RELAZIONE AGRONOMICO - VEGETAZIONALE

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1 PROGETTO DI RICOSTITUZIONE NATURALISTICA E MITIGAZIONE DEL RISCHIO DI DESERTIFICAZIONE DI UN AREA DI CONTRADA PANCALI ATTREVERSO IL RIPRISTINO DELLA VEGETAZIONE DEGRADATA. RELAZIONE AGRONOMICO - VEGETAZIONALE

2 PREMESSA Finalità del presente lavoro è la ricostituzione naturalistica, al fine di mitigare il rischio di erosione, di porzione di terreno ricadente nel comune di Carlentini (provincia di Siracusa), contrada Pancali, in catasto al foglio 38 con le p.lle ed al foglio 39 con la p.lla 8, per una superfice totale di ha Tale comprensorio trovasi nella porzione settentrionale dell Altopiano Ibleo. Qui la morfologia è molto acclive, si va dai 230 ai 330 metri s.l.m., l esposizione è Est Nord/ Est, alle pendici del Monte Pancali (m. 485 s.l.m.). Il sito è raggiungibile percorrendo la strada provinciale n. 9 Carlentini Sortino, dista dall abitato carleontino circa 2 Km.

3 Esso si struttura nelle seguenti parti: Elenco floristico vegetazionale; Studio floristico vegetazionale; Studio di ricostituzione naturalistica, indicazione sul recupero vegetazionale e stima della densità arborea; Studio ed analisi pedologica comprensiva di indagini per lo spessore di suolo. ELENCO FLORISTICO VEGETAZIONALE Le caratteristiche litologiche, i fattori della pedogenesi, le condizioni climatiche, la posizione geografica ed i fattori antropici, sono sinteticamente i fattori che in un territorio determinano i processi di aggregazione che concorrono alla formazione delle cenosi vegetali che botanicamente caratterizzano un ambiente naturale. Ovviamente la vegetazione naturale del territorio di Carlentini risulta costituita da diversi elementi caratteristici della flora mediterranea. Porzioni di essa sono riscontrabili nel territorio, lungo le scarpate e i fondovalle dei corsi d acqua, lungo le cosiddette cave, il più delle volte ricoprono aree più o meno rocciose ed impervie. Di sovente la si ritrova in aree non utilizzabili per scopi prettamente agricoli a causa della natura e della morfologia del suolo oppure in aree non più oggetto di coltivazione. Le specie riscontrate sull appezzamento di contrada Pancali oggetto del presente lavoro, suddivise per tipologia vegetale, sono le seguenti: Alberi: Olea europaea subsp. sylvestris, Ceratonia siliqua. Arbusti: Rubus ulmifolius. Erbe: Hyparrhenia hirta, Ampelodesmos mauritanicus, Asparagus albus, Asphodelus microcarpus, Asparagus acutifolius, Leontodon tuberosum, Tarassacum spp., Cichorium intybus. Gli esemplari arborei, sono comunque scarsamente rappresentati. Essi sono confinati nelle porzioni più acclivi dell appezzamento (in scarpate). Ai piedi di alcune di queste sono presenti

4 delle formazioni arbustive (rovi), esse occupano una superficie stimata in circa 1 ha. Le erbe spontanee ricoprono interamente il terreno, ove la loro crescita non è impedita dalle rocce affioranti. STUDIO FLORISTICO VEGETAZIONALE Relativamente al contesto in cui si opera l intervento di ricostituzione non può prescindere dall adozione di provvedimenti di stabilizzazione e copertura vegetale del terreno e delle scarpate e, ove necessario, di regimentazione delle acque per prevenire i fenomeni erosivi, utilizzando le tecniche di ingegneria naturalistica. L intervento proposto dovrà essere in sintonia con il modello di classificazione delle superfici forestali che definisce le unità floristico fisionomico ecologico selvicolturali, ovvero con il cosidetto Tipo forestale. Ciò permetterà di proporre per poi utilizzare interventi selvicolturali già collaudati. Oltre che meglio definire le peculiarità stazionali ed orientare gli interventi proposti nel rispetto delle cenosi vegetali. Prima però è necessario provvedere a ben definire l area in oggetto che, secondo la fitosociologia, è tipica dell Oleo-Quercetum virgilianae. Questa comprende varie formazioni a macchia, formate da arbusti ed alberelli sempreverdi a foglia rigida e spessa, perfettamente adattate alle lunghe estati siccitose (la piovosità media annua non sale in genere al di sopra dei 500 mm. di pioggia, concentrata da ottobre ad aprile). Tra le specie ricorrenti si possono citare oltre Quercus virgilianae cui spesso si associano Quercus amplifolia e Q. ilex, l oleastro (Olea europea var. sylvestris), il carrubo (Ceratonia siliqua), la fillirea (Fillirea sp. pl.), il timo (Tymus capitatus), il rosmarino (Rosmarinus officinalis), alcuni ginepri (Juniperus phoenicea, J. Macrocarpa), il mirto (Myrtus communis), il corbezzolo (Arbutus unedo), il citiso (Cytisus sp. pl.), l alaterno (Rhamnus alaternus), il bupleuro (Bupleurum fruticosum). Questa classificazione rappresenterebbe per la nostra area la fase di climax, nella fattispecie si tratterebbe di climax fisiografico. Tale condizione è propria di taluni popolamenti vegetali ubicati solo a pochi chilometri dall area da ricostruire. Propendere a questo grado di maturità della cenosi vegetazionale è obiettivo del presente lavoro. Tuttavia è opportuno prima descrivere i fattori che più di tutti hanno contribuito ad innescare una successione regressiva, al fine di limitarli, contenerli, solo allora si potrà passare ad una successione progressiva secondaria che permetterebbe di gettare le basi per una successiva fase di climax. Fattori antropici come il

5 pascolamento non turnato di ovi-caprini e bovini, ed incendi (spesso di matrice dolosa) hanno sensibilmente contribuito al degrado di questo versante degli iblei. La predisposizione di idonea recinzione e una adeguata vigilanza dell area consentiranno di tener lontano i malintenzionati oltre che le greggi e le mandrie abusive. Solo allora sarà possibile avviare una serie di azioni, che innescherebbero la sopradetta successione progressiva secondaria. Prima di descrivere tutte le fasi preliminari alla messa a dimora di specie vegetali si provvede a descrivere il Tipo Forestale che si è scelto di adottare, in qualche modo emulare, per orientare la cenosi vegetazionale, in accordo con un recente lavoro della Regione Sicilia Ispettorato Regionale delle Foreste Progetto cofinanziato dal POR Sicilia Misura 1.09 Azione D (SIF Servizio Informativo Forestale della Regione Sicilia). Tipo Forestale : Pineta di pino d Aleppo della Sicilia Sud-orientale Occupa versanti a varia pendenza della zona costiera. Il Tipo preferisce stazioni xerofile e calcifile. E localizzato a quote variabili fra il livello del mare e 300 m, in genere su versanti caldi. Sovente in associazione a Pistacio lentisci-pinetum halepensis (all. Oleo sylvestris-ceratonion siliquae). Tale Tipo si trova esclusivamente nel settore Sud-orientale dell Isola (province di Ragusa e Siracusa), in popolamenti a predominanza di pino d Aleppo, il governo è in fustaie in genere pure e di varia densità, situati in ambito termomediterraneo nella parte costiera Sud-orientale dell isola; cenosi xerofile, da mesoneutrofile a calcifile pur rilevando variabilità locali, esse sono poco significative ai fini del Tipo. Possiede uno strato arbustivo e suffruticoso sovente denso, costituito da elementi della macchia e della gariga mediterranea; ben rappresentate alcune specie graminoidi, con rarità di altre specie prettamente erbacee. Questi popolamenti sono considerabili come delle cenosi pioniere, la cui evoluzione naturale verso la Lecceta appare nella maggioranza dei casi molto lenta o problematica (popolamenti paraclimatici); il ruolo pioniero e colonizzatore di spazi vuoti del pino è agevolato da una certa ricorrenza degli incendi e dalla presenza di suolo scoperto dalla vegetazione arbustiva della macchia mediterranea. Specie numero Pino d'aleppo (origine artificiale) 95% Leccio 5%

6 STRATO ARBOREO: Pinus halepensis, Olea europaea subsp. sylvestris, Quercus ilex, Ceratonia siliqua. STRATO ARBUSTIVO: Pistacia lentiscus, Rosmarinus officinalis, Erica multiflora, Rhamnus alaternus, Myrtus communis, Phillyrea angustifolia, Calicotome infesta, Ephedra fragilis. STRATO ERBACEO: Hyparrhenia hirta, Ampelodesmos mauritanicus, Thymus capitatus, Globularia alypum, Asparagus albus, Asphodelus microcarpus, Cistus creticus, Cistus monspeliensis, Smilax aspera, Teucrium fruticans, Thymelea hirsuta, Asparagus acutifolius, Carex halleriana, Leontodon tuberosum. Tale tipo supporta una densità arborea stimata in n. 667 piante su ettaro. Altri sono tuttavia i Tipi Forestali in equilibrio nelle più immediate adiacenze della stazione oggetto d intervento. E il caso della Sughereta su vulcaniti degli Iblei. Sono popolamenti a predominanza di sughera, in genere a fustaia rada, talora con subordinata presenza di roverella o olivastro, presenti sulle vulcaniti degli Iblei settentrionali; sono cenosi xerofile poste in stazioni con debole pendenza. Se ne tralascia ulteriore descrizione poiché, in questa fase, certamente non idonea a orientare il recupero della nostra stazione. Stessa sorte per altro Tipo Forestale prossimo al nostro appezzamento. E il caso del Querceto termofilo di roverella. Tipico di stazioni a debole pendenza di medi e bassi versanti in ambiti collinari e costieri, è indifferente alle esposizioni, si trova a quote variabili tra 50 e 750, spesso su substrati silicatici con associazioni Mespilo-Quercetum virgilianae (Iblei), talvolta con olivastro. I querceti a dominanza di Quercus virgiliana, specie decidua, termo-xerofila spesso confusa con Q. pubescens s.l. (Brullo et al.,1999a), sono ampiamente distribuiti in tutta la Sicilia. Nel territorio ibleo in passato erano probabilmente la formazione forestale più diffusa e occupavano gran parte dell altopiano e delle stazioni pianeggianti; attualmente si rinvengono su limitate superfici, soprattutto all interno di demani pubblici. Frequentemente residui di questi querceti formano filari tra i coltivi. Interessante rilevare che ad Est dell area oggetto di studio, in prossimità di una sorgente naturale, in contrada Chiusa Celsi, si riscontra una piccola area boscata con esemplari di roverella, in ottimo stato vegetativo e fitosanitario, anche grazie all acqua che sgorga dalla sorgente e, naturalmente, soddisfa le esigenze idriche delle piante nel periodo estivo.

7 STUDIO DI RICOSTITUZIONE NATURALISTICA, INDICAZIONE SUL RECUPERO VEGETAZIONALE E STIMA DELLA DENSITÀ ARBOREA La ricostituzione naturalistica della stazione di contrada Pancali, prevede il seguente intervento: messa a dimora di n esemplari di diverse specie arbustive, su una superficie utile di ha Le specie arbustive da utilizzare sono le seguenti: 1. Myrthus spp. Mirto 2. Teucrium spp. Camedrio 3. Arbutus spp. Corbezzolo 4. Cytisus spp. Ginestra 5. Phillirea angustifolia Ilatro sottile 6. Chamaerops humilis Palma nana 7. Rosmarinus officinalis Rosmarino 8. Pistacia lentiscus Lentisco 9. Medicago spp. Medicago 10. Tamarix spp. Tamerice 11. Vitex agnus castus Agnocasto 12. Atriplex spp. Atriplice 13. Cistus spp. Cisto 14. Crataegus monogyna Biancospino Si descrivono i caratteri morfologici delle singole specie da utilizzare:

8 Si è deciso inoltre di distribuire queste specie (n. 14) su 9 parcelle (ciascuna di mq ) della SAU, pertanto si creeranno 9 aree di vegetazione uniforme, ogni parcella sarà interessata da un totale di 890 piantine di arbusti e piante forestali. Gli arbusti sono poste alla distanza di mt. 3 in quadro per un numero di 723 per ogni parcella, al fine di garantirne eventuali specifiche esigenze colturali (almeno nei primi anni dalla messa a dimora). Ciò garantirà una netta, facile, individuazione delle stesse da parte degli eventuali visitatori, ben assolvendo anche ad una fruizione didattica del sito. Nelle parcelle elementari, costituite da singole specie arbustive, saranno intercalate alcuni esemplari di conifere (Pinus halepensis) e latifoglie (Quercus virgilianae). Si descrivono i caratteri morfologici delle singole specie da utilizzare:

9 Gli esemplari arborei saranno in miscuglio tra loro, in numero di 167 piantine forestali di cui 100 appartenenti alla famiglia delle conifere e 67 alle latifoglie per ogni parcella per un totale di n piante distribuite omogeneamente su una SAU stimata in Ha Si descrivono adesso le operazioni occorrenti per la messa a dimora dei vegetali: Squadratura del terreno: con questa operazione, si fissano sul terreno i punti dove metter a dimora i vegetali, secondo le curve di livello si disporranno (ove possibile) i vegetali ad una distanza di metri 3 sulla fila e tra le file (in questo caso corrispondenti alle curve di livello). Scavo buca e concimazione di fondo: si formeranno buche dalla profondità media di 25 cm, si disporrà tanto sul fondo della buca, quanto sopra la terra smossa del concime organico compostato. Messa a dimora: avendo cura di assegnare ad ogni parcella elementare la specie arbustiva stabilita, alla rincalzatura del terreno seguirà una adeguata irrigazione per garantire la corretta adesione della terra al pane di terra del vaso. Solo per le essenze arboree si utilizzeranno delle protezioni singole per metterle al riparo dalla fauna selvatica, si utilizzeranno anche dei paletti tutori che ne garantiranno l esatta individuazione necessaria nelle operazioni di rinettatura dalle erbe infestanti. Si è accennato alla necessità di provvedere ad irrigare i vegetali nella fase di piantumazione delle stesse. Per far ciò si disporrà, nelle fasi immediatamente precedenti all impianto, alla predisposizione di una rete irrigua per garantire delle irrigazioni di soccorso per le piantine, almeno fin quando l attecchimento non sarà garantito (primi due anni in situ). Si disporrà una presa d acqua sulla tubazione che scende dal serbatoio comunale che attraversa l appezzamento, questa alimenterà quattro vasche in materiale plastico dalla capacità di mila litri ciascuna, messe a monte dell appezzamento in modo da poter utilizzare l acqua per

10 caduta vista la pendenza del terreno. Da queste si dipartirà una rete irrigua, con una tubazione di testata in PE da diametro 63 PN 6, disposta lungo una curva di livello, e tre derivazione perpendicolari alle curve di livello con tubi in PE da diametro 40 PN 6. Lungo queste tre derivazioni, a distanze prefissate (ogni 25 mt), si disporranno delle bocchette che alimenteranno dei tubi mobili che, gestiti da un operatore, raggiungeranno ogni piantina messa a dimora, garantendone l irrigazione. La quantità di acqua da 5 a 10 litri utilizzata per pianta per ogni irrigazione, otteniamo un totale di circa mila litri ad irrigazione, avendo 4 vasche di mila litri ciascuno, sono necessari 13 vasche per ogni irrigazione che viene effettuata per caduta. Con questa rete irrigua si potrà garantire delle irrigazioni di soccorso per le piantine, almeno fin quando l attecchimento non sarà garantito, ed inoltre dal punto di vista paesaggistico non si vedranno le ali gocciolanti, che in un primo momento si era pensato di mettere. I particolari descrittivi dell opera sono contenuti negli allegati progettuali. STUDIO ED ANALISI PEDOLOGICA Trattasi di terreno autoctono perciò evoluto in loco. La roccia madre, dalla cui degradazione si è originato, è geologicamente definita come vulcanitico - tufitica.

11 Tra i fattori pedogenetici ricorrenti, in questa stazione hanno assunto una valenza significativa soltanto le successioni dei cicli termo-pluviometrici. L altimetria della stazione è prossima a 300 m. s.l.m., il clima è quello mediterraneo con piovosità media di 500 mm. di pioggia, concentrata nel periodo autunno vernino. La giacitura è acclive,

12 l orientamento è Est/ Nord-Est. Lo scheletro è presente, con presenza di massi inerti di natura basaltica dal diametro variabile (fino a più di 1 mt).

13 Questi ultimi, in virtù della natura acclive del terreno, rappresentano un effettivo pericolo in caso anche di lieve smottamento di terreno. Con la metodologia proposta dalla Regione Siciliana Assessorato Agricoltura e Foreste, nell ambito del PSR 2007/2013, si è prelevato un campione di terreno (figlio pertanto di subcampioni prelevati in più punti dell appezzamento) e si sono indagati i principali parametri fisicochimici, grazie al supporto di laboratorio accreditato. Al momento della stesura della presente, il laboratorio ha fornito unicamente i seguenti parametri: ph 7.2 Limo 11.0 Argilla 6.0 Sabbia 83.0 Da sondaggi effettuati, lo spessore, come lecito attendersi, risulta variabile da alcuni centimetri (sempre intorno a 25) ad almeno 1 mt. In sintesi, si è in presenza di substrato a reazione neutra; il terreno è da annoverare tra quelli sciolti, ricchi di scheletro, poco profondi e poco fertili. Un minimo di capacità di campo è da attribuire alla presenza di colloidi organici originati dalla degradazione dei vegetali spontanei e

14 dalle deiezioni degli animali al pascolo. Si è comunque in presenza di terreno povero in nutrienti, sciolto, che si presta tuttavia alla gestione naturalistica proposta in virtù dell assenza di ristagni idrici e dell assenza di fenomeni gelivi. CONCLUSIONI Il recupero dell appezzamento di terreno di contrada Pancali dalla degradazione imposta dal pascolo abusivo ed indiscriminato, dai ricorrenti incendi dolosi, passa per un corretto orientamento naturalistico dello stesso. Interventi di natura idraulico forestale, nel presente lavoro appena accennati, e piantumazione di essenze arbustive autoctone ne costituiscono l essenza. Dall esame della stazione se ne deduce che l attecchimento delle essenze vegetali proposte è conditio sine qua non per il completo consolidamento delle pendici e per la loro stabilizzazione. La difesa dai processi di desertificazione passa pertanto da una serie coordinata di azioni aventi tutte per finalità il ripristino di una copertura vegetale sulle pendici degradate di monte Pancali. Carlentini, Il Tecnico Dr. Agr. Sebastiano Gentile

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