CAPITOLO 1: VIAGGIO IN ECSTASY

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1 CAPITOLO 1: VIAGGIO IN ECSTASY 1.1 COS E L ECSTASY L MDMA (Metilen-diossi 3,4-meta-anfetamina) è una sostanza chimica prodotta tramite sintesi; conosciuta più comunemente con il nome di Ecstasy, appartiene al gruppo delle droghe su misura o Designer Drugs ( cioè quelle sostanze studiate a tavolino dai chimici di strada, ricalcando lo scheletro di molecole stupefacenti al fine di ottenere, con una diversa molecola chimica non ancora sottoposta a controllo e dunque legale un effetto uguale o simile a quello di una sostanza già illegale o comunque un effetto stupefacente di un certo tipo ). (Bagozzi, 1996) La somiglianza chimica con anfetamine e allucinogeni provoca simili effetti stimolanti. Più precisamente si tratta di un composto fenilisopropilaminico con una sostituzione ad anello che determina analogie con le suddette sostanze.

2 1.2 L MDMA IN SINTESI 1912: l industria farmaceutica Merck cerca una pillola dimagrante che dopo due anni di ricerca brevetta l MDMA che non viene però commercializzata. Qualche anno dopo, durante la prima guerra mondiale, ricompare la stessa sostanza usata questa volta dai soldati della prima linea per combattere fame e sete. Per gli effetti desiderati l MDMA non è ritenuta soddisfacente e viene accantonata a favore della sorellastra chimica MDA (metilene-diossianfetamina, un derivato dell anfetamina; simile nell azione farmacologica sia come stimolante che come allucinogeno sul sistema nervoso centrale). Il padre dell MDMA è però considerato Alexander Shulgin, chimico californiano, che la risintetizza nel suo laboratorio nel 1972 e ne prova gli effetti su se stesso. Egli la fa conoscere ad alcuni psicoterapeuti sperimentalisti della West Coast che la utilizzano sul finire degli anni 70 nelle sedute psicoterapeutiche, nelle terapie di coppia e con pazienti borderline. Secondo i pareri dei terapeuti del tempo la migliore caratteristica dell MDMA è la capacità di facilitare una comunicazione più diretta tra le persone coinvolte in una relazione emotiva significativa ; per aumentare la comprensione di sé per la crescita personale e spirituale ; rafforza l alleanza terapeutica tra medico e paziente facilitando l apertura e aumentando la fiducia in sé. (Saunders, 1995) E solo dal 1985 che la DEA (Drug Enforcement Administration) mette al bando la sostanza e la iscrive nelle droghe illegali: con un azione legislativa d urgenza viene inclusa tra le droghe del cosiddetto Gruppo 1, che annovera tra le altre eroina e LSD. La proibizione all uso della sostanza investe successivamente anche il resto d Europa, compresa l Italia (1988).

3 Nonostante la proibizione dell uso in laboratorio, in psicoterapia, ecc., l MDMA filtra attraverso la criminalità negli ambienti alternativi dell arte, del cinema e della musica. Illegale, ma largamente utilizzata, l MDMA comincia ad entrare nelle abitudini e nel gergo dei consumatori e viene resa più familiare attraverso nomi completamente inventati. Oggi è conosciuta come: Adams, Tennis the Menace, Diet Pills, Disco Biscuits, E, Xtc, Edwards, Eves, Ruhbard and Custards, Vitamins, Love Hearts e Disco Burger. In Italia vengono utilizzati altri nomignoli che provengono direttamente dal gergo regionale: Chicca (in Toscana), Giuggiola (nella riviera romagnola), Zuccherino, Pasta (al nord), Cala, Palletta, Caramella, Pezzo, Capsula, Gettone Anche se un recente studio (Green, 1995) riporta l abitudine a consumare Ecstasy iniettandosela, la sostanza solitamente si presenta in forma di pasticche ed essendo una droga sintetica prende il nome di volta in volta dal simbolo che vi è disegnato: Playboy, Dollaro, Colomba bianca, Angelo, Stella, Labbra, Toro, Smemorella, Californiana, Ferrari, Nike, Corona, Mercedes, Numero uno, Sole, Trifoglio, Elefante, Cavallo, Bufalo, Yellow Callie, Cilindretto, Bombata, Fish, Fish con spacco, Pillola di Adamo, Banana split, Simpson Questa distinzione permette ai consumatori di sapere quali sono gli ingredienti attivi (aggiunte di caffeina, ketamina, efedrina ) presenti in ogni pastiglia così da poter scegliere l effetto desiderato (più leggero, eccitante, afrodisiaco ).

4 1.3 NEL CERVELLO La serotonina o 5HT, è il neurotrasmettitore che influenza i nostri stati d animo, l appetito, il sonno La serotonina fa parte di una serie di neurotrasmettitori che bloccano o permettono il passaggio delle informazioni tra le cellule nervose. (Saunders, 1995) in ogni neurone si può riconoscere un corpo cellulare o soma dal quale di regola prendono origine un assone o fibra nervosa e numerosi dendriti. (Strata, 1991) L assone, nella sua parte terminale entra in contatto con altri neuroni attraverso le sinapsi: qui un potenziale d azione provoca la liberazione di un neurotrasmettitore da parte del neurone presinaptico. Il trasmettitore si diffonde nello spazio sinaptico e, legandosi ad appositi recettori situati sulla membrana del neurone postsinaptico, provoca un cambiamento delle sue proprietà (Berne, Levy, 1992) E la serotonina nel caso dell MDMA a permettere questo passaggio. numerosi studi hanno dimostrato che l assunzione di MDMA provoca un aumento della funzione serotoninergica e una stimolazione dei suoi recettori 5HT-1 e 5HT-2 Le ipotesi attuali descrivono l MDMA come un agonista dei recettori della serotonina: l MDMA provoca la liberazione di questo neurotrasmettitore e un inibizione della sintesi; la conseguenza è un blocco del reuptake ossia della ricaptazione da parte dei neuroni sinaptici che prolunga così l azione della serotonina (amina che si trova principalmente a livello del tronco dell encefalo, in strutture chiamate nuclei del rafe). Si osserva in effetti negli animali, dopo un assunzione di MDMA, un importante liberazione di serotonina associata agli effetti psicotropi dell MDMA attraverso le sue attività post e presinaptiche.

5 Tale fase di azione della serotonina è rapidamente seguita da una deplezione corticale (ossia un annullamento) del neurotrasmettitore. Essa, che inizia da una a tre ore dopo l assunzione, è massima tra la sesta e la diciottesima ora e si normalizza in ventiquattro ore. Un secondo abbassamento della concentrazione serotoninergica, che può durare più mesi, comincia circa ventiquattro ore dopo l assunzione. Gli stati depressivi che seguono l assunzione di MDMA potrebbero essere quindi associati all abbassamento della concentrazione di serotonina a livello cerebrale. L MDMA provoca anche una liberazione di dopamina 1 a livello dello striato attraverso l attivazione dei recettori serotoninergici 5HT-2, anche se questo è l effetto meno frequentemente osservato. gli effetti osservati nei topi dopo un assunzione di MDMA sono ipertermia, la cui intensità è in funzione della temperatura ambientale, e iperattività simile a quella osservata nella sindrome serotoninergica con la quale presenta numerose analogie La fase di abbassamento della serotonina a lungo termine è associata ad una diminuzione della funzione serotoninergica per degenerazione degli assoni centrali e terminali dimostrata nei roditori e nei primati, e un abbassamento dell attività di triptofano idrossilasi, enzima chiave della sintesi della serotonina. Essendo l inibizione enzimatica irreversibile, l attività non viene ripristinata che due settimane più tardi, attraverso la sintesi di nuovi enzimi (Presse medicale, 1996) Naturalmente il metodo maggiormente usato per controllare sperimentalmente i livelli di serotonina si basa su esperimenti condotti su animali: viene esportata una sezione di cervello dalla 1 Neurotrasmettitore prodotto nell area tegumentale ventrale e rilasciato nella corteccia e nel nucleus accumbens, che serve a trasmettere sensazioni di piacere da una cellula all altra. Le droghe aumentano la quantità di dopamina nel cervello (e quindi il piacere) in vari modi; rendono insaziabile il desiderio causando così la dipendenza.

6 quale si estrae e si misura la quantità di serotonina. Per ovvie ragioni non è possibile condurre lo stesso tipo di prove sul cervello degli umani (Green, Cross & Goodwin, 1995). Ciò che è stato evidenziato nelle ricerche condotte sugli animali è che dopo assunzione di MDMA, il livello di serotonina non è mai completamente reintegrato, e che il cervello viene danneggiato il modo permanente; in particolare una ricerca di Ricaurte (1992) ha osservato da dodici a diciotto mesi dopo l assunzione di MDMA, che nel cervello delle scimmie i neuroni serotoninergici erano ricresciuti in modo abnorme in alcune regioni del cervello, mentre in altre regioni non erano più ricresciuti. Questi studi hanno evidenziato che le aree del cervello specificamente implicate nella regolazione di alcune funzioni come sonno e appetito erano caratterizzate da una ricrescita eccessiva delle fibre neuronali avendo come risultato un eccesso di serotonina. Invece altre aree del cervello come quelle contenenti strutture implicate nei processi di memoria e nell apprendimento (ippocampo, amigdala, talamo e corteccia prefrontale), non rigenerano i neuroni danneggiati. Da tali scoperte nasce la preoccupazione che anche il cervello degli esseri umani possa seguire la stessa sorte. Le dosi somministrate alle scimmie in questi studi erano maggiori delle dosi usate normalmente dagli uomini, ma è noto che l effetto varia a seconda delle specie che assumono la sostanza e che gli esseri umani tendono ad essere più sensibili degli animali. (Sauders, 1995) E invece largamente confermato che gli effetti collaterali aumentano con il prolungarsi dell assunzione, mentre si riducono quelli positivi. Infatti per ottenere il rilascio della stessa quantità di serotonina, occorre innanzi tutto aumentare la dose di MDMA con un conseguente incremento esponenziale degli effetti collaterali.

7 Può accadere che l aumentato dosaggio, dovuto al fenomeno della tolleranza, provochi dipendenza psicologica. (Schifano, 1996) Per altri autori (Bagozzi, 1996) l aumento del dosaggio è conseguente ad un effettivo bisogno neurobiologico, indotto dal deficit di dopamina.

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