Giustizia & Sentenze Il commento alle principali sentenze
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- Fabiola Rossa
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1 Giustizia & Sentenze Il commento alle principali sentenze N Assoluzione penale: effetti nel processo tributario Categoria: Contenzioso Sottocategoria: Processo tributario In tema di frodi carosello, la sentenza di assoluzione emessa dal giudice penale contribuisce alla declaratoria di nullità dell atto tributario quando da essa emerge, tra l altro, la buona fede del contribuente. È quanto si evince, in sostanza, dalla sentenza n. 2431/05/16 della Commissione Tributaria Provinciale di Milano che affronta la questione della valenza probatoria nel processo tributario dell accertamento del giudice penale. Premessa In tema di frodi carosello, la sentenza di assoluzione emessa dal giudice penale contribuisce alla declaratoria di nullità dell atto tributario quando da essa emerge, tra l altro, la buona fede del contribuente. È quanto si evince, in sostanza, dalla sentenza n. 2431/05/16 della Commissione Tributaria Provinciale di Milano. Si tratta di una pronuncia che affronta la questione degli effetti del giudicato penale nel processo tributario per gli stessi fatti, ponendosi sulla scia della giurisprudenza di legittimità che attribuisce valore di prova presuntiva alla sentenza penale di assoluzione. L orientamento della Cassazione sulla sentenza penale di assoluzione La Cassazione ha sostenuto: che la sentenza penale di proscioglimento, passata in giudicato, non ha efficacia vincolate nel processo tributario potendo il suo contenuto costituire solo una fonte di prova presuntiva. Pertanto il giudice tributario ne può tenere conto ai fini della decisione solamente 1
2 operando un autonoma valutazione degli elementi acquisiti in sede penale (Cass., Sez. 6^ T, n /2013). Precisamente nell ordinanza n del 2013 si legge: Costituisce, in vero, principio consolidato quello secondo cui ai sensi dell'art. 654 c.p.p. - il quale aveva portata modificativa del D.L. n. 429 del 1982, art. 12, convertito in L. n. 516 del 1982, poi espressamente abrogato dal D.Lgs. 10 marzo 2000, n. 76, art l'efficacia vincolante del giudicato penale non opera nel processo tributario, poiché in questo, da un lato, vigono limitazioni della prova e, dall'altro, possono valere anche presunzioni inidonee a supportare una pronuncia penale di condanna (Cass. n. 6337/2002, n /2005, 2499/2006). È stato, altresì, affermato che In tema di rapporti tra processo penale e processo tributario, anche nella vigenza del D.L. 10 luglio 1982, n. 429, art. 12 (convertito nella L. 7 agosto 1982, n. 516), la sentenza definitiva penale esplicava autorità di giudicato nel processo tributario a condizione che i soggetti nei cui confronti veniva invocata fossero stati messi in condizione di partecipare al giudizio penale, ovvero che sussistesse identità di fatti materiali tra i due processi (Cass. n /2005). Si è, pure, precisato che il Giudice Tributario non può negare in linea di principio che l'accertamento contenuto in una sentenza di proscioglimento possa costituire fonte di prova presuntiva, omettendo di compiere una sua autonoma valutazione degli elementi acquisiti in sede penale (Cass. n.17037/2002, n.19481/2004). Sempre secondo la Suprema Corte: il Giudice tributario non può limitarsi a rilevare l esistenza di una sentenza definitiva in materia di reati tributari, estendendo automaticamente gli effetti all azione accertatrice dell ufficio tributario, sicché le conclusioni assolutorie non possono essere recepite senza motivazione critica (Cass., Sez. 6^ T, n /2012). In un passaggio della sentenza n del 2012, gli Ermellini argomentano che: il giudice tributario non può limitarsi a rilevare l'esistenza di una sentenza definitiva in materia di reati tributari, estendendone automaticamente gli effetti con riguardo all'azione accertatrice del singolo ufficio tributario, ma, nell'esercizio dei propri autonomi poteri di valutazione della condotta delle parti e del materiale probatorio acquisito agli atti (art. 116 cod. proc. civ.) deve, in ogni caso, verificarne la rilevanza nell'ambito specifico in cui esso è destinato ad operare (Cfr. anche Cass. Sentenze n del 17/02/2010, n del 08/10/2010). Ciò premesso, tuttavia va rilevato che il giudice di appello non 2
3 indicava in modo adeguato e specifico gli elementi, in virtù dei quali riteneva che il giudizio penale si fosse formato in ordine all'occultamento o distruzione delle scritture contabili nel caso in esame, non potendo ritenersi sufficienti quelli acquisiti in sede disciplinata in maniera del tutto diversa. Infatti - e ciò va osservato solo ad abundantiam - com'è noto, nel processo tributario, il giudice può fondare il proprio convincimento in materia di responsabilità fiscale anche su elementi presuntivi, con una sua autonoma valutazione del quadro indiziario complessivo esaminato dal giudice penale, poiché né le sentenze penali hanno efficacia di giudicato nel processo tributario, né in questo la legge pone limitazioni (salvo che per le prove orali, non ammesse D.Lgs. n. 546 del 1992, ex art. 7) alla prova della situazione soggettiva controversa. Ne discende che il giudice tributario non può limitarsi a rilevare l'esistenza di sentenze penali in materia di reati tributari, recependone, senza motivazione critica, le conclusioni assolutorie (V. pure Cass. Sentenza n del 08/10/2010, n del 2008), mentre ciò non è stato svolto nel caso in esame. Commissione Tributaria Provinciale di Milano, sentenza n. 2431/05/16 Ebbene, con la sentenza in rassegna, la CTP di Milano ha deciso i ricorsi riuniti proposti da una società alla quale l Ufficio finanziario ha contestato: l utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti. Tale accusa non ha però avuto riscontro in sede penale. Infatti il giudice per le indagini preliminari, fra l altro, ha rilevato, dall'analisi del copioso materiale intercettativo raccolto in sede d indagine, l assenza di qualunque contatto fra l'odierno imputato (Sig. omissis) e i componenti il sodalizio criminoso. Ebbene, il verdetto assolutorio pronunciato dal Gip ha assunto un ruolo centrale nell ambito del giudizio tributario instaurato parallelamente dalla società. La CTP meneghina osserva che, sebbene nel processo tributario non possa attribuirsi autorità di cosa giudicata alla sentenza emessa in ambito penale per gli stessi fatti contestati dall Amministrazione finanziaria, il giudice tributario, nell'esercizio del suo autonomo potere di valutazione della condotta delle parti e del materiale probatorio acquisito agli atti (art. 116 c.p.c.), non può non verificare la rilevanza del provvedimento penale assolutorio ai fini dell'accertamento materiale dei fatti riguardanti la fattispecie in esame, quale specifico elemento di prova. 3
4 Dalla sentenza di assoluzione, nel caso specifico, la CTP ha potuto evincere: - che le cessioni di merce sottese alle fatture indicate nel capo di imputazione (recuperate a tassazione dall'agenzia delle Entrate) sono realmente avvenute; - che sotto il profilo dell elemento soggettivo non è stata raggiunta la prova della consapevolezza del contribuente circa la natura fittizia delle società venditrici; - che, ai fini dell IVA, l oggettiva applicazione del regime del reverse charge, di fatto, ha eliminato (neutralizzato) la detrazione dell'imposta, mentre ai fini delle imposte dirette è pacifico che l esistenza delle operazioni non comporta pacificamente la deducibilità del costo. Conclusioni In conclusione, la Commissione meneghina ha deciso la causa in senso sfavorevole al Fisco in virtù di una valutazione critica del verdetto assolutorio ottenuto dal contribuente in sede penale. La Commissione si è dunque attenuta ai principi espressi dalla giurisprudenza di legittimità che ammette che il Giudice tributario possa fondare il proprio convincimento anche sulle prove acquisite nel giudizio penale che hanno condotto a una sentenza di assoluzione, ma a condizione che ciò avvenga in esito a un autonoma valutazione degli elementi probatori utilizzati e con motivazione adeguata rispetto ai fatti specifici oggetto del giudizio tributario. In caso di patteggiamento Si segnala che la Cassazione attribuisce valenza probatoria indiziaria nel processo tributario: anche alla sentenza penale di applicazione della pena su richiesta delle parti ex art. 444 c.p.p. (c.d. patteggiamento). Ad esempio, con la sentenza n /2014, la Sezione Tributaria della Suprema Corte ha cassato con rinvio una sentenza della CTR della Toscana che ha annullato un avviso di rettifica ai fini dell IVA e delle imposte dirette, emesso nei confronti di una società operante nel settore del commercio all'ingrosso di metalli preziosi. La CTR ha ritenuto, in particolare, che la sentenza ai sensi dell articolo 444 c.p.p., intervenuta nel processo penale, non facesse stato in quello tributario data la sua equivocità sul piano probatorio. 4
5 Nel caso di specie la rettifica è seguita a un'indagine della Guardia di finanza che aveva rilevato l'esistenza di una frode carosello alla quale la contribuente non era risultata estranea. Nell accogliere il ricorso interposto dalla difesa erariale, i Supremi giudici censurano l assunto del giudice dell appello, atteso che la sentenza penale di applicazione della pena ex articolo 444 c.p.p. (cosiddetto patteggiamento ) costituisce indiscutibile elemento di prova per il giudice di merito il quale, dove intenda disconoscere tale efficacia probatoria, ha il dovere di spiegare le ragioni per cui l'imputato avrebbe ammesso una sua insussistente responsabilità ed il giudice penale abbia prestato fede a tale ammissione; detto riconoscimento, pertanto, pur non essendo oggetto di statuizione assistita dall'efficacia del giudicato, ben può essere utilizzato come prova dal giudice tributario nel giudizio di legittimità dell'accertamento. Di analogo tenore è la sentenza n del 2013, sempre della Sezione Tributaria della Suprema Corte. La controversia ha riguardato una sentenza di patteggiamento per il reato di truffa ai danni dello Stato, la quale ha aperto la strada al recupero a imponibile della somma (indebitamente) percepita dalla società a titolo di contributo statale sugli interventi straordinari per il Mezzogiorno. I supremi giudici, sulla premessa che i fatti accertati e le prove assunte in un diverso giudizio (penale, amministrativo, ecc.) sono pienamente utilizzabili come indizi da sottoporre al vaglio critico del Giudice tributario, precisano che quest ultimo può trarre elementi che confermino la responsabilità del contribuente dalla sentenza penale di applicazione della pena su richiesta delle parti (ex art. 444 cod. proc. pen.), la quale, pur non determinando un accertamento insuperabile di responsabilità nei giudizi civili e amministrativi, costituisce pur sempre un indiscutibile elemento di prova per il giudice di merito e, sebbene priva di efficacia automatica in ordine ai fatti accertati, implica tuttavia l'insussistenza di elementi atti a legittimare l'assoluzione dell'imputato e, quindi, può essere valutata dal giudice contabile al pari degli altri elementi di giudizio (cfr. Cass. SS.UU. n del 2012 e Sez. II n del 2011). A tali principi, a giudizio della Suprema Corte, si è attenuta la CTR del Piemonte, la quale, contrariamente a quanto sostenuto dalla società contribuente con il ricorso per cassazione, non ha riconosciuto automatica 5
6 efficacia di giudicato nel giudizio tributario della sentenza di condanna a carico dell amministratore, per concorso nel reato di truffa ai danni dello Stato, avendo motivato compiutamente sul perché si dovesse ritenere legittimo l accertamento fiscale oggetto di contestazione. Precisamente la CTR ha osservato: che la sentenza a carico dell amministratore era stata emessa all'esito di indagini penali volte a dimostrare il disegno criminoso, finalizzato all illecita percezione di contributi statali anche attraverso la emissione di fatture su operazioni inesistenti ; che il contributo pubblico non era stato sequestrato, né confiscato o restituito; infine, che l'amministratore della società, si accordava per una pena finale di anni uno e mesi sei di reclusione, oltre alle pene accessorie, avendo ritenuta corretta la qualificazione giuridica del reato. Elementi sufficienti, insomma, per mantenere ferma la pretesa fiscale. - Riproduzione riservata - 6
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