Giustizia & Lavoro Il commento alle principali sentenze giuslavoristiche

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1 Giustizia & Lavoro Il commento alle principali sentenze giuslavoristiche N Co.co.pro. falsa in caso di ordinaria attività aziendale Se la prestazione lavorativa consiste nell esercizio dell ordinaria attività aziendale, viene meno il progetto con la conseguente applicazione dell art. 69, D.Lgs. n. 276/2003 A cura di Paola Mauro e Daniele Bonaddio Categoria: Previdenza e Lavoro Sottocategoria: Vertenze In tema di co.co.pro., il rapporto di lavoro intercorso tra le parti si deve considerare di lavoro subordinato a tempo indeterminato ab origine quando il programma concordato consiste nello svolgimento di prestazioni del tutto coincidenti con le attività ordinariamente espletate in azienda (nella specie, recupero crediti). Il giudice può accertare l insussistenza dello specifico progetto richiesto dall art. 61 del D.Lgs. n. 276 del 2003 sulla base del solo testo contrattuale e, dunque, senza necessità di svolgere ulteriore attività istruttoria. Rimane irrilevante la certificazione dei contratti in quanto nulla impedisce al giudice di accertare una diversa natura del rapporto. È quanto emerge dalla sentenza n /16 della Sezione Lavoro della Suprema Corte relativa a un contratto stipulato prima del Premessa In tema di co.co.pro., il rapporto di lavoro intercorso tra le parti si deve considerare di lavoro subordinato a tempo indeterminato ab origine quando il programma concordato consiste nello svolgimento di prestazioni del tutto coincidenti con le attività ordinariamente espletate in azienda (nella specie, recupero crediti). 1

2 Il giudice può accertare l insussistenza dello specifico progetto richiesto dall art. 61 del D.Lgs. n. 276 del 2003 sulla base del solo testo contrattuale, e dunque senza necessità di svolgere ulteriore attività istruttoria. Rimane irrilevante la certificazione dei contratti in quanto nulla impedisce al giudice di accertare una diversa natura. È quanto emerge dalla sentenza n /16 della Sezione Lavoro della Corte di Cassazione relativa a un contratto stipulato prima del Il caso La S.C. ha esaminato il caso di una lavoratrice che ha evocato in giudizio una S.p.A., esercente attività di recupero crediti, chiedendo l accertamento dell esistenza di un rapporto di lavoro subordinato tra le parti. In forza di più contratti di lavoro a progetto e di collaborazione coordinata e continuativa, senza soluzione di continuità dal al , la ricorrente ha svolto mansioni del tutto coincidenti con l oggetto sociale della committente, osservando peraltro un orario di lavoro ben preciso (dalle 9 alle 15 dal lunedì al sabato con un ora di pausa pranzo) e utilizzando una postazione fissa in azienda. I giudici di merito, ritenendo insussistente lo specifico progetto che contraddistingue la prestazione autonoma invocata dalla società, e ritenendo altresì che la certificazione dei contratti oggetto di controversia non impediva di accertare una diversa natura, hanno dichiarato l illegittimità del licenziamento inflitto alla ricorrente, con conseguente diritto della stessa al risarcimento del danno, liquidato sulla base dell ultima retribuzione contrattuale di cui al IV livello del settore terziario, oltre accessori di legge. La Suprema Corte, il cui intervento è stato invocato dalla società datrice di lavoro, ha mantenuto ferma la statuizione impugnata, poiché conforme a diritto. La società è stata dispensata dal pagamento delle spese del giudizio di legittimità, mentre gli ermellini hanno applicato il raddoppio del contributo unificato ex art. 13 comma 1-quater del TUSG (D.P.R. n. 115/2002). Argomentazioni difensive della committente Nel giudizio di legittimità, per quanto qui interessa, la S.p.A. ha denunciato: la violazione e falsa applicazione degli artt. 61 e seguenti del D.Lgs. n. 276\03, vigente al momento del rapporto, circa la natura autonoma del rapporto e l'efficacia della certificazione del progetto. 2

3 Si riportano, nel dettaglio, le osservazioni difensive della società: il progetto può consistere in qualsiasi attività, anche ordinaria, connessa all'attività principale o accessoria dell'impresa, che risulti ben identificabile sulla base di un risultato, che a sua volta può configurarsi come finale o parziale, come nel caso di specie, in cui l'attività della lavoratrice non coincideva interamente con l'(ordinaria) attività aziendale, ma solo nel disbrigo di pratiche ben individuate e secondo un modus operandi rimesso alla volontà e capacità del collaboratore; l'attività demandata alla collaboratrice era solo una parte delle attività svolte dall'azienda, che "persegue altri fini oltre quello del recupero del credito"; la Corte d Appello non ha valutato adeguatamente le suddette circostanze di fatto, non dando ingresso, peraltro, alle istanze istruttorie formulate nella memoria di costituzione e risposta; la Corte d Appello non ha neanche motivato correttamente in ordine all avvenuta certificazione (di cui agli artt. 75 e segg. D.Lgs n. 276\03) dei contratti in questione, che attestò la conformità degli stessi alla tipologia prevista dagli artt. 61 e segg. D.Lgs. n. 276\03. Certificazione che non è stata mai impugnata dalla lavoratrice (ex art. 80 D.Lgs. n. 276\03), con la conseguenza che la qualificazione del contratto non era più soggetta a contestazione, in assenza di allegazioni e prove inerenti l'erroneità della certificazione stessa, emergenti dal ricorso giurisdizionale proposto. Ebbene, i giudici della Sezione Lavoro della Suprema Corte non hanno condiviso nessuna di queste censure. Motivi della decisione La sentenza impugnata, osserva il Supremo Collegio, ha ampiamente esaminato i fatti controversi e accertato che lo stesso progetto allegato ai contratti di lavoro tra le parti ("contribuire in modo tangibile alla definizione della posizione debitoria dei singoli soggetti proposti dalle imprese mandanti, attraverso la proposizione di strategie di sollecito e di recupero compatibili con le indicazioni delle imprese mandanti - e dunque dei clienti della società - e con le vigenti normative in materia, effettuando un'analisi dei crediti scaduti, il relativo rintraccio dei debitori, il sollecito telefonico e l'aggiornamento delle informazioni in possesso"), coincideva con lo svolgimento dell'ordinaria attività aziendale (avente per oggetto sociale l'attività di recupero crediti per conto di terzi committenti e, dunque, nella ricerca del contatto con il debitore, nel 3

4 concordare con lo stesso le modalità di pagamento anche dilazionato, nell'invio di solleciti di pagamento), svolta via telefono ed informatica presso la sede dell'azienda ed utilizzando le relative postazioni telefoniche e telematiche. La sentenza impugnata ha anche motivatamente escluso che il progetto in questione potesse considerarsi una porzione o autonoma fase dell'attività aziendale, non valendo a integrare la necessaria specificità del progetto una mera ripartizione interna della committenza (quale occuparsi del recupero crediti di alcuni soltanto dei committenti). Nel caso di specie, pertanto, pur non essendo applicabile, ratione temporis, l'art. 1, comma 24, della Legge n. 92/12 (a mente del quale l'articolo 69, comma 1, del D.Lgs. n. 276 del 2003, s interpreta nel senso che l'individuazione di uno specifico progetto costituisce elemento essenziale di validità del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, la cui mancanza determina la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato), risulta comunque corretta la statuizione del giudice di merito, basata sulla considerazione che il progetto di cui al contratto disciplinato dagli artt. 61 e segg. D.Lgs. n. 276\03 non può consistere nella mera riproposizione dell'oggetto sociale della committente, dunque nello svolgimento dell'attività ordinariamente espletata dall'azienda, con le conseguenze di cui all'art. 69 D.Lgs. n. 276\03. Divieto di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa atipici e conversione del contratto - Art. 69 del D.Lgs. n. 276/ I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa instaurati senza l'individuazione di uno specifico progetto, programma di lavoro o fase di esso ai sensi dell'articolo 61, comma 1, sono considerati rapporti di lavoro subordinato a tempo indeterminato sin dalla data di costituzione del rapporto. 2. Qualora venga accertato dal giudice che il rapporto instaurato ai sensi dell'articolo 61 sia venuto a configurare un rapporto di lavoro subordinato, esso si trasforma in un rapporto di lavoro subordinato corrispondente alla tipologia negoziale di fatto realizzatasi tra le parti. 3. Ai fini del giudizio di cui al comma 2, il controllo giudiziale è limitato esclusivamente, in conformità ai principi generali dell'ordinamento, all'accertamento della esistenza del progetto, programma di lavoro o fase di esso e non può essere esteso fino al punto di sindacare nel merito valutazioni 4

5 e scelte tecniche, organizzative o produttive che spettano al committente. A tale conclusione è possibile giungere anche sulla base del solo testo contrattuale (e senza dunque svolgere altra attività istruttoria, come nella specie), considerato che il contratto di lavoro a progetto, disciplinato dall'art. 61 dei D.Lgs. n. 276\03, prevede una forma particolare di lavoro autonomo, caratterizzato da un rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, prevalentemente personale, riconducibile ad uno o più progetti specifici, funzionalmente collegati al raggiungimento di un risultato finale, determinati dal committente, ma gestiti dal collaboratore senza soggezione al potere direttivo altrui e quindi senza vincolo di subordinazione (cfr. Cass. n del 2013). In merito alla certificazione del progetto, infine, si deve considerare che l'art.80 del D.Lgs. n. 276 stabilisce che "nei confronti dell'atto di certificazione, le parti [...] possono proporre ricorso presso l'autorità giudiziaria di cui all'art. 413 c.p.c., per erronea qualificazione del contratto oppure difformità tra il programma negoziale certificato e la sua successiva attuazione [ ]"; "l'accertamento giurisdizionale della erroneità della qualificazione ha effetto sin dal momento della conclusione dell'accordo contrattuale [ ]". Nel caso di specie il giudice di merito ha interpretato il ricorso (si veda a riguardo Cass. S.U. n del 2011), ritenendo che esso contenesse una valida impugnativa di tale certificazione, sicché, anche sotto tale profilo, la censura della S.p.A. si è rivelata inammissibile. Riferimenti Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, sentenza n /2016; Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, sentenza n /2013; Corte di Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 4617/2011; Artt. 61 e ss. del D.Lgs. n. 276/2003; Art. 13, co. 1-quarter del TUSG (D.PR n. 115/2002); Artt. 75 e ss. del D.Lgs. n. 276/2003; Art. 80 del D.Lgs. n. 276/2003; Art. 1, co. 24 della L. n. 92/ Riproduzione riservata - 5