PREMESSA. Il termine Sport, benché si richiami etimologicamente alla lingua. inglese, deriva in realtà dall etimo francese Desport, che nella sua
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- Arturo Bertolini
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1 PREMESSA Il termine Sport, benché si richiami etimologicamente alla lingua inglese, deriva in realtà dall etimo francese Desport, che nella sua accezione originaria significava semplicemente divertimento, e da esso è derivato a sua volta l italiano Diporto. Ontologicamente la ragione di ciò va ricercata nella diversità esistente tra gli agoni atletici dell antica Grecia e quella che oggi viene definita Attività sportiva. Nell antica Grecia, a partire dal V sec. a.c. le competizioni ginniche organizzate in occasione delle Olimpiadi, dei Giochi Delfici, Istmici e Nemei o di altre manifestazioni panelleniche, avevano infatti un carattere eminentemente etico-sociale-religioso. Esse costituivano il momento più importante di aggregazione fra comunità distinte e spesso rivali. 1 Sotto l aspetto etico rappresentavano l esaltazione degli ideali di virtù e di bellezza fisica e morale ispirati al modello 1 A.Traversi,Diritto penale dello sport,milano,2001,pag.2 5
2 degli eroi epici: basti ricordare la letteratura classica, nella quale viene citata la descrizione di Omero (libro 23 dell Iliade) relativa alla partenza della corsa dei cocchi:.e Achille indicò la meta.. e gli aurighi stavano ritti entro le casse, batteva il cuore a ciascuno nell ansia di vincere (vv ). Altre descrizioni sono riportate da Virgilio nel libro V dell Eneide quando racconta lo svolgimento dei ludi funebri in memoria di Anchise. Sotto l aspetto religioso, i giochi erano espressione di culto, preceduti infatti da un solenne giuramento e da sacrifici che dovevano svolgersi nel sacro recinto dei templi di Zeus ad Olimpia e di Apollo a Delfi. Con il passare del tempo, già in epoca ellenistica, ma soprattutto romana, con l introduzione dei ludi circensi, e in epoca medievale con la diffusione di tornei (giostre e cacce), l attività agonistica perse del tutto il carattere originario di natura sacrale, per diventare occasione di spettacolo, di forza fisica ed abilità combattiva. 6
3 Soltanto nell 800, in Inghilterra con l avvento dell Era industriale, le migliorate condizioni del ceto medio ed una maggiore disponibilità di tempo libero, comincia a delinearsi la nuova concezione di sport intesa appunto come divertimento, per svago e senza motivi di lucro. Oggi, che la gran parte degli atleti sono professionisti, che le società sportive hanno affari miliardari, che lo sport, per effetto dell enorme risonanza conferita dai mass media, è divenuto un fenomeno sociale di vaste proporzioni, è evidente che tale definizione è da considerarsi superata e non più aderente alla realtà odierna. E vero che normalmente si usa dire, che fa dello sport chi pratica una qualsiasi attività fisica, (ad es. ginnastica in palestra) per fini esclusivamente salutistici, però è innegabile che quando si parla di sport si allude ad un concetto molto diverso dall originario. 7
4 Per quanto ci riguarda, riteniamo che possa rientrare nell ampia definizione di sport, qualsiasi attività caratterizzata da uno sforzo fisico, da un certo grado di destrezza esercitata agonisticamente, con l osservanza di regole prestabilite. In questo caso, i requisiti essenziali sono tre: che essa comporti, per chi la esercita, utilizzo di energia psicofisica, che sia finalizzata a conseguire la vittoria sugli altri partecipanti alla competizione, che venga esercitata secondo le regole convenzionali e proprie di quella competizione. Le esigenze di migliorare il rendimento dell atleta, nella performance agonistico-sportiva, ha da sempre favorito la diffusione del convincimento di poter ricorrere, spesso a discapito dell integrità psicofisica, all assunzione di farmaci o di altre sostanze esogene, capaci di indurre un azione stimolanteenergizzante e quindi migliorativa sulla prestazione 2. Tale 2 Gagliano-Candela, Tossicologia forense, Milano, 2001, pag.89 8
5 problematica è diventata più cogente, negli ultimi anni, a causa delle numerose sollecitazioni e pressioni di varia natura, tra le quali e soprattutto quelle di natura economica, che incidono sul rendimento di quanti primeggiano nelle specifiche discipline sportive. Il ricorso a sostanze miracolose può ritenersi una pratica antica quanto l uomo, ove si consideri che, già nelle civiltà del passato gli atleti, ma soprattutto i soldati, ricorrevano all assunzione di miscele di droghe o particolari estratti di erbe, contenute per esempio in alcuni funghi o a quant altro la tradizione popolare attribuiva effetti stimolanti, idonei a vincere la fatica. Si narra che Filippide, il quale portò ad Atene la notizia della vittoria di Maratona, fosse drogato al punto da non accorgersi, che era andato oltre le sue possibilità e che il cuore stava cedendo. Si ricordi a tal proposito, presso l antica Grecia, la somministrazione agli atleti di funghi ad azione stimolante; ciò viene riportato da 9
6 Filostrato e da Galeno, nei loro commenti sull etica degli atleti ai Giochi Olimpici. Si menziona la assunzione di droghe da parte dei gladiatori, prima dei loro combattimenti, l idromele somministrato ai cavalli e ai soldati prima di una cruenta battaglia. Anche nella mitologia nordeuropea si riporta come i guerrieri assumessero bevande a base di amannita falloide (alcaloide eccitante) e nella Cina imperiale si impiegavano allo stesso scopo estratti di edera contenente efedrina, così come potremmo citare numerosi altri casi riguardanti l America del sud o l Africa. Solo alla fine del secolo scorso, negli Stati Uniti, tale consuetudine fu per la prima volta denominata doping, termine con il quale si volle indicare nello specifico la somministrazione di una miscela, di oppio e tabacco, ai cavalli da corsa per incrementarne la prestazione. La parola doping sembra trarre origine dall olandese doop nel suo significato di salsa o da dopen adoperato nel significato di 10
7 mescolare. Da queste etimologie sarebbero poi derivati sia il verbo inglese to dope (alla lettera drogare ), che il termine dope, nel senso di estratto liquido denso. Taluni autori riconducono invece l origine del termine al dop, bevanda alcolica primitiva, usata dagli indigeni africani della tribù Kafir nelle danze cerimoniali. In questo ultimo secolo, tra gli sportivi, si è osservato il frequente ricorso a sostanze per lo più esogene in grado di potenziare, non solo la prestazione durante la competizione, ma soprattutto il training preparatorio alla gara, trasformando quindi l assunzione di tali sostanze da occasionali ad abitudinarie. Una prima ragione, che induce gli atleti ad utilizzare tali sostanze ed a sottovalutare i rischi che esse comportano è di carattere psicologico, va ricercata nell eccessiva attenzione che i mezzi di comunicazione di massa dedicano a taluni avvenimenti sportivi e nel conseguente, esasperato desiderio di autoaffermazione di molti atleti ossessionati da pagelle, classifiche e tabelle spesso 11
8 propedeutiche a sponsorizzazioni, ingaggi miliardari e, non ultime, scommesse. Alcuni studi sui farmaci utilizzano i placebo per identificare le possibili interferenze psicologiche. Per esempio, se si dice ad una persona che una certa pillola l'aiuterà a correre più velocemente (suggestione), essa potrebbe correre più velocemente per il solo fatto che le è stato detto così. Un placebo è una sostanza inerte, con caratteristiche fisiche identiche a quelle del farmaco originale. Ciò dimostra molto efficacemente gli effetti psicologici che hanno alcuni farmaci sulla prestazione fisica. Un altra ragione è di ordine fisiologico: l atleta infatti nel compiere l attività sportiva, sottopone il proprio organismo ad un super lavoro, che comporta una drastica perdita di acqua e di elementi essenziali che debbono essere prontamente reintegrati, ma che una comune dieta non è in grado di assicurare. Ad ogni modo si può, con spirito critico, osservare che quello che in passato ha 12
9 maggiormente contribuito alla diffusione del fenomeno è stato, da un lato la colpevole leggerezza con cui sono stati talora adottati e somministrati nuovi prodotti e metodiche, senza preventiva sperimentazione e valutazione dei relativi rischi, dall altro l assenza di un adeguata normativa. 13
10 CAPITOLO I STORIA DEL DOPING NEL NOVECENTO SOMMARIO: 1. Primi interventi atti a contrastare il fenomeno doping.- 2. Metodologie di doping sistematico.- 3. L Italia e il doping di Stato.- 4. La Convenzione di Strasburgo contro il doping.- 5. Illecito sportivo per doping. 1. PRIMI INTERVENTI ATTI A CONTRASTARE IL FENOMENO DOPING Solo nel 1960, in occasione della riunione del Comitato Olimpico Internazionale (C.I.O.) a San Francisco, USA, fu sottolineata la necessità di indagare sulla diffusione di anfetamine tra gli sportivi, procedendo nel 1961, nell incontro dello stesso Comitato Olimpico, ad Atene, all istituzione di una commissione medica del C.I.O. incaricata di procedere alle opportune verifiche 3. Tuttavia è solo del 1963 la prima definizione ufficiale di doping, allorquando il Comitato Europeo per l Educazione extrascolastica lo adoperò per indicare la ingestione o l uso di sostanze non biologiche, in forma o per via anormale, da parte di individui sani, con il solo scopo di 3 Gagliano-Candela, op.cit., pag.90 e ss. 14
11 migliorare realmente la propria prestazione in vista di una gara. Così si prospettava ufficialmente per la prima volta, l interesse per la tutela della salute degli atleti, unitamente alla verifica della correttezza delle competizioni. Era un epoca in cui i mass media diffondevano notizie relative all esistenza del rapporto causale tra i decessi di alcuni atleti e l assunzione di sostanze dopanti, come per il ciclista danese Jensen deceduto durante i Giochi Olimpici di Roma 1960 o per l inglese Simpson nel Tour de France del Negli anni 60 pertanto, le varie Federazioni sportive cominciarono a predisporre periodici controlli sugli atleti affiliati alle proprie discipline, al fine dunque di tutelarne la salute e l integrità psicofisica ed offrire contestualmente una adeguata immagine di etica dello sport. In virtù di tali eventi il Comitato dei Ministri del Consiglio d Europa approvò, nel 1967, la risoluzione n 12 relativa al doping 15
12 negli atleti, con la quale definiva doping la somministrazione ad un soggetto sano o l utilizzazione, da parte dello stesso per qualsiasi mezzo, di sostanze estranee all organismo o di sostanze fisiologiche, in quantità o per via anormale, e ciò al solo scopo di influenzare artificialmente e in modo sleale la prestazione sportiva di detto soggetto, in occasione della sua partecipazione ad una competizione. Definizione questa che troverà proseliti sia in ambito scientifico che legislativo. La risoluzione comprendeva inoltre, una serie di raccomandazioni rivolte ai singoli Stati della Comunità Europea perché sensibilizzassero le Federazioni nazionali al problema, sia sotto il profilo etico-sociale che disciplinare. Sulla scia di tale impostazione, si rese necessario individuare quali fossero le sostanze classificabili come dopanti, per prevenirne e controllarne l uso e stabilirne le sanzioni per i trasgressori. 16
13 Nello stesso anno, la Commissione Medica del C.I.O. diffuse un elenco di classi e liste di sostanze considerate doping, nonché di pratiche denominate: metodi doping, partendo dal presupposto che una mera lista, di principi attivi ad azione dopante, non sarebbe mai stata sufficientemente esaustiva, visto il continuo evolversi della ricerca farmacologica. L elencazione non fu priva di critiche 4 : per alcuni, infatti, la stesura dell elenco avrebbe potuto costituire una implicita conferma delle potenzialità migliorative di certe sostanze sulle prestazioni. Così, si cominciò a svolgere un controllo sistematico e furono eseguiti i primi test anti-doping sugli atleti, ai Giochi invernali di Grenoble, nonché tra i partecipanti alle Olimpiadi di Città del Messico, mentre la lista delle sostanze proibite subì la sua prima revisione. 4 Gagliano-Candela,op.cit.,pag.94 17
14 Il Consiglio d Europa nel 1973 ridefiniva il doping, come somministrazione o assunzione, da parte di individui in buona salute, di sostanze estranee all organismo e non naturali, al fine di migliorare artificialmente e scorrettamente la prestazione in un evento sportivo. Inoltre sono considerati doping anche gli interventi psicologici attuati per migliorare la prestazione. A completamento di tali contromisure fu istituita una subcommissione all interno di quella medica del C.I.O. 5 denominata Doping e Biochimica dello sport che aveva lo scopo di preparare la lista delle sostanze da vietare agli atleti, sia perché lesive della salute dello sportivo, sia perché responsabili del potenziamento artificiale della prestazione e si potè procedere, inoltre, all accreditamento dei laboratori in grado di effettuare test antidoping. 5 Capilli-Putti, La responsabilita penale nello sport,milano,2002,pag
15 Siamo nel 1986, quando la Commissione Medica del C.I.O. affermò che il doping consiste nell impiegare sostanze, comprese in farmaci, che non si devono usare, ma anche in altri interventi illeciti, come l emotrasfusione o doping ematico, consistente nella somministrazione di sangue o di prodotti affini, contenenti globuli rossi. Tale pratica è pericolosa in quanto comporta reazioni allergiche, possibili trasmissioni di malattie infettive, sovraccarico del sistema circolatorio e shock metabolico (ad esempio, gli atleti si trasferiscono, per un certo periodo di tempo, ad allenarsi in luoghi la cui altitudine supera i m Qui la minore concentrazione di ossigeno stimola nel sangue la produzione di globuli rossi, responsabili della ossigenazione dell organismo. A questo punto si effettuano prelievi di sangue che conservato, verrà trasfuso all atleta prima dell evento agonistico, con effetti stimolanti). Un chiaro messaggio di lotta al doping fu proclamato nel 1988 dal C.I.O. che, facendo proprie le istanze antidoping suggerite dal 19
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