FEDERAZIONE ITALIANA METALMECCANICI CISL
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- Beatrice Parente
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1 FEDERAZIONE ITALIANA METALMECCANICI CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori EMF - European Metalworkers Federation IMF - International Metalworkers Federation Gianni Alioti "L'industria della difesa in Europa tra ristrutturazione ed anticipazione dei cambiamenti" (sintesi della relazione al convegno Una politica industriale per il lavoro, la pace e l ambiente Roma, 13 novembre 2008) Definizione d'industria della difesa in Europa. Il settore della difesa negli Stati membri dell'ue non è un comparto industriale definito chiaramente. Le produzioni delle aziende del settore sono chiamate nella letteratura specialistica "sistemi d'arma", "prodotti per la difesa", "equipaggiamenti militari", "armamenti" o "beni duali". Il termine "dual-use" indica che il settore della difesa confina con altri settori (aeronautica civile, veicoli industriali, costruzioni navali, elettronica, ICT ecc.). Molte aziende del settore operano nei principali livelli della catena del valore, classificabili secondo lo schema seguente: - Prime contractors (sistemi integrati e produzione sistemi d'arma): nell'ue ci sono Grandi Gruppi (principalmente campioni nazionali) specializzati nella produzione militare. Esempi tipici sono BAE Systems (UK), EADS (Francia e Germania, con la direzione in Olanda), Thales (Francia), Saab (Svezia), Finmeccanica (Italia), Nexter (ex-giat in Francia), Krauss-Maffei Wegmann (Germania), Thyssen Krupp (Germania), Fincantieri (Italia) e DCNS (Francia), MBDA (Francia, Germania, Italia, UK). - Sub-fornitori di 1 livello: (produzione di sistemi specialistici, per esempio nell'elettronica, sotto-sistemi o principali componenti): queste aziende spesso si avvalgono a loro volta di sub-fornitori o operano in consorzio con i prime contractor. Esempi di queste aziende sono Rolls Royce (UK), Groupe Safran (Francia), MTU (Germania), Indra (Spagna) ecc. - Sub-fornitori di 2 livello: (produzione di componenti e servizi: equipaggiamenti elettrici e elettronici, ingegneria meccanica, lavorazioni metalli, stampi ecc. insieme a diversi servizi. Abitualmente piccole e medie imprese (PMI) o aziende controllate dai maggiori produttori per la difesa (prime contractors o sub-fornitori di 1 livello). Queste imprese spesso producono beni e servizi dual-use. Non sempre sono produttori inclusi nel settore difesa poiché operano ai suoi margini. - Sub-fornitori di 3 livello: (fornitori di merci e servizi generali). Questo livello include anche tutti i provider dei servizi di infrastruttura economica generale (logistica e trasporti, comunicazioni, formazione esterna ecc.). A questo livello della catena del valore incontriamo numerose piccole e medie imprese che forniscono prodotti duali ai prime contractor o subfornitori. Nelle statistiche dell'industria della difesa nell'ue o nella lista delle aziende del settore difesa queste imprese non sono incluse perché operano principalmente ai margini del settore e spesso la loro attività non è propriamente militare.
2 In Europa nel settore industriale militare tra il 1993 e il 2003 sono stati cancellati 750 mila posti di lavoro (da un milione e 522 mila a 772 mila).
3 La riduzione percentuale del numero di occupati dal 1993 al 2003, nell'industria della difesa, oscilla intorno al 30 per cento della Francia e Svezia, a circa il 50 per cento di Germania, Italia e Regno Unito, al 60 per cento di Polonia e Spagna fino a quasi il 70 per cento della Bulgaria (per limitarci ai 7 paesi principali. Se consideriamo esclusivamente le aziende aerospaziali e della difesa associate all'ads, cioè i settori che comprendono specificatamente l'industria produttrice di piattaforme, sistemi e componenti d'arma, la dimensione occupazionale è inferiore al grafico analizzato in precedenza.
4 Andamento fatturato e occupazione nell'industria a produzione militare Mentre il fatturato dell'industria aeronautica in Europa è cresciuto del 4,4 per cento nel 2007 l'occupazione totale (militare + civile) è diminuita dell'1,5 per cento. Qualunque sia il perimetro delle aziende considerate nasce spontanea una domanda. Com è stato possibile un calo così ampio degli occupati se, dopo una flessione delle spese militari all inizio degli anni 90, dal 1996 i budget per la Difesa sono aumentati? Ciò dipende da tre diversi fattori: - la crescita costante del fatturato per addetto (competitiveness); - il disarmo strutturale, ovvero la crescita geometrica dei costi unitari per sistema d arma; - i processi di fusione, ristrutturazione e innovazione tecnologica su scala europea e globale.
5 Il disarmo strutturale è un fenomeno indotto sia dall innovazione tecnologica incorporata nei nuovi sistemi d arma (dai nuovi materiali alla microelettronica) e nei processi di produzione (automazione integrata e flessibile); sia dal consistente aumento dei costi di ricerca, sviluppo e fabbricazione. Le conseguenze sono un considerevole aumento dei costi unitari per sistema d arma, che comporta una diminuzione, a parità di spesa, del quantitativo di mezzi acquistabile dalle FF.AA. Ciò determina una progressiva contrazione dei volumi produttivi (non del valore e/o del potenziale distruttivo) e un'ulteriore sovra capacità dell industria militare. Il terzo fattore è il processo di concentrazione e razionalizzazione del settore. In Europa questo processo è, però, ancora incompleto e in alcuni comparti registra notevoli ritardi. Basti pensare che in questi anni sono stati sviluppati, industrializzati e prodotti quattro diversi carri armati (in Francia, in Germania, in Italia, in UK); 24 diversi programmi di veicoli blindati armati e tre diversi caccia con caratteristiche simili (il Rafale francese, il Gripen svedese e l Eurofighter Typhoon coprodotto da diversi paesi europei tra cui l Italia). In Europa, pertanto, permangono notevoli duplicazioni di capacità produttive (fabbriche che producono le stesse cose) e duplicazioni di programmi di sistemi d arma simili, con evidente spreco di risorse e aumento dei costi. Pertanto l'industria della difesa in Europa è di fronte a profondi cambiamenti. La riorganizzazione a livello europeo, nazionale e locale del settore è inevitabile, ma molteplici strade possono essere ancora intraprese per questa riorganizzazione e diversi scenari futuri sono possibili. In tutti i casi l'anticipazione è essenziale per minimizzare gli impatti negativi del cambiamento, in particolare nella sfera sociale. La ristrutturazione comporta rischi le cui conseguenze sono particolarmente minacciose per le persone, le regioni e le aziende coinvolte. Ciò può creare resistenza al cambiamento. Pertanto l'imminente ristrutturazione deve essere anticipata e monitorata, in modo da evitare impatti negativi che possono comportare crisi aziendali e chiusure di siti produttivi.
6 Il 5 dicembre 2007 la CE ha approvato un pacchetto di misure nel campo della Difesa, tra cui la proposta di due direttive comunitarie: una sugli appalti pubblici nel settore, l altra sullo scambio intracomunitario di prodotti militari. Le stesse Forze Armate chiedono una maggiore coerenza e razionalizzazione delle attività industriali in Europa, in un ottica di specializzazione produttiva e standardizzazione di parti, sistemi e piattaforme. Queste scelte, oltre ad aprire problemi di trasparenza e controllo dell esportazione di armi sul piano europeo, stresseranno l attuale struttura dell industria militare, le cui criticità possono essere riassunte in cinque punti: 1. duplicazione degli sforzi nella ricerca-sviluppo e industrializzazione 2. esistenza di una sovraccapacità produttiva 3. produzione parallela di sistemi d arma simili, con il risultato di ostacolare la standardizzazione degli equipaggiamenti militari e di moltiplicare i costi 4. inadeguatezza delle scelte nazionali 5. inefficienza e crescita dei costi risultante da una limitata competizione. Tutti gli studi e analisi del settore convergono nel prevedere nel prossimo futuro una nuova riduzione degli occupati pari al 30 per cento, per effetto sia di acquisizioni e fusioni, sia di razionalizzazioni impiantistiche, tecnologiche, di prodotto-mercato, ma anche di delocalizzazioni produttive in paesi low-cost. I differenti scenari politici 1 distribuiranno solo diversamente nel tempo (da 3 a 10 anni) le perdite occupazionali, diluendone l impatto ma non il risultato finale. Da questo grafico si evidenzia come solo con un'anticipazione e gestione dei cambiamenti, in presenza di un unico mercato europeo della difesa, si recuperano una parte delle perdite occupazionali limitando il saldo negativo finale intorno al 15 per cento. Per contro la situazione peggiore nel medio e lungo periodo è la continuità di strategie nazionali sulla difesa e l'assenza di qualsiasi politica di anticipazione dei cambiamenti (saldo negativo del 50 per cento). 1 Scenari possibili: 1. Completa liberalizzazione del mercato e internazionalizzazione dell industria militare, con un ruolo crescente delle imprese Usa; 2. Mercato Unico Europeo dei prodotti della Difesa ed europeizzazione dell industria militare; 3. Continuità di politiche prevalentemente nazionali; 4. Un mix degli scenari precedenti.
7 Anticipare i cambiamenti non può, però, significare nella visione delle imprese e dei Governi l'avvio di procedure di riduzione dell'occupazione senza che ci siano misure adeguate per gestire le conseguenze sociali della ristrutturazione del settore. Per anticipare i cambiamenti e tutelare adeguatamente i lavoratori coinvolti abbiamo bisogno - come sindacati - sia di misure di sostegno alla riqualificazione professionale, all accompagnamento verso la pensione, al trasferimento di skill e competenze in altri campi di attività; sia di misure per la reindustrializzazione di quei territori ad alta incidenza d industria militare, favorendo un approccio territoriale alla diversificazione e riconversione nel civile. In questo senso va lanciato a livello europeo un nuovo programma Konver, accompagnato da iniziative legislative nelle regioni direttamente interessate, che risponda a esigenze d innovazione, conversione e diversificazione nel civile dell industria militare, dettate - più che da ragioni di declino del settore come all inizio degli anni 90 - da processi di riorganizzazione, concentrazione, internazionalizzazione, oltre che di responsabilità sociale e comportamento etico delle imprese. Quanto si sta avviando dalla Regione Lazio si muove già in questa direzione e rappresenta, pertanto, un valido contributo da portare come esempio, nella discussione del Forum Europeo sulla ristrutturazione dell'industria della difesa promosso dalla CE, con il coinvolgimento dei rappresentanti governativi, delle imprese e dei sindacati di settore, in programma a Bruxelles il prossimo 8 e 9 dicembre.
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