vapori infiammabili. I laboratori possono essere inseriti all interno di strutture farmaceutiche, di ospedali, di scuole, di stabilimenti industriali, etc., mentre vengono esclusi i laboratori dove la quantità di sostanze pericolose non supera i pochi decimetri cubi ed i laboratori in cui vengono utilizzati analizzatori di processo perché già oggetto di una norma specifica, la CEI EN (CEI 65-36) Controllo dei processi industriali Sicurezza degli ambienti di analisi. L innesco all interno di un laboratorio chimico può essere causato, oltre che da apparecchiature elettriche, anche dalla presenza di fiamme libere come i becchi bunsen e di superfici calde come i fornelli o le stufette: la variante è in definitiva nient altro che un elenco di provvedimenti e di misure da mettere in atto per rendere il luogo non pericoloso e quindi tale da non richiedere l installazione di apparecchi rispondenti alla direttiva ATEX (DPR 126/98). I provvedimenti da prendere, relativamente al laboratorio chimico, sono di tre gradi differenti e possono far parte od integrare quelli previsti nell ambito della prevenzione incendi. 1

2 2. Provvedimenti relativi ai locali 1. Limitare al massimo la presenza di sostanze infiammabili soprattutto nella zona dove vengono svolte le analisi. L obiettivo può essere raggiunto separando e/o compartimentando i locali del laboratorio se necessario; ad esempio potrebbe essere destinato un locale al solo ricevimento dei campioni da analizzare, un altro adibito al deposito delle sostanze infiammabili, un altro destinato alle analisi (dove le sostanze devono essere ridotte al minimo indispensabile), ed un altra zona ancora ai locali di servizio per gli impianti (termici, condizionamento, elettrici, etc.); 2. Se nel locale adibito a deposito di sostanze infiammabili (se esistente) sono previsti dei travasi, occorre determinare le eventuali zone pericolose attorno al punto di travaso che viene considerata una sorgente di emissione. Non sono invece considerate sorgenti di emissione, i contenitori chiusi ermeticamente e che abbiano quindi emissioni trascurabili, anche in qualità del materiale con il quale è costruito il contenitore e dell attenzione con la quale viene movimentato affinché non venga danneggiata l apertura con conseguente fuoriuscita di materiale infiammabile. In ogni caso occorre garantire, in caso di accidentale fuoriuscita, la pulizia e la neutralizzazione della pozza formatasi in tempi rapidi; 3. Dotare di dispositivi di chiusura rapida le tubazioni di adduzione di sostanze infiammabili all interno del laboratorio, in modo che possano essere azionabili dall esterno del laboratorio; 4. Sulle tubazioni di adduzione delle sostanze infiammabili devono essere previsti il minor numero possibile di raccordi, i quali comunque non sono considerati sorgenti di emissione se effettuati con giunzioni a tenuta costruite secondo specifiche norme e qualificate da Enti riconosciuti, dimensionati ed installati tenendo conto delle condizioni di funzionamento anormale, nonché eserciti e mantenuti con modalità tali da assicurare nel tempo il mantenimento dei requisiti di sicurezza. 5. Porre all interno di appositi armadi i contenitori di sostanze infiammabili; 6. La portata del gas combustibile, che entra nel laboratorio da contenitori quali bombole o simili, deve essere limitata attraverso valvole di sicurezza o limitatori di flusso installati all esterno del laboratorio stesso; 7. Il campionamento delle sostanze infiammabili deve essere effettuato in modo da limitare al massimo la quantità di campione prelevato; 8. E consigliabile prevedere un sistema di ventilazione in grado di assicurare almeno cinque ricambi d aria ogni ora, all interno del laboratorio. Deve essere valutata l opportunità di installare un sistema di rivelazione che, in caso di incendio, azioni automaticamente le serrande tagliafuoco sulle condotte (di materiale non combustibile) dei sistemi di ventilazione e climatizzazione (sistemi che non devono prevedere il ricircolo dell aria). Inoltre occorre valutare l opportunità, in base alla pericolosità delle sostanze infiammabili presenti, di installare un sistema di controllo di esplodibilità dell atmosfera con caratteristiche conformi a quanto indicato nella guida CEI 31-35, cap. 4; 2

3 3. Provvedimenti relativi alle attrezzature 1. I contenitori di sostanze infiammabili devono: o o o essere chiusi a regola d arte o comunque in modo efficace allo scopo, con emissioni trascurabili; devono essere in materiale idoneo e costruiti a regola d arte nel rispetto di eventuali norme di costruzione e prova; devono essere depositati e movimentati in modalità tali da considerare ragionevolmente non prevedibili cadute che possano provocare l apertura del coperchio o il danneggiamento con fuoriuscita significativa della sostanza infiammabile contenuta. Deve inoltre essere attuata ogni cautela contro la presenza di pozze e deve esservi una costante presenza di mezzi per la loro neutralizzazione in tempi rapidi. 2. Gli armadi dove vengono custodite le sostanze infiammabili (costruiti con materiale non combustibile) devono avere dei ripiani in grado di contenere eventuali fuoriuscite di sostanze, ed inoltre essere dotati di condotte di aerazione verso l esterno poste lontano da finestre, da corridoi, da uscite di sicurezza e da zone di lavoro; 3. Anche i banchi di lavoro devono essere in grado di contenere eventuali fuoriuscite di sostanze infiammabili (es. bordo rialzato) e devono essere rivestiti con materiale impermeabile allo scopo di facilitarne l asportazione e la pulizia; 4. I becchi Bunsen e gli eventuali altri fornelli, devono essere dotati di un dispositivo di sicurezza che interrompa l erogazione del gas in caso di spegnimento della fiamma; 5. Stufette e forni devono avere un dispositivo di sicurezza che eviti il surriscaldamento in caso di guasto del dispositivo di termoregolazione; 6. L intercettazione delle linee di alimentazione delle apparecchiature sotto cappa deve potersi effettuare anche all esterno delle stesse. Un dispositivo deve indicare se il ventilatore della cappa è efficiente o meno. Va inoltre verificata l efficienza del sistema di aspirazione, in modo da poter avere la certezza della sua piena portata ed escludere la presenza di occlusioni nel sistema. 7. In base alle disposizioni previste dalla norma UNI 5634, le tubazioni e le rubinetterie che contengono sostanze infiammabili devono essere rese riconoscibili, mediante colorazioni e targhette adeguate, in base alla sostanza infiammabile trasportata; 3

4 4. Provvedimenti relativi ai comportamenti 1. Occorre formare ed informare gli operatori del laboratorio sulla infiammabilità delle sostanze trattate e sugli apparecchi e componenti elettrici (e non) che possono provocare un innesco dell esplosione tramite archi, scintille o superfici a temperatura elevata; 2. Bisogna predisporre delle procedure operative da seguire per il personale che ha a che fare con le possibili sorgenti di innesco (es. fiamme libere, forni, stufe, etc.); 3. Bisogna predisporre delle procedure operative da seguire per il personale che movimenta i contenitori di sostanze infiammabili, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di fuoriuscita; 4. Durante le analisi e le prove devono essere usati i quantitativi minimi necessari di sostanze infiammabili, lasciando il resto della sostanza negli armadi o nei depositi; 5. Eventuali fuoriuscite di sostanza infiammabile devono, nel più breve tempo possibile, essere neutralizzate attraverso asciugatura e pulizia con materiale assorbente; 6. Le sostanze infiammabili devono essere manipolate solo sotto cappa e il più lontano possibile da possibili sorgenti di innesco; 7. Durante la manipolazione delle sostanze il saliscendi della cappa deve essere abbassato; 8. Occorre controllare periodicamente e sistematicamente l integrità delle tubazioni di adduzione delle sostanze infiammabili e dei raccordi di fissaggio; 9. Pulire da eventuali residui di campione, le superfici utilizzate per il riscaldamento; 10. Occorre impedire che si formino eventuali strati di polvere combustibile, rimovendo la polvere stessa prima che il suo spessore diventi non trascurabile; 4

5 5. Conclusioni riguardo alla classificazione I laboratori chimici nei quali vengono seguite le misure di sicurezza precedentemente elencate, riguardanti i locali, le attrezzature ed i comportamenti, non sono da considerare con pericolo di esplosione. In caso contrario è necessario applicare ad essi la procedura prevista dalla norma CEI EN (CEI 31-30) allo scopo di valutare la presenza di zone pericolose (0,1 o 2). Una volta escluso il rischio esplosione, va comunque valutato se il laboratorio possa o debba essere classificato come luogo a maggior rischio in caso di incendio. Sostanze infiammabili in un laboratorio chimico 5

6 6. Disposizioni Disposizioni specifiche riguardanti l impianto elettrico Illuminazione delle cappe: l illuminazione sotto le cappe deve essere realizzata preferibilmente dall esterno per mezzo di lampade collocate in nicchie dotate di robuste lastre trasparenti a chiusura ermetica; Comando di emergenza: occorre prevedere in ogni laboratorio un interruttore generale con un comando esterno in posizione segnalata e facilmente raggiungibile; Grado di protezione: il grado di protezione IP delle apparecchiature elettriche deve essere adeguato alle influenze esterne previste nel locale di installazione; Disposizioni di sicurezza La variante V3 della guida CEI termina con un allegato nel quale sono elencati una serie di provvedimenti (17 in totale) che possono concorrere a prevenire l innesco di una esplosione o ad attenuare le conseguenze di una eventuale esplosione. Sono quindi misure altamente consigliate (alcune anche obbligatorie legislativamente). Ne riportiamo alcune tra le più significative: Disposizioni di carattere elettrico Non installare cavi elettrici in cunicoli destinati anche ad altri usi. Nei cunicoli (esclusivi quindi) dedicati ai cavi elettrici deve essere impedito, tramite protezione o apposita ubicazione, l ingresso di sostanze estranee. Un alternativa ai cunicoli può essere la collocazione dei cavi su canali o passerelle aeree; I cavi che alimentano apparecchi mobili e trasportabili devono essere protetti contro le sollecitazioni di carattere meccanico (schiacciamento e simili); Effettuare le verifiche periodiche degli impianti elettrici previste dal DPR 462/01, oltre ad effettuare regolare manutenzione sugli impianti allo scopo di mantenerne l efficienza e la sicurezza; Disposizioni di carattere logistico Prevedere l ubicazione dei laboratori ai piani inferiori dell edificio, allo scopo di facilitare le eventuali operazioni di spegnimento e soccorso; Prevedere delle uscite di sicurezza dal laboratorio in numero e disposizione tale da potersi sempre spostare in un luogo sicuro; Prevedere le pareti del laboratorio di classe di reazione al fuoco 0 o al massimo 1; Prevedere un pavimento autodrenante con pendenze verso un pozzetto che scarica all esterno; Prevedere degli arredi (armadi, etc.) di tipo metallico; Disposizioni di carattere antincendio Prevedere un impianto idrico antincendio esterno al laboratorio con idranti a cassetta con tubazione flessibile e lancia; 6

7 Predisporre all interno del laboratorio estintori portatili e/o carrellati (polvere chimica, CO 2, schiuma, etc. in base al tipo di sostanze infiammabili presenti); Utilizzare, se possibile, motori ad aria compressa; Utilizzare materiali infrangibili per i contenitori di sostanze infiammabili, e serrarli con chiusure di sicurezza; Disposizioni di carattere operativo Predisporre un piano di emergenza e prevedere almeno una prova di evacuazione ogni anno; Le bombole di gas infiammabile devono essere poste all esterno del laboratorio ed al riparo dai raggi solari; Se è in corso una reazione chimica od una analisi su un macchinario, non lasciare queste operazioni senza controllo. 7

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