La VIOLENZA sulle DONNE e i MINORI LA PRESA IN CARICO DELLE VITTIME

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1 La VIOLENZA sulle DONNE e i MINORI LA PRESA IN CARICO DELLE VITTIME LE PROCEDURE OPERATIVE IRCCS Burlo Garofolo Assistente Sociale dr.ssa Laura Novello (04/ )

2 Origine ed evoluzione della procedura per la gestione dei casi di maltrattamento e abuso Siamo in grado di affrontare questo problema? Dal 2003 è attivo per la Pediatria d urgenza, un PROTOCOLLO per la gestione dei casi di: maltrattamento, abuso sessuale e disagio/rischio sociale

3 Origine ed evoluzione della procedura per la gestione dei casi di maltrattamento e abuso Pediatria d urgenza con Servizio di Pronto Soccorso Funzione di identificazione delle situazioni di bambini vittime o a rischio di maltrattamento e abuso. MA POSSONO ESSERCI DEI PROBLEMI

4 Origine ed evoluzione della procedura per la gestione dei casi di maltrattamento e abuso Scarsa dimestichezza degli operatori, paura, negazione non è possibile Necessità di prendere decisioni in tempi rapidi; (protezione immediata). Situazione a volte caotica; Impossibilità di avere un esperto sempre a disposizione; Difficoltà a volte, di contattare in tempo reale i Servizi Territoriali.

5 Origine ed evoluzione della procedura per la gestione dei casi di maltrattamento e abuso RISCHI: - Mancata identificazione dei casi; - Gestione non corretta; - Tendenza ad agire in maniera autoreferenziale senza nessun collegamento con i Servizi Territoriali;

6 INDIVIDUAZIONE e TRATTAMENTO di POSSIBILI SITUAZIONI di MALTRATTAMENTO Per ogni caso di maltrattamento o abuso sessuale che si presenta in PS E sempre opportuno: - Verificare se il minore ha già avuto accessi in precedenza e di che origine; - Contattare il pediatra di libera scelta o il MMG; - Attivare il Servizio Sociale Ospedaliero;

7 MINORI VITTIME DI VIOLENZA Sono state individuate schematicamente 4 possibili situazioni: 1. Sospetto maltrattamento o abuso, sospetta patologia delle cure o rischio sociale; 2. Maltrattamento o abuso, senza rivelazione chiara del minore o del genitore che lo accompagna; 3. Maltrattamento o abuso riferito dal minore non accompagnato; 4. Maltrattamento o abuso riferito dal minore e/o da chi lo accompagna.

8 PRIMO SCENARIO: Sospetto maltrattamento o abuso, sospetta patologia delle cure o rischio sociale; Rilevazione da parte di un operat. sanit.(medico o infermiere) di segni o sintomi sospetti ; Segnalazione al medico della S.O.C. Pediatria d urgenza referente per tali situazioni; Segnalazione all assistente sociale del S.S.O. che si metterà in contatto con i servizi territoriali; Contatto del referente medico, con il Pediatra; Ottenute le informazioni, discussione del caso;

9 Sospetto maltrattamento o abuso, sospetta patologia delle cure o rischio sociale; A questo punto possiamo avere: DATI INCONSISTENTI (caso chiuso ma comunque inserito nel database interno); DATI ORIENTATI verso una REALE SITUAZIONE di RISCHIO (segnalazione ai Servizi Territorialmente competenti ed eventualmente anche alla Procura presso il TM, previo confronto con i colleghi dei Servizi territoriali)

10 ALTRI SCENARI vengono riscontrati SEGNI EVIDENTI di violenza, ma il genitore o chi accompagna il bambino, nega, minimizza o induce lo stesso al silenzio La violenza viene riferita da un minore NON ACCOMPAGNATO, il bambino ha SEGNI EVIDENTI La violenza viene riferita da chi accompagna il minore che ha SEGNI EVIDENTI CHE FARE????

11 Segnalazione all Autorità Giudiziaria Protezione del minore Segnalazione del caso al Servizio Sociale Ospedaliero, al Servizio Sociale Territoriale, al MalAb Eventuale esecuzione di accertamenti medico-legali

12 LA SEGNALAZIONE

13 LA SEGNALAZIONE Atto attraverso il quale si rende pubblica la preoccupazione per le condizioni di un bambino, che si trova in condizioni di rischio o pregiudizio, per cui si chiede all AG di attivare idonee misure di protezione. Rischio: situazione sfavorevole in cui non si è in grado di prevedere, con ragionevole certezza, lo sviluppo di un possibile danno alla salute psico-fisica del minore d età, di una distorsione del suo sviluppo o di altri risultati patologici. Pregiudizio: atti e le carenze che, in forma obiettiva e non transitoria, non assicurano al minore una situazione idonea alla realizzazione del suo sviluppo psico-evolutivo, causando danni alla sua crescita fisica, affettiva, intellettuale e morale

14 La segnalazione. Alcuni riferimenti normativi Chiunque ha facoltà di segnalare all autorità pubblica situazioni di abbandono di minori di età. I pubblici ufficiali, gli incaricati di un pubblico servizio, gli esercenti un servizio di pubblica necessità debbono riferire al più presto al Procuratore della Repubblica presso il tribunale per i Minorenni del luogo in cui il minore si trova, sulle condizioni di ogni minore in situazione di abbandono di cui vengano a conoscenza in ragione del proprio ufficio. (Art. 9, Legge n. 184/1983)

15 E importante sapere che: I Pubblici Ufficiali o gli Incaricati di Pubblico Servizio che vengono a conoscenza di un reato procedibile d ufficio hanno l obbligo della segnalazione. Alcuni di reati procedibili d ufficio: - art. 572 c.p. Maltrattamento contro familiari e conviventi ; - art. 582 c.p. Lesione personale (prognosi sup. 20 g. o malattia grave) - art. 591 c.p. Abbandono di minore ; - Violenza sessuale su minore L. 66/96 L OBBLIGO DI SEGNALAZIONE PREVALE SU QUELLO DEL SEGRETO PROFESSIONALE E DI RISPETTO DELLA PRIVACY

16 Nello specifico va inviata Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni (compito di attivazione delle misure di protezione per il minore) Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario (compito di accertare la notizia del reato e perseguire il colpevole).

17 Caratteristiche della segnalazione. 1. Va trasmessa in forma scritta, senza ritardo 2. Le informazioni vanno esposte in modo chiaro e con la massima obiettività; 3. La segnalazione non presuppone necessariamente una conoscenza esaustiva della situazione; 4. L obbligo di riferire alle Procure, sussiste anche solo sulla base di un SOSPETTO.

18 IL SIGNIFICATO dell ALLONTANAMENTO

19 Valutazione dell emergenza emergenza L allontanamento è una tappa del PROCESSO DI TUTELA NON e un passo conclusivo ma piuttosto un punto da cui RIPARTIRE. Condizione preliminare di lavoro in tutte le situazioni in cui la permanenza del minore in famiglia appare gravemente pregiudizievole e pericolosa. N.B.: Occorre verificare immediatamente il livello di sicurezza e di protezione in cui si trovano i bambini (sia la vittima, sia eventuali fratelli e sorelle).

20 Art. 403 c.c. Intervento della Pubblica Autorità a favore dei minori. Chi può attivarlo? Le Forze dell Ordine; Gli incaricati di Pubblico Servizio. Come si attiva? Telefonare al Procuratore in turno; Spiegare la situazione; Contattare la UOT di competenza territoriale; Compilare la modulistica predisposta e inviarla in Procura c/o il TM.

21 Il bambino deve essere informato di ciò che lo riguarda con trasparenza Questo anche quando tutto fa pensare che non voglia ascoltare Legittimiamo che la fatica e la preoccupazione che ogni CAMBIAMENTO (qualunque esso sia) genera in chiunque; Il bambino prima di cogliere la bontà del nostro intervento, coglierà la minaccia del cambiamento.

22 L ascolto del bambino vittima di violenza

23 Il racconto del bambino Senza l ascolto i bambini non parlano, loro fanno domande e testano la disponibilità dell adulto ad ascoltare la loro sofferenza; Anche bambini molto piccoli sono in grado di produrre racconti attendibili e affidabili;

24 Il racconto del bambino Ricordiamo che: il bambino ha sfiducia in sé, negli adulti e negli altri in genere (vissuto di tradimento) il racconto va accolto in modo attento e corretto altrimenti si rischia: - una ulteriore vittimizzazione; - il rinforzo del segreto e quindi la condanna al silenzio.

25 IL RACCONTO DEL BAMBINO. Come dovrebbe essere: Logico, coerente, contestualizzato, ricco di dettagli. Com è : Confuso, ricco di omissioni per paura e vergogna, con frequenti riformulazioni, ritrattazioni, negazioni LA RIVELAZIONE E UN PROCESSO CHE PROCEDE PER FASI

26 Perché raccontare è difficile Vissuti di colpa, di vergogna, di timore ; Non ricordo di alcuni aspetti (vissuto post traumatico); Paura per le conseguenze (familiari, sociali, legali...); Minacce dell abusante; Volontà di voler proteggere l altro genitore o qualche altro membro della famiglia;

27 COME COSTRUIRE UN CONTESTO DI ASCOLTO PENSARE che la violenza c è, occorre vederla e saperla fronteggiare CREARE una sorta di empatia, non giudicare IMPARARE a gestire la propria ansia (che inevitabilmente questi racconti producono) e CONTENERE le proprie emozioni (stupore, incredulità, sdegno, rabbia, ecc.) NON USARE termini come caro/a o dolcezza tesoro, amore. CHIAMARE il/la bambino/a per nome o con il suo diminutivo; PRIVILEGIARE un unico interlocutore; INIZIARE IL COLLOQUIO con domande aperte per incentivare il racconto libero, come ad esempio: Vuoi dirmi con parole tue cosa è successo? Ti ascolto.

28 Ancora Molto spesso i bambini abusati sono restii a parlare apertamente e liberamente ed in questi casi si possono rassicurare con frasi del tipo: Io posso immaginare quanto sia difficile parlare di cosa è successo: proviamo, se te la senti ; Un altra causa di reticenza potrebbe dipendere dal fatto che il/la bambino/a pensa che l uso di certe parole sia proibito o inopportuno. Si può tranquillizzarlo: Forse pensi che non dovresti dire certe cose o certe parole. Non ti preoccupare, in questa stanza puoi dire quello che vuoi e usare le parole che vuoi.

29 ERRORI PIU COMUNI: Credere che la violenza non ci sia stata; NEGARE (sono così delle brave persone, bambina che ha avuto sempre tanta fantasia ) Non ascoltar la vittima che rivela e metter in dubbio ciò che dice; Non proteggerla; Non accompagnare e supportare il genitore protettivo; Voler esser certi prima di agire; (caso rivelazioni ripetute insegnanti) Fare azioni improprie (bambine scuola dell infanzia)

30 Ricordiamo che: Non è opportuno, anzi è certamente dannoso per la vittima, essere convocato con la famiglia riunita nei casi di abuso sessuale certo o sospetto; La convocazione congiunta in caso di indagini penali può anche configurare reato di favoreggiamento 30

31 Piccolo esercizio Provate a pensare alle emozioni che potreste sentire se vostra sorella, vostra figlia o comunque un bambino o una bambina a cui siete affettivamente legati, vi rivela che subisce violenza sessuale da parte di una persona di fiducia che magari anche voi conoscete. CHE EMOZIONE PROVATE?

32 L aggressore invece NEGA NEGAZIONE DEI FATTI: Io non ho fatto assolutamente nulla, sono le maestre che hanno messo in testa queste cose alla b/a ; NEGAZIONE DELLA CONSAPEVOLEZZA: Ero malato, ero sotto l effetto dell alcool, dei farmaci ; NEGAZIONE DELLA RESPONSABILITA : e lei che si è infilata nel mio letto e mi ha chiesto di abbracciarla quindi la responsabilità è sua ; (5 anni) Per avere il motorino, quella farebbe qualunque cosa NEGAZIONE DELL IMPATTO: questa cosa non lascia traccia e poi è successo solo una, massimo due volte (b/a di 6 anni tutti i merc. pom. per un anno e ½)

33 ALCUNI DATI

34 Alcuni dati: Tipologia del problema rilevata: - Maltrattamento fisico intrafamiliare; - Maltrattamento fisico extrafamiliare; - Abuso intrafamiliare; - Abuso extrafamiliare; - Violenza assistita; - Trascuratezza grave; - Disagio sociale;

35 Tipologia di problemi rilevata nel periodo Maltratt. Fisico Intraf. Maltratt. Fisico Extraf. Abuso sex. Intraf. Abuso sex. Extraf. Violenza Assist. Trascur. Disagio Sociale Totale per anno TOT

36 ESITI: Anno Casi segnalati al Servizio Sociale Ospedaliero Segnalaz. all A.G. Art. 403 c.c (4 noti) (1 noto) (noti) (noti) totale

37 VIOLENZA sui MINORI PROGETTO: BUONE PRATICHE CONTRO LA PEDOFILIA Ufficio Scolast. Regionale del MIUR ASS n. 1 Comune COMUNE TRIESTE TS Ambito 1.2 Ambito 1.1 Comuni Duino Aurisina e Sgonico Ambito 1.3 Comuni Muggia San Dorligo GOAP IRCCS Burlo Garofolo USSM

38 VIOLENZA sui MINORI: GRUPPO SPECIALISTICO MAL.AB FUNZIONI: - Consulenza ai Servizi; - Presa in carico diretta su invio: - dei Servizi (a denuncia inoltrata) - dell A.G. - Assistenza all ascolto e all accompagnamento del minore vittima; - Sostegno ed accompagnamento al genitore protettivo; - Formazione/Informazione ai Servizi e alla Comunità; - Contributo all elaborazione di protocolli operativi; - Monitoraggio e banca dati.

39 CONCLUSIONI Esistono molti fattori di protezione, nelle famiglie e nei bambini ma spesso sono nascosti. I destini dei bambini sono difficili da orientare e i genitori e i professionisti potrebbero modificare molti destini prestando attenzione ai fattori di rischio e a quelli che aiutano a reagire.

40 GRAZIE PER L ATTENZIONE

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