GIOVANNI PASCOLI Il primo poeta del Novecento o l ultimo dell Ottocento?

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2 GIOVANNI PASCOLI Il primo poeta del Novecento o l ultimo dell Ottocento? 1

3 Indice Premessa... pag. 3 La vita... pag. 4 Le opere... pag. 6 La visione del mondo... pag. 9 L ideologia politica... pag. 10 Ideologia e poetica in Pascoli... pag. 10 La poetica del fanciullino... pag. 11 I temi... pag. 12 Le innovazioni linguistiche e metriche... pag. 13 Giovanni Pascoli: Il primo poeta del Novecento o l ultimo dell Ottocento?... pag. 14 Pascoli e il suo tempo... pag. 17 Bibliografia... pag. 18 Note del Professore... pag. 18 2

4 Premessa Tra la fine dell Ottocento e il primo decennio del Novecento si impose all attenzione del pubblico Giovanni Pascoli, un originale e complessa figura di poeta, che il critico Gianfranco Contini definì rivoluzionario nella tradizione, ossia a mezza strada fra Ottocento e Novecento. La novità e la singolarità della poesia pascoliana interessò molto i critici contemporanei, che non riuscirono a trovare una formula per giudicare e definire l artista. Basti ricordare il dissenso di Croce che nel 1907, con un giudizio sostanzialmente negativo, lo definì un piccolo grande poeta, indicandolo come il poeta del frammento e dell idillio, felicissimo nel cogliere i particolari, ma privo di virtù sintetiche e costruttive. Oggi è possibile, considerando globalmente la sua multiforme attività e tenendo conto delle più recenti indagini critiche, ritenere quella di Pascoli una voce fra le più originali e valide del Decadentismo europeo e in generale della poesia moderna e riconoscerne l importanza nei rapporti con la vita spirituale dell Italia contemporanea e negli influssi esercitati sull esperienza poetica del Novecento. Per formulare un giudizio critico personale sulla possibilità di considerare Pascoli il primo poeta del Novecento o l ultimo dell Ottocento, è opportuno effettuare un excursus sulla sua vita, le sue opere e il suo pensiero. 3

5 La vita Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna nel 1855 e visse i suoi primi anni nella tenuta La Torre dei prìncipi Torlonia, di cui il padre era amministratore. San Mauro di Romagna: Casa natale di G. Pascoli Tenuta La Torre dei prìncipi Torlonia Frequentò con i fratelli il collegio degli Scolopi ad Urbino. L uccisione del padre in un agguato nel 1867 segnò l inizio di una serie di sventure che lasciarono il segno nell esistenza e nell opera del poeta. L anno successivo morirono anche la madre e la sorella Margherita e poi, a breve distanza l uno dall altro, i fratelli Luigi e Giacomo. Ruggero Pascoli con i figli Luigi, Giacomo e Giovanni 4

6 Compiuti gli studi liceali, Pascoli frequentò l università di Bologna, dove ebbe per maestro Carducci e per compagni Severino Ferrari, con il quale condivise numerose esperienze intellettuali, e Andrea Costa, leader dell anarchismo romagnolo. Sotto l influenza di quest ultimo, si iscrisse all Internazionale e, avendo partecipato ad una manifestazione anarchica, venne arrestato per alcuni mesi nel Abbandonata l attività politica, si laureò in Lettere e insegnò per alcuni anni nei licei di Matera, Massa e Livorno. La stabilità economica gli permise di chiamare a vivere con sé le due sorelle, Ida e Maria, e di dedicarsi con tranquillità alla poesia. Ma il matrimonio della sorella Ida rappresentò per Pascoli un nuovo fatto drammatico: la sorella, sposandosi, usciva dal nido, infrangendo l unità familiare ricomposta con difficoltà. Nel 1895 acquistò la casa di Castelvecchio in Garfagnana (Lucca), dove si trasferì con la sorella Maria, che rimase con lui tutta la vita. Castelvecchio di Barga in Garfagnana 5

7 G. Pascoli e la sorella Maria La sua fama di latinista gli fece ottenere vari incarichi e la docenza universitaria. Nel 1906 fu chiamato a succedere a Carducci nella cattedra di Letteratura italiana presso l università di Bologna. Morì nel Le opere Le opere di Pascoli furono in gran parte pubblicate durante la sua vita. Nel 1891 fu pubblicata la sua prima raccolta poetica, Myricae, (che fu successivamente ampliata e raggiunse un totale di 156 componimenti), il cui titolo, corrispondente all italiano tamerici, è ricavato da un verso della IV Bucolica di Virgilio, testo classico che canta la pace della vita agreste: «Arbusta iuvant humilesque myricae» - Giovano (cioè mi piacciono) gli arbusti e le umili tamerici ed è riportato da Pascoli come epigrafe in apertura del volume, proprio per sottolineare il carattere dominante della sua opera. Si tratta, infatti, di poesie per lo più giovanili in cui è ricercata la purezza e la semplicità delle piccole cose. Numerose sono le liriche che si 6

8 presentano come dei quadretti naturalistici, con impressioni campestri, caratterizzate da limpidità ed efficacia espressiva, ma all interno di questi rapporti con gli aspetti semplici e umili della campagna, si insinua anche una tendenza ad andare al di là della pura rappresentazione, per suggerire significati simbolici allusivi e inquietanti. Il mondo della campagna diventa una fonte di metafore, simboli e analogie, che disegnano una realtà naturale pervasa da un senso di mistero, inquietudine e angoscia. Frontespizio di Myricae, con dedica autografa all amico Alfredo Caselli Nel 1897 uscirono i Primi Poemetti, prevalentemente narrativi, i cui protagonisti sono personaggi del mondo contadino, rappresentati nelle varie fasi agricole stagionali. Viene cantata un Italia agraria e patriarcale, un paesaggio regionale, contadino, arcaico, minacciato dall avanzare della società capitalistica. Seguirono i Canti di Castelvecchio, che testimoniano una ricerca di novità linguistica. Rappresentano un momento della tranquillità del poeta nella casa di Castelvecchio e della sua vita con Mariù, la sorella Maria. I vecchi temi, quali dolore, morte, quiete agreste si intrecciano, in un ritmo spezzato, ad angosce ed interrogativi metafisici, dando luogo ad un profondo senso di smarrimento, di turbamento e di inquietudine. 7

9 Fontespizio dei Canti di Castelvecchio Nei Poemi conviviali, temi e personaggi del mondo classico vengono rievocati e ricondotti ad una misura tipicamente pascoliana. In quest opera la tendenza alla sperimentazione linguistica si carica di tutta la raffinatezza e preziosità che venivano al poeta dalla sua vasta conoscenza della cultura greca e latina. In Odi e inni, Nuovi Poemetti, Canzoni di re Enzio, Poemi italici e Poemi del Risorgimento, Pascoli affronta temi civili e storici. G. Pascoli, Poemi Italici, 1911 Ricordiamo anche il suo discorso tenuto a Barga nel 1911, pochi mesi prima di morire, in favore dell impresa coloniale in Libia, dal titolo La grande Proletaria si è mossa, in cui egli aderisce all ideologia dell Italia piccolo- borghese. 8

10 G. Pascoli, La grande Proletaria si è mossa, Zanichelli, Bologna 1911 Numerose furono le prose, raccolte prima in Miei pensieri di varia umanità e poi in Pensieri e discorsi. Sono da ricordare anche gli studi danteschi, Minerva oscura, Sotto il velame e La mirabile visione, molto discussi, ma interessanti per comprendere la personalità pascoliana. La visione del mondo La visione pascoliana del mondo rispecchia la crisi del Positivismo, poiché è permeata da una profonda sfiducia nella scienza come strumento di interpretazione della realtà. Il poeta avverte infatti il mistero che si dispiega al di là delle certezze razionali, senza che questa tensione verso una dimensione altra sfoci in una fede religiosa positiva o in un sistema concettuale alternativo: il mondo gli appare irrimediabilmente frantumato e i dati sensibili, che pure hanno un rilievo fortissimo nella sua poesia, non compongono un quadro logico e oggettivo della realtà, ma si caricano di valenze allusive e simboliche, rimandando a qualcosa di ignoto che è là di essi. al di 9

11 L ideologia politica In gioventù Pascoli subisce il fascino delle ideologie anarchico- socialiste, ma si allontana dalla militanza politica dopo l esperienza del carcere e dopo che il socialismo romagnolo si accosta all ideologia marxista della lotta di classe. Egli abbraccia allora una generica fede umanitaria, nutrita di morale evangelica, e non auspica più un cambiamento radicale dell assetto sociale, ma un utopica armonia tra le classi. Di fronte all affermazione di un capitalismo cinico e aggressivo, idealizza in particolare la classe dei piccoli proprietari terrieri, baluardo dei valori fondamentali quali la famiglia, la solidarietà, la laboriosità. Il socialismo umanitario di Pascoli spiega paradossalmente la deriva nazionalistica che caratterizza l ultima stagione della sua produzione. Egli avverte infatti il dramma degli italiani costretti ad emigrare dal proprio Paese e non esita a giustificare le conquiste coloniali che possano dare terra e lavoro ai diseredati. Ideologia e poetica in Pascoli 10

12 La poetica del fanciullino Una chiara e suggestiva esposizione della poetica pascoliana è contenuta in una prosa pubblicata nel 1897 sulla rivista Il Marzocco col titolo Il fanciullino e poi pubblicata nel 1903 in Miei pensieri di varia umanità. G. Pascoli, Miei pensieri di varia umanità, Muglia, Messina 1903 Secondo Pascoli in ognuno di noi c è un fanciullino che rimane tale anche dopo la fine dell infanzia e continua a guardare il mondo con lo stesso stupore, riuscendo a cogliere le impressioni meno avvertite e a contemplare con infantile freschezza il mistero della vita. È il fanciullino che dà il nome alle cose e quindi carica di valore simbolico la parola. Per Pascoli il poeta è colui che è capace di ascoltare e dar voce alla sensibilità infantile, al fanciullo che ciascun uomo continua a portare dentro di sé diventando adulto. La poesia non si inventa, ma si scopre, perché si trova nelle cose stesse; in esse bisogna saper vedere il particolare poetico e questo lo può fare solo chi le guarda con occhi ingenui, come se le vedesse per la prima volta. Dunque il poeta deve liberarsi di ogni sovrastruttura culturale e riportarsi alla condizione di semplicità e immediatezza fanciullesca, per potere scoprire la poeticità nelle piccole cose della natura e in tutti gli aspetti della realtà. La poesia non ha carattere di razionalità, ma è spontanea e intuitiva, proprio come la concezione del mondo che ci si forma nell infanzia. In tal modo, senza proporsi direttamente scopi morali e umanitari, porta ad 11

13 abolire l odio, a sentirsi tutti fratelli e ad accontentarsi di poco, come accade ai fanciulli. I temi Il motivo dell infanzia caratterizza tutta la visione della realtà di Pascoli. Gran parte della sua poesia ruota intorno al simbolismo del nido. Pascoli, durante l infanzia, ha assistito alla dispersione del proprio nido familiare in seguito all uccisione del padre e alla morte della madre e di alcuni fratelli, e tutta la sua esistenza è stata pervasa da un costante desiderio: ricomporre il nucleo familiare disperso, tornare a vivere in un universo chiuso e protetto, da cui guardare e cantare il mistero della realtà e il destino umano, riscaldato dagli affetti dei congiunti e isolato dal mondo esterno che è dominato dal male. Il nido è un rifugio che costituisce una regressione all infanzia, al nucleo ristretto della famiglia, alla natura, cioè alla campagna contrapposta alla città e alla storia. Come ha indicato Bàrberi Squarotti, esso compendia perfettamente l idea pascoliana della famiglia, dei suoi legami oscuri e viscerali, che inglobano l individuo e lo proteggono dal mondo esterno pieno di insidie, escludendolo dalla vita sociale e vincolandolo solo ad una fedeltà ossessiva ai morti. Il tema del nido, infatti, può contribuire anche a spiegare come mai, nell opera pascoliana, rivesta un ruolo centrale la poesia funebre e siano frequenti i colloqui con i propri morti. Pascoli immagina di dialogare con la madre e con i fratelli scomparsi e questo dialogo permette di riallacciare con loro un discorso interrotto, di ricomporre un legame che è stato spezzato, di ricostruire attraverso la poesia, il nido familiare distrutto. Molti oggetti presenti nella poesia pascoliana rimandano al tema del nido e assumono quindi un valore simbolico. Sono numerosi i riferimenti agli 12

14 uccelli e al loro nido, che è simbolo di un universo chiuso e protetto dall esterno, come si evidenzia, per esempio, nella poesia X agosto. Le innovazioni linguistiche e metriche Influenzato dallo sperimentalismo dei simbolisti francesi, il linguaggio poetico di Pascoli appare fortemente innovativo. Usa simboli e analogie: il simbolo nasconde il mistero delle cose, della realtà, che soltanto il poeta riesce a cogliere e lo rivela mediante l analogia, cioè quel procedimento attraverso il quale elementi diversi tra loro vengono accostati per somiglianza o affinità, mediante un linguaggio che abbandona i tradizionali schemi sintattici, metrici e retorici. Usa anche la sinestesia, che accosta termini riguardanti sfere sensoriali diverse. Una delle caratteristiche di questo linguaggio è quella di mescolare termini aulici, illustri, letterari, con voci semplici, umili, tipiche della vita quotidiana. Frequente è il ricorso a onomatopee, cioè a parole che riproducono o suggeriscono suoni e rumori naturali. Questo è stato definito da Gianfranco Contini «linguaggio pregrammaticale». Si tratta, infatti, di suoni che non sono classificabili in base alle leggi grammaticali: il «don don» delle campane o il «gre gre» delle rane in La mia sera; il «chiù chiù» dell assiuolo. Le onomatopee svolgono nella poesia una funzione musicale e, nello stesso tempo, simbolica (si parla infatti di fonosimbolismo ): non solo intendono riprodurre un suono della natura e contribuiscono a dare un ritmo musicale al testo poetico, ma si caricano anche di valore simbolico, rimandando a realtà estranee all uomo, accrescendo il senso del mistero che ci circonda e richiamando momenti della vita passata. Evidente è la predilezione pascoliana per i termini tecnici, propri della botanica, dell ornitologia, voci caratteristiche di un ambiente ben preciso o di un determinato momento 13

15 storico. Nei Canti di Castelvecchio, per esempio, sono numerose le voci tipiche della Garfagnana. Da un punto di vista metrico, il periodare si presenta continuamente interrotto, singhiozzante, il verso è franto e questo è reso possibile dal ricorso a continue interruzioni provocate dalla punteggiatura, a frequenti punti di sospensione o all introduzione di frasi tra parentesi che interrompono il filo principale del discorso. La metrica tradizionale è forzata, perché non è più adatta a contenere i pensieri del poeta e spesso un enunciato non si conclude con la fine di un verso, ma prosegue in quello successivo, facendo ricorso all enjambement. Pascoli sperimenta nuovi ritmi, piegando così la metrica in direzioni del tutto inedite. Giovanni Pascoli, il primo poeta del Novecento o l ultimo dell Ottocento? Diversi sono stati gli interventi critici su questo quesito e gli studiosi si sono schierati a favore ora dell una ora dell altra ipotesi. Qui di seguito vengono riportate a tal proposito alcune opinioni: (1) In un saggio letterario lo scrittore Pier Paolo Pasolini sottolinea le novità del linguaggio poetico pascoliano che, pur sospeso fra tradizione e sperimentalismo, sarà destinato a influenzare in vari modi lo svolgimento di gran parte della lirica del Novecento. 14

16 15 (2)

17 (3) (4) (5) 16

18 E per concludere.. A questo punto Pascoli può essere definito il primo poeta del Novecento o l ultimo dell Ottocento? A tutti i lettori l ardua sentenza! Pascoli e il suo tempo 17

19 Bibliografia - Baldi G., Giusso S., Razetti M., Zaccaria G., La letteratura La Scapigliatura, il Verismo e il Decadentismo, vol. 5, Ed. Paravia. - Calitti F., La vita dei testi Dal Naturalismo al Decadentismo, vol. 3, tomo 1, Ed. Zanichelli. - Fedi R., Francini M., Masi G., Capecchi G., Dieci secoli di letteratura Realismo, Simbolismo, Avanguardie, vol. 3 A, Ed. Mursia. - Luperini R., Cataldi P., Marchiani L., Marchese F., La scrittura e l interpretazione Dal liberalismo all imperialismo: Naturalismo e Simbolismo ( ), vol. 3, tomo 1, Ed. G. B. Palumbo. - Panebianco B., Pisoni C., Reggiani L., Testi e scenari L età del Naturalismo e del Decadentismo, vol. 5, Ed. Zanichelli. - Salinari C., Ricci C., Storia della letteratura italiana, vol. 3, tomo 2, Ed. Laterza. Note del professore Questo Book sulla figura di Pascoli nasce dal proposito di fornire ai discenti le chiavi interpretative indispensabili per comprendere appieno l autore e il suo pensiero e per effettuare una consapevole rielaborazione critica personale. Ringrazio pertanto tutta la classe V A per il lavoro puntuale, preciso ed efficace che ha accuratamente svolto 18

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