ARRENDERSI O COMBATTERE

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1 CARLO PALUMBO ARRENDERSI O COMBATTERE VOLUME 1 La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù 1943 IN OCCASIONE DEL SETTANTESIMO ANNIVERSARIO

2 Copyright 2013 Carlo Palumbo Tutti i diritti riservati / All rights reserved Versione pdf stampabile ISBN Impaginazione e copertina: giopao@ .it Immagine di copertina: Archivio Renzo Apollonio Cartografia: Paola e Carlo Palumbo con la collaborazione di Alessandro Demaria, Clara Russo e Fabio Zaza dell Istituto Albe Steiner di Torino. Disegni: Camilla Baralis, Simone Boccuni, Sabrina Casu, Priscilla Choszcz Grippa e Clarissa Moretto del Primo Liceo Artistico di Torino CARLO PALUMBO Arrendersi o combattere. VOLUME 1 La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù. 1943

3 CARLO PALUMBO ARRENDERSI O COMBATTERE VOLUME 1 La scelta della Divisione Acqui a Cefalonia e Corfù 1943 In occasione del settantesimo anniversario Si ringrazia per la collaborazione:

4 SOMMARIO PREFAZIONE di Gianni Oliva pag. 7 PRESENTAZIONE di Giuseppe Bagni, Presidente nazionale CIDI pag. 9 INTRODUZIONE di Carlo Palumbo pag LASTRAGEDICEFALONIA E CORFÙ pag. 23 L eccezionalità di un evento, p. 23 Che cos è avvenuto nelle Isole Ionie nel settembre 1943?, p. 24 La sorte dei sopravvissuti, p MUSSOLINI E LA GUERRA PARALLELA: L ATTACCO ALLA GRECIA EL OCCUPAZIONE DI CEFALONIA E CORFÙ pag. 29 Le ragioni dell ingresso in guerra dell Italia, p. 29 Una guerra italiana che finisce male, p. 31 L attacco alla Grecia: una scelta avventata, p. 34 La resistenza greca e lo sbandamento italiano, p. 36 La Germania evita il disastro, p. 37 Una vittoria umiliante per l Italia, p. 38 L occupazione italo-tedesca, p. 41 Dopo Stalingrado, p. 42 Il cedimento italiano, p LA DIVISIONE ACQUI A CEFALONIA E CORFÙ pag. 47 Dall attacco alla Francia allo sbarco nelle Isole Ionie, p. 47 Quali forze costituivano la divisione Acqui?, p. 48 L Italia e le Isole Ioniche, p. 49 Due anni di occupazione: , p. 51 Tabella 1. Diario storico. Situazione della forza al 15 novembre Divisione Acqui, p. 54 La divisione si concentra a Cefalonia, p. 55 Soldati e ufficiali della divisione Acqui, p LACADUTADIMUSSOLINI E IL GOVERNO BADOGLIO pag. 64 Il Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio 1943, p. 64 Il 25 luglio e l arresto di Mussolini, p. 68 I primi provvedimenti, p. 70 La costituzione del nuovo governo, p. 74 I partiti antifascisti si riorganizzano, p. 76 La discussione sull armistizio, p L ARMISTIZIO DI CASSIBILE E L 8 SETTEMBRE pag. 80 L incontro di Tarvisio, p. 80 Tedeschi e alleati di fronte al problema «Italia», p. 81 Le trattative per l armistizio, p. 83 L annuncio dell armistizio, p. 86 Gli alleati e la campagna d Italia, p. 87 Lo sbarco alleato nell Italia continentale, p. 91 Inglesi e americani di fronte crollo italiano, p. 93 I tedeschi e l operazione Alarico, p LAFUGADELREEILREGNO DEL SUD pag. 101 Il governo e il re tra due fuochi, p. 101 La decisione del re di fuggire, p. 103 I rapporti tra gli alleati e il Regno del Sud: l «armistizio lungo», p. 107 La sorte dei

5 militari italiani prigionieri degli alleati, p. 113 La costituzione del Comitato di liberazione nazionale, p LA LIBERAZIONE DI MUSSOLINI E LA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA pag. 122 La prigionia e la liberazione di Mussolini, p. 122 La nascita della Repubblica sociale italiana e i rapporti con la Germania, p. 126 Il «Manifesto» di Verona, p. 131 L Italia centro-settentrionale sotto il dominio germanico, p L 8 SETTEMBRE E LA RESISTENZA DELLE FORZE ARMATE pag. 139 Le forze italiane e tedesche alla data dell armistizio, p. 139 L esercito italiano dopo l armistizio, p. 140 Per i tedeschi i soldati italiani sono «franchi tiratori», p. 144 La reazione delle forze italiane all estero all annuncio dell armistizio, p. 146 La situazione delle truppe italiane all estero, p. 148 Settori Venezia Giulia, Croazia e Dalmazia, p. 152 Settori Albania, Montenegro, Kossovo-Scutari, p. 153 Settore greco: ordini contraddittori e collaborazionismo del Comando italiano, p. 158 Comando superiore forze armate Egeo, p. 163 Un bilancio della resistenza italiana nei Balcani, p GLI INTERNATI MILITARI ITALIANI CATTURATI DAI TEDESCHI DOPO L 8 SETTEMBRE pag. 168 Quanti sono i militari italiani internati dai tedeschi?, p. 168 Perché «internati militari» e non «prigionieri di guerra»?, p. 169 Il trattamento subìto da ufficiali e soldati, p CARTOGRAFIA pag LA NOTIZIA DELL ARMISTIZIO A CEFALONIA E CORFÙ pag. 195 L atteggiamento dei greci, uno sguardo d insieme, p. 195 La dislocazione delle forze al momento dell armistizio, p. 197 Tabella 2. Dipendenze della divisione Acqui all 8 settembre 1943, p. 201 Tabella 3. Dipendenze tedesche a Cefalonia e Corfù settembre 1943, p. 202 Tabella 4. 33a divisione di fanteria Acqui e reparti collegati. Cefalonia (8 corpo d armata) e Corfù (26 corpo d armata), settembre 1943, p settembre. L annuncio dell armistizio, p settembre. L abbandono del nodo stradale di Kardakata, p settembre. Il Comando di Atene impone la cessione delle armi pesanti ai tedeschi, p L ULTIMATUM DEI TEDESCHI, LA RISPOSTA ITALIANA E LE TRATTATIVE pag. 220 Il 10 settembre arriva la richiesta tedesca di resa, p. 220 Il ruolo degli Alleati, p settembre. Il nuovo incontro con la missione inglese e la trattativa Barge-Gandin, p settembre. Le comunicazioni col Comando Supremo italiano. «Considerate le truppe tedesche come nemiche», p settembre. Di fronte agli ordini di Gandin, gli uomini della Acqui non vogliono cedere le armi, p settembre. Cresce la tensione tra italiani e tedeschi, p settembre. Le trattative continuano, p settembre. Per i tedeschi Gandin non controlla più la sua divisione, p settembre. La «consultazione» della divisione: la Acqui respinge l ultimatum tedesco, p settembre. La «notifica» di Gandin a Barge: per il Comando Supremo tedesco, p. 271 «Ribelli» o soldati?, p e 15 dicembre. Le trattative tra Barge e Gandin continuano, p. 275.

6 12 LA BATTAGLIA DI CEFALONIA pag. 279 Gli ultimi preparativi per la battaglia, p settembre. Baia di Argostoli, p settembre. La momentanea supremazia italiana, p settembre. Le battaglie di Kardakata e di ponte Kimonico-Divarata, p settembre. La battaglia di capo Munta, p settembre. Gli Alleati e la situazione nelle Isole Ionie, p settembre. La battaglia di Dilinata, p. 300 Tabella 5. Gli episodi censiti in Giraudi, La resistenza degli italiani all estero, in base ai luoghi dove sono stati rinvenuti resti di militari italiani uccisi nei giorni settembre, p. 306 Il comportamento dei militari italiani, p LA RAPPRESAGLIA TEDESCA pag settembre. Dopo la resa, p. 309 Le testimonianze della strage. Troianata, p settembre. La strage di San Teodoro, nei pressi della casetta rossa, p. 313 Tavola di Priscilla Choszcz Grippa, p. 314 Le ragioni della strage, p LALOTTAACORFÙ pag. 326 La situazione sull isola all 8 settembre, p settembre. La prima fase dello scontro, p settembre I combattimenti sull isola di Corfù, p LA VICENDA DEI SOPRAVVISSUTI pag. 353 Deportazione e internamento, p. 353 Il Raggruppamento banditi Acqui, p. 358 La liberazione di Cefalonia, p. 363 Il Servizio informazioni militare e l Ufficio storico dello Stato maggiore dell Esercito sui fatti di Cefalonia, p. 366 Il recupero dei resti dei caduti di Cefalonia, p L OCCASIONE PERDUTA DEI PROCESSI pag. 382 Processare i criminali di guerra, p. 382 Il Processo di Norimberga, p. 387 La Procura militare indaga, p. 390 La giustizia tedesca e quella italiana, p. 393 L armadio della vergogna, p IL DIBATTITO STORIOGRAFICO pag. 399 Dall immediato dopoguerra agli anni Novanta, p. 399 Intorno al Sessantesimo anniversario della strage, tra celebrazioni e spettacolarizzazione della memoria, p. 403 Le nuove fonti documentarie e il dibattito attuale: interpretazioni a confronto, p. 407 Conservazione della memoria e sviluppo della ricerca, p CONCLUSIONI. DALLA CRISI DEL FASCISMO ALLA REPUBBLICA DEMOCRATICA pag. 428 BIBLIOGRAFIA pag. 433 I LAVORI DEGLI STUDENTI DEL PRIMO LICEO ARTISTICO DI TORINO pag. 437

7 PREFAZIONE DI GIANNI OLIVA Strano destino quello della memoria di Cefalonia e Corfù, dove nel settembre 1943 la divisione Acqui rifiuta l ordine di disarmo della Wehrmacht e resiste per due settimane prima di essere sconfitta e decimata. Per molti anni è stata una pagina di storia dimenticata: nei primi decenni del dopoguerra, la storiografia privilegiava l esperienza di lotta delle formazioni partigiane, alle quali faceva risalire il monopolio identitario dell Italia democratica. Cefalonia e Corfù, esempi di resistenza da parte di forze regolari del Regio Esercito, risultavano dissonanti rispetto ad una «vulgata» che accomunava tutto il mondo militare nelle colpe dell 8 settembre. Verso la fine degli anni Sessanta, quando si è cominciato a parlare della divisione Acqui, il tono ha invece assunto i tratti dell agiografia ed ha evidenziato due aspetti «eroici»: da un lato il carattere spontaneo della lotta, con i soldati coinvolti dal comandante generale Antonio Gandin in un presunto referendum da cui sarebbe emersa la volontà della maggioranza di combattere; dall altro, la strage perpetrata dai Tedeschi su ordine esplicito di Berlino, con soldati e ufficiali uccisi in combattimento o fucilati dopo la resa perché «a Cefalonia non bisogna fare prigionieri». La ricerca più recente ha rivisitato i fatti di Cefalonia e Corfù con maggiore scrupolo scientifico, riconducendoli entro confini storicamente credibili. Il «referendum» è stata in realtà 7

8 una consultazione informale del comandante Gandin con gli ufficiali per verificare lo stato d animo delle truppe in una situazione di emergenza, dove bisognava «scegliere» senza informazioni su quanto stava accadendo in Italia e nello scacchiere greco-balcanico. L entità della strage, a sua volta, è stata parzialmente ridimensionata, pur assommando ai morti in combattimento e ai fucilati i soldati dispersi in mare per l affondamento delle imbarcazioni che li trasportavano verso i campi di prigionia. Nella direzione dell aggiornamento storiografico si muove anche questo nuovo lavoro di Carlo Palumbo, studioso di valore, che sa coniugare la passione civile con la serietà della ricerca: le fonti fotografiche e documentarie proposte a corredo della ricostruzione dei fatti sono un contributo prezioso per consegnare la resistenza della divisone Acqui ad una memoria consapevole. Le rivisitazioni sono infatti un occasione di verità che nulla tolgono al significato morale e simbolico dei fatti: a Cefalonia si è comunque «scelto» di resistere e si è pagato duramente per questa scelta, indipendentemente dalle modalità con cui la decisione è maturata e indipendentemente dalle proporzioni della repressione nazista. Da questo punto di vista, l esperienza della Acqui resta fondamentale nella storia del biennio e ben vengano approfondimenti come quello di Carlo Palumbo che ne arricchiscono la conoscenza al di fuori di qualsiasi tentazione retorica. 8

9 PRESENTAZIONE DI GIUSEPPE BAGNI Presidente nazionale CIDI Nella memoria pubblica la Seconda guerra mondiale resta impressa soprattutto a partire dall 8 settembre 1943, con i mesi di occupazione, i bombardamenti, le rappresaglie tedesche. Una memoria che predilige l immagine di italiani, sia civili sia soldati, vittime della guerra e dei tedeschi. Facciamo finire il conflitto con l insurrezione dei partigiani, con la Liberazione, con l entrata degli alleati nelle città del nord. Noi siamo dalla parte giusta, dalla parte del vincitore noi siamo con gli inglesi e con gli americani. Ma questa ricostruzione della nostra storia recente, seppur vera, è solo una parte della verità. Dalla nostra memoria collettiva è stato cancellato tutto ciò che contrasta con questa lettura autoconsolatoria, quella degli italiani «brava gente», vittime della storia e della cattiva sorte. La scuola non ha fatto nulla o quasi per colmare questa amnesia. Diversamente da quello che è accaduto in altri paesi, si pensi alla cultura e al cinema americano che hanno saputo rielaborare criticamente la tragedia del Vietnam, l Italia non ha mai voluto far luce sulla parte oscura e terribile della sua storia, non lo ha fatto con la sua politica coloniale in Africa, dalla Libia all Etiopia, non lo ha fatto con la sua partecipazione alla guerra mondiale. 9

10 Tra gli stati europei che hanno partecipato alla Seconda guerra mondiale, l Italia è il paese che più ha assunto ruoli opposti: è stato il principale alleato della Germania nazista, ha partecipato quindi all occupazione di territori e alla repressione in essi esercitata, e poi, dopo l armistizio, ha subìto l occupazione e la violenza tedesca. Militari e civili si sono trovati, dopo l 8 settembre 1943, di fronte alla scelta se collaborare col nuovo nemico, attendere la fine della guerra, oppure combattere. Nei Balcani e in Grecia questi ruoli sono esasperati e portano alle conseguenze più tragiche. La vicenda della divisione Acqui a Cefalonia e a Corfù rappresenta in forma essenziale e paradigmatica il contrasto tra questi ruoli e il dramma della scelta tra le differenti possibilità condizionate dalle molteplici spinte contraddittorie che determinano gli eventi: la posizione dei tedeschi e degli alleati, la fedeltà al governo del re o al fascismo, gli ordini dall alto e la volontà dei reparti. I soldati e gli ufficiali della divisione Acqui si trovarono a dover scegliere in una situazione difficilissima, senza notizie certe sulla situazione esistente in Italia e nei Balcani, senza conoscere le intenzioni degli anglo-americani, dei tedeschi, le capacità di azione di quello che restava del Regno d Italia, ridotto a una parte delle province pugliesi, con la flotta di Taranto impossibilitata a intervenire nelle Isole Ionie. Nonostante tutte queste contraddizioni, la vicenda dei nostri soldati a Cefalonia e a Corfù ha assunto negli ultimi anni un valore altamente simbolico, in particolare in occasione delle visite al monumento ai caduti a Cefalonia il 1 marzo 2001 e il 25 aprile Il presidente Carlo Azeglio Ciampi aveva infatti affermato: 10

11 «Decisero di non cedere le armi. Preferirono combattere e morire per la patria. Tennero fede al giuramento [ ]. La loro scelta consapevole fu il primo atto della Resistenza, di un Italia libera dal fascismo». E per il Presidente Giorgio Napolitano: «A Cefalonia si manifestò un impulso egualmente nobilissimo e destinato a dare i suoi frutti. Si può ben cogliere fuori di ogni mitizzazione un ponte ideale tra quell impulso e la successiva maturazione dello spirito della Resistenza». Il presente contributo tiene conto di questa realtà complessa, dell ambiguità del ruolo dei soldati italiani al di fuori del territorio nazionale e nelle Isole Ionie in particolare, truppe di occupazione fino all 8 settembre 1943, poi tra i primi protagonisti dell opposizione aperta ai reparti tedeschi, fino a pochi giorni prima nostri alleati sui vari fronti di guerra. Questo studio non presenta proposte semplificatorie e rifiuta di rinchiudersi in spiegazioni univoche e lineari. L analisi procede per cerchi concentrici, collocando gli avvenimenti di Cefalonia e di Corfù all interno dei differenti contesti politici e militari in cui agiscono soggetti che hanno logiche e interessi diversi: il conflitto tra Tedeschi e Nazioni Unite è l anello più ampio; la caduta di Mussolini e l azione del governo Badoglio, con gli italiani divisi su fronti opposti, costituisce invece l arena intermedia; la vicenda dei nostri militari al di fuori dei confini nazionali e la situazione nelle due isole come caso particolare, condizionato dai primi due contesti. La storia è del resto scienza dei contesti e la complessità è un elemento del contesto contemporaneo. È questa una lezione che l Autore, da molti anni insegnante negli istituti superiori 11

12 italiani, ha colto come aspetto essenziale della comunicazione storica nel rapporto con gli studenti e con i giovani, i principali destinatari di questo lavoro. La scuola deve infatti fare i conti con i rischi di perdita di memoria e di connessioni con il passato delle nuove generazioni, conseguenze queste dei fenomeni sociali di sradicamento, di crollo dei canali della memoria familiare, dei mutamenti nel contesto socio-politico degli ultimi decenni, in cui l orizzonte temporale si offusca e si appiattisce sul presente. Ma è necessario sfatare il luogo comune secondo cui i giovani sarebbero comunque privi di «memoria». La «lontananza emotiva dei giovani dalla storia» di cui spesso si parla, è cosa diversa dall assenza di memoria. Essa in effetti entra comunque in gioco per costituire i processi di identità sul piano individuale, sociale e collettivo. Essa si definisce rispetto allo spazio dell esperienza concreta dei giovani e all interno dell orizzonte di aspettative che individua paure, attese e speranze. Per questo è necessario che la storia riscopra la sua forza, che risiede nella capacità di rispondere a domande profonde e sentite e che possono essere coerenti con il modello di cittadino che entra in relazione con il mondo; per questo l educazione alla cittadinanza non può che essere una delle finalità dell insegnamento della storia, soprattutto quando la comprensione storica è problematizzazione, ricerca, valutazione del suo uso pubblico. A me sembra che questo studio aiuti a produrre senso per la capacità di rispondere a domande di questo tipo. Perché aiuta a comprendere le ragioni delle decisioni assunte settanta anni fa dai giovani e giovanissimi italiani che a Cefalonia e a Corfù fecero i conti con la propria vita e con le proprie spe- 12

13 ranze, assumendo su di sé la responsabilità di una scelta che metteva a rischio la propria sopravvivenza, pur di difendere quello che allora essi consideravano il proprio «onore» di soldati e quello di una patria lontana e desiderata a cui volevano assolutamente ritornare dopo due o tre anni di assenza. Allora le parole di Pertini, di Ciampi, di Napolitano, che in momenti diversi hanno rappresentato il nostro Paese nelle celebrazioni che si sono tenute a Cefalonia, acquistano un diverso significato, più profondo. Quei giovani anticipavano con la loro decisione quella che altre migliaia di cittadini faranno nei due anni successivi, dando vita a quella Resistenza che contribuirà alla sconfitta della Germania nazista e del Fascismo, permettendo la nascita della nostra democrazia. C è nella scelta di quei giovani la testimonianza di un travaglio delle coscienze che anticipa una delle eredità fondamentali della Resistenza che va oltre la lotta partigiana e l insurrezione finale dell aprile Essa rappresenta l inizio di un processo ampio e profondo che ha trasformato le mentalità, la vita, le azioni di milioni di italiani, militari e civili, che ha portato a rompere col controllo autoritario attuato dal ventennio fascista e ha aperto la strada alla vita democratica della Repubblica italiana. Un processo di cambiamento e di presa di coscienza, forse incompleto e parziale, ma certamente determinante per la sorte futura del Paese. Il tempo passato e la scomparsa dei protagonisti rischia di cancellare la memoria degli eventi che qui sono ricostruiti. La coscienza storica è necessaria per non riproporre le stesse scelte e gli stessi errori, ma anche per comprendere le origini della nostra Repubblica e della nostra Costituzione, che non possono essere interpretate al di fuori di quel contesto e di 13

14 quelle esperienze. La nostra Costituzione, entrata in vigore il primo gennaio 1948, frutto della guerra di Liberazione e dell accordo tra i partiti antifascisti, ha garantito per più di sessant anni un terreno comune di unità e di confronto democratico tra i cittadini e le forze politiche. Ha resistito a tensioni interne e internazionali anche dure e profonde, continuando a rappresentare il fondo di identità della cittadinanza italiana, nei valori, nell accettazione di diritti e doveri, nella cultura comune di convivenza e di civiltà. E questo è ciò che dobbiamo salvaguardare. Per noi e per la generazione che verrà. 14

15 INTRODUZIONE DI CARLO PALUMBO Il presente studio costituisce il coerente sviluppo di un precedente lavoro dal titolo Ritorno a Cefalonia e Corfù La scelta della divisione Acqui dopo l armistizio dell 8 settembre 1943, pubblicato nel 2003 grazie al patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte, in occasione del Sessantesimo anniversario delle tragiche vicende che avevano coinvolto, dopo l armistizio, i soldati della divisione Acqui e degli altri reparti di stanza nelle Isole Ionie. Erano poi venute altre ristampe, prima a cura della Provincia di Bergamo e del Comune di Lovere, poi col contributo della Provincia di Trento. Ad apprezzare il progetto erano state soprattutto le varie sezioni locali dell Associazione Nazionale Divisione Acqui, che avevano in molteplici occasioni richiesto anche la mostra fotografica e documentaria di cui il volume era il naturale complemento. Il mio interesse per quei fatti era nato in occasione di un viaggio di studio a Corfù e a Cefalonia organizzato dalla Regione Piemonte nel maggio 2002 e rivolto a un gruppo di studenti e insegnanti delle scuole medie superiori. In quell occasione avevo conosciuto diversi reduci che avevano combattuto in Grecia, in Albania e in Iugoslavia a partire dal In particolare vi era stato l incontro con Donatello Viglongo e con Mario Gelera, dell Associazione Nazionale Divisione Acqui, sezione Piemonte, ed era nata la proposta di lavorare 15

16 insieme per le celebrazioni che sarebbero state organizzate l anno successivo. Ci animava l idea che una collaborazione tra l Associazione e la scuola avrebbe potuto portare positivi risultati per le due realtà. Le associazioni combattentistiche hanno avuto, dopo la conclusione della guerra, il fondamentale compito di mantenere vivi i legami tra i reduci sopravvissuti e i familiari di quelli scomparsi e di trasmettere la memoria di quei fatti soprattutto in occasione delle celebrazioni periodiche su scala locale e nazionale. Tuttavia, il passare degli anni con la progressiva scomparsa dei testimoni diretti e la difficoltà sempre maggiore di coinvolgere nella riflessione su questi temi i soggetti non direttamente interessati, rischia oggi di spezzare il filo di quella memoria che ogni generazione deve trasmettere a quella successiva. Ma questo è uno dei compiti più importanti che la scuola come istituzione deve contribuire a realizzare. Le attività alle quali demmo vita assieme, in particolare una mostra fotografica sulla divisione Acqui e una serie di incontri e convegni, furono dedicate principalmente al mondo della scuola piemontese, agli adolescenti e ai giovani che non avevano conosciuto la tragedia della Seconda guerra mondiale di cui erano stati protagonisti o vittime gli uomini e le donne che avrebbero potuto essere i loro nonni o bisnonni. Era soprattutto un invito agli studenti a imparare da quegli eventi e a non dimenticare, perché la memoria del passato è importante per progettare il futuro e, anche se ormai può sembrare retorico, per avere meno scuse nel caso qualcuno volesse ripetere gli stessi errori. 16

17 A distanza di dieci anni ho voluto riprendere in mano il risultato di quel progetto. Molto è stato scritto nel frattempo. Sono usciti importanti contributi di storici accademici, di ricercatori, di giornalisti. L interesse di tanti studiosi per quanto avvenuto settant anni fa soprattutto nell isola di Cefalonia è dovuto sicuramente alla rilevanza di quella tragedia, che supera per numero di vittime altre ugualmente significative, dal rastrellamento del ghetto di Roma alla strage di Marzabotto. Inoltre, gli ultimi presidenti della Repubblica, prima Carlo Azeglio Ciampi nel 2001, poi Giorgio Napolitano nel 2007, nei loro viaggi sull isola hanno richiamato i nessi tra le scelte fatte dai soldati italiani dopo l 8 settembre, in particolare quelle della divisione Acqui, e la nascita della Resistenza italiana. L episodio della Acqui ha finito così per costituirsi come evento paradigmatico: questi soldati, decidendo consapevolmente il loro destino combattendo, avrebbero riaffermato l esistenza della Patria, compiendo il primo atto della Resistenza al nazifascismo. Per alcuni storici non ci sarebbe più molto da aggiungere su quanto avvenuto a Cefalonia nel settembre 1943, in realtà i sempre nuovi contributi dimostrano che non è ancora disponibile una verità condivisa su quegli eventi. Troppi sono i nodi da sciogliere sul piano storiografico e, considerato il vuoto incolmabile della documentazione disponibile, soprattutto da parte italiana, molti interrogativi rimarranno senza risposta. A cominciare dal numero delle vittime della carneficina di Cefalonia che è ormai impossibile definire con precisione, perché non esiste più il Diario di guerra della Divisione, andato distrutto nel corso della battaglia. Ma altri nodi interpretativi rimangono insoluti. Quali erano 17

18 le motivazioni e gli obiettivi del comandante della divisione, il generale Gandin? Quale fu il ruolo dei giovani capitani che portarono la divisione a rifiutare l ordine di disarmo tedesco? Per quali ragioni i tedeschi non fecero prigionieri a Cefalonia, non solo tra gli ufficiali, ma anche tra i sottufficiali e soprattutto tra i soldati combattenti, trasformando la resa della divisione nella più terribile strage di militari italiani dopo l armistizio? Le testimonianze italiane contrastano spesso con quelle tedesche su tutti questi aspetti appena ricordati, ma vi sono contraddizioni e giudizi differenti anche tra quelle italiane, rilasciate in epoche diverse e da reduci che avevano avuto ruoli differenti nel settembre 1943 e nei due anni successivi, alcuni collaborando con la resistenza greca o lavorando più o meno liberamente per la Repubblica sociale di Mussolini, altri sottoposti al dominio tedesco in varie forme. Anche i familiari dei caduti hanno assunto spesso posizioni contrastanti nel tentativo di difendere la memoria dei loro congiunti o di cercare le responsabilità della loro morte, attivando iniziative giudiziarie contro alcuni dei protagonisti sopravvissuti. Per tutte queste ragioni la riflessione sul piano storico è tutt altro che conclusa. Questo lavoro non presenta certamente contributi originali o soluzioni inattese, ma cerca di rendere conto delle ricerche svolte fino a questo momento, evidenziando le differenti interpretazioni di storici e ricercatori e i contraddittori punti di vista dei protagonisti e dei testimoni di allora, italiani, tedeschi e greci. Ho cercato di distinguere fatti e giudizi condivisi da quelli su cui ancora oggi si sviluppa il confronto, presentando le di- 18

19 verse valutazioni con la massima precisione e correttezza che mi è stata possibile raggiungere. Ciò non significa che io sia equidistante tra le differenti posizioni. Il decennio trascorso dai primi studi mi ha spinto a sviluppare alcune intuizioni che allora erano solo accennate, o a cambiare, in qualche caso, opinione. L obiettivo che mi sono proposto è di presentare a un pubblico non specialistico l intera questione, a settant anni di distanza da quei drammatici eventi. La ricostruzione dei fatti di Cefalonia e di Corfù è solo una parte dello studio; mi è sembrato altrettanto importante ricollocare gli avvenimenti nel contesto più ampio, geografico e storico delle vicende belliche che hanno visto protagonisti, assieme ai nostri militari, gli alleati, i tedeschi, i greci; sono anche trattate le scelte del fascismo italiano che portarono all invasione della Grecia e le ragioni del collasso italiano seguìto all armistizio dell 8 settembre Credo che questo sia il solo modo per dare un senso ai racconti e alle memorie individuali sulle vicende della divisione Acqui. Sul piano editoriale ho deciso, proprio per la natura non specialistica di questo contributo, di non appesantire la trattazione con il ricorso a note e a indicazioni bibliografiche puntuali. Le diverse interpretazioni sono in ogni caso sempre rintracciabili attraverso l indicazione dell autore e del titolo dell opera eventualmente citata. Per lo stesso motivo sono stati eliminati acronimi e abbreviazioni, non sempre immediatamente comprensibili per chi non è addentro alle trattazioni storiche e militari. Il contesto storico degli eventi presentati è stato richiamato 19

20 ogni volta che lo si è ritenuto necessario, anche correndo il rischio di incorrere in qualche ripetizione. La maggiore novità di questo contributo è però nel secondo volume, dedicato alla presentazione della documentazione fotografica oggi disponibile sulla divisione Acqui dal 1940 e sui reparti presenti nelle Isole Ionie tra il 1941 e il Già a partire dal 2002 si era deciso di riordinare una parte del Fondo Apollonio, che l Associazione Nazionale Divisione Acqui aveva consegnato nel luglio 2001 all Ufficio storico dello Stato maggiore dell Esercito. Grazie alla cortese disponibilità del dirigente dell Ufficio storico, avevo dato il via a una prima classificazione dei materiali fotografici del Fondo, conservati allora in due scatoloni, in un grande disordine. La sistemazione provvisoria, che era propedeutica all archiviazione vera e propria, teneva conto in massima parte dei criteri di organizzazione già impostati dallo stesso generale Renzo Apollonio, e aveva l obiettivo di rendere fruibile l archivio fotografico, recuperandone, a meno di correzioni e integrazioni, le didascalie dattiloscritte originali. Il lavoro di archiviazione sarà successivamente ripreso e portato a compimento a cura dell Istituto storico autonomo dei militari italiani all estero di Arezzo. La parte più significativa, circa 300 fotografie, era stata registrata e archiviata in formato elettronico e messa a disposizione dell Ufficio storico e dell Associazione. A questo primo nucleo si sono aggiunti altri fondi, provenienti da archivi privati di reduci o familiari di militari italiani e da archivi pubblici tedeschi. Nuove ricerche potranno integrare ulteriormente i materiali qui presentati, ma si tratta già ora di una assai consistente do- 20

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