Svevo-Vita e opere La vita e le opere di Italo Svevo Copyright 2013 ABCtribe.com

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1 Svevo-Vita e opere La vita e le opere di Italo Svevo Copyright 2013 ABCtribe.com Il presente ebook non può essere modificato in alcuna sua parte, conservando in particolare tutti i riferimenti all autore e ad che ne ha i diritti di commercializzazione; L ebook non potrà essere in alcun modo pubblicato, non può essere diffuso ne in forma gratuita ne a pagamento tramite alcun mezzo, senza preventivo accordo scritto con la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 1

2 1. La vita 2. La questione della lingua 3. La psicanalisi e l inettitudine: fondamenta dell opera di Svevo 4. Le opere 4.1 Una vita 4.2 Senilità 4.3 La coscienza di Zeno Testo e analisi di Prefazione estratto da La coscienza di Zeno 4.4 Le opere minori 1. La Vita Aron Hector Schmitz nacque nella Trieste cosmopolita e fervida di traffici sotto il regime austro-unngarico il 19 dicembre 1861, figlio di Franz Schmitz, agiato commerciante di vetrami, e Allegra Moravia; il nonno era originario dell Ungheria. L origine non italiana, unita alla discendenza ebraica e alla nascita in una città in cui era vivo desiderio dell italianità ma che era insieme gelosamente autonoma nella ricchezza culturale del suo dialetto e nella sua particolare situazione geo-politica, saranno molto importanti per quello che diverrà, scelto uno pseudonimo, lo scrittore Italo Svevo. La prima educazione porta subito il piccolo Ettore assieme al fratellino Elio in Baviera, a Segnitz-am-Mein, presso Würzburg: perché studino nella rinomata scuola commerciale fondata da Julius Brussel nel Da quel 1873 la vita di Ettore Schmitz si segnava di un altro importante elemento, quello dell esperienza commerciale, che diverrà poi la sua occupazione economica principale, e uno dei ricorrenti argomenti delle sue opere. Nel 1878, diciassettenne, Ettore ritorna a Trieste, ormai discretamente padrone della lingua tedesca: per desiderio di suo padre si iscrive all Istituto Superiore P. Revoltella. Due anni dopo la ditta del padre è in preda a gravi difficoltà economiche che si concluderanno con il fallimento. L agiatezza in cui era vissuto per diciannove anni improvvisamente scompare, s affaccia l emergenza di trovare presto un lavoro. Lo trova alla filiale triestina della banca Union di Vienna. Ettore Schmitz, che in privato ha cominciato a scrivere drammi, diventa così impiegato di banca. Nel dicembre di quello stesso anno propone a Giuseppe Caprin, direttore del giornale L Indipendente, di lingua italiana, un articolo in rappresentazione del Mercante di Venezia: comincia la sua attività di scrittore. Sempre su L Indipendente, nel 1890, esce a puntate il racconto L assassinio di via Belpoggio. A Trieste ora lo sanno scrittore, ma l ambiente dei letterati lo considera privo di lettere, armonia, ripulitura, e gli ambienti commerciali vedono in quella sua attività soltanto un hobby. Dopo la morte del fratello Elio, nel 1886, la madre accusa i primi sintomi diabetici (morirà nel 1895). Il padre, ancora umiliato dal fallimento economico, cade in depressione sino a morirne, nel Ettore è un uomo solo. Matura l amicizia per il pittore Umberto Veruda, di gusto impressionista. Sempre nel 1892 rivede la cugina Livia Veneziani, figlia dì un ricco industriale. Fra i due c è una tenerezza che li porterà al fidanzamento nel Intanto, in quello stesso 1892 che aveva visto morire ilpadre, nasce Italo Svevo: un romanzo che aveva cominciato a scrivere cinque anni prima, proposto all editore Treves con il titolo L inetto e da Treves respinto, usciva a spese dell autore con il titolo Una vita presso l editore triestino Vram, con la data d edizione posticipata al 1893.>>> la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 2

3 Il 30 luglio del 1896 Svevo sposa Livia Veneziani, e si trasferisce nella casa dei suoceri. L anno successivo vede nascere la prima figlia, Letizia. Su L indipendente continuano a uscire suoi racconti; nell estate del 1898 esce a puntate anche il secondo romanzo. Senilità, raccolto in volume nell anno stesso sempre dall editore Vram e sempre a spese dell autore, Nel 1899 Svevo lascia la banca e da impiegato diventa socio della ditta di vernici del suocero. Il silenzio di critica che, dopo Una vita, continua a circondare anche Senilità, spinge l attività di scrittore di Italo Svevo nella dimensione privata di Ettore Schmitz: la delusione non interrompe tuttavia il suo lavoro letterario. Sebbene sì dedichi nel tempo libero allo studio del violino, continua a scrivere, consacrandosi prevalentemente alla stesura di commedie e novelle. Comincia poi a viaggiare in Europa per affari della ditta Veneziani. L incontro che metterà in moto quella che egli stesso definisce la resurrezione di Lazzaro avviene intorno al 1906: alla Berlitz School, dove si iscrive per migliorare il suo Inglese, che gli è necessario nei rapporti di lavoro, conosce un insegnante irlandese eccezionale: è James Joyce. Presto le lezioni diventano private, tre volte la settima: non si fa cenno alla grammatica, ma si parla soprattutto di letteratura: Joyce gli fa leggere alcuni suoi manoscritti brani dei Racconti di Dublino appena composti e del Ritratto dell artista da giovane. Svevo, su insistenza di Joyce, gli dà i suoi romanzi, che vengono giudicati positivamente. Nasce un amicizia importante. Fra il 1908 e il 1910 Svevo legge Freud e libri di psicoanalisi. Oltre all interesse teorico c è quello pratico: per valutare l opportunità di far curare un suo parente tiene una corrispondenza con un medico collaboratore di Freud. Non ha molta fiducia nell applicazione terapeutica della psicoanalisi e scrive che Freud è più importante per i romanzieri che per gli ammalati. Intanto, con lo scoppio della guerra, la fabbrica di vernici è ferma: c è molto tempo libero e il romanzo torna a prendere forma in Svevo. Nel 1919 inizia a scrivere La coscienza di Zeno che viene pubblicato, sempre a spese dell autore, dall editore Cappelli di Bologna nel 23. L anno dopo Joyce, che si è trasferito a Parigi e che è entusiasta del libro, parla dell amico italiano a Crémieux e Valéry Larbaud, letterati italianisti, che vogliono conoscere la sua opera. Viene deciso il lancio di Svevo in Francia. Intanto Eugenio Montale, sulla rivista L esame, scrive in termini molto elogiativi del romanzo e dell autore rivelandolo al mondo letterario italiano. Nel 27 La coscienza di Zeno viene tradotto in Francia e Svevo si batte per la riabilitazione dei primi due romanzi, annegati nell oblio della critica italiana. In un clima di rinnovata fiducia continua a scrivere novelle, poi inizia un nuovo romanzo e stende un suo Profilo autobiografico. La salute tuttavia non è brillante. Nel marzo del 1928 al Pen Club di Parigi viene organizzato per lui un omaggio celebrativo, con la presenza di oltre cinquanta intellettuali europei, fra i quali Joyce e Shaw. È il momento che più lo ripaga delle delusioni e dell attesa di veder riconosciuta la sua opera. Un banale incidente automobilistico ha conseguenze definitive: Svevo muore nel settembre del 1928 a Motta di Livenza. Ha 67 anni. 2. La questione della lingua Italo Svevo, all epoca del suo esordio come romanziere e poi soprattutto nel corso dell acceso dibattito apertosi intorno al 1925 in Italia e all estero dopo la pubblicazione di La coscienza di Zeno, fu accusato di «scrivere male». Di fatto il suo stile personale e antiletterario era qualcosa di insolito nel panorama culturale italiano, e fu considerato da taluni sciolto e trascurato e da altri addirittura liquidato come frutto di una scarsa conoscenza della lingua italiana da parte di un autore abituato a parlare in tedesco o in dialetto triestino. In realtà, lo stile di Svevo è qualcosa di molto particolare. Scarno e sobrio, si avvale di una sintassi elementare, costituita da frasi brevi e semplici e caratterizzata talora da apparenti salti di livello dovuti all adozione del discorso indiretto libero e talora del monologo interiore. Il lessico, essenziale e dimesso, assai avaro di aggettivi e figure retoriche, èparticolarmente ricco di metafore e di similitudini, che tendono sempre a trasferire in una dimensione fisico-realistica gli stati psicologici producendo una forte concretezza espressiva. Frequente è poi l uso, a scopo realistico, di termini tecnici medico-scientifici e bancariowww.abctribe.com - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 3

4 commerciali, di dialettalismi triestini e di calchi dal tedesco (come il frequente uso del passato remoto invece del passato prossimo o l uso della preposizione «da» nell accezione di In, dal tedesco bei : «da me la religione acquistava...» per in me da bei mir. La fusione di tutti questi elementi dà vita a una sorta di plurilinguismo sveviano, una lingua semplice eppure composita, che ben si accorda con le complesse ascendenze culturali dello scrittore triestino. Così, oggi, la polemica sullo «scriver male» di Svevo è ormai definitivamente superata e si può affermare che lo stile sveviano è senz altro funzionale alle necessità espressive dello scrittore: assolutamente antiletterario e antiretorico, secco e immediato, spesso vicino al parlato, rispecchia per la sua originalità e il suo sapore realistico il mondo antieroico di Svevo e le assurdità e le contraddizioni dell esistenza quotidiana che egli rappresenta. 3. La psicanalisi e l inettitudine: fondamenta dell opera di Svevo Secondo Freud, il quale ha parecchio influenzato il pensiero di Svevo, l Io non è risolvibile esclusivamente in termini di coscienza, bensì tenendo anche nella dovuta considerazione, come se fosse la parte Sommersa di un iceberg, l inconscio latente, pronto ad affiorare all improvviso in maniera spessoinaspettata. Gli uomini assumono, allora, comportamenti irrazionali, imprevedibili, frutto delle pulsioni nascoste dell inconscio che li portano a non adattarsi più alle regole stabilite dalla società e che li conducono, piuttosto, a non conformarsi e a non saper adeguare la propria volontà all azione. Gli uomini appaiono allora incapaci di inserirsi nella società, inetti, cioè non adatti alla vita. Mentre i vinti verghiani uscivano sconfitti dal tentativo di inserirsi nella società, gli inetti sveviani sono vinti ancor prima di misurarsi col mondo esterno: essi sono vinti non da una forza esterna, ma da qualcosa che è dentro di loro, da un intrinseca incapacità di agire, di tradurre in atto i propositi della volontà. Si sentono pertanto estranei a quella lotta per la vita, esclusi a priori da essa, e preferiscono l atteggiamento di contemplatori, piuttosto che quello di lottatori. E necessario, però, accettare consapevolmente la condizione di inettitudine e scegliere la via del non adattamento. Ma come è possibile fare ciò? La risposta, in parte, la fornisce Schopenhauer, il grande pensatore tedesco che tanto peso ebbe nel pensiero sveviano. Schopenhauer riteneva che l unico modoper evitare la sofferenza dell uomo fosse esercitare la noluntas, ossia la non volontà, in quanto l essere umano, assetato di desideri e mai pago, sarebbe stato altrimenti perennemente insoddisfatto. Svevo riutilizza, parzialmente queste dottrine, affermando che è necessario esercitare il non volere. La noluntas, tuttavia, non va esercitata in maniera totalizzante, ma solo nei confronti dei falsi piaceri. - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 4

5 L uomo cioè, secondo Svevo, deve evitare di cedere agli istinti vitali negativi, che secondo l autore sono quelli che lo portano verso gli schemi di vita prefissati, che lo conducono dunque alla morte. Per mantenersi aperti al nuovo, al diverso e per essere sempre disponibili al mutamento, bisogna sostiene l autore raccogliere in un vasto abbraccio le impressioni strane, insolite, i molteplici dati di cui consiste la nostra vicenda. Ciò è possibile attraverso la letteraturizzazione ovvero attraverso la scrittura dei molteplici modi della nostra esistenza. Fuori della penna non c è salvezza dice infatti Svevo in una pagina del suodiario del 2 ottobre 1899, in linea con le teorie freudiane che tanto peso avrebbero esercitato su di lui. Svevo conobbe la teoria di Freud a Trieste, dove si era particolarmente diffusa negli anni , soprattutto nell ambiente ebraico, aperto a nuove esperienze culturali. La teoria psicoanalitica freudiana non è accolta tanto per la sua funzione curativo terapeutica, quanto piuttosto perché consente di analizzare l animo umano nelle sue pieghe più nascoste. Freud fu sì un grande maestro, ma più per i romanzieri che per i malati, come ebbe a precisare l autore stesso nella lettera a Jahier del 10dicembre La scrittura della propria vita consente, infatti, di portare alla luce nuclei di verità che rimarrebbero altrimenti nell oblio, nascosti, dimenticati per sempre. Essa diviene, allora, come prescrive la psicoanalisi freudiana, un mezzo per conoscersi meglio, per capirsi. per avere cioè una vista ulteriore. Non èun caso, dunque che tutti i protagonisti dei romanzi sveviani tendono a trascrivere sulla pagina le proprie esperienze di vita. Alfonso Nitti in Una vita ha infatti velleità di scrittore e si adopera nella stesura di in romanzo aquattro mani; Emilio Brentani in Senilità raccoglie sulla pagina le sue esperienze di vita, assumendo progressivamente, attraverso la scrittura, piena consapevolezza delle proprie carenze, in particolare della difficoltà dì stabilire relazioni affettive e durature. Zeno Cosini, infine, nella Coscienza di Zeno, consigliato dal medico analista, compone un diario, misto di verità e bugie in cui raccoglie i dati della sua esistenza. Attraverso la scrittura egli arriva persino a esercitare l inettitudine a livello teorico; capisce che l inettitudine di cui è portatore è la vera salute, e abbandona le cure dello psicanalista. La terapia tuttavia gli è servita: forse non per guarire, ma certo per guardarsi dentro, per uscire fuori da sé e vedersi vivere, per recuperare altri aspetti del suo lo, talvolta dimenticati. 4. Le opere Nel quadro della storia letteraria italiana, l opera di Svevo si pone come determinante superamento dell esperienza verista, e più in generale delle categorie narrative ottocentesche. Le concrete configurazioni di ambienti sociali, la definizione psicologica dei personaggi, la sequenza cronologica degli eventi narrati in Svevo (e contemporaneamente a lui, in Europa. in Proust e Joyce) si convertono in una diversa dimensione: protagonista è ora la coscienza interiore dell io narrante che assorbe nel racconto tutta la sua incertezza, la sua scarsa considerazione di una logica consequenziale degli eventi. Al centro dell opera letteraria di Svevo è la coscienza individuale, l ambiente, la piccola borghesia della Trieste del tempo. 4.1 Una vita Scritto fra il 1887 e il 1889, il romanzo Una vita(il cui primo titolo era Un inetto, di certo più pertinente all essenza dell opera), pubblicato da Svevo a proprie spese nel 1892 presso l editore Vram di Trieste, essendo stato respinto dall editore Treves, ha per protagonista Alfonso Nitti, un giovane trasferitosi dalla campagna nella città di Trieste. La lezione del Naturalismo in Una vita (titolo, peraltro, identico a uno dei capolavori di Maupassant: di qui la motivazione di carattere commerciale dell editore Vram nel fargli cambiare il titolo) è fortemente evidente - la riproduzione non autorizzata è vietata in qualsiasi forma e modalità 5

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