Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale

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1 PIANO DI GESTIONE (Direttiva Comunitaria 2000/60/CE, D.Lvo. 152/06, L. 13/09) Valutazione Ambientale Strategica Rapporto preliminare 1

2 INDICE 1 PREMESSA LA PROCEDURA DI VAS NEL PIANO DI GESTIONE CONTENUTI E OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO DI GESTIONE GLI OBIETTIVI DEL PIANO LA STRUTTURA DEL PIANO DI GESTIONE L APPROCCIO ALLA PIANIFICAZIONE PARTECIPATA I PRIMO CENSIMENTO ED ANALISI DELLA PIANIFICAZIONE DELLA RISORSA IDRICA ESISTENTE E IL RAPPORTO TRA IL PIANO DI GESTIONE E GLI ALTRI PIANI E PROGRAMMI CARATTERIZZAZIONE DEL DISTRETTO CARATTERIZZAZIONE AMMINISTRATIVA CARATTERIZZAZIONE FISICA Il sistema montuoso Le Piane Le Coste Tirreniche, Ioniche e Adriatiche Il sistema Fluviale Il Clima ANALISI DEL CONTESTO FISICO-AMBIENTALE E SOCIALE DEL DISTRETTO IL RETICOLO IDROGRAFICO GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA Caratterizzazione geologica Sistemi acquiferi USO DEL SUOLO IL SISTEMA SOCIO-ECONOMICO Elementi per la caratterizzazione socio economica Abruzzo Elementi per la caratterizzazione socio economica Basilicata Elementi per la caratterizzazione socio economica Calabria Elementi per la caratterizzazione socio economica Campania Elementi per la caratterizzazione socio economica Lazio Elementi per la caratterizzazione socio economica Molise Caratterizzazione socio economica Puglia IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE CORPI IDRICI SIGNIFICATIVI RETI DI MONITORORAGGIO ACQUE SOTTERRANEE E SUPERFICIALI E AREE PROTETTE VALUTAZIONE DELLE CRITICITÀ SINTESI DELLE CRITICITÀ Regione Abruzzo Regione Lazio Regione Molise Regione Campania Regione Puglia Acque a specifica destinazione funzionale Regione Basilicata Regione Calabria AREE DI CRISI AMBIENTALE PROGRAMMI DI MISURE IL SISTEMA DEGLI INDICATORI DEL PIANO DI GESTIONE

3 9 PROBABILI EFFETTI SULL AMBIENTE CONSEGUENTI ALL ATTUAZIONE DEL PIANO DI GESTIONE EVOLUZIONE PROBABILE IN ASSENZA/PRESENZA DEL PIANO DI GESTIONE ALTERNATIVE ALLA SCELTA ADOTTATA IL PERCORSO PREDISPOSTO DI CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE PUBBLICA LE ATTIVITÀ AD OGGI SVOLTE GLI ENTI COMPETENTI

4 1 PREMESSA Ai fini dell'applicazione della Direttiva quadro nel settore delle acque, 2000/60/CE 1, gli Stati membri individuano tutti i bacini idrografici presenti nel loro territorio e li assegnano a distretti idrografici; provvedono inoltre affinché, per ciascun distretto idrografico siano effettuati l'analisi delle caratteristiche del distretto, l'esame dell'impatto delle attività umane sulle acque e l'analisi economica dell'utilizzo idrico e si compili un registro delle aree alle quali è stata attribuita una protezione speciale. Per ciascun distretto idrografico devono essere predisposti un piano di gestione e un programma operativo che tenga conto dei risultati delle analisi e degli studi di cui sopra. Le misure previste nel piano di gestione del distretto idrografico sono destinate a: prevenire il deterioramento, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque superficiali, ottenere un buono stato chimico ed ecologico di esse e ridurre l'inquinamento dovuto agli scarichi e alle emissioni di sostanze pericolose; proteggere, migliorare e ripristinare le condizioni delle acque sotterranee, prevenirne l'inquinamento e il deterioramento e garantire l'equilibrio fra estrazione e rinnovo; preservare le zone protette. Il processo di pianificazione così come indicato dalla direttiva 2000/60/CE è stato recepito dal D.Lgs. 152/ 06, che ha individuato nell Autorità di Distretto, l organo preposto al governo del territorio dei distretti idrografici (all. 1.1), ha definito il sistema dei distretti idrografici e lo strumento di pianificazione piano di gestione del distretto idrografico. Con la conversione in legge del D.L. n. 208/ 08 - Legge n. 13 del 27 febbraio 2009 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell'ambiente, le Autorità di 1 La direttiva 2000/60/CE, definisce un quadro comunitario per la protezione delle acque superficiali interne, delle acque di transizione, delle acque costiere e sotterranee, che assicuri la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento, agevoli l'utilizzo idrico sostenibile, protegga l'ambiente, migliori le condizioni degli ecosistemi acquatici e mitighi gli effetti delle inondazioni e della siccità. 4

5 Bacino di rilievo nazionale, ai sensi dell art. 1 comma 3-bis, provvedono a coordinare i contenuti e gli obiettivi del Piano di Gestione del Distretto Idrografico previsto dall art. 13 della Direttiva 2000/60/CE. Tale attività di coordinamento va completata, ai sensi dei riferimenti normativi di cui sopra, entro e non oltre il 30 giugno 2009, con la definizione del progetto di Piano di Gestione. Lo stesso Piano dovrà essere adottato, da parte di Comitati Istituzionali delle Autorità di rilievo nazionale integrati dai membri delle Regioni non rappresentate all interno degli stessi, entro il 22 dicembre Ai sensi dell'art. 6 del decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 recante Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislative 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, il Piano di gestione previsto dall'art. 13 della direttiva 2000/60/CE, rientra tra i piani assoggettati a valutazione ambientale strategica (VAS), in quanto trattasi di un piano avente impatti significativi sull'ambiente. La Valutazione Ambientale Strategica (VAS), nata concettualmente alla fine degli anni 80, è un processo sistematico di valutazione delle conseguenze ambientali di proposte pianificatorie, finalizzato ad assicurare che queste vengano incluse in modo completo e considerate in modo appropriato, alla pari degli elementi economici e sociali all interno dei modelli di sviluppo sostenibile, a partire dalle prime fasi del processo decisionale. L adozione da parte del Parlamento e del Consiglio dell UE della direttiva Concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull ambiente (n.2001/42/ce del 27/06/01, meglio nota come direttiva sulla VAS) individua nella valutazione ambientale un... fondamentale strumento per l integrazione di carattere ambientale nell elaborazione e nell adozione di piani, in quanto garantisce che gli effetti dell attuazione dei piani... siano presi in considerazione durante la loro elaborazione e prima della loro adozione. Tale valutazione non si riferisce alle opere, come nella nota Valutazione d Impatto Ambientale (VIA), ma a piani e programmi, assumendo per queste caratteristiche più generali la denominazione strategica. 5

6 La VAS riguarda i processi di formazione dei piani più che i piani in senso stretto. Si tratta quindi di uno strumento di aiuto alla decisione (DSS-Decision Support System), più che un processo decisionale in se stesso. La VAS quindi non è solo elemento valutativo ma permea il piano e ne diventa elemento costruttivo, gestionale e di monitoraggio. I soggetti competenti in materia di VAS, ai sensi del D.lgs n. 152 del e s.m.i, sono: l autorità competente: la pubblica amministrazione cui compete l adozione del provvedimento di verifica di assoggettabilità e l elaborazione del parere motivato. In sede statale l autorità competente è il Ministero dell ambiente e della tutela del territorio e del mare. Il parere motivato è espresso di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali che collabora alla relativa attività istruttoria. l autorità procedente e/o proponente: l Autorità di Bacino e le Regioni del Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale che elaborano il piano. i soggetti competenti in materia ambientale: le pubbliche amministrazioni e gli enti pubblici che, per loro specifiche competenze o responsabilità in campo ambientale, possono essere interessate agli impatti sull ambiente dovuti all attuazione del piano. I soggetti competenti in materia ambientale sono definiti a livello nazionale; in attesa di tale definizione, preliminarmente l individuazione avverrà sulla base di considerazioni relative ai Contenuti del progetto di Piano di Gestione del distretto dell Appennino Meridionale e ai potenziali impatti del Piano sul contesto ambientale interessato 1.1 LA PROCEDURA DI VAS NEL PIANO DI GESTIONE Il processo di Valutazione Ambientale strategica verrà avviato ai sensi dell art.13, commi 1 del D. Lgs. 152/2006 e s.m.i. con la trasmissione da parte dell Autorità di Bacino e delle Regioni del Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale del Rapporto preliminare al Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e ai soggetti competenti in materia di ambientale. Il Rapporto preliminare consiste in una relazione illustrativa contenente: a. una descrizione del piano contenente gli obiettivi, le finalità e i contenuti; 6

7 b. le informazioni e i dati necessari alla verifica degli impatti significativi sull ambiente a seguito dell attuazione del piano. Il percorso fissato dalla normativa vigente per la VAS prevede che la fase preliminare, salvo quanto diversamente concordato, si concluda entro novanta giorni. Il D.Lgs 152/06 e s.m.i., all art. 13, commi 1, stabilisce che sulla base di un rapporto preliminare sui possibili impatti ambientali significativi dell attuazione del piano o programma, il proponente e/o l autorità procedente entrano in consultazione, sin dai momenti preliminari dell attività di elaborazione di piani e programmi, con l autorità competente e gli altri soggetti competenti in materia ambientale, al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel Rapporto ambientale. Quindi, a seguito degli incontri, organizzati a cura dell Autorità di Bacino, con il MATTM, le Regioni e i Soggetti competenti in materia ambientale e sulla base del Rapporto preliminare (presente documento), verranno definite le informazioni e il livello di dettaglio da includere nel Rapporto ambientale. Il Rapporto ambientale costituirà parte integrante del Piano di Gestione e ne accompagnerà l intero processo di elaborazione e di approvazione. Il Rapporto ambientale dovrà contenere indicazioni chiare sui seguenti argomenti: la proposta ed il contesto politico e pianificatorio di riferimento, le alternative possibili, le loro conseguenze ambientali e la loro comparazione, le difficoltà incontrate nella valutazione e le incertezze dei risultati, le raccomandazioni per l attuazione della proposta, ordinate secondo una scala di priorità, le indicazioni per gli approfondimenti e per il monitoraggio dopo che la decisione è stata presa. 7

8 Il Progetto di Piano di Gestione comprensiva di Rapporto ambientale e di una sintesi non tecnica dello stesso è comunicata oltre che con pubblicazione dell avviso sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, anche con modalità concordate con il MATTM. Questa fase prevede una durata di 60 gg dalla data di pubblicazione dell avviso sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. I tempi ipotizzati per la consultazione sono: giugno/luglio 2009 agosto/settembre I documenti oggetto di questa fase di consultazione saranno: Progetto di Piano di Gestione del distretto dell Appennino Meridionale Rapporto Ambientale Sintesi non tecnica del Rapporto Ambientale Tutta la documentazione sarà disponibile: in formato cartaceo preso la sede dell Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno e del Ministero dell Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare; in formato cartaceo presso le sedi di tutte le Regioni del distretto dell Appennino Meridionale; in formato elettronico sul sito dell Autorità e del MATTM. Le osservazioni scritte a questa fase di consultazione potranno pervenire presso la sede dell Autorità di Bacino sia tramite posta ordinaria sia tramite posta elettronica. A seguito dei 60 gg il MATTM, in collaborazione con l Autorità di Bacino, valuterà tutta la documentazione presentata, le osservazioni, le obiezioni ed i suggerimenti pervenuti ed esprimerà un parere motivato entro 90 gg. L Autorità di Bacino e le Regioni del Distretti Idrografico dell Appennino Meridionale provvederanno, ove necessario, alla revisione del Piano di Gestione alla luce del parere motivato espresso prima dell adozione dello stesso. 8

9 2 CONTENUTI E OBIETTIVI GENERALI DEL PIANO DI GESTIONE La redazione dei Piani di Gestione avverrà sulla scorta di criteri individuati con apposite linee guida emanate con decreto del Ministero dell Ambiente entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del D.L. 208/ 08. In particolare, al fine di accelerare la redazione, entro dicembre 2009, dei Piani di Gestione di cui alla citata Direttiva ed anche allo scopo di evitare la procedura di infrazione comunitaria e la conseguente sospensione dell erogazione dei fondi comunitari ad essa conseguenti, la normativa attribuisce alle Autorità di Bacino Nazionali il compito di coordinare i contenuti e gli obiettivi dei Piani medesimi, all interno del distretto idrografico di appartenenza, con eccezione dei distretti idrografici insulari Sicilia e Sardegna. L adempimento che il legislatore ha ricondotto in capo alle Autorità di Bacino Nazionali, al fine di garantire uniformità ed equità a livello nazionale, dovrà essere espletato entro il 22 dicembre Il raggiungimento dell obiettivo fissato dalla citata direttiva, di per sé molto impegnativo, ed indubbiamente maggiormente gravoso per il distretto dell Appennino Meridionale, ha richiesto l immediata attivazione di adeguate azioni di coordinamento e condivisione tra l Autorità di Bacino e le Regioni coinvolte. L auspicata sinergia tra gli Enti deputati alla gestione e governo della risorsa idrica rappresenta, inoltre, l indispensabile garanzia per la messa in atto e lo sviluppo della Programmazione Economica Europea, d interesse nazionale, ed una politica tecnico-economica e sociale del bene acqua, assolutamente indispensabile per il territorio Meridionale. Infine, la sperimentazione ed attuazione di tale processo, costituisce la piattaforma tecnica per lo sviluppo della successiva fase di integrazione del piano, quale completamento delle attività previste dalla Direttiva 2000/60/CE. 9

10 2.1 GLI OBIETTIVI DEL PIANO Il Piano di Gestione, come riportato dall Allegato VII della Direttiva Comunitaria 2000/60, prevede: 1. Descrizione generale delle caratteristiche del distretto idrografico. 2. Sintesi delle pressioni e degli impatti significativi esercitati dalle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee, comprese: - stime sull'inquinamento da fonti puntuali; - stime sull'inquinamento da fonti diffuse, con sintesi delle utilizzazioni del suolo; - stime delle pressioni sullo stato quantitativo delle acque, estrazioni comprese; - sima e individuazione dell'impatto delle regolazioni significative del flusso idrico, compresi trasferimenti e deviazioni delle acque; - analisi degli altri impatti antropici sullo stato delle acque. 3. Specificazione e rappresentazione cartografica delle aree protette: - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano; - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto di vista economico; - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le aree designate come acque di balneazione; - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili e le zone designate come aree sensibili; - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura Mappa delle reti di monitoraggio acque superficiali, acque sotterranee ed aree protette 5. Elenco degli obiettivi ambientali fissati per acque superficiali, acque sotterranee e aree protette 10

11 6. Sintesi dell'analisi economica sull'utilizzo idrico 7. Sintesi del programma o programmi di misure adottati Sintesi delle misure necessarie per attuare la normativa comunitaria sulla protezione delle acque Relazione sulle iniziative e misure pratiche adottate in applicazione del principio del recupero dei costi dell'utilizzo idrico Sintesi delle misure adottate per l estrazione di acqua potabile Sintesi dei controlli sull'estrazione e l'arginamento delle acque Sintesi dei controlli decisi per gli scarichi in fonti puntuali e per altre attività che producono un impatto sullo stato delle acque Specificazione dei casi in cui sono stati autorizzati, a norma dell'articolo 11, paragrafo 3, lettera j), scarichi diretti nelle acque sotterranee Sintesi delle misure adottate a norma sulle sostanze prioritarie Sintesi delle misure adottate per prevenire o ridurre l'impatto degli episodi di inquinamento accidentale Sintesi delle misure adottate per i corpi idrici per i quali il raggiungimento degli obiettivi fissati Particolari delle misure supplementari ritenute necessarie per il conseguimento degli obiettivi ambientali fissati Particolari delle misure adottate per scongiurare un aumento dell'inquinamento delle acque marine. 8. Repertorio di eventuali programmi o piani di gestione più dettagliati adottati per il distretto idrografico e relativi a determinati sottobacini, settori, tematiche o tipi di acque, corredato di una sintesi del contenuto. 9. Sintesi delle misure adottate in materia di informazione e consultazione pubblica, con relativi risultati e eventuali conseguenti modifiche del piano. 10. Elenco delle autorità competenti. 11. Referenti e procedure per ottenere la documentazione e le informazioni dei contenuti del piano di gestione. 11

12 Questo strumento di pianificazione costituisce elemento rilevante e di grande impatto per il governo delle risorse idriche nella loro eccezione più completa. Facendo perno sull uso sostenibile delle acque, a scala di ecosistema di bacino idrografico, si inserisce nell azione complessiva della politica ambientale dell UE per la tutela e il miglioramento della qualità ambientale e per l uso razionale delle risorse naturali. Il Piano di Gestione costituisce lo strumento di pianificazione attraverso il quale si perseguono le finalità della Direttiva Comunitaria 2000/60 e del D.L.vo 152/06, secondo il principio in base al quale l acqua non è un prodotto commerciale al pari degli altri, bensì un patrimonio che va protetto, difeso e trattato come tale. In particolare lo strumento in argomento è finalizzato a: - preservare il capitale naturale delle risorse idriche per le generazioni future (sostenibilità ecologica); - allocare in termini efficienti una risorsa scarsa come l acqua (sostenibilità economica); - garantire l equa condivisione e accessibilità per tutti ad una risorsa fondamentale per la vita e la qualità dello sviluppo economico (sostenibilità etico-sociale). Attraverso il Piano di Gestione, inoltre, la Direttiva Comunitaria 2000/60 intende fornire un quadro trasparente, efficace e coerente in cui inserire gli interventi volti alla protezione delle acque, che si basano su: - principi della precauzione e dell azione preventiva; - riduzione, soprattutto alla fonte, dei danni causati all ambiente e alle persone; - criterio ordinatore chi inquina paga ; - informazione e cooperazione con tutti i soggetti interessati. L approccio sostenibile nella programmazione delle politiche idriche rappresenta, attraverso la realizzazione ed attuazione del Piano di Gestione, un cambiamento rispetto agli strumenti di piano redatti in passato. Infatti, oltre ad essere caratterizzato da un approccio integrato in termini di disponibilità, approvvigionamento, distribuzione e trattamento, si radica sul principio che 12

13 la risorsa deve essere in grado di soddisfare il maggior numero di funzioni ambientali senza sacrificare la sua riproducibilità nel lungo termine e senza pregiudicare l accessibilità per quegli usi ritenuti meritevoli di tutela. Riprendendo i contenuti del Piano di Gestione, oltre alla descrizione generale delle caratteristiche del distretto idrografico, alla sintesi delle pressioni e degli impatti significativi e all elenco degli obiettivi ambientali fissati, gli ulteriori elementi rilevanti sono: i programmi di misure di base e supplementari: o le misure di base costituiscono la struttura portante del programma e le azioni minime in esse contenute, finalizzate al conseguimento degli obiettivi ambientali, sono: attuative della normativa comunitaria, finalizzate al recupero dei costi del servizio idrico, garanti di un impiego efficiente e sostenibile dell acqua. o le misure supplementari sono provvedimenti studiati e messi in atto a complemento delle misure di base al fine di perseguire gli obiettivi di qualità ambientale; esse sono quindi misure specifiche definite a complemento delle prime l analisi economica degli utilizzi della risorsa idrica, che, sulla base dell esame dei costi ambientali e del principio chi inquina paga, tenga conto del principio di recupero dei costi del servizio idrico; la definizione di programmi di monitoraggio dello stato delle acque nell ambito di ciascun distretto idrografico al fine di valutare lo stato chimico, ecologico e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee. Altro elemento significativo del Piano di Gestione, al quale la direttiva attribuisce grande rilievo è l informazione e consultazione pubblica, che si articola sostanzialmente su tre livelli: 13

14 1. accesso all informazione sulle misure previste e sui progressi della loro attuazione; 2. consultazione durante le fasi del processo di pianificazione; 3. coinvolgimento attivo dei soggetti interessati al governo della risorsa idrica in tutte le fasi di attuazione dei piani di gestione dei bacini idrografici. Per quanto concerne i portatori di interesse da coinvolgere, la direttiva è prescrittiva: stabilisce che almeno gli attori sociali (o parti interessate) debbano essere coinvolti in termini di partecipazione attiva e il pubblico in termini di consultazione. 2.2 LA STRUTTURA DEL PIANO DI GESTIONE Al fine di giungere ad una prima stesura del Piano di Gestione che possa essere ritenuta conforme a quanto richiesto dalle Normative Comunitarie e Nazionali, è stato predisposto lo schema di Piano di seguito riportato. In particolare, lo schema è organizzato come un indice generale commentato, suddiviso in undici punti, ciascuno dei quali corrispondente ad attività programmate ed in corso. Nello specifico, per ciascuno dei punti in cui è stato articolato lo schema, sono state esplicitate le singole attività in corso ed i relativi riferimenti normativi. 1 INTRODUZIONE 1.1 OBIETTIVI DEL PIANO DI GESTIONE 1.2 PIANIFICAZIONE DELLA RISORSA IDRICA ESISTENTE (PIANI DI TUTELA DELLE ACQUE, PIANI STRALCIO DI BACINO IN MATERIA DI RISORSE IDRICHE, PIANI D AMBITO, PIANI REGIONALI DI BONIFICA ED IRRIGAZIONE, ALTRI) In questa parte vengono individuati e descritti gli obiettivi del Piano di Gestione e viene effettuata un analisi degli strumenti di pianificazione esistenti redatti dagli Enti competenti. In particolare, vengono esaminati: i Piani di Tutela delle Acque redatti dalle Regioni; i Piani d Ambito; 14

15 gli strumenti di pianificazione redatti dall Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno, dalle Autorità di Bacino Interregionali e Regionali presenti nel Distretto; altri eventuali strumenti di pianificazione di interesse in materia di risorsa idrica in relazione ai contenuti del Piano di Gestione come specificati nella DIR 2000/60/CE e nel D.L.vo 152/06. 2 DESCRIZIONE GENERALE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO 2.1 DESCRIZIONE CARATTERISTICHE AMMINISTRATIVE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO ENTI LOCALI: REGIONI, PROVINCE, COMUNI SUPERFICIE POPOLAZIONE ALTRI DATI ISTAT 2.2 DESCRIZIONE GENERALE DELLE CARATTERISTICHE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO INQUADRAMENTO GEOGRAFICO RETICOLO IDROGRAFICO BACINI IDROGRAFICI GEOLOGIA IDROGEOLOGIA 2.3 CARATTERIZZAZIONE CORPI IDRICI SUPERFICIALI CORPI IDRICI SOTTERRANEI La descrizione generale delle caratteristiche del distretto idrografico, a norma dell'articolo 5 e dell'allegato II della DIR 2000/60/CE include: aspetti geografici; condizioni geologiche; condizioni idrologiche; condizioni climatiche; 15

16 caratteristiche socio economiche; utilizzazione del suolo; industrializzazione dell area. Sarà inoltre fornito il quadro riassuntivo sul numero di corpi idrici per ciascuna categoria, completato dalla rappresentazione cartografica dell'ubicazione e del perimetro dei corpi idrici individuati alla scala 1: Il lavoro, come disposto dalla normativa, è basato sul quadro conoscitivo generale esistente, tratto da quello che è presente principalmente nei Piani di Tutela, negli altri strumenti redatti dalle Regioni, dagli A.T.O. e dalle Autorità di Bacino. Si sottolinea che tra le misure dovranno essere incluse azioni specifiche per coprire eventuali lacune conoscitive del Piano. 3 SINTESI DELLE PRESSIONI E DEGLI IMPATTI SIGNIFICATIVI ESERCITATI DALLE ATTIVITÀ UMANE SULLO STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE 3.1 INDIVIDUAZIONE DELLE PRESSIONI ACQUE SUPERFICIALI FONTI DI INQUINAMENTO PUNTUALI FONTI DI INQUINAMENTO DIFFUSE PRESSIONI SULLO STATO QUANTITATIVO ALTRE PRESSIONI ACQUE SOTTERRANEE FONTI DI INQUINAMENTO PUNTUALI FONTI DI INQUINAMENTO DIFFUSE PRESSIONI SULLO STATO QUANTITATIVO ALTRE PRESSIONI 3.2 VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI IMPATTI SUI CORPI IDRICI SUPERFICIALI IMPATTI SUI CORPI IDRICI SOTTERRANEI STIMA DEL RISCHIO CONNESSO AGLI IMPATTI INDIVIDUATI 16

17 La valutazione delle pressioni e degli impatti significativi esercitati dalle attività umane sullo stato delle acque superficiali e sotterranee, riguarda i seguenti aspetti: Stima e individuazione dell'inquinamento significativo da fonte puntuale; Stima e individuazione dell'inquinamento significativo da fonte diffusa; Stima e individuazione delle estrazioni significative di; Stima e individuazione dell'impatto delle regolazioni significative del flusso idrico, compresi trasferimenti e deviazioni delle acque; Stima e individuazione di altri impatti antropici significativi sullo stato delle acque. La Direttiva 2000/60 specifica esplicitamente che si tratta di stime. Per quanto riguarda le pressioni sullo stato quantitativo, ferma restando l'importanza della redazione del Bilancio Idrico come strumento di pianificazione e gestione della risorsa idrica, viene stabilito di riportare in questa fase i bilanci idrici dei bacini dove disponibili, indicando i criteri e le modalità per l'estensione a scala di Distretto. Il lavoro, come disposto dalla normativa, è basato sul quadro conoscitivo generale esistente, tratto da quello che è presente principalmente nei Piani di Tutela, negli altri strumenti redatti dalle Regioni, dagli A.T.O. e dalle Autorità di Bacino. 4 REGISTRO DELLE AREE PROTETTE Verranno realizzate le attività per la specificazione e rappresentazione cartografica delle aree protette, come prescritto dall'articolo 6 e dall'allegato IV della DIR 2000/60/CE e dall allegato 9 del D.Lvo 152/06. In particolare si fa riferimento ai Piani di Tutela delle Acque elaborati dalle Regioni, alla rete Natura 2000 e ai censimenti dei prelievi ad uso acquedottistico. 5 RETI DI MONITORAGGIO 5.1 ACQUE SUPERFICIALI 5.2 ACQUE SOTTERRANEE 5.3 AREE PROTETTE 17

18 L attività riguarda delle reti di monitoraggio istituite ai fini dell'articolo 8 e dell'allegato V e la rappresentazione cartografica dei risultati dei programmi di monitoraggio effettuati a norma di dette disposizioni per verificare lo stato delle: acque superficiali (stato ecologico e chimico); acque sotterranee (stato chimico e quantitativo); aree protette. Prendendo spunto dalle reti già progettate e/o attuate, sarà inoltre predisposto un aggiornamento dei programmi in funzione delle criticità evidenziate. 6 OBIETTIVI AMBIENTALI 6.1 ACQUE SUPERFICIALI 6.2 ACQUE SOTTERRANEE 6.3 AREE PROTETTE 6.4 INDIVIDUAZIONE DEI CORPI IDRICI IN DEROGA AGLI OBIETTIVI AMBIENTALI Gli obiettivi ambientali sono fissati a norma dell'articolo 4 per acque superficiali, acque sotterranee, aree protette, compresa in particolare la specificazione dei casi in cui è stato fatto ricorso all'articolo 4, paragrafi 4, 5, 6 e 7 della DIR 200/60/CE ed alle informazioni connesse imposte dal suddetto articolo. In particolare, non essendo al momento disponibili a scala nazionale tutte le informazioni necessarie ad individuare gli obiettivi tipo-specifici, si procederà comunque alla redazione dell'analisi di rischio impostata come probabilità di non raggiungimento degli obiettivi di qualità. Su questo punto l'accordo con le Regioni è strategico: occorre valutare attentamente la possibilità di derogare. Si precisa che i tempi a disposizione per l'approvazione del Piano sono compatibili soltanto con l'utilizzo delle informazioni esistenti, quindi, laddove congruenti con il disposto della Direttiva, verranno ripresi gli obiettivi contenuti nei Piani di Tutela delle Acque. 18

19 7 ANALISI ECONOMICA 7.1 CARATTERISTICHE DEL DISTRETTO IDROGRAFICO 7.2 ESAME DELL IMPATTO AMBIENTALE DELLE ATTIVITÀ UMANE 7.3 ANALISI ECONOMICA DELL UTILIZZO IDRICO L'analisi economica sull'utilizzo delle risorse idriche è redatta a norma dell'articolo 5 e dall'allegato III della DIR 2000/60/CE. In particolare, ferma restando la necessità della definizione di una metodologia condivisa, in questa prima fase si renderà disponibile una prima sintesi di analisi economica, redatta sulla base dei contenuti presenti nelle pianificazioni disponibili in riferimento ai diversi usi e funzionale al perseguimento dell obiettivo del recupero dei costi dei servizi idrici. Fin d ora, appare necessario promuovere ogni azione utile per dare la più rapida attuazione alle norme e relativi documenti esplicativi redatti in sede comunitaria in materia di economia idrica, creando il substrato necessario ad approntare un analisi economica volta a fornire l indicazione delle misure più opportune da porre in essere in relazione agli utilizzi idrici. 8 SINTESI DEI PROGRAMMI DI MISURE COMPRESI I MODI CON CUI REALIZZARE GLI OBIETTIVI 8.1 PROGRAMMI O PIANI DI GESTIONE PIÙ DETTAGLIATI 8.2 SINTESI DELLE MISURE ADOTTATE IN MATERIA DI INFORMAZIONE E CONSULTAZIONE PUBBLICA Il Piano prevede l analisi dei programmi di misure adottati a norma dell'articolo 11, compresi i conseguenti modi in cui realizzare gli obiettivi di cui all'articolo 4 della DIR 2000/60/CE. Sintesi delle misure necessarie per attuare la normativa comunitaria sulla protezione delle acque; Relazione sulle iniziative e misure pratiche adottate in applicazione del principio del recupero dei costi dell'utilizzo idrico in base all'articolo 9; Sintesi delle misure adottate per soddisfare i requisiti di cui all'articolo 7; Sintesi dei controlli sull'estrazione e l'arginamento delle acque, con rimando ai registri e specificazione dei casi in cui sono state concesse esenzioni a norma dell'articolo 11, paragrafo 3, lettera e); 19

20 Sintesi dei controlli decisi per gli scarichi in fonti puntuali e per altre attività che producono un impatto sullo stato delle acque a norma dell'articolo 11, paragrafo 3, lettere g) e i); Specificazione dei casi in cui sono stati autorizzati, a norma dell'articolo 11, paragrafo 3, lettera j), scarichi diretti nelle acque sotterranee; Sintesi delle misure adottate a norma dell'articolo 16 sulle sostanze prioritarie; Sintesi delle misure adottate per prevenire o ridurre l'impatto degli episodi di inquinamento accidentale; Sintesi delle misure adottate ai sensi dell'articolo 11, paragrafo 5, per i corpi idrici per i quali il raggiungimento degli obiettivi enunciati all'articolo 4 è improbabile; Particolari delle misure supplementari ritenute necessarie per il conseguimento degli obiettivi ambientali fissati; Particolari delle misure adottate per scongiurare un aumento dell'inquinamento delle acque marine a norma dell'articolo 11, paragrafo 6. Laddove congruenti con il disposto della Direttiva, verranno riprese le misure contenute nei Piani di Tutela delle Acque. Queste verranno eventualmente armonizzate a livello di Distretto e, se necessario, verranno inserite misure integrative. Dovranno essere considerate anche le misure di altri strumenti di pianificazione di settore. Si sottolinea come la gestione della risorsa idrica a scala di Distretto, a livello nazionale, non è demandata a delle Agenzie, bensì ad Autorità, che agiscono su una realtà amministrativa a geometria variabile, a seconda dell'ambito di cui si sta trattando. 20

21 9 REPERTORIO DI EVENTUALI PROGRAMMI O PIANI DI GESTIONE PIÙ DETTAGLIATI ADOTTATI PER IL DISTRETTO IDROGRAFICO 9.1 PROGRAMMI O PIANI DI GESTIONE PIÙ DETTAGLIATI 9.2 SINTESI DELLE MISURE ADOTTATE IN MATERIA DI CONSULTAZIONE E PARTECIPAZIONE PUBBLICA Il Piano prevede l acquisizione dei piani e programmi relativi alla risorsa idrica eventualmente più dettagliati, adottati per il distretto idrografico e relativi a determinati sottobacini, settori, tematiche o tipi di acque, corredato di una sintesi del contenuto. Al riguardoè redatto un repertorio, nel quale sono inseriti i Piani che rivestono aspetti predominanti o di particolare rilevanza e che si riterrà opportuno valorizzare e mettere in evidenza: PTA, PSAI, Piano di Bilancio Idrico, PSR, Piani Erosione Costiera, Piani d Ambito, i Contratti di Fiume, ecc. 10 SINTESI DELLE MISURE ADOTTATE IN MATERIA DI INFORMAZIONE E CONSULTAZIONE PUBBLICA Si provvederà alla sintesi delle misure adottate in materia di informazione e consultazione pubblica, con relativi risultati e eventuali conseguenti modifiche del Piano, ai sensi dell art. 14 della DIR 2000/60/CE. Al riguardo è stata predisposta documentazione specifica valutata dal Comitato Tecnico allargato (comprendente anche i referenti tecnici per il Piano di Gestione delle Regioni) e già in fase di attuazione (Allegato 1). 11 ELENCO DELLE AUTORITÀ COMPETENTI L elenco delle autorità competenti in materia di risorse idriche è redatto in base all'allegato I della DIR 2000/60/CE e viene riportato nell allegata relazione al presente documento. 12 REFERENTI E PROCEDURE PER OTTENERE LA DOCUMENTAZIONE E LE INFORMAZIONI DI BASE Il Piano deve contenere un elenco dei Referenti e delle procedure intraprese per ottenere la documentazione e le informazioni di base di cui all'articolo 14, paragrafo 1, della DIR 2000/60/CE. 21

22 In particolare verranno riportati specifici dettagli sulle misure di controllo adottate a norma dell'articolo 11, paragrafo 3, lettere g) e i), e sugli effettivi dati del monitoraggio raccolti a norma dell'articolo 8 e dell'allegato V della Direttiva suddetta. 2.3 L APPROCCIO ALLA PIANIFICAZIONE PARTECIPATA Tra le attività previste per il Piano di Gestione, assume una posizione di rilievo la realizzazione di un processo di partecipazione pubblica finalizzato non solo ad una mera informazione di quanto messo in campo in materia di risorsa idrica, ma alla crescita di una maggiore consapevolezza nell amministrare il bene acqua ed assicurarne il diritto. Nel quadro normativo e programmatico comunitario sulle politiche ambientali, il tema della partecipazione, dell accesso alle informazioni e della comunicazione ambientale, ai fini di una buona governance, costituisce un riferimento sempre più presente. Esso rappresenta la risposta delle istituzioni e delle amministrazioni alla necessità di un miglioramento della qualità dei processi decisionali e di elaborazione delle politiche ambientali. In relazione competenze definite dalla L. 13/09, l Autorità di Bacino Nazionale dei Fiumi Liri- Garigliano e Volturno, ha avviato tutto quanto necessario per il coordinamento tra gli Enti competenti per le attività relative alla realizzazione del Piano di Gestione del Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale. Tra le attività di cui sopra, assume una posizione di rilievo la realizzazione del processo di partecipazione pubblica che si basa sul principio della partecipazione democratica, intesa come partecipazione attiva e condivisa al processo di pianificazione dei piani di gestione di bacino che si sviluppa tra l'autorità istituzionale competente (incaricata ad attuare le norme previste della direttiva comunitaria) ed i cosiddetti soggetti portatori di interessi (stakeholders). La partecipazione pubblica è una delle condizioni necessarie e fondamentali da realizzare affinché l'attuazione della direttiva stessa nella gestione dei bacini idrografici abbia possibilità di successo nei termini del rispetto delle norme e degli obiettivi ambientali da perseguire. Essa si articola sostanzialmente su tre livelli: 1. accesso all'informazione sulle misure previste e sui progressi della loro attuazione; 2. consultazione durante le fase del processo di pianificazione; 22

23 3. coinvolgimento attivo dei soggetti interessati al governo della risorsa idrica in tutte le fasi di attuazione dei piani di gestione dei bacini idrografici. 2.4 I PRIMO CENSIMENTO ED ANALISI DELLA PIANIFICAZIONE DELLA RISORSA IDRICA ESISTENTE E IL RAPPORTO TRA IL PIANO DI GESTIONE E GLI ALTRI PIANI E PROGRAMMI Nel processo di elaborazione ed aggiornamento dei piani di gestione dei bacini idrografici, la Dir.2000/60/CE richiede l acquisizione, la conoscenza e la presa d atto della documentazione prodotta dai vari Enti in merito alla pianificazione della risorsa idrica. In Italia la notevole frammentazione delle competenze in campo ambientale, ed in particolare quelle relative alle risorse idriche, ha determinato una notevole produzione di atti di programmazione e pianificazione. Tra questi risultano particolarmente rilevanti i Piani di Tutela delle Acque D.Lvo 152/06 già previsti dall abrogato D.L.vo 152/99 ed attualmente in fase di integrazione a cura delle Regioni. Tali strumenti, insieme a quelli elaborati per gli A.T.O. e degli strumenti di pianificazione delle risorse idriche elaborati dalle varie Autorità di Bacino (Nazionale, Interregionali e Regionali), costituiscono il riferimento per la realizzazione del Piano in argomento. I P.T.A. analizzati (Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria e Puglia), anche se elaborati ai sensi del D.Lgs. 152/99, risultano strumenti idonei ad una prima caratterizzazione dello stato fisico ambientale di tutto il territorio del distretto, degli obiettivi e delle misure proposte a livello regionale, integrati dai documenti ed atti prodotti dalla pianificazione di bacino e dai Piani d Ambito. Di seguito si riporta in sintesi la situazione nelle regioni del Distretto Idrografico Appennino Meridionale. 23

24 Dati territoriali della Regione Abruzzo Superficie (area ricadente nel Distretto): Province (area ricadente nel Distretto): Comuni (area ricadente nel Distretto): Popolazione (area ricadente nel Distretto): L Aquila 1200 km 2 Chieti 400 km 2 Nazionale Liri - Garigliano e Volturno 1600 km (ISTAT 2001) Autorità di Bacino: Nuova delimitazione ATO (area ricadente nel Distretto) ATO n.1 Aquilano (Ato1-Prot.14/2008; Del 14/01/08) (Ato2-Prot.41; Del 14/01/08) (Ato3-Prot.55; Del 15/01/08) Consorzi di Bonifica (area ricadente nel Distretto) Interregionale dei fiumi Trigno, Biferno, minori, Saccione e Fortore Regionale Precedente delimitazione ATO ATO n. 1 Aquilano (Piano D ambito delibera n.3 del ) ATO n. 2 Marsicano (Piano D ambito delibera n.9 del ) ATO n. 3 Peligno Alto Sangro (Piano D ambito delibera n.16 del ) Consorzio Di Bonifica 2-Sud (ex Bacino Moro Sangro, Sinello e Trigno) Consorzio Di Bonifica 3-Ovest (ex Liri-Garigliano) Strumenti di pianificazione inerenti la risorsa idrica della Regione Abruzzo Piano Piano di Tutela delle Acque Stato Redatto Adottato Approvato In fase di redazione Regione Abruzzo (D.G.R. n /03/2005 D.G.R. n. 363 del 24/04/2008 D.G.R. n. 597 del 01/07/2008) Ottimizzazione delle risorse idriche del bacino del fiume Liri Garigliano e del fiume Volturno Preliminare di Piano Stralcio per il governo della risorsa idrica superficiale e sotterranea Documento d indirizzo ed orientamento per la Pianificazione e la Programmazione della Tutela Ambientale Programma di azioni SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 26/07/2005 Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 05/04/

25 strutturali e non strutturali connesse alla salvaguardia, uso e governo della risorsa idrica superficiale e sotterranea Piana del Fucino Progetto Water Map Piana del Fucino SI Autorità di Bacino Liri Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri Garigliano e Volturno Presa d atto del Comitato Istituzionale nella seduta del 11/03/2008 Presa d atto del Comitato Istituzionale nella seduta del 11/03/2008 Dati territoriali della Regione Basilicata Superficie: km 2 Province: Potenza km comuni Matera km 2 31 comuni Comuni: 131 Popolazione: (ISTAT 2001) Autorità di Bacino: Autorità di Bacino Interregionale della Basilicata ATO: Autorità d Ambito Territoriale Ottimale di Basilicata Consorzi di Bonifica Alta Val d Agri Bradano-Metaponto Vulture-Alto Bradano Strumenti di pianificazione inerenti la risorsa idrica della Regione Basilicata Piano Piano di Tutela delle Acque Piano Stralcio del Bilancio Idrico e determinazione del Deflusso Minimo Vitale Piano Stralcio di Bacino per l'assetto Idrogeologico Piano d Ambito A.T.O. Stato Redatto Adottato Approvato SI Deliberazione Giunta Regione Basilicata Regionale n 1888 del 21/11/2008 SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI A.T.O. Delibera Comitato Istituzionale n 12 del 13/06/2005 il 26/01/2009 il Comitato Istituzionale ha deliberato l adozione dell aggiornamento 2009 del P.A.I.; 12/02/2009 data di pubblicazione dell avviso di adozione su G.U. 17/10/ Comitato Istituzionale; vigente dal 09/11/2005 data di pubblicazione su G.U. la prima stesura del P.A.I. è stata approvata dal Comitato Istituzionale il 05/12/2001; vigente dal 14/01/2002 data di pubblicazione su G.U. n 11 approvato il 29/06/2002 Piano Irriguo o di Bonifica 25

26 Dati territoriali della Regione Calabria Superficie : km 2 Reggio Calabria km 2 Catanzaro km 2 Cosenza km 2 Province: Crotone 1718 km 2 Vibo Valentia km 2 Comuni: 409 Popolazione: (ISTAT 2001) Autorità di Bacino: ATO: Consorzi di Bonifica Interregionale fiume Lao Regionale della Regione Calabria A.T.O. n.1 (Cosenza) A.T.O. n.2 (Catanzaro) A.T.O. n.3 (Crotone) A.T.O. n. 4 (Vibo Valentia) A.T.O. n.5 (Reggio Calabria) Assi-Soverato Alli-Copanelli* Alli Punta delle Castella* Capo-Colonna Tirreno Catanzarese (ex Piana di S. Eufemia) Bassa val di Neto** Alto Ionio Reggino (ex Caulonia) Piana di Rosarno *** Versante Jonico meridionale**** Area dello Stretto **** Bacini dello Ionio Cosentino (ex Ferro e Sparviero) Lao e bacini Tirrenici del Cosentino Bacini meridionali del Cosentino (ex Sibari Valle Crati) Bacini settentrionali del Cosentino (ex Pollino) Tirreno Vibonese (ex Poro Mesima Marepotamo) Lipuda - Fiumenicà** Casello Zillastro - Piani della Milea *** S.Eufemia d'aspromonte Accorpati a costituire il Consorzio Ionio Catanzarese Accorpati a costituire il Consorzio Ionio Crotonese *** Accorpati a costituire il Consorzio Tirreno Reggino **** Accorpati a costituire il Consorzio Basso Ionio Reggino Accorpati a costituire il Consorzio Ionio Crotonese *** Accorpati a costituire il Consorzio Tirreno Reggino 26

27 Strumenti di pianificazione inerenti la risorsa idrica della Regione Calabria Piano Piano di Tutela delle Acque Piano Irriguo o di Bonifica Piani ASI Stato Redatto Adottato Approvato SI Commissariato di Governo Piano d Ambito Redatto Adottato Approvato Ente gestore ATO 1 (Cosenza) SI SI SI? Cosenza Acque SpA ATO 2 (Catanzaro) SI SI SI? ATO 3 (Crotone) SI SI SI? ATO 4 (Reggio Calabria) SI SI SI? ATO 5 (Vibo Valentia) SI SI SI? Dati territoriali della Regione Campania Superficie: km 2 Avellino km 2 Benevento km 2 Caserta km 2 Province: Napoli km 2 Salerno km 2 Comuni: 551 Popolazione: (ISTAT 2001) Nazionale Liri Garigliano e Volturno Interregionale del Sele Interregionale dei fiumi Trigno, Biferno, minori, Saccione e Fortore Regionale della Puglia ricadenti nel territorio campano: Cervaro, Calaggio e Ofanto Regionale Destra Sele Autorità di Bacino: Regionale Nord Occidentale Regionale Sarno Regionale Sinistra Sele A.T.O. 1 Calore-Irpino A.T.O. 2 Napoli-Volturno A.T.O. 3 Sarnese-Vesuviano ATO: A.T.O. 4 Sele A.T.O. 5 Terra di Lavoro Consorzi di Bonifica Consorzio Agro Sarnese Nocerino Consorzio di Bonifica Aurunco 27

28 Altri Enti Consorzio di Bonifica Bacino inferiore del Volturno Consorzio di Bonifica Destra Sele Consorzio di Bonifica Paestum - Sinistra Sele Consorzio di Bonifica Sannio Alifano Consorzio di Bonifica Ufita Consorzio di Bonifica Valle Telesina Consorzio di Bonifica Vallo di Diano Consorzio Velia Ente Irrigazione Sezione Irpinia Strumenti di pianificazione inerenti la risorsa idrica della Regione Campania Piano Piano di Tutela delle Acque Preliminare di Piano Stralcio per il governo della risorsa idrica superficiale e sotterranea Ottimizzazione delle risorse idriche del bacino del fiume Liri Garigliano e del fiume Volturno Documento d indirizzo ed orientamento per la Pianificazione e la Programmazione della Tutela Ambientale Progetto di riordino per la gestione integrata del sistema delle reti idropotabili e del sistema di depurazione delle acque nell area metropolitana di Napoli - L. 80/84 Progetto generale del bilancio idrico per la tutela della risorsa idrica e del paesaggio fluviale nel bacino idrografico del Sele. Stato Redatto Adottato Approvato SI D.G.R. n del 06/07/2007 SI Regione Campania SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Interregionale del Sele Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 26/07/2005 Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 05/04/

29 Piano Attività conoscitiva sullo stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee nell ambito del Bacino del Destra Sele - artt. 42 e 43 D.L.vo 125/99 modificato dal D.L.vo 258/00 Individuazione e caratterizzazione dei corpi idrici significativi superficiali e sotterranei e misure per il perseguimento dell obiettivo di qualità ambientale art. 5 D.L.vo 125/99 modificato dal D.L.vo 258/00. Attività di tutela in materia dei corpi idrici non significativi ricadenti nel territorio dell'autorità di Bacino Destra Sele - parte terza D.L.vo 152/ D.P.R. 18 Luglio 1995 Progetto Preliminare Piano tutela delle Acque Piano stralcio Tutela delle Acque Piano stralcio per la difesa dell Ambiente Piano Stralcio di Bacino per l'assetto Idrogeologico Studio idrologico del bacino del fiume Sarno Piano d Ambito A.T.O. 1 Piano d Ambito A.T.O. 2 Piano d Ambito A.T.O. 3 Piano d Ambito A.T.O. 4 Piano d Ambito A.T.O. 5 Piano Irriguo o di Bonifica Stato Redatto Adottato Approvato SI Autorità di Bacino Regionale Destra Sele SI Autorità di Bacino Regionale Destra Sele SI Autorità di Bacino Regionale Destra Sele SI Autorità di Bacino Regionale Sinistra Sele SI Autorità di Bacino Regionale Nord Occidentale SI Autorità di Bacino Regionale del Sarno SI Autorità d Ambito SI Autorità d Ambito SI Autorità d Ambito SI Autorità d Ambito SI Autorità d Ambito SI Comitato Istituzionale Autorità di Bacino 10/04/2002 SI 29

30 Dati territoriali della Regione Lazio Superficie (area ricadente nel Distretto): km 2 Roma 575 km 2 Province (area ricadente nel Distretto): Latina 171 km 2 Frosinone km 2 Comuni (area ricadente nel Distretto): 124 Popolazione (area ricadente nel (ISTAT 2001) Distretto): Autorità di Bacino: Nazionale Liri Garigliano e Volturno A.T.O. 2 Roma ATO: A.T.O. 4 Latina A.T.O. 5 Frosinone Tevere ed Agro Romano Pratica di Mare Agro Pontino Consorzi di Bonifica (area ricadente nel Sud Pontino Distretto) Sud di Anagni Conca di Sora Valle del Liri Strumenti di pianificazione inerenti la risorsa idrica della Regione Lazio Piano Piano di Tutela delle Acque Preliminare di Piano Stralcio per il governo della risorsa idrica superficiale e sotterranea Ottimizzazione delle risorse idriche del bacino del fiume Liri Garigliano Documento d indirizzo ed orientamento per la Pianificazione e la Programmazione della Tutela Ambientale Piano Irriguo o di Bonifica Stato Redatto Adottato Approvato Delibera di Giunta Regionale 2 maggio 2006 n. 266 SI Regione Lazio SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Regione Lazio Delibera del Consiglio Regionale 27 settembre 2007 n. 42 Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 26/07/2005 Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 05/04/2006 Nel 1998 e aggiornato con Deliberazione di Giunta Regionale n del 12/12/

31 Piano d Ambito Stato Redatto Adottato Approvato A.T.O. 2 Roma SI SI SI A.T.O. 4 Latina SI SI SI A.T.O. 5 Frosinone SI SI SI Dati territoriali della Regione Molise Superficie: 4.437,65 km 2 Campobasso ,80 km 2 Province: Isernia km 2 Comuni: 136 Popolazione: (ISTAT2001) Nazionale Liri Garigliano e Volturno Autorità di Bacino Interregionale dei fiumi Trigno, Biferno, minori, Saccione e Fortore Interregionale Sangro ATO A.T.O. Unico Molise Destra Trigno Integrale Larinese Consorzi di Bonifica Piana di Venafro Aree irrigue minori (Matese e Boiano, Centro Pentita, Area Boiano Sepino, Area Isernia, altre aree) Strumenti di pianificazione inerenti la risorsa idrica della Regione Molise Piano Stato Redatto Adottato Approvato Piano di Tutela delle Acque Regione Molise No in fase di revisione Preliminare di Piano Stralcio per il governo della risorsa idrica superficiale e sotterranea SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno Ottimizzazione delle risorse idriche del bacino del fiume Volturno Documento d indirizzo ed orientamento per la Pianificazione e la Programmazione della Tutela Ambientale Accordo di programma quadro per la gestione delle risorse idriche della regione Molise Studio per l aggiornamento del piano di utilizzazione delle risorse idriche per lo sviluppo della regione. SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno SI Autorità di Bacino Liri - Garigliano e Volturno Regione Molise Regione Molise Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 26/07/2005 Approvato dal Comitato Istituzionale nella seduta del 05/04/2006 Approvato dal Consiglio Regionale nella seduta del 24/02/07 31

32 Valutazione dei fabbisogni e disponibilità. Piano Regionale di risanamento delle acque Piano straordinario della depurazione ex legge 135/97 Programma stralcio ex art. 141 Legge 388/2000 Piano d Ambito Unico Molise Regolamento Irriguo SI Regione Molise SI Regione Molise SI ATO Unico Molise Destra Trigno Legge Regionale del 02/043/1984 n. 4 Approvato con delibera n.38 del 2007 Dati territoriali della Regione Puglia Superficie: km 2 Bari km 2 Brindisi km 2 Foggia km 2 Lecce km Province: 2 Taranto km 2 Barletta-Andria-Trani km 2 Comuni: 258 Popolazione: (ISTAT 2001) Interregionale dei fiumi Trigno, Biferno, minori, Saccione e Fortore Autorità di Bacino: Autorità di Bacino della Puglia ATO: Consorzi di Bonifica Altri Enti Unico Puglia Montana Gargano Capitanata Terre d'apulia Stornara e Tara Arneo Ugento e Li Foggi Ente per lo Sviluppo dell irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia Strumenti di pianificazione inerenti la risorsa idrica della Regione Puglia Piano Piano di Tutela Stato Redatto Adottato Approvato SI Deliberazione G. R. n. 883 del 19 giugno 2007, pubblicata nel B.U.R.P., n /7/07 (ai sensi dell art. 121 SI Sogesid S.p.A.- novembre 2005 Ai sensi del D.Lgs. n. 152/99 (Convenzione Quadro Vedi nota inviata a AdB LGV prot. n del 07/11/08 (all. 1) 32

33 del 10/8/01 e del decreto commissariale n. 248/CD/A del 5 agosto 2002) del D.Lgs. n. 152/2006) Piano d Ambito A.T.O. UNICO PUGLIA Piano Irriguo o di Bonifica SI Sogesid S.p.A. NO SI Il Piano d Ambito relativo agli anni fu predisposto dal Commissario Delegato per l emergenza ambientale, Presidente della Regione Puglia e adottato con Decreto Commissariale n. 294 del In fase di rimodulazione Un nodo fondamentale concerne il rapporto tra la gestione speciale che viene sancita nella pianificazione del Piano di Gestione e la pianificazione ordinaria del territorio, attuata dagli Enti territoriali con una molteplicità di strumenti, dai Piani Territoriali regionali e provinciali, ai Piani Paesistici, ai Piani comunali ed intercomunali (generali e particolareggiati) e i programmi complessi ed integrati. Quindi una funzione importante per l efficacia a scala locale del Piano di Gestione potrà essere svolta dalla capacità di trovare forme di integrazione con la pianificazione territoriale in generale. 3 CARATTERIZZAZIONE DEL DISTRETTO 3.1 CARATTERIZZAZIONE AMMINISTRATIVA A norma del D.Lgs. 152/2006 il Distretto Idrografico dell'appennino Meridionale copre una superficie di circa km 2 e comprende i seguenti bacini idrografici: 1) Liri-Garigliano, già bacino nazionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 2) Volturno, già bacino nazionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 3) Sele, già bacino interregionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 4) Sinni e Noce, già bacini interregionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; 33

34 5) Bradano, già bacino interregionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 6) Saccione, Fortore e Biferno, già bacini interregionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; 7) Ofanto, già bacino interregionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 8) Lao, già bacino interregionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 9) Trigno, già bacino interregionale ai sensi della legge n. 183 del 1989; 10) Bacini della Campania, già bacini regionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; 11) Bacini della Puglia, già bacini regionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; 12) Bacini della Basilicata, già bacini regionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; 13) Bacini della Calabria, già bacini regionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; 14) Bacini del Molise, già bacini regionali ai sensi della legge n. 183 del 1989; Include interamente le regioni Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e parte del Lazio e dell Abruzzo, comprendendo 27 Province, di cui 7 parzialmente. La popolazione è di circa abitanti. Per quanto concerne le problematiche di uso e gestione della risorsa idrica, il territorio è inoltre suddiviso in 20 A.T.O. e 49 Consorzi di Bonifica. I principali dati territoriali sono riportati, per ogni Regione, nella scheda 1. Ciascuna scheda è divisa in tre parti consequenziali: nella prima parte vengono riportati i dati territoriali delle singole Regioni ricadenti territorialmente (del tutto o in parte) nel Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale; nella seconda parte viene riportato lo stato della pianificazione della risorsa idrica attuato dai vari Enti competenti (Autorità di Bacino, Regioni, ATO, ecc.); nella terza parte vengono riportati i tematismi contenuti nei vari strumenti di pianificazione. Le stesse, inoltre, sono in fase di integrazione in base ad ulteriori elementi di volta in volta acquisiti con ulteriori studi di strumenti e programmi, tra cui i Piani di Sviluppo Rurale. Nella relazione specifica relativa alle Autorità competenti (ruoli e riferimenti legislativi) sono riportate le caratteristiche dei singoli Enti coinvolti nel processo di pianificazione del Piano di Gestione. 34

35 Figura 1: Inquadramento amministrativo del Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale 35

36 3.2 CARATTERIZZAZIONE FISICA Il Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale, come definito dal D.Lvo 152/2006, copre una superfice di circa Km 2 e, come detto precedentemente, include interamente le regioni Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e parte del Lazio e dell Abruzzo. I mari che bagnano l area di distretto sono ad est il Mar Adriatico, a sud-est e a sud il mar Jonio e ad ovest il mar Tirreno. Il territorio, da montuoso a collinare, presenta anche ampie pianure come il Tavoliere delle Puglie (seconda pianura più estesa della penisola italiana), la Piana di Metaponto, Piana di Sibari e la Piana Campana. I rilievi più elevati sono rappresentati da Monte Miletto 2050 m (appartenente al Massiccio del Matese), il Monte Terminio 1783 m ed il Monte Cervialto 1809 m (Appennino campano), il Monte Pollino 2248 m, Monte Dolcedorme 2267 m (vetta più elevata dell Italia Meridionale), Monte Papa 2005 m, Monte Alpi 2000 m (Appennino lucano), Monte Botte Donato 1930 m (Appenino calabro), Aspromonte e Peloritani (App. Calabro inferiore). Detti rilievi appenninici sono costituiti da rocce carbonatiche e da terreni arenaceo-argillosomarnosi; ad eccezione delle catene della Sila e dell'aspromonte che sono caratterizzate da rocce ignee granitiche. I versanti, per la natura geologica, geomorfologica e idrologica interessati da fenomeni franosi che associati all uso ed ai beni esposti rappresentano aree a più alto rischio idrogeologico del nostro paese. Non si riscontrano ghiacciai ma numerosi nevai e qualche glacieret. Il clima è tipicamente mediterraneo sulle coste e continentale all'interno Il sistema montuoso Il Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale comprende l'appennino Meridionale e parte dell Appennino Abruzzese. L Appennino Abruzzese, esteso dal Passo di Montereale alla Bocca di Forlì, è costituito da dorsali calcaree (orientali, centrali ed occidentali) dissecate da altipiani e conche parallele alle catene (Conca Aquilana e la conca di Sulmona, tra la catena orientale e quella centrale, la conca 36

37 del Fucino tra la catena centrale e quella occidentale. In particolare la porzione ricadente nel Distretto in questione include: parte della catena centrale costituita da un gruppo di monti che include M.te Velino, M.te Sirente compresa tra le valli del fiume Velino, dell Aterno e la conca del Fucino. parte della catena occidentale che comprende un gruppo di monti che include i M.ti Simbruini Ernici (a ridosso del limite regionale Abruzzo-Lazio), i M.ti della Meta e il gruppo delle Mainarde al confine meridionale tra Lazio, Abruzzo e Molise. L intera catena è compresa tra la valle del fiume Nera e del Velino suo affluente, la valle del Liri, del Sacco e del Sangro. L Appennino Meridionale si estende dalla Bocca di Forlì (Passo di Rionero Regione Molise) all'aspromonte (Regione Calabria); può essere scomposto in quattro tronchi: Appennino Sannita, Appennino Campano, Appennino Lucano e Appennino Calabro. L'Appennino Sannita va dalla Bocca di Forlì, in provincia di Isernia, fino alla valle del fiume Calore, in provincia di Benevento. Comprende il gruppo montuoso del Matese, culminante nel Monte Miletto (2050 m), situato al confine tra le province di Campobasso e Benevento e quindi tra le regioni Molise e Campania. Ad esso si agganciano altre catene montuose minori che degradano verso la valle del Fiume Volturno, da Venafro a Benevento. Appartengono, inoltre, all Appennino Sannita i M.ti di Campobasso, i M.ti della Daunia (a sud-est dei M.ti di Campobasso) e altri monti che formano l altopiano del Sannio con cime tondeggianti (tra i 1000 e 1100 metri) incisi dagli affluenti del Fortore, ad est, e dal Tammaro ad ovest. L'Appennino Campano va dalla valle del Calore fino alla Sella di Conza (700 m), tra le provincie di Avellino e Potenza, che collega la Valle del Sele (versante tirrenico) a quella dell'ofanto (versante adriatico). Comprende i rilievi di Camposauro (1388 m) e del Taburno (1394 m), situati nella provincia di Benevento, il gruppo del Partenio (situato tra le province di Napoli e Avellino) e il Gruppo dei Monti Picentini (tra i M.ti Lattari e la valle del Sele) che includono il M.te Terminio-Tuoro (1783 m), ad occidente, ed il M.te Cervialto (1809 m) ad oriente. L'Appennino Lucano si estende ad arco dalla sella di Conza al passo dello Scalone (744 metri). Compreso tra le valli del fiume Sele ad ovest, dell Ofanto a nord, del Bradano ad est, dal Golfo di Taranto a sud-est, dal mar Tirreno a sud-ovest e dalla piana di Sibari a sud, è articolato in 37

38 catene montuose, altopiani e massicci (più o meno isolati). Tra questi i Monti della Maddalena, le cui maggiori altitudini sono rappresentate da Monte Volturino (1.836 m), Monte Pierfaone (1.737 m) e, Monte della Madonna di Viggiano (1.727 m); il massiccio del Sirino (con il monte Papa che raggiunge i m) e il Monte Alpi (1.900 m); il Pollino, cuore dell'omonimo Parco nazionale, comprende le maggiori cime dell'appennino meridionale: Monte Pollino (2.248 m), Serra Dolcedorme (2.267 m), Serra del Prete (2.181 m), Serra delle Ciavole (2.130 m e m), Serra di Crispo (2.054 m). Queste vette segnano il confine tra la regione lucana e quella calabrese. Infine le propaggini della catena fisica dell'appennino Lucano sono rappresentate dai Monti di Orsomarso, pur essendo localizzati interamente in Calabria. Parallelamente alla catena principale si estendono nella provincia di Salerno fino, a sud, al confine con la Basilicata i Monti del Cilento (parte del Subappennino lucano), con la catena dei Monti Alburni (1.741 m), il gruppo montuoso del Monte Cervati (1.899 m), del Monte Sacro (1.705 m) e del Monte Motola (1.700 m). L'Appennino Calabro, compreso tra il Passo dello Scalone e lo Stretto di Messina, è costituito da gruppi montuosi di natura granitica solcati da ampie valli. Si distinguono la Catena Costiera (o Catena Paolana), che si allunga tra il Mar Tirreno e le profonde valli dei fiumi Crati e Savuto, e l Altopiano della Sila, vasto altopiano granitico di forma quasi circolare circondato da alte catene montuose (in media tra i 1200 e i 1400 m slm). Ai bordi esterni della zona appenninica, e quindi più vicino alle coste si ergono altre catene chiamate Antiappennini e separate dalla principale da larghi e profondi avvallamenti. In particolare sul versante adriatico s individuano: il Gargano, altopiano di quota media 800 metri che si estende dal Lago di Lesina a Manfredonia; i pianeggianti tavolati calcarei delle Murge, di quota media 400 metri, inclinati verso l'adriatico, compresi tra il corso inferiore dell'ofanto a nord-est, il fiume Bradano a sudest, ed il mare; l assenza di corsi d acqua è dovuta alla natura carsica degli altopiani che facilita l infiltrazione. Sul versante tirrenico tra i rilievi montuosi che costituiscono la fascia dell'antiappennino si segnalano: 38

39 tra il limite del Distretto a nord-est e la foce del Garigliano, la zona vulcanica dei Colli Albani e a sud-est di questi i Monti Lepini (detti anche Pontini) ed i Monti Ausoni- Aurunci; dalla foce del Garigliano a quella del Sele, s individua il complesso vulcanico del Roccamonfina, il rilievo di M.te Massico, i M.ti di Caserta, la zona vulcanica dei campi Flegrei, il Vesuvio ed infine i Monti Lattari in Penisola Sorrentina Le Piane Le principali aree di Piana sono: la Piana Campana situata tra le provincie di Caserta e Napoli, comprende l area del Basso Volturno e dei Regi Lagni fino ai Campi Flegrei, colmata da depositi alluvionali e vulcanici è fertilissima e densamente abitata; la Piana del Sele situata nella provincia di Salerno colmata da depositi alluvionali, comprende parte dei bacini del fiume Sele con i suoi affluenti e del Tusciano. Talvolta è definita Piana di Eboli o Piana di Paestum; la Piana di Sibari affacciata sul golfo di Taranto colmata da depositi alluvionali, si estende lungo il basso corso del fiume Crati e costituisce la piana più grande della Calabria; la Piana di Metaponto in provincia di Matera (Basilicata) che si affaccia sul mar Ionio, è attraversata dai fiumi Bradano, Basento, Cavone, Agri e Sinni, ed è anch essa colmata da depositi alluvionali; il Tavoliere delle Puglie, un territorio situato nel nord della Puglia, nato come pianura di sollevamento e interamente pianeggiante, si estende per 4810 km² tra i Monti Dauni ad ovest, il promontorio del Gargano e il mare Adriatico ad est, il fiume Fortore a nord, ed il fiume Ofanto a sud. Costituisce la terza pianura più vasta d'italia dopo la Pianura Padana (S = 3110 Km 2 ) e la Pianura Veneta (S = 9710 Km 2 ). A causa della scarsa portata dei corsi d acqua l area del Tavoliere è interessata da forti siccità durante la maggior parte dell'anno. la Pianura Salentina, un vasto e uniforme bassopiano del Salento compreso tra le Murge a nord, e le Serre salentine a sud. Si estende per gran parte nel brindisino (piana brindisina), per tutta la parte settentrionale nella provincia di Lecce, a nord della linea che grossomodo congiunge Gallipoli e Otranto, e fino ad Avetrana e Manduria nel tarantino. Di origine 39

40 carsica, presenta notevoli inghiottitoi, punti di richiamo delle acque piovane che convogliono l'acqua nel sottosuolo alimentando dei veri e propri fiumi sotterranei. Caratteristiche della pianura sono, oltre alla totale assenza di pendenze significative, i poderosi strati di terra rossa e l'assenza di corsi d'acqua di superficie. La campagna presenta anche qui, come in tutto il Salento, vasti appezzamenti di vigneti e uliveti Le Coste Tirreniche, Ioniche e Adriatiche Le coste tirreniche, dal golfo di Gaeta al Golfo di Salerno, lungo il litorale del Lazio e della Campania, e oltre la foce del Sele, sono prevalentemente basse e sabbiose, fatta eccezione della Penisola Sorrentina e della costiera Amalfitana dove le coste sono alte e frastagliate. Subito dopo il golfo di Salerno compare il promontorio del Cilento, costituito prevalentemente da coste alte. A sud del Cilento, fino allo Stretto di Messina, le coste calabre appaiono inizialmente frastagliate, per la maggior parte alte, rocciose e scoscese; dopo il Golfo di Policastro sono invece quasi rettilinee fino al promontorio di Monte Poro (Capo Vaticano). Le coste ioniche, da Punta Melito fino al Golfo di Squillace (coste calabre), dove l'appennino s'accosta di più al mare, sono in tutto simili a quelle del tratto tirrenico: rettilinee, poco incise e ripide. Le coste della Sila sono accidentate a differenza di quelle della Basilicata e della Puglia che si presentano più uniformi. Le coste adriatiche, procedendo da sud verso nord, da Santa Maria di Leuca ad Otranto fino alla foce Trigno ed oltre, sono uniformi e rettilinee, interrotte solo dal promontorio del Gargano. Qui il litorale è costituito da coste basse e sabbiose. Le principali isole sono rappresentate da: arcipelago campano (o napoletano) costituito da cinque isole,nel golfo di Napoli e cioè Ischia, Procida, Vivara e Nisida (geologicamente di origine vulcanica appartenenti all'area dei Campi Flegrei) e l'isola di Capri geologicamente di origine sedimentaria; le isole Tremiti, un arcipelago dell'adriatico, a nord del promontorio del Gargano Il sistema Fluviale Il sistema fluviale è costituito da un fitto reticolo idrografico (fatta eccezione l area in corrispondenza della penisola Salentina e delle Murge - Regione Puglia) e presenta 40

41 un articolazione molto varia in relazione alle dimensioni dei bacini idrografici, alle caratteristiche idrologiche (regime pluviometrico), idrauliche (lunghezza e larghezza del corso d acqua, portata media ecc), geolitologiche (litologia e permeabilità dei terreni) e morfologiche (altitudine media, pendenza ecc). Sulla base di tali aspetti è possibile distinguere i bacini idrografici dell appennino meridionale in tre gruppi: Bacini appenninici del versante tirrenico centrale: si presentano di notevoli dimensioni a causa della notevole distanza della catena appenninica dalla costa e delle caratteristiche geolitologiche e strutturali. Sono caratterizzati da un regime di deflussi abbastanza irregolare, molto influenzato da quello delle precipitazioni di tipo sublitoraneo marittimo con due massimi, uno autunnale e l altro primaverile e con minimo marcato nel periodo estivo. I principali bacini sono: Volturno, Liri-Garigliano, Sele; Bacini appenninici del versante adriatico: sono molto numerosi ma con superfici di estensione limitata e, data la minore distanza dello spartiacque dal mare rispetto a quelli del versante tirrenico, con corsi d acqua di minore lunghezza e pendenze elevate. Sono caratterizzati dalla tendenza ad avere un regime torrentizio per effetto anche della modesta permeabilità dei terreni affioranti. I principali bacini sono: Ofanto, Trigno, Biferno, Carapelle; Bacini tributari del Tirreno e dello Ionio: sono bacini di modesta estensione ricadenti nelle Regioni Campania, Basilicata e Calabria che presentano un regime spiccatamente torrentizio in perfetta concordanza con le caratteristiche geolitologiche e con gli afflussi meteorici del clima tipicamente marittimo, con un minimo marcato nel periodo estivo ed un massimo nel periodo invernale. I principali sono: Sinni, Noce, Lao, Bradano, Basento, Agri, Crati, Neto. In particolare i bacini calabresi, ad eccezione del Crati, Neto e Lao, hanno un corso molto breve e bacini inferori ai 100 Km 2 e presentano un carattere torrentizio estremo (fiumare), con piene violentissime e lunghi periodi di totale mancanza d acqua Il Clima Da punto di vista climatico l intera penisola italiana è favorita dalla grande massa d'acqua dei mari mediterranei che la circondano quasi da ogni lato. Tali mari costituiscono un benefico 41

42 serbatoio di calore e di umidità, determinano infatti, nell'ambito della zona temperata, un clima particolare detto temperato mediterraneo. Secondo la classificazione di Koppen, le aree ricadenti nel Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale presentano un clima da temperato subtropicale a temperato freddo, in particolare: le aree della Calabria ionica centrale e meridionale presentano un clima temperato subtropicale o mediterraneo secco. Questo clima si distingue per le precipitazioni scarse (quasi nulle in estate) e molto irregolari; gran parte della Calabria e della Puglia, l intera fascia costiera del Mar Jonio e del mar Adriatico fino ad Ancona e più in generale tutte le aree collinari e di bassa montagna del Lazio, Abruzzo, Molise, Campania e Basilicata e i monti della Daunia, presentano un clima temperato caldo mediterraneo a siccità estiva; le zone appenniniche a quote elevate, presentano un clima temperato fresco. Le precipitazioni possono essere notevoli e sono frequenti soprattutto nelle stagioni intermedie ma abbondanti anche in estate. Solo nelle zone ad elevata quota presenti in Abruzzo c è un clima temperato freddo d'altitudine. L'inverno è lungo, rigido (la temperatura media del mese più freddo è inferiore ai -3 C) e leggermente secco. 4 ANALISI DEL CONTESTO FISICO-AMBIENTALE E SOCIALE DEL DISTRETTO Per ogni regione facente parte del Distretto sono descritte le caratteristiche amministrative, fisiche e socio-economiche, facendo riferimento principalmente ai contenuti dei piani di Tutela delle Acque redatti dalle stesse Regioni, nonché a tutti gli altri strumenti di pianificazione, studi ed informazioni messe a disposizione dagli Enti ed acquisiti dall Autorità di bacino. Attraverso tali elementi è stato possibile effettuare un analisi preliminare dello stato del Distretto in termini di impatto delle pressioni derivanti dall attività umana sugli aspetti qualiquantitativi delle risorse idriche superficiali e sotterranee e sulle aree protette, secondo lo schema logico delineato dalla Direttiva 2000/60/Ce. 42

43 4.1 IL RETICOLO IDROGRAFICO Il territorio del Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale è costituito dai bacini idrografici indicati nel paragrafo 31 relativo alle caratteristiche amministrative. Nel seguito si fornirà una descrizione di sintesi del reticolo idrografico e delle sue caratteristiche. Bacino Liri-Garigliano Il Bacino dei fiumi Liri e Garigliano s inserisce in una conformazione orografica caratterizzata da rilievi accentuati nella parte nord est, dove interessa più direttamente la catena Appenninica, e rilievi di più modesta entità nella parte S-SO. La superficie complessiva del bacino è di km 2 con una lunghezza dell'asta principale di 164 km. La rete idrografica del bacino risulta articolata in numerosi affluenti, di cui i principali sono senza dubbio il fiume Sacco, che contribuisce per circa il 25% dell'area complessiva, e la conca endoreica del Fucino, morfologicamente e geograficamente separato dal bacino del Liri ma ad esso connesso per il tramite delle opere di bonifica idraulica. Il fiume Liri nasce in Abruzzo nei pressi di Cappadocia (AQ) dai Monti Simbruini ad una quota di circa 958 metri s.l.m., si estende per una lunghezza di circa 136 km, attraversando le province de l Aquila e di Frosinone, dove, in corrispondenza dei comuni di Rocca d Evandro e Sant Ambrogio sul Garigliano, confluisce con il fiume Gari, assumendo il nome di Garigliano. Da questo punto in poi, il corso d acqua assume il caratteristico andamento meandriforme tipico dei corsi d acqua fluenti in aree pianeggianti. Sfocia nel mar Tirreno, nel golfo di Gaeta (LT). Il reticolo idrografico del fiume Liri-Garigliano è costituito dai seguenti corsi d acqua: Sistema Fucino-Giovenco; Sacco; Cosa; Melfa; Peccia Fibreno. 43

44 Bacino Biferno Il Biferno nasce dalla falde del Matese, nel comune di Bojano (CB), dall unione dei torrenti Quirino e Càllora. Esso rappresenta il principale fiume della regione Molise, con un alveo che si sviluppa interamente nel territorio della stessa regione, con una lunghezza pari a 106 km ed un bacino imbrifero di km 2. Raggiunge il mare Adriatico presso Termoli (CB), con una foce a delta molto pronunciata. I principali affluenti del fiume Biferno sono: Cervaro; Cigno; oltre a numerosi altri corsi d acqua minori. Inoltre, il corso del fiume Biferno, nel tratto di media valle, è sbarrato dalla Diga del Liscione, dove si crea il lago omonimo. Bacino Fortore Il fiume Fortore nasce dal Monte Altieri, nel versante adriatico dell Appennino Lucano presso Montefalcone di Val Fortore, in provincia di Benevento. E lungo circa 109 km ed ha un bacino imbrifero complessivo di km 2, di cui il 47% circa, pari a 759,5 km 2 ricade nel territorio molisano. Il tratto iniziale è caratterizzato da portate ridotte, che poi aumentano in corrispondenza delle confluenze con altri corsi d acqua minori. Il fiume Fortore raggiunge il Mare Adriatico nel territorio comunale di Serra Capriola(FG), a poca distanza dal lago di Lesina. I principali affluenti sono: Canonica; Scannamadre; Catola; Loreto; Cantara; Tiano; Tona. Inoltre, a valle del comune di Carlantino, le acque del fiume Fortore sono invasate dalla diga di Occhito, la cui capacità totale e pari a 333 Mm 3. 44

45 Bacino Saccione Il torrente Saccione nasce dal Colle Frascari, in località Difesa Nuova presso Montelongo (CB). Il suo sviluppo lineare è pari a circa 38 km con un bacino imbrifero di 290 km 2 e per circa la metà della sua lunghezza, da Campomarino alla foce, segna il confine tra la Regione Molise e la Regione Puglia. Sfocia nel mare Adriatico, in corrispondenza del comune di Chieuti (FG). I principali affluenti sono: Pila; Reale; Sapestra; Sassani; Montorio; Terra; Cannucce. Bacino Trigno Il fiume Trigno sorge alla base del Monte Capraro, nei pressi di Vastogirardi, in provincia di Isernia. La lunghezza dell asta fluviale è pari a circa 87 km ed un bacino imbrifero di superficie complessiva pari a circa 1200 km 2. Per un tratto di 35 km scorre interamente in territorio molisano; nel secondo tratto di percorso, di circa 45 km, segna il confine con l Abruzzo, fino a 7 Km dalla foce presso San Salvo, quando rientra in territorio molisano. Il Trigno raggiunge il mare Adriatico in corrispondenza di Marina di Montenero di Bisaccia. Il fiume Trigno raccoglie le acque di numerosi torrenti e valloni. Bacino Volturno Il fiume Volturno con i suoi km 2 di superficie rappresenta, a livello nazionale, il sesto bacino idrografico per estensione e l'undicesimo per lunghezza (175 km). Esso nasce in Molise, dalle sorgenti di Capo Volturno nel comune di Rocchetta al Volturno, e si sviluppa bagnando il territorio della Campania, anche se il suo bacino imbrifero completo interessa in minima parte anche le regioni Lazio, Abruzzo e Puglia. Il suo principale affluente, 45

46 per superficie del bacino corrispondente e per portata fluente, è il fiume Calore Irpino, che si immette nelle acque del Volturno in corrispondenza del comune di Amorosi. Nel tratto che attraversa la Piana Campana, in particolare nel tratto da Capua a mare, il fiume Volturno scorre all interno di due argini maestri realizzati al fine di impedire frequenti esondazioni. Esso sfocia nel mar Tirreno, nel territorio comunale di Castel Volturno. I principali affluenti del fiume Volturno sono: Cavaliere; Calore Irpino; Tammaro; Sabato; Isclero. Bacino Sarno Il fiume Sarno nasce in corrispondenza del massiccio carbonatico del Pizzo d Alvano ed ha uno sviluppo lineare di circa 24 km, con un bacino di 424 km 2. Il tratto iniziale attraversa l Agro Nocerino-Sarnese, nel quale riceve contributi di numerosi corsi d acqua minori nonché del reticolo di bonifica, e raggiunge il mar Tirreno in corrispondenza del comune di Castellamare di Stabia. I principali affluenti sono: Cavaiola; Solofrana; Calvagnola; Lavinaro; Lavinaio; Rio Laura; oltre il reticolo di bonifica dell area di piana. Le sorgenti del fiume Sarno sono interessate da un prelievo destinato ad alimentare in parte l Acquedotto Campano. 46

47 Bacino Sele Il fiume Sele nasce in corrispondenza del comune di Caposele e si sviluppa per una lunghezza di 64 km e sottende un bacino di km 2 ; raggiunge il mar Tirreno tra i comuni di Capaccio ed Eboli. Nel tratto in cui il fiume interessa la piana omonima, esso assume l andamento meandri forme tipico delle aste fluviali di pianura. I principali affluenti del fiume Sele sono: Tanagro; Bianco; Platano; Calore Lucano. Le sorgenti principali del fiume Sele sono oggetto di un prelievo, effettuato dall Acquedotto Pugliese, destinato a trasferimento di risorsa verso la Regione Puglia. Altri Bacini della Campania Altri bacini idrografici della Regione Campania sono: a nord del Volturno: Agnena; Savone; a sud del Volturno e a Nord del Vesuvio Regi Lagni; a sud del Sarno e a Nord del Sele (destra Sele) Irno; Tusciano; a sud del Sele (sinistra Sele) Alento; Mingardo; Bussento. 47

48 Bacino Agri Il fiume Agri nasce non lontano dalla sorgente del Basento, scorre nel settore occidentale della Basilicata, dalla catena appenninica alla costa ionica, attraversando la valle più fertile e con maggior insediamento antropico; è lungo 136 km ed ha un bacino di 1770 km2 (di cui 15 in territorio campano). La parte montana è posta nelle province di Potenza e Matera, ed è orientata da nord-ovest a sud-est e confina con i bacini idrografici dei fiumi Basento e Cavone a nord, Sele ad ovest, Sinni e Noce a sud. Lungo il suo corso, viene sbarrato dalla diga di Marsico Nuovo e dalla diga del Pertusillo. Sfocia nel Mar Ionio, nei pressi di Policoro dopo aver attraversato la Piana di Metaponto. I principali affluenti sono: Alento; Torrente Alli; Torrente Sauro; Torrente Sciaura; Torrente Racanello; Torrente Cavolo; Torrente Maglia; Fosso Embrici. Bacino Basento Il fiume Basento, di lunghezza pari a circa 149 km, nasce nell'appennino lucano settentrionale, dal Monte Arioso e scorre da nord-ovest a sud-est nelle province di Potenza e Matera. Sfocia nel Golfo di Taranto, nei pressi di Metaponto. Il suo bacino si estende tutto in territorio lucano per circa 1537 km2. Il torrente Camastra, importante affluente in destra, risulta essere sbarrato dall omonima diga. I principali affluenti sono: Torrente Camastra; Torrente Tora; Torrente Tiera; Torrente Rifreddo; 48

49 Torrente Rummolo; Torrente Gallitello; Torrente Monaco. Bacino Bradano Il fiume Bradano nasce vicino alla frazione aviglianese di Castel Lagopesole ed è il primo dei fiumi jonici a partire da nord; sfocia nel mar Ionio, presso Metaponto, nel Golfo di Taranto ed interessa tutto il settore centro-occidentale della Basilicata in provincia di Potenza e di Matera, confinando con i bacini dei fiumi Ofanto a nord-ovest, Basento a sud e con le Murge a est. E' lungo 120 km ed il suo bacino copre una superficie di 2765 km 2, dei quali 2010 km 2 appartengono alla Basilicata ed i rimanenti 755 km 2 alla Puglia. Lungo il suo percorso e quello di alcuni suoi affluenti sono state realizzate importanti opere idrauliche: Diga di San Giuliano, realizzata a scopo irriguo nel 1955 ed entrata in funzione nel 1961; Diga di Serra del Corvo sul Basentello, al confine tra Puglia e Basilicata; Diga di Acerenza sul fiume Bradano; Diga di Genzano sulla Fiumarella. I principali affluenti sono: Torrente Bilioso; Torrente Rosso; Torrente la Fiumarella; Torrente Saglioccia; Torrente Bradanello; Fiumara di Tolve; Torrente Basentello. Bacino Lao Il Lao è uno dei principali fiumi del Parco Nazionale del Pollino. Nasce dalla Serra del Prete, nel territorio di Viggianello (PZ). La parte iniziale del Lao, nella provincia di Potenza, viene anche chiamato fiume Mercure. Sfocia nel Mar Tirreno, nel territorio comunale di Scalea (CS). 49

50 Sottende un bacino di circa 600 km 2 di cui 156 in Basilicata e la restante parte in Calabria. I principali affluenti sono: Fiume Iannello; Torrente Battendiero; Fiume Argentino. Bacino Noce Il fiume Noce scaturisce dal Monte Sirino e sfocia nel mar Tirreno nel territorio comunale di Tortora (CS), nella Piana di Castrocucco, a circa 8 km a sud di Maratea, dopo un percorso di circa 50 km. E' il più importante corso d'acqua del sistema montuoso Sirino-Papa che, con le sue due vette, segna lo spartiacque appenninico tra i bacini dei fiumi Agri e Sinni ad est e dei fiumi Calore e Noce ad ovest. Sottende un bacino di circa 413 km 2 di cui 306 in Basilicata e la restante parte in Calabria. I principali affluenti sono: Torrente Prodino Grande; Torrente Sierreturo; Torrente Carroso; Torrente Bitonto. Bacino Ofanto Il fiume Ofanto è il più settentrionale dei fiumi lucani ed attraversa complessivamente tre regioni con una lunghezza di 134 km ed un bacino imbrifero totale di oltre 3000 km 2, di cui poco più di 1320 ricadono nel territorio lucano. Nasce sull Altopiano Irpino, nel territorio comunale di Torella dei Lombardi (AV) e sfocia nel Mare Adriatico nelle vicinanze di Barletta. L'Ofanto è, inoltre, il più importante fiume della Puglia per lunghezza, bacino e ricchezza d'acque; inoltre, con i suoi 170 km totali di corso risulta anche il fiume più lungo fra quelli che sfociano nell'adriatico a sud del Reno e in assoluto il secondo del Mezzogiorno d'italia dopo il Volturno. Tra i suoi affluenti figura il Torrente Olivento, emissario del lago Rendina, uno dei più antichi invasi artificiali della regione, ottenuto per sbarramento dei torrenti Arcidiaconata e Venosa. 50

51 I principali affluenti sono: Fiumara di Atella; Torrente Olivento; Torrente Muro Lucano; Torrente Ficocchia; Torrente Laghi; Torrente Faraona. Bacino Sinni Il fiume Sinni, nasce a quota 1380 metri, dalla Serra della Giumenta, sul versante orientale del monte Sirino-Papa, nel territorio comunale di Lauria (PZ); percorre da ovest a est l'estremo settore meridionale della Basilicata. Il Sinni è lungo 94 km ed il suo bacino idrografico ha una superficie complessiva di 1292 km 2, confinando con i bacini dei fiumi Agri a nord, Noce ad ovest, Lao e Coscile - Crati a sud. Sfocia nel Mar Ionio, presso Policoro. I principali affluenti sono: Torrente Serrapotamo; Fiume Sarmento; Torrente Frido. Fiume Crati Il fiume Crati è il fiume principale della Calabria con una superficie del bacino idrografico km 2 e una lunghezza di 91 km. Esso ha origine dalle pendici occidentali della Sila (Monte Timpone Bruno), nel territorio comunale di Aprigliano. Sfocia nel Golfo di Taranto, presso la Marina di Corigliano Calabro. Lungo il suo corso, viene sbarrato dalla diga di Tarsia. I principali affluenti del Crati sono: il fiume Busento e il fiume Coscile. Bacino Neto Il Neto è il secondo fiume più importante della Calabria dopo il Crati. Nasce sulla Sila dal monte Botte San Donato, in provincia di Cosenza e presenta un bacino di circa 1073 km 2 e una lunghezza di circa 80 km. Sfocia nel Mar Ionio, nel centro di Fasana, frazione del territorio comunale di Strongoli (KR). 51

52 I principali affluenti sono: i fiumi Arvo e Ampollino, il fiume Lese e, nei pressi della foce, la fiumara Vitravo. Bacino Abatemarco L'Abatemarco nasce nel Massiccio del Pollino e sfocia nel Mar Tirreno nel territorio comunale di Santa Maria del Cedro, con una superficie del bacino è di circa 64 km 2 e una lunghezza di circa 22 km. Bacino Amato Il fiume Amato o fiume Lamato è un fiume della Calabria che nasce nella Sila Piccola e sfocia nel Mar Tirreno, in corrispondenza del golfo di Sant'Eufemia, dopo un corso di 56 km ed un bacino idrografico sotteso di 412 km 2. Bacino Angitola Il fiume Angitola è un piccolo fiume dell'italia meridionale, in Calabria, che nasce dal Monte Pizzinni e si getta nel golfo di Sant'Eufemia, presso la stazione di Francavilla Angitola, nel Mar Tirreno, dopo un corso di 20 km. Riceve il torrente Fallà, il fosso Scuotrapiti e la fiumara Reschia. Lungo il corso del fiume Angitola, all'estremità meridionale della Piana di Sant'Eufemia, si trova il Lago Angitola. Altri Bacini Calabresi Il reticolo idrografico della Calabria è caratterizzato da numerose fiumare a carattere prevalentemente torrentizio o perenne che, per le caratteristiche morfologiche dell alveo, presentano portate molto esigue nei periodi estivi. Le principali fiumare sono: fiumara Allaro; fiumara Amendolea; fiumara Budello; fiumara Buonamico; fiumara Laverde; fiumara Novito; 52

53 fiumara Petrace. 4.2 GEOLOGIA E IDROGEOLOGIA Caratterizzazione geologica Il Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale comprende ampi settori della catena appenninica. Quest ultima è caratterizzata da una complessa struttura a coltri di ricoprimento derivanti dallo scollamento e raccorciamento delle coperture sedimentarie di domini paleogeografici appartenenti al margine settentrionale della placca africano-adriatica e trasportati verso l avampaese padano-adriatico-ionico, a partire dall Oligocene superiore (D Argenio et al., 1986; Patacca e Scandone, 1989). Nella catena appenninica è possibile distinguere due strutture arcuate principali: l arco Appenninico settentrionale e l arco Appenninico meridionale, caratterizzati da diversi stili di deformazioni (Patacca et al., 1990). Nello specifico, al Distretto afferiscono la porzione meridionale del segmento dell Arco appenninico settentrionale e tutto l arco Appenninico meridionale che si distingue in archi minori: l arco molisano-sannitico, l arco campano-lucano e l arco calabro (Cinque et al.,1993). La porzione di catena posta a nord del Distretto (Arco appenninico settentrionale) risulta costituita da thrusts sheets, derivanti dalla deformazione dei domini deposizionali di piattaforma carbonatica, di scarpata e di bacino avvenuta tra il Miocene superiore ed il Pliocene inferiore; la porzione centrale (arco molisano-sannitico e arco campano-lucano) invece, deriva dalla deformazione della piattaforma apula che risulta sepolta al disotto di una serie di coltri di ricoprimento di provenienza interna derivanti dalla deformazione di domini di piattaforma carbonatica, di domini di transizione tra piattaforma e bacino, e di domini bacinali avvenuta tra il Miocene superiore ed il Pliocene superiore-pleistocene inferiore. Infine, il settore posto a sud della linea di Sangineto (Arco Calabro-Peloritano), si trova in posizione strutturalmente più elevata, ed in contrasto con la natura prevalentemente sedimentaria, dei domini deposizionali di cui sopra. L Arco Calabro-Peloritano è costituito da una struttura a falde di ricoprimento le cui Unità sono formate da terreni di natura cristallina e metamorfica e l assetto strutturale delle falde è tale che i termini più alti sono quelli di grado metamorfico più elevato. Esso, può essere considerato 53

54 come un frammento di catena alpina che si è messo in posto su quella appenninica nel Miocene inferiore. Sulle unità tettoniche che costituiscono l ossatura della catena appenninica giacciono, con contatto stratigrafico discordante, successioni mio-plioceniche di ambiente marino, di transizione e continentale, che rappresentano il riempimento di bacini che si impostavano sulle coltri di ricoprimento della catena durante le fasi di strutturazione della catena stessa. Successivamente, nel corso del Quaternario, si svilupparono manifestazioni di vulcanismo orogenico, attraverso la risalita di magmi, che portarono alla formazione di apparati vulcanici in ampie porzioni del versante tirrenico ed in posizione esterna alla catena appenninica. Nello stesso periodo, si è avuta la formazione delle piane costiere legate a fasi di sollevamento e a fasi tettoniche distensive e disgiuntive che hanno determinato l attuale fisionomia della catena appenninica. In definitiva, il territorio del Distretto dell Appennino Meridionale presenta una complessità della strutturazione della catena appenninica e quindi dei rapporti geometrici tra le varie Unità stratigrafico-strutturali che si traduce in una notevole variabilità delle caratteristiche litologiche e di permeabilità, condizionando la distribuzione e la geometria delle strutture idrogeologiche e lo schema di circolazione idrica sotterranea a piccola e a grande scala Sistemi acquiferi Le Strutture Idrogeologiche e le aree di Piana individuate e delimitate nell ambito del Distretto, presentano potenzialità idrica variabile in funzione delle caratteristiche fisiche quali l estensione, la litologia, la permeabilità, l alimentazione, diretta e/o indiretta (travasi idrici), ecc.. Esse, possono essere raggruppate in sistemi acquiferi, essenzialmente sulla base della litologia prevalente e della tipologia di acquifero. Di seguito si riportano i sistemi acquiferi individuati: Sistemi carbonatici: costituiti da complessi calcarei ed in subordine da complessi dolomitici. I primi sono contraddistinti da elevata permeabilità per fratturazione e per carsismo, i secondi da permeabilità medio-alta per fratturazione. Tali sistemi comprendono idrostrutture carbonatiche caratterizzate dalla presenza di falde idriche di base e falde sospese; gran parte delle 54

55 idrostrutture carbonatiche presentano notevole estensione ed alta potenzialità idrica (sistemi di tipo A); Sistemi di tipo misto: costituiti prevalentemente da complessi litologici calcareomarnoso-argillosi; essi presentano permeabilità variabile da media ad alta laddove prevalgono i termini carbonatici in relazione al grado di fatturazione e di carsismo, da media a bassa ove prevalgono i termini pelitici. In quest ultimo caso le successioni svolgono un ruolo di impermeabile relativo a contatto con le strutture idrogeologiche carbonatiche. Tali sistemi comprendono acquiferi a potenzialità idrica variabile da medio-bassa a bassa ; presentano falde idriche allocate in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore, spesso sovrapposti (sistemi di tipo B); Sistemi silico-clastici: costituiti da complessi litologici conglomeratici e sabbiosi, caratterizzati da permeabilità prevalente per porosità da media a bassa in relazione alla granulometria ed allo stato di addensamento e/o di cementazione del deposito. Tali sistemi comprendono acquiferi a potenzialità idrica variabile da medio-bassa a bassa ; presentano una circolazione idrica in genere modesta, frammentata in più falde, spesso sovrapposte (sistemi di tipo C ); Sistemi clastici di piana alluvionale e di bacini fluvio-lacustri intramontani: costituiti da complessi litologici delle ghiaie, sabbie ed argille alluvionali e fluvio-lacustre; a luoghi sono presenti anche complessi detritici. La permeabilità è prevalentemente per porosità ed il grado è estremamente variabile da basso ad alto in relazione alle caratteristiche granulometriche, allo stato di addensamento e/o di cementazione del deposito; il deflusso idrico ha luogo in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore, spesso sovrapposti ed interponessi. Tali sistemi comprendono acquiferi di piana con potenzialità idrica medio-bassa. Questi, allorquando sono a contatto con idrostrutture carbonatiche possono ricevere cospicui travasi da queste ultime (sistemi di tipo D); Sistemi dei complessi vulcanici quaternari: costituiti dai complessi delle lave, dei tufi e delle piroclastiti. I complessi delle lave sono contraddistinti da permeabilità da medie ad alte in 55

56 relazione al grado di fessurazione; nei complessi dei tufi e delle piroclastici la permeabilità assume valori da bassi a medio bassi in relazione allo stato di fessurazione e/o allo stato di addensamento. Tali sistemi comprendono acquiferi vulcanici con potenzialità idrica variabile da medio-alta a medio-bassa ; le falde idriche sono allocate in corrispondenza dei livelli a permeabilità maggiore, spesso sovrapposti e, talora, interconnessi (sistemi di tipo E). Sistemi degli acquiferi cristallini e metamorfici: costituiti dai complessi ignei e metamorfici. Tali complessi sono contraddistinti da permeabilità per porosità nella parte superficiale dell acquifero e da permeabilità per fratturazione in profondità. Il grado di permeabilità è variabile da medio a basso in relazione al grado di fessurazione. Tali sistemi comprendono acquiferi con potenzialità idrica medio-bassa ; la circolazione delle acque sotterranee avviene nella parte relativamente superficiale (fino alla profondità massima di metri), dove le fratture risultano anastomizzate (sistemi di tipo F). In particolare, il numero di idrostrutture e porzioni di esse, e di acquiferi di piana che afferiscono al Distretto Idrografico è riportato nella tabella successiva per sistema di appartenenza. SISTEMI ACQUIFERI N. IDROSTRUTTURE APPARTENENTI AL DISTRETTO IDROGRAFICO DELL APPENNINO MERIDIONALE Sistemi carbonatici (sistemi di tipo A) 64 Sistemi di tipo misto (sistemi di tipo B) 30 Sistemi silico-clastici (sistemi di tipo C) 16 Sistemi clastici di piana alluvionale e di bacini fluvio-lacustri intramontani (sistemi di tipo D) Sistemi dei complessi vulcanici quaternari(sistemi di tipo E) Sistemi degli acquiferi cristallini e metamorfici(sistemi di tipo F) TOTALE

57 4.3 USO DEL SUOLO Utilizzando le cartografie territoriali omogenee sullo stato dell'ambiente redatte nell ambito del programma Corine Land Cover (scala di studio 1: con copertura nell ambito del distretto omogenea su tutte e sette le regioni anno 2000), si è rilevato che, considerando l intera estensione delle Regioni che fanno parte del distretto, vi sono in prevalenza territori agricoli (più del 58%) e territori boscati con ambienti semi naturali (più del 37%), mentre le aree urbanizzate e modellate artificialmente non raggiungono il 3,50%. In particolare, per quanto concerne i territori agricoli, vi è una prevalenza di seminativi (27,03%), zone agricole eterogeneee (19,56%), mentre nell ambito dei territori boscati con ambienti semi naturali vi è una prevalenza di zone boscate (25,51%). Le due coltivazioni che da sole coprono poco meno della metà della superficie del distretto, sono: Seminativi in aree non irrigue (26,57%): Cereali, leguminose in pieno campo, colture foraggere, coltivazioni industriali, radici commestibili e maggesi. Vi sono compresi i vivai e le colture orticole, in pieno campo, in serra e sotto plastica, come anche gli impianti per la produzione di piante medicinali, aromatiche e culinarie. Vi sono comprese le colture foraggere (prati artificiali), ma non i prati stabili. Boschi di latifoglie(22,06%): Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi ma anche da cespugli e arbusti, nelle quali dominano le specie forestali a latifoglie, i pioppeti e gli ucalitteti. La superficie a latifoglie deve coprire almeno il 75% dell'unità, altrimenti è da classificare bosco misto. Altre colture significative sono: Sistemi colturali particellari complessi (8,40%) che sono piccoli appezzamenti con varie colture annuali, prati stabili e colture permanenti, occupanti ciascuno meno del 75% della superficie totale dell'unità, Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali (7,86%), ovvero formazioni vegetali naturali,boschi, lande, cespuglieti, bacini d'acqua, rocce nude, Oliveti (7,68%), comprese particelle a coltura mista di olivo e vite. 57

58 Per quanto concerne i territori modellati artificialmente, che non raggiungono il 3,50%, il CLC opera la seguente differenziazione: Zone urbanizzate (2,68%), ovvero spazi strutturati dagli edifici e dalla viabilità che occupano dal 50 all'80% della superficie totale e cimiteri. Questa voce non comprende: le abitazioni agricole sparse delle periferie delle città o nelle zone di coltura estensiva comprendenti edifici adibiti a impianti di trasformazione e ricovero, le residenze secondarie disperse negli spazi naturali o agricoli; Zone industriali, commerciali e reti di comunicazione (0,55%), ovvero le zone industriali e commerciali, aree a copertura artificiale, senza vegetazione, che occupano più del 50% della superficie. Fanno parte di questa categoria le stazioni centrali, autostrade, ferrovie, comprese le superfici annesse, i grandi svincoli stradali e le stazioni di smistamento, le zone portuali compresi i binari, i cantieri navali e i porti da diporto, aereopori ed infrastrutture degli aeroporti: piste, edifici e superfici associate, ma non le linee elettriche ad alta tensione con vegetazione bassa che attraversano aree forestali, i piccoli aeroporti da turismo (con piste consolidate) ed edifici di dimensioni molto piccole. Zone estrattive, discariche e cantieri (0,16%) ovvero ambiti di estrazione di materiali inerti a cielo aperto, compresi gli edifici e le installazioni industriali associate, le superfici abbandonate e sommerse, ma non recuperate, comprese in aree estrattive. Rimangono escluse le cave sommerse, le aree utilizzate per le estrazioni nei letti dei fiumi, le rovine, archeologiche e non, mentre si definiscono cantieri spazi in costruzione, scavi e suoli rimaneggiati Zone verdi artificiali non agricole (0,07%), ovvero gli spazi ricoperti di vegetazione, parchi attrezzati, aree dotate intensamente di attrezzature ricreative, da picnic, compresi nel tessuto urbano, le aree utilizzate per camping, attività sportive, parchi di divertimento, campi da golf, ippodromi, rovine archeologiche e non, ecc.. Le singole regioni hanno caratteristiche conformi a quelle dell intero distretto, per quanto riguarda tipologia e superficie colturale, con limitate eccezioni. 58

59 In Abruzzo, il territorio risulta coperto per più di un quarto (26,11%) da boschi di latifoglie, mentre una discreta incidenza è data dalle aree a pascolo naturale che coprono circa il 13%, mentre è da segnalare la più al-ta percentuale tra le Regioni del distretto di aree con vegetazione boschiva in evoluzione (7,17%), ovvero vegetazione arbustiva o erbacea con alberi sparsi. I territori modellati artificialmente, infine, sono un punto al di sotto della media del distretto (2,48%). Figura 2. Distribuzione percentuale delle classi di uso del suolo nel Distretto (fonte dati: Corine Land Cover 2000). In Basilicata la cultura prevalente è rappresentata dai seminativi in aree non irrigue (35.94%), mentre è di solo 1,43% l incidenza dei territori modellati artificialmente, In Calabria vi è un territorio che si diversifica per tipologia di coltivazioni con boschi di latifoglie (23,71%), seminativi in aree non irrigue (15,93%), oliveti (13,16%), boschi di conifere 59

60 e boschi misti, mentre è poco meno della media del distretto l incidenza dei territori modellati artificialmente (3,04%). In Campania è notevole l incidenza dei territori modellati artificialmente, raddoppiando la media del distretto con 6,12%, mentre nella media sono le principali colture della regione, con una particolare e significativa incidenza dei sistemi particellari colturali complessi (12,02%). Anche nel Lazio va registrata l incidenza dei territori modellati artificialmente, che giunge al 5,78%, mente nella media sono le principali colture della regione. Nel Molise le principali colture della regione sono nella media del distretto tra le quali risultata di particolare significatività l incidenza delle aree agrarie con prevalenza di spazi naturali (18,25 %), mentre l incidenza dei territori modellati artificialmente è dimezzata rispetto alla media del distretto,. In Puglia, infine, rispetto alla media del distretto si hanno le maggiori differenze: infatti non incidono i boschi di latifoglie (3,62%) e le aree agrarie con prevalenza di spazi naturali (0,58 %), mentre le colture prevalenti sono i seminativi in aree non irrigue (36,67%), gli oliveti, che hanno la più alta incidenza tra le regioni del distretto, con un quinto della superficie regionale (20,70%) e i vigneti (6,53%). E di un punto percentuale circa in più rispetto alla media del distretto, l incidenza dei territori modellati artificialmente (4,23%). 4.4 IL SISTEMA SOCIO-ECONOMICO Secondo la Direttiva 2000/60/CE, l'analisi economica, rappresenta uno strumento finalizzato a fornire informazioni fondamentali per il processo di definizione del piano e, in quanto tale, sostanzia una componente prioritaria ai fini dell approccio decisionale complessivo. Inoltre, essa è, soprattutto, un obiettivo del Piano di Gestione delle Acque, in quanto obbligatoria nella fase di definizione delle Caratteristiche del distretto idrografico in associazione all'esame dell impatto ambientale delle attività umane ed all'analisi economica dell utilizzo idrico. L'analisi economica, infatti, interviene anche nell'elaborazione del quadro conoscitivo attraverso la verifica degli usi e delle tendenze dei principali fattori di pressione, nonché nella 60

61 valutazione della domanda di fruizioni ambientali e relativa copertura dei costi sostenuti a fronte delle stesse. A tale riguardo, secondo quanto disposto dalla Direttiva 2000/60/CE e recepito dal D.lgs 152/06, in relazione alle informazioni acquisite, occorrerà impostare un modello di investimenti, di tariffazione che tenga conto del principio chi inquina paga e dei costi ambientali, prefigurando, nel contempo, degli scenari di opzioni di scelta.. In questa fase iniziale è stato predisposto uno studio sulla caratterizzazione socio economica delle regioni appartenenti al Distretto Idrografico dell Appennino Meridionale, del quale si riportano in sintesi i risultati. 61

62 4.4.1 Elementi per la caratterizzazione socio economica Abruzzo Popolazione Economia Mercato del lavoro Agricoltura Turismo abitanti al Censimento 2001; abitanti al 31/12/2007 (Istat). La popolazione è di età non troppo giovane rispetto alla media italiana e a quella della ripartizione meridionale. La popolazione residente è così ripartita tra le diverse province: 23% nella provincia dell Aquila, 23% nella provincia di Teramo, 24% in provincia di Pescara, 30% in provincia di Chieti. La popolazione del 29 % dei comuni è compresa tra e abitanti. Tra il la popolazione è diminuita del 1,06%. Si stima che nel 2026 la popolazione aumenterà del 4% e nei successivi 25 anni diminuirà del 1,6% (ISTAT). Tra il la regione è caratterizzata da un andamento macroeconomico non molto sostenuto, il PIL infatti cresce solo del 1,87 %. I settori economici risultano caratterizzati dalla maggiore incidenza delle piccole imprese rispetto a quelle medio-grandi. Nell economia regionale assumono un peso rilevante il settore dell agricoltura, quello dei servizi e quello delle costruzioni. Lo sviluppo industriale appare limitato fatta eccezione per le zone vicine ai capoluoghi. Il settore del turismo è in crescita. Altro settore qualificante l economia regionale è la pesca. Nell economia regionale assume notevole importanza la produzione di energia idroelettrica. Il tasso di attività è pari a 63,1 in linea con quello nazionale pari a 63 (Istat 2008). Il tasso di disoccupazione è pari a 6,6 in linea con quello nazionale pari a 6,7 più basso di quello del mezzogiorno pari a 12. Alto è il tasso di disoccupazione giovanile. L agricoltura risulta caratterizzata da una struttura produttiva sottodimensionata, la tipologia di aziende prevalente è a conduzione familiare. La SAU media per azienda è pari a 5,18 più alta della media nazionale pari a 5,09. La maggior parte delle aziende è specializzata nelle coltivazioni dei prodotti di consumo: cereali, patate, ortaggi, viti, ulivi. Importanti risultano le esportazioni in Italia e all estero di prodotti tipici quali: lo zafferano, la liquirizia, la barbabietola e il tabacco. Di rilievo per l intera regione l allevamento del bestiame prevalentemente ovino e suino. Il turismo è un settore estremamente importante per l economia regionale è produce circa l 8 per cento del PIL abruzzese. L offerta turistica appare abbastanza eterogenea: località di tipo marino, città d arte, località sciistiche, parchi naturali. Il tasso di utilizzazione lorda (presenze/posti letto disponibili) è pari a 27,5, inferiore a quello della nazione pari a 35,4. 62

63 4.4.2 Elementi per la caratterizzazione socio economica Basilicata Popolazione Economia Mercato del lavoro Agricoltura Turismo abitanti al Censimento 2001; abitanti al 31/12/2007 Istat La struttura della popolazione per età è in linea con quella Italiana, la popolazione è meno giovane di età di quella della ripartizione meridionale. Il 66% della popolazione risiede nella provincia di Potenza, mentre il 34% nella provincia di Matera. La popolazione del 47,32% dei comuni è compresa tra e abitanti Tra il la popolazione è diminuita del 2%. Si stima che nei prossimi 23 anni la popolazione si ridurrà di 7,5% e nei successivi 25 anni del 15%. L andamento macroeconomico non appare molto sostenuto, tra il il PIL cresce solo del 3,3% rispetto ad una media italiana (7,8%) e ad una media della ripartizione meridionale del 5,1% (ISTAT). L Economia è basata sul settore dell agricoltura. Importante per l economia della regione è la presenza di giacimenti petroliferi e la presenza di idrocarburi nel sottosuolo. Scarsamente sviluppata appare l industria. L economia è basata sull attività di piccole e medie imprese. Altro settore di rilievo è l allevamento di caprini e ovini. Il tasso di attività è pari a 55,8 più basso delle media italiana pari a 63% (ISTAT 2008) Il tasso di disoccupazione è pari a 11,1% ed è, più alto della media nazionale pari a 6,7%, e più basso della media del mezzogiorno pari a 12,0 (ISTAT 2008). Alto è il tasso di disoccupazione giovanile. L agricoltura non risulta caratterizzata da colture di pregio data la scarsa fertilità del terreno e la montuosità del territorio. Il bosco copre c.a. il 20% del territorio. Le colture più estese sono: quelle del frumento e degli altri cereali, delle patate, della vite, dell olivo e degli agrumi. Negli ultimi anni è da segnalare l incremento di alcune culture industriali come la barbabietola da zucchero, il tabacco e quelle ortofrutticole Dal 1970 al 2000 si assiste ad una riduzione del numero delle aziende e delle SAT e SAU Rilevante per l economia agricola della regione è lo sviluppo delle culture biologiche Il Turismo è un settore ad elevata potenzialità di sviluppo L offerta turistica appare abbastanza eterogenea per la presenza di località storicoculturale, località balneari, località sciistiche e riserve naturali. L industria turistica, negli ultimi anni risulta caratterizzata da un trend di crescita significativo. Il tasso di utilizzazione lorda (presenze/posti letto disponibili) è pari a 25,3, la media italiana è del 35,4. Importante è lo sviluppo delle aziende agrituristiche 63

64 4.4.3 Elementi per la caratterizzazione socio economica Calabria Popolazione Economia Mercato del lavoro Agricoltura Industria Agroalimentare abitanti al Censimento 2001; abitanti al 31/12/2007 (Istat). La popolazione appare giovane di età rispetto alla media italiana meno rispetto alla media della ripartizione meridionale. la popolazione residente è così ripartita tra le diverse province: il 37% in provincia di Cosenza, il 18% in provincia di Catanzaro, il 28% in provincia di Reggio Calabria, il 9% in provincia di Crotone, l 8% in provincia di Vibo Valentia (ISTAT 2007). La popolazione del 49% dei comuni è compresa tra e abitanti (ISTAT 2007). Tra il la popolazione è diminuita del 3% (ISTAT). Si stima che nel 2026 la popolazione diminuirà del 4% mentre nei successivi 25 anni diminuirà del 12% (ISTAT). Tra il il PIL è cresciuto del 7%, poco meno della media italiana 7,8%, più di quella riferita al meridione 5,1% (ISTAT). L economia risulta caratterizzata dal rilevante peso del settore agricolo e da quello dei servizi. Modesto appare il peso del settore dell industria. Il settore del turismo non è ancora trainante per l economia. I settori economici risultano caratterizzati dalla prevalenza di piccole imprese rispetto a quelle medio-grandi. Il settore della pesca non appare adeguatamente sviluppato. Il tasso di attività è pari 50,2 inferiore rispetto a quello nazionale pari a 63 (Istat 2008). Il tasso di disoccupazione è pari a 12,1% più alto rispetto a quello nazionale del 6,7%, in linea con quello del mezzogiorno (ISTAT). Alto è il tasso di disoccupazione giovanile. L agricoltura è praticata soprattutto nelle aree montane e in quelle di alta collina, solo il 13% della superficie agricola è irrigata. Il settore è caratterizzato dalla polverizzazione delle imprese e dalla frammentazione delle superfici; oltre il 60% delle imprese ha una superficie agricola media al massimo di 2 ha. Rispetto alla media italiana il settore dell agricoltura della regione è caratterizzato dall uso di lavoratori non appartenenti al nucleo familiare del conduttore. Il reddito prodotto dal settore è molto basso. Le coltivazioni principali sono rappresentate dall olivicoltura e dall agrumicoltura, inferiore il peso della cerealicoltura, della zootecnica e delle vitivinicoltura. Alto è l indice di boscosità e di produzione legnosa annua. Il settore appare sottodimensionato ed incompleto caratterizzato dalla presenza di imprese di prima trasformazione di piccola dimensione spesso a carattere artigianale. I comparti di punta sono l oleario e l agrumicolo. L area più avanzata da un punto di vista della specializzazione produttiva e dell ispessimento del tessuto imprenditoriale è la Piana di Sibari. 64

65 Turismo Il turismo è un settore ad elevata potenzialità di sviluppo. L offerta turistica appare abbastanza eterogenea (località di tipo marino, siti archeologici, città d arte, località sciistiche, parchi naturali. Il turismo dei parchi rappresenta un segmento importante del turismo regionale. Nel periodo il movimento turistico è aumento di oltre un quinto Il settore risulta caratterizzato da un forte presenza del turismo sommerso. Il turismo è caratterizzato dall eccessiva stagionalità delle presenze e dalla concentrazione delle stesse nelle località costiere. 65

66 4.4.4 Elementi per la caratterizzazione socio economica Campania Popolazione abitanti al Censimento 2001; abitanti al 31/12/2007 (Istat) La popolazione risulta giovane rispetto alla media Italiana anche se l indice di invecchiamento sta aumentando negli ultimi anni. La popolazione residente è così ripartita il 15% in provincia di Caserta, il 5% in provincia di Benevento, il 53% in provincia di Napoli, il 19% in provincia di Salerno, l 8% in provincia di Avellino. La popolazione del 45% dei comuni è compresa tra e abitanti. Economia Mercato del lavoro Agricoltura Industria Agroalimentare Tra il la popolazione è aumentata del 1,3%. Si stima che nel 2026 la popolazione diminuirà del 3% e nei successivi 25 anni diminuirà del 9%. (ISTAT). Tra il il PIL è cresciuto del 6% meno della media italiana 7,8%, più di quella riferita al meridione 5,1% (ISTAT). Rilevante appare il peso del settore agricolo, del settore dei servizi e di quello delle costruzioni. Particolare la vocazione del territorio nel terziario tradizionale. Il settore del turismo non è ancora trainante. La struttura dell apparato produttivo è particolarmente frammentata. Tra il 2003 e il 2008 il tasso di attività è diminuito dal 55% al 48,7%, ed è più basso delle media italiana pari a 63% (ISTAT 2008). Alto è il tasso di disoccupazione pari a 12,6% più alto della media nazionale pari a 6,7% e leggermente più alto della media del mezzogiorno pari a 12,0 (ISTAT 2008). Alto è il tasso di disoccupazione giovanile. Il settore agricolo è fiorente soprattutto nelle aree di pianura. Il settore è caratterizzato dalla polverizzazione delle imprese e dalla frammentazione delle superfici, la SAU media per azienda è pari a 2,36 (media Italiana 5,09). La maggior parte delle aziende risultano specializzate nelle coltivazioni dei seminativi, seguono le coltivazioni legnose e le coltivazioni di foraggio per l alimentazione del bestiame. Le aziende agricole che praticano l allevamento rappresentato il 28,8% del totale, gli allevamenti più diffusi sono quelli avicolo, seguono quello dei suini e quello dei bovini. In crescita sostenuta gli allevamenti dei bufalini, nel periodo si registra una crescita del 18,2%, mentre il numero medio di capi per azienda aumenta del 112,1%. Forte è la presenza delle imprese agro-alimentari, un terzo del fatturato alimentare meridionale è realizzato in Campania. Sostenuto è lo sviluppo dell export alimentare con un incidenza del 59% sull export regionale. Di rilievo le industrie della trasformazione del pomodoro, dei vegetali e della frutta, seguite da quelle di produzione di pasta, vino, dolci e olio. Di rilievo l evoluzione del settore lattiero-caseario. 66

67 Turismo Il turismo appare un settore ad elevata potenzialità di sviluppo. L offerta turistica appare abbastanza eterogenea (bellezze artistiche, naturalistiche). I flussi turistici mostrano una ripresa ma il dato non modifica la situazione di marginalità del settore. Alto è il tasso di utilizzazione lorda (presenze/posti letto disponibili) pari 45,6, la media in Italia è pari a 35,4. 67

68 4.4.5 Elementi per la caratterizzazione socio economica Lazio Popolazione Economia Mercato del lavoro Agricoltura Industria Agroalimentare abitanti al Censimento 2001; al 31/12/2007 (Istat). La struttura della popolazione è in linea con quella della media Italiana. La popolazione è così ripartita il 5,59% in provincia di Viterbo, il 2,82% in provincia di Rieti, il 73,04% in provincia di Roma, il 9,66% in provincia di Latina, l 8,9% in provincia di Frosinone. La popolazione del 39% dei comuni è compresa tra e abitanti. Tra il la popolazione è aumentata del 0,5%. Si stima che nel 2026 la popolazione aumenterà del 5,9% e nei successivi 25 anni diminuirà del 1,05%. (ISTAT). Tra il il PIL cresce del 13,6% più della media italiana 7,8% (ISTAT 2008). Se si esclude l area di Roma l economia della regione risulta basata sull agricoltura, sulle attività artigianali e sull allevamento del bestiame e dalla pesca. L economia risulta fortemente influenzata dalla funzione di Roma come capitale politico-amministrativa. Fiorente è l attività turistica. L industria riveste ancora un ruolo marginale rispetto alla media nazionale e risulta dipendente dagli investimenti pubblici o da capitali provenienti da altri paesi, i settori più sviluppati sono il farmaceutico, il meccanico, il chimico e l alimentare. Molto sviluppati sono il settore bancario e assicurativo. Il tasso di attività è pari a 65,1 più alto delle media italiana pari a 63% (ISTAT 2008). Il tasso di disoccupazione è pari a 7,5% più alto della media nazionale pari a 6,7% e più alto della media del centro pari a 6,1 (ISTAT 2008). Il tasso di disoccupazione giovanile è più alto di quello nazionale. Per il settore agricolo si evidenzia una forte disparità tra le zone rurali molto sviluppate e specializzate con produzione agricola fortemente competitiva e le zone marginali (interne e di montagna). Nel settore agricolo prevalgono le grandi aziende superiori ai 50 ettari (45% della superficie), e quelle di piccole e di piccolissime dimensioni. La maggior parte delle aziende è specializzata nelle coltivazioni del frumento, dell uva da vino, dei prodotti ortofrutticoli e dell olivo. Sono presenti molti allevamenti di ovini e di bovini con particolare riguardo alle bufale. Il settore agro-alimentare è caratterizzato dalla presenze di numerose micro-imprese alcune delle quali posizionate su segmenti di mercato di nicchia con produzioni di qualità. Tra i settori maggiormente rappresentativi da un punto di vista reddituale troviamo il lattiero-caseario, la trasformazione e la conservazione dell ortofrutta, il settore enologico e quello oleario. L elevata specializzazione dei prodotti ha dato vita ad un indotto particolarmente dinamico come testimonia la nascita di diverse associazioni di produttori e la presenza di ditte specializzate nella costruzione di macchine per la raccolta e nella trasformazione e commercializzazione del prodotto. 68

69 Turismo Il turismo è un settore ad elevata potenzialità di sviluppo L offerta turistica appare abbastanza eterogenea (città d arte, località balneari, parchi e riserve). Sul litorale si è sviluppato un turismo balneare ma fondamentalmente locale Per il turismo d arte Roma svolge un ruolo determinante a discapito degli altri centri dove lo stesso non è adeguatamente valorizzato. Alto è il tasso di utilizzazione lorda (presenze/posti letto disponibili) pari 53,3, in Italia il tasso risulta pari a 35,4. 69

70 4.4.6 Elementi per la caratterizzazione socio economica Molise Popolazione Economia Mercato del lavoro Agricoltura Turismo abitanti al Censimento 2001; abitanti al 31/12/2007. La popolazione è di età non troppo giovane rispetto alla media italiana e a quella della ripartizione meridionale. il 72% della popolazione è residente nella provincia di Campobasso il restante 28% nella provincia di Chieti. la popolazione del 21% dei comuni è compresa tra e abitanti. Tra il la popolazione è diminuita del 3%. Si stima che nel 2026 la popolazione diminuirà del 2,5% e nei successivi 25 anni diminuirà del 7,3% (ISTAT). Tra il 2000 e il 2007 il PIL è cresciuto solo del 6,6 % meno della media italiana 7,8%, più di quella riferita al meridione 5,1% (ISTAT). L economia risulta caratterizzata dalla maggiore incidenza delle piccole imprese rispetto a quelle medio-grandi. I settori più rilevanti sono quello dell agricoltura, del terziario, dell edilizia e dell artigianato. Lo sviluppo industriale appare limitato. Il settore del turismo è poco sviluppato. Il tasso di attività è pari a 59,6 inferiore rispetto a quello nazionale pari a 63 (Istat 2008). Il tasso di disoccupazione è pari a 9,1 più alto di quello nazionale pari a 6,7 più basso di quello del mezzogiorno pari a 12. Alto è il tasso di disoccupazione giovanile. L agricoltura risulta caratterizzata da una resa scarsa. Il settore è organizzato in aziende di modeste dimensioni, scarsamente meccanizzate e razionalizzate anche se la SAU media per azienda è abbastanza elevata pari a 6,33 ha. Le coltivazioni principali sono quelle dei cereali, dell olivo, e quelle orticole. L attività dell allevamento ovino, importante in passato per l economia della regione, sta perdendo rilievo. Le bellezza naturali potrebbero rappresentare una buona risorsa per il turismo sia montano che marittimo. Nella regione sono presenti centri sportivi invernali come a Campitello Matese e località balneari come Termoli poco valorizzati. Scarsi appaiono i movimenti turistici, con un tasso di utilizzazione lorda delle strutture ricettive pari a 24,6. Scarsi sono gli investimenti nel settore. 70

71 4.4.7 Caratterizzazione socio economica Puglia Popolazione Economia Mercato del lavoro Agricoltura Industria Agroalimentare abitanti al Censimento 2001; abitanti al 31/12/2007 Istat La popolazione è giovane di età rispetto alla media Italiana in linea con quella della ripartizione meridionale. La popolazione risulta così ripartita il 39% in provincia di Bari, il 20% in provincia di Lecce, il 17% in provincia di Foggia, il 14% in provincia di Taranto, il 10% in provincia di Brindisi. La popolazione del 46,12% dei comuni è compresa tra e abitanti. Tra il la popolazione è diminuita nei capoluoghi ed è aumentata negli altri comuni. Si stima che nei prossimi 23 anni la popolazione si ridurrà di c.a unità e nei prossimi 50 anni di abitanti. L andamento macroeconomico non è molto sostenuto, tra il il PIL è cresciuto solo del 1,83%. Rilevante è il peso del settore agricolo. Particolare vocazione nel terziario tradizionale. Il settore del turismo non è ancora trainante. L apparato produttivo risulta caratterizzato dalla maggiore incidenza delle piccole imprese rispetto a quelle medio-grandi. Il settore della pesca e dell acquacoltura molto importanti, uno dei poli maggiormente produttivi a livello nazionale. Tra il è aumentato il tasso di attività. Tra il 2000 e il 2002 si registra un abbassamento del tasso di disoccupazione dal 17,1% al 14,0%. Alto è il tasso di disoccupazione giovanile. L agricoltura è fiorente soprattutto nelle aree di pianura meno in quelle interne. La struttura produttiva è sottodimensionata, la tipologia di aziende prevalente è a conduzione familiare. La maggior parte delle aziende agricole sono specializzate nelle coltivazioni delle colture permanenti, seguono i seminativi, ortofloricoltura e zootecnica. Le aziende specializzate in orto-floricoltura registrano il maggior reddito standard. Nel 2001 il saldo scambi con l estero dei prodotti agricoli ha registrato un + 18,3% e l import dei prodotti agricoli un +18%. Tra il 1990 e il 2000 si registra una riduzione delle aziende con allevamenti di oltre il 50%. Il settore è caratterizzato dalla forte presenza di imprese di prima trasformazione di piccola dimensione spesso a carattere artigianale. Tra il 1981 e il 1991 le imprese dell olio e del vino registrano un decremento di addetti e di unità mentre quelle del pane e della fabbricazione delle paste registrano un aumento delle imprese e degli addetti. Di rilievo l evoluzione del settore lattiero-caseario e del settore della lavorazione e della conservazione della frutta e degli ortaggi. 71

72 Turismo Il settore del turismo è un settore ad elevata potenzialità di sviluppo. L offerta turistica appare abbastanza eterogenea (località di tipo marino, città d arte, località collinari). Nel periodo la ricettività totale (posti letto alberghieri + complementari) è cresciuta del 319%. Il tasso di utilizzazione lorda (presenze/posti letto disponibili) è pari a 24,4, le media Italiana è pari a 35,4. Le province di Foggia e Bari concentrano il 37,1% e il 21/,8% degli arrivi totali della regione, segue la provincia di Lecce con il 21%. 72

73 4.5 IL SISTEMA DELLE AREE PROTETTE Nell ambito della caratterizzazione del Distretto idrografico ai fini della redazione del Piano di gestione, viene richiesta la specificazione e rappresentazione cartografica delle aree protette, come prescritto dall'articolo 117 e dall'allegato 9 alla parte III del D.Lgs 152/06, che di seguito si riportano: - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto di vista economico - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 I dati relativi alla individuazione e localizzazione delle suddette aree sono stati desunti dall analisi dei Piani di Tutela delle Acque delle Regioni, elaborati e quindi restituiti in forma tabellare. Con riferimento alle aree sopra indicate, per i Piani di Tutela delle Acque delle 7 Regioni appartenenti al Distretto dell Appennino Meridionale, sono stati elaborati degli schemi di sintesi in cui, in relazioni alla disponibilità dei dati, si è proceduto ad una prima individuazione, descrizione e quantificazione delle aree in esame. I contenuti, gli studi e dati di riferimento, la diversa articolazione dei piani, gli obiettivi necessariamente connessi alle specificità e problematiche degli ambiti territoriali di riferimento, hanno restituito un quadro delle aree 73

74 protette, complesso ed articolato di non facile omogeneizzazione, che di seguito si riassume per ogni regione. Abruzzo - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano 1 - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto 4 di vista economico - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come aree classificate ma non acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE rientranti nel Distretto - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE 5 aree sensibili non rientranti nel distretto 3 zone vulnerabili da nitrati 1 zona vulnerabile alla - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 desertificazione 15 Basilicata - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano 5 - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto di vista economico 6 - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120 Intero tratto costiero (tirrenico e ionico) 17 aree sensibili Solo cartografate le aree vulnerabili ai nitrati di origine agricola 5 zone vulnerabili alla desertificazione 64 (indicati solo SIC e Zps) 74

75 Calabria - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano Non specificatamente designate - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto Solo cartografate di vista economico - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE 5 aree critiche 2 aree di controllo - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n aree sensibili 6 zone vulnerabili da nitrati 4 zone vulnerabili alla desertificazione 204 Campania - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano Non specificatamente designate - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto di vista economico 14 - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come Individuate 3 aree con acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE specifiche esigenze di campionatura e monitoraggio - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n aree sensibili 7 zone vulnerate 17 zone vulnerabili 5 zone potenzialmente vulnerabili 6 zone vulnerabili da prodotti fitosanitari

76 Lazio - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano Non designate per l ambito di interesse - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto 24 di vista economico - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE Indicati i tratti di esclusione della fascia costiera 3 aree sensibili Zone vulnerabili non designate - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n Molise - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano 3 - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto di vista economico - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n Intero tratto costiero ad eccezione di 3 aree 2 aree sensibili 20 zone (acquiferi vulnerati-in fase di vulnerazionepotenzialmente vulnerabili- a bassa vulnerabilità 75 76

77 Puglia - Aree designate per l estrazione di acque destinate al consumo umano 2 - Aree designate per la protezione di specie acquatiche significative dal punto 33 di vista economico - Corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le acque designate come Intero tratto costiero salvo acque di balneazione a norma della direttiva 76/160/CEE puntuali zone di interdizione in prossimità degli scarichi a mare degli impianti di depurazione delle acque reflue urbane; la costa sud del Lago di Lesina e l intera costa del Lago di Varano. - Aree sensibili rispetto ai nutrienti, comprese quelle designate come zone vulnerabili a norma della direttiva 91/676/CEE e le zone designate come aree sensibili a norma della direttiva 91/271/CEE 8 aree sensibili Zone vulnerabili cartografate - Altre aree a specifica destinazione di tutela 13 - Aree designate per la protezione degli habitat e delle specie, nelle quali mantenere o migliorare lo stato delle acque è importante per la loro protezione, compresi i siti pertinenti della rete Natura 2000 istituiti a norma della direttiva 79/409/CEE e 92/43/CEE, recepite rispettivamente con la legge dell11 febbraio 1992, n. 157 e con D.P.R. dell 8 settembre 1997, n. 357 come modificato dal D.P.R. 12 marzo 2003, n La tipologia dei dati sopra riportati evidenzia quindi la necessità di approfondire, integrare ed aggiornare quanto ad oggi disponibile. Ad oggi, la disponibilità di elenchi aggiornati del MATTM, per le aree naturali protette, rende possibile solo per questa tipologia di aree, l individuazione e quantificazione delle stesse per il territorio del distretto idrografico. Di seguito se ne riporta un descrizione. Le aree protette sono aree di terra e/o di mare dedicate in modo particolare alla protezione delle diversità biologiche e delle risorse naturali e culturali ad essa associate, gestite con leggi o altri mezzi efficaci. La legge n 394/91 ha come obiettivo prioritario quello di garantire e promuovere la conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale del paese, in modo integrato e coordinato; a tal fine detta i principi fondamentali per l istituzione e la gestione delle aree naturali protette. 77

78 Secondo l art. 1 della legge, i territori in cui siano presenti formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche e biologiche o gruppi di esse, che abbiano rilevante valore naturalistico e ambientale, specie se vulnerabili, sono da sottoporre ad uno speciale regime di tutela. La legge propone una classificazione delle aree naturali protette ed istituisce l elenco ufficiale. Le aree protette sono così classificate: - parchi nazionali, costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono uno o più ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi antropici, una o più formazioni fisiche, geologiche, geomorfologiche, biologiche, di rilievo internazionale o nazionale per valori naturalistici, scientifici, estetici, culturali, educativi e ricreativi tali da richiedere l'intervento dello Stato ai fini della loro conservazione per le generazioni presenti e future - parchi naturali regionali, costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali ed eventualmente da tratti di mare prospicienti la costa, di valore naturalistico e ambientale, che costituiscono, nell'ambito di una o più regioni limitrofe, un sistema omogeneo individuato dagli assetti naturali dei luoghi, dai valori paesaggistici ed artistici e dalle tradizioni culturali delle popolazioni locali - riserve naturali sono costituite da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che contengono una o più specie rilevanti dal punto di vista naturale per la flora e la fauna, ovvero presentino uno o più ecosistemi importanti per le diversità biologiche o per la conservazione delle risorse genetiche. Le riserve naturali possono essere statali o regionali in base alla rilevanza degli interessi in esse rappresentati - zone umide di interesse internazionale, costituite da aree acquitrinose, paludi, torbiere oppure zone naturali o artificiali d'acqua, permanenti o transitorie comprese zone di acqua marina la cui profondità, quando c'è bassa marea, non superi i sei metri che, per le loro caratteristiche, possono essere considerate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar - altre aree naturali protette sono aree (oasi delle associazioni ambientaliste, parchi suburbani, ecc.) che non rientrano nelle precedenti classi. Si dividono in aree di gestione pubblica, istituite cioè con leggi regionali o provvedimenti equivalenti, e aree a gestione privata, istituite con provvediementi formali pubblici o con atti contrattuali quali concessioni o forme equivalenti - zone di protezione speciale (Zps) designate ai sensi della direttiva 79/409/Cee, sono costituite da territori idonei per estensione e/o localizzazione geografica alla conservazione delle specie di uccelli di cui all'allegato I della direttiva citata, concernente la conservazione degli uccelli selvatici. - zone speciali di conservazione (Zsc) designate ai sensi della direttiva 92/43/Cee, sono costituite da aree naturali, geograficamente definite e con superficie delimitata, che: a. contengono zone terrestri o acquatiche che si distinguono grazie alle loro caratteristiche geografiche, abiotiche e biotiche, naturali o seminaturali (habitat naturali) e che contribuiscono in modo significativo a conservare, o ripristinare, un tipo di habitat naturale o una specie della flora e della fauna selvatiche di cui all'allegato I e II della direttiva 92/43/CEE, 78

79 b. sono designate dallo Stato mediante un atto regolamentare, amministrativo e/o contrattuale e nelle quali siano applicate le misure di conservazione necessarie al mantenimento o al ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e/o delle popolazioni delle specie per cui l'area naturale è designata. Tali aree vengono indicate come Siti di importanza comunitaria (SIC). - aree di reperimento terrestri e marine indicate dalle leggi 394/91 e 979/82, che costituiscono aree la cui conservazione attraverso l'istituzione di aree protette è considerata prioritaria. delle varietà biologiche, di vantaggi economici a lungo termine per la società. Con provvedimento pubblicato il 4 settembre 2003 sulla Gazzetta Ufficiale, è stato reso noto il quinto elenco aggiornato delle aree naturali protette esistenti nel nostro Paese, approvato nella seduta del 24 luglio 2003 della Conferenza Stato Regioni. Al suddetto elenco si aggiungono le aree ZPS e SIC. Per le aree ZPS il riferimento normativo è dato dal Decreto 5 luglio 2007 Elenco delle zone di protezione speciale (Zps) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CE. Per le aree SIC i riferimenti normativi sono costituiti dai seguenti decreti: - Decreto 26 Marzo 2008 Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografia alpina in Italia ai sensi della direttiva 92/43/CE - Decreto 26 Marzo 2008 Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografia continentale in Italia ai sensi della direttiva 92/43/CE - Decreto 3 Luglio 2008 Primo elenco aggiornato dei siti di importanza comunitaria per la regione biogeografia mediterranea in Italia ai sensi della direttiva 92/43/CE 79

80 In relazione a queste ultime tipologie di aree, i dati aggiornati per singola regione sono i seguenti: Abruzzo Basilicata Calabria Campania Lazio Molise Puglia 9 SIC e 3 ZPS 47 SIC e 13 ZPS 179 SIC e 6 ZPS 107 SIC e 28 ZPS 31 SIC e 7 ZPS 85 SIC e 25 ZPS 77 SIC e 10 ZPS Per le zone umide di interesse internazionale, ad oggi in Italia sono stati riconosciuti ed inseriti nell elenco di importanza internazionale 50 siti. Per l ambito territoriale di interesse sono le seguenti: Zone umide di importanza internazionale Regione Siti Puglia 3 Calabria 1 Basilicata 2 Campania 2 80

81 Dai dati disponili per il territorio del Distretto dell Appennino meridionale risultano complessivamente 733 aree protette così distinte: Parchi nazionali 7 Aree naturali protette e riserve marine 5 Riserve naturali statali 50 Altre aree naturali protette nazionali 2 Parchi naturali regionali 13 Riserve naturali regionali 16 Altre aree naturali protette regionali 5 SIC 535 ZPS 92 Zone umide 8. Per un elenco dettagliato delle aree protette si rimanda agli allegati ai riferimenti normativi sopra citati. Figura 3. Distribuzione percentuale delle aree protette nel Distretto. 81

82 4.6 CORPI IDRICI SIGNIFICATIVI I corpi idrici significativi sono: i corsi d acqua superficiali i laghi le acque marino-costiere le acque di transizione i corpi idrici artificiali i corpi idrici sotterranei individuati sulla base di criteri dimensionali, per rilevante interesse ambientale oppure perché possono avere una influenza negativa rilevante sui altri corpi idrici significativi. Sulla base dei Piani di Tutela delle Acque sono stati individuati, in via preliminare, i corpi idrici significativi del di seguito elencati: 82

83 Tabella corpi idrici significativi ABRUZZO Corpo idrico Fiume Liri Canale Enel 2 salto Fiume Liri Canale Enel 3 salto Fiume Liri Torrente Lo Schioppo Fiume Giovenco Canale Collettore del Fucino Fiume Trigno Fiume Trigno, presso la Località Pietra Fracida (Comune di Lentella) alla foce del fiume Fiume Trigno - alto corso Fiume Trigno - foce Fiume Trigno - acque marinocostiere prospicienti la foce Fiume Treste Fiume Treste Monte Cornacchia Monti della Meta Monti Simbruini Monti Ernici Monte Cairo Monte Marsicano Monte Velino Monte Giano Monte Nuria Piana del Fucino (zona centrale) Piana del Fucino (ad esclusione della zona centrale) e dell Imele Piana del Trigno - basso corso Criterio di significatività corpo idrico significativo di secondo ordine canale artificiale significativo canale artificiale significativo acque dolci idonee alla vita dei pesci corso d acqua potenzialmente influente sul Fiume Liri canale artificiale significativo corso d acqua significativo di primo ordine; S.I.C. Acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile Acque dolci idonee alla vita dei pesci Acque destinate alla balneazione Acque destinate alla vita dei molluschi Corso d'acqua di interesse ambientale; S.I.C. Acque dolci idonee alla vita dei pesci Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi; Zone potenzialmente vulnerabili Corpi idrici sotterranei significativi ; Zone potenzialmente vulnerabili Corpi idrici sotterranei significativi ; Zone potenzialmente vulnerabili 83

84 Tabella corpi idrici significativi MOLISE Corpo idrico Criterio di significatività Fiume Biferno corpo idrico significativo di primo ordine Fiume Trigno corpo idrico significativo di primo ordine Fiume Fortore corpo idrico significativo di primo ordine Fiume Volturno corpo idrico significativo di primo ordine Torrente Saccione corpo idrico significativo di primo ordine Fiume Cavaliere-Vandra corpo idrico significativo di secondo ordine Torrente Tappino corpo idrico significativo di secondo ordine T. Quirino Carico Inquinante/ valenza Ambientale T. Rivolo Carico Inquinante T. Cigno Carico Inquinante/ valenza Ambientale (zona SIC) T. Rio Carico Inquinante/ valenza Ambientale T. Rava Carico Inquinante Rio San Bartolomeo Carico Inquinante/ valenza Ambientale T. Ravicone Carico Inquinante T. Carpino Carico Inquinante/ valenza Ambientale T. Rio Vivo Carico Inquinante T. Sinarca Carico Inquinante T. Tassette-Zittola Valenza Ambientale T. Tecchio Carico Inquinante T. Verrino Carico Inquinante/ valenza Ambientale Vallone Santa Maria Carico Inquinante/ valenza Ambientale T. Tona valenza Ambientale (zona SIC) Invaso del Liscione Area sensibile; acque dolci destinate alla produzione di acqua potabile Lago di Castel San Vincenzo Invaso di Cesima Invaso di Chiauci Invaso di Arcichiaro Invaso dell Occhito Area sensibile Foce del fiume Trigno Foce del fiume Biferno Monte Totila area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola Monti della Meta area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola Matese settentrionale area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola Monte Gallo area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola Monti di Venafro area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola Monte Mutria settentrionale area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola Monte Patalecchia area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola Piana del Fiume Biferno area vulnerata ai nitrati di origine agricola Monte Capraro-Monte Ferrante area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola Piana del Fiume Trigno area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola 84

85 Colli Campanari Piana del Fiume Volturno Colle Alto Piana di Bojano Monte Campo Monte Tre Confini Struttura di Rocchetta al Volturno Rilievo Collinare di Colle d Anchise Struttura Colli al Volturno Rilievo Collinare di Monte Vairano area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola area vulnerata ai nitrati di origine agricola area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola area a bassa vulnerabilità ai nitrati di origine agricola area potenzialmente vulnerabile ai nitrati di origine agricola 85

86 Tabella corpi idrici significativi BASILICATA Corpo idrico Fiume Angri Fiume Basento Fiume Bradano Fiume Cavone Fiume Noce Fiume Ofanto Fiume Sele Fiume Sinni Torrente Sauro Torrente Fiumicello Torrente Gravina Torrente Basentello Torrente Olivento Fiume Bianco F.so di Scannamogliera Fiume Maglia Torrente Rifreddo Torrente Inferno Torrente Camastra F.rella di S. Arcangelo T. Serrapotamo T. Cogliandrino Fiume Sarmento Criterio di significatività corpo idrico significativo di primo ordine; idoneo alla vita dei pesci; vulnerabile ai nitrati di orig. agricola corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine; idoneo alla vita dei pesci Corso d acqua naturale di secondo ordine o superiore con bacino imbrifero >400 km 2 Corso d acqua naturale di secondo ordine o superiore con bacino imbrifero >400 km 2 Corso d acqua naturale di secondo ordine o superiore con bacino imbrifero >400 km 2 Corso d acqua naturale di secondo ordine o superiore con bacino imbrifero >400 km 2 Corso d acqua naturale di secondo ordine o superiore con bacino imbrifero >400 km 2 Corso d acqua naturale di secondo ordine o superiore con bacino imbrifero >400 km 2 Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla produzione di acqua potabile Affluente secondario a bacini artificiali destinati alla 86

87 Lago di Monticchio (lago grande) Lago di Monticchio (lago piccolo) Lago della Rotonda Lago Laudemio Lago Sirino Lago Zapano Invaso di Serra del Corvo (Basentello) Invaso di San Giuliano Invaso della Camastra Invaso del Pertusillo Invaso di Cogliandrino (Masseria Nicodemo) Invaso di Monte Cotugno Invaso di Genzano Invaso di Lampeggiano Invaso di Muro Lucano Invaso di Marsiconuovo Lago di Pantano Invaso del Rendina Invaso della Saetta Invaso di Acerenza Traversa sul Sauro Traversa di Gannano Traversa di Trivigno litorale Ionio litorale Tirreno Idrostruttura Vulcanica Del Vulture Idrostruttura Carbonatica dei Monti di Muro Lucano Idrostruttura Calcareo-Silicea dell Alta Valle del Fiume Basento Idrostrutture Carbonatiche dell Alta Valle del Fiume Agri Idrostruttura Calcareo-Silicea del Monte Sirino Idrostruttura Carbonatica dei Monti Di Lauria Idrostruttura Carbonatica dei Monti Di Maratea Acquifero Carbonatico di produzione di acqua potabile area sensibile area sensibile Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile Non specificato Non specificato Non specificato area sensibile; SIC; ZPS area sensibile area sensibile area sensibile Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato 87

88 Madonna del Pollino Idrostruttura Detritico - Alluvionale della Piana Costiera di Metaponto Idrostruttura della Piana Alluvionale dell Alta Valle del Fiume Agri Acquifero Sabbioso - Conglomeratico di Serra del Cedro Acquiferi Alluvionali delle subalvee dei fiumi: Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni Idrostruttura Sabbioso - Conglomeratica dell area Nord - Est della Regione Idrostruttura Carbonatica del Monte Alpi Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato 88

89 Tabella corpi idrici significativi CALABRIA Corpo idrico Fiume Coscile Fiume Esaro Fiume Lao Fiume Neto Fiume Savuto Fiume Petrace Torrente Trionto Fiume Amato Fiume Tacina Fiume Crati Criterio di significatività corpo idrico significativo di secondo ordine; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci. corpo idrico significativo di secondo ordine corpo idrico significativo di primo ordine; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico significativo di primo ordine; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico significativo di primo ordine; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico significativo di primo ordine; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci; corpo idrico significativo di primo ordine; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico idoneo alla vita dei pesci corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico significativo di primo ordine; 89

90 Fiume Corace Fiume Mesima Fiume Angitola Fiumara Bonamico Fiume Ancinale Fiume Esaro di Crotone Fiume Marepotamo Fiumara della Ruffa Torrente Fiumarella Fiumara di Gallico Fiume Nicà Fiumara Novito Torrente Turrina Fiumara Allaro corpo idrico idoneo alla vita dei pesci; corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante; corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante. corpo idrico idoneo alla vita dei pesci; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante. corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante. corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante 90

91 Fiumara Budello Fiumara Calopinace Fiume Metramo Torrente Argentino Fiume Crocchio Torrente Raganello Fiumara Amendolea Fiumara La Verde Lago Costantino Lago Tarsia Lago Cecita Lago Farneta Lago Arvo Lago Ampollino Lago Angitola Vasca di S. Anna Lago del Passante corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante corpo idrico da monitorare per alto carico inquinante corpo idrico ad alto valore paesaggistico; sottobacino del fiume Lao. corpo idrico ad alto valore paesaggistico corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. corpo idrico ad alto valore paesaggistico (ricade per il 75% della sua estensione nel parco Nazionale del Pollino) corpo idrico ad alto valore paesaggistico corpo idrico ad alto valore paesaggistico Lago naturale Invaso Invaso Invaso; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile Invaso; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. Invaso; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci. corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. Invaso Invaso; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. Invaso; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile; corpo idrico idoneo alla vita dei pesci. 91

92 Diga del Metramo Lordo Lago di Ariamacina Gizzeria Lido Pantano di Saline Joniche Acquifero del fiume Crati (di Sibari) Acquifero del fiume Lao Acquifero di Lamezia Terme (Piana di S. Eufemia) Acquifero di Gioia Tauro Acquifero di Reggio Calabria Acquifero di Crotone Invaso; corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. Invaso corpo idrico destinato alla produzione di acqua potabile. Invaso; dimensioni rispondenti alla definizione di area sensibile. Non specificato Non specificato Entità della risorsa idrica e carico antropico agente Entità della risorsa idrica e carico antropico agente Entità della risorsa idrica e carico antropico agente Entità della risorsa idrica e carico antropico agente Entità della risorsa idrica e carico antropico agente Entità della risorsa idrica e carico antropico agente 92

93 Tabella corpi idrici significativi CAMPANIA Corpo idrico Fiume Savone Canale Agnena Fiume Volturno Fiume Calore Irpino Fiume Tammaro Fiume Sabato Fiume Ufita Asta dei Regi Lagni Fiume Sarno Fiume Tusciano Fiume Sele Fiume Tanagro Fiume Platano (Fiume Bianco) Fiume Calore Lucano Fiume Alento Fiume Mingardo Fiume Bussento Lago del MATESE Lago di Letino Lago Laceno Lago di Carinola Lago d AVERNO Lago artificiale della diga sul Fiume Alento Serbatoio artificiale Gallo Serbatoio artificiale Presenzano Serbatoio artificiale Ponte Annibale Diga di Conza Diga sul T. Carmine Diga sul T. Nocellito Diga di Fabbrica Golfo di Gaeta Golfo di Napoli Golfo di Salerno Golfo di Policastro Lago Fusaro Criterio di significatività corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di secondo ordine o superiore corpo idrico significativo di secondo ordine o superiore corpo idrico significativo di secondo ordine o superiore corpo idrico significativo di secondo ordine o superiore corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di secondo ordine o ordine superiore corpo idrico significativo di secondo ordine o ordine superiore corpo idrico significativo di secondo ordine o ordine superiore corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine corpo idrico significativo di primo ordine area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile area sensibile Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato 93

94 Lago Miseno Lago Lucrino Lago Patria Monti di Venafro Monti del Matese Monte Moschiaturo Monte Massico Monte Maggiore Monti Tifatini Monte Camposauro Monte Taburno Corpo idrico Monti di Durazzano Monti di Avella-Partenio-Pizzo d'alvano Monti Lattari - Isola di Capri Monti di Salerno Non specificato Non specificato Non specificato Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Criterio di significatività Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; 94

95 Monti Accellica-Licinici-Mai Monte Terminio-Tuoro Monte Polveracchio-Raione Monte Cervialto Monte Marzano-Ogna Monti Alburni Monte Motola Monte Cervati-Vesole Monti della Maddalena Monte Forcella-Salice-Coccovello Monte Bulgheria Piana di Venafro Piana di Presenzano - Riardo Media valle del Volturno Bassa valle del Calore Piana di Benevento Piana dell'isclero Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Acquifero carbonatico; Corpo idrico sotterraneo significativo dal punto di vista quantitativo e per la destinazione d'uso idropotabile; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o 95

96 Piana dell'ufita Piana del Solofrana Alta valle del Sabato Basso corso del Tanagro Vallo di Diano Basso corso del Garigliano Basso corso dei fiumi Volturno - Regi Lagni Piana ad oriente di Napoli Piana del Sarno Piana del Sele Piana dell'alento Basso corso dei fiumi Lambro e Mingardo Basso corso del Bussento Roccamonfina Campi Flegrei Isola d'ischia Somma-Vesuvio Monte Stella Monte Sacro o Gelbìson Monte Centaurino più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico significativo Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Piana alluvionale. Corpo idrico sotterraneo contenente uno o più accumuli idrici quantitativamente significativi ; Acquifero di natura vulcanica. Acquifero di natura vulcanica. Acquifero di natura vulcanica. Acquifero di natura vulcanica. Acquifero di natura flyschoide; Corpo idrico sotterraneo significativo per la destinazione d'uso; Acquifero di natura flyschoide; Corpo idrico sotterraneo significativo per la destinazione d'uso; Acquifero di natura flyschoide; Corpo idrico sotterraneo significativo per la destinazione d'uso; 96

97 Tabella corpi idrici significativi LAZIO fiume Garigliano fiume Liri fiume Sacco fiume Savo fiume Capofiume torrente Alabro Corpo idrico fiume Fibreno fiume Rapido-Gari lago di Canterno lago di Posta Fibreno (Foce Garigliano) mare 200 m, mare 1000 m, mare 3000 m Sistema dei monti Ausoni e Aurunci Acquifero minore dell'amaseno Sistema dei monti Lepini Acquifero minore del Fiume Liri Acquifero minore del fiume Sacco Gruppo dei monti Simbruini, Ernici, Cairo e delle Mainarde Acquifero minore del Fiume Melfa Unità di monte Maio Acquifero minore del Garigliano Criterio di significatività Corpo idrico significativo di primo ordine; S.I.C. (tratto terminale) Corpo idrico significativo di primo ordine Corpo idrico significativo di secondo ordine Corpo idrico significativo per impatto antropico significativo Corpo idrico significativo per impatto antropico significativo Corpo idrico significativo per impatto antropico significativo; S.I.C. (alto corso) Corpo idrico significativo di secondo ordine Corpo idrico significativo per impatto antropico significativo Corpo idrico significativo ; Riserva regionale; Area sensibile Corpo idrico significativo ; Riserva regionale; S.I.C.; Area sensibile Corpo idrico significativo; Acque destinate alla balneazione Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi in ambiente fluvio lacustre Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi in ambiente fluvio lacustre Corpi idrici sotterranei significativi in ambiente fluvio lacustre Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi in ambiente fluvio lacustre Corpi idrici sotterranei significativi in successioni carbonatiche Corpi idrici sotterranei significativi in ambiente fluvio lacustre 97

98 Tabella corpi idrici significativi PUGLIA Fiume Fortore Fiume Ofanto Corpo idrico Torrente Candelaro Torrente Carapelle Torrente Triolo Torrente Salsola Torrente Locone Torrente Cervaro Torrente Saccione Lago di Varano Lago di Lesina Lago Alimini piccolo Lago Alimini grande Lago Le Cesine Lago Torre Guacedo Lago Salpi Mar Grande di Taranto Mar Piccolo di Taranto Invaso di Occhito (sul Fiume Fortore) Invaso di Montemelillo (sul Fiume Locone) Invaso Torre Bianca (sul Torrente Celone) Invaso Marana Capacciotti (sul Torrente Marana Capacciotti) Invaso Serra del Corvo (sul Torrente Basentello) Isole Tremiti Criterio di significatività Corpo idrico significativo di primo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci Corpo idrico significativo di primo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci; proposto SIC Corpo idrico significativo di secondo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci Corpo idrico significativo di primo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci Corpo idrico significativo di secondo ordine Corpo idrico significativo di secondo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci Corpo idrico significativo di secondo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci Corpo idrico significativo di primo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci Corpo idrico significativo di primo ordine; acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci; acque idonee alla vita dei molluschi; area sensibile acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci; area sensibile acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci area sensibile (zona umida); acque dolci superficiali idonee alla vita dei pesci area sensibile (zona umida) area sensibile (zona umida) acque idonee alla vita dei molluschi area sensibile; acque idonee alla vita dei molluschi acque destinate alla produzione di acqua potabile; area sensibile acque destinate alla produzione di acqua potabile Non specificato Non specificato Non specificato riserva marina 98

99 Manfredonia Bari Brindisi Porto Cesareo Taranto Acquifero superficiale del Tavoliere Acquifero della Murgia Acquifero del Salento Acquifero del Gargano Acquifero del Saccione Acquifero del Fortore Acquifero dell'ofanto Acquifero dell'arco jonico tarantino Non specificato Non specificato Non specificato riserva marina Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato Non specificato 99

100 5 RETI DI MONITORORAGGIO ACQUE SOTTERRANEE E SUPERFICIALI E AREE PROTETTE Le Regioni ricadenti nel territorio del Distretto hanno avviato i programmi di monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee previsti dal D. Lgs. 152/99. Gli stessi programmi di monitoraggio sono attualmente in fase di revisione da parte delle Regionialla luce dei contenuti della Direttiva Comunitaria 2000/60 (art. 8) e del D. Lgs. 152/06. E stata condotta un analisi della struttura delle reti di monitoraggio, istituite ai sensi del D. Lgs. 152/06 o comunque in fase di adeguamento allo stesso decreto, a partire dagli elementi forniti dalle Regioni e dai dati contenuti nel report trasmesso dal MATTM alla Commissione Europea per quanto previsto dall art. 8 della Direttiva Comunitaria. Pertanto la predisposizione del report è stata basata sulle informazioni relative alle reti ed ai programmi di monitoraggio forniti e acquisiti. Questesono integrate con le reti funzionanti, o programmate, per il monitoraggio idrologico (climatologia, idrometria) - che sono strutturate sulla base della topologia delle reti di monitoraggio del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale (S.I.M.N.), fatte salve successive modifiche - ed attualmente di competenza delle singole Regioni. 6 VALUTAZIONE DELLE CRITICITÀ 6.1 SINTESI DELLE CRITICITÀ Lo stato qualitativo e quantitativo delle acque superficiali e sotterranee è stato individuato sulla scorta dei Piani di Tutela delle Acque delle Regioni facenti parte del Distretto nonché degli strumenti di Pianificazione approvati e di ulteriori studi specifici reperiti. In sintesi, il sistema delle pressioni antropiche agenti sullo stato qualitativo della risorsa idrica nel territorio del Distretto possono essere così descritte: nelle aree a forte vocazione agricola, le pressioni sono rappresentate dal carico inquinante determinatosi a seguito delle attività agricole, sia per le elevate concentrazioni di nutrienti, derivanti dalla concimazione biologica e chimica, sia per l utilizzo più o meno massivo di pesticidi e fitofarmaci; 100

101 nelle aree a forte antropizzazione, ad esempio le grandi aree urbane o le grandi aree industriali, la pressioni sono rappresentate in prevalenza da pressioni di tipo puntuale conseguenti lo scarico di reflui, sia civili che industriali o misti, spesso con caratteristiche qualitative non rispondenti agli standard normativi per la scarsa efficienza degli impianti di trattamento. Le pressioni agenti sullo stato quantitativo sono rappresentate dai prelievi di risorsa effettuati per i vari usi. Il principale comparto di utilizzo della risorsa idrica prelevata è generalmente quello agricolo, seguito dal comparto civile e da quello industriale. Nei paragrafi seguenti sono riportate in sintesi le principali criticità riscontrate nelle Regioni appartenenti al Distretto sulla base delle informazioni ad oggi disponibili Regione Abruzzo Acque superficiali Il bacino del Fiume Liri risulta soggetto a carichi effettivi per unità di superficie (t/anno/km 2 ) di Azoto e Fosforo di origine civile ed industriale e dell Azoto di origine zootecnica superiori alla media regionale. Tale situazione è evidenziate dai dati di monitoraggio effettuato lungo il corso d acqua negli anni compresi tra il 2000 ed il Sulla base di detti dati è possibile effettuare le seguenti considerazioni. Lo STATO QUALITATIVO del fiume Liri mostra criticità in corrispondenza delle stazioni di Civitella Roveto e Balsorano, alle quali è stato attribuito il giudizio SACA scadente, nei primi due anni di monitoraggio, e sufficiente nell ultimo anno. Il fiume Liri subisce inoltre una significativa diminuzione del livello di qualità delle acque superficiali in corrispondenza della confluenza dell emissario del Fucino, tra Canistro e Civitella Roveto, a causa dei notevoli carichi di origine agricola: a valle di questo tratto i carichi di Azoto e Fosforo di origine agricola e zootecnica risultano più che triplicati rispetto al tratto precedentemente indagato. 101

102 Al fine di caratterizzare le condizioni di qualità della Piana del Fucino, sono stati considerati i risultati del monitoraggio qualitativo effettuato nelle stazioni ubicate all interno del bacino del Fiume Giovenco. Detti risultati evidenziano una qualità ambientale Scadente, relativamente al Giovenco a Pescina, sia nella fase conoscitiva che nei primi due anni del monitoraggio a regime; nel 2006 si è osservato il recupero della stazione, che si attesta su un valore Sufficiente. La Piana del Fucino risulta infatti soggetta a carichi effettivi per unità di superficie (t/anno/km 2 ) di Azoto e Fosforo di origine civile ed industriale e di Fosforo di origine zootecnica inferiori alla media regionale, mentre i carichi di Azoto di origine zootecnica e quelli di Azoto e Fosforo di origine agricola risultano superiori alla media regionale. Per quanto riguarda la rete di canali della Piana del Fucino, i carichi di Azoto e Fosforo di origine agricola e zootecnica risultano molto più alti di quelli insistenti sul solo bacino idrografico del Giovenco, e pari ad oltre il 90% dei carichi totali insistenti sull intera Piana. Per quanto riguarda lo STATO QUANTITATIVO, le portate naturali del fiume Liri risultano spesso compromesse nel periodo di magra dalle numerose derivazioni a scopo irriguo, industriale, idroelettrico e potabile presenti nel proprio bacino (la Sorgente Verrecchie - Alto Liri e il Rio Sonno sono captati a scopo potabile). Si segnalano criticità quantitative anche nella piana del Fucino dovute alle derivazioni per la maggior parte di tipo irriguo ed industriale. Acque sotterranee La definizione dello STATO QUALITATIVO dei corpi idrici significativi è stata effettuata incrociando il risultato dello stato quantitativo e dello stato chimico dei corpi idrici sotterranei. I principali risultati sono stati ottenuti dall analisi dei dati raccolti durante la fase conoscitiva ( ) del monitoraggio delle acque sotterranee. In generale le falde degli acquiferi carbonatici, presentano uno stato ambientale variabile tra elevato e buono ; il che indica che le acque di tali acquiferi non presentano particolari problemi determinati da inquinanti chimici. 102

103 Per la qualità delle acque sotterranee contenute in acquiferi carbonatici, le fonti di criticità sono rappresentate da collegamenti puntuali, che si attivano in corrispondenza di pozzi in prossimità di fossi di bonifica, con la falda dell acquifero fluvio-lacustre della Piana del Fucino, che risulta caratterizzata da un impatto antropico significativo. Dal punto di vista dello STATO QUANTITATIVO, le acque sotterranee sono soggette ad una significativa pressione antropica dovuta ai massicci prelievi, prevalentemente a uso idropotabile ed irriguo. Tale pressione determina in potenza l insorgere di una criticità afferente lo stato quantitativo. Nel caso specifico del Bacino del Fucino, i prelievi da corpo idrico sotterraneo avvengono quasi esclusivamente a mezzo di campi pozzi, attraverso i quali si emungono le acque contenute negli acquiferi carbonatici che contornano la piana; tali campi pozzi sono ubicati ai bordi della stessa area di piana e sono gestiti da soggetti pubblici, che distribuiscono la risorsa idrica prelevata per uso irriguo ed idropotabile. Altre fonti di criticità possono essere causate da infiltrazioni di acque superficiali nella falda carbonatica, per esempio lungo il corso del fiume Giovenco (fonte: Comune di Trasacco e Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno). Nell area della Piana del Fucino le aree più vulnerabili (alta, elevata ed estremamente elevata) sono state individuate prevalentemente lungo i margini della piana, e più in generale, in corrispondenza delle aree in cui la falda risulta essere libera. Le aree a vulnerabilità media, bassa e bassissima sono localizzate all interno della piana dove l acquifero risulta confinato per la presenza di terreni a bassa permeabilità o addirittura impermeabili. In particolare le ampie aree contraddistinte da bassissima vulnerabilità, individuate nella zona più centrale della piana, sono connesse alla presenza di un acquifero poco permeabile (e quindi poco produttivo), sepolto da un non saturo sostanzialmente argilloso (e di conseguenza una bassissima infiltrazione efficace) e da una soggiacenza elevata (classe superiore a 60 metri). Spostandosi dalla zona centrale verso il bordo della piana si ha un graduale incremento della vulnerabilità (fino alla classe media) prevalentemente per effetto della diminuzione della soggiacenza, oltre che della variazione delle caratteristiche dell acquifero 103

104 saturo (fonte: Autorità di Bacino Liri-Garigliano e Volturno - Progetto Interreg IIIB Water Map ). Le altre zone di piana sono invece zone potenzialmente vulnerabili, l impatto antropico è elevato, così come l attività agricola e zootecnica; lo Stato ambientale per queste aree di piana è generalmente da sufficiente a scadente (fonte: PTA Abruzzo) Regione Lazio Acque superficiali Gli studi ad oggi esaminati in riferimento alla Regione Lazio (PTA e Studi effettuati dall Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno 2 evidenziano che le maggiori pressioni sullo STATO QUALITATIVO sono derivanti dalla scarsa efficienza degli impianti di depurazione esistenti, che comporta elevati valori di azoto e fosforo e, quindi, del carico organico ed eutrofizzante sversato dopo trattamento. Tali carichi determinano uno stato qualitativo di alcuni tratti del reticolo idrografico (misurato con l indice SECA) che va da pessimo (Sacco, Savo) a scadente (Sacco, Cosa, Liri, Rapido, Peccia, Garigliano). Anche le elaborazioni degli ulteriori dati disponibili (anni , fonte Autorità di Bacino del Liri-Garigliano e Volturno), confermano i risultati precedenti. A seguito dell emergenza ambientale del fiume Sacco, da molteplici indagini anche di carattere epidemiologico, sono stati rilavati allarmanti livelli di inquinamento da beta esaclorocicloesano nella Valle del Sacco su un vasto territorio tra le provincie di Roma e Frosinone. Tale grave emergenza ambientale ha reso necessario - attraverso la nomina di un Commissario Straordinario dell'emergenza della Valle del Sacco - la predisposizione ed attuazione di specifiche azioni di bonifica. La sostanza inquinante, il beta esaclorocicloesano, 2 Preliminare di Piano Stralcio per il Governo della Risorsa Idrica Superficiale e Sotterranea, 2005 e Studio Vincoli Ambientali sull Utilizzo delle Risorse Idriche Superficiali VAURIS,

105 deriva dalla produzione, in uno stabilimento della zona oramai dismesso, di un insetticida, il lindano, bandito dal Per quanto riguarda lo STATO QUANTITATIVO, nell ambito degli Studi effettuati dall Autorità di Bacino sono stati caratterizzati i deflussi idrici superficiali in termini di portata naturale, portata attuale e DMV. I risultati ottenuti hanno consentito di evidenziare che in alcuni mesi dell anno e per alcuni tratti del reticolo idrografico (Cosa ad Alatri, Cosa a Frosinone, Cosa a Cellano, Liri a Valle di Pontecorvo) le portate attuali stimate sono tali da non garantire il rispetto del DMV. Acque sotterranee Per i corpi idrici sotterranei nell ambito del PTA Lazio lo STATO QUALITATIVO è stato definito soltanto attraverso lo stato chimico, variabile tra uno (Acquifero minore del Fiume Liri, Acquifero minore del fiume Sacco, Gruppo dei monti Simbruini-Ernici, Cairo e delle Mainarde, Acquifero minore del Fiume Melfa, Unità di monte Maio, Acquifero minore del Garigliano,Monte Cornacchia e Monti Ausoni-Aurunci) e due (Acquifero minore dell'amaseno, Piana del Sacco). Pertanto, non si segnalano particolari criticità. Anche le elaborazioni svolte dall Autorità di Bacino hanno confermato tali risultati. Dall analisi dei dati disponibili non è possibile pertanto definire criticità relative allo stato qualitativo delle acque sotterranee. Per quanto riguarda lo STATO QUANTITATIVO, nell ambito degli Studi effettuati dall Autorità di Bacino sono stati definiti il bilancio idrogeologico ed idrico medio annuo delle principali idrostrutture. Dall analisi dei bilanci idrici preliminari medi annui, si evince come alcune idrostrutture (in particolare Monti Simbruini) siano in situazione di deficit idrico, mentre altre (Monte d Oro) siano al limite dell equilibrio. 105

106 Dall analisi dei dati relativi alle portate sorgentizie appare evidente che solo per le principali sorgenti o gruppi sorgivi utilizzati a scopo idropotabile sono presenti serie storiche di portata. Queste, talvolta non risultano essere complete. Per le sorgenti minori sono disponibili nella maggior parte dei casi misure uniche, spesso riferite ad anni precedenti al Per altre sorgenti sono disponibili poche misure di portata realizzate in occasione di studi di carattere scientifico o per progetti. Ad oggi la carenza di dati in merito alle portate sorgive ed alle portate prelevate da corpo idrico sotterraneo ha reso possibile la redazione solo di bilanci idrogeologici e bilanci idrici medi per le strutture idrogeologiche considerate. La valutazione del bilancio idrogeologico ha, comunque, risentito della scarsa attendibilità dei dati censiti relativi in particolare alle portate sorgive ed ai prelievi in falda Regione Molise Lo stato qualitativo e quantitativo dei corpi idrici molisani risultano in generale essenzialmente soddisfacenti. Le analisi effettuate rivelano, comunque, localizzate situazioni di degrado causate da fattori specifici, chiaramente, individuabili. Gli studi integrati sulle risorse idriche molisane, ad oggi svolti hanno permesso, in particolare, di individuare e circostanziare le seguenti criticità che caratterizzano alcuni corpi idrici: scadimento della qualità e della quantità delle Acque Superficiali; scadimento della qualità e della quantità delle Acque Sotterranee; mancanza di aree di tutela/salvaguardia delle fonti di approvvigionamento; riduzione dell ittiofauna; presenza di un numero esiguo di tratti designati idonei alla vita dei pesci; aumento dei livelli di inquinanto, anche come sostanze pericolose nelle acque Marino Costiere. 106

107 Acque superficiali Per quanto riguarda lo STATO QUALITATIVO, si sottolineano in particolare le criticità di seguito riportate. Corsi d acqua Il monitoraggio effettuato nel bacino del fiume Biferno evidenzia uno stato ambientale mediamente sufficiente, tranne fenomeni puntuali (torrente Rivolo), il cui SACA risulta essere scadente. I dati del 2004 per il bacino idrografico del fiume Volturno evidenziano una condizione di degrado per alcune stazioni situate nel comune di Venafro, dove si rileva un LIM scadente per il Rio San Bartolomeo e per il torrente Rava, un LIM pessimo e un IBE scadente nella stazione situata sul torrente Ravicone di Venafro. Tale situazione è connessa all elevato carico antropico determinato dagli scarichi di depuratori con un carico significativo. Per i corsi d acqua in sinistra idrografica del bacino del fiume Fortore, ricadenti nel territorio molisano, si rileva quasi sempre uno stato ambientale buono o sufficiente in tutte le stazioni. Analoga situazione si riscontra per il bacino del fiume Trigno, per cui l unica criticità è quella in corrispondenza del fiume Verrino per il quale il valore del L.I.M. è pari al massimo al valore 4. Laghi e Invasi Altra situazione di criticità rilevata all interno del bacino del Fiume Biferno è quella riguardante l invaso del Liscione, le cui analisi per l anno 2004 hanno evidenziato l attuale stato di eutrofizzazione con conseguente rischio di interrimento e stato ambientale scadente. 107

108 Acque Marino Costiere Dal valore medio dell indice Trix calcolato per ciascun campionamento nel periodo , le acque marine antistanti la foce del fiume Biferno sono classificabili come mediocri. D altro canto si riscontra localmente, però, la presenza di alghe potenzialmente tossiche, che rappresentano un potenziale rischio sanitario perché in grado di produrre tossine anche mortali che possono accumularsi nei Molluschi Bivalvi e causare tossinfezioni alimentari nei consumatori. Sui sedimenti e sul biota si segnala, inoltre, un elevata concentrazione di tutti i metalli in tutti i campionamenti effettuati. Per quanto riguarda lo STATO QUANTITATIVO, l andamento delle portate medie annue del fiume Biferno (in corrispondenza delle stazioni idrometrografiche di Ripalimolisani e di Altopantano) evidenzia la drastica riduzione di portata nel corso degli ultimi anni, sia a monte che a valle dell invaso del Liscione. Le informazioni disponibili inducono a correlare tale trend evolutivo negativo soprattutto all aumento delle captazioni sia ad uso potabile che per altri usi. E inoltre da rilevare come per vari tratti del corso d acqua le portate minime registrate in alcuni periodi estivi risultano sempre più frequentemente prossime o addirittura inferiori ai minimi storici registrati negli ultimi decenni. Anche per il fiume Volturno si registra una diminuzione nel tempo dei deflussi. L idrometro più prossimo al territorio molisano è quello posizionato ad Amorosi in Campania, dove mostrano un trend in diminuzione della portata a seguito dei prelievi. Anche per questa stazione si segnala come le portate minime registrate nel periodo estivo risultano prossime e in alcuni casi nettamente inferiori ai minimi storici registrati negli ultimi decenni. Dall analisi dei dati idrometrici relativi alle stazioni presenti sul fiume Trigno, seppure queste ultime caratterizzate da un funzionamento intermittente e discontinuo, non si rilevano sostanziali riduzioni in termini di deflusso superficiale, né in termini di portate minime. 108

109 Acque sotterranee L ARPA Molise ha individuato e sottoposto a monitoraggio sei acquiferi, il cui STATO QUALITATIVO, misurato secondo il D.Lgs. 152/99, varia da particolare (Termoli- Campomarino) a scadente (Medio Biferno). A seguito della caratterizzazione idrogeologica effettuata nel PTA e dai risultati delle analisi effettuate dall ARPA, è stato possibile definire uno stato ambientale anche per alcuni dei venti acquiferi individuati come significativi nel PTA. Dai dati del monitoraggio si rileva una situazione critica per quanto concerne gli acquiferi della Piana del Fiume Volturno, in particolare per l agro di Venafro, e del Medio Biferno il cui stato ambientale viene classificato come scadente, e l acquifero di Termoli- Campomarino che presenta uno stato particolare. Per quanto riguarda lo STATO QUANTITATIVO, gli studi effettuati hanno consentito di definire indicazioni per singolo corpo idrico sotterraneo significativo. Secondo tali studi risulta che lo sfruttamento dei corpi idrici sotterranei in Molise non determina criticità significative anche perché la regione è decisamente autosufficiente dal punto di vista idropotabile. Le aree di stress, peraltro limitate a qualche eccezione legata a gradi di sfruttamento più spinti, riguardano il Matese settentrionale, Monte Campo, la struttura di Colli a Volturno e la Piana del F. Biferno (dove gli ingenti quantitativi emunti vengono utilizzati per scopi irrigui ed industriali). Analoga considerazione per la Piana del F. Trigno dove il grado di sfruttamento elevato testimonia una gestione poco attenta della risorsa. Acque a specifica destinazione funzionale Acque destinate alla balneazione Per le acque destinate alla balneazione l ARPA Molise ha espresso un giudizio complessivo di idoneità alla balneazione, anche se si sono verificate situazioni temporanee di non conformità in alcuni tratti (Campomarino Termoli Petacciato). 109

110 Dall analisi dei dati si è riscontrato però che anche laddove i valori limite previsti dalla normativa non vengono mai superati, la presenza degli indicatori di contaminazione fecale si verifica in tutti i punti di campionamento, ad indicare un inquinamento generalizzato. In particolare, la contaminazione fecale del fiume Biferno va ad interessare i tratti di spiaggia sia a nord sia a sud della foce. Acque idonee alla vita dei pesci I tratti attualmente monitorati risultano sostanzialmente idonei alla vita dei pesci, in linea, tra l altro, con la nota pescosità dei fiumi molisani. Uniche criticità quelle rilevate lungo il fiume Biferno ed il torrente Verrino, lungo i quali sono presenti tratti le cui acque sono classificate come non conformi. Le non conformità rilevate sono nella maggior parte dei casi da associarsi a valori critici di temperatura, di ammoniaca e, talvolta, alla presenza di Escherichia coli. Acque destinate alla vita dei molluschi Per quanto riguarda le acque idonee alla vita dei molluschi, dai campionamenti eseguiti lungo la costa nelle aree prospicienti le fonti di contaminazione individuate, non sono stati rilevati particolari situazioni critiche, se non puntuali (Porto di Termoli). Per quanto attiene il monitoraggio di pesticidi e metalli pesanti nelle acque ai sensi del Decreto 6 novembre 2003 n. 367, dai primi risultati ottenuti si evidenzia la presenza di Lindane per l area di Vallone due Miglia e la presenza di arsenico per l area del Saccione. Per questi due parametri i valori risulterebbero superiori agli standard previsti per il Tuttavia è necessario completare il monitoraggio per dare una valutazione definitiva sulle superfici scolanti verso il corpo idrico. Dall analisi dei dati disponibili è emerso che l attuale rete di monitoraggio della qualità delle acque destinate alla vita dei molluschi assicura, in associazione a quella relativa alle acque di balneazione, il controllo dei carichi inquinanti che gravano sulla costa molisana ed è pertanto attualmente esaustiva. 110

111 6.1.4 Regione Campania Acque superficiali Lo stato quali-quantitativo delle acque superficiali in Campania presenta alcune situazioni di rilevante criticità, come è possibile desumere sia dai dati di monitoraggio che da un esame speditivo dei corpi idrici. I risultati ottenuti per le stazioni poste in numerosi tratti montani di corso d acqua hanno rivelato un significativo impatto antropico presente già nella parte alta della rete idrografica. Il 94% delle stazioni con classifica di scadente o pessimo ricade nei bacini situati a Nord Ovest del territorio regionale, caratterizzati da elevata densità abitativa e forte industrializzazione del territorio. A tali aree vanno aggiunte le grandi piane alluvionali del Volturno e del Sele sulle quali insiste un intensa attività agricola e zootecnica. Corsi d acqua Una sintesi delle criticità dello STATO QUALITATIVO che interessano le acque superficiali campane è riportata di seguito secondo le risultanze del Piano di Tutela delle Acque, Il monitoraggio condotto dall A.R.P.A.C. ha evidenziato uno Stato Ambientale pessimo per vari corsi d acqua (Isclero, Volturno tratto terminale, Agnena, Regi Lagni, Sarno, Sabato parte terminale, Tusciano tratto di valle). Le criticità riscontrate sono riconducibili ai carichi inquinanti di origine antropica (civile, agricola, industriale, zootecnica) legati a scarichi non depurati o comunque non adeguatamente trattati. Per altri tratti di corsi d acqua (Sabato- media valle, Calore, Volturno media valle) lo Stato Ambientale va da scadente a sufficiente, mentre pochi (Sele alta valle, Sabato valle) presentano uno stato sufficiente o buono. Infine, i dati di monitoraggio hanno segnalato la presenza di metalli pesanti in concentrazioni superiori ai valori di soglia per il Lago d Averno. 111

112 Acque marine costiere La classificazione dello stato qualitativo delle acque marino-costiere (fonte P.T.A.) è stata effettuata sulla base di un monitoraggio relativo ai periodi (Progetto Difesa Mare) e (Progetto Si.Di.Mar.). La classificazione delle acque marino-costiere attraverso l indice CAM, sulla base dei dati disponibili, ha portato ad individuare le seguenti aree critiche: Litorale Domitio, con uno stato scadente ; Golfo di Napoli, con uno stato variabile tra mediocre e scadente ; Golfo di Salerno, con uno stato variabile tra mediocre e scadente ; Foce Sarno, con uno stato scadente. Lo STATO QUANTITATIVO presenta situazioni di criticità determinante essenzialmente dalla presenza di prelievi che agiscono sia direttamente sui corpi idrici che sulle sorgenti che alimentano gli stessi. Al riguardo è opportuno puntualizzare come le criticità di tipo quantitativo e qualitativo siano correlate, in quanto una ridotta portata determina una minore diluzione dei carichi inquinanti ed una riduzione delle capacità auto depurative del corpo idrico. Dal punto di vista quantitativo, le principali criticità si riscontrano in alcuni tratti dei fiumi Solofrana, Mingardo, Sabato e Calore che vedono quasi annullati i deflussi in alcuni periodi dell anno, per effetto delle captazioni delle sorgenti soprattutto a scopo idropotabile. Altre situazioni di criticità quantitativa sono riscontrabili lungo il fiume Lete (a valle della diga di Letino), Volturno, Bussento, Sele, Tammaro e Ufita legate alle opere di regolazione e sbarramento per prelievi per diversi usi. Acque sotterranee L analisi integrata dello stato quantitativo e chimico delle risorse idriche sotterranee ha permesso di definire lo STATO QUALITATIVO dei Corpi Idrici Sotterranei. 112

113 L analisi ha evidenziato che molteplici corpi idrici sotterranei significativi sono caratterizzati, totalmente e/o parzialmente, da uno stato di qualità ambientale realmente e/o tendenzialmente scadente. Le informazioni relative allo stato quali-quantitativo delle acque sotterranee sono state desunte dal PTA e dal Preliminare di Piano Stralcio per il governo della risorsa idrica superficiale e sotterranea (2005) dell Autorità di Bacino dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno (in particolare per quanto riguarda il bilancio idrogeologico medio annuo). Di seguito si riporta una breve descrizione delle principali criticità individuate e delle relative fonti di pressione. Lo stato qualitativo dei corpi idrici carbonatici presenti in Campania è complessivamente buono, pur se con alcune situazioni di criticità (Monti Tifatini, Monti di Avella, Monti Lattari, Monti di Salerno, Monte Forcella) Infine, una potenziale criticità di tipo chimico può interessare il Terminio-Tuoro per effetto dell immissione di inquinanti attraverso la bocca del Dragone, nella piana omonima, dove vengono convogliate anche le acque reflue del comune di Volturara Irpina. Situazioni di criticità dello STATO QUANTITATIVO, per via del sovrasfruttamento dell acquifero, interessano: Monti Tifatini, Monti di Durazzano, Monti di Salerno, Monti Accellica, mentre risultano al limite della criticità il Termimio-Tuoro ed i Monti di Avella. Le criticità rilevate per i corpi idrici alluvionali sono determinate sia da inquinanti derivanti dalle attività agricole, tipiche delle aree di piana, sia da inquinanti tipici di aree industriali. In particolare, le aree critiche interessate da criticità di tipo chimico sono: la Piana del Solofrana, la Piana ad Oriente di Napoli, Piana del Sarno, Piana del Sele, Campi Flegrei. Relativamente alla VULNERABILITÀ DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA E DA FITOFARMACI, sono state riscontrate le seguenti criticità. 113

114 Risultano vulnerate relativamente ai nitrati di origine agricola ed ai fitosanitari: la Piana del Solofrana, il Basso Garigliano, il Basso Volturno, l area dei Regi Lagni, la Piana ad oriente di Napoli, la Piana del Sarno, i Campi Flegrei, il Somma-Vesuvio. Inoltre risultano vulnerabili: la Piana dell Isclero, la Piana del Sele, Basso Tanagro, Vallo di Diano, Piana dell Alento, Complessi Vulcanici del Roccamonfina e dell Isola d Ischia. Infine risultano potenzialmente vulnerabili: la Piana di Venafro, la Piana di Presenzano, la Piana dell Ufita, Alta Valle del Sabato, Basso Lambro-Mingardo. Le criticità quantitative afferenti gli acquiferi alluvionali sono determinate prevalentemente dai massicci prelievi destinati a soddisfare i fabbisogni irrigui delle aree di piana. Inoltre, per gli acquiferi ubicati in aree costiere, va sottolineato come lo squilibrio del bilancio idrico, con il conseguente abbassamento della piezometrica, può comportare fenomeni di intrusione salina. Tale fenomeno si sta già manifestando in alcune importanti aree di piana, quali l area del Basso Volturno. Infine, è opportuno evidenziare come le aree di piana, essendo aree a maggiore presenza di pressioni antropiche sia per quanto riguarda i carichi inquinanti che i prelievi di risorsa idrica, vedono quasi sempre la presenza contestuale di criticità sia qualitative che quantitative Regione Puglia Acque superficiali L analisi delle principali criticità dello STATO QUALITATIVO dei corpi idrici superficiali è stata effettuata nell ambito del PTA i cui risultati sono di seguito descritti sinteticamente. Corsi d acqua Le principali criticità qualitative sono legate alla presenza di inquinanti organici (BOD 5 ) e/o biologici e microbiologici e riguardano alcuni corsi d acqua del litorale adriatico (Saccione, Fortore, Ofanto). Altre situazioni critiche, legate ad eccessi di carico trofico, si riscontrano lungo i torrenti Candelaro e Carapelle. 114

115 Il solo torrente Cervaro presenta una situazione ambientale generale quasi sempre accettabile. Si sottolinea che il fiume Ofanto rappresenta, oltre che un area da salvaguardare per i suoi peculiari aspetti vegetazionali e faunistici, che la fanno annoverare tra i proposti Siti d Importanza Comunitaria (SIC), una delle più importanti risorse idriche della Puglia (e non solo). Acque marine costiere Le acque marine di tutta la fascia costiera pugliese sono state suddivise in sei ambiti omogenei. Le considerazioni di seguito riportate si limitano ai soli sette siti monitorati. Le maggiori criticità si riscontrano nel Golfo di Manfredonia (livello di media eutrofizzazione), lungo il litorale di Bari (per l elevato apporto di reflui civili), nei bacini interni Seno di Levante, Seno di Ponente, Porto Interno e Porto Esterno (per gli elevati carichi trofici) e nel Golfo di Taranto (per la presenza di idrocarburi anche nei sedimenti marini). Le restanti aree monitorate (acque dell arcipelago delle Tremiti, Barletta, Brindisi, Porto Cesareo) non presentano situazioni di evidente criticità. Le acque marine di Porto Cesareo fanno parte dell omonima Riserva Marina istituita ai sensi della Legge 979 sulla Difesa del Mare. Acque di transizione I principali problemi riscontrati nelle acque di transizione sono legati a fenomeni di eutrofizzazione delle stesse (laguna di Lesina, lago di Varano, lago Alimini Grande, lago Alimini Piccolo). Per quanto riguarda lo STATO QUANTITATIVO, la peculiarità dei corsi d acqua della Regione Puglia è rappresentata dal loro regime idrologico a carattere torrentizio che, nella generalità dei casi, evidenzia periodi con deflusso nullo o quasi nella stagione estiva, associati ad episodi di piena che determinano spesso danni al territorio. Le criticità quantitative sono evidenti dal confronto delle curve di durata con il Deflusso Minimo Vitale. 115

116 Acque sotterranee La Puglia è notoriamente caratterizzata dall assenza di consistenti risorse idriche e, pertanto, non in grado di sostenere autonomamente i propri fabbisogni idrici. Tale situazione risulta ulteriormente aggravata dalle molteplici pressioni antropiche quali prelievi e carichi inquinanti afferenti ai corpi idrici superficiali e sotterranei. Le risorse idriche della regione sono rappresentate, in gran parte, dalle acque sotterranee che a causa dell intenso sfruttamento sono interessate da vistosi fenomeni di depauperamento e di contaminazione salina, specialmente nelle aree costiere. Inoltre il sottosuolo e, talora le falde, rappresentano il recapito finale degli scarichi delle acque reflue depurate. Tali circostanze impongono la tempestiva attivazione di un sistema di monitoraggio dei corpi idrici parallelamente alla realizzazione di interventi mirati alla riduzione dei carichi inquinanti derivanti dalle attività antropiche che si sviluppano sul territorio. Con riferimento allo STATO QUALITATIVO delle acque, la criticità più importante riguarda la mancanza di aree di tutela per numerosi pozzi e sorgenti attualmente utilizzati per l approvvigionamento civile degli utenti dell ATO. Inoltre le qualità delle acque di falda utilizzate mostrano, in particolare nell area salentina e lungo la fascia costiera barese e tarantina, tenori del cloroione sensibilmente elevati (talora superiore ai 250 ppm) ed in progressivo aumento. Limitatamente ad alcune opere di captazione si sono riscontrati valori dei nitrati elevati, ancorché inferiori ai limiti imposti dalla normativa per il consumo umano. Localmente si sono riscontrati occasionali e temporanei fenomeni di contaminazione microbiologica delle acque estratte ed utilizzate a scopo potabile. Tali circostanze rafforzano la necessità di intervenire sulla salvaguardia, la sorveglianza/monitoraggio delle acque utilizzate e sulla riduzione dei carichi inquinanti. In generale, in riferimento allo STATO QUALI-QUANTITATIVO, le situazioni più critiche riguardano l acquifero superficiale del Tavoliere il cui grado di sovrasfruttamento, evidenziato dalle analisi di bilancio, trova palese conferma nella notevole riduzione dei carichi piezometrici osservati a partire dagli anni

117 L acquifero della Murgia manifesta invece condizioni di criticità nelle sue porzioni costiere, legate fondamentalmente all intenso sfruttamento a cui è soggetto in tali aree. Tale circostanza, purtroppo, si evidenzia attraverso l incremento dei contenuti salini delle acque estratte. Situazione analoga si ripropone, anche se con toni più preoccupanti, per l acquifero del Salento, che di fatto può essere considerato nella sua interezza un acquifero costiero. Per l acquifero del Gargano, dai dati a disposizione, si ritiene in via cautelativa di poter indicare necessitante di tutela le porzioni a ridosso dei laghi di Lesina e di Varano, anche in considerazione dell importanza che queste rivestono nell alimentazione degli stessi laghi, designati come aree sensibili. Nell area sud occidentale del promontorio (Zona di Manfredonia), in passato si sono registrati fenomeni di contaminazione salina. Per gli acquiferi porosi, delle basse valli del Saccione, Fortore e Ofanto e per quelli dell area brindisina, gli unici elementi disponibili derivano dalle valutazioni condotte nello studio di bilancio. Su tale base e senza un riscontro di dati piezometrici non è possibile effettuare valutazioni attendibili in merito al loro stato ambientale. Acque a specifica destinazione funzionale Acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile Si segnala la necessità di monitoraggio delle concentrazioni elevate di azoto e di altri sali minerali nell invaso del Locone durante il periodo invernale. Acque destinate alla balneazione Lo stato qualitativo delle acque destinate alla balneazione ha mostrato negli ultimi anni un costante miglioramento e in numero limitato, in relazione allo sviluppo costiero, sono i punti dichiarati non balneabili. In particolare, per il 2002, dei ventuno punti dichiarati non balneabili, solo nove risultano temporaneamente interdetti, ma, circostanza più significativa dei trenta punti permanentemente interdetti diciotto sono risultati idonei. I limitati punti non balneabili sono comunque relativi a situazioni localizzate e coincidenti con le foci dei fiumi o torrenti, ovvero con i recapiti finali di depuratori 117

118 Acque idonee alla vita dei pesci In generale nel territorio pugliese per buona parte dei parametri monitorati ai fini della classificazione di idoneità per la vita dei pesci (Ciprinidi), si evidenziano risultati analitici abbastanza contenuti, fanno eccezione, per quasi tutti i corpi idrici considerati, i parametri BOD 5, P totale e Tensioattivi anionici per i quali sono stati rilevati con una certa continuità, a seconda dei casi, valori ben al di sopra dei limiti imposti dalla normativa, in particolare nel Candelaro, nel Carapelle e nelle vasche Daunia Risi. Con riferimento ai composti ammoniacali si rilevano occasionalmente valori elevati, con esclusione del Lago di Lesina e del T.te Saccione. Sempre occasionale risulta talora la presenza di metalli. Acque destinate alla vita dei molluschi Non sono, attualmente, disponibili dati per analisi e valutazioni Regione Basilicata Acque superficiali Corsi d acqua Lo STATO DI QUALITÀ AMBIENTALE dei corpi idrici superficiali è stato definito sulla base dello stato Chimico e di quello Ecologico. I dati disponibili per tali determinazioni sono stati forniti dall ARPAB e riguardano i corsi d acqua superficiali di primo ordine (quelli recapitanti direttamente in mare) il cui bacino imbrifero ha una superficie maggiore di 200 km 2 ; tali corpi idrici coincidono con le aste principali dei fiumi: Bradano, Basento, Cavone, Agri, Sinni, Noce (tratto lucano) e Ofanto (tratto lucano). Analizzando i risultati del monitoraggio, si può notare come essi risultino nel complesso abbastanza variabili, con classificazioni che vanno dallo stato ambientale buono, fino allo stato ambientale pessimo. Sono comunque evidenti diverse situazioni in cui è individuabile una qualche compromissione della naturalità dei corpi idrici. E da segnalare, comunque, che il 118

119 monitoraggio non è stato condotto in maniera continua su tutti i punti di prelievo, per cui non per tutti i corpi idrici è stato possibile valutare lo stato ambientale (vedi fiume Noce); inoltre i diversi indicatori (LIM, IBE, e parametri chimici di base e addizionali per lo Stato Chimico) non sempre sono stati tutti determinati per l intero periodo di monitoraggio, per cui il dato complessivo non è ovviamente completo o comunque riferibile a tutto il periodo. E da mettere in evidenza, in particolare, la situazione di degrado ambientale del bacino del fiume Bradano, che presenta una classificazione che va dallo stato ambientale al più variabile tra Scadente e Pessimo. Analogo risultato per i corsi d acqua del II ordine afferenti al suo bacino: i torrenti Fiumicello, Gravina e Basentello sono caratterizzati da un valore del SACA variabile tra Scadente e Pessimo (su otto punti di monitoraggio), con un solo punto di monitoraggio sul torrente Gravina dove si riscontra un valore sufficiente. Una situazione simile caratterizza il fiume Cavone, per il quale il valore del SACA è Scadente nei due punti di monitoraggio e nell ultimo anno di campionamento. Altro corso d acqua con segni di forte inquinamento è il fiume Basento, per il quale lo stato ambientale è Scadente in tre punti di monitoraggio su cinque. Il torrente Serrapotamo, infine, presenta, nella stazione del Serrapotamo, SACA Scadente. Situazioni che necessitano di ulteriori indagini ed approfondimenti sono sicuramente quelle del fiume Noce, del fiume Ofanto e del fiume Sinni, per i quali non si dispone di sufficienti dati di monitoraggio o della definizione completa di tutti gli indicatori di qualità. Relativamente ai corpi idrici superficiali, per quanto concerne lo STATO QUANTITATIVO, nell ambito delle attività condotte per il Piano di Bacino, redatto dall Autorità di Bacino Interregionale della Basilicata (marzo 2006), è stato valutato il bilancio idrico. In particolare è stato effettuato il confronto tra le disponibilità idriche stimate e i fabbisogni riconosciuti: potabili, irrigui, industriali e deflusso minimo vitale. Il bilancio idrico complessivo è stato disaggregato per gli schemi idrici omogenei. Di seguito si riportano le criticità evidenziate: 119

120 1) Schema idropotabile Basento-Camastra Sono state considerate le fonti di approvvigionamento dello schema idropotabile Basento- Camastra, con le relative portate minime e medie, e il fabbisogno idrico per uso potabile. Le portate fornite dalle sorgenti vengono integrate con portate provenienti dall'invaso del Camastra. Dall analisi della disponibilità idrica delle sorgenti, risulta necessaria l integrazione di risorsa da prelevare dall invaso del Camastra. 2) Schema idropotabile Frida I fabbisogni dello schema appaiono essere agevolmente soddisfatti, secondo quanto riportato nel Piano di Tutela. Va comunque precisato che: nelle previsioni del Piano d'ambito si fa affidamento su una portata massima derivabile dalle sorgenti San Giovanni; il programma degli interventi per l'emergenza idrica prevede la possibilità di integrare lo schema con la portata da captare dalla sorgente del Mercure. 3) Schema idropotabile Torbido-Maratea Prendendo in considerazione gli attuali fabbisogni e la disponibilità media, che tiene conto in parte del contributo delle "altre fonti", si può affermare che il fabbisogno attuale è soddisfatto e la domanda futura potrà esserlo a condizione che vengano attuate corrette regole di gestione. Il bilancio idrico degli schemi: Sinni - Agri (uso plurimo); Basento Bradano (uso plurimo); Camastra (uso plurimo); Agri (uso idropotabile). e quello del bacino del Noce sono risultati tutti positivi, e cioè la disponibilità è tale da soddisfare i fabbisogni delle utenze servite. 120

121 Acque sotterranee Relativamente allo STATO QUALITATIVO delle acque sotterranee, è da rilevare che non non sono disponibili i dati del monitoraggio dei parametri chimici e non è stato valutato lo Stato Ambientale dei quindici corpi idrici sotterranei individuati. Analogamente non sono stati realizzati studi in merito allo STATO QUANTITATIVO, e ciò rappresenta di per sé un aspetto fortemente critico. Relativamente alla VULNERABILITÀ DA NITRATI DI ORIGINE AGRICOLA, è stata realizzata un indagine per l individuazione della rete di controllo dei pozzi ed uno studio idrogeologico per la definizione degli acquiferi a rischio di inquinamento da fonti agricole. Lo studio ha rilevato elevate concentrazioni di nitrati nell area Nord-Est della regione, nell Alta Val d Agri, nella Piana Jonico-metapontina e nella parte alta del bacino del fiume Bradano. L'origine della elevata concentrazione di tali contaminanti è sicuramente attribuibile all intensa attività agricola, all intrusione marina ed al sovrasfruttamento di acque dolci. Acque a specifica destinazione funzionale Dall Analisi dei dati del monitoraggio si segnalano le seguenti criticità: Acque destinate alla balneazione acque di Maratea Estremo Molo Porto Nord (anno 2005) non idonee alla balneazione. Acque idonee alla vita dei pesci acque salmonicole del Torrente S. Giovanni (monitoraggio del bacino 2003/2004 e 2005/2006) non conformi 121

122 7.1.7 Regione Calabria Acque superficiali Corsi d acqua Le criticità dello STATO QUALITATIVO sono rilevabili dal monitoraggio effettuato nel periodo La classificazione è stata effettuata utilizzando il solo Stato Ecologico 3. E da sottolineare la situazione di degrado ambientale del fiume Trionto che, nei punti di monitoraggio analizzati, mostra risultati che comportano una classificazione del SECA che va dalla classe 4 alla classe 5, con lo stato ambientale quindi al più variabile tra scadente e pessimo. Ancora, un altro corso d acqua con segni di forte inquinamento è il fiume Crati, per il quale su quattro punti di monitoraggio tre presentano classe SECA pari a 4 (Stato Ambientale scadente). Una situazione simile è quella del fiume Tacina, per il quale nei punti di monitoraggio il SECA presenta valore pari a 3 e 4, per tutto il periodo di monitoraggio. Altre situazioni critiche, seppure individuate con minimi punti di monitoraggio, sono quelle della fiumara Budello e del fiume Esaro di Crotone delle fiumare Amendolea e di Gallico, dei torrenti Raganello e Turrina, dei fiumi Nicà e Metramo, tutti con classe SECA 4 (Stato Ambientale scadente). Va sottolineato, infine, che per gli altri corsi d acqua, per i quali il valore del SECA è corrispondente alle classi 2 e 3, lo Stato Ambientale è buono e sufficiente nel caso di Stato Chimico caratterizzato da valori di concentrazioni degli inquinanti che non superano i valori di soglia, ovvero scadente nel caso contrario. Laghi e invasi Tutti gli invasi calabresi presentano uno Stato Ecologico medio, nel biennio di osservazione, di classe 4, cui corrisponde uno Stato Ambientale scadente, ad eccezione dei Laghi Tarsia e Lordo, per i quali lo Stato Ecologico è pari a 5 e lo Stato Ambientale è pessimo. 3 Facendo riferimento ai criteri riportati nell All 1 del Dlgs 152/99, ad un determinato Stato Ecologico possono corrispondere al più due valori dello Stato Ambientale in funzione dello Stato Chimico; in particolare, per le classi più elevate dello Stato Ecologico, quindi nelle condizioni più compromesse (classi 4 e 5), non c è variazione dello Stato Ambientale indipendentemente dai risultati dello Stato Chimico. Pertanto le situazioni di sicuro inquinamento e/o alterazione dello stato di naturalità del corpo idrico possono essere individuate anche in assenza di determinazione dello Stato Chimico. 122

123 Acque marine costiere Ai fini della valutazione dello stato di qualità ambientale delle acque marino costiere, per tutto il tratto costiero della regione, sono state individuate quindici aree omogenee innanzitutto per la presenza di fonti di immissione di inquinanti o per l'assenza di pressioni antropiche, e secondariamente per fattori di tipo a-biotico e di tipo bio-ecologico. Le analisi effettuate attraverso l indice CAM hanno mostrato che in alcune stagioni, in particolare quella autunnale e invernale, la qualità trofica è appena sufficiente con aree a caratteristiche mediocri e scadenti. Acque di transizione Per quanto riguarda il sito Saline Ioniche, le concentrazioni dei nutrienti e degli inquinanti biologici, sia nella frazione disciolta che totale, sono irregolari ed estremamente elevate con picchi maggiori in periodo invernale e fine estivo autunnale. Lo stato di qualità ambientale è stato classificato scadente. Per quanto concerne lo STATO QUANTITATIVO, nell ambito delle attività condotte per la redazione del PTA è stato predisposto un modello di bilancio, sviluppato a scala di bacino idrografico ed in particolare per i trentadue bacini significativi dell intero territorio calabrese. Dalle valutazioni del bilancio idrico a scala mensile, riferite alle situazioni idrologiche di anno medio e anno scarso, è stato possibile individuare, attraverso opportuni indicatori, i principali elementi di criticità quantitativa della risorsa. Dalle risultanze del bilancio così definito, si evince che non vi sono particolari problematiche tranne che nei mesi estivi per quanto riguarda il mantenimento del DMV. In particolare, in alcuni casi, i prelievi in alveo per l utilizzo a scopo irriguo possono determinare un non completo soddisfacimento del DMV 123

124 In effetti, il problema del rilascio del DMV è complicato: dall aspetto peculiare di molti corsi d acqua della regione Calabria e cioè il loro carattere di fiumara; ciò comporta che per i mesi estivi la portata naturalmente disponibile è molto bassa, se non addirittura nulla; dalla presenza di numerosi invasi (è il caso ad esempio dei bacini del Crati e del Neto). Acque sotterranee Relativamente allo STATO QUALITATIVO, è stato condotto un monitoraggio dei parametri che ha permesso di ottenere la classificazione dello Stato Chimico per i novantanove punti di monitoraggio dei sei corpi idrici sotterranei individuati. Nel complesso gli inquinanti rinvenuti nelle diverse aree monitorate sono sempre gli stessi ed in particolare: nitrati, ferro, manganese, fluoruri, antiparassitari totali, idrocarburi policiclici aromatici, ammonio, arsenico e alluminio. Inoltre, solo per alcuni di questi, ed in particolare nitrati, ferro, manganese, fluoruri e ammonio, la contaminazione si presenta a diffusione areale, mentre nella gran parte dei casi si tratta di situazioni molto localizzate. Per la fascia costiera compresa tra Villa S. Giovanni e Reggio Calabria, la Piana di Sibari e la Piana di S. Eufemia, aree intensamente urbanizzate e popolose, la particolare combinazione degli inquinanti è indicatativa di pressioni antropiche ascrivibili all agricoltura e agli agglomerati industriali e urbani. Per la Piana di Gioia Tauro la tipologia di inquinamento riscontrata, in accordo con la netta prevalenza in tutta la piana di frutteti, sembrerebbe collegabile all uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari in agricoltura. Il fenomeno di intrusione salina è sempre più spesso causa di degrado qualitativo delle falde situate in prossimità della costa. Per la fascia costiera compresa tra Villa S. Giovanni e Reggio Calabria, la Piana di S. Eufemia e la Piana di Gioia Tauro, i classici diagrammi di correlazione concentrazioni di 124

125 cloruri - distanza dalla costa, evidenziano un certo aumento di cloruri con il diminuire della distanza dalla costa. D altra parte, le concentrazioni di cloruri sono tali che solo in pochissimi casi è possibile classificare le acque come salmastre e non sempre questo si verifica nei punti di monitoraggio più prossimi alla costa. Anche i valori di conducibilità registrati sono piuttosto bassi e comunque ben lontani da quelli generalmente riscontrati in acquiferi costieri fortemente stressati. Quanto affermato, tuttavia, non esclude la necessità di adottare una politica di sorveglianza in merito ad un fenomeno, quale quello dell intrusione salina, che potrebbe avere una rapida evoluzione nel tempo in funzione al precario equilibrio tra disponibilità e domanda di risorsa idrica. Si segnala infine che la Piana di Gioia Tauro è interessata da contaminazione da nitrati secondo concentrazioni piuttosto elevate. Per quanto concerne le criticità dello STATO QUANTITATIVO allo stato attuale sono individuabili esclusivamente quelle legate al sovrasfruttamento delle acque di falda connesso, nelle zone costiere, al fenomeno dell intrusione salina. Acque a specifica destinazione funzionale Acque dolci superficiali destinate alla produzione di acqua potabile Si tratta di venticinque corpi idrici individuati nell ambito di tratti di corsi d acqua e laghi (di cui 10 già individuati come significativi per la qualità ambientale). Dall analisi dei dati del monitoraggio sono risultati non idonei (per tutto il periodo di monitoraggio o per parte di esso) i seguenti corpi idrici: fiumi Neto, Marepotamo, Fiumara del Poro, Lao, Angitola, Tacina, Abatemarco. Per la maggior parte delle acque in classe A3, o non idonee, è evidente l effetto di possibili inquinanti di natura antropica (BOD 5, parametri microbiologici, etc.) 125

126 Acque idonee alla vita dei pesci Si tratta di ventidue corpi idrici individuati nell ambito di tratti di corsi d acqua e laghi (di cui dodici già individuati come significativi per la qualità ambientale). Dai risultati ottenuti si evidenzia che quattro tratti sono risultati non idonei (l emissario del lago Tarsia nel bacino del fiume Crati, il fiume Arvo, il fiume Ancinale e la Fiumara Rosario). In generale si evidenzia un inquinamento soprattutto da nitrati, ed elevate concentrazioni di BOD 5. Acque destinate alla vita dei molluschi Le acque destinate alla vita dei molluschi sono state individuate utilizzando il criterio, per quanto possibile, di una copertura omogenea dell'intero arco costiero, partendo da un totale di cinquantacinque punti di monitoraggio. Nel corso del primo anno di attività la problematica che è emersa più di frequente è stata legata alla reperibilità di banchi naturali di mitili. In particolare, solo in dodici stazioni rispetto alle cinquantacinque previste dalla rete di monitoraggio sono risultati sempre presenti i mitili nelle quattro campagne trimestrali effettuate nel corso del primo anno di attività. Nel secondo anno l intera rete è stata rimodulata diminuendo le stazioni di monitoraggio e lasciando solo quelle stazioni in cui i banchi naturali erano più persistenti. La rete è composta così da ventinove stazioni. La classificazione per il secondo anno ha portato a definire idonee solo otto stazioni su ventinove, ciò a causa delle analisi svolte sulla matrice biota che ha evidenziato dei valori fuori limite rispetto ai metalli (due su ventinove) e sui coliformi fecali (ventuno su ventinove). 126

127 6.2 AREE DI CRISI AMBIENTALE Per poter avere un primo quadro del Distretto dell Appennino Meridionale, sono stati presi in considerazione: 1) Siti d Interesse Nazionale (articolo 17 del D.M. 471/99 e articolo 251 del D.Lgs 152/06) 2) Zone aride e processo di desertificazione 3) Siti industriali del Registro INES Siti d Interesse Nazionale (articolo 17 del D.M. 471/99 e articolo 251 del D.Lgs 152/06) I siti d interesse nazionale (SIN) sono aree del territorio nazionale definite in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, all impatto sull'ambiente circostante in termini di rischio sanitario ed ecologico e di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali. I SIN sono individuati e perimetrati con Decreto del Ministro dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, d intesa con le regioni interessate. Differiscono dagli altri siti contaminati anche perché la loro procedura di bonifica è attribuita al Ministero dell ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, che può avvalersi anche dell ISPRA, delle ARPA e dell'iss ed altri soggetti. In Italia i SIN ad oggi perimetrali sono cinquantaquattro, alcuni dei quali hanno aree molto vaste (ad esempio Litorale Domizio Flegreo-Agro aversano, Litorale Vesuviano, Bacino del Sarno); inoltre, alla perimetrazione è seguita una sub-perimetrazione, condotta a scala di dettaglio, che ha evidenziato le aree sulle quali avviare le procedure di caratterizzazione. Nel distretto dell Appennino Meridionale risultano perimetrali - come da tabella di seguito riportata - 15 siti contaminati dei quali 6 riguardano la Regione Campania (tra cui il fiume Sarno), 4 la regione Puglia, uno in ogni capoluogo di Provincia con in testa Taranto, e 2 in regione Lazio, con la notevole estensione del bacino idrografico del fiume Sacco, 2 nella Regione Basilicata, 1 nella Regione Calabria. 127

128 La caratterizzazione rappresenta le indagini (sondaggi, piezometri, analisi chimiche etc.) condotte in un sito contaminato o ritenuto potenzialmente tale, il cui scopo principale è quello di definire l assetto geologico e idrogeologico, verificare la presenza o meno di contaminazione nei suoli e nelle acque e sviluppare un modello concettuale del sito. Di qui se ne avuta un anagrafe dei siti contaminati. L'anagrafe è uno strumento predisposto dalle regioni e dalle province autonome, previsto dalle norme sui siti contaminati (articolo 17 del D.M. 471/99 e articolo 251 del D.Lgs 152/06), che contiene: l'elenco dei siti sottoposti ad intervento di bonifica e ripristino ambientale nonché degli interventi realizzati nei siti medesimi; l individuazione dei soggetti cui compete la bonifica; gli enti pubblici di cui la regione intende avvalersi, in caso d inadempienza dei soggetti obbligati, ai fini dell esecuzione d ufficio. I contenuti e la struttura dei dati essenziali dell'anagrafe dei siti da bonificare, sono stati definiti dall APAT in collaborazione con le Regioni e le ARPA. La prima versione di questi criteri è stata pubblicata nel corso del Sito Regione Legge Norma di perimetrazione istitutiva (Ministero Ambiente) Napoli Orientale Campania L 426/98 Decreto 29 dicembre 1999 (G.U. 8/3/00) Manfredonia Puglia L 426/98 Decreto 10 gennaio 2000 (G.U. 26/2/00) Brindisi Puglia L 426/98 Decreto 10 gennaio 2000 (G.U. 22/2/00) Taranto Puglia L 426/98 Decreto 10 gennaio 2000 (G.U. 24/2/00) Litorale Domizio Flegreo ed Agro Decreto 10 gennaio 2000 (G.U. Campania L 426/98 Aversano 29/5/01) Napoli Bagnoli Coroglio Campania L 388/00 Decreto 31 agosto 2001 (G.U. 26/10/01) Tito Basilicata D.M. 468/01 Decreto 8 luglio 2002 (G.U. 2/10/02) Crotone Cassano Cerchiara Calabria D.M. 468/01 Decreto 26 novembre 2002 (G.U. 128

129 Frosinone Lazio D.M. 468/01 Bari Fibronit Puglia D.M. 468/01 Aree del litorale vesuviano Campania L. 179/02 Area industriale della Val Basento Basilicata L. 179/02 Pianura ( Napoli Pozzuoli) Campania D.M. Bacino idrografico del Fiume Sarno Bacino idrografico del Fiume Sacco 22/1/03) Decreto 2 dicembre 2002 (G.U. 7/3/03) Decreto 8 luglio 2002 (G.U. 1/10/02) Decreto 27 dicembre 2004 (G.U. 7/4/05) Decreto 26 febbraio 2003 (G.U. 27/5/03) Decreto11 aprile 2008 (G.U. 27/5/03) Campania L. 266/05 4 In corso Lazio L. 266/05 In corso Figura 1. Elenco dei SIN nel Distretto Appennino Meridionale campania puglia lazio basilicata calabria Figura 2. Distribuzione dei SIN nel distretto 129

130 Zone Aride e possibilità di "Desertificazione" La disponibilità di riserve idriche è fondamentale per l'ecosistema e per le attività primarie dell'uomo e gli eventi siccitosi possono avere un impatto rilevante sia sull'ambiente che sull'economia. La definizione più accettata di desertificazione è stata data dalla Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione (UNCDD) dove viene definita come "degradazione del territorio in aree aride, semiaride e sub-umide secche dovuta a vari fattori, comprese la variazioni climatiche e le attività umane". Il concetto di degrado del territorio, che comporta un impoverimento delle qualità del territorio, va distinto da quello di desertificazione. Un'area desertificata perde, infatti, irreversibilmente la capacità di sostenere la produzione agricola e forestale (sterilità funzionale). Nelle regioni aride, semiaride e secche l'indice di aridità oscilla tra 0.05 e Questo valore è dato dal rapporto delle precipitazioni annuali e il potenziale di evapotraspirazione. Del distretto, considerando lo studio DISMED del 2003, che ha tracciato una mappatura dell indice di aridità dell intera Europa e, dunque, dell Italia, ha posto in evidenza che le regioni maggiormente a rischio di desertificazione sono Puglia, Basilicata, Calabria, oltre a Sicilia e Sardegna ed Emilia Romagna che, già da adesso, mostrano un processo di desertificazione in stato avanzato. Siti industriali del Registro INES (D.Lgs , n. 59 al D.M , al D.P.C.M e al D.P.C.M ) La Dichiarazione INES è il processo di comunicazione di informazioni ambientali al quale gli stabilimenti IPPC sono tenuti: il D.Lgs , n. 59, all art.12, stabilisce, infatti, che i gestori degli stabilimenti IPPC in esercizio trasmettano all'autorità Competente e al Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio, per il tramite dell'agenzia Nazionale per la Protezione dell'ambiente e i Servizi Tecnici (APAT), entro il 30 aprile di ogni anno, i dati caratteristici relativi all impianto e alle emissioni in aria e acqua, dell'anno precedente. Tali informazioni attraverso il Registro nazionale INES, aggiornato annualmente, e il Registro europeo EPER, sono pubbliche. In particolare, il Registro INES contiene informazioni su emissioni in aria ed acqua di specifici inquinanti provenienti dai principali settori produttivi e da stabilimenti generalmente di grossa capacità presenti sul territorio nazionale. In sintesi tali 130

131 criteri, che comprendono una lista di inquinanti con un valore soglia di emissione, stabiliscono che un complesso IPPC dichiara l emissione di un inquinante solo se superiore al corrispondente valore soglia. Elenco delle aziende nel registro INES CAMPANI Prr A REGIONE BN Ragione Sociale NomeComplesso ov MARTINI SPA Allevamento Suni San Salvatore Telesino LAZIO CAMPANI RM ITALCEMENTI SPA Cementeria di Colleferro LAZIO A FR NA BURGO SAN DOMENICO GROUP SPA VETRARIA S.P.A. Stabilimento San Domenico di Vetraria Sora S.P.A.- Ottaviano LAZIO CAMPANI FR FIAT GROUP AUTOMOBILES S.P.A. Stabilimento Stabilimento di di Cassino Via Buonconsiglio S. Antonio A NA AR INDUSTRIE ALIMENTARI S.P.A. Abbate LAZIO FR E.A.L.L. S.R.L. E.A.L.L. S.R.L.- San Vittore nel Lazio CAMPANI Stabilimento di Via Battimelli (Ex Conserviera LAZIO FR SERENE SPA Centrale SERENE di Cassino A NA AR INDUSTRIE ALIMENTARI S.P.A. Sud) LAZIO FR ACSDOBFAR SPA ACSD6 Stabilimento N 6 Anagni CAMPANI LAZIO FR S.G. PLASTICA S.P.A. S.G. Plastica S.P.A. Stabilimento di Cassino A NA TIRRENO POWER SPA Centrale Termoelettrica Di Napoli TERMICA CELANO S.R.L. GRUPPO CAMPANI ABRUZZO AQ EDISON S.P.A. Termica Celano Srl - Centrale Termoelettrica A NA EDISON Centrale Termoelettrica Di Acerra (Na) Cartiere Burgo S.P.A. Stabilimento di CAMPANI ABRUZZO AQ BURGO GROUP SPA Avezzano A NA ENEL PRODUZIONE SPA Impianto Turbogas di Giugliano MICRON TECNOLOGY ITALIA Micron Tecnology Italia Stabilimento di CAMPANI ABRUZZO AQ S.R.L: Avezzano A NA ICIMEN S.P.A. Icimen S.P.A. - Casavatore MOLISE CB ENERGIA OPERATION S.P.A. Centrale Termoelettrica di Termoli CAMPANI A NA CON.I.V. FIAT GROUP SERVIZI AUTOMOBILES ED ECOLOGIA S.P.A. Impianto Stabilimento Depurazione di Pomigliano Acque Reflue MOLISE CB SPA Montenegro di Bisaccia CAMPANI A SA IDEAL CLIMA S.P.A. Enel Stabilimento Produzione di Salerno Spa - Centrale Turbogas MOLISE CB ENEL PRODUZIONE SPA Larino CAMPANI A SA MOMENTIVE AR INDUSTRIE PERFORMANCE ALIMENTARI S.P.A. Momentive Stabilimento Performance di Via S.M. Materials La Carità Specialties - Scafati MOLISE CB MATERIALS SPECIALTIES SRL Srl CAMPANI MOLISE A CB SA FLEXSYS GLAVERBEL N.V. ITALY BRUXELLES SRL FLEXSYS Glaverbel Italy Spa Srl Stabilimento Salerno di Termoli MOLISE CAMPANI CB SERENE DI MAURO SPA OFFICINE GRAFICHE Centrale Di Mauro SERENE Officine di Grafiche Termoli S.P.A. Cave dei MOLISE A IS SA COLACEM S.P.A. S.P.A. Cementeria Tirreni di Sesto Campano CAMPANI CAMPANI CENTRO ENERGIA TEVEROLA A CE SA S.P.A. ITALCEMENTI SPA Centro Cementeria Energia di Salerno Teverola S.P.A. CAMPANI PUGLIA FG EDISON Centrale Termoelettrica di Candela A PUGLIA CE FG ENEL MANFREDONIA PRODUZIONE VETRO SPA S.P.A. Impianto Manfredonia Turbogas Vetro di S.P.A. Maddaloni CAMPANI O-I Manufacturing Italy S.P.A. - Stabilimento A PUGLIA CE BA CEMENTI O-I MANUFACTURING MOCCIA S.P.A. ITALY S.P.A. Cementeria di Bari di Caserta CAMPANI PUGLIA BA BUZZI UNICEM SPA Cementeria di Barletta A CE ICIMENDUE S.R.L. Icimendue S.R.L. Caserta PUGLIA BA VEBAD SPA VEBAD Spa Gioia del Colle CAMPANI CEMENTIR - CEMENTERIE DEL PUGLIA BA ITAL GREEN ENERGY S.R.L. Ital Green Energy - Monopoli A CE TIRRENO SPA Stabilimento di Maddaloni PUGLIA BA VETRERIE MERIDIONALI SPA Vetrerie Meridionali Spa Castellana Grotte CAMPANI PUGLIA BA ENEL PRODUZIONE SPA Impianto Termoelettrico di Bari A CE ECO-BAT S.P.A. Eco-Bat Stabilimento di Marcianise PUGLIA BA DANECO S.P.A. Discarica Rsu E Rsau di Andria CAMPANI A PUGLIA BN BA SNAM DANECO RETE S.P.A. GAS SPA Centrale Discarica di Per Compressione Rsu E Rsau - Gas Giovinazzo di Melizzano PUGLIA TA ILVA S.P.A. ILVA S.P.A. Stabilimento di Taranto 131

132 CALABRI PUGLIA A TA KR SYNDIAL S.P.A. - ATTVITÀ ENI DIVERSIFICATE S.P.A. Eni S.P.A. Divisione Refining & Marketing Raffineria Syndial S.P.A. di Taranto Cirò Marina PUGLIA CALABRI TA SANAC S.P.A. SANAC S.P.A. Stabilimento di Taranto PUGLIA A TA VV EDISON ITALCEMENTI SPA Centrali Cementeria Termoelettriche di Vibo Valentia di Taranto PUGLIA TA CEMENTIR - CEMENTERIE DEL TIRRENO SPA Stabilimento di Taranto PUGLIA TA ENIPOWER S.P.A. ENIPOWER S.P.A. Stabilimento di Taranto PUGLIA BR POLIMERI EUROPA SPA Stabilimento di Brindisi PUGLIA BR ENIPOWER S.P.A. ENIPOWER S.P.A. - Stabil. di Brindisi PUGLIA BR ENEL PRODUZIONE SPA Centrale Termoelettrica Federico II (Br Sud) PUGLIA BR EDIPOWER Centrale Termoelettrica Brindisi PUGLIA LE MINERMIX SRL Minermix Srl -Galatina PUGLIA LE COLACEM S.P.A. Cementeria Di Galatina BASILICA TA PZ FERRERO S.P.A. Stabilimento Di Balvano BASILICA TA PZ FERRIERE NORD SPA Ferriere Nord Spa Stabilimento Siderpotenza BASILICA TA PZ ENI S.P.A. Centro Olio Val D'agri BASILICA TA PZ SOCIETA' AUTOMOBILISTICA TECNOLOGIE AVANZATE S.P.A. Stabilimento Di Melfi BASILICA TA PZ CEMENTERIA COSTANTINOPOLI S.R.L. Cementeria Costantinopoli Srl BASILICA TA PZ SERENE SPA Centrale SERENE Di Melfi BASILICA TA PZ EUGEA MEDITERRANEA S.P.A. Stabilimento di Lavello BASILICA TA MT TECNOPARCO VALBASENTO S.P.A. Tecnoparco Valbasento Spa BASILICA TA MT ITALCEMENTI SPA Cementeria di Matera CALABRI A CS SNAM RETE GAS SPA Centrale Compressione Gas di Tarsia CALABRI A CS EDISON Centrale Termoelettrica di Altomonte CALABRI A CS ITALCEMENTI SPA Cementeria di Castrovillari CALABRI A CS ENEL PRODUZIONE SPA Centrale Termoelettrica Rossano CALABRI A CZ MECA LEAD RECYCLING S.P.A. Meca Lead Recycling S.P.A. Lamezia Terme CALABRI A CZ CAL.ME. S.P.A. Cal.Me. Cementi - Crotone CALABRI A KR BIOMASSE ITALIA SPA Crotone CALABRI A KR BIOMASSE ITALIA SPA Strongoli Cirò Marina 132

133 Da questa prima indagine, si rileva come il registro INES fornisce preziose informazioni sulle aziende che hanno livelli di sostanze inquinanti superiori alle normetive vigenti. Tala aziende, inoltre, risultano essere dislocate prevalentemente in Campania ed in Puglia (insieme infatti raggiungono la metà delle aziende segnalate). Tuttavia il dato maggiormente interessante riguarda il numero assoluto di segnalazioni (una azienda può avere più di una segnalazione). Ad esempio una azienda ha emissioni in acqua distinte in scarichi diretti ed indiretti. Lo scarico diretto è lo scarico avviato direttamente al corpo idrico recettore (corso d acqua), anche dopo eventuale depurazione interna al complesso. Lo scarico indiretto è lo scarico avviato, previo trasferimento tramite fognatura, ad un impianto di depurazione esterno al complesso. Pertanto, considerando il numero di segnalazioni effettuate secondo questo criterio si hanno i seguenti risultati: Se dunque compariamo i due distinti elenchi (il primo delle sole aziende, il secondo delle segnalazioni riferite alle aziende) si vede che mentre nel primo elenco Campania e Puglia raccolgono più della metà delle aziende segnalate, con il secondo elenco, la sola Puglia ne ha il 133

134 50%, con la prevalenza assoluta della città di Taranto che concentra ILVA SpA, ENI Spa, EDISON, ENIPOWER Spa. Tali risultati sono maggiormente evidenti con i seguenti grafici: Tuttavia va anche precisato che tali segnalazioni accorpano immissioni di sostanze inquinanti immesse nell aria e in acqua. Le sole immissioni in acqua sono un quinto del totale con una evidente riduzione delle aziende pugliesi ed un incremento di quelle della Basilicata e del Molise che raddoppiano la loro incidenza, come si vede nel seguente grafico ed elenco. 134

135 135

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