DALLA PERIFERIA AL CENTRO

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1 LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE IN ITALIA: DALLA PERIFERIA AL CENTRO DEL SISTEMA ECONOMICO PROF. STEFANO PALERMO

2 Indice 1 OBIETTIVI FORMATIVI DALLA PERIFERIA AL CENTRO LA PERIODIZZAZIONE LE DIVERSE FASI DEL PERCORSO DI SVILUPPO ITALIANO: L OTTOCENTO LE DIVERSE FASI DEL PERCORSO DI SVILUPPO ITALIANO: IL NOVECENTO BIBLIOGRAFIA di 16

3 1 Obiettivi formativi Lo sviluppo economico italiano di lungo periodo, tra il momento dell Unificazione (1861) fino ai giorni nostri, rappresenta sotto molti punti di vista la storia di uno straordinario e assolutamente peculiare successo. Se è vero, infatti, che il processo di industrializzazione e di aggancio al centro del sistema economico non è riuscito a comporre alcune criticità storiche, come ad esempio il divario nord-sud, allo stesso tempo appare innegabile lo straordinario percorso di un Paese sostanzialmente povero al momento dell Unificazione, che conosce una prima fase di take off durante la seconda Rivoluzione Industriale e l età Giolittiana e che, pur uscendo da vent anni di dittatura autoritaria fascista e avendo perso la seconda guerra mondiale, nel volgere di due decenni, tra il 1950 e il 1970 diventa non solo un Paese pienamente industriale, ma anche una delle principali potenze economiche e manifatturiere del pianeta. Per capire la complessità di questo percorso, seguiremo le diverse fasi dello sviluppo economico italiano in ogni contesto della storia economica mondiale (seconda Rivoluzione Industriale, anni Venti del Novecento, secondo dopoguerra, crisi degli anni Settanta, la nuova globalizzazione degli ultimi due decenni). Preliminarmente, però, si ritiene utile fornire allo studente ed è questo l obiettivo di queste pagine una fotografia generale di quella che può essere una possibile periodizzazione dello sviluppo italiano tra Ottocento e Novecento, in modo da permettere di inquadrare meglio le interconnessioni tra le varie fasi storiche. 3 di 16

4 2 Dalla periferia al centro Assumendo l interpretazione dell economia-mondo di Wallerstein 1 già richiamata in precedenza, è possibile affermare che alla metà dell Ottocento l Italia, o meglio, l insieme di Stati che all epoca componevano la realtà geografica, ma non politica, chiamata Italia, aveva subito a partire dalla metà del Seicento un lungo processo di declino relativo che l aveva allontanata dal centro del sistema economico mondiale. Un processo, come si è visto, legato non tanto allo spostamento geografico verso l Atlantico, quanto all esaurirsi della spinta propulsiva del modello rinascimentale a favore dei nascenti stati nazionali moderni 2. Mentre, dunque, la Gran Bretagna era il Paese leader dell economia mondiale e mentre alcune zone della Francia, della Germania, del Belgio e degli Stati Uniti rientravano già in quella che possiamo definire la semiperiferia del sistema, al momento dell Unificazione nazionale (1861) il nostro Paese era sostanzialmente ai margini del processo di industrializzazione inteso nel senso contemporaneo del termine; certo, erano presenti alcuni settori legati all industria della seta e al tessile tra il Piemonte e la Lombardia, alcune proto-industrie nello Stato Pontifico e c era il sostegno statale offerto dal Regno delle due Sicilia alla nascita di un industria siderurgica in grado di favorire lo sviluppo della prima linea ferroviaria (la Napoli-Portici). In sostanza, comunque, si trattava di esperienze per quanto singolarmente significative tendenzialmente isolate e non inserite in un sistema-paese in grado di supportarne la crescita, la diffusione e la funzione di traino per il resto dell economia. In questo senso appare dunque assolutamente straordinario il percorso di lungo periodo realizzato dal nostro Paese in poco più di cento anni di Unità nazionale che, malgrado tutti i limiti ben noti, lo hanno portato a essere una delle principali economie industrializzate del pianeta. Come ha scritto Vera Zamagni: «I processi di crescita si devono misurare sul lunghissimo periodo: venti, quarant anni sono pochi per modellizzarli adeguatamente. L esclusiva attenzione sul decollo, oltre che penalizzare i paesi che non ebbero un periodo iniziale di industrializzazione 1 I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell'economia moderna, Il Mulino Cfr. P. Malanima, L economia italiana. Dalla crescita medievale alla crescita contemporanea, il Mulino, di 16

5 particolarmente rapida, favoriscono l idea che una volta iniziato il processo non può fallire e che si sviluppa secondo modalità più o meno simili. Un secolo, un secolo e mezzo è un arco temporale più appropriato. A ciascun caso-paese deve essere assegnato tale arco temporale, tenendo conto che non vi è sincronia nei processi di crescita. La storia ha insegnato che non solo gli inizi sono sfasati, ma che proprio per queste sfasature le modalità di ciascun processo di sviluppo sono diverse, a causa dei fattori sostitutivi gerschenkroniani, del differenziale della contemporaneità pollardiano oltre che delle diverse ere tecnologiche attraversate e delle diverse tradizioni locali di epoca preindustriale. In ogni fase del lungo processo di sviluppo ciascun Paese è posto di fronte a sfide nuove nei confronti delle quali occorrono nuovi impegni e nuove genialità» 3. Volendo dunque adottare in uno sguardo di lungo periodo una lettura delle principali caratteristiche dello sviluppo economico italiano degli ultimi centocinquant anni è possibili dire che si è trattato: 1) della storia di un successo economico e sociale, della trasformazione di un paese povero in un Paese ricco, con un innalzamento complessivo (malgrado le differenze sociali e territoriali pure presenti) dei livelli di vita delle popolazioni; 2) di un percorso che ha prodotto risultati non scontati; altri Paesi, con strutture sociali analoghe alle nostre, non sono riusciti a compiere lo stesso salto di qualità anche in virtù delle scelte che le classi dirigenti, intese nella loro accezione più ampia, compiranno nel secondo dopoguerra; 3) di un percorso non lineare, ma segnato da momenti di accelerazione e di compressione; ad esempio, dopo l età giolittiana, il ventennio fascista determina un allontanamento complessivo d, mentre nel secondo dopoguerra si compirà definitivamente, con la nascita della Repubblica democratica, l aggancio al centro del sistema; 3 V. Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell Italia, , il Mulino, di 16

6 4) di un percorso che, almeno fino agli anni Novanta del Novecento, cioè quando si è avviata la nuova rivoluzione delle Information Technologies e della globalizzazione, ha sempre aderito agli andamenti dei cicli mondiali dell economia; 5) un percorso che è riuscito a trovare maggiori spinte propulsive quando è stato inserito all interno di un contesto internazionale di riferimento (il secondo dopoguerra, o l età giolittiana) e non quando se n è allontanato (l epoca fascista). Se queste sono le caratteristiche di lungo periodo, è anche vero che esse hanno portato gli storici a produrre letture differenti a seconda dei diversi approcci e dei diversi punti di vista, valorizzando ciascuno un elemento a scapito di un altro. La già citata Vera Zamagni, ad esempio, all inizio degli anni Novanta, all epoca del superamento dell Italia sulla ricchezza pro capite inglese e dell ingresso nell Europa di Maastricht intitolò il suo libro Dalla periferia al centro provando cioè a leggere in questo secolo e mezzo il tentativo del Paese di passare dalla marginalità al centro del sistema 4 ; ovviamente l autrice non mancava di sottolineare anche le storture di questo percorso, che potevano essere sia di carattere interno, come il dualismo economico o i limiti delle classi dirigenti dell ultimo ventennio repubblicano, sia di carattere internazionale, come lo spostamento del centro del sistema dall Europa agli Stati Uniti; un elemento, quest ultimo che forse potrebbe spingere a rivedere in parte questo modello di approccio teorico generale. Un altro autore, Patrizio Bianchi, alcuni anni dopo, quando cominciarono già a emergere le prime difficoltà dell economia italiana nella nuova globalizzazione mondiale, intitolò una sua opera La rincorsa frenata, provando cioè a individuare, all interno di un percorso di sviluppo secolare, quelli che sono stati i limiti strutturali mai risolti e che, venuti al pettine con la nuova globalizzazione, hanno reso più difficile al Paese la possibilità di ritrovare un proprio ruolo nell economia internazionale 5. Negli ultimi anni, poi, alla luce anche della crisi più recenti, si sono diffuse nuove riletture che tendono ancora di più a sottolineare questi limiti e queste contraddizioni irrisolte. Sotto un certo profilo, dunque, la storia economica di oggi, nel momento in cui affronta lo studio del caso italiano, si muove in questa tensione tra una lettura più positiva, legata alla trasformazione in un periodo di tempo relativamente breve del Paese da una condizione di povertà a 4 V. Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell Italia, , il Mulino, P. Bianchi, La rincorsa frenata. L'industria italiana dall'unità nazionale alla crisi globale, Il Mulino, di 16

7 quella di alto benessere; e quella più negativa dove prevalgono i freni e le contraddizioni che avrebbero impedito la piena esplicazione delle potenzialità italiane. 7 di 16

8 3 La periodizzazione Come negli altri casi già affrontati, prima di analizzare le diverse fasi dello sviluppo economico italiano è utile offrire una periodizzazione di lungo periodo del processo di industrializzazione. Periodizzare significa, sostanzialmente, provare a ridurre la complessità dei processi storici in una schematizzazione di massima; questo, ovviamente è possibile soltanto laddove siamo consapevoli del processo di semplificazione che stiamo attuando e quindi, nel momento in cui si affronta nello specifico il singolo caso studio, la periodizzazione ci permette di dare un primo inquadramento generale che deve essere però rivisto e riaggiornato alla luce dei risultati della ricerca specifica. Ad esempio, lo stesso andamento dei cicli economici su scala mondiale rappresenta una schematizzazione; se, infatti, affermiamo che la fase A di espansione del secondo ciclo della prima Rivoluzione Industriale si avvia nel 1850 e si conclude agli inizi degli anni Settanta con la grande depressione in Europa e se ci fermassimo ad assumere soltanto questa schematizzazione non riusciremmo a capire perché contemporaneamente in Germania e negli Stati Uniti, indipendentemente dall andamento del ciclo mondiale, si avvii il percorso di catching up e di industrializzazione che avrebbe portato all aggancio alla Gran Bretagna. Per il caso italiano, dunque, la periodizzazione può aiutarci, in prima battuta a rispondere ad alcune domande basilari come: quando diventiamo un Paese industriale? quali chiavi interpretative di lungo periodo utilizziamo per leggere la storia economica del Paese? Sono domande complesse che richiedono una pluralità di strumenti e di fonti di indagine (statistiche, qualitative, quantitative, ecc ). Molto è legato anche alla sensibilità dello studioso e alla scelta che egli compie circa la chiave di lettura con cui leggere i processi di trasformazione della società; ad esempio, è possibile utilizzare il binomio tra l affermazione degli elementi di modernità e le resistenze della tradizione ; quello tra la continuità delle strutture sociali e istituzionali o la loro discontinuità come elementi propulsivi per lo sviluppo; il rapporto tra sistema politico e sistema economico e l influenza che essi possono avere l uno sull altro; il 8 di 16

9 rapporto tra le scelte interne, di carattere nazionale e i condizionamenti prodotti dal contesto internazionale di riferimento; i dualismi territoriali e sociali, e molti altri ancora. L utilizzo di una o di più chiavi di lettura è parte integrante della ricerca storica e del metodo con cui si intende offrire una possibile periodizzazione della storia economica d Italia. In ogni caso, trattandosi di un argomento di carattere economico e non filosofico, è bene che qualunque modello interpretativo e chiave di lettura utilizzata siano sostanziati e validati da un confronto con le serie statistiche e i dati numerici. A partire dunque dalla lettura dei numeri della produzione industriale in Italia, è possibile dire che il processo di industrializzazione vero e proprio del Paese si compie con la seconda Rivoluzione Industriale, nel periodo Il cosiddetto take off, il decollo, la fase in cui il Paese compie il salto di qualità che lo proietta definitivamente tra le potenze industriali mondiali, è individuato nel cosiddetto decennio giolittiano, tra il 1901 e il 1913, quando gli elementi di prima industrializzazione, che pure erano presenti nei decenni precedenti, trovano, anche in virtù delle scelte dei governi italiani e di un contesto mondiale particolarmente favorevole, la possibilità di esprimersi alla massima potenzialità e di conseguire i risultati di produzione più alti del periodo compreso tra il 1861 e la prima guerra mondiale. È una fase, quella del take off giolittiano che si concentra soprattutto nel nord ovest del Paese, il cosiddetto triangolo industriale Milano-Genova-Torino, accentuando così le differenze e i divari tra i livelli di crescita e il benessere sociali presenti tra nord e sud del Paese. Anche l Italia, come gli altri Paesi second comers adotterà alcune delle caratteristiche peculiari della seconda Rivoluzione Industriale, che interessano in particolare: 1) il modo di produrre (l aumento dell intensità tecnologica e delle scoperte scientifiche necessarie alla produzione modifica il rapporto tra scienza e industria e tra i fattori della produzione); 2) i diversi aspetti del funzionamento del sistema economico (si modifica progressivamente, soprattutto nei second comers, il ruolo dello Stato, del sistema finanziario, si accresce la mobilità mondiale dei capitali, ecc ); 3) i rapporti di forza tra i Paesi (viene messa in discussione la supremazia britannica); 9 di 16

10 4) gli equilibri internazionali (il colonialismo e la corsa agli armamenti, due elementi fortemente sostenuti dall industrializzazione e dall industria bellica, rappresentano sotto alcuni punti di vista anche il tentativo di ridefinire le relazioni da decenni consolidate sul continente europeo, allora considerato il centro del mondo). 10 di 16

11 4 Le diverse fasi del percorso di sviluppo italiano: l Ottocento Per provare a comprendere le diverse fasi dello sviluppo italiano e, soprattutto, la sua complessità, affronteremo prima una schematizzazione delle scelte compiute nel corso dell Ottocento e quindi quelle definite nel corso del Novecento. Per capire il percorso italiano del secondo Ottocento, è possibile assumere preliminarmente la definizione di lungo ottocento coniata dallo storico inglese Eric Hobsbawm; egli definiva così il secolo cominciato con la rivoluzione francese del 1789 e terminato con la prima guerra mondiale che rompeva gli equilibri politico-economici internazionali del XIX secolo. Per questa ragione in questo stesso paragrafo sarà inserito il periodo del XX secolo precedente lo scoppio della prima guerra mondiale. Questa divisione permette anche di evidenziare un elemento fondamentale della storia italiana: la non linearità del percorso di industrializzazione, ma il suo essere frutto di momenti di stop and go, di accelerazione e decelerazione, degli effetti di scelte anche contraddittore delle classi dirigenti, come di alcune sicuramente più lungimiranti che riuscirono a indicare un percorso di crescita più sostenuto. Sostanzialmente, il lungo Ottocento italiano, può essere riassunto, dagli anni successivi all Unificazione nazionale, in tre fasi principali, tutte guidate dalle varie correnti del partito liberale dell epoca in un sistema parlamentare fortemente censitario e con un diritto di voto, almeno fino agli anni Novanta, estremamente ristretto a pochi settori della società. 1) , il periodo della destra storica. L Italia ancora non guarda ma tenta di risolvere i problemi dell Unificazione; bisogna completare l Unità territoriale, bisogna raggiungere il pareggio di bilancio (aumentando le tasse ad esempio attraverso l odiosa imposta sul macinato); si combatte il fenomeno del brigantaggio che nel sud è diventato, sotto alcuni aspetti, anche una forma di vera e propria resistenza all annessione al Regno d Italia. Le politiche economiche dei governi sono di tipo marcatamente liberista ed espongono alla concorrenza internazionale quei settori dell industria e dell agricoltura meridionale prima 11 di 16

12 riparati dal protezionismo del Regno delle Due Sicilie. Manca, soprattutto, l idea di un possibile futuro industriale per l Italia come prospettiva di medio-lungo periodo nella quale investire. 2) , il periodo della sinistra storica. È il momento in cui la nuova classe dirigente (anch essa appartenente al partito liberale) comincia a guardare. L industrializzazione diventa l obiettivo da raggiungere attraverso politiche protezionistiche sul grano e sui prodotti industriali (nel 1876 e nel 1887) e tramite il sostegno alla nascita dell industria siderurgica e meccanica direttamente o indirettamente (tramite commesse pubbliche). Il governo vara inoltre un ingente piano di investimenti pubblici infrastrutturali per la riqualificazione delle città che sostiene lo sviluppo dell industria edilizia e del sistema bancario di piccola e media grandezza. Un modello che, con lo scoppio della bolla edilizia della fine degli anni Ottanta, è destinato a crollare mettendo in crisi l intero sistema bancario. Per uscire dalla cosiddetta crisi di fine secolo, nel 1894 nascono la Banca d Italia, come istituto centrale e di controllo del sistema e le prime grandi banche miste sul modello tedesco (Credito Italiano, Banca Commerciale) per sostenere lo sviluppo delle grandi industrie siderurgiche, chimiche e meccaniche. 3) , l età giolittiana. È il momento nel quale il Paese si avvicina tramite il cosiddetto take off. Le riforme seguite alla crisi di fine secolo e la nascita delle nuove banche miste hanno permesso di sostenere lo sviluppo della grande industria in un contesto di ripresa generale internazionale. Si comincia a realizzare la cosiddetta fratellanza tra banca e industria, in cui cioè le banche concedono prestiti ottenendo in cambio eventualmente anche titoli azionari dell azienda come garanzia. Tuttavia, continua ad accentuarsi il divario tra il mezzogiorno e il triangolo industriale del nord ovest. 12 di 16

13 5 Le diverse fasi del percorso di sviluppo italiano: il Novecento Altrettanto complesse sono le diverse fasi presenti nel corso del Novecento, caratterizzate in una prima fase da un momento di allontanamento dal centro del sistema, quindi, dopo la seconda guerra mondiale, da una ripresa sostenuta e infine, dagli anni Novanta dall avvio di una crisi di sistema riconducibile alla cosiddetta transizione incompiuta italiana. 1) , l economia di guerra Lo scoppio della prima guerra mondiale porta, soprattutto in una prima fase, a un accelerazione della produzione di alcuni settori industriali (industria pesante, alimentare, tessile, meccanica, armamenti in generale). La guerra modifica le abitudini di vita: gli uomini lasciano le campagne o le fabbriche per andare al fronte e sono spesso sostituiti dalle donne che per la prima volta entrano in maniera sostenuta nel mondo del lavoro. Ma è soprattutto la fine della guerra a lasciare il segno sotto diversi profili: a) la crisi di riconversione dell industria dalla produzione bellica a quella civile richiede il blocco della produzione e il licenziamento degli operai; b) aumenta esponenzialmente l inflazione poiché lo Stato dopo avere aumentato il debito pubblico e le tasse ha dovuto finanziare i costi della guerra con la stampa di nuova carta moneta; c) si afferma il problema del reducismo, ovvero gli uomini andati al fronte che ritornano nelle città o nelle campagne e in virtù della crisi non trovano il proprio lavoro; d) la classe media è falcidiata dall aumento dell inflazione e impaurita dai conflitti sociali che scoppiano come, ad esempio, l occupazione operaia delle fabbriche del biennio rosso del o l occupazione da parte dei contadini dei grandi latifondi meridionali. 2) , il ventennio fascista Questa condizione di forte instabilità politica e sociale (le elezioni del 1919 avevano visto la contemporanea buona affermazione, oltre che del partito popolare, anche del partito socialista) diventa il retroterra sul quale Mussolini, riesce a farsi dare dal Re l incarico di 13 di 16

14 formare il governo, promettendo sicurezza e ordine. Il nuovo Presidente del Consiglio si rivolge agli industriali del nord, ai grandi latifondisti del sud che avevano viste le loro terre occupate dai contadini e alla classe media impaurita dagli scontri sociali. Gli anni del fascismo sono caratterizzati, dopo una prima breve fase liberale, da politiche di carattere dirigista e autartico; inoltre, dopo la crisi del 1929 nascerà, grazie alle scelte del regime, lo stato imprenditore e proprietario di una parte del sistema bancario e industriale. Nel complesso, durante il ventennio si registra una crescita graduale della produzione industriale, ma un allontanamento complessivo d mondiale. 3) : ri-avvicinamento Dopo le distruzioni e le perdite di vite umane provocate dalla guerra, negli anni della ricostruzione il Paese pone le condizioni per tornare a guardare al centro del sistema economico. A partire dalle eredità politiche, economiche e sociali della seconda guerra mondiale, la nuova classe dirigente repubblicana, di ispirazione democratica e antifascista, riesce a comporre le differenze presenti in Parlamento - ad esempio tra i partiti social-comunisti e democristiani - per dare vita alla Carta costituzionale. In questo modo, la Repubblica democratica può avviare, nel nuovo contesto internazionale del secondo dopoguerra, la propria ricostruzione politica, sociale, infrastrutturale e industriale. Decisivo, in questo contesto, fu il ruolo assunto dagli Stati Uniti e l utilizzo dei beni del Piano Marshall per riattivare il circuito industriale del Paese. Negli anni Cinquanta due sono le grandi scelte che la classe dirigente compirà e che segneranno la crescita italiana negli anni del miracolo economico: a) l atlantismo, nel rapporto diretto e di alleanza con gli Stati Uniti; b) l europeismo, come chiave per costruire la pace sul continente e per avviare una nuova prosperità economica. 4) , l Italia raggiunge il centro del sistema Finalmente, negli anni del miracolo economico il Paese raggiunge il centro del sistema. Grazie allo sviluppo dell industria privata e della parallela grande impresa pubblica, 14 di 16

15 rimasta in vigore anche dopo la fine della guerra. Sono anni di grandi cambiamenti sociali di emigrazioni interne e internazionali. Di un Paese che da povero scopre nel giro di un ventennio il benessere diffuso. 5) 1969-anni Ottanta, tra crisi e consolidamento. Malgrado la crisi degli anni Settanta, l Italia riesce a consolidare il raggiungimento del primato. La fine del miracolo economico si accompagna allo scoppio della crisi di stagflazione internazionale, dovuta, come vedremo, al contemporaneo aumento dei prezzi del petrolio che bloccano la produzione rendendone troppo alti i costi (stagnazione) e all aumento del costo della vita in virtù del conseguente aumento generale dei prezzi (inflazione). Le strutture tipiche del modello fordista-keynesiano che avevano portato alla crescita italiana del miracolo economico mutano rapidamente; questo porta a una contrazione del ruolo della grande industria, a una esternalizzazione delle funzioni e all ascesa del modello della piccola e media impresa. Parallelamente si manifesta nel Paese una fortissima crisi politica accompagnata anche da elementi di estremismo di marca terroristica. Il consolidamento del primato durante gli anni Ottanta è favorito dalla svalutazione competitiva della moneta e dall incremento del debito pubblico che, nel medio-lungo periodo diventerà un agente patogeno che rallenterà gli stimoli al rinnovamento del sistema politico e industriale. In questo senso, la crescita della seconda metà degli anni Ottanta apparirà, a posteriori, come un fuoco di paglia. 6) , crisi di sistema A partire dai primi anni Novanta, le contraddizioni e i nodi irrisolti della crescita distorta degli anni Ottanta vengono al pettine. La crisi politica-giudiziaria che travolge la classe dirigente durante tangentopoli si inserisce in un contesto di mutamento complessivo del sistema economico e politico internazionale (nuova globalizzazione, caduta del muro di Berlino, crescita dei BRICS, ecc..). L Italia entra in una crisi di sistema che, incrociandosi con la crisi economica mondiale cominciata nel 2008 ha accentuato gli attuali elementi di difficoltà del sistema-paese. 15 di 16

16 Bibliografia F. Assante, M. Colonna, G. Di Taranto, G. Lo Giudice, Storia dell economia mondiale, Monduzzi, 1995 P. Bianchi, La rincorsa frenata. L'industria italiana dall'unità nazionale alla crisi globale, Il Mulino, 2002 A. Di Vittorio (a cura di), Dall'espansione allo sviluppo. Una storia economica d Europa, Giappicchelli, 2011 A. Gerschenkron, Il problema storico dell arretratezza economica, Einaudi, 1965 P. Malanima, L economia italiana. Dalla crescita medievale alla crescita contemporanea, il Mulino, R. Romanelli, L Italia liberale: , Il Mulino, 1990 P.A. Toninelli (a cura di), Lo sviluppo economico moderno, Marsilio 2006 I. Wallerstein, Il sistema mondiale dell'economia moderna, Il Mulino 1978 V. Zamagni, Dalla periferia al centro. La seconda rinascita economica dell Italia, , il Mulino, di 16

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