FINALITA DELLA MEDIAZIONE FAMILIARE
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- Severina Antonella
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1 ORIGINALE / ORIGINÈL Allegato A) alla Deliberazione del Consei de Procura N. 3/2016 del Enjonta A) a la Deliberazion del Consei de Procura N. 3/2016 dai Atto di organizzazione del Servizio di mediazione familiare sul territorio del Comun General de Fascia per gli anni PREMESSA L obiettivo della riforma del welfare provinciale, introdotta con la legge provinciale sulle politiche sociali n. 13 del 2007, è quello di dotare la Provincia di Trento di un nuovo sistema di politiche sociali in grado di affrontare nodi e criticità dell oggi e dei prossimi anni, e rilanciare il Trentino come laboratorio di ricerca e innovazione in questo particolare ambito. Il panorama dei bisogni a cui il comparto si rivolge è in continuo mutamento, passando da forme di disagio di maggior evidenza assistenziale a manifestazioni più complesse, nelle quali assumono significato e richiedono attenzione gli aspetti relazionali a livello interpersonale e a livello delle relazioni sociali nella comunità. Particolari fenomeni sociali hanno caratterizzato l attuale periodo storico, a seguito di profondi cambiamenti culturali, economici, legislativi: le trasformazioni dei ruoli di genere e dei ruoli familiari, le nuove forme che la famiglia sta assumendo, le difficoltà dei genitori e degli adulti a far fronte alla funzione educativa, la conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro, in particolare per la donna, e una maggiore consapevolezza dei propri diritti. Il sistema famiglia è divenuto più incerto, più fragile e nel contempo è impegnato in compiti resi più gravosi dalla diffusa assenza di reti familiari allargate. Si diffondono comportamenti che indicano la diminuzione della capacità di contenimento e guida e la fragilità dei ruoli educativi nei confronti dei figli. Le famiglie si compongono e si scompongono, la separazione e il divorzio costituiscono una scelta frequentemente caratterizzata da un clima di conflittualità più o meno elevata che ricade sui figli, sulla qualità della loro crescita e sulla loro relazione con i genitori. Si riscontra pertanto la necessità che l ente pubblico allarghi le opportunità di aiuto precoce e preventivo alle famiglie anche in via di separazione, in particolare sostenendo e diffondendo l utilizzo della mediazione familiare, per aiutare la coppia ad affrontare in modo costruttivo la vicenda separativa e pervenire a soluzioni condivise e più adeguate per svolgere responsabilmente il compito di genitori. La Legge provinciale 27 luglio 2007, n. 13 Politiche Sociali nella provincia di Trento, prevede, all art. 34 lettera c), tra gli interventi integrativi o sostitutivi di funzioni proprie del nucleo familiare, anche la mediazione familiare, volta a risolvere la conflittualità tra genitori e tra genitori e figli, a tutela in particolare dei minori. FINALITA DELLA MEDIAZIONE FAMILIARE La mediazione familiare si caratterizza come un intervento a favore di genitori in fase di separazione e/o divorzio, per affrontare e superare i conflitti al fine di recuperare un rapporto positivo, anche e soprattutto nell interesse dei figli. Più specificatamente si propone di aiutare la coppia a riacquisire la capacità di gestire di comune accordo il rapporto reciproco e con i figli in relazione alla quotidianità connessa ( restare sempre e comunque buoni genitori ). Ha come obiettivo principale quello di promuovere il benessere e la qualità di vita dei figli, spesso coinvolti in modo strumentale nelle conflittualità dei genitori, salvaguardandone i rapporti affettivi con entrambi.
2 La Mediazione Familiare può essere richiesta in ogni fase del percorso di separazione e/o divorzio oppure anche a distanza di tempo dagli stessi; può essere consigliata dal giudice o da un consulente nel corso del procedimento giudiziale, dall avvocato o dai servizi socio-assistenziali. Il modello adottato in Provincia di Trento non prevede la partecipazione dei figli alle sedute di mediazione. La mediazione si prefigge quindi: tutelare e promuovere la crescita dei figli ed aiutare i genitori a tener conto dei loro bisogni; rendere protagonisti entrambi i genitori negli accordi che riguardano i figli, assumendo una responsabilità condivisa; evitare che la conflittualità diventi dominante e distruttiva; favorire la cultura di un atteggiamento non conflittuale, consapevole e responsabile, nel percorso separativo/divorzile. METODOLOGIA DELLA MEDIAZIONE FAMILIARE Il percorso prevede dieci/dodici incontri, della durata media di un ora e mezza e richiede l adesione libera e volontaria dei genitori. Presuppone una fase preliminare di rilevazione delle seguenti condizioni base richieste per l attivazione del percorso di mediazione familiare (valutazione di mediabilità): l adesione di entrambe i genitori al percorso (volontarietà) il reciproco riconoscimento della funzione di genitore; l assenza di una conflittualità distruttiva; la scelta di non utilizzare gli strumenti giudiziali per non alimentare ulteriormente il conflitto (tregua giudiziale) durante il percorso mediativo, né di utilizzare le sedute di mediazione per ottenere vantaggi in sede giudiziale; l assenza di casi di semaforo rosso, cioè di condizioni personali di patologia mentale, dipendenza da alcol e droghe, violenza domestica o altri abusi (specie su minori), rifiuto/incapacità di accettare le regole base della mediazione, disonestà provata (es. informazioni false). Nella fase della negoziazione facilitata i genitori sono supportati nella ricerca di soluzioni reciprocamente soddisfacenti ed hanno l opportunità di sperimentare l efficacia e la tenuta nel tempo e nella qualità degli accordi intrapresi. Il percorso si considera concluso quando la coppia riconosce le soluzioni individuate come valide e soddisfacenti per entrambi, è in grado di rispettarle ovvero di individuarne altre autonomamente. ORGANIZZAZIONE PREGRESSA DEL SERVIZIO DI MEDIAZIONE FAMILIARE In relazione a quanto sopra, la Provincia Autonoma di Trento ha organizzato, dal 1999 al 2001, la formazione di alcuni assistenti sociali che hanno conseguito l'attestato di Mediatore Familiare secondo il modello di Mediazione Familiare della GEA di Milano. Sulla scorta degli esiti della sperimentazione svoltasi negli anni successivi, gli Enti gestori hanno chiesto al Servizio per le Politiche Sociali ed Abitative della Provincia l autorizzazione per la prosecuzione dell attività con stanziamento di risorse specifiche. Prendendo atto dell importanza strategica ricoperta dal servizio di mediazione familiare, nel 2009 il Servizio Politiche Sociali della Provincia di Trento riconosceva tale attività come un servizio a regime, stabile e continuativo. 2
3 In quel frangente, non avendo a disposizione un mediatore proprio, veniva riconosciuto al Comprensorio Ladino di Fassa un monte ore pari a 5 ore settimanali, assegnate però al Comprensorio della Valle di Fiemme che avrebbe garantito il servizio anche per gli utenti residenti in Valle di Fassa (per un totale di 10 ore settimanali). Il Comprensorio Ladino di Fassa e il Comprensorio della Val di Fiemme hanno successivamente siglato una convenzione (Deliberazione della Giunta Comprensoriale n. 30 del 10 marzo 2010) che impegnava quindi quest ultimo all erogazione del Servizio di mediazione familiare, anche per gli utenti residenti in val di Fassa, per cinque ore settimanali da svolgersi presso la sede di Cavalese. Alla luce del nuovo contesto istituzionale e delle reti di collaborazione con tutti gli attori coinvolti nell erogazione del servizio, si è reso necessario aggiornare le Linee-guida del servizio di mediazione familiare, già approvate con deliberazione della Giunta Provinciale n del 2009, tenendo conto della previsione della cogestione del servizio di mediazione familiare da parte degli enti locali e della Provincia, poi disciplinata dalla Deliberazione della Giunta provinciale n del 2011 e confermata nei successivi Atti di indirizzo e coordinamento: finanziamento delle attività di livello locale e criteri e modalità d esercizio delle funzioni socio-assistenziali. In tali atti veniva confermato il livello essenziale transitorio riferito alla mediazione familiare, di cinque ore settimanali in favore del Comun General de Fascia, finanziate direttamente alla Comunità territoriale della val di Fiemme che metteva a disposizione la mediatrice preposta e formata, ed erogate presso la sede di Cavalese. NUOVA ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO DI MEDIAZIONE FAMILIARE Con l Atto di indirizzo e coordinamento 2014: finanziamento delle attività di livello locale e criteri e modalità d esercizio delle funzioni socio-assistenziali (Deliberazione della Giunta Provinciale n del 24 novembre 2014), il livello essenziale riferito al servizio di mediazione familiare è passato, per il Comun General de Fascia, da 5 ore settimanali a 12 ore mensili, finanziate nel budget assegnato alla Comunità territoriale della val di Fiemme. In seguito alle comunicazioni intercorse nei primi mesi dell anno 2015, si è quindi concordato con l Ufficio socio-assistenziale della Comunità territoriale della Valle di Fiemme, la quale mette a disposizione proprio personale dipendente, nella persona della dott.ssa Michela Zorzi, assistente sociale dell Area Minori e formata quale mediatrice familiare, che il servizio di mediazione familiare venga effettuato, per coloro che ne facciano richiesta, presso una sede ad hoc sul territorio della val di Fassa, individuata in una saletta messa a disposizione presso il Distretto Sanitario a Pozza di Fassa. Tale accordo è stato formalizzato attraverso la stipula di apposita convenzione tra il Comun general de Fascia e la Comunità Territoriale della Valle di Fiemme per l erogazione del Servizio di Mediazione Familiare per l anno 2015 (Deliberazione del Consei di Ombolc n del 25 marzo 2015). L ultimo Atto di indirizzo e coordinamento 2015: finanziamento delle attività di livello locale e criteri e modalità d esercizio delle funzioni socio-assistenziali (Deliberazione della Giunta Provinciale n del 20 novembre 2015) ha ulteriormente modificato il livello essenziale riferito al servizio di mediazione familiare, passando da 12 ore mensili a 96 ore annuali 8 ore mensili -. Per dare continuità al Servizio di mediazione familiare, si prevede di adottare questo Atto di organizzazione per il periodo tenendo conto della possibilità che, nel corso degli anni, il livello essenziale possa essere modificato (in eccesso o in difetto). 3
4 Nello specifico, l organizzazione del Servizio di Mediazione familiare seguirà le seguenti modalità: - l Ufficio socio-assistenziale del Comun General de Fascia svolgerà funzioni di segreteria per fissare i colloqui richiesti da persone residenti in val di Fassa (oltre al numero diretto della mediatrice e al recapito presso il Consultorio di Cavalese, tenendo conto della disponibilità della mediatrice e delle esigenze dei richiedenti; - oltre ai colloqui frontali, la mediatrice messa a disposizione dalla Comunità territoriale della Val di Fiemme parteciperà ad alcuni incontri organizzati dall Ufficio socio-assistenziale del CGF per promuovere il servizio di mediazione familiare sul territorio; - l attività di mediazione frontale e gli incontri di presentazione del servizio verranno svolti all interno della fascia oraria di lavoro della mediatrice familiare, escludendo le ore serali. L attività di mediazione familiare frontale verrà attivata nella sede individuata, in questo momento nella saletta messa a disposizione presso il Distretto Sanitario a Pozza di Fassa. Resta aperta la possibilità che i destinatari del servizio concordino con la mediatrice di utilizzare la sede di Cavalese; - sarà compito dell Ufficio socio-assistenziale del Comun General de Fascia pubblicizzare nel proprio territorio il servizio di Mediazione familiare attraverso i propri canali informativi (stampa, radio, tv locali); - l attività prestata dalla mediatrice familiare dipendente della Comunità Territoriale della Val di Fiemme sarà attivata per il periodo 1 gennaio dicembre 2020; - l Ufficio socio-assistenziale del Comun General de Fascia non verserà alcun corrispettivo alla Comunità territoriale della Val di Fiemme (es. rimborsi chilometrici, costo orario del servizio, etc..) e terrà monitorato nel corso degli anni il reale impegno della mediatrice in termini di ore erogate e costi sostenuti; il CGF si impegna a corrispondere alla Comunità territoriale di Fiemme gli eventuali costi aggiuntivi sostenuti, qualora si verificheranno. - gli Uffici socio-assistenziali del Comun General de Fascia e della Comunità territoriale della Val di Fiemme provvederanno a rendicontare annualmente l attività e i costi sostenuti all Ufficio Pianificazione, programmazione e controllo del Servizio per le Politiche sociali della Provincia Autonoma di Trento, al quale verrà data comunicazione del presente atto di organizzazione, una volta stipulata la convenzione tra i due enti. Pozza di Fassa, 15 gennaio 2016 La Responsabile f.f. dott.ssa Cipriana Tomaselli 4
5 Letto, approvato e sottoscritto. Let, aproà e sotscrit LA PROCURADORA F.to sig.ra Elena Testor LA SEGRETARIA F.to dot.ssa Lara Brunel Copia conforme all originale, in carta libera per uso amministrativo. VISTO / SOTSCRIT: Copia conforme a l original, su papier libero per doura aministrativa. LA SEGRETARIA dott.ssa Lara Brunel Pozza di Fassa, 22 gennaio Poza, ai 22 de jené del
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