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1 P.E.A.C. Comunità Montana Esino-Frasassi PIANO ENERGETICO AMBIENTALE COMPRENSORIALE FEBBRAIO 2010 Versione0.91 1

2 PIANO ENERGETICO AMBIENTALE DELLA COMUNITÀ MONTANE ESINO- FRASASSI Il Piano Energetico Ambientale Comprensoriale (PEAC) della Comunità Montana Esino-Frasassi è stato progettato e redatto dalla società S.TRA.T.E.G.I.E. srl (Spin-off accademico dell Università Politecnica delle Marche per il trasferimento tecnologico e la guida dell innovation engineering) in collaborazione con SiBe incaricata con determinazione n. 121/P del 13/06/2008. Il PEAC tiene conto delle raccomandazioni della Regione Marche approvate con Delibera di Giunta Regionale n. 863 del 03/08/07. Gruppo di Lavoro per la progettazione e redazione del PEAC: dott. ing. Gabriele Comodi dott. agr. Vanessa Scrosta dott.ssa Ilaria Pellegrini arch. Diletta Moscoloni CONSULENZA STRATEGIE srl Spin Off dell Università Politecnica delle Marche SIBE srl Spin Off dell Università Politecnica delle Marche Coordinamento scientifico: Fabio POLONARA Università Politecnica delle Marche, Ancona S.TRA.T.E.G.I.E. srl 2

3 Sommario Premessa al Piano Energetico Ambientale Comprensoriale della Comunità Montana Esino Frasassi... 6 DEFINIZIONE, CONTENUTI ED OBIETTIVI... 8 QUADRO DI RIFERIMENTO... 8 CONTENUTI ED OBIETTIVI FASE CONOSCITIVA CONSIDERAZIONI GENERALI INQUADRAMENTO STATISTICO Evoluzione demografica Distribuzione della popolazione sul territorio Il contesto abitativo Le mappe del territorio comprensoriale La domanda complessiva di energia La domanda di energia elettrica La domanda di gas naturale La domanda di combustibili per autotrazione LA DOMANDA DI ENERGIA DEL TERRITORIO Settore Residenziale Settore Produttivo Settore terziario Pubblica Amministrazione Settore Sanitario: un esempio i consumi dell Ospedale Engles Profili di Fabriano Settore dei Trasporti OFFERTA DI ENERGIA ALL INTERNO DEL TERRITORIO DELLA COMUNITÀ MONTANA Impianti solari Impianti idroelettrici Impianti eolici Stima della biomassa potenzialmente disponibile ed utilizzabile CONSIDERAZIONI FINALI LEGISLAZIONE VIGENTE DI RECENTE EMANAZIONE La strategia dell Unione Europea I provvedimenti in ambito nazionale I provvedimenti in ambito regionale

4 FASE OPERATIVA INTRODUZIONE PIANIFICAZIONE ECOSOSTENIBILE DEL TERRITORIO L efficienza energetica e l uso razionale dell energia LE PROPOSTE PER IL COMPARTO PRODUTTIVO Gestore Unico Nuove aree produttive Possibili interventi in ambito industriale Finanziamento degli interventi di efficienza energetica Interventi sui motori elettrici I sistemi di illuminazione ad alta efficienza Installazione di impianti fotovoltaici per la produzione o l autoproduzione di energia elettrica La cogenerazione ad alto rendimento nella media grande industria POTENZIALI RISPARMI IN AMBITO INDUSTRIALE SUL TERRITORIO DELLA COMUNITA MONTANA LE PROPOSTE PER IL SETTORE RESIDENZIALE Scenari di riduzione dei consumi per il settore domestico LE PROPOSTE PER IL SETTORE TERZIARIO TERZIARIO VENDIBILE TERZIARIO NON VENDIBILE: PIANIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE ENERGETICO-ECONOMICA DELL AZIENDA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE L utilizzo degli spazi pubblici per il fotovoltaico Interventi di efficienza energetica sui consumi di gas naturale: la Gestione del Patrimonio Edilizio Scenari energetici per il settore terziario LE PROPOSTE PER IL SETTORE DEI TRASPORTI Scenari per il settore dei trasporti La diffusione delle fonti rinnovabili Idroelettrico Eolico Energia solare Utilizzo della biomassa presente sul territorio della Comunità Montana Esino-Frasassi Stima della potenzialità installabile nella Comunità Montana Esino- Frasassi Sostenibilità urbana ed edilizia

5 Analisi del sito Il Regolamento Edilizio Comunale (REC) Il Piano Regolatore Generale (PRG) Il Verde Urbano Mobilità sostenibile Riduzione delle emissioni di gas serra Il Piano Luce della Comunità Montana I contratti per la gestione e l acquisto di energia COME FINANZIARE GLI INTERVENTI: IL FINANZIAMENTO TRAMITE TERZI INTRODUZIONE: IL FINANNZIAMENTO TRAMITE TERZI Contratti servizio energia Formule contrattuali e di finanziamento per interventi di risparmio energetico ESEMPI di FTT L ORGANIZZAZIONE DEL PROCESSO REALIZZATIVO DEL PEAC 293 INTRODUZIONE L UFFICIO ENERGIA E LO SPORTELLO ENERGIA L Ufficio Energia Lo Sportello Energia La programmazione triennale delle azioni La partecipazione e l informazione L educazione e la formazione Audit energetico delle strutture pubbliche e creazione di un database per il monitoraggio dei consumi energetici e dell efficacia delle azioni del PEAC SINTESI DELLE PROPOSTE E STIMA DEI RISULTATI Comparto produttivo Settore residenziale Settore terziario Settore trasporti Sfruttamento della biomassa forestale per produzione di energia termica e/o elettrica Stima dei risultati: sintesi

6 Premessa al Piano Energetico Ambientale Comprensoriale della Comunità Montana Esino Frasassi Il Piano Energetico Ambientale Comprensoriale della Comunità Montana Esino- Frasassi è uno strumento tecnico di supporto alla pianificazione energetica da parte dei decisori politici locali. Il documento si divide in 3 parti. La prima parte conoscitiva riporta il contesto normativo in materia energetica in cui il Piano si inserisce e, soprattutto, una fotografia dettagliata dei consumi dei principali vettori energetici (elettricità, gas, combustibili per autotrazione) e alcune statistiche legate ai consumi finali. Purtroppo non ci sono dati sul consumo di GPL per usi diversi dall autotrazione, a causa dei numerosi venditori attivi sul territorio. La seconda parte del Piano, quella operativa, fornisce delle linee guida e delle prime proposte concrete su quelle che possono essere possibili soluzioni per aumentare l efficienza energetica e l utilizzo di fonti rinnovabili sul territorio ed in particolar modo nelle P.A. Anzi, per la P.A. vengono forniti quelli che possono essere, indicativamente, i risparmi economici, oltreché ambientali, ottenibili da una corretta gestione dei propri consumi. Il Piano si rivolge principalmente alla P.A. locale, pur fornendo proposte concrete ed interessanti anche per i settori domestico, industria, terziario vendibile. Questo perché gli strumenti, soprattutto economici, a disposizione della P.A. locale per attuare/incentivare le best practices nel settore privato sono ben pochi. Il ruolo della P.A. è quindi quello di fornire un modello virtuoso esemplare per i comportamenti privati, sia mediante azioni dimostrative sia mediante azioni che promuovano la formazione e la sensibilizzazione della cittadinanza sulle problematiche energetiche e ambientali, in particolare per quanto riguarda l efficienza negli usi finali dell energia. Tuttavia, il fatto che molte pratiche si stiano diffondendo nel settore privato in cui la logica del ritorno economico è il principale driver di azione, è uno stimolo anche per il settore pubblico, che attualmente si trova ad inseguire il privato piuttosto che fornire un ruolo esemplare come vorrebbe la Direttiva Europea sulla Efficienza Energetica. Ne sono un esempio sia il trend di crescita di impianti fotovoltaici in tutti i settori privati ( domestico, industria, terziario vendibile ) sia le attività di aziende e Società di Servizi Energetici, Esco, nel campo dell efficienza energetica(per esempio attraverso la sostituzione di impianti di illuminazione all interno delle aziende o di impianti di micro co-trigenerazione ). Proprio per incentivare la diffusione delle buone pratiche all interno del territorio, nella parte operativa si cercherà di rispondere, brevemente alla questione fondamentale del chi paga? l intervento. In particolare si accennerà ai contratti di gestione energia e ad alcuni dei principali meccanismi di Finanziamento Tramite Terzi. Nell ultima parte verrà posta particolare attenzione all iter realizzativo del PEAC nei prossimi anni affinché le indicazioni del presente Piano non rimangano inapplicate. 6

7 Nel capitolo sintesi delle proposte e stima dei risultati vengono riportati le proposte possibili per ciascun settore, con una stima dei risparmi ambientali ottenibili entro i Per il settore della Pubblica Amministrazione, viene anche fornito il dato sul potenziale risparmio ottenibile attraverso l applicazione delle migliori pratiche proposte. Il risparmio potenziale annuo stimato per gli interventi nella Pubblica Amministrazione è compreso in una forchetta che va da circa a Infine è fondamentale importante sottolineare come questo Piano Energetico venga redatto in un periodo di particolare difficoltà per l economia mondiale, nazionale e locale, soprattutto per distretti altamente manifatturieri come è il comprensorio della Comunità Montana che vede come Comune capofila la città di Fabriano. L andamento dei consumi di energia, strettamente collegato con il PIL, dimostra come i consumi siano stazionari se non addirittura decrescenti in un periodo, dal 2005 al 2007, in cui l attuale contesto di crisi non era minimamente in atto. La cosa che desta preoccupazione è che l andamento decrescente dei consumi industriali non sembra essere dovuto all attuazione di pratiche di contenimento dei consumi. Purtroppo ancora non sono pubblici i dati per l anno

8 DEFINIZIONE, CONTENUTI ED OBIETTIVI QUADRO DI RIFERIMENTO La Legge n. 10 del 9 gennaio 1991 Norme per l attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia stabilisce all art. 5 che le Regioni d intesa con gli enti locali e le aziende predispongono un Piano Energetico Regionale relativo alle fonti rinnovabili di energia. La stessa legge all art. 5 dispone che i Comuni con popolazione superiore a abitanti prevedano uno specifico piano relativo all uso delle fonti rinnovabili di energia. Le competenze definite dalla legge 10/91 per le Province sono abbastanza modeste, limitandosi praticamente ai compiti di controllo sugli impianti di riscaldamento nei comuni con popolazione inferiore a abitanti. Il Decreto Legislativo n. 112/98 Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni ed agli Enti locali, in attuazione del capo I della legge 59/77 all art. 31 commi 1) e 2) lettera c) recita: sono attribuite agli Enti Locali, in conformità a quanto disposto dalle norme sul principio di adeguatezza, le funzioni amministrative in materia di controllo sul risparmio energetico e l uso razionale dell energia e le altre funzioni che siano previste dalla legislazione regionale, sono attribuite in particolare alle Province, nell ambito delle linee di indirizzo e di coordinamento previste dai piani energetici regionali, le seguenti funzioni: la redazione e l adozione dei programmi di intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico; l autorizzazione all installazione ed all esercizio degli impianti di produzione di energia; il controllo sul rendimento energetico degli impianti termici. Sono conservate allo Stato (art. 29 del D.Lgs. 112/98) le funzioni amministrative concernenti la costruzione e l esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica di potenza superiore a 300 MW termici, salvo quelli che producono energia da fonti rinnovabili e da rifiuti ai sensi del Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n.22 (abrogato e sostituito dal D.Lgs 152/06 Norme in materia ambientale ), nonché le reti per il trasporto con tensione superiore a 150 KV, l emanazione di norme tecniche relative alla realizzazione di elettrodotti, il rilascio delle concessioni per l esercizio delle attività elettriche, di competenza statale, e le altre reti di interesse nazionale di oleodotti e gasdotti. Nel Protocollo di Torino del giugno 2001 (Protocollo d intesa della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle province Autonome per il coordinamento delle politiche finalizzate alla riduzione delle emissioni di gas-serra nell atmosfera) le Regioni hanno deciso di varare il Piano Energetico Regionale in Piano Energetico Ambientale Regionale al fine di contribuire all impegno assunto dallo Stato italiano nell ambito degli obblighi del Protocollo di Kyoto. Il D.Lgs. 387/2003 Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità all art.12 comma 3 recita: La costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, gli interventi di modifica, potenziamento, rifacimento totale o parziale e riattivazione, come definiti dalla normativa vigente, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi, sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla Regione o dalle 8

9 Province delegate dalla Regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico... Il D.Lgs 20/2007 Attuazione della direttiva 2004/8/CE sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell'energia, nonché modifica alla direttiva 92/42/CEE all art.8 comma 2 recita: L'amministrazione competente al rilascio dell'autorizzazione per la costruzione e l'esercizio degli impianti di cogenerazione di potenza termica uguale o inferiore a 300 MW prevede a tale fine un procedimento unico, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n Il D.Lgs 30 maggio 2008, n 115 Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all efficienza degli usi finali dell energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE rappresenta novità rilevanti in termini di responsabilità ed obiettivi in campo di efficienza e risparmio energetico per le Amministrazioni Pubbliche, introducendo semplificazioni burocratiche e norme per la trasparenza dei contratti e degli strumenti di tutela dell utente. Con Deliberazione Amministrativa n. 175 del 16 febbraio 2005 il Consiglio Regionale ha approvato il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) delle Marche. Il PEAR delle Marche è organizzato in documenti secondo la seguente articolazione: Il sommario del PEAR (introduzione, aspetti caratterizzanti, riepilogo degli indirizzi generali e specifici, riepilogo degli scenari al 2015); Contesto economico e politico-legislativo; Bilancio Energetico Regionale (BER); Scenari di evoluzione a livello regionale (contiene l analisi degli indicatori energetici, le proiezioni degli scenari regionali al 2015, la situazione del comparto petrolifero, del comparto elettrico e della Rete di Trasmissione elettrica, gli indirizzi per la ricerca); Proposte per il governo della domanda di energia (risparmio energetico, interventi in edilizia, trasporti); Proposte per il governo della offerta di energia (energie rinnovabili, generazione elettrica, cogenerazione); Riduzione delle emissioni di gas climalteranti. Gli assi principali e costitutivi del PEAR sono tre: risparmio energetico, tramite un vasto sistema di azioni diffuse sulterritorio e nei diversi settori del consumo, soprattutto nel terziario e nel residenziale; gli strumenti attivabili sono campagne di sensibilizzazione ed informazione, programmi di incentivazione agili e significativi caratterizzati da semplicità burocratica nonché da sistematicità e continuità degli interventi; impiego delle energie rinnovabili, con particolare riferimento all energia eolica ed alle biomasse di origine agro-forestale anche per la produzione di biocarburanti. Per quanto riguarda l energia solare il suo ruolo viene sottolineato rendendone sistematico lo sfruttamento in edilizia; ecoefficienza energetica, con particolare riferimento ai sistemi distrettuali delle imprese, ad una forte e diffusa azione di innovazione tecnologica e gestionale, alla produzione distribuita di energia elettrica ed energia termica presso consistenti bacini di utenza localizzati in numerose valli marchigiane e lungo la fascia costiera. 9

10 Il PEAR interviene sulla necessità di rendere equilibrato al massimo grado il settore energetico regionale agendo soprattutto sul deficit del comparto elettrico per garantire il pieno sostegno allo sviluppo economico e sociale delle marche. In questo senso risulta centrale il criterio della produzione distribuita e non concentrata di energia; il PEAR non prevede quindi il ricorso a poche grandi macchine di produzione energetica, che risultano per altro particolarmente esposte sotto il profilo del consenso sociale e della sicurezza. La scelta della produzione distribuita è funzionale alla valorizzazione del distretti industriali, configura 2.ndo così un quadro che rende i Distretti una sorta di incubatori di interventi innovativi ad alta valenza energetico ambientale. La Legge Regionale n.10/99 cosi come modificata dalla Legge Regionale 6/2007 Riordino delle funzioni amministrative della Regione e degli Enti locali nei settori dello sviluppo economico ed attività produttive, del territorio, ambiente e infrastrutture, dei servizi alla persona e alla comunità, nonché dell'ordinamento ed organizzazione amministrativa all art. 23 bis -(Funzioni delle Province) recita: sono delegate alle Province le funzioni amministrative concernenti le autorizzazioni di cui all'articolo 12 del d.lgs. 29 dicembre 2003, n. 387 per la costruzione e l'esercizio di impianti solari, sia termici che fotovoltaici, ed impianti per la produzione di energia derivante dallo sfruttamento del vento ad esclusione di quelli, per quest'ultima tipologia, la cui valutazione di impatto ambientale è riservata alla competenza regionale." La Legge Regionale n. 28/99 cosi come modificata dalla Legge Regionale 6/2007 Disciplina regionale in materia di rifiuti. Attuazione del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 all art. 25 (Procedure in materia ambientale) recita: le competenze riguardanti i progetti di cui alla presente legge la cui approvazione è conferita alla Provincia comprendono la valutazione di impatto ambientale di cui alla l.r. 14 aprile 2004, n. 7, l'autorizzazione integrata ambientale di cui al d.lgs. 18 febbraio 2005, n. 59 e l'autorizzazione unica di cui all'articolo 12 del d.lgs. 29 dicembre 2003, n Resta di competenza della Regione l'obbligo di comunicazione previsto dagli articoli 12 e 13 del d.lgs. 59/2005. A tal fine le Province trasmettono alla Regione i dati relativi agli impianti di propria competenza. La Regione Marche, con il Decreto DDPF n.113/app_08 del 22/11/2006, ha concesso ai Comuni con popolazione superiore ai abitanti (art. n. 5 legge n.10/91) le risorse economiche per la predisposizione dei Piani Energetici Ambientali Comunali. Il PEAC è necessariamente conforme agli indirizzi del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR), documento fondamentale di riferimento per la pianificazione energetica e per lo sviluppo sostenibile, e viene redatto sulla base delle Raccomandazioni per la Redazione dei Piani Energetico - Ambientali Comunali, emanate dalla stessa Regione Marche con Delibera della Giunta Regionale del n Parallelamente al Presente PEAC, sono stati redatti o sono in fase di stesura piani energetici comunali, comprensoriali e provinciali all interno della Regione. Tra questi c è anche il Programma Attuativo Provinciale del PEAR della Provincia di Ancona, assegnato con Det. N.290 del 28/08/2008. Quest ultimo documento è di particolare importanza per il presente Piano in quanto, insiste anche sul territorio del PEAC. I due documenti dovranno quindi essere coerenti tra loro

11 CONTENUTI ED OBIETTIVI In questo contesto e nell ambito delle sue competenze la Comunità Montana Esino-Frasassi ha ritenuto opportuno dotarsi di un proprio Piano Energetico Ambientale Comprensoriale (PEAC) al fine di avere uno strumento operativo di grande portata in grado di integrare il fattore energia nelle politiche per migliorare l ambiente urbano e la qualità della vita nella città. Il PEAC diviene quindi uno strumento indispensabile e un opportunità per la programmazione del territorio verso la sostenibilità economica, sociale ed ambientale. All interno delle linee guida rappresentate dalla programmazione regionale il Piano Comprensoriale vuole porsi come strumento di attuazione degli aspetti caratterizzanti del PEAR: risparmio energetico ed efficienza negli usi finali, sfruttamento delle energie rinnovabili, tendenza al raggiungimento del pareggio elettrico attraverso lo strumento della generazione distribuita, attraverso l analisi critica dei percorsi e delle iniziative e l individuazione ed il sostegno degli interventi più adatti a perseguire gli obiettivi specifici in maniera compatibile con il proprio territorio. Le scelte strategiche per migliorare lo stato ambientale delle città e del territorio della Comunità Montana e promuovere l uso razionale delle risorse, nella direzione dello sviluppo sostenibile, rappresentano quindi, uno dei principali obiettivi del PEAC, che permetteranno l individuazione e la regolamentazione delle azioni da compiere per attivare interventi di razionalizzazione nell uso dell energia e di sviluppo di fonti rinnovabili, sia nel settore pubblico sia in quello privato. Parallelamente il PEAC vuole sviluppare una serie di azioni informative e formative del cittadino sul risparmio energetico e l uso razionale dell energia per fornire risposte e informazioni aggiornate. Il Piano Energetico Ambientale Comprensoriale, in conformità con le citate Raccomandazioni per la redazione del PEAC emanate dalla Regione Marche è articolato in due parti principali: 1. fase conoscitiva 2. fase operativa La fase conoscitiva ha come obiettivo l analisi della domanda e dell offerta di energia del territorio oggetto dell indagine, al fine di individuare le utenze caratterizzate da maggiori criticità, che saranno, nella successiva fase operativa, oggetto di interventi di risparmio energetico ed uso razionale dell energia. A seguito dell analisi effettuata si potranno prevedere, in ciascun settore indagato, gli opportuni interventi di risparmio energetico ed utilizzo delle fonti rinnovabili. Nella fase conoscitiva, oltre ai consumi energetici del territorio, ampio spazio verrà riservato all analisi dei consumi del patrimonio della pubblica amministrazione, su cui si concentrerà una serie specifica di azioni analizzate nella successiva fase operativa. Nella fase operativa una volta individuate le criticità che si presentano sia a livello di approvvigionamento energetico, sia a livello di qualità e stato di conservazione degli impianti e delle strutture prese in esame verranno individuate quali energie rinnovabili sono più opportunamente utilizzabili, in quali ambiti territoriali e in quali settori di attività ed infine verranno individuati gli 11

12 interventi prioritari, programmabili, tecnologicamente fattibili sotto il profilo dell efficienza energetico-ambientale. Come accennato, particolare attenzione riceverà il patrimonio della pubblica amministrazione per il quale verranno valutate e proposte iniziative specifiche aventi un duplice scopo: riduzione della bolletta energetica dell Ente Comunità Montana riduzione della bolletta energetica dei Comuni afferenti al territorio della CM funzione simbolica e dimostrativa nei confronti del resto del territorio Oltre al presente documento, che costituisce il Piano vero e proprio, è parte integrante del PEAC anche il documento dal titolo SCHEDE, nel quale vengono riportate una serie di schede tecniche, suddivise per: tecnologie (solare termico, solare fotovoltaico, mini-idro, mini-eolico, cogenerazione e trigenerazione, teleriscaldamento, bioedilizia, geotermia, biomasse) applicazioni (scuole e asili, impianti sportivi, pubblica illuminazione, settore turistico) Nel primo gruppo vengono descritte nel dettaglio tutte le tecnologie, riferite anche alle diverse fonti, che possono essere utilizzate per soddisfare i fabbisogni energetici. Nel secondo gruppo si elencano le diverse applicazioni che possono utilizzare le tecnologie descritte in precedenza, e come esse possano utilmente sfruttare le opportunità che le moderne tecnologie presentano. 12

13 FASE CONOSCITIVA CONSIDERAZIONI GENERALI L obiettivo della fase conoscitiva è l analisi della domanda e dell offerta di energia del territorio della Comunità Montana, al fine di individuare le utenze caratterizzate da maggiori criticità, che saranno, nella successiva fase operativa, oggetto di interventi di risparmio energetico ed uso razionale dell energia. E importante sottolineare che la recente liberalizzazione del mercato energetico, successiva al 2000, e l idoneità a partecipare al libero mercato per tutti i clienti finali, a partire dal luglio 2007, ha comportato numerosi problemi per il reperimento dei consumi elettrici e termici del territorio comunale. Infatti, mentre il valore dei consumi elettrici della Provincia, suddiviso per settore merceologico, viene riportato in via ufficiale da Terna, gestore della rete di trasmissione, e quello dei consumi termici viene riportato nel sito del Ministero dello Sviluppo Economico, non è possibile accedere al dato aggregato dei consumi del Comune. In prima analisi si è scelto di analizzare la domanda di energia dei Comuni del comprensorio della Comunità Montana sulla base dei consumi energetici. L aggiornamento al 2007, per quanto riguarda i consumi elettrici, viene fatto sulla base dei dati forniti da Enel Distribuzione relativamente ai propri contratti. Il dato fornito dall ex monopolista, oggi principale fornitore di energia nel mercato elettrico italiano, permette quindi di dedurre informazioni circa la crescita della domanda, ma non eventuali diminuzioni che potrebbero essere legate alla riduzione di sue quote di mercato. Per quanto riguarda i consumi termici, questi sono stati richiesti alle società di distribuzione operanti sul territorio di riferimento: Italgas, Metema Gestioni, Energia e Territorio, Sadori Reti. In seconda analisi, per una migliore caratterizzazione della domanda e dell offerta di energia del territorio, si è scelto di adottare un approccio di tipo bottom up. La metodologia consiste nell effettuare delle valutazioni puntuali, utilizzando laddove necessario, opportune campagne di audit energetico e rendendo, così, quanto più possibile corretta e veritiera l analisi della domanda di energia e di conseguenza maggiormente operativi gli interventi. L elaborazione dei possibili scenari della domanda e dell offerta di energia si basa su diverse informazioni di base, sulle conoscenze della tecnologia e delle applicazioni capaci di contribuire in modo virtuoso al bilancio energetico e sulle scelte che l Amministrazione intende perseguire, e che possono contribuire all accelerazione dei trend evolutivi: ad esempio l adozione nel Regolamento Edilizio Comunale (REC) di incentivi finalizzati all incremento della resistenza termica media degli edifici civili può far prevedere una riduzione delle emissioni legate ai consumi energetici nel settore residenziale. Gli obiettivi prefissati con la realizzazione del PEAC consistono, in sintesi, nell armonizzare il trinomio energia ambiente-sviluppo in modo tale da indirizzare la politica energetica verso scelte orientate alla sostenibilità dello sviluppo e di ipotizzare interventi mirati a ridurre i consumi e il conseguente impatto ambientale. 13

14 INQUADRAMENTO STATISTICO Prima di analizzare il fabbisogno energetico del territorio si riportano i dati statistici generali di fonte ISTAT, utili all elaborazione di alcune considerazioni sulla domanda di energia e fondamentali per il calcolo degli indici energetici confrontabili con gli indici provinciali e regionali disponibili in letteratura. Ad esempio nel caso dell analisi della domanda di energia elettrica legata al settore residenziale, i dati ISTAT permettono di prevedere possibili scenari di evoluzione dei consumi elettrici nelle abitazioni, partendo dall ipotesi che dispositivi di classe di efficienza maggiore sostituiscano i dispositivi di classe inferiore. Evoluzione demografica I dati di seguito riportati fanno riferimento all ultimo censimento (2001) Numero di abitanti Popolazione Popolazione Popolazione Popolazione Variazione COMUNI residente residente al maschile al femminile % /1/2008 1/1/2008 al 1/1/ Arcevia % Cerreto d'esi % Cupramontana % Fabriano % Genga % Mergo % Rosora % Sassoferrato % Serra San Quirico % Staffolo % Totale % Densità abitativa COMUNI Densità abitativa (ab/kmq) Arcevia 42 Cerreto d'esi 199 Cupramontana 176 Fabriano 111 Genga 27 Mergo 134 Rosora 186 Sassoferrato 55 Serra San Quirico 61 Staffolo 80 14

15 Popolazione residente suddivisa per età Classi di età COMUNI Meno di 5 Da 5 a 9 Da 10 a 14 Da 15 a 19 Da 20 a 24 Da 25 a 29 Da 30 a 34 Da 35 a 39 Da 40 a 44 Da 45 a 49 Da 50 a 54 Da 55 a 59 Da 60 a 64 Da 65 a 69 Da 70 a 74 Da 75 a 79 Da 80 a 84 Da 85 e più Totale Di cui: minore nni Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra S.Quiric o Staffolo Totale

16 Distribuzione della popolazione sul territorio Le statistiche riportate in questo paragrafo, sono molto importanti perché rendono l idea della residenzialità diffusa all interno del territorio della Comunità Montana Esino-Frasassi. Infatti, pur essendo la Comunità Montana formata da 10 Comuni, i abitanti (nel 2001; nel 2007) sono distribuiti in 204 località abitate (di cui 80 centri abitati e 124 nuclei abitati). Questo si ripercuote anche sui consumi di energia e, soprattutto, sui possibili interventi prospettabili per il loro contenimento. Infatti, un conto è avere una elevata densità abitativa, dove sono possibili interventi intensivi (teleriscaldamento, cogenerazione..) e un conto è avere una residenzialità diffusa in cui gli interventi, pur estendibili, sono da considerare caso per caso. Abitanti suddivisi per COMUNI tipo di località abitate Centri abitati Nuclei abitati Case sparse Totale Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale

17 Numero di località abitate Numero di località COMUNI abitate Arcevia 31 Cerreto d'esi 3 Cupramontana 4 Fabriano 59 Genga 36 Mergo 2 Rosora 5 Sassoferrato 49 Serra San Quirico 13 Staffolo 2 Totale 204 Numero di località abitate per tipo di località COMUNI Tipo di località abitate Centri abitati Nuclei abitati Arcevia Cerreto d'esi 1 2 Cupramontana 2 2 Fabriano Genga Mergo 2 0 Rosora 4 1 Sassoferrato Serra San Quirico 5 8 Staffolo 1 1 Totale

18 Tavola: Popolazione residente - Ancona (dettaglio loc. abitate) - Censimento COMUNI E LOCALITÀ ABITATE Altitudine Popolazione residente ARCEVIA 120/ ARCEVIA * AVACELLI CASTIGLIONI CAUDINO COLLEAPRICO LORETELLO MAGNADORSA MONTALE MONTEFORTINO NIDASTORE PALAZZO PITICCHIO PROSANO RIPALTA SAN PIETRO SANTA CROCE SANTO STEFANO Borgo Emilio Borgo Giovanni XXIII Boschetto Certopiano Fornace Le Moie Maestà Rotiglio San Ginesio San Mariano San Michele San Vincenzo Strada Valle Vado Case Sparse STAFFOLO 110/ STAFFOLO * Coste Case Sparse COMUNI E LOCALITÀ ABITATE Altitudine Popolazione residente CUPRAMONTANA 103/ CUPRAMONTANA * POGGIO CUPRO San Bartolomeo San Michele Case Sparse MERGO 136/ ANGELI DI MERGO MERGO * Case Sparse Isola Mergo 150/190 0 Case Sparse - 0 ROSORA 123/ ANGELI * ANGELI STAZIONE ROSORA TASSANARE Contrada Pratelli Case Sparse Isola Mergo 150/190 0 Case Sparse - 0 CERRETO D'ESI 234/ CERRETO D'ESI * Case Carloni Cerquete Case Sparse FABRIANO 164/ ALBACINA-BORGO TUFICO ARGIGNANO ATTIGGIO BASTIA BELVEDERE CACCIANO CAMPODIEGOLI CAMPODONICO CANCELLI CASTELLETTA COCCORE COLLAMATO CUPO FABRIANO *

19 MARISCHIO MELANO MOSCANO NEBBIANO PATERNO POGGIO SAN ROMUALDO SAN DONATO SAN GIOVANNI SAN MICHELE SANT'ELIA SERRADICA VALLEREMITA Bassano Ca' Maiano Cantia Case Ciampeo Case Ciaramella Case Lattanzi Case Stangaletto Case Tiberi Colle Collegiglioni Collegiglioni II Collemalvano Colle Paganello Colleridente Colmarischio Grotte-Sotto le Noci La Morentella La Posta Molinaccio Montefiascone Nazzano COMUNI E LOCALITÀ ABITATE Altitudine Pecorile Precicchie Rucce San Pietro San Silvestro Tronchetti Valgiubbola Vallemontagnana Vallina Varano Popolazione residente Viacce Vigne Case Sparse GENGA 118/ CAMPONOCECCHIO COLCELLO GENGA * GENGA STAZIONE OSTERIA DI COLLEPONI PIANELLO PIEROSARA SAN DONNINO SAN VITTORE VALTREARA Bivio Pandolfi Capolavilla Casa Montanara Castiglioni Catozzi Cerqueto Falcioni Foce Fossi Gattuccio Isola Centipera Meleto Mogiano Monticelli Palombare Piano di Rocchetta Pignano Pontebovesecco Ponte Chiaradovo Rocchetta Rosenga San Fortunato Spineto Trapozzo

20 COMUNI E LOCALITÀ ABITATE Altitudine Popolazione residente COMUNI E LOCALITÀ ABITATE Altitudine Popolazione residente Tribbio Vallemania Case Sparse SASSOFERRATO 257/ CABERNARDI CATOBAGLI COCCORE COLDELLANOCE GAVILLE MONTEROSSO MONTEROSSO STAZIONE PERTICANO PIANO DI FRASSINETA ROTONDO SASSOFERRATO * VALDOLMO Aia Cupa Baruccio Berbentina Caboccolino Cacciamponi Canderico Cantarino Caparucci Capoggi Casalvento Castiglioni Cave Colle di Catobagli Colmaiore Cupano Doglio Felcine Fondiglie Frassineta Liceto Montelago Morello Murazzano Pantana Piagge Piaggiasecca Piano Radicosa Regedano San Giovanni Schioppetto Scorzano Sementana Serra San Facondino Stavellina Valitosa Venatura Case Sparse

21 Il contesto abitativo Le statistiche sul parco edilizio sono utili per capire la qualità del contesto abitativo nel territorio della Comunità Montana Esino-Frasassi. Tra i dati interessanti, si nota la forte presenza di centri e borghi storici (il 39 % delle costruzioni risalgono a prima del 1919) e che circa la metà delle costruzioni (47,8 %) sono state costruite tra il 1920 ed il Il 70 % delle costruzioni sono in muratura portante ed il 15 % sono in calcestruzzo. Il parco edilizio COMUNI Arcevia Cerreto d'esi 784 Cupramontana Fabriano Genga 811 Mergo 297 Rosora 495 Sassoferrato Serra San Quirico 947 Staffolo 650 Edifici ad uso abitativo Totale Edifici ad uso abitativo per tipo di materiale usato per la struttura portante COMUNI Tipo di materiale Muratura portante Calcestruzzo armato Altro Totale Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale

22 Edifici ad uso abitativo suddivisi per epoca di costruzione COMUNI Epoca di costruzione Prima del 1919 Dal 1919 al 1945 Dal 1946 al 1961 Dal 1962 al 1971 Dal 1972 al 1981 Dal 1982 al 1991 Dopo il 1991 Totale Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale Abitazioni in edifici ad uso COMUNI abitativo Arcevia 2898 Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo 504 Rosora 862 Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale Abitazioni occupate da persone COMUNI residenti Arcevia 2007 Cerreto d'esi 1199 Cupramontana 1835 Fabriano Genga 813 Mergo 363 Rosora 679 Sassoferrato 2912 Serra San Quirico 1169 Staffolo 816 Totale

23 Abitazioni occupate da persone residenti per tipo di località abitate COMUNI Tipo di località abitate Centri abitati Nuclei abitati Case sparse Totale Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale Edifici per tipologia di utilizzo COMUNI Tipologia di utilizzo Utilizzati Non utilizzati Totale Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale Superficie (mq) delle abitazioni occupate da persone residenti COMUNI Superficie (mq) delle abitazioni occupate da persone residenti Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale

24 Abitazioni occupate da persone residenti per disponibilità di servizi (acqua potabile, impianto di riscaldamento, acqua calda) Queste statistiche sono importanti per capire la tipologia degli impianti all interno del parco edilizio, in particolare quelli per il riscaldamento e la produzione di Acqua Calda Sanitaria (ACS). Disponibilità di servizi Dispone di acqua potabile Dispone di impianto di riscaldamento Dispone di acqua calda COMUNI Totale Di cui: da acquedotto Di cui: da pozzo Di cui: da altra fonte Totale Di cui: impianto centralizzato ad uso di più abitazioni Di cui: impianto fisso autonomo ad uso esclusivo dell'abitazione Di cui: apparecchi singoli fissi che riscaldano tutta o la maggior parte dell'abitazione Di cui: apparecchi singoli fissi che riscaldano solo alcune parti dell'abitazione Totale Di cui: con impianto comune con quello del riscaldamento Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale

25 Superficie media delle abitazioni (mq) COMUNI Superficie media (mq) Arcevia 95,23 Cerreto d'esi 106,77 Cupramontana 91,55 Fabriano 97,33 Genga 86,67 Mergo 102,72 Rosora 100,02 Sassoferrato 91,11 Serra San Quirico 92,77 Staffolo 92,28 Superficie media (mq) per tipo di occupazione dell'abitazione COMUNI Tipo di occupazione Abitazioni non occupate da persone residenti Abitazioni occupate da persone residenti Arcevia 78,33 102,73 Cerreto d'esi 92,57 109,2 Cupramontana 79,2 95,84 Fabriano 86,83 99,33 Genga 65,65 98,17 Mergo 98,96 104,18 Rosora 89,65 102,81 Sassoferrato 79,61 97,54 Serra San Quirico 80,69 95,64 Staffolo 82,46 96,43 25

26 Le mappe del territorio comprensoriale Dalla presentazione del sito della Comunità Montana: La comunità Montana dell'esino-frasassi è costruita tra i comuni di Arcevia, Cerreto d'esi, Cupramontana, Fabriano, Genga, Mergo, Rosora, Sassoferrato, Staffolo, Serra San Quirico; è un ente locale di diritto pubblico, nochè agenzia di sviluppo e di governo del territorio, nel quadro delle normative e delle iniziative comunitarie, nazionali e regionali, concorre alla programmazione ed all'esecuzione degli interventi al fine di eliminare gli squilibri di natura economica e sociale fra le zone montane ed il resto del territorio. La Comunità Montana è soggetto della programmazione regionale e concorre alla formazione del piano territoriale di coordinamento degli atti di programmazione provinciale, nei modi e nelle forme previste dalla legge regionale ed è destinataria dell'esercizio di attribuzioni e funzioni comunali, regionali e provinciali. La Comunità Montana opera per salvaguardare l'assetto idrogeologico forestale e ambientale del territorio per perseguire al suo interno un armonico sviluppo delle attività economiche, artigianali, industriali, ed agricole delle attività-culturali, sportive, turistiche e ricreative, informatiche e dei servizi sociali e delle articolazioni scolastiche e dei servizi in genere. La comunità Montana dell'esino-frasassi promuove lo sviluppo e le competitività del sistema economico sociale e locale, all'uopo favorendo la partecipazione di tutti gli operatori pubblici e privati ed in generale delle popolazioni. 26

27 All interno della Comunità Montana ci sono SIC, ZPS, e aree Protette (parco Gola della Rossa) come riportato nelle figure successive. Il presente Piano non localizza i singoli interventi ma detta e definisce le politiche di sviluppo energetico per l intero territorio della Comunità Montana prospettando delle indicazioni plausibili, per cui dovranno essere in ogni caso rispettate e recepite le misure di conservazione di cui all art. 4 del DPR 357/1997 e nella fattispecie le disposizioni contenute nella D.G.R. 1471/2008 e ss.mm.ii. Inoltre l attuazione degli indirizzi del Piano tramite strumenti di pianificazione di scala inferiore o tramite interventi progettuali specifici deve essere svolta nel rispetto delle disposizioni di cui all art. 5 del D.P.R. 357/1997. SI RICORDA che, ai sensi del comma 5, dell art. 12 del D.Lgs. 4/2008 le conclusioni adottate, comprese le motivazioni del mancato esperimento della valutazione ambientale strategica, debbono essere messe a disposizione del pubblico. 27

28 La domanda complessiva di energia Una prima valutazione è relativa ai consumi finali complessivi di energia elettrica, gas naturale e di derivati petroliferi per autotrazione, sull intero territorio della Comunità Montana Esino-Frasassi. La domanda totale di energia Combustibili autotrazione Gas naturale Elettricità TOTALE tep tep tep tep Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra san Quirico Staffolo TOTALE

29 OSSERVAZIONI: Dalla valutazione della domanda complessiva di energia emerge una polarizzazione dei consumi energetici nel principale centro della Comunità Montana. La città di Fabriano consuma, infatti, il 55 % dei tep di tutta la Comunità Montana. Questo è dovuto essenzialmente ad una forte presenza del settore produttivo (con aziende di grandi dimensioni che si affiancano ad una PMI diffusa) e del settore domestico residenziale (il Comune di Fabriano ha quasi il 50 % della popolazione di tutta la Comunità Montana). I consumi complessivi della Comunità Montana sono prevalentemente dovuti al consumo di energia elettrica (49 %); la restante parte è equamente divisa tra gas naturale e combustibili per autotrazione. PRECISAZIONI Nella valutazione dei consumi energetici della Comunità Montana occorre sottolineare alcuni aspetti importanti: 1. Sul territorio, caratterizzato come visto da una residenzialità diffusa, ci sono importanti consumi di GPL nel settore residenziale (ma in parte anche in quello produttivo); questi dati purtroppo non sono disponibili a causa del numero di venditori che insistono sul territorio; 2. I consumi di combustibili per autotrazione forniscono una informazione sul dove questi sono venduti, ma non sul dove sono consumati. Come si vedrà in seguito parlando dei trasporti, il territorio della Comunità Montana è caratterizzato sia da un forte pendolarismo sia dalla presenza di un forte settore produttivo con utilizzo del trasporto su gomma di merci fuori del territorio di riferimento del presente studio; 3. I consumi di combustibile non tengono conto del metano per autotrazione 29

30 La domanda di energia elettrica L analisi dei consumi di energia elettrica all interno della Comunità Montana, forniscono la base per importanti e interessanti considerazioni. OSSERVAZIONI I consumi di elettricità sono dovuti per più del 60 % al settore industriale. I consumi dell agricoltura sono trascurabili (meno dell 1 %); il restante è equamente suddiviso tra terziario e domestico; I consumi di elettricità della Comunità Montana costituiscono circa il 13 % dei consumi della Provincia di Ancona ed il 5 % di quelli della Regione Marche; I settori agricoltura e terziario hanno visto un aumento dei propri consumi (+20 % e +15 % rispettivamente nel periodo ); Il settore domestico è rimasto essenzialmente stabile (+0,8 %); Il settore industria ha visto un notevole calo dei propri consumi ( -4 %), in un periodo, , in cui la crisi economica, in atto al momento della stesura del presente documento ed iniziata nell ultimo trimestre del 2008, non si era ancora manifestata. Come si vedrà successivamente nell analisi del settore produttivo tale calo dei consumi non sembra essere dovuto ad un miglioramento dell efficienza negli usi finali di energia. La quota dei consumi industriali del fabrianese (su quelli della CM) è passata dal 54,7 % del 2005 al 47,8 % del Ulteriori utili considerazioni potrebbero venire una volta disponibili i dati del 2008, disaggregati per Comuni e per settore. Totale CM Totale provincia AN Totale Regione GWh GWh GWh Agricoltura Domestico Industria Terziario TOTALE Confronto consumi della Comunità Montana, suddiviso per settori, su totale provinciale e Regionale 30

31 Totale provincia AN Totale Regione GWh GWh Agricoltura 6.77% 6.97% 1.76% 1.93% Domestico 13.05% 13.08% 3.97% 3.96% Industria 14.20% 14.01% 6.32% 6.27% Terziario 9.45% 9.53% 3.34% 3.49% TOTALE 12.76% 12.58% 4.94% 4.92% Peso percentuale dei consumi della Comunità Montana, suddiviso per settori, su totale provinciale e Regionale 31

32 2005 TOTALE Arcevi a Cerret o d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Roso ra Sassof errato Serra San Quirico Agric oltura Dome stico Indus tria Terzia rio TOTA LE Diffusione percentuale dei consumi per settore sul territorio TOTALE Arcevi a Cerret o d'esi Agric oltura 100.0% 15.5% 5.7% Cupra monta na Fabrian o Genga Mergo Rosor a Sassoferrato Serra san Quirico Staff olo Staff olo 22.9 % 15.3% 8.7% 0.0% 3.2% 3.3% 18.8% 6.5% Dome stico 100.0% 9.6% 5.4% 7.7% 47.4% 3.9% 1.6% 3.1% 12.9% 4.7% 3.9% Indus tria 100.0% 5.6% 7.2% 1.1% 54.7% 10.9% 6.2% 0.5% 9.4% 4.0% 0.4% Terzia rio 100.0% 4.7% 3.3% 4.1% 65.8% 5.4% 1.2% 1.8% 8.2% 3.8% 1.7% TOTA LE 100.0% 6.2% 6.2% 2.9% 55.3% 8.7% 4.5% 1.2% 9.7% 4.1% 1.3% 2006 TOTALE Arcevia Cerret o d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Roso ra Sassof errato Serra san Quirico Agrico ltura Dome stico Indus tria Terzia rio TOTA LE Diffusione percentuale dei consumi per settore sul territorio TOTALE Arcevia Cerret o d'esi Agrico ltura 100.0% 18.4% 4.0% Cupra monta na Fabriano Geng a Mergo Roso ra Sassofer rato Serra san Quirico 24.2 % 18.3% 4.0% 0.8% 2.5% 3.7% 17.7% Dome stico 100.0% 8.9% 5.6% 7.8% 48.9% 3.5% 1.6% 3.1% 12.6% 4.8% Indus tria 100.0% 5.9% 8.8% 1.3% 50.0% 12.2 % 6.3% 0.4% 10.3% 4.3% Terzia rio 100.0% 4.4% 3.9% 3.6% 66.5% 4.6% 1.1% 1.9% 8.6% 3.7% TOTA LE 100.0% 6.2% 7.2% 3.0% 52.9% 9.2% 4.4% 1.2% 10.3% 4.4% Staff olo Staff olo 6.4 % 3.3 % 0.4 % 1.8 % 1.2 % 32

33 2007 TOTALE Arcevia Cerret o d'esi Cupra monta na Fabriano Geng a Mergo Roso ra Sassofer rato Serra san Quirico Agric oltura Dome stico Indus tria Staff olo Terzia rio TOTA LE Diffusione percentuale dei consumi per settore sul territorio TOTALE Arcevia Cerret o d'esi Agric oltura 100.0% 19.6% 3.3% Cupra monta na Fabriano Geng a Mergo 20.5 % 21.2% 0.1% 1.2% Dome stico 100.0% 8.8% 5.6% 7.8% 48.9% 3.5% 1.6% Indus tria 100.0% 6.2% 8.6% 1.2% 47.8% 13.5 % 6.4% Terzia rio 100.0% 3.9% 3.8% 3.3% 68.6% 4.3% 1.0% TOTA LE 100.0% 6.3% 7.1% 2.9% 52.2% 9.8% 4.4% Roso ra Sassofer rato Serra san Quirico 2.9 % 6.5% 18.5% 3.1 % 12.5% 4.8% 0.4 % 10.8% 4.9% 1.8 % 8.3% 3.0% 1.2 % 10.5% 4.5% Staff olo 6.3 % 3.3 % 0.3 % 1.9 % 1.2 % Dettaglio dei consumi elettrici della Comunità Montana suddiviso per Comuni e settori 33

34 34

35 La domanda di gas naturale Come per il consumo di energia elettrica, il consumo di gas naturale della Comunità Montana è concentrato nel Comune di Fabriano per oltre la metà (52 %) circa. Complessivamente nel periodo , la Comunità Montana ha mantenuto stabile il proprio consumo (-0,62 %), pur con ampie differenze da Comune a Comune. I consumi di metano sono inoltre particolarmente suscettibili alle stagioni, in particolare in un territorio come quello della Comunità Montana caratterizzato oltreché da un forte consumo di gas nel settore civile (essenzialmente per riscaldamento) anche da un settore industriale caratterizzato, salvo poche eccezioni (cartiere e grandi industrie), da poco calore di processo annuale Civili [m 3 ] Industriali [m 3 ] Totali [m 3 ] Civili [m 3 ] Industriali [m 3 ] Totali [m 3 ] Cupramontana Mergo Rosora Serra San Quirico Staffolo Fabriano Cerreto Sassoferrato Genga n.d. n.d n.d. n.d Arcevia n.d. n.d n.d. n.d TOTALE Civili [m 3 ] Industriali [m 3 ] Totali [m 3 ] Civili [m 3 ] Industriali [m 3 ] Totali [m 3 ] Cupramontana Mergo Rosora Serra San Quirico Staffolo Fabriano Cerreto Sassoferrato n.d. n.d. n.d. n.d. n.d Genga n.d. n.d n.d. n.d Arcevia n.d. n.d n.d. n.d TOTALE

36 var % Arcevia -16,14% Cupramontana -20,09% Mergo 0,69% Rosora -10,86% Serra San Quirico 11,67% Staffolo -14,77% Fabriano -8,55% Cerreto -12,47% Sassoferrato 39,95% Genga 9,05% Totale CM -0,62% 36

37 37

38 La domanda di combustibili per autotrazione Nella fase conoscitiva, sono stati reperiti anche i dati del combustibile per autotrazione venduto sul territorio della Comunità Montana: Questo dato è da prendere con cautela in quanto fornendo una informazione sul dove questi sono venduti, non dicono molto sul dove sono consumati. Come si vedrà in seguito parlando dei trasporti, il territorio della Comunità Montana è caratterizzato sia da un forte pendolarismo sia dalla presenza di un forte settore produttivo con utilizzo del trasporto su gomma di merci fuori del territorio di riferimento del presente studio; I consumi di combustibile non tengono conto del metano per autotrazione. I dati sul consumo di combustibile confermano ancora una volta il Comune di Fabriano come polo energivoro principale sugli altri. 38

39 LA DOMANDA DI ENERGIA DEL TERRITORIO Settore Residenziale La domanda di energia del settore domestico pesa per circa il 17 % dei consumi elettrici e per circa il % dei consumi di gas naturale dell intera Comunità Montana. Il dato del gas naturale è stato ricostruito, in quanto alcuni distributori di gas naturale non hanno fornito il dato disaggregato tra domestico e terziario o non lo hanno fornito affatto. L ampia forchetta del peso dei consumi di gas naturale (40-48 %) è dovuta all andamento climatico: il principale utilizzo del metano in ambito domestico è essenzialmente dovuto al riscaldamento d ambiente e alla produzione di Acqua Calda Sanitaria, principalmente mediante caldaie a gas unifamiliari. Il consumo elettrico risulta molto più costante ed è solo parzialmente influenzato dall andamento climatico, avendo i condizionatori domestici ancora una scarsa penetrazione, nonostante il trend di crescita sia notevole. Nel periodo i consumi elettrici domestici sono aumentati dello 0,8 % MWh TOTAL E Arcevi a Cerret o d'esi Cupra monta na Fabria no Genga Mergo Rosora Sassof errato Serra san Quirico Staffol o Domes tico MWh TOTAL E Arcevi a Cerret o d'esi Cupra monta na Fabria no Genga Mergo Rosora Sassof errato Serra san Quirico Staffol o Domes tico MWh TOTAL E Arcevi a Cerret o d'esi Cupra monta na Fabria no Genga Mergo Rosora Sassof errato Serra san Quirico Staffol o Domes tico In media una famiglia italiana consuma 8 kwh di energia elettrica al giorno (fonte Enea) distribuiti secondo il diagramma a torta riportato di seguito. altre applicazioni 26% bollitore dell'acqua 20% forno elettrico 4% lavastoviglie 4% lavatrice 13% illuminazione 15% frigorifero 18% Distribuzione del consumo di energia elettrica di una famiglia italiana di 4 persone 39

40 Ipotizzando una diffusione media di un frigorifero e di una lavatrice per ogni abitazione, una lavastoviglie ogni tre e di un congelatore ogni 10 abitazioni (fonte Enea) sarà possibile in fase operativa effettuare una stima dei risparmi ottenibili rinnovando il parco elettrodomestici. E comunque importante sottolineare che i mezzi a disposizione della P.A. per incentivare il ricambio di tecnologie obsolete sono molto pochi ed il principale è aumentare la consapevolezza e dei cittadini sulle possibilità di risparmio e di miglioramento dell efficienza. Nella tabella seguente viene riportato il dato relativo al potenziale di risparmio energetico di un singolo elettrodomestico, la diffusione delle diverse tipologie di elettrodomestici nelle abitazioni ed il coefficiente di penetrazione stimato. Frigoriferi Lavastoviglie Lavatrici Congelatori Potenziale di risparmio energetico per 1 sostituzione Diffusione degli elettrodomestici nelle residenze Diffusione degli elettrodomestici già presenti in classe A Coefficiente di penetrazione tep 0, , , , % % 41,7 38,9 32,2 32,2 % Dati caratteristici comparto elettrodomestici 40

41 Settore Produttivo Il settore produttivo della Comunità Montana Esino-Frasassi è caratterizzato da una forte presenza dell industria metalmeccanica anche di grandi dimensioni (le prime 3 aziende della Regione per fatturato e 5 tra le prime 20, secondo la classifica redatta dall osservatorio imprese della Fondazione Aristide Merloni ). Oltre a queste grandi imprese, il distretto metalmeccanico è caratterizzato da una forte presenza di PMI principalmente operanti nell indotto delle prime. Nell ambito della fase conoscitiva del Piano Energetica Ambientale della Comunità Montana Esino-Frasassi, l industria occupa un ruolo fondamentale in quanto a consumi diretti (energia elettrica e gas naturale) ed indiretti (combustibili per autotrazione e trasporto merci). Come si può vedere dalla tabella sottostante, ad esempio, il comparto produttivo pesa per più del 60 % sui consumi del territorio, per il 14 % sui consumi della provincia di Ancona e per il 6 % su quelli della Regione Marche. Totale CM Totale provincia AN Totale Regione Industria 64% 62% 61% 14,20% 14,01% 6,32% 6,27% Percentuale consumi elettrici su quelli totali della CM, della Provincia e della Regione. A testimonianza della diffusione della PMI, la tabella successiva riporta i dati, riferiti all ultimo censimento industria e servizi ISTAT del 2001, il numero di aziende e di addetti in essa occupate. Comune Industria Popolazione Codice Denominazione Unita' Locali Addetti Residente 003 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO Fonte: 8 Censimento generale dell'industria e dei servizi 22 ottobre 2001 NOTA: Occorre sottolineare di nuovo che il presente studio avviene in un contesto di crisi economico finanziaria che sta mettendo a dura prova il tessuto produttivo del territorio oggetto dell indagine. Per questo,i dati ufficiali del numero di imprese e di addetti riferiti al 2001, vanno presi con le dovute cautele. 41

42 Consumi elettrici Per quello che riguarda i consumi elettrici del settore industriale, si può notare una fase di stallo già a partire dal 2006 e una fase di caduta dei consumi di quasi il 4 % (3,7 %) nel 2007, rispetto al 2005; ben prima dunque dell attuale crisi dell economia reale. Questo calo è da imputare, probabilmente, ad un rallentamento dell attività produttiva piuttosto che ad interventi di contenimento di consumi e di efficienza energetica. Dall analisi dei grafici e delle tabelle sottostanti, risulta inoltre che i consumi industriali sono concentrati per circa la metà nel Comune di Fabriano e per circa l 80 % nei comuni di Fabriano, Genga, Sassoferrato e Cerreto d Esi. 42

43 2005 TOTALE Arcevi a Cerreto d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Roso ra Sassof errato Serra san Quirico Indust ria Consumi espressi in [MWh] Staff olo 2006 TOTALE Arcevi a Cerreto d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Roso ra Sassof errato Serra san Quirico Indust ria Consumi espressi in [MWh] Staff olo 2007 TOTALE Arcevi a Cerreto d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Roso ra Sassof errato Serra san Quirico Indust ria Consumi espressi in [MWh] Staff olo 2005 TOTALE Arcevi a Cerreto d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Indust ria 100,0% 5,6% 7,2% 1,1% 54,7% 10,9% 6,2% Consumi espressi in [%] Roso ra Sassof errato Serra san Quirico Staff olo 0,5 % 9,4% 4,0% 0,4% 2006 TOTALE Arcevi a Cerreto d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Indust ria 100,0% 5,9% 8,8% 1,3% 50,0% 12,2% 6,3% Consumi espressi in [%] Roso ra Sassof errato Serra san Quirico Staff olo 0,4 % 10,3% 4,3% 0,4% 2007 TOTALE Arcevi a Cerreto d'esi Cupra monta na Fabriano Genga Mergo Indust ria 100,0% 6,2% 8,6% 1,2% 47,8% 13,5% 6,4% Consumi espressi in [%] Roso ra Sassof errato Serra san Quirico Staff olo 0,4 % 10,8% 4,9% 0,3% 43

44 Consumi di gas naturale I consumi di gas nel settore industriale sono principalmente da attribuire alle imprese medio-grandi. Come risulta dalla indagine sulla PMI descritta nelle pagine successive, le piccole e medie imprese del territorio della Comunità Montana sono caratterizzate da un pressoché trascurabile calore di processo. La maggior parte del gas naturale viene utilizzate per il riscaldamento invernale. Nelle medio-grandi imprese, oltre al riscaldamento, è presente anche la presenza di calore di processo, principalmente legato ai processi di verniciatura e trattamento delle superfici. Un caso particolare riguarda la Cartiera Miliani di Fabriano, in cui il calore di processo serve per il processo di seccatura della carta. Di seguito vengono riportati i dati di consumo di gas naturale, espressi, m 3, suddivisi per Comuni. L anno di riferimento è il 2005, anno di cui erano disponibili i dati per la maggior parte dei Comuni. Consumi Industriali [m 3 ] Cupramontana Mergo Rosora Serra San Quirico Staffolo Fabriano Cerreto Sassoferrato Genga n.d. Arcevia n.d. TOTALE Di seguito vengono riportati il peso dei consumi industriali di gas naturale in ciascun Comune della Comunità Montana. Civili Industriali Cupramontana 80% 20% Mergo 22% 78% Rosora 71% 29% Serra San Quirico 36% 64% Staffolo 76% 24% Fabriano 73% 27% Cerreto 75% 25% Sassoferrato 21% 79% Genga n.d. n.d. Arcevia n.d. n.d. 44

45 Come anticipato, dai dati esposti si evince chiaramente come il consumo di gas naturale sia concentrato per più dell 80 % nei Comuni dove sono presenti le principali industrie medio-grandi. La tabella seguente mostra, invece, il peso del consumo di gas naturale del settore industriale di ciascun Comune sul consumo totale della Comunità Montana. % industria su CM Cupramontana 0,87% Mergo 2,90% Rosora 0,54% Serra San Quirico 1,66% Staffolo 0,44% Fabriano 16,12% Cerreto 1,56% Sassoferrato 11,60% Genga 0,00% Arcevia 0,00% Totale industria CM 35,68% 45

46 Analisi Energetica delle PMI 2 In questo paragrafo vengono illustrati e approfonditi i risultati e la metodologia dell indagine svolta dall Unifabriano in collaborazione con la CNA di Fabriano. Contesto operativo dell indagine: tirocinio formativo presso la sede CNA di Fabriano L indagine ha riguardato le problematiche energetiche delle numerose piccole e medie imprese del settore meccanico del territorio che comprende i comuni di Fabriano, Genga, Cerreto d Esi, Sassoferrato, Arcevia e Serra San Quirico. Sono stati raccolti ed analizzati molti dati di tali aziende, tra cui la tipologia di prodotto o lavorazione eseguita, la potenza elettrica installata, i consumi energetici, il tipo di utilizzo dell energia elettrica, l utilizzo di calore per riscaldamento o per processo. L attività si è realizzata L idea di collaborazione tra l Unifabriano e C.N.A. per un tirocinio universitario nasce con l intento di creare sinergia tra formazione accademica e piccola imprenditoria locale. Volutamente sono stati esclusi dallo studio i grandi gruppi industriali, nonostante in questo distretto il maggior fabbisogno energetico è dato dai principali siti produttivi di elettrodomestici e cappe aspiranti. Oggetto del lavoro svolto sono state invece le piccole e medie imprese, che rappresentano una realtà molto diffusa e importante nel tessuto produttivo del distretto, con ruolo trainante e vitale per il territorio. Obiettivi e finalità dell indagine I consumi di energia elettrica nelle Marche sono distribuiti su molti poli che in più di un caso ricalcano le diverse aree produttive della Regione; cioè non esistono solo pochi centri di consumo dell elettricità, quindi è nata l idea della generazione diffusa come strumento ottimale per il conseguimento del pareggio elettrico nella Regione. Tra gli aspetti caratterizzanti del PEAR (piano energetico e ambientale) delle Marche vi è quindi l individuazione della generazione distribuita e della cogenerazione come tecnologie prioritarie verso il raggiungimento del pareggio tra domanda ed offerta nel comparto elettrico. Si è quindi reputato utile e necessario approfondire gli studi precedenti svolti a livello regionale con questa analisi locale delle abitudini di consumo energetico, anche per poter verificare l eventuale possibilità di cogenerazione e generazione distribuita nelle zone industriali presenti all interno di un singolo distretto industriale della regione. Studi precedenti hanno permesso di quantificare i consumi delle varie zone individuate all interno della Regione, zone spesso coincidenti con i distretti industriali. 2 Riferimenti utilizzati per l indagine: Definizione PMI: sito internet [ Prof. C.M.Bartolini - Dipendenza Energetica della Regione Marche (UNIVPM - anno 2004 e successiva revisione 2008); I sistemi locali nelle Marche: sito internet [ I distretti industriali nella provincia di Ancona: sito internet [ Il distretto industriale di Fabriano: sito internet [ 46

47 Con questa analisi, invece, si è cercato di aumentare il livello di dettaglio di conoscenza dei consumi energetici all interno di una singola zona produttiva composta da più Comuni. Obiettivo ulteriore è rappresentato dall analisi delle attitudini e della sensibilità delle imprese riguardo al risparmio energetico, alle energie rinnovabili ed ai nuovi decreti legge in materia. Gli scopi del lavoro sono quindi molteplici: capire come le PMI hanno reagito alla liberalizzazione del mercato dell energia e del gas naturale (decreti 79/09 e 164/00); capire il peso della bolletta energetica sul bilancio delle aziende e sul costo del prodotto finale (valutare il peso sulla competitività); capire come le PMI si pongono su temi quali l efficienza energetica e le fonti rinnovabili; valutare o individuare interventi standard di efficienza energetica da proporre alle aziende. E stata quindi messa a punto una metodologia per rilevare tecnicamente quanto e come consuma una tipica utenza di questo distretto industriale, rappresentata appunto dalle PMI del settore meccanico. Il livello di dettaglio di studio viene così esteso fino ad una singola zona comunale, e gli strumenti di indagine e le metodologie di analisi utilizzate potrebbero diventare uno standard per studi energetici futuri. L idea di condurre questa attività nasce dalla constatazione del continuo aumento del costo dei prodotti petroliferi che si riflette sull andamento dei costi energetici, data la ancora forte prevalenza di produzione di energia elettrica in centrali termoelettriche che utilizzano combustibili di origine fossile. Questi rilevanti aumenti del costo dell energia riducono quindi la competitività delle aziende. Nelle provincia di Ancona, il Comitato Unitario Apindustria-Cna-Confesercenti, rappresentativo di oltre piccole e medie imprese della provincia; punta ad ottenere per queste un risparmio dei costi attraverso il miglioramento dell efficienza energetica degli impianti esistenti e l utilizzo di fonti rinnovabili. Tra le priorità individuate vi è il rendere le piccole imprese autosufficienti nella produzione e nel consumo di energia e i cittadini sempre più consapevoli sulla necessità di risparmiare e sulle opportunità di utilizzo di fonti rinnovabili. Lo svolgimento di questa indagine tecnica e conoscitiva si inserisce appunto nel contesto appena descritto, per sensibilizzare l imprenditoria locale, riguardo alle problematiche energetiche, per poter così incrementare le loro conoscenze su: analisi dei consumi e dei costi dell energia, liberalizzazione dei mercati energetici, efficienza energetica, risparmio energetico, nuove tecnologie disponibili per la produzione di energia da fonti rinnovabili. L obiettivo numerico da raggiungere è un campione sufficientemente numeroso di imprese per rendere significativa l indagine; sono state contattate circa 90 PMI, tra le quali hanno fattivamente collaborato in

48 Territorio ed utenza di riferimento dell indagine Per lo studio delle esigenze energetiche e della loro caratterizzazione si deve necessariamente far riferimento alla tipologia tecnico-economica delle utenze; per questo si è presa in considerazione la mappatura della Regione Marche. L indagine è rivolta alle PMI del settore meccanico, che rappresentano la tipologia produttiva più diffusa nella zona studiata, che costituisce una parte del bacino dell industria meccanica marchigiana. Bacini industriali della Regione Marche (Fonte Dipendenza Energetica della Regione Marche -UNIVPM - anno 2004) Il territorio studiato venne individuato e definito zona di consumo energetico numero 4 da uno studio condotto nel 2004 dal Dipartimento di Energetica dell Università Politecnica delle Marche sulla dipendenza energetica regionale. Le zone di consumo definite nel 2004 dallo studio condotto dall UNIVPM sulla dipendenza energetica Nel PEAR regionale, approvato definitivamente il 16 febbraio 2005, giorno di entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, è stato invece individuato come zona n 4 un 48

49 territorio che, rispetto alla zona di questa indagine, escludeva il comune di Serra S.Quirico ma includeva il comune di Matelica (MC). Connotazione industriale del territorio fabrianese L indagine è stata effettuata sul territorio che insiste sulla zona o distretto n.4 individuata dallo studio sulla dipendenza energetica della Regione Marche, svolto dal Dipartimento di Energetica, su commissione di Banca Marche e Confindustria Marche. N questo distretto si può individuare la città di Fabriano come Comune capofila dell area comprendente anche i comuni di Arcevia, Cerreto d Esi, la stessa Fabriano con le sue frazioni, Genga, Sassoferrato e Serra San Quirico. L estensione superficiale è rilevante rispetto all intera provincia di Ancona. Comune Abitanti Incidenza sul totale provinciale Superficie Incidenza sul totale provinciale Fabriano ,7 % 269,61 km² 13,9 % Arcevia ,1 % 126,25 km² 6,5 % Cerreto d'esi ,8 % 16,60 km² 0,9 % Genga ,4 % 72,26 km² 3,7 % Sassoferrato ,7 % 135,24 km² 7 % Serra San Quirico ,7 % 49,1 km² 2,5 % TOTALE ,3 % 669,06 km² Abitanti ed estensione dei Comuni del territorio oggetto d indagine 34,5 % Come già detto sono state prese in esame le PMI del settore meccanico del territorio, poiché anche se localmente il maggior fabbisogno energetico è dato dalle grandi industrie di elettrodomestici e cappe da cucina presenti, le piccole imprese rappresentano comunque una realtà molto diffusa e importante. 49

50 Tale insieme di grandi gruppi industriali e di piccole aziende prevalentemente artigiane e spesso satelliti delle più grandi, costituisce appunto il distretto industriale di Fabriano. Cos è un distretto industriale Quando si parla di distretti industriali viene fatto esplicito riferimento ad un modello di imprenditorialità diffusa costituito da aziende di piccola e media dimensione, a volte integrate, spesso concentrate in aree territorialmente circoscritte. Ogni distretto è fortemente specializzato per tipologia di prodotto e si muove in un preciso contesto competitivo. All'interno di ognuno di essi convivono imprese gerarchicamente diverse ma solamente una o poche sono leader sui mercati internazionali mentre le altre si sono ritagliate un preciso ruolo di sussidiarietà e complementarietà con l'impresa principale che le porta a specializzarsi nella produzione di singole componenti e macchinari per la lavorazione del prodotto. I rapporti tra leader e imprese di secondo livello si stanno comunque evolvendo. Non si parla più di un semplice rapporto di sub-fornitura attraverso legami di puro mercato, ma costellazioni finanziarie in cui l'impresa guida controlla strategicamente un sistema di imprese che a loro volta ne controllano altre. E' un modo di internalizzare conoscenza, competenza, identità senza però crescere dimensionalmente. Una conoscenza diffusa e un alto grado di flessibilità e di adattamento ad innovazioni tecniche o di prodotto, fanno sì che, in alcuni casi, nuovi distretti nascano proprio dall'evoluzione di imprese satelliti particolarmente dinamiche che riescono a ritagliarsi particolari nicchie di mercato: è il caso dell'industria del vetro, prima fornitrice per il distretto del mobile, mentre è oggi presente in un autonomo mercato; stessa dinamica per il polo degli scatolifici nel distretto delle calzature. I distretti industriali nella regione Marche La Regione Marche, area tipica del made in Italy, è ricca di risorse storiche ed ambientali, presenta una distribuzione geografica degli insediamenti produttivi singolare che non tiene in nessun conto né delle caratteristiche morfologiche del territorio (ci sono importanti insediamenti industriali in zone montane e ad alto valore paesaggistico), né delle grandi reti infrastrutturali presenti in Regione. I sistemi produttivi, fortemente radicati sul territorio, pur insistendo su spazi ristretti, presentano elevati livelli di specializzazione produttiva e risultano caratterizzati da elementi di omogeneità per quanto concerne i segmenti di mercato di riferimento. All'interno di ogni singolo sistema si pongono in evidenza alcune imprese che per dimensione e posizione sul mercato hanno caratteristiche di leadership extraregionale o, addirittura internazionale. Dai dati dell 8 Censimento generale dell industria e dei servizi 2001, l Istat indica le Marche come regione record per il numero di distretti industriali individuati (27 come la Lombardia); tali distretti hanno una forte incidenza sull economia regionale (rappresentano l 81,8% dei sistemi locali regionali e occupano il 73,4% di addetti regionali) e una consistenza numerica significativa (172 mila addetti manifatturieri e 435mila complessivi). La Regione Marche in base ai dati del censimento Istat sui sistemi locali del lavoro ha inoltre individuato le aree territoriali locali, o distretti industriali, caratterizzate da elevata concentrazione di piccole e medie imprese. Emergono diverse aree caratterizzate da una forte presenza dell'industria manifatturiera che assume in ognuna di queste una particolare specializzazione produttiva. 50

51 I distretti industriali nella provincia di Ancona Secondo i dati Istat del "Censimento intermedio dell'industria e dei servizi al 31 Dicembre 1996", i distretti industriali individuati per la provincia di Ancona sono: Ostra - tessile abbigliamento. E' il più piccolo dei quattro distretti sia come superficie occupata che popolazione residente. Circa metà delle unità locali manifatturiere si trovano nel comune di Ostra, che, però, detiene il più basso tasso di specializzazione manifatturiera (unità locali manifatturiere/ unità locali totali). Il maggiore numero di addetti è invece impiegato negli stabilimenti di Ostra Vetere. Serra dei Conti pelli, cuoio, calzature. E' il distretto con la più bassa densità abitativa; Serra dei Conti ed Arcevia sono i due comuni catalizzatori dell'industria conciaria e del cuoio, intorno ai quali si sono sviluppati tutti gli altri. Serra dei Conti presenta il maggior numero di addetti e unità locali manifatturiere ed i più alti tassi di specializzazione. Fabriano - meccanica. L'industria meccanica si concentra prevalentemente nella zona montana di Fabriano, inclusi i comuni maceratesi di Matelica ed Esanatoglia, con stabilimenti più o meno satelliti presenti lungo tutta la valle dell'esino. Anche prendendo come riferimento il comune di Fabriano e quello di Cerreto d'esi, il distretto occupa la superficie più grande con quasi 29 mila ettari ed ha una popolazione di circa 33 mila persone. La particolarità di questa area sta nell'alto numero di addetti per unità locale manifatturiera: circa 21 persone occupate rispetto alle 9 degli altri tre. Da segnalare, inoltre, che su addetti presenti nel piccolo comune di Cerreto d'esi, ben (85%) sono impiegati nell'industria manifatturiera. Osimo - altre manifatture. Comprende voci eterogenee, dalla produzione di strumenti musicali di Castelfidardo al campo delle gomma e materie plastiche ed alle nuove imprese di componentistica elettronica. Comprende tutta l'area a sud di Ancona che sconfina nella provincia di Macerata nella zona di Recanati e comuni limitrofi. Il distretto industriale di Fabriano Applicando i criteri di cui al D.M. 23 aprile 1993, sulla base dei Sistemi Locali del Lavoro individuati dall'istat, si riconoscono 19 Sistemi Locali che possono essere considerati come Distretti Industriali di piccole imprese; tra di questi figura il distretto di Fabriano. Si denota infatti una contiguità tra specializzazioni diverse nell'area di Fabriano, dove domina la meccanica, e il versante settentrionale della alta Vallesina. Connotazione economico-industriale del distretto La realtà produttiva delle Marche è nota per la produzione di mobili, strumenti musicali e calzature; a rappresentare la realtà produttiva marchigiana ci sono però anche molti altri settori, primo fra tutti quello degli elettrodomestici di Fabriano, in particolare con le aziende della famiglia Merloni. In un periodo in cui altri Distretti Industriali della Regione, sostanzialmente monoproduttivi, vivono un momento di affanno e di coagulamento intorno a poche imprese medio-grandi, lo pseudodistretto meccanico nato intorno alle suddivisioni e alle ricomposizioni delle imprese del gruppo e allo spin-off di funzioni, produzioni e soggetti imprenditoriali riconducibili all elettrodomestico, presenta caratteristiche originali, assimilabili più al sistema FIAT di Torino che agli altri sistemi distrettuali della Regione. Il più importante gruppo imprenditoriale della zona è quello della Merloni, produttrice di elettrodomestici con marchi propri quali Indesit o Ariston, che nel dopoguerra, ha letteralmente cambiato il volto di Fabriano, sopperendo alla crisi di altre produzioni: nel 1951 il 50% degli addetti all industria erano impiegati nelle cartiere e il 18,9% nella meccanica; nel 1991 si era già passati al 10% per la carta e al 66,7% per la meccanica. 51

52 Questa multinazionale ha avuto il merito, quasi unico in Italia, di raggiungere un alto grado di internazionalizzazione non su prodotti inediti, iperspecializzati, di nicchia, ma su un prodotto maturo e di largo consumo. Oltre al gruppo Merloni troviamo la Faber, ditta storica dei comparti delle cappe aspiranti per cucina, deumidificatori, depuratori ed elettroaspiratori, leader di mercato in Italia, India, Spagna, Svezia e Argentina. L altra importante realtà del settore è il gruppo Elica, che detiene circa il 19% della quota del mercato mondiale delle cappe da cucina. È presente in Europa, Medio ed Estremo Oriente, Americhe, ed è fornitore unico per l Europa del gruppo Whirlpool. Breve storia e scenario attuale del territorio fabrianese Nel territorio che comprende i comuni di Fabriano, Cerreto d Esi, Sassoferrato, Genga, Esanatoglia, e Matelica, esteso su 619 Km quadrati, ha avuto origine e si è sviluppato il distretto industriale delle cappe e degli elettrodomestici di Fabriano, un entità socio-economica che impiega oltre addetti, annoverando produttori del calibro di Faber, Elica e Best tra le cappe, Indesit Company, Merloni Termosanitari e Antonio Merloni negli elettrodomestici. Nato negli anni 30 del secolo scorso con l apertura di uno stabilimento di bilance da parte di Aristide Merloni ed estesosi alle cappe nel 1955, quando la ditta Faber ha avviato la propria produzione, è oggi minacciato dallo sviluppo economico dei Paesi emergenti, in primis Cina e India, e dall apprezzamento dell euro. A queste problematiche il distretto contrappone elevate competenze e un forte legame con il territorio marchigiano. Le PMI locali rischiano di fossilizzarsi in un solo ambito produttivo perdendo flessibilità. In tale contesto di crisi è necessario che le PMI locali accrescano la loro dinamicità per aprirsi a nuove opportunità di mercato, per dare nuovo impulso all economia, anche in ambiti differenti ma contigui a quelli storici. Questo processo non può prescindere da una sensibilizzazione alle tematiche energetiche, in quanto i costi sempre più elevati minacciano ulteriormente la competitività delle imprese. E quindi fondamentale conoscere le opportunità di liberalizzazione offerte dal rinnovato mercato energetico ed aprirsi all utilizzo delle nuove tecnologie disponibili, certamente più efficienti e più pulite. L utenza oggetto di indagine: le PMI La motivazione della scelta del soggetto di questa indagine è anche l assenza di figure specializzate nei vari ruoli aziendali all interno delle PMI, in particolare per quanto riguarda la gestione dei costi energetici; in quanto la limitata dimensione di queste imprese rende difficile una suddivisione strutturata di mansioni, responsabilità e competenze. Un tale contesto organizzativo penalizza il piccolo imprenditore che deve quindi far fronte ad una moltitudine di problemi di ogni genere, per cui la voce energia viene purtroppo relegata negli ultimi punti di interesse. Inoltre, la ridotta sensibilità al problema e le scarse conoscenze in materia inducono a non vedere come prioritaria la riduzione dei costi energetici ma a considerarli invece come un centro di costo su cui non si può intervenire. Definizione di Piccole e Medie imprese (PMI) La nuova definizione, attiva dal 1 gennaio 2005, è stata stabilita, a livello comunitario, nella raccomandazione pubblicata sulla GUCE del 30/04/1996 ed è stata aggiornata al 1 Gennaio del 2005 in cui sono entrati in vigore i nuovi parametri. 52

53 La normativa comunitaria e, di riflesso anche la normativa italiana, identificano l'appartenenza alla categoria "piccole e medie imprese" attraverso tre criteri: 1) il numero di dipendenti (requisiti di struttura); 2) il fatturato o il valore attivo patrimoniale (requisiti economici e finanziari); 3) il requisito dell'indipendenza economica (requisiti di capitale) E' importante sottolineare che per definire una soglia dimensionale i tre requisiti vanno valutati in modo "cumulativo", nel senso che almeno due devono rientrare nelle soglie stabilite. In sintesi sono considerate Grandi Imprese le imprese che abbiano almeno 2 dei 3 requisiti: Dipendenti: maggiore di 249 unità Fatturato: maggiore di 50 ML di euro Attivo patrimoniale : maggiore 43 ML di euro Se invece sussiste solo un requisito allora l impresa rientra nella definizione europea di PMI. Imprese manifatturiere 1) Numero di dipendenti: In primis è importante stabilire come si calcola il numero dei dipendenti; esso fa riferimento a U.L.A. (unità lavorativa anno). Per U.L.A. si intende il numero medio mensile di dipendenti occupati a tempo pieno durante un anno, mentre i lavoratori a tempo parziale rappresentano frazioni di U.L.A. Sono considerati dipendenti occupati gli iscritti nel libro matricola dell'azienda con l'esclusione dei lavoratori in cassa integrazione straordinaria. Alcuni esempi pratici: 120 dipendenti a tempo pieno per tutto l'anno corrispondono a 120 U.L.A., mentre 1 dipendente a tempo pieno occupato per 6 mesi corrisponde a 0,5 ULA. Qualora l'impresa occupi : tra 0 e 49 U.L.A. è considerata piccola, tra 50 e 249 U.L.A. media, oltre 249 U.L.A. grande. 2) Fatturato/attivo patrimoniale I criteri di fatturato annuo e totale di bilancio possono essere alternativi fra di loro nel senso che è sufficiente che un azienda rispetti un solo parametro per poter essere inserita in una delle due categorie di piccola o media impresa. In ogni caso prevale sempre il parametro che consente all'impresa di essere inserita nella categoria più bassa. Fatturato annuo: per fatturato annuo, come indicato nella voce A1) del conto economico ex art.2425 del Codice Civile, si intende l'importo netto del volume di affari comprendente le vendite e le prestazioni di servizi che costituiscono l'attività ordinaria dell'impresa, diminuito di sconti ed abbuoni concessi alle vendite, dell'iva e delle altre imposte direttamente connesse con la vendita. I limiti di fatturato per definire l'appartenenza ad una categoria sono: Piccole imprese un fatturato annuo non superiore a 10 milioni di Euro, Medie imprese un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di Euro, Grandi imprese un fatturato annuo superiore a 50 milioni di euro. Totale di bilancio: viene calcolato secondo i criteri stabiliti nel DPR 689/74 e secondo le previsioni dell'art e ss. del Codice Civile. I limiti dell'attivo patrimoniale sono i seguenti: Micro imprese: Attivo patrimoniale non superiore a 2 milioni di Euro Piccole imprese: Attivo patrimoniale non superiore a 10 milioni di Euro. Medie imprese: Attivo patrimoniale non superiore a 43 milioni di Euro. Grandi imprese: Attivo patrimoniale superiore a 43 milioni di Euro. 53

54 Si devono prendere in considerazione fatturato e attivo patrimoniale dell'ultimo esercizio contabile approvato precedente la domanda di agevolazione. Per le imprese in contabilità semplificata e, quindi non tenute a redigere un bilancio, questi dati sono desunti dall'ultima dichiarazione dei redditi. Per quanto riguarda il metodo di calcolo delle soglie si procede nel modo seguente: per un'impresa autonoma i dati finanziari e gli effettivi si basano unicamente sui conti dell'impresa stessa; per un'impresa partner di altre imprese vengono cumulati i dati dell'impresa e quelli delle imprese partner; per un'impresa collegata ad altre imprese si aggiungono ai dati dell'impresa tutti i dati delle imprese alle quali essa è collegata. 3) Autonomia La definizione di PMI distingue tre tipi di imprese (impresa autonoma, impresa partner, impresa collegata) a seconda del tipo di relazione in cui si trovano rispetto ad altre imprese in termini di partecipazione al capitale, diritti di voto o di esercitare un influsso dominante. Impresa autonoma Si tratta della situazione più ricorrente, ovvero di tutte le imprese che non appartengono a nessuno degli altri due tipi di imprese (partner o collegate). Un'impresa si definisce autonoma se: non possiede partecipazioni del 25 % o più in un'altra impresa; non è detenuta direttamente al 25 % o più da un'impresa o da un organismo pubblico, oppure congiuntamente da più imprese collegate o organismi pubblici, a parte talune eccezioni; non elabora conti consolidati e non è ripresa nei conti di un'impresa che elabora conti consolidati e quindi non è un'impresa collegata. Un'impresa può comunque essere considerata autonoma, anche se la soglia del 25 % è raggiunta o superata, se si è in presenza di particolari categorie di investitori quali società pubbliche, università, amministrazioni locali autonome (a patto che questi ultimi non siano collegati con l'impresa richiedente). Impresa partner Si tratta di imprese che intrattengono relazioni di partenariato finanziario significative con altre imprese, senza che l'una eserciti un controllo effettivo diretto o indiretto sull'altra. Si definiscono "partner" le imprese che non sono autonome, ma che non sono nemmeno collegate fra loro. Un'impresa è definita "partner" di un'altra impresa se: possiede una partecipazione compresa tra il 25 % e meno del 50 % in tale impresa; l'altra impresa detiene una partecipazione compresa tra il 25 % e meno del 50 % nell'impresa richiedente; l'impresa richiedente non elabora conti consolidati che riprendono l'altra impresa e non è ripresa tramite consolidamento nei conti di tale impresa o di un'impresa ad essa collegata. Impresa collegata Le imprese collegate fanno economicamente parte di un gruppo che controlla direttamente o indirettamente la maggioranza del capitale o dei diritti di voto (anche grazie ad accordi o, in taluni casi, tramite persone fisiche azionisti), oppure ha la capacità di esercitare un influsso dominante su un'impresa. Si tratta quindi di casi meno frequenti e che si distinguono di solito in modo molto chiaro dai due tipi precedenti. 54

55 Gli effettivi e le unità di lavoro/anno Gli effettivi di un'impresa corrispondono al numero di unità di lavoro/anno (ULA) che tiene conto dei seguenti fattori: i dipendenti dell'impresa in questione; chi lavora per l'impresa in questione con un rapporto di dipendente e, per la legislazione nazionale, è considerato come lavoratore dipendente; i proprietari gestori; i soci che esercitano un'attività regolare nell'impresa e beneficiano di vantaggi finanziari concessi dall'impresa. Gli apprendisti o studenti con contratto di formazione professionale o di apprendista non sono compresi nel calcolo del numero di persone occupate. Un'ULA corrisponde ad una persona che ha lavorato nell'impresa o per conto dell'impresa a tempo pieno durante tutto l'anno considerato. Gli effettivi sono espressi in ULA. Il lavoro delle persone che non hanno lavorato tutto l'anno, oppure hanno lavorato a tempo parziale, a prescindere dalla durata, o come lavoratori stagionali, è calcolato in frazioni di ULA. La durata dei congedi di maternità o parentali non è inclusa nel calcolo. Valore giuridico della definizione La Commissione europea si rivolge agli Stati membri, alla Banca europea per gli investimenti e al Fondo europeo d'investimento chiedendo loro di applicare una definizione comune delle microimprese, delle piccole e delle medie imprese. Tuttavia gli Stati e i due istituti finanziari non hanno l'obbligo di attenersi a tale definizione. La conformità alla definizione è invece obbligatoria, in materia di aiuti pubblici, se si desidera beneficiare del trattamento di preferenza rispetto alle altre imprese che è disciplinato dalla normativa comunitaria (esenzione di gruppo per PMI). La definizione è vincolante anche in materia di attuazione di fondi strutturali europei e di programmi comunitari, in particolare del programma quadro a favore della ricerca. Fasi di svolgimento dell indagine: Identificazione degli obiettivi da raggiungere. Selezione delle PMI possibili oggetto di indagine; il criterio di scelta è stato soprattutto l avere una produzione di tipo prevalentemente meccanico, la dimensione dell azienda (in base al numero di dipendenti), l appartenenza a zone di maggior densità produttiva all interno del territorio. Suddivisione delle varie imprese tra Comune e micro-zona industriale di appartenenza. Creazione ed aggiornamento dei database con i contatti, appuntamenti presi, stato di avanzamento dell indagine e dei dati rilevati per ogni singola PMI. Individuazione dei dati necessari da rilevare. Redazione dei questionari sui dati generali e sui consumi energetici delle aziende. Presentazione dell iniziativa alle PMI locali ed invio del questionario a mezzo fax, , pubblicazione dell iniziativa a mezzo stampa e sul sito web UniFabriano. Contatto diretto presso le varie aziende per il reperimento dei dati e la compilazione del questionario; che ha permesso l analisi della tipologia produttiva, caratteristiche aziendali, attitudini di consumo di energia e sensibilità verso il problema. Analisi dei dati raccolti. Elaborazione dei risultati. 55

56 Per la conduzione dell indagine, è stato fondamentale individuare una metodologia semplice, efficace e standardizzata per reperire i dati necessari per ogni singola PMI. Da questa considerazione è scaturita la scelta del questionario come principale strumento di indagine. Tuttavia, lo studio non si è svolto tramite un banale invio dei questionari e la loro rielaborazione riassuntiva; è stata invece necessaria, in primis, una costante e ripetuta opera di sensibilizzazione delle PMI alle problematiche energetiche, successivamente un esortazione a collaborare attivamente a questa indagine ed infine la presenza fisica all interno delle singole aziende per l effettivo reperimento dei dati richiesti. Sono state complessivamente contattate circa 100 PMI. Hanno fattivamente collaborato in 48, mentre solamente 12 di queste hanno spontaneamente compilato i questionari. A causa di problematiche che verranno approfondite poche pagine più avanti, è stato necessario essere presenti fisicamente all interno delle varie imprese, sia per procedere al reperimento di tutti i dati richiesti (il personale delle imprese si è trovato spesso in difficoltà con la lettura delle bollette energetiche) sia per comprendere al meglio la sensibilità degli imprenditori riguardo al tema dell energia, dialogando di persona con gli stessi. Difficoltà e problemi incontrati nello svolgimento Lo svolgimento di questa attività di indagine ha manifestato alcuni aspetti di criticità oggettiva, che hanno impedito la mappatura completa degli aspetti energetici di tutte le PMI del settore meccanico del territorio fabrianese. Nella fase di primo contatto con le imprese, in cui veniva loro illustrato il progetto, diverse di loro hanno risposto frettolosamente, con diffidenza e superficialità, negando la disponibilità alla collaborazione senza interessarsi al problema energia. Sono state quindi necessarie ulteriori sollecitazioni e delucidazioni, con innumerevoli telefonate, e fax inviati. Una volta presentato chiaramente lo studio da eseguire, è stata scarsa l adesione spontanea delle aziende alla compilazione e al re-invio del questionario. A causa della scarsa disponibilità di tempo, nonché di personale da impiegare per il riempimento delle voci richieste, è stata necessaria la presenza fisica in quasi ogni singola impresa. Dall analisi della documentazione contabile è stato possibile reperire i dati necessari; ciò ha però richiesto un impegno temporale di diverse ore per azienda. Inoltre, una volta constatata l esigenza di tale prassi, senza la quale si sarebbero raccolti solamente i dati di pochissime ditte, la presenza fisica in azienda è stata spesso negata o rimandata più volte a data da destinarsi. Ciò si è verificato ancora a causa dell approccio diffidente e dell interpretazione della collaborazione a questa indagine come una inutile perdita di tempo, una sottrazione di risorse umane dal lavoro ordinario ed in alcuni casi addirittura come un intromissione nei dati sensibili dell impresa. I responsabili interpellati, spesso impegnati in altre attività più urgenti, negando (a volte anche a priori) la collaborazione a questo studio hanno perso una possibile occasione di dialogo e confronto per rendersi conto del problema energetico e delle possibili soluzioni per contenerne i consumi ed i costi relativi. Si è quindi constatata una scarsa sensibilità dei piccoli imprenditori locali alle problematiche energetiche, ed una collaborazione sicuramente migliorabile; ciò avrebbe consentito un analisi più completa ed un livello di penetrazione dell indagine nel territorio certamente più diffuso ed approfondito. 56

57 Il quadro globale non è del tutto negativo; infatti in diverse aziende nelle quali è stato possibile entrare, far conoscere ed evidenziare il tema dell energia, sono scaturite dialoghi che denotano interesse di molti imprenditori alla riduzione dei costi energetici, alla riduzione degli sprechi, al corretto utilizzo dell energia, ecc. per cui sono stati illustrate alcune possibili soluzioni. Strumenti utilizzati per l indagine Per rilevare i dati necessari al raggiungimento degli obiettivi dello studio, sono stati redatti ed inviati alle aziende selezionate due tipi di questionario, il primo di natura generale ed il secondo di natura tecnica. Le domande sono state poste in modo che i dati raccolti consentissero di definire principalmente i seguenti aspetti: Zone di maggiore densità di consumi elettrici e potenze installate. Tipo di utilizzo dell energia elettrica e termica (se per riscaldamento o per processo). Sensibilità delle PMI verso il tema dell energia. Quante PMI hanno recepito le possibilità consentite dalla liberalizzazione del mercato. Quanto pesano i costi dell energia sui costi totali e del prodotto. La scelta dell utilizzo del questionario come strumento per la raccolta dati, è stata necessaria per poter standardizzare le risposte ed le grandezze raccolte per tutte le PMI sondate. Le tre pagine dei questionari inviati 57

58 Il questionario conoscitivo Il primo questionario, di natura più generale che tecnica, è servito per rilevare i dati generali: dati anagrafici della PMI esaminata, tipologia di contratto collettivo nazionale del lavoro, tipologia di lavorazione e produzione eseguita, eventuale adesione al mercato libero dell energia, eventuale esecuzione di interventi di efficienza energetica e/o autoproduzione dell energia, conoscenza e interesse riguardo a fonti rinnovabili, risparmio energetico, migliore utilizzo dell energia; incidenza dei costi energetici sui costi totali e sul costo del prodotto finale. Ulteriori indicazioni sulle altre domande poste congiuntamente all indagine tecnica, sono state fornite dalla stessa CNA, con l intento di conoscere l andamento economico delle PMI locali nonché una valutazione delle stesse imprese sulla competitività ed i servizi offerti dal territorio. Questionario conoscitivo redatto ed utilizzato per l indagine 58

59 Il questionario tecnico Questionario tecnico redatto ed utilizzato per l indagine (pag.1) 59

60 Questionario tecnico redatto ed utilizzato per l indagine (pag.2) 60

61 Il questionario tecnico ha consentito di rilevare i dati e le grandezze necessarie per gli aspetti tecnici dell indagine. I dati richiesti sono stati raccolti con l intento di: Individuare una dipendenza dell ammontare dei consumi e delle potenze installate al tipo di lavorazione eseguita, piuttosto che al numero di dipendenti. Conoscere in quali ore del giorno si concentrano i maggiori consumi di energia elettrica e termica, tramite il rilievo dell orario lavorativo e dell esistenza di turni anche notturni. Rilevare le distribuzione e l eventuale vicinanza di unità produttive con potenze installate e consumi elettrici rilevanti. Determinare il rapporto tra numero di utenze in bassa e media tensione. Individuare l utilizzo principale dell energia elettrica. Verificare se vi sono particolari picchi di consumo in alcuni mesi dell anno. Calcolare i totali annui di consumi di energia elettrica e di combustibile (in, kwh, m3 e/o litri). Accertare se vi è utilizzo di calore per i processi di lavorazione, per un eventuale fattibilità di cogenerazione e generazione distribuita. Sono stati rilevati i valori relativi all anno 2006, in quanto nei mesi in cui si è svolta l indagine non erano ancora disponibili i dati di consumo per l intero 2007 (le fatture relative agli ultimi mesi dell anno non erano ancora pervenute alle aziende). ANALISI DEI DATI RACCOLTI I questionari redatti sono stati compilati con i dati delle piccole e medie imprese del settore meccanico che hanno collaborato attivamente all indagine; sono stati poi analizzati singolarmente e statisticamente nella loro globalità. Vengono ora presentati e commentati i risultati ottenuti da questo studio. Non per tutte le aziende è stato possibile ottenere risposta all intero insieme di domande poste; questo poiché il tempo concesso all attività di indagine da parte di ciascuna impresa è stato limitato ed esiguo. I dati riguardanti l utilizzo di energia termica non sono stati totalmente approfonditi, poiché si è presto constatata l assenza di necessità di calore per il processo e l esiguità dei consumi di combustibile per il riscaldamento rispetto ai consumi elettrici. L indagine si è quindi concentrata prevalentemente sulla parte riguardante il fabbisogno elettrico. Si riportano quindi le considerazioni più importanti emerse dall analisi dei risultati dei due tipi di questionario, dapprima per singole voci e poi nella loro globalità. Dall analisi delle singole risposte al questionario conoscitivo si sono potuti individuare: risultati di natura generale ed economica; considerazioni sulla sensibilità generale delle PMI verso le problematiche energetiche, cioè: interesse verso le fonti rinnovabili, competenza nella lettura delle fatture energetiche, adesione al mercato libero dell energia. interventi di efficienza energetica La parte energetica dell indagine si basa sull analisi delle risposte al questionario tecnico, con la quale si sono ottenuti: risultati tecnici riguardanti i fabbisogni energetici (valori totali e medi di potenze installate, consumi, spese sostenute). ripartizione e dipendenza di tali grandezze rispetto a: comune e zona industriale di appartenenza, tensione di allaccio alla rete elettrica (bassa tensione o media tensione), tipo di lavorazione prevalentemente svolta. 61

62 Risultati ottenuti dal questionario conoscitivo Si analizzano ora, per singole voci di risposta al questionario conoscitivo, gli aspetti generali ed economici delle PMI del distretto industriale di Fabriano studiate. 1) Distribuzione geografica del campione di PMI indagate Comuni del territorio di indagine Delle 90 PMI del settore meccanico del territorio fabrianese contattate per l indagine, solo 48 hanno collaborato al rilievo dei dati. La maggior parte delle aziende analizzate ha sede nel comune di Fabriano; seguono Sassoferrato, Cerreto d Esi e alcune ditte localizzate nei comuni di Arcevia e Genga. Infine nessuna azienda di Serra S.Quirico è stata analizzata. Suddivisione delle PMI analizzate nel territorio fabrianese 62

63 Zona industriale di appartenenza All interno dell area del comune di Fabriano vi sono delle zone industriali in cui si ha una maggiore concentrazione di unità produttive, anche della grande industria. Per quanto riguarda le piccole e medie imprese di Fabriano contattate, esse risultano localizzate essenzialmente in 4 micro-zone industriali, che da ovest ad est sono: Cà Maiano-Marischio Zona Stazione Ferroviaria-Maragone Quartiere Santa Maria Campo d Olmo Zone industriali di Fabriano a maggiore densità di PMI PMI ANALIZZATE IN CIASCUNA ZONA INDUSTRIALE DI FABRIANO ALTRE ZONE (5 PMI) 14% CA' MAIANO- MARISCHIO (12 PMI) 33% ZONA STAZIONE (10 PMI) 28% QUARTIERE S.MARIA (4 PMI) 11% CAMPO D'OLMO (5 PMI) 14% Zone industriali di appartenenza delle PMI analizzate nel comune di Fabriano Le zone industriali più dense di unità produttive per il settore meccanico sono quindi la zona Cà Maiano-Marischio e la zona stazione ferroviaria-maragone, anche perchè più vicine alle grandi industrie e meglio servite come strade. 63

64 La zona di Campo d Olmo è invece di recente costruzione e le aziende vi sono presenti solo da pochissimi anni. Ulteriore vista delle zone industriali di Fabriano a maggiore densità di PMI La potenza elettrica installata ed i consumi elettrici di ciascuna zona verranno analizzati dettagliatamente più avanti, in questo stesso capitolo. Questa analisi della distribuzione in zone industriali di un singolo comune viene illustrata relativamente alle sole PMI del comune di Fabriano, data la rilevanza della superficie e del numero di imprese di questo comune rispetto all intero territorio; inoltre il numero di imprese sondate nelle zone degli altri comuni del territorio risulta molto ridotto in confronto. Le zone artigiane di Cerreto D Esi 64

65 Le zone artigiane di Sassoferrato 2) Tipo di lavorazione e/o produzione eseguita Una voce importante da classificare per le imprese analizzate è la tipologia di lavorazione e di produzione eseguita al suo interno, dalle quali dipende infatti il fabbisogno energetico. Nella conduzione dell indagine, si è notato che molte aziende sono caratterizzate da più tipi di lavorazioni diverse coesistenti; inoltre alcune imprese che producono contemporaneamente sia un semilavorato per terzi sia un proprio prodotto finito. PMI analizzate Lavorazioni alle macchine utensili per conto terzi Stampaggio e lavor. mat. plastiche Tranciatura, imbutitura, piegatura, punzonatura lamiera Assemblaggio proprio prodotto finito Assemblaggio prodotto finito per conto terzi Rivendita ricambi, riparazione e assistenza Tipologie di lavorazione/produzione/attività delle varie aziende Produzione stampi per plastica Altro Tipologia di lavorazione e produzione eseguita dalle PMI del settore meccanico analizzate 65

66 Le PMI analizzate sono caratterizzate dai seguenti aspetti produttivi: assemblaggio di un prodotto finito o semilavorato per conto terzi (si tratta soprattutto di componentistica per cappe ed elettrodomestici, cioè carpenteria leggera, filtri, motori e cablaggi elettrici, ecc.); lavorazioni varie sulla lamiera (taglio anche al laser, imbutitura, piegatura, punzonatura, satinatura, lucidatura e saldatura); assemblaggio di un proprio prodotto finito (cappe aspiranti e filtranti, attrezzature, carpenteria pesante, ecc.); lavorazione alle macchine utensili per conto terzi; stampaggio e formatura di materie plastiche. Alle tipologie elencate seguono le aziende che trattano la rivendita di ricambi, riparazione ed assistenza; la produzione di stampi per materie plastiche ed infine imprese caratterizzate da lavorazioni particolari e meno diffuse nel territorio. Il fabbisogno di energia è ovviamente differente a seconda della lavorazione prevalente di ciascuna azienda, tale correlazione verrà trattata nel seguito di questo capitolo. 3) Numero di dipendenti Le 48 PMI sondate impiegano un totale di 841 dipendenti, la media è quindi di 17 dipendenti per azienda. Le più diffuse sono le aziende con numero di dipendenti inferiore a 30. La suddivisione del numero di dipendenti nelle varie ditte è la seguente NUMERO DI DIPENDENTI PER AZIENDA NUMERO DI P.M.I. ANALIZZATE MENO DI 5 6 DA 6 A DA 16 A 30 9 DA 31 A 50 5 PIU DI 50 3 TOTALE 48 66

67 52% % di PMI analizzate 13% 19% 10% 6% MENO DI 5 DA 6 A 15 DA 16 A 30 DA 31 A 50 PIU' DI 50 Numero di dipendenti dell'impresa Suddivisione delle PMI analizzate in varie fasce, in base al numero di dipendenti 4) Tipo di C.C.N.L. La maggior parte delle PMI sondate sono ditte artigiane; infatti: il 67 % (32 su 48) ha per i propri lavoratori il CCNL dell Artigianato; il 33 % (16 su 48) ha per i propri lavoratori il CCNL dell Industria. Ciò è ovviamente proporzionale alla grandezza e al numero di dipendenti dell azienda. 5) Mercato di riferimento La maggior parte delle ditte vende sul mercato nazionale mentre solamente alcune hanno la loro clientela unicamente nel distretto fabrianese. Diverse aziende invece vendono oltre i confini nazionali e addirittura anche fuori dalle comunità europea. MERCATO DI RIFERIMENTO DELLE PMI ANALIZZATE EXTRA C.E. 17% SOLO DISTRETTO FABRIANESE 8% COMUNITA' EUROPEA 24% ITALIA 51% Aree di vendita delle piccole e medie imprese analizzate 67

68 6) Principali clienti La principale clientela delle PMI del settore meccanico locali è rappresentata dalle grandi industrie manifatturiere fabrianesi che producono elettrodomestici (Antonio Merloni, Indesit Company, Merloni Termosanitari) e cappe da cucina (Elica, Faber, Tecnowind, Best); di cui le PMI sono satelliti e per le quali producono semilavorati e componentistica (motori elettrici, filtri, cablaggi, carpenteria leggera, parti in plastica, stampi, sottoparti, ecc.). I risultati sono molto diversificati, con leggera prevalenza di aziende che orbitano nell indotto del mercato delle cappe. % di PMI analizzate 9% 10% 11% 11% 13% 5% 5% 36% ANTONIO MERLONI INDESIT COMPANY MERLONI TERMOSANITARI ELICA FABER CLIENTI DELLE PMI LOCALI TECNOWIND BEST ALTRI Ripartizione dei principali clienti per le PMI del territorio fabrianese analizzate Alcune aziende hanno pochissimi clienti principali o addirittura sono monocliente; molte altre hanno più clienti diversi ma sono monoprodotto. La maggior parte delle PMI vive quindi grazie alla simbiosi e alla indissolubile dipendenza dai grandi gruppi industriali; cui spesso forniscono un singola e specifico prodotto. Le PMI che hanno il maggior legame con i grandi gruppi industriali locali sono le aziende che eseguono le lavorazioni sulla lamiera, lo stampaggio e la produzione di stampi per le materie plastiche. Tale situazione ha il vantaggio di portare lavoro in abbondanza alle PMI satelliti ma solamente fintanto che le grandi industrie non decidono di delocalizzare la produzione in siti esteri in cui vi è disponibilità di manodopera a minore costo; inoltre tale scelta è facilitata dal fatto che il know-how richiesto per la produzione di alcuni componenti e semilavorati non è molto elevato (ciò non è ovviamente valido per la progettazione e l industrializzazione). Negli ultimi anni tale processo di delocalizzazione ha causato un minore volume di affari per alcune piccole e medie imprese locali che non hanno saputo diversificare il proprio prodotto e la propria clientela. Vi è però anche una quota rilevante di imprese che sono autonome rispetto alla produzione manifatturiera locale, e realizzano invece prodotti diversificati vendendoli ad altri clienti anche esteri; in tale maniera hanno risentito meno del periodo di crisi. 68

69 7) Fatturato anno 2006 Si riporta, a scopo indicativo, il fatturato delle PMI sondate per l anno % % di PMI analizzate 32% 13% 3% 5% > Fatturato anno 2006 delle PMI analizzate Percentuale di imprese analizzate rientranti nelle varie fasce di fatturato Vengono ora commentati i risultati alle domande poste su indicazione della CNA, desiderosa di conoscere l andamento economico delle PMI locali nonché la valutazione delle stesse imprese sulla competitività ed i servizi offerti dal territorio. 8) Andamento del fatturato negli ultimi 5 anni 31% 33% % di PMI analizzate 8% 25% 3% oltre -20% da -20 a -5% da -5 a +5% da +5 a +20% oltre +20% Andamento fatturato ultimi 5 anni Fasce di variazione del fatturato negli ultimi 5 anni per le PMI analizzate Nonostante il periodo di crisi per il settore industriale, specialmente a livello locale, si nota una percentuale rilevante di imprese con aumento di fatturato; questo scaturisce però da una valutazione su un arco temporale esteso fino a 5 anni fa, momento in cui le PMI locale erano ancora in espansione. Da far notare inoltre che, ovviamente, le aziende che hanno cessato l attività non fanno parte del campione analizzato. 69

70 9) Prospettive per il futuro delle aziende Le risposte a questa domanda sono ovviamente molto soggettive ed influenzate da quanto sia stato ottimista o pessimista l interlocutore. Non si tratta di un dato misurabile con accuratezza, si riporta comunque che gli interpellati hanno espresso per la propria azienda le seguenti risposte: per il 55% aspettative di stazionarietà o incertezza, per il 35 % aspettative di crescita, per il 10% aspettative di calo. Prevale quindi l insicurezza, mentre le aspettative di crescita potrebbero essere dovute più che altro alle comprensibili speranze interiori degli imprenditori. 10) Interesse delle PMI alla presenza di fornitori all interno del territorio fabrianese Alla domanda Sareste interessati alla fornitura di materie prime, semilavorati e/o componentistica se ci fossero fornitori nella zona anziché fuori? hanno risposto: Sì, il 68 % delle PMI interrogate (26 su 38); No, il 32 % (12 su 38). Ribadendo la già citata necessità di avere fornitori più vicini geograficamente, in modo da diminuire tempi e costi dei trasporti. Analisi sulla sensibilità energetica delle PMI del distretto industriale di Fabriano 11) Adesione delle PMI locali alle opportunità di cambio offerte dalla liberalizzazione Oltre la metà delle aziende analizzate, cioè 27 su 48, hanno deciso di sfruttare le opportunità create dalla liberalizzazione del mercato energetico, cambiando i contratti di fornitura. "AVETE CAMBIATO IL/I CONTRATTO/I DI FORNITURA ENERGETICA?" NO 21PMI 44% SI' 27PMI 56% Adesione al mercato libero dell energia da parte delle PMI analizzate nel territorio fabrianese. 70

71 Spesso la proposta di cambiamento è avvenuta da parte delle società fornitrici di energia o da agenti addetti all energia nelle associazioni di categoria, piuttosto che dalla spontanea valutazione delle offerte presenti sul mercato da parte degli imprenditori. Inoltre più ditte non si sono trovate bene con i nuovi fornitori, a causa di bollette di lettura poco chiara, servizi di assistenza del nuovo fornitore esclusivamente per via telefonica, letture stimate errate con conseguenti rilevanti conguagli. % di PMI analizzate 44% FORNITORI DI ENERGIA ELETTRICA DELLE PMI ESAMINATE 17% 15% 10% 8% 6% ENEL DISTRIBUZIONE ENEL ENERGIA MERLONI PROGETTO ENERGIA SORGENIA ENI ALTRI Società di fornitura dell'energia elettrica Suddivisione in percentuale dei contratti di fornitura elettrica delle PMI locali analizzate FORNITORE DI ENERGIA ELETTRICA ENEL DISTRIBUZIONE 21 ENEL ENERGIA 8 MERLONI PROGETTO ENERGIA 3 SORGENIA 7 ENI 4 ALTRI 5 TOTALE 48 NUMERO DI PMI Suddivisione dei contratti di fornitura elettrica delle PMI locali analizzate Le nuove società scelte per la fornitura di energia elettrica sono numerose; infatti, oltre alle principali società del grafico, nella voce altri rientrano le società Dynameeting, Fly energia, Prometeo, ecc.. Nell insieme prevale comunque la società, ex-monopolista Enel Distribuzione come fornitore di energia elettrica. Enel Distribuzione è inoltre la società di distribuzione di energia elettrica per tutte le PMI analizzate, in quanto è l unica società di distribuzione del territorio. 71

72 12) Esecuzione di interventi / installazione di impianti per la riduzione dei costi energetici La quasi totalità delle imprese analizzate non ha eseguito alcun intervento per migliorare l efficienza nell utilizzo dell energia, né installato impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. I pochi interventi eseguiti dalle aziende sono: rifasamento dei motori elettrici ed installazione di un mini-eolico. L impiego di denaro in questa direzione è inoltre frenato dal quadro non roseo dell economia locale, per cui l idea di ammortizzare in un medio-lungo periodo un investimento viene scartata a priori dagli imprenditori poiché per diverse aziende non vi sono opportunità certe di lavoro stabile per un orizzonte temporale così prolungato. Le opportunità previste invece con lo strumento del finanziamento tramite terzi (F.T.T.) sono invece sconosciute all imprenditoria locale, oppure visti con diffidenza. Questo quadro globale di assenza quasi assoluta di interventi eseguiti ed impianti installati, per questa utenza tipica del territorio, può rappresentare un terreno fertile per le società che intendano finanziare tali opere per le PMI locali. ESECUZIONE DI INTERVENTI E/O INSTALLAZIONE DI IMPIANTI SI 5 NO 43 TOTALE 48 NUMERO DI PMI Interventi di efficienza energetica ed impianti installati da parte delle PMI locali "AVETE EFFETUATO INTERVENTI DI EFFICENZA ENERGETICA E/O INSTALLATO IMPIANTI PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA ELETTRICA/TERMICA DA FONTI RINNOVABILI?" NO 43 PMI 90% SI' 5 PMI 10% Interventi di efficienza energetica effettuati ed impianti installati nelle PMI analizzate La diffidenza e paura ad affrontare investimenti, soprattutto per impianti fotovoltaici, è conseguenza del quadro economico locale che vive un periodo di delocalizzazione della produzione da parte dei grandi gruppi industriali del territorio 72

73 che causa una minore domanda di lavoro per le numerose piccole imprese satelliti locali. 13) Interesse verso l efficienza energetica e l impiego di fonti rinnovabili Si è evidenziato un diffuso disinteresse, nonché una conoscenza confusa e approssimativa delle tecnologie e delle opportunità finanziarie disponibili. La prevalenza della colonna niente nella figura successiva, ribadisce che tali interventi/impianti sono considerati come non prioritari. Si nota però un modesto interesse per il fotovoltaico, rispetto alle altre possibilità; la normativa vigente richiede però la proprietà dello stabile in cui è collocata l unità produttiva per ottenere gli incentivi statali previsti per l installazione di impianti fotovoltaici, mentre diverse aziende locali esercitano la propria attività presso locali in affitto,quindi questa situazione induce l imprenditore a scartare questa ipotesi di autoproduzione. La domanda posta consentiva risposte multiple per ciascuna impresa analizzata. Interesse delle PMI locali analizzate per le tecnologie disponibili Si è notata quindi una ridotta sensibilità degli imprenditori locali per le problematiche energetiche, cioè per quanto riguarda: produzione di energia da fonti rinnovabili, risparmio energetico, efficienza energetica. 14) Influenza dei costi energetici sui costi totali I costi dovuti all utilizzo di energia elettrica e termica sono poco rilevanti per la maggior parte delle PMI del settore meccanico del territorio fabrianese; infatti per ben il 51% delle imprese analizzate, i costi energetici incidono sul totale dei costi solamente per una quota inferiore al 5%. Per la tipica utenza locale, incidono invece maggiormente i costi dovuti alle materie prime ed alla manodopera. Proprio a causa della scarsa importanza della voce energia sul totale, una parte rilevante delle aziende oggetto d indagine, non ha quantificato tale dato rispetto al totale dei costi. 73

74 40% % di PMI analizzate 11% 11% 30% 4% 4% <1% 1 5% 5 10% 10 20% >20% NON QUANTIFICATO Incidenza dei costi energetici sui costi totali Fasce di incidenza percentuale dei costi dell energia sui costi totali delle imprese 15) Aumento del costo del prodotto finale a causa degli aumenti dei costi energetici Nonostante il trend di continuo aumento delle tariffe energetiche e quindi il maggior peso delle bollette nei costi totali, le imprese oggetto dell indagine non hanno comunque potuto aumentare il prezzo di vendita dei loro prodotti per poter restare competitivi sul mercato. Inoltre per molte PMI che lavorano per commessa producendo semilavorati per le grandi industrie di elettrodomestici e cappe della zona, il prezzo è imposto dal cliente. 55% % di PMI analizzate 32% 9% 2% 2% 0% <1% 1 5% 5 10% 10 20% >20% NON QUANTIFICATO Aumento del costo del prodotto finale a causa dell'aumento dei costi energetici Fasce di aumento percentuale del costo del prodotto a causa degli aumenti dell energia 74

75 Risultati ottenuti dal questionario tecnico L analisi globale dei questionari tecnici presso le PMI del settore meccanico del territorio fabrianese, ha fornito i seguenti risultati riguardo all utilizzo di energia elettrica e termica. Analisi per singola voce richiesta 1) Distribuzione giornaliera del carico di lavoro La maggior parte delle piccole e medie imprese analizzate (il 76 %), ha un carico di lavoro concentrato nelle ore del turno normale, cioè all incirca dalle ore 8 del mattino alle ore 17. Le PMI che lavorano su più turni sono in minoranza (il 24 %) e tra queste solamente due esercitano la propria attività produttiva anche nelle ore notturne. Tutte le PMI sondate lavorano inoltre esclusivamente dal lunedì al venerdì, salvo rari periodi di aumentata richiesta in cui lavorano anche il sabato. Utilizzo dell energia elettrica 2) Fabbisogno elettrico mensile Dall analisi delle fatture di spesa relative all energia elettrica, non sono stati individuati picchi di consumo in alcuni particolari mesi per nessuna azienda analizzata; ciò potrebbe invece accadere per lavorazioni stagionali (come ad esempio nel caso delle industrie alimentari). Il carico di lavoro è quindi abbastanza costante durante l anno ad eccezione del mese di Agosto e del periodo delle ferie natalizie, periodi in cui l attività viene ridotta e/o sospesa. Si riporta in figura l esempio di una delle aziende analizzate kwh Mes i Distribuzione mensile dei consumi elettrici rilevati per una PMI analizzata 3) Potenza elettrica installata Rilevando la potenza elettrica installata da contratto per ogni singola azienda, si è potuto calcolarne il totale. Pertanto, la potenza elettrica installata da tutte le PMI analizzate nel territorio, ammonta a 5,685 MW, mentre il valore medio di potenza installata in ogni azienda risulta essere 118 kw. 75

76 Il dato medio non rappresenta però il valore più diffuso nel campione, poiché la potenza installata varia molto da un azienda all altra; non vi è cioè netta prevalenza di una fascia di potenza rispetto alle altre. Si ha un 67% di utenze con potenza inferiore a 100 kw, che rappresenta un valore numerico abbastanza limitato se paragonato ad un singolo sito produttivo della grande industria. La potenza media è comunque significativa in quanto rappresentativa delle PMI locali, che costituiscono una utenza molto diffusa numericamente nel territorio. POTENZA ELETTRICA INSTALLATA NUMERO DI PMI P E 10 kw 3 10 < P E 30 kw < P E 60 kw 7 60 < P E 100 kw < P E 300 kw 11 P E > 300 kw 5 TOTALE 48 % di PMI analizzate 25% 15% 21% 23% 10% 6% > 300 Potenza elettrica installata [kw] Distribuzione delle PMI analizzate in fasce di potenza elettrica installata Tensione di allaccio delle utenze elettriche Le PMI analizzate sono allacciate alla rete elettrica in maniera differente: Media tensione (MT): tensione nominale di valore superiore a 1 kv e inferiore o uguale a 35 kv (cioè compresa tra e Volt); Bassa tensione (BT): tensione nominale tra le fasi non superiore a 1 kv (1.000 Volt). 76

77 NUMERO E PERCENTUALE DI UTENZE IN BASSA E MEDIA TENSIONE B.T. (33PMI) 69% M.T. (15 PMI) 31% Suddivisione della tensione di allaccio delle PMI analizzate Solo un terzo circa delle imprese analizzate è allacciata in media tensione; questo è un altro indice della limitata dimensione delle maggior parte delle aziende oggetto dell indagine. La correlazione tra potenza elettrica installata-consumi elettrici e tensione di allaccio verrà analizzata più avanti, in questo stesso capitolo. 4) Consumi elettrici anno 2006 Sommando, per ogni azienda, i dati di consumo elettrico in kwh rilevati per ogni mese dall analisi delle relative fatture, si sono ottenuti i risultati seguenti. Relativamente all anno 2006, il totale del consumo elettrico di tutte le PMI analizzate è di ,86 MWh. Il valore pro-capite per azienda è invece di 292,89 MWh consumati. CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 NUMERO DI PMI < 50 MWh MWh MWh MWh 8 > 500 MWh 8 TOTALE 48 77

78 27% 25% % di PMI analizzate 14% 17% 17% < > 500 Consumo elettrico anno 2006 [MWh] Ripartizione delle PMI analizzate in fasce di consumo elettrico annuale Anche in questo caso, il valore medio di consumo per azienda, non rappresenta il valore più diffuso; in quanto i consumi sono molto diversi a seconda del tipo di produzione. Nonostante oltre metà del campione abbia consumi annui inferiori a 100 MWh, sono comunque presenti diverse aziende con consumi di una certa rilevanza. Utilizzo dell energia elettrica Si è notato che i consumi di energia elettrica sono influenzati dal tipo di lavorazione in modo maggiore rispetto alla proporzionalità con il numero di dipendenti. Ad esempio un azienda con meno di 10 dipendenti ma con processi molto energivori ha consumi più elevati rispetto ad un altra con un numero di dipendenti molto superiore, ma impegnati solamente in attività di assemblaggio. Le aziende con il fabbisogno energetico maggiore sono risultate quelle il cui processo produttivo richiede l impiego dell energia elettrica per ottenere il riscaldamento di apparecchiature e macchinari; in particolare si tratta delle lavorazioni di: stampaggio delle materie plastiche (riscaldamento delle resistenze delle presse ad iniezione; energia elettrica impiegata per le macchine frigorifere per il circuito di raffreddamento degli stampi), taglio al laser della lamiera, taglio a getto d acqua e trattamenti termici del vetro in forni elettrici, trattamenti galvanici (per le resistenze elettriche che scaldano le vasche in cui vengono immersi i pezzi). 5) Consumo elettrico medio mensile (anno 2006) Anche per la media mensile di consumo per azienda si nota come il livello di consumo sia diversificato tra le varie aziende, nonché limitato come valore numerico; ciò rispecchia ovviamente le considerazioni fatte sul consumo annuale. 78

79 29% 31% % di PMI analizzate 10% 15% 15% < > 50 Consumo elettrico medio mensile (anno 2006) [MWh] Ripartizione delle PMI analizzate in fasce di consumo elettrico medio mensile 6) Spesa totale per l energia elettrica nell anno 2006 Per ciascuna piccola/media impresa si è rilevata la spesa mensile per l energia elettrica, analizzando tutte le relative fatture del Si riporta nel grafico seguente la suddivisione delle PMI analizzate in fasce di spesa totale sostenuta per i consumi elettrici nell anno Si può notare che il blocco principale è costituito dalle PMI che spendono meno di euro all anno, che è un valore monetario poco rilevante nel bilancio aziendale per la maggior parte delle imprese. La spesa media annuale per i consumi elettrici è di ad azienda. 38% 43% % di PMI analizzate 6% 13% < >100 Costo totale energia elettrica 2006 [migliaia di ] Ripartizione delle PMI analizzate in fasce di spesa per l energia elettrica 79

80 Utilizzo dell energia termica Per quanto riguarda l energia termica, si è rilevato che: nessuna impresa analizzata utilizza il calore per il processo, bensì esclusivamente per il riscaldamento degli ambienti (produttivi ed uffici); infatti, per le aziende del settore meccanico, l utilizzo del calore non è necessario per le lavorazioni eseguite; solamente alcune delle imprese analizzate necessitano del calore per i loro processi ma si servono di resistenze elettriche per lo scopo; il fabbisogno termico esiste quindi solo nei mesi invernali, periodo nel quale gli impianti di riscaldamento vengono comunque accesi solo per poche ore e non tutti i giorni; inoltre per alcune particolari aziende, al riscaldamento degli ambienti provvede in parte lo stesso calore generato dai macchinari di produzione.; il fabbisogno termico è meno rilevante rispetto al fabbisogno elettrico. Per la cogenerazione sono necessari l esistenza di un fabbisogno di energia termica superiore rispetto al fabbisogno elettrico (almeno il doppio); inoltre l utenza termica deve essere costante durante l anno e durante le ore lavorative della giornata. Per le caratteristiche delle PMI del settore meccanico fabrianesi, tale strada non è perciò percorribile. Si è deciso quindi di non approfondire l analisi degli aspetti termici delle aziende, concentrando invece lo studio sugli aspetti elettrici. Una approfondita analisi degli aspetti termici sarebbe invece stata necessaria soprattutto nel caso di fattibilità di cogenerazione di energia elettrica e termica. 7) Combustibili impiegati per l energia termica L energia termica è, come già detto, necessaria esclusivamente per il riscaldamento degli ambienti per le PMI del settore meccanico analizzate nel territorio fabrianese. L impianto termico tipico delle aziende analizzate è generalmente costituito da: generatori pensili di aria calda e/o pannelli radianti nei locali destinati alla produzione; termoconvettori e/o termosifoni per i locali adibiti ad ufficio. Generatori di aria calda pensili a scambio diretto per riscaldamento dell ambiente produttivo 80

81 I generatori di calore utilizzano come combustibile uno tra i seguenti: metano (gas naturale), G.P.L. (gas petroliferi liquefatti), gasolio (per riscaldamento). 67% % di PMI analizzate 19% 14% METANO G.P.L. GASOLIO Tipo di combustibile utilizzato Ripartizione delle PMI analizzate per tipo di combustibile usato per il riscaldamento Si è rilevato che sono presenti alcune zone non metanizzate nel territorio, o raggiunte solo recentemente dalla rete del gas naturale, per cui vi sono diverse aziende che impiegano generatori di calore alimentati a G.P.L. o gasolio. 8) Società di fornitura dei combustibili Per quanto riguarda la fornitura del gas metano nel territorio, questa avviene principalmente ad opera della società Eni Italgas; solo pochissime imprese hanno il contratto di fornitura con le società Prometeo, Metema, Eni Gas & Power (quest ultimo opera anche la fornitura di energia elettrica). Per quanto riguarda la fornitura di G.P.L., le PMI locali si servono in misura quasi equamente distribuita dalle seguenti società: Petrolgas, Liquigas, Ecogas, Totalgas. Infine, per quanto riguarda l approvvigionamento di gasolio, le aziende del territorio analizzato si riforniscono da alcune società citate in precedenza e da vari consorzi locali. 9) Consumi di metano anno 2006 Per il 62 %, cioè per la maggior parte delle piccole e medie imprese analizzate nel territorio, è stato rilevato un consumo di gas naturale compreso tra e metri cubi in un anno; un valore cioè abbastanza limitato, a riprova del ridotto fabbisogno di energia termica. 81

82 62% % di PMI analizzate 19% 14% 5% < > Consumo di metano (anno 2006) [metri cubi] Ripartizione delle PMI analizzate in fasce di consumo di gas naturale 10) Consumi di G.P.L. e Gasolio Tali risultati sono meno significativi, poiché relativi solamente a 14 imprese; tra le quali solamente 3 hanno consumi rilevanti (compresi tra e litri di G.P.L.). 11) Spesa totale per l energia termica nell anno 2006 La spesa media annuale, sostenuta da ciascuna azienda per i consumi termici risulta molto inferiore rispetto alla spesa annuale per l energia elettrica ( ). Come si può notare dal grafico, solo pochissime imprese hanno sostenuto una spesa annuale superiore ai per l energia termica. Sono valori nettamente inferiori rispetto a quelli rilevati per l energia elettrica; questi ultimi infatti superano per diverse aziende i , toccando per alcune di esse addirittura punte di alcune centinaia di migliaia di. 83% CONFRONTO COSTO TOTALE ENERGIA TERMICA ED ELETTRICA ANNO 2006 [migliaia di ] COSTO ENERGIA TERMICA 38% 43% COSTO ENERGIA ELETTRICA 17% 6% 0% 0% 13% < >100 Confronto tra la spesa sostenuta per l energia termica ed elettrica Per poter fare questo confronto sono state considerate omogenee le spese monetarie per l energia termica nonostante queste ultime si riferiscano a combustibili diversi. 82

83 12) Potenza termica installata nelle PMI Vista la scarsa rilevanza dei costi dovuti all impiego del calore per riscaldamento rispetto a quelli dovuti ai consumi elettrici, e per le considerazioni precedentemente elencate, non si è proceduto ad analizzare la potenza termica per tutte le aziende oggetto d indagine. Il rilievo della potenza termica per ciascuna impresa analizzata non sempre è stato immediato poiché ha richiesto la ricerca (spesso non agevole) della documentazione tecnica degli impianti visto che le targhette identificative delle caldaie e/o bruciatori sono risultate spesso di difficile accesso; inoltre è risultato limitato il tempo concesso dalle aziende a questa indagine. 33% % di PMI analizzate 12% 17% 21% 17% < > 300 Potenza termica installata [kw] Ripartizione delle PMI analizzate in fasce di potenza termica installata Fabbisogno frigorifero delle PMI analizzate Il fabbisogno di refrigerazione per le imprese analizzate è diversificato in base al tipo di attività svolta. I casi più diffusi che si sono riscontrati sono: macchine frigorifere per il circuito di raffreddamento degli stampi ad iniezione per materie plastiche; refrigeratori per il circuito dell aria compressa. Per quanto riguarda invece la climatizzazione estiva degli ambienti, questa viene attuata principalmente solo per gli ambienti destinati ad ufficio, mentre i locali per le attività produttive sono solitamente sprovvisti di terminali per il raffrescamento. Meriterebbe certamente uno studio più approfondito l analisi delle singole PMI che eseguono lo stampaggio delle materie plastiche in quanto sono caratterizzate da un notevole fabbisogno di energia elettrica sia per le resistenze elettriche di riscaldamento dei granuli di materie plastiche, sia per alimentare i compressori delle macchine frigorifere per il raffreddamento degli stampi. Questo notevole consumo elettrico è causa di altissimi costi annuali per l energia elettrica per questo tipo di imprese, per le quali potrebbe essere studiata più approfonditamente una ipotesi di autoproduzione di energia elettrica con gruppo elettrogeno alimentato da un motore a combustione interna o con una microturbina (microgruppo turbogas applicato ad un generatore di corrente), in base alle potenze richieste. 83

84 Analisi riassuntive globali PMI ANALIZZATA COMUNE 1 FABRIANO 2 SASSOFERRA TO TIPOL OGIA DI LAVORAZIONE ASSE M. PREVALENTE DIPENDENTI POTENZA ELETTR. INSTALLATA [kw] CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 [MWh] SPESA ENERGIA ELETTRICA ANNO 2006 [ IVA incl] TENS. DI ALLACCIO , BT L.M.U , BT 3 FABRIANO LAM , BT MPE 4 FABRIANO ASSE M , BT 5 FABRIANO LAM BT 6 FABRIANO ALTR O 35 87, BT DSE 7 FABRIANO L.M.U , MT 8 FABRIANO 9 FABRIANO SASSOFERRA TO SASSOFERRA TO 12 FABRIANO 13 ARCEVIA ASSE M. PLAST. ALTR O , BT , MT BT L.M.U , MT ALTR O ALTR O , MT , BT SOCIETA DI FORNITU RA ENERGIA ELETTRIC A ENEL ENERGIA ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE DYNAMEET ING ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL ENERGIA ENEL ENERGIA 14 FABRIANO LAM , MT SORGENIA 15 CERRETO D ESI LAM , BT 16 FABRIANO LAM , BT 17 FABRIANO PLAST , BT ENI ENEL ENERGIA ENEL DISTRIBUZ IONE 84

85 18 FABRIANO LAM , BT SORGENIA 19 FABRIANO LAM , BT ENEL DISTRIBUZ IONE 20 FABRIANO LAM BT ENEL DISTRIBUZ IONE 21 FABRIANO L.M.U , BT SORGENIA 22 FABRIANO 23 FABRIANO 24 FABRIANO 25 CERRETO D ESI ASSE M. ASSE M. ASSE M BT , BT 5 6 4, BT LAM , BT 26 FABRIANO L.M.U , MT ENI 27 FABRIANO 28 SASSOFERRA TO PLAST , MT L.M.U , BT FLY 29 GENGA L.M.U , MT 30 CERRETO D ESI PLAST. ENEL ENERGIA ENEL ENERGIA ENEL ENERGIA ENEL DISTRIBUZ IONE DYNAMEET ING ENEL ENERGIA , BT SORGENIA 31 FABRIANO L.M.U , BT MPE 32 CERRETO D ESI 33 FABRIANO 34 FABRIANO ALTR O PLAST. ASSE M , BT MPE MT ENI , BT 35 FABRIANO L.M.U , MT MPE 36 FABRIANO 37 FABRIANO 38 FABRIANO ASSE M. ALTR O ALTR O BT , BT BT ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE ENEL DISTRIBUZ IONE 39 FABRIANO L.M.U , MT PROMETEO 40 FABRIANO ALTR O , MT ENEL DISTRIBUZ IONE 85

86 41 FABRIANO 42 FABRIANO PLAST. ASSE M , MT , BT ENI 43 GENGA L.M.U ,5 75, BT 44 FABRIANO PLAST. ENEL ENERGIA ENEL DISTRIBUZ IONE , MT SORGENIA 45 FABRIANO L.M.U , MT 46 SASSOFERRA TO 47 FABRIANO 48 FABRIANO VALORE MEDIO PER PMI TOTALE LAM BT ASSE M. ASSE M , BT MPE ENEL ENERGIA ENEL DISTRIBUZ IONE BT SORGENIA 17, , , , Tabella riassuntiva dei principali dati elettrici delle PMI del settore meccanico analizzate (ASSEM.= assemblaggio; L.M.U.=lavorazioni alle macchine utensili;lam.=lavorazioni della lamiera; PLAST.=lavorazioni delle materie plastiche; ALTRO =altre attività non rientranti nelle precedenti) Nella tabella precedente sono riassunti i principali dati elettrici, relativi alle PMI analizzate. La ragione sociale delle aziende non viene riportata per tutelare la riservatezza dei dati concessi. Tutte le PMI analizzate hanno Enel Distribuzione come società di distribuzione dell energia elettrica (è infatti l unico distributore del territorio). Viene ora illustrata ed evidenziata la dipendenza dei valori di potenza elettrica installata e consumi elettrici rilevati, rispetto ai seguenti fattori: comune di appartenenza, zona industriale di appartenenza, tensione di allaccio alla rete, tipologia di lavorazione prevalente delle PMI analizzate nel territorio fabrianese. 86

87 Ripartizione di potenze e consumi elettrici tra i comuni dell indagine I dati raccolti, vengono ora suddivisi per comuni: COMUNE N PM I N UTENZE BT MT TOT. POTENZA ELETTRICA INSTALL. [kw] MEDI A CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 [MWh] TOT. MEDIO ARCEVIA ,1 18,1 CERRETO D ESI ,5 705,6 176,4 FABRIANO , 5 128, ,03 352,06 GENGA ,5 243,75 312,83 156,41 SASSOFERRATO ,20 348,3 69,66 TOTALE , ,86 292,89 Tabella riassuntiva dei dati elettrici raccolti nel territorio Potenze e consumi elettrici sono così ripartiti tra i vari comuni del territorio: COMUNE POTENZA ELETTRICA INSTALLATA [kw] INCIDENZ ASUL TOTALE CONSUMO ELETTRICO 2006 [MWh] INCIDENZA SUL TOTALE ARCEVIA 30 0,53 % 18,1 0,13% CERRETO D ESI 334 5,87 % 705,6 5,02 % FABRIANO 4.577,5 80,52 % ,03 90,15 % GENGA 487,5 8,58 % 312,83 2,22 % SASSOFERRATO 256 4,50 % 348,3 2,48 % TOTALE % , % Tabella riassuntiva delle potenze e dei consumi delle PMI analizzate in ciascun comune SUDDIVISIONE DELLA POTENZA ELETTRICA INSTALLATA TRA I COMUNI DEL TERRITORIO FABRIANO (4.577,5 kw) 80% CERRETO D'ESI (334 kw) 6% ARCEVIA (30 kw) 0,5% SASSOFERRATO (256 kw) 4,5% GENGA (487,5 kw) 9% Grafico riassuntivo delle potenze elettriche delle PMI analizzate in ciascun comune 87

88 SUDDIVISIONE DEL CONSUMO ELETTRICO ANNUALE 2006 TRA I COMUNI DEL TERRITORIO FABRIANO ( MWh) 90% CERRETO D'ESI (706 MWh) 5% ARCEVIA (18 MWh) 0,1% GENGA (313 MWh) 2,2% SASSOFERRATO (348 MWh) 2,5% Grafico riassuntivo dei consumi elettrici delle PMI analizzate in ciascun comune Si nota, come prevedibile, che sia le potenze che i consumi rilevati determinano una suddivisione tra comuni quasi speculare alla suddivisione del numero di imprese analizzate per ciascun comune. Vi sono comunque degli scostamenti, causati dall analisi di aziende più o meno energivore nei vari comuni rispetto alla media del territorio (118,4 kw di potenza elettrica installata e 292,89 MWh di consumo annuo 2006). Poiché la maggior parte delle PMI analizzate risiede nel comune di Fabriano, tale prevalenza si evidenzia ovviamente anche per la suddivisione di consumi e potenze. Ripartizione di potenze e consumi elettrici tra le zone industriali di Fabriano Viene ora approfondita esclusivamente la situazione del comune di Fabriano, come rappresentativo del territorio di indagine. Per gli altri comuni sono state rilevate solo poche piccole e medie imprese per ciascuna zona industriale individuata per cui tale analisi non avrebbe fornito risultati completamente veritieri. Si prendono ora in esame le zone industriali presenti all interno del comune di Fabriano; per le quali si sono ottenuti i seguenti dati: ZONA INDUSTRIALE DI APPARTENENZA N PMI N UTENZE POTENZA ELETTRICA INSTALL. [kw] CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 [MWh] BT MT TOT. MEDIA TOT. MEDIO CA MAIANO- MARISCHIO , ,1 232,76 ZONA STAZIONE , ,6 538,96 QUARTIERE S. MARIA , ,01 CAMPO D OLMO , ,6 203,32 ALTRE ZONE ,5 142, ,7 577,34 TOTALE ,5 127, ,06 Tabella riassuntiva per le PMI analizzate nel comune di Fabriano 88

89 Nei grafici seguenti si nota come nelle zone stazione e Ca Maiano-Marischio sono presenti aziende che determinano potenze e consumi più elevati rispetto alle atre zone di Fabriano. SUDDIVISIONE POTENZA ELETTRICA INSTALLATA TRA LE ZONE INDUSTRIALI DI FABRIANO ZONA STAZIONE (1658 kw )36% QUARTIERE S.MARIA (315 kw) 7% CAMPO D'OLMO (493 kw)11% ALTRE ( 712,5 kw)16% CA' MAIANO- MARISCHIO (1399 kw) 30% Potenza elettrica installata totale delle PMI analizzate SUDDIVISIONE DEI CONSUMI ELETTRICI TRA LE ZONE INDUSTRIALI DI FABRIANO QUARTIERE S.MARIA (588 MWh) 5% CAMPO D'OLMO (1.016,6 MWh) 8% ZONA STAZIONE ( 2.793,1 MWh) 42% ALTRE ( 2886,7 MWh) 23% CA' MAIANO- MARISCHIO (5.389,6 MWh) 22% Consumi elettrici totali delle PMI analizzate 89

90 Dai seguenti grafici si può notare che le differenze da una zona all altra sono più marcate per il valore medio dei consumi elettrici piuttosto che per la potenza elettrica installata. Questo perchè, nelle zone che prevalgono nel secondo grafico, sono presenti alcune aziende con consumi molto elevati rispetto alla media. POTENZA ELETTRICA INSTALLATA VALORE MEDIO DI CIASCUNA ZONA [kw] 116,6 165,8 142,5 127,2 78,8 98,6 CA' MAIANO- MARISCHIO ZONA STAZIONE QUARTIERE S.MARIA CAMPO D'OLMO ALTRE MEDIA FABRIANO Potenza elettrica installata media delle PMI analizzate CONSUMO ELETTRICO MEDIO DI CIASCUNA ZONA [MWh] (anno 2006) 539,0 577,3 352,1 232,8 147,0 203,3 CA' MAIANO- MARISCHIO ZONA STAZIONE QUARTIERE S.MARIA CAMPO D'OLMO ALTRE MEDIA FABRIANO Consumi elettrici medi delle PMI analizzate 90

91 SINTESI DATI RILEVATI E VISUALIZZAZIONE GEOGRAFICA IMPRESE ANALIZZATE Fabriano Cà Maiano-Marischio Numero di PMI analizzate 12 Utenze in BT 8 Utenze in MT 4 Potenza elettrica installata totale della zona Potenza elettrica installata pro-capite per azienda analizzata Consumo elettrico totale della zona nell anno 2006 Consumo elettrico (2006) pro-capite per azienda analizzata kw 116,58kW MWh 232,76 MWh PMI analizzate nella zona di Cà Maiano-Marischio (Comune di Fabriano) 91

92 Zona stazione ferroviaria Maragone Numero di PMI analizzate 10 Utenze in BT 6 Utenze in MT 4 Potenza elettrica installata totale della zona Potenza elettrica installata pro-capite per azienda analizzata Consumo elettrico totale della zona nell anno 2006 Consumo elettrico (2006) pro-capite per azienda analizzata kw 165,8 kw 5.389,6 MWh 538,96 MWh PMI analizzate nella zona stazione ferroviaria-maragone (Comune di Fabriano) 92

93 Quartiere S.Maria Numero di PMI analizzate 4 Utenze in BT 2 Utenze in MT 2 Potenza elettrica installata totale della zona Potenza elettrica installata pro-capite per azienda analizzata Consumo elettrico totale della zona nell anno 2006 Consumo elettrico (2006) pro-capite per azienda analizzata 315 kw 78,75 kw 588 MWh 147,01 MWh PMI analizzate nel quartiere Santa Maria (Comune di Fabriano) 93

94 Campo d Olmo Numero di PMI analizzate 5 Utenze in BT 4 Utenze in MT 1 Potenza elettrica installata totale della zona Potenza elettrica installata pro-capite per azienda analizzata Consumo elettrico totale della zona nell anno 2006 Consumo elettrico (2006) pro-capite per azienda analizzata 493 kw 98,6 kw 1.016,6 MWh 203,32 MWh PMI analizzate nella zona Campo d Olmo (Comune di Fabriano) 94

95 Altre PMI di Fabriano analizzate Sono state analizzate altre PMI del comune di Fabriano, localizzate al di fuori delle principali zone industriali elencate (due di esse sono visualizzate nella foto satellitare relativa alla frazione di Borgo Tufico). Numero di PMI analizzate 5 Utenze in BT 3 Utenze in MT 2 Potenza elettrica installata totale della zona Potenza elettrica installata pro-capite per azienda analizzata Consumo elettrico totale della zona nell anno 2006 Consumo elettrico (2006) pro-capite per azienda analizzata 712,5 kw 142,5 kw 2.886,7 MWh 577,34 MWh PMI analizzate nella frazione Borgo Tufico (Comune di Fabriano) 95

96 Cerreto D Esi: PMI analizzate nella zona ex-fornace del Comune di Cerreto D Esi PMI analizzate nella zona artigiana del Comune di Cerreto D Esi 96

97 Sassoferrato: PMI analizzate nella zona industriale Berbentina del Comune di Sassoferrato PMI analizzate nella zona industriale Ischieta del Comune di Sassoferrato PMI analizzate nella zona artigianale Fornaci del Comune di Sassoferrato 97

98 Ripartizione di potenze e consumi elettrici tra utenze BT e MT Con i dati raccolti per ciascuna azienda è stato possibile calcolare la ripartizione degli assorbimenti elettrici tra le utenze di bassa e media tensione ed individuare quanto sia differente la taglia media delle PMI analizzate in base alla tensione di allaccio alla rete. TENSIONE DI ALLACCIO ALLA RETE ELETTRICA N PM I POTENZA ELETTRICA INSTALL. [kw] TOT. MEDI A CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 [MWh] TOT. MEDIO BASSA TENSIONE , ,2 94,3 MEDIA TENSIONE , ,7 729,8 TOTALE ,4 Tabella riassuntiva per le PMI analizzate , ,89 Si nota ovviamente una prevalenza delle potenze e dei consumi dovuti alla MT, nonostante sia inferiore il numero di tali utenze. RIPARTIZIONE DELLA POTENZA ELETTRICA TOTALE INSTALLATA TRA UTENZE IN BASSA E MEDIA TENSIONE MEDIA TENSIONE (3.717 kw) 65% BASSA TENSIONE (1.968 kw) 35% RIPARTIZIONE DEI CONSUMI ELETTRICI (ANNO 2006) TRA UTENZE IN BASSA E MEDIA TENSIONE MEDIA TENSIONE ( MWh) 78% BASSA TENSIONE (3.112,9 MWh) 22% Grafici riassuntivi per le PMI analizzate 98

99 La quota relativa alla BT diminuisce passando dal quadro globale delle potenze a quello dei consumi; l elevato numero di piccole utenze in BT concorre infatti al raggiungimento di circa un terzo della potenza totale mentre passando al grafico dei consumi, la quota della MT aumenta, a causa di un maggiore sfruttamento della potenza installata in tutto l arco dell anno (cioè le utenze MT eseguono lavorazioni più energivore). POTENZA ELETTRICA INSTALLATA E CONSUMI ELETTRICI VALORE MEDIO PER UTENZE BASSA-MEDIA TENSIONE 729,8 POTENZA MEDIA INSTALLATA [kw] CONSUMO MEDIO ANNO 2006 [MWh] 59,6 94,3 247,8 118,4 292,9 BASSA TENSIONE MEDIA TENSIONE MEDIA GLOBALE Taglia media delle utenze bassa e media tensione analizzate Ripartizione di potenze e consumi elettrici per tipo di lavorazione prevalente Si vuole ora analizzare il legame tra fabbisogno di energia elettrica e tipologia produttiva delle singole imprese del settore meccanico. Le piccole e medie imprese analizzate sono state suddivise in gruppi in base alla tipologia di lavorazione prevalente (nonostante in alcune aziende coesistano più aspetti produttivi): assemblaggio di componenti o prodotti finiti; lavorazioni alle macchine utensili; lavorazioni della lamiera (taglio, tranciatura, piegatura, imbutitura, satinatura, lucidatura, ecc.); stampaggio ad iniezione e/o formatura di materie plastiche. Ad esempio, imprese che costruiscono, tramite lavorazioni alle macchine utensili, stampi per materie plastiche ed eseguono anche lo stampaggio delle stesse, sono state inserite nel gruppo MATERIE PLASTICHE (piuttosto che in MACCHINE UTENSILI ) poiché il processo che richiede il maggiore fabbisogno di energia elettrica per queste aziende è proprio lo stampaggio con presse ed iniezione. Con lo stesso criterio, imprese che eseguono piegatura e tranciatura della lamiera per realizzare la carpenteria leggera di una cappa da cucina, oltre che l assemblaggio della stessa, sono state inserite nel gruppo LAMIERA. Alla voce ALTRO sono accorpate aziende che eseguono lavorazioni non riconducibili ai gruppi precedenti; come ad esempio trattamento galvanico, taglio 99

100 del vetro, produzione di pezzi speciali oppure esercitano attività di assistenza, ricambio e manutenzione. TIPOLOGIA PREVALENTE DI LAVORAZIONE N PM I N UTENZE BT MT TOT. POTENZA ELETTRICA INSTALL. [kw] MEDI A CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 [MWh] TOT. MEDIO ASSEMBLAGGIO ,8 921,9 83,8 MACCHINE UTENSILI , 5 103,1 1238,7 123,9 LAMIERA , ,3 340,9 MATERIE PLASTICHE , ,5 894,8 ALTRO ,5 104, ,5 192,9 TOTALE , ,9 292,89 Tabella riassuntiva per le PMI analizzate suddivise per tipo di lavorazione prevalente Le PMI analizzate risultano quasi equamente suddivise come numero per ciascuna lavorazione prevalente, a riprova che le piccole imprese eseguono principalmente solo una o poche fasi dell intero processo produttivo di un prodotto finito. TIPOLOGIA DI LAVORAZIONE PREVALENTE NELLE AZIENDE ANALIZZATE LAVORAZIONI DELLE MATERIE PLASTICHE (7 PMI) 14% ALTRO (8 PMI) 17% ASSEMBLAGGIO (11 PMI) 23% LAVORAZIONI DELLA LAMIERA (12 PMI) 25% LAVORAZIONI ALLE MACCHINE UTENSILI (10 PMI) 21% Suddivisione delle numero di PMI analizzate per tipo di lavorazione prevalente Dai grafici seguenti, si può notare come siano le imprese che eseguono lo stampaggio delle materie plastiche a richiedere la quota maggiore di potenza e a determinare i maggiori consumi nel territorio. 100

101 POTENZA ELETTRICA INSTALLATA DELLE PMI ANALIZZATE SUDDIVISE PER TIPOLOGIA DI LAVORAZIONE PREVALENTE ALTRO (838,5kW) 15% ASSEMBLAGGIO (636 kw) 11% LAVORAZIONI DELLE MATERIE PLASTICHE (1.935 kw) 34% LAVORAZIONI ALLE MACCHINE UTENSILI (1.030,5 kw) 18% LAVORAZIONI DELLA LAMIERA (1.245 kw) 22% Suddivisione della potenza elettrica installata delle PMI analizzate per tipo di lavorazione prevalente CONSUMO ELETTRICO 2006 DELLE PMI ANALIZZATE SUDDIVISE PER TIPOLOGIA DI LAVORAZIONE PREVALENTE ALTRO (1.543,5 MWh) 11% ASSEMBLAGGIO (921,9MWh) 6% LAVORAZIONI ALLE MACCHINE UTENSILI (1.238,7MWh) 9% LAVORAZIONI DELLE MATERIE PLASTICHE (6.263,5 MWh) 45% LAVORAZIONI DELLA LAMIERA (4.091,3 MWh) 29% Suddivisione dei consumi elettrici del 2006 delle PMI analizzate per tipo di lavorazione prevalente La taglia media, per potenza e consumi, delle imprese che eseguono stampaggio delle materie plastiche è infatti maggiore rispetto alle altre tipologie di lavorazione. VALORI MEDI DI POTENZA ELETTRICA INSTALLATA[kW] SUDDIVISI PER LAVORAZIONE PREVALENTE DELLE PMI ANALIZZATE 276,4 103,1 103,8 104,8 118,4 57,8 ASSEMBLAGGIO LAVORAZIONE ALLE MACCHINE UTENSILI LAVORAZIONI DELLA LAMIERA LAVORAZIONI DELLE MATERIE PLASTICHE ALTRO MEDIA GLOBALE Taglia media delle varie PMI analizzate 101

102 VALORI MEDI DI CONSUMO ELETTRICO ANNUALE (2006) [MWh] SUDDIVISI PER LAVORAZIONE PREVALENTE DELLE PMI ANALIZZATE 894,8 340,9 292,9 83,8 123,9 192,9 ASSEMBLAGGIO LAVORAZIONE ALLE MACCHINE UTENSILI LAVORAZIONI DELLA LAMIERA LAVORAZIONI DELLE MATERIE PLASTICHE ALTRO MEDIA GLOBALE Taglia media delle varie PMI analizzate Per comprendere a quali fattori sono dovuti i valori ottenuti, si analizza ora in dettaglio l utilizzo dell energia elettrica per ogni singolo gruppo individuato: Assemblaggio: l assemblaggio di un prodotto finito o semilavorato per conto terzi richiede come risorsa principale l impiego di manodopera, mentre l utilizzo dell energia elettrica è limitato alle necessità di uso e funzionamento di avvitatori, piccoli utensili (spesso ad aria compressa) ed illuminazione dello stabile produttivo; Lavorazione alle macchine utensili: il consumo di energia elettrica è dovuto al funzionamento di torni, trapani, fresatrici, centri di lavoro CNC, macchine per elettroerosione e saldatrici; Lavorazioni della lamiera: tali imprese hanno consumi di energia elettrica molto elevati, soprattutto nel caso di impiego di macchinari di taglio al laser o al plasma. Anche le presse per la tranciatura, imbutitura, piegatura e punzonatura richiedono potenze elettriche rilevanti, mentre le operazioni di satinatura e lucidatura sono eseguite con attrezzi ad aria (che necessitano di energia elettrica per il funzionamento dei compressori); Stampaggio e formatura di materie plastiche: è soprattutto lo stampaggio ad iniezione delle materie plastiche a comportare un elevatissimo consumo di energia, dovuto alla fusione dei granuli di materie plastiche tramite resistenze elettriche; inoltre il circuito di raffreddamento degli stampi (per il mantenimento delle temperature di esercizio) necessita di energia elettrica per i compressori degli impianti frigoriferi; Altro: alle tipologie precedentemente elencate seguono altre aziende di rivendita di ricambi, riparazione ed assistenza; ed imprese caratterizzate da lavorazioni particolari e meno diffuse nel territorio. In questa ultima categoria rientrano due aziende analizzate caratterizzate da consumi elettrici molto elevati; si tratta di processi di zincatura (in vasche, riscaldate da resistenze elettriche, in cui vengono immersi i pezzi da trattare) e di taglio del vetro con getto d acqua e trattamento termico in forni elettrici. 102

103 Utenza media e utenza tipica dell indagine In questo paragrafo vengono sintetizzati i valori medi calcolati con i dati di tutte le 48 PMI del settore meccanico analizzate nel territorio fabrianese: UTENZA MEDIA NUMERO DIPENDENTI 17 POTENZA ELETTRICA INSTALLATA 112,8 kw CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 SPESA PER ENERGIA ELETTRICA ANNO MWh (IVA inclusa) Valori medi rilevati dall indagine eseguita In realtà si reputa più significativo, definire una tipica PMI locale piuttosto che identificarla con i valori medi dell indagine. La tipologia ed i valori caratteristici delle piccole aziende del settore meccanico, maggiormente diffuse nel territorio fabrianese, differiscono infatti dai valori medi globali. Dall elaborazione dei dati raccolti, illustrata nel precedente capitolo, risulta che le PMI più diffuse sono quelle che eseguono (come attività prevalente) le lavorazioni della lamiera (12 imprese su 48) cioè tranciatura, imbutitura, piegatura, punzonatura, satinatura, lucidatura e saldatura. Si tratta principalmente di utenze allacciate alla rete in bassa tensione (9 PMI su 12); sono infatti escluse 3 aziende che sulla lamiera eseguono anche il taglio al laser e/o al plasma e necessitano quindi della media tensione. 103

104 Le PMI più diffuse, ed omogenee per caratteristiche, sono risultate quindi le seguenti: IDENTIFICATIVO PMI COMUNE TIPOLOGIA DI LAVORAZIONE PREVALENTE DIPENDENTI POTENZA ELETTRICA INSTALLATA [kw] CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 [MWh] SPESA ENERGIA ELETTRICA ANNO 2006 [ IVA incl] TENS. DI ALLACCIO SOCIETA DI FORNITURA ENERGIA ELETTRICA 3 FABRIANO LAM , BT MPE 5 FABRIANO LAM BT ENEL DISTRIBUZIONE 15 CERRETO D ESI LAM , BT ENEL ENERGIA 16 FABRIANO LAM , BT ENEL DISTRIBUZIONE 18 FABRIANO LAM , BT SORGENIA 19 FABRIANO LAM , BT 20 FABRIANO LAM BT 25 CERRETO D ESI LAM , BT 46 SASSOFERRAT O LAM BT VALORE MEDIO PER PMI 14 56,3 90, ENEL DISTRIBUZIONE ENEL DISTRIBUZIONE ENEL DISTRIBUZIONE ENEL DISTRIBUZIONE Tabella riassuntiva delle PMI omogenee più diffuse. Si riportano quindi i valori medi (rilevati per le PMI in BT che lavorano la lamiera) come valori caratteristici di questa azienda-tipo : UTENZA TIPICA NUMERO DIPENDENTI 14 ATTIVITA PREVALENTE POTENZA ELETTRICA INSTALLATA CONSUMO ELETTRICO ANNO 2006 SPESA PER ENERGIA ELETTRICA (2006) LAVORAZIONI VARIE DELLA LAMIERA (escluso taglio al laser/plasma) 56,3 kw 90,2 MWh (IVA inclusa) Valori caratteristici della tipica PMI del settore meccanico nel territorio fabrianese Risulta quindi una spesa media di 0,10715 /kwh consumato (IVA esclusa) per queste aziende; tale valore risulta inferiore alla media di tutte le 48 PMI analizzate (0,12323 /kwh). Tali imprese hanno un carico di lavoro costante durante i mesi dell anno e non effettuano turni di lavoro notturni. Utilizzo dell energia termica per l utenza tipica del territorio fabrianese Questa tipica azienda svolge la sua attività in una unità produttiva di dimensioni limitate (20 x 30 metri circa), non necessita di calore per il processo ma solamente 104

105 di calore per il riscaldamento nei mesi invernali, impiegando una modesta quantità di metano come combustibile (consumi pari a circa a m 3 /anno), con una potenza termica installata di circa 160 kw (esempio 4 generatori di aria calda pensili a scambio diretto, alimentati a metano, da 35 kw termici ciascuno, per riscaldare gli ambienti produttivi, più una caldaia domestica da 20 kw per i termosifoni / termoconvettori per il riscaldamento degli uffici (nei quali vi sono solitamente anche due o tre piccoli climatizzatori per la stagione estiva). Considerazioni conclusive sui risultati ottenuti La potenza elettrica installata da tutte le PMI analizzate nel territorio, ammonta a 5,685 MW (equivalente al 3,26% del totale di potenza BT+MT installato nella zona 4 nel 2003 da tutti i settori); il consumo rilevato è di ,86 MWh (corrispondente allo 0,84% dei consumi 2006 del settore industria nella provincia di Ancona). Dall indagine sono emersi i seguenti aspetti: Nel territorio studiato i consumi elettrici prevalgono su quelli termici; il calore viene impiegato solo per il riscaldamento del sito produttivo e non per il processo industriale; la quasi totalità delle imprese analizzate non effettua turni di lavoro notturni; il carico di lavoro è circa costante durante l anno per tutte le aziende studiate; i maggiori consumi di energia elettrica, sono dovuti alle PMI che eseguono lo stampaggio ad iniezione delle materie plastiche e il taglio al laser della lamiera; il valore medio di potenza elettrica installata è globalmente di 118,4 kw (59,6 kw per le utenze in BT e 247,8 kw per le utenze in MT); tra le PMI analizzate prevalgono in numero le piccole aziende; i contratti elettrici più diffusi sono cioè quelli in BT, compresi nel range da 10 a 30 kw; il valore medio di consumo elettrico nell anno 2006 è globalmente di 292,89 MWh (94,3 MWh per le utenze in BT e 729,8 MWh per le utenze in MT) ; le PMI studiate sostengono una spesa media di 0,12323 /kwh consumato (IVA esclusa): gli imprenditori delle PMI locali sono poco interessati alle possibilità offerte dal mercato libero dell energia in quanto hanno poca dimestichezza e conoscenza con questo quadro evolutivo; l energia è erroneamente concepita come un costo su cui non è possibile intervenire; non vi è percezione di quanto il costo dell energia pesi sui costi totali e sul costo del prodotto; gli interventi di installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e il loro finanziamento da parte delle E.S.Co viene visto con qualunquismo e diffidenza; le valutazioni vengono fatte in base al passaparola e al fatto che ancora non vi siano nel territorio esempi positivi da seguire, in quanto nessun piccolo imprenditore ha eseguito interventi di risparmio ed efficienza energetica rilevanti; dal confronto delle bollette dell energia, si è notato che per le PMI che hanno concesso i dati relativi a più anni successivi, si è notato che a parità di consumi, il prezzo è aumentato notevolmente. 105

106 Settore terziario La domanda di energia del settore terziario è particolarmente interessante da valutare, per diverse ragioni: 1. È l unico settore, nel territorio della Comunità Montana, che vede una crescita dei consumi elettrici (agricoltura trascurabile, domestico stabile, industria in calo); Terziario [MWh] Terziario [% su consumi CM] 18% 20% 21% 2. Il settore terziario è responsabile di circa il 20 % dei consumi elettrici del territorio; 3. All interno del settore terziario ci sono i consumi della Pubblica Amministrazione. La tabella sottostante riporta le statistiche per il settore terziario contenute nell 8 Censimento addetti industria e servizi dell ISTAT del Chiaramente i dati vanno presi come indicativi in quanto fanno riferimento ad una fotografia di 8 anni fa, tuttavia è l unico riferimento statistico ufficiale. Comune Commercio Altri Servizi Istituzioni Popolazio Unita' Unita' Unita' ne Denominazione Locali Addetti Locali Addetti Locali Addetti Residente ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO I consumi di energia nel settore terziario sono stati ricostruiti in base a dati forniti da statistiche ufficiali (le principali fonti sono state Enea e CESI RICERCA); 106

107 La maggior parte dei consumi energetici del settore terziario, il 91 %, è soddisfatta mediante utilizzo di energia elettrica e gas naturale. Il rimanente 9 % è suddiviso tra GPL, gasolio e, in minima parte da olio combustibile. Consumi finali di energia del settore terziario in Italia % GPL 4% Gas 47% Gasolio 4% Olio combustibile 1% Carbone 0% Legna 0% Energia elettrica 44% TOTALE TERZIARIO 100% Fonte: Enea Fonte: Enea Il settore terziario raggruppa al proprio interno il settore dei servizi, sia pubblici che privati. 107

108 I consumi elettrici del settore terziario della provincia di Ancona sono dovuti per il 77 % ai servizi vendibili (commercio, turismo,..) e per il 23 % da servizi non vendibili in cui la P.A. e l illuminazione pubblica pesano rispettivamente per il 5 % e l 8 %. Suddivisione percentuale nella Tipi Attività provincia di Ancona% Trasporti 13% Comunicazioni 5% Commercio 27% Alberghi, Ristoranti e Bar 12% Credito ed assicurazioni 3% Altri Servizi Vendibili 17% Tot. Servizi vendibili 77% Pubblica amministrazione 5% Illuminazione pubblica 8% Altri Servizi non Vendibili 10% Tot. Servizi non vendibili 23% Totale 100% Fonte: TERNA Andando ad analizzare la suddivisione dei consumi per tipologia di utilizzo si può notare come la maggior parte dei consumi sia da imputare al riscaldamento e alla climatizzazione di ambienti, alla illuminazione e ad apparecchiature per uffici (72 % - 64 % al netto dell illuminazione pubblica). 108

109 Utilizzi elettricità nel settore terziario in Italia % Freddo 7% Apparecchiature Uffici 15% Climatizzazione Ambienti 13% Riscaldamento Ambienti 12% Cottura 1% Acqua Calda Sanitaria 4% Illuminazione 24% Illuminazione pubblica 8% Processi e altri servizi 15% TOTALE 100% Fonte:Cesi Ricerca Fonte:Cesi Ricerca 109

110 Pubblica Amministrazione I consumi finali di energia della P.A. nella Comunità Montana L analisi dei consumi energetici della P.A. della Comunità Montana riveste particolare importanza in quanto uno dei principali obiettivi del PEAC è la definizione di interventi di risparmio energetico e di uso razionale dell energia della Pubblica Amministrazione per riuscire a ridurre i relativi costi di gestione. I consumi di energia della P.A. della Comunità Montana sono stati ricostruiti grazie alla collaborazione dei Comuni e, dove non disponibili, mediante l utilizzo di dati e statistiche ufficiali. Le principali difficoltà riscontrate nello studio della domanda di energia nel settore della P.A. sono state principalmente: P.A. di competenza: non tutti i consumi sono competenza comunale; ad esempio, le scuole medie superiori o l illuminazione pubblica extraurbana sono di competenza della provincia, così come utenze energivore come gli ospedali sono di competenza Regionale; Disuniformità dei dati pervenuti da parte dei Comuni: non tutti i Comuni hanno risposto ai questionari inviati; i questionari pervenuti sono, a volte, difficilmente confrontabili in quanto non completi nelle stesse voci. Nonostante le difficoltà, i dati raccolti grazie alla collaborazione dei Comuni sono stati fondamentali per capire quanto, come e dove si consuma energia nella P.A. del territorio della Comunità Montana. Consumi di energia elettrica I consumi di energia elettrica per la P.A. sono stati estrapolati, a partire dal totale dei consumi elettrici del terziario, applicando le statistiche fornite da TERNA su base provinciale % % % Pubblica amministrazione 5,24% 5,37% 5,26% Illuminazione pubblica 6,96% 7,80% 7,66% Altri Servizi non Vendibili 10,49% 10,18% 10,19% Suddivisione percentuale dei consumi elettrici dei servizi non vendibili nella provincia di Ancona (Fonte: TERNA) Totale CM MWh Terziario Consumi elettrici della P.A. della CM MWh Pubblica amministrazione Illuminazione pubblica Altri Servizi non Vendibili

111 Peso consumi elettrici P.A. su totale consumi della CM % Pubblica amministrazione 0,96% 1,08% 1,10% Illuminazione pubblica 1,27% 1,57% 1,61% Altri Servizi non Vendibili 1,92% 2,06% 2,14% Costi dei consumi elettrici della P.A. della CM Pubblica amministrazione Illuminazione pubblica Altri Servizi non Vendibili TOTALE Consumi di gas naturale Nella tabella sottostante viene riportata la sintesi dei consumi, espressi in m 3, della Comunità Montana suddivisi per Comune e per tipologia Civili Industriali Totali Civili Industriali Totali [mc] [mc] [mc] [mc] [mc] [mc] Cupramontana Mergo Rosora Serra San Quirico Staffolo Fabriano Cerreto Sassoferrato n.d. n.d Genga n.d. n.d n.d. n.d Arcevia n.d. n.d n.d. n.d TOTALE E stato ipotizzato un costo dell elettricità pari a 0,2 /kwh (Fonte: dati pervenuti dai Comuni) 111

112 I dati pervenuti dai Comuni sono stati rielaborati in modo da capire quale sia il peso della P.A. sul consumo di gas naturale e per capire come tale consumo è ripartito per tipologia di servizio. Dall analisi dei dati è emerso che la P.A. pesa per circa il 5 % dei consumi di gas naturale nel territorio della Comunità Montana Consumi P.A. della Comunità Montana Consumi P.A. della Comunità Montana [mc] , ,8 [ ] Stima dei costi e dei consumi del gas naturale nella P.A. nel territorio della CM Nelle figure seguenti vengono riportati le percentuali dei consumi di gas naturale. Nella voce scuole non sono inclusi gli istituti medi-superiori (di competenza provinciale). Merita un trattamento particolare il caso del Comune di Fabriano. Qui infatti la piscina Comunale ha un consumo pari a circa il 10 % dei consumi della pubblica amministrazione. Non evidenziare tale dato equivarrebbe a sottostimare gli altri settori (scuole ed uffici). 4 E stato ipotizzato un costo del metano pari a 0,44 /m 3 5 E stato ipotizzato un costo del metano pari a 0,44 /m 3 112

113 In tutti gli edifici pubblici, il gas naturale viene utilizzato per produrre energia termica sotto forma di acqua calda sanitaria e per riscaldamento. Unica eccezione le scuole dotate di mense in cui parte del gas naturale viene utilizzato per uso cucina. Settore Sanitario: un esempio i consumi dell Ospedale Engles Profili di Fabriano Pur non effettuando un analisi esaustiva sui consumi energetici del settore sanitario del territorio comunale si ritiene utile evidenziare l analisi effettuata sull Ospedale Engles Profili, azienda sanitaria più rilevante dal punto di vista del consumo di energia elettrica e termica. Nella tabella seguente si riportano i dati dei consumi energetici dell ospedale. Zona mq Fonte consumata Quantità 6 Fabriano Energia elettrica (kwh) Consumi di energia elettrica dell Ospedale Engles Profili di Fabriano 113

114 Metano consumo metri cubi gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre Impianto di cogenerazione L Ospedale Engles Profili di Fabriano ha installato un impianto di trigenerazione da kwe costituito da 5-6 microturbine cogenerative (per la produzione di acqua calda) accoppiate ad un assorbitore (per la produzione di acqua refrigerata). 114

115 Settore dei Trasporti Per quanto riguarda la fase conoscitiva legata al settore dei trasporti, si è cercato di individuare il parco veicoli immatricolato all interno della Comunità Montana, per capire come viene consumato il combustibili qui venduto. Parallelamente sono state prese le statistiche sul pendolarismo riferite all ultimo censimento ISTAT del 2001 per cercare di individuare la qualità e la quantità degli spostamenti. Infatti il territorio della Comunità Montana è caratterizzato da un forte uso di vetture private per spostamenti verso i principali poli della Provincia di Ancona: Fabriano, Jesi ed Ancona. Sarà importante vedere, in futuro, gli effetti dell attuale crisi economica sui nuovi flussi pendolari. In totale, al 31 Dicembre 2007 risultavano immatricolati veicoli; quasi la metà risultano immatricolati nel Comune di Fabriano. In totale le autovetture costituiscono il 77,48 % del parco autoveicoli della Comunità Montana, seguiti dai motocicli (10,92 %) e dagli autocarri (8.60 %). In media all interno della Comunità Montana ci sono 80 autovetture immatricolate ogni 100 abitanti. AUTO BUS AUTO CARRI TRA SPORTO MERCI AUTO VEICOLI SPECIALI /SPECIFI CI AUTO VETT URE MOTO CARRI E QUADRI CICLI TRA MOTO SPORTO MERCI CICLI MOTO VEICOL I E QUADRI TRAT- CICLI TORI SPECIA STRADA LI/SPE LI O CIFICI MOTRICI TOTAL E ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMON TANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERR ATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO TOTALE Parco autoveicoli immatricolato all interno della Comunità Montana 115

116 AUTOBUS 0,17% AUTOCARRI TRASPORTO MERCI 8,60% AUTOVEICOLI SPECIALI / SPECIFICI 1,61% AUTOVETTURE 77,48% MOTOCARRI E QUADRICICLI TRASPORTO MERCI 0,71% MOTOCICLI 10,92% MOTOVEICOLI E QUADRICICLI SPECIALI / SPECIFICI 0,21% TRATTORI STRADALI O MOTRICI 0,29% TOTALE 100,00% Suddivisione parco autoveicoli immatricolati nella Comunità Montana Autovetture/abitante Arcevia 0,84 Cerreto d'esi 0,75 Cupramontana 0,77 Fabriano 0,79 Genga 0,84 Mergo 0,78 Rosora 0,81 Sassoferrato 0,80 Serra San Quirico 0,82 Staffolo 0,73 Totale 0,79 Autovetture pro-capite nel 2007 nei Comuni della Comunità Montana Nelle pagine seguenti vengono riportati i dati disaggregati, per Comune, cilindrata, categoria emissiva del motore (EURO1,2,3,4), del parco automezzi immatricolato nel territorio della Comunità Montana. 116

117 Parco mezzi immatricolato nella Comunità Montana Il parco autovetture nella Comunità Montana (veicoli al 31 Dicembre fonte ACI) Fino a 1400 BENZINA BENZINA O GAS LIQUIDO BENZINA O METANO GASOLIO EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTA NA FABRIANO EUR O 4 EUR O 0 EUR O GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRAT O SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 117

118 BENZINA BENZINA O GAS LIQUIDO BENZINA O METANO GASOLIO EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTA NA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRAT O SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O EUR O EUR O

119 Oltre 2000 BENZINA BENZINA O GAS LIQUIDO BENZINA O METANO GASOLIO EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTA NA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRAT O SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 EUR O 0 EUR O 1 EUR O 2 EUR O 3 EUR O 4 119

120 Il parco autobus nella Comunità Montana (veicoli al 31 Dicembre fonte ACI) Altri usi Noleggio Privato Pubblico GASOLIO GASOLIO GASOLIO GASOLIO EURO 1 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 ARCEVIA CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

121 Il parco motocicli nella Comunità Montana (veicoli al 31 Dicembre fonte ACI) Fino a 125 ALTRE BENZINA EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 NI ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

122 ALTRE BENZINA DATO NON IDENTIFICATO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 NI EURO 0 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

123 ALTRE BENZINA DATO NON IDENTIFICATO GASOLIO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 NI EURO 0 EURO 0 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

124 Non identificato Oltre 750 DATO NON IDENTIFICATO BENZINA GASOLIO NI EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 0 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

125 Il parco autocarri trasporto merci nella Comunità Montana (veicoli al 31 Dicembre fonte ACI) Fino a 3,5 BENZINA GASOLIO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 EURO 5 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

126 3,6-7,5 GASOLIO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO ,6-12 GASOLIO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

127 12,1-14 GASOLIO EURO 0 EURO 2 EURO 3 EURO 4 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO ,1-20 GASOLIO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO

128 20,1-26 GASOLIO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO ,1-32 GASOLIO EURO 0 EURO 1 EURO 2 EURO 3 EURO 4 ARCEVIA CERRETO D'ESI CUPRAMONTANA FABRIANO GENGA MERGO ROSORA SASSOFERRATO SERRA SAN QUIRICO STAFFOLO EURO 5 128

129 Il pendolarismo Le statistiche che seguono sono prese dall ultimo censimento generale ISTAT del La popolazione residente che si sposta giornalmente è il 48,6 % della popolazione. Il dato più importante tuttavia è che quasi il 30 % di questi (8397 abitanti) si spostano versi una destinazione fuori del Comune di residenza. Prendendo le statistiche riferite alla provincia di Ancona, il 76 % degli abitanti usa l automobile per recarsi verso il posto di lavoro, contro il 6 % del mezzo pubblico. Popolazione residente che si sposta giornalmente COMUNI Arcevia 2328 Cerreto d'esi 1794 Cupramontana 2216 Fabriano Genga 870 Mergo 476 Rosora 929 Sassoferrato 3373 Serra San Quirico 1350 Staffolo 1074 Totale Popolazione residente che si sposta giornalmente Popolazione residente che si sposta giornalmente per luogo di destinazione COMUNI Luogo di destinazione Nello stesso comune di dimora abituale Fuori del comune Totale Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale

130 Occupati che si sono recati il mercoledì precedente la data del censimento al luogo abituale di lavoro per mezzo utilizzato PROVINCE Mezzo utilizzato Treno, tram, metropolitana Autobus urbano, filobus, corriera, autobus extraurbano Autobus aziendale o scolastico Auto privata (come conducente) Auto privata (come passeggero) Motocicletta, ciclomotore, scooter Bicicletta Altro mezzo A piedi Totale Pesaro e Urbino Ancona Macerata Ascoli Piceno Marche

131 Occupati che si sono recati il mercoledì precedente la data del censimento al luogo abituale di lavoro per mezzo utilizzato e tempo impiegato MEZZO UTILIZZATO Tempo impiegato in minuti Fino a 15 Da 16 a 30 Da 31 a 45 Da 46 a 60 Oltre 60 Treno, tram, metropolitana Autobus urbano, filobus, corriera, autobus extraurbano Autobus aziendale o scolastico Auto privata (come conducente) Auto privata (come passeggero) Motocicletta, ciclomotore, scooter Bicicletta Altro mezzo A piedi Totale Totale 131

132 Occupati che si sono recati il mercoledì precedente la data del censimento al luogo abituale di lavoro per mezzo utilizzato e luogo di destinazione LUOGO DI DESTINAZIONE Mezzo utilizzato Treno, tram, metropolitana Treno, tram, m Autobus urbano, filobus, corriera, autobus extraurbano Autobus aziendale o scolastico Auto privata (come conducente ) Auto privata (come passegg ero) Motociclett a, ciclomotor e, scooter Bicicletta Altro mezzo Stesso comune di dimora abituale di cui: nel comune capoluogo Altro comune della stessa provincia di cui: nel comune capoluogo Altra provincia della stessa regione di cui: nel comune capoluogo Province di altre regioni di cui: nel comune capoluogo Estero Totale di cui: in un comune capoluogo A piedi Totale

133 Occupati che si sono recati il mercoledì precedente la data del censimento al luogo abituale di lavoro per attività economica PROVINCE Attività economica Agricoltura Industria Altre attività Totale Pesaro e Urbino Ancona Macerata Ascoli Piceno Marche Occupati che si sono recati il mercoledì precedente la data del censimento al luogo abituale di lavoro per mezzo utilizzato ed attività economica Agricoltura PROVINCE Mezzo utilizzato Treno, tram, metropolitana Autobus urbano, filobus, corriera, autobus extraurbano Autobus aziendale o scolastico Auto privata (come conducente) Auto privata (come passeggero) Motocicletta, ciclomotore, scooter Bicicletta Altro mezzo A piedi Totale Pesaro e Urbino Ancona Macerata Ascoli Piceno Marche

134 Industria Province Mezzo utilizzato Treno, tram, metropolit ana Autobus urbano, filobus, corriera, autobus extraurbano Autobus aziendale o scolastico Auto privata (come conducent e) Auto privata (come passegger o) Motociclett a, ciclomotor e, scooter Bicicletta Altro mezzo A piedi Totale Pesaro e Urbino Ancona Macerata Ascoli Piceno Marche

135 Altre attività PROVINCE Mezzo utilizzato Treno, tram, metropolit ana Autobus urbano, filobus, corriera, autobus extraurbano Autobus aziendale o scolastico Auto privata (come conducent e) Auto privata (come passegger o) Motociclet ta, ciclomotor e, scooter Bicicletta Altro mezzo A piedi Totale Pesaro e Urbino Ancona Macerata Ascoli Piceno Marche

136 OFFERTA DI ENERGIA ALL INTERNO DEL TERRITORIO DELLA COMUNITÀ MONTANA Impianti solari Termico e Fotovoltaico Per quanto riguarda la raccolta dati degli impianti solari termici e fotovoltaici si è fatto riferimento a pubblicazioni ufficiali. Per quanto riguarda la penetrazione del solare termico non esistono dati ufficiali nella Comunità Montana Esino-Frasassi. Per il solare fotovoltaico, si è fatto riferimento ai dati, pubblicati sul sito del GSE, relativi agli impianti in esercizio al 1 giugno. Per completezza, comunque, vengono lasciati anche i dati presenti nella bozza preliminare, riferiti al 7 gennaio Il confronto degli impianti entrati in esercizio in soli 6 mesi (22 impianti in più per una potenza installata di picco pari a 171 kwp), dimostrano la bontà dell incentivo. Infatti, la quasi totalità dei nuovi impianti è dovuta al settore privato che in questo caso si dimostra più virtuoso della P.A. La convenienza ad installare impianti fotovoltaici è stata anche dimostrata da studi apparsi su Il sole 24 ore che dimostrano come tale investimento, grazie all incentivo, sia attualmente più conveniente di BOT 6 e BTP o/risparmio-energetico/business/pannelli-solari-bot.shtml?uuid=9d6734c8-f1ff- 11dd-ba ec7bfa32&DocRulesView=Libero&fromSearch 7 o/risparmio-energetico/business/energia-fotovoltaico-btp.shtml?uuid=dd7fdb6c- 4a8a-11de-b219-4e35f9c290e3&DocRulesView=Libero&fromSearch 136

137 Impianti fotovoltaici in esercizio al 1 gennaio 2009 Impianti in esercizio al 7 gennaio 2009 Impianti in esercizio al 1 giugno 2009 COMUNI n impianti Potenza [kw] n impianti Potenza [kw] Arcevia 3 131, ,7 Cerreto d'esi 2 7, Cupramontana 2 68,4 2 68,4 Fabriano ,8 Genga 0 0 n.d. 4,8 Mergo 0 0 n.d. 2,6 Rosora n.d ,4 Sassoferrato ,3 Serra San Quirico 3 6,6 4 9,5 Staffolo 0 0 n.d. 2,9 Totale , ,16 137

138 REALIZZAZIONI PRESSO LA P.A.: impianto fotolvoltaico sulla copertura dell'edficio della CM in Via Dante A Fabriano; IN FASE DI PROGETTO PRESSO LA P.A.: impianto fotovoltaico e solare termico sulla copertura dell'ex scuola di Castelletta di proprietà del Parco, nel Comune di Fabriano; Impianto fotovoltaico e solare termico sulla copertura delle casette del Camping "Lago Fossi" nel Comune di Genga; Impianto fotovolatico sul box biglietteria delle Grotte di Frasassi, sito nel Parcheggio in Loc. la Cuna nel Comune di Genga; utilizzo di fonti rinnovabili nella pubblica illuminazione nella frazione di Avacelli nel Comune di Serra S. Quirico; Impianto di illuminazione con fonti rinnovabili dei beni artistici nel Comune di Serra S. Quirico. Impianto fotovoltaico per un parcheggio, presso il Comune di Fabriano, taglia di picco 3,6 kwp, estendibile a 7,2 kwp. Impianti di cogenerazione e teleriscaldamento impianto di Cogenerazione nella sede del Parco Gola della Rossa e di Frasassi, sito nell'ex Convento di Santa Lucia, in Serra S. Quirico. Piscina Comunale di Fabriano (taglia 50 kwe) Ospedale di Fabriano (taglia kwe) IMPIANTI DI COGENERAZIONE NEL SETTORE INDUSTRIALE Cartiere Miliani (Taglia 22 MWe) 138

139 Impianti idroelettrici I dati sull idroelettrico presentati in questa sezione, hanno principalmente tre fonti: 1. Dati forniti dal Dipartimento di Energetica su auto produttori idroelettrici nella Regione Marche; 2. 1^ RELAZIONE SULLO STATO DELL'AMBIENTE NELLA PROVINCIA DI ANCONA (anno 2000) 3. Documento Catasto Acque della Provincia di Ancona, sezione Attingimenti idrici (anno 1998) 4. Piano Regionale di tutela delle acque; capitolo 3 : Attingimenti idrici diretti o derivazioni dai corsi d acqua AUTOPRODUTTORE/ AUTOPRODUTTORE LOCALITA' / COMUNE POTENZA NOMINALE (kw) FILTER MEDIA S.r.L. Fabriano Loc Gaville (AN) 270 ENEL GREEN POWER Serra San Quirico (S.Elena) kw CARTIERE MILIANI San Vittore 945 La centrale idroelettrica di S. Elena può sviluppare una potenza efficiente complessiva di kw attraverso tre gruppi generatori. La producibilità media annua è di circa 4GWh (chilowattora), pari al fabbisogno medio di circa famiglie. 139

140 Dal Piano Regionale di tutela delle acque : Fiume Esino Sono stati rilevati 348 attingimenti il cui utilizzo è così ripartito: Uso agricolo e zootecnico (264 attingimenti): ,68 m³ annui Uso industriale (55 attingimenti): ,59 m³ annui Uso potabile (2 attingimenti): m³ annui Uso idroelettrico (6 attingimenti): m³ annui 0,31% 0,12% 94,70% Fiume Esino 4,81% 0,07% Uso altro Uso agricolo e zootecnico Uso industriale Uso potabile Uso idroelettrico Uso altro (21 attingimenti): ,99 m³ annui Torrente Giano Sono stati rilevati 75 attingimenti il cui utilizzo è così ripartito: Torrente Giano Uso agricolo e zootecnico (63 attingimenti): ,99 m³ annui Uso industriale (10 attingimenti): ,01 m³ annui Uso altro (2 attingimenti): m³ annui 0,07% 0,90% 99,03% Uso altro Uso agricolo e zootecnico Uso industriale Torrente Sentino Sono stati rilevati 85 attingimenti il cui utilizzo è così ripartito: Uso agricolo e zootecnico (72 attingimenti): ,42 m³ annui Uso industriale (7 attingimenti): ,01 m³ annui Uso idroelettrico (2 attingimenti): m³ annui 45,94% Torrente Sentino 0,00% 51,60% 2,46% Uso altro Uso agricolo e zootecnico Uso industriale Uso idroelettrico Uso altro (4 attingimenti): ,01 m³ annui 140

141 [ ] Gli attingimenti agricoli e zootecnici (0,3%) del fiume Esino non costituiscono il quantitativo più consistente delle acque prelevate: infatti l uso idroelettrico è prevalente (95%). Tuttavia l uso agricolo è quello che maggiormente incide sul totale delle acque emunte, poiché non vi è un immediata e diretta restituzione al corpo idrico. I prelievi a scopo idroelettrico sono caratterizzati dall emungere ingenti quantitativi di acqua che poi vengono restituiti più a valle e quindi l incidenza del sistema è concentrata in un tratto fluviale più o meno lungo 8. Al contrario gli attingimenti a scopo agricolo-zootecnico, anche se di modeste entità, non comportano una restituzione al corpo idrico e sono caratterizzati da una maggiore dispersione. In generale si può affermare che in tutti i corsi d acqua della provincia di Ancona il maggior numero di attingimenti è quello a scopo agricolo-zootecnico, con una diffusione irregolare lungo l asta fluviale e concentrati in un periodo (maggioottobre) in cui le portate medie mensili dei fiumi risultano basse e caratterizzate da un valore di minimo assoluto (luglio-agosto). E evidente quindi come tali attingimenti sono quelli che incidono più pesantemente sulle risorse idriche. Dal documento Catasto Acque della Provincia di Ancona, sezione Attingimenti idrici (Aggiornamento Ottobre 1998), capitolo PRINCIPALI DERIVAZIONI AD USO IDROELETTRICO Essendo i dati di questo documento riferiti al 1998, potrebbero non essere aggiornati o alcune concessioni essere decadute. 8 L evidenziazione (sottolineatura e grassetto) sono opera del redattore del PEAC e non sono presenti nel documento originale della Provincia di Ancona. 141

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144 Al fine di valutare le potenzialità dell idroelettrico all interno della Comunità Montana Esino Frasassi, si fa riferimento al Capitolo 5.3 della 1^ RELAZIONE SULLO STATO DELL'AMBIENTE NELLA PROVINCIA DI ANCONA 9 riportato qui di seguito. ACQUE INTERNE E RISORSE IDRICHE SOTTERRANEE I prelievi idrici Una gestione oculata delle risorse idriche, dovrebbe consentire la captazione di volumi d'acqua adeguati alle caratteristiche dei corpi idrici al fine di tutelarne le condizioni di naturalità. Un prelievo eccessivo, infatti, ha conseguenze negative su vari aspetti dell'ecosistema quali la capacità di autodepurazione, la sussistenza di condizioni ecologiche tali da consentire la sopravvivenza alle popolazioni animali e vegetali, la regolarità del bilancio erosione/sedimentazione. I dati a disposizione per la Provincia di Ancona non consentono di giungere ad una valutazione definitiva del livello della pressione esercitata, sui corsi d'acqua in esame, dalle numerose derivazioni idriche concesse. Ciononostante per avere un'idea, ancorché approssimativa, dell'impatto potenziale dei prelievi sui principali corpi idrici della Provincia, in Tabella 2 sono riportati i valori relativi ai volumi prelevabili sulla base delle concessioni esistenti Per la valutazione delle Pressioni del Sistema Acqua della Provincia di Ancona risultano disponibili i dati relativi a due indicatori: la portata media dei principali corsi d'acqua ed i volumi di prelievo concessi distinti per tipologia di utenza. Tuttavia, a causa della parzialità, incompletezza o imprecisione dei dati disponibili, è stato necessario rielaborare gli stessi secondo le metodologie ed ipotesi di seguito descritte. I dati relativi alle portate idriche risultano disponibili fino alla fine degli anni '70 e sono state calcolate come media dei valori medi annui nel periodo di osservazione e nelle sezioni più a valle dei principali corsi idrici. Tali sezioni, spesso, sono localizzate a distanze anche consistenti dalla foce del fiume, per cui, per la stima della portata nella sezione di chiusura si è ipotizzata una relazione lineare tra la portata del fiume e la superficie del bacino imbrifero sotteso. Tuttavia, per limitare l'errore conseguente alla stima, le valutazioni sopra descritte sono state effettuate solo per quei corsi d'acqua le cui superfici del bacino imbrifero nella sezione di misura risultassero non inferiori al 40% della stessa superficie nella sezione di chiusura. I volumi idrici concessi agli utenti sono stati elaborati da dati regionali, e suddivisi tra (1) volumi per uso irriguo, (2) volumi per uso industriale, civile ed altro e (3) volumi per uso idroelettrico. I dati a disposizione sono stati confrontati con quelli riportati nel Piano Acque della Regione Marche, preferendo comunque non considerare i valori che risultassero ampiamente superiori (almeno 2 volte) al volume annuo disponibile per il corso d'acqua calcolato in base alla portata media. 144

145 Tabella 2 - Volumi massimi prelevabili dai principali corsi d'acqua della Provincia di Ancona (in base ai massimi consentiti dalle concessioni esistenti; i valori in percentuale sono riferiti al deflusso medio annuo) Corso d'acqua CESAN O Deflusso medio annuo MISA ESINO MUSON E Volume prelevabile irriguo v.a. (mc) Volume prelevabile civile, industr. e altro % v.a. (mc) 0,2 % 0,5 % 4,8 % ,3 % Volume prelevabile idroelettrico TOTALE VOLUMI PRELEVABILI % v.a. (mc) % v.a. (mc) % 8,6 % 5,7 % ,0% ,5% 162,2 % ,3 % ,8% ,3 % Elaborazioni Ambiente Italia su dati del Piano Regionale di Tutela delle Acque (gennaio '00) I volumi sono stati riportati secondo le categorie d'uso previste dal Piano Regionale di Tutela delle Acque. Dall'esame della tabella si nota immediatamente che, in termini assoluti, l'uso principale delle acque prelevate tramite attingimenti diretti è quello idroelettrico. Occorre sottolineare, però, che quasi sempre le utilizzazioni idroelettriche attive sui fiumi della Provincia, prelevano le portate fluenti (senza regolazione), le utilizzano in piccole centrali a bordo fiume e le restituiscono immediatamente a valle: questo consente di riutilizzare tante volte le stesse acque, per cui sommando tra loro i volumi prelevabili si hanno valori superiori al 100% del deflusso medio annuo, come nel caso dell'esino. Inoltre bisogna tenere conto che i volumi prelevabili sono i massimi consentiti sulla base dei disciplinari di concessione, ma la quantità reale di acqua prelevata può essere minore del massimo consentito 11. Pur considerando questi aspetti, la percentuale del volume prelevabile rispetto al volume del deflusso medio annuo può essere considerato un indicatore significativo dell'impatto sul corso d'acqua provocato dalla sottrazione delle portate: impatto che è tanto maggiore quanto maggiore è la percentuale dei volumi prelevabili, riportata nell'ultima colonna della tabella. [ ] Il fiume Esino ha un bacino imbrifero che misura complessivamente 1203 kmq occupando, come mostrato all'interno della Tavola 5.1, una larga parte del territorio provinciale. L'Esino, oltre ad essere il corso d'acqua più importante della provincia, presenta un rapporto tra volumi prelevabili e deflusso medio annuo decisamente elevato (171%): per questo si è ritenuto opportuno fare un'analisi più 11 Anche se non sono rari i casi in cui si derivano portate superiori a quelle massime stabilite dalla concessione. 145

146 approfondita sulla situazione dei prelievi idrici, prendendo in esame anche i suoi due affluenti più importanti, il Giano ed il Sentino. Tabella 2 Elaborazione Ambiente Italia su dati dell'ufficio Ecologia della Provincia di Ancona. Il Giano nasce nella Valle dell'abbadia, nei pressi di Cancelli, e confluisce nell'esino a Borgo Tufico, dopo un percorso di circa 24 km quasi tutto compreso all'interno del territorio di Fabriano nel quale, infatti, sono concentrati tutti i 25 punti di prelievo. Tra questi i maggiori (Tavola 5.2) sono quelli effettuati ad uso industriale i quali captano una quantità d'acqua pari al 99,9% del totale emunto. Figura 1 Il Sentino nasce in Umbria e confluisce nell'esino in località San Vittore, interessando il territorio provinciale di Ancona per 22 km della propria lunghezza. Le due derivazioni classificate ad uso idroelettrico, entrambe localizzate nel territorio di Sassoferrato (Tavola 5.3), sono quelle che incidono in misura maggiore prelevando mc annui sui totali. Figura 2 146

147 Il fiume Esino è oggetto, già da molti anni, di sfruttamento ad uso idroelettrico ed irriguo soprattutto. Attualmente le opere di captazione sono 109: tra queste le 6 a scopo idroelettrico prelevano circa mc annui, un valore altissimo se si pensa che rappresenta il 91,5% del totale dei mc annui prelevati nell'intero bacino ed è pari a circa il 40% del totale emunto, sempre a scopo idroelettrico, in tutta la regione. Significativo è anche l'uso industriale, con 4 punti di prelievo per oltre 50 milioni di metri cubi annui. (cfr Tavola 5.4 e figura 3). Figura 3 Dall'esame di Figura 4 si evince che l'uso principale delle acque prelevate nell'intero bacino è quello idroelettrico, pari al 90,6% del totale, seguito da quello industriale (9,2%), il quale, essendo quasi sempre finalizzato all'autoproduzione di energia elettrica, è sostanzialmente riconducibile all'idroelettrico. Figura 4 Il contributo percentuale degli altri usi sembrerebbe trascurabile ma occorre tener conto che il dato relativo all'irriguo (0,1%) è certamente sottostimato dal momento che per questo scopo gli attingimenti di maggiori dimensioni avvengono tramite pozzi in sub-alveo, non considerati in questa analisi. Va altresì ricordato che l'utilizzazione irrigua delle acque, seppur in quantità modeste, determina sempre un 147

148 depauperamento della risorsa dal momento che non prevede una restituzione diretta al corpo idrico dell'acqua utilizzata. In Tavola 5.5 sono rappresentate le quantità d'acqua concesse a livello dei singoli comuni. E' possibile notare come dal punto di vista numerico la maggior parte degli attingimenti siano concentrati nel Comune di Sassoferrato, che ne conta ben 33 tutte lungo il corso del Sentino. Si tratta quasi sempre di derivazioni a scopo irriguo e pertanto la quantità d'acqua prelevata non è elevatissima (1.346 l/s). Al contrario i Comuni di Serra S.Quirico e Castelplanio contano un numero molto minore di attingimenti (rispettivamente 18 e 11, tutti sull'esino), ma essendo tra questi compresi quelli a scopo idroelettrico per le grosse centrali Enel, le quantità prelevate risultano le principali di tutto il bacino ( e l/s). In conclusione, tenuto conto dell'elevato numero di punti di prelievo, la situazione del bacino desta qualche preoccupazione. In particolare la considerevole qantità d'acqua captata da molte derivazioni può indurre ad immaginare situazioni localizzate di grave impoverimento delle risorse idriche con conseguente degrado della qualità ambientale, soprattutto durante i periodi di magra dei fiumi. TAVOLE 148

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151 Impianti eolici Con DGR n. 366 del 03/04/2006, pubblicata sul BUR n. 39 del 14/04/2006, sono state individuate le aree idonee per la realizzazione di un parco eolico di 40 MW in attuazione di quanto previsto dal PEAR al cap. 6 par Di seguito pubblichiamo le parti del testo dell allegato alla Delibera rigardanti la Comunità Montana Esino-Frasassi: Analisi delle aree individuate nella provincia di Ancona L area AN-1 è quella di maggiore estensione, la verifica della Fase-2 risulta positiva in quanto non esistono aree SIC al suo interno. La Fase-3 evidenzia la presenza di aree GB, di aree botaniche vegetazionali di rilevante valore-bb, di aree paesistiche e ambientali di rilevante valore B, e di parchi naturali situati all'interno di un piano d'area. Prima di effettuare la verifica del PTC si è preferito verificare la compatibilità orografica con i vincoli imposti dalla pendenza del terreno e con la copertura dello stesso. La Fase-5, ossia la verifica di aree con pendenze compatibili alle installazioni eoliche, evidenzia come tutta l area AN-1 sia caratterizzata da una pendenza superiore a quella consigliata per un 151

152 impianto eolico, vedi Fig.15; oltre a ciò tutta l area risulta boscata, per tale ragione si ritiene l area AN-1 NON IDONEA. Aree con pendenza minore di 14 e superfici boscate su AN-1 Stima della biomassa potenzialmente disponibile ed utilizzabile Sistemi Innovativi Biomasse Energetiche Srl Fasi del lavoro Individuazione, all interno del territorio della comunità montana, delle tipologie di biomassa utilizzabili a fine energetici (biomasse dedicate e biomasse residuali agroforestali e agro-industriali) e stima della loro disponibilità nel breve-medio periodo; Individuazione, sulla base dei risultati ottenuti al punto precedente, delle filiere agro-energetiche realizzabili all interno del territorio della comunità montana; Individuazione delle potenze termiche ed elettriche installabili e sviluppo di casistiche applicative. 152

153 Agricoltura e zootecnia In base al 5 Censimento dell Agricoltura 12 (Tabella 1), nella Comunità Montana risulta una superficie agricola utilizzata (SAU) pari a circa ha, che costituisce il 45% dell intero territorio ed il 68% della superficie agricola totale (SAT). Il confronto con i dati relativi al rileva un andamento costante della SAT accompagnato da una diminuzione della SAU dell 1,3% 14. Tale andamento rispecchia quello provinciale mentre, per quanto riguarda i dati regionali, all andamento costante della SAT corrisponde un andamento costante della SAU. L incidenza della superficie agricola sul territorio totale della CM è del 67% e risulta inferiore a quella provinciale (75%) e regionale (73%). Il comune a più elevato tasso agricolo è Staffolo (la SAT copre l 89% del territorio comunale) seguito da Rosora e Cupramontana (83% ciascuno). Tabella 1 Caratteristiche generali delle aziende agricole nei comuni della Comunità Montana Comuni Numero aziende (2000) Superficie totale (ha) SAT 2000 (ha) SAT 2007 (ha) SAU 2000 (ha) SAU 2007 (ha) Arcevia Cerreto d Esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico ,58 Staffolo Comunità Montana Provincia Ancona Marche Fonte 5 Censimento agricoltura, ISTAT, 2000; Regione Marche, Rielaborazione dati SIBE Srl L 87% circa della SAU della Comunità Montana è rappresentata da seminativi, il 6% da prati permanenti e pascoli ed il 7% da coltivazioni legnose agrarie (Tabella 2). 12 ISTAT, Regione Marche, La diminuzione della SAU all interno della Comunità Montana è imputabile al calo dei seminativi (-10%) e delle colture arboree (-15%); i prati e pascoli al contrario sono aumentati del 25%. 153

154 Il 70% dei seminativi viene coltivato in 3 comuni: Fabriano (26%); Arcevia (25%) e Sassoferrato (19%). L 80% delle coltivazione legnose agrarie è situato su 5 comuni: Cupramontana (26%), Arcevia (19%), Fabriano (15%), Staffolo (15%) e Serra San Quirico 10%. Le colture erbacee considerate interessanti per l utilizzo energetico dei loro residui occupano il 66% della superficie a seminativo e sono rappresentate per il 58% dal frumento duro, per il 19% dal girasole, per il 10% dall orzo, per l 8% dal frumento tenero e per il restante 15% da cereali minori (Tabella 3). Il 97% delle colture arboree (Tabella 4) è rappresentato dalla vite (75%) e dall olivo da olio (22%); la vite viene coltivata soprattutto a Cupramontana (31%), ad Arcevia (19%) e a Staffolo (17%); la stessa situazione si riscontra per l olivo. Tabella 2 Composizione della SAU nei comuni della Comunità Montana Comuni Seminativo (ha) Prati permanenti e pascoli (ha) Coltivazioni legnose agrarie (ha) Totale (ha) Arcevia Cerreto d Esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Comunità Montana Provincia Ancona Fonte 5 Censimento agricoltura, ISTAT, Rielaborazione dati SIBE Srl Tabella 3 - Colture erbacee di interesse energetico presenti sul territorio della Comunità Montana (i valori sono espressi in ha di superficie coltivata). Comune Avena Frume nto duro Frume nto tenero Mais Orzo Sorgo Girasol e Segale Altri cereali Totale Arcevia Cerreto Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato SSQ Staffolo Totale Fonte 5 Censimento agricoltura, ISTAT, Rielaborazione dati SIBE Srl 154

155 Tabella 4 - Colture arboree di interesse energetico presenti sul territorio della Comunità Montana (i valori sono espressi in ha di superficie coltivata). Comune Mandorlo Melo Nettarina Nocciolo Olivo Pero Pesco Vite Totale Arcevia 0,03 1,3 0,1 2,4 103,8 1,0 1,4 263,1 373,0 Cerreto d'esi 1,0 0,6 3,6 0,8 0,6 59,2 65,7 Cupramontana 0,1 3,0 0,6 0,1 108,6 1,2 6,2 415,2 534,9 Fabriano 1,2 5,1 0,6 1,0 16,1 3,1 1,8 115,8 144,7 Genga 0,3 1,2 1,1 0,1 0,1 23,4 26,2 Mergo 2,2 4,3 0,2 0,1 19,8 26,5 Rosora 0,3 0,7 0,8 0,3 51,0 0,7 1,1 69,3 124,2 Sassoferrato 0,3 1,8 0,0 2,2 3,2 0,9 0,3 29,8 38,5 Serra San Quirico 0,3 1,8 0,0 2,2 37,9 0,7 119,4 162,4 Staffolo 0,2 2,1 0,2 65,5 1,4 1,1 237,6 308,1 Totale CM 2,6 19,1 2,1 10,1 395,1 10,1 12, , ,2 Fonte 5 Censimento agricoltura, ISTAT, Rielaborazione dati SIBE Srl Le principali tipologie di allevamento presenti all interno del territorio della Comunità Montana sono riportate nelle Tabelle 5 (anno di riferimento 2000) e 6 (anno di riferimento 2007). Il confronto tra i dati rilevati dall ultimo Censimento dell Agricoltura e quelli più recenti forniti dalla Regione Marche evidenziano un aumento consistente dell allevamento avicolo (+96%), un aumento dei bovini (+26%) ed una diminuzione del suinicolo (-42%) e dell ovi-caprino (-4%). Tabella 5 Consistenza degli allevamenti nei comuni della Comunità Montana (i valori sono espressi in numero di capi). Comune Avicoli Bovini Ovi-caprini Suini Arcevia Cerreto d Esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale CM Totale Provincia Macerata Totale Regione Marche Fonte Censimento agricoltura (ISTAT, 2000) 155

156 Tabella 6 Consistenza degli allevamenti nei comuni della Comunità Montana aggiornati al 2007 (i valori espressi in numero di capi) Comune Avicoli Bovini Ovi-caprini Suini Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale CM Totale Provincia Macerata Totale Regione Marche Fonte Regione Marche, Rielaborazione dati - SIBE Srl Ad oggi l allevamento che conta il maggior numero di capi è l avicolo (circa capi rappresentanti il 31% del totale provinciale) seguito dall ovi-caprino (60% del totale provinciale) dal suinicolo (10% ) e quindi dall allevamento bovino (28%). L allevamento avicolo è molto sviluppato nei comuni di Cupramontana (51%) e di Serra San Quirico (37%). A Cupramontana sono presenti 12 aziende con una media di circa polli ad azienda (l allevamento più consistente è costituito da capi); a Serra San Quirico il 99,7% dei capi è allevato nel 9% delle aziende. L allevamento bovino è costituito da capi distribuiti su 247 aziende. I comuni dove l allevamento bovino è più sviluppato sono Fabriano (43%) 15, Sassoferrato (21%) 16, Serra San Quirico (16%) 17 ed Arcevia (13%) 18. L allevamento ovi-caprino è costituito da capi (910 caprini e ovini) distribuiti su 273 aziende (108 caprini e 165 ovini). I comuni dove l allevamento è sviluppato sono Fabriano (42%), Arcevia (19%), Staffolo (15%) e Serra Sa Quirico (14%). L allevamento ovino più consistente è situato a Fabriano e conta capi 19. L allevamento suino non è molto sviluppato ed è costituito da maiali distribuiti su 463 aziende con una media di 24 capi ad azienda. 15 Il 9% dei capi è allevato nel 3% delle aziende con consistenze di 361, 193 e 113 vacche. 16 Su 55 aziende dotate di bovini, un unica azienda ha un numero di capi maggiore a Il 42% dei capi è allevato in un unica azienda (2,7% del totale dell aziende). 18 Su 45 aziende solo 1 ha 156 capi mentre le restanti 44 hanno tutte meno di 50 vacche. 19 Cooperativa Agricola San Romualdo. 156

157 Selvicoltura Il 37% del territorio della Comunità Montana è coperto da boschi costituiti per la maggior parte da latifoglie (85%) e solo marginalmente da conifere. (Tabella 7). Il coefficiente di boscosità 20 all interno della Comunità Montana è di 0,37 21 ed è superiore a quello regionale pari a 0,26. Tabella 7 Tipologie di bosco presente sul territorio della Comunità Montana Tipologie di bosco Superficie ha % Arbusteti 682 2,5 Cespuglieti 252 0,9 Faggete ,4 Formazioni ripariali ,9 Latifoglie miste 39 0,1 Leccete 665 2,4 Orno-Ostrieti ,7 Querceti ,0 Rimboschimenti di conifere ,9 Robinieto-ailanteto 40 0,1 Totale Fonte Univpm, 2004 Ai fini della valutazione della biomassa ritraibile dal bosco ed ipoteticamente disponibile per un utilizzo energetico, vengono considerate solamente le proprietà pubbliche e, nello specifico, le proprietà demaniali e le comunanze agrarie. Infatti, rispetto alla proprietà privata, il cui utilizzo è prettamente a discrezione del proprietario e sulla quale non è possibile pianificare interventi ai fini di una stima della disponibilità di biomassa nel breve-medio periodo, la proprietà pubblica è regolata dal Piano Particolareggiato di Assestamento 22 che dettaglia per ciascuna di esse: la superficie complessiva le tipologie di bosco presenti la superficie di ciascuna tipologia di bosco la provvigione nel breve periodo. A questo proposito è stato analizzato il Piano Particolareggiato di Assestamento che riguarda le 5 Comunanze Agrarie (CA) e le 2 foreste demaniali (Tabella 8) che ricadono nel territorio della Comunità Montana. La superficie complessiva occupata da queste tipologie di proprietà è di circa ha (28% del totale della superficie boscata) di cui ha oggetto del Piano Particolareggiato di Assestamento che 20 Rapporto tra superficie forestale e superficie boscata. 21 STIMA DELLE BIOMASSE PER USO ENERGETICO NEL TERRITORIO DELLA REGIONE MARCHE, PROGETTO C.I.P.E Studio di Filiere per la produzione di energia da biomassa in Italia, Università Politecnica delle Marche, Approvato e finanziato dalla Regione Marche ma non ancora adottato dalla Comunità Montana. 157

158 prevede opere di intervento su una superficie di ha (26% del territorio analizzato). Tabella 8 Superficie boscate di proprietà pubblica ricadenti all interno del territorio della Comunità Montana Denominazione Superficie boscata (ha) Superficie analizzata (ha) Superficie di intervento (ha) CA di Castelletta CA di Poggio San Romualdo CA di Fabriano CA di Fabriano CA di Sassoferrato Totale CA Foresta Regionale Alto Esino Foresta Regionale Albacina Totale Foreste Regionali Totale Fonte Piano Particolareggiato di Assestamento Forestale per il decennio Rielaborazione dati SIBE Srl. La superficie considerata è per l 80% condotta a ceduo, per il 14% a fustaie miste di conifere e latifoglie e per il restante 6% a fustaie di latifoglie e di conifere (Tabella 9). Il 28% del territorio ricade nella Foresta Regionale Alto Esino, il 23% nel complesso di Comunanze, Fabriano 1, il 17% nel complesso di Sassoferrato, il 16% nel complesso di Fabriano 2 ed il restante 16% nelle altre proprietà. Tabella 9 Suddivisione della superficie boscata analizzata tra le varie forme di conduzione all interno della Comunità Montana Denominazione Boschi cedui (ha) Fustaie di latifoglie (ha) Fustaie miste (ha) Fustaie di conifere (ha) Altra superficie (ha) Totale (ha) CA di Castelletta CA di Poggio San Romualdo CA di Fabriano CA di Fabriano CA di Sassoferrato Totale CA Foresta Regionale Alto Esino Foresta Regionale Albacina Totale Foreste Regionali Totale Fonte Piano Particolareggiato di Assestamento Forestale per il decennio Rielaborazione dati SIBE Srl. 158

159 Stima delle biomasse disponibili Biomasse solide La biomassa è una sostanza vegetale, di origine residuale o dedicata, da cui è possibile ottenere energia attraverso processi di tipo termochimico o biochimico; l impiego delle biomasse solide a fini energetici risulta vantaggioso quando la filiera di approvvigionamento della materia prima è locale e le biomasse sono disponibili con sufficiente continuità nell arco dell anno. Un eccessiva dispersione sul territorio ed una troppo concentrata stagionalità dei raccolti rendono più difficili ed onerosi la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio. Le principali fonti di biomassa solida utilizzabili dal punto di vista energetico possono essere di derivazione agro-forestale (residui delle coltivazioni agricole, coltivazioni agricole dedicate, legna da manutenzione e/o gestione delle foreste), agro-industriale (sansa, vinaccia, residui dell industria conserviera) e dell industria del mobile (segatura, refili di lavorazione purché non contenenti inquinanti). Sono da considerare, inoltre, anche le biomasse ottenibili da sfalcio/potatura del verde urbano e dalla gestione dei giardini privati 23. La valutazione del materiale annualmente ritraibile all interno della Comunità Montana è utile ai fini di una programmazione sostenibile dell utilizzo della biomassa e delle risorse del territorio in genere. a) Stima della biomassa ligno-cellulosica ritraibile dall attività agricola La metodologia applicata per la stima delle biomasse si basa sui dati statistici sufficientemente consolidati (5 Censimento dell Agricoltura, 2000) 24 relativi alle produzioni agricole (vedi capitolo 2) e integrati con dati bibliografici per definire il rapporto esistente tra quantità di residui per unità di prodotto (rapporti sottoprodotto/prodotto) in ogni coltura. È opportuno sottolineare che quest'ultimo parametro rappresenta il punto chiave della valutazione. Infatti, i valori dei rapporti sottoprodotto/prodotto, nella realtà, variano in relazione a molteplici fattori quali: varietà, tecnica colturale, condizioni pedo-climatiche, tecniche di raccolta, aspetti fito-patologici. Al fine di una valutazione territoriale, si è giunti ad un indice generale caratteristico di ogni coltura considerata: 0,7 per la paglia di frumento tenero e di frumento duro 1 per la paglia di orzo 0,6 per la paglia di avena 1 per gli stocchi di sorgo 1,3 per gli stocchi di mais 2 per gli stocchi di girasole. 23 In quest ultimo caso ipotizzando di creare degli accordi con i rispettivi proprietari per un piano di raccolta delle biomasse finalizzate ad impianti comunali di produzione di energia e di generazione di calore. 24 I dati relativi al 2007, forniti dal Sistema Informativo Statistico della Regione Marche (SISTAR), raggruppano tutte le colture erbacce in un unica voce (cereali per la produzione di granella) non permettendo una stima puntuale dei residui corrispondenti. Inoltre il confronto dei dati relativi al 2000 con quelli relativi al 2007 non rilevano cambiamenti significativi ai fini della valutazione della biomassa ritraibile dal mondo agricolo. 159

160 Le colture dell'olivo e della vite costituiscono due eccezioni nel calcolo della disponibilità di sottoprodotto. Di fatto, le grandi diversità riscontrabili nei sistemi di allevamento, nel tipo, nell'intensità e nella periodicità di potatura, si manifestano, infatti, in modo macroscopico, sulla quantità di residui di potatura. Per la Regione Marche si è verificata: per l olivo una produzione media di potature variabile tra 1 e 2,5 25 t di sostanza secca ad ettaro; per la vite una produzione media di sarmenti variabile tra 2,2 e 3,5 t di sostanza secca ad ettaro 26. Per ogni coltura erbacea ed arborea oggetto di analisi, la valutazione ha portato alla definizione dei seguenti output: disponibilità al netto dell'attuale utilizzo del sottoprodotto della coltura erbacea e del sottoprodotto principale della coltura arborea [DSN] disponibilità lorda, ovvero, produzione del sottoprodotto della coltura erbacea e del sottoprodotto principale della coltura arborea [DSL] Il calcolo di questi output deriva dalle relazioni riassunte nella Tabella 11. Tabella 11 - Metodologia per la valutazione della disponibilità di biomasse residuali di origine agricola: dati di output Dato di output Unità di misura Algoritmi [DS1 N] (PR * S1/P) * (1-US1/100) * (1-UTS1/100) * 10-3 kt/a s.s. [DS1 L] (PR*S1/P) * (1-US1/100) * 10 3 Fonte Area Ingegneria Agraria, UNVIPM Residui delle colture erbacee La stima dei residui provenienti dalle colture erbacee maggiormente coltivate nel territorio della Comunità Montana, al netto del loro attuale utilizzo (Tabella 12), ha determinato un ipotetica disponibilità annua di circa t di s.s.; il 56% proviene dalla raccolta del frumento duro, il 22% dal girasole, l 11% dall orzo, il 9% dal frumento tenero ed il 2% dal mais. Considerando i quantitativi di residui stimati ed il loro potere calorifico medio 27 si determina il contenuto energetico annualmente disponibile e quindi, tenendo conto di un rendimento di trasformazione complessivo dell 80% e di un funzionamento 25 Il valore della quantità di sarmenti legnosi di vite è variabile. Il dato minimo di produzione proviene dalla fonte: G. Toscano et al., Il laboratorio biomasse dell Università di Agraria di Ancona: l uso dei residui agro-forestali per la produzione di pellet ad uso energetico - Atti del Convegno Produzione di Biomassa agricola e Forestale. Risultati del progetto cofinanziato dal ministero delle politiche Agricole e Università, AIIA Il valore massimo di produzione proviene dalla fonte: Claudio Corradi, 2007 Legno di Potatura e suo utilizzo, Notiziario Fitopatologico 1 Aprile 2007, a cura del Consorzio Fitosanitario Provinciale di Reggio Emilia. 26 Il valore della quantità di residui legnosi derivanti dalla potatura dell olivo è strettamente dipendente dal sesto d impianto, dal numero di piante/ha e dall età dell impianto. Considerando la realtà marchigiana, la resa media di potatura è di circa 2 t/ha. Il range di valori sopra citati derivano dalla fonte: Maria Pin, Lo stato dell arte della filiera di prodotti e le sue potenzialità: Il Bioetanolo da Biocombustibili ligneo cellulosici. Convegno CETA, 20 Aprile Il valore viene confermato secondo la fonte bibliografica F.Cotana et al., Impianti sperimentali per il recupero energetico da potature di vite, olivo e frutteti, Università degli Studi di Perugia _ centro di ricerca sulle biomasse, CRB, MJ/t 160

161 annuo di h, la potenza teoricamente installabile sul territorio. Quest ultima, considerando un completo utilizzo dei residui teoricamente disponibili, al netto del loro attuale impiego, è di 22 MW corrispondenti a circa 3 MW elettrici e 14 MW termici. Tabella 12 Stima dei residui delle colture erbacee nella Comunità Montana e potenze energetiche esprimibili annualmente Prodotto principale/caratteristiche Unità di misura Frumento tenero Frumento duro Orzo Mais Girasole Prodotto Principale (P) Cariossidi Cariossidi Cariossidi Cariossidi Semi Sottoprodotto (S) Paglia Paglia Paglia Stocchi Stocchi Superficie (SUP) ha P t/anno S/P 0,8 0,8 1 1,3 2 Umidità S (US) % Frazione S attualmente impiegata (UTS) Disponibilità del S al netto dell'uts (DS N) % t s.s./anno Disponibilità del S lorda (DS L) t s.s./anno Contenuto energetico del DS N MJ Contenuto energetico DS N kwh Potenziale produzione Ee kwhe Potenziale produzione di Et 28 kwht Potenza termica installabile kwt Un approfondimento della valutazione dei residui elaborato a livello comunale evidenzia la loro elevata dispersione sul territorio della Comunità Montana (Tabella 13). Infatti la potenza complessiva è spalmata sul territorio e gli unici comuni in cui risulta essere al di sopra dei 5 MW (corrispondenti a 3 MWt e a 0,7 MWe) sono Arcevia e Fabriano. Considerando che l economicità della realizzazione di un impianto di cogenerazione alimentato con questa tipologia di biomassa si ha a partire da potenze elettriche minime di 5 MW, nel territorio della Comunità Montana non ci sono i presupposti per realizzare una filiera paglia-energia 28 Si considera un rendimento complessivo del sistema di trasformazione dell energia pari all 80%: 15% Energia elettrica e 65% energia termica. 161

162 Tabella 13 Stima dei residui delle colture erbacee nei comuni della comunità e potenze energetiche esprimibili annualmente Frumento tenero Frumento duro Orzo Girasole Comuni S Pt S Pt S Pt S Pt (t di s.s.) (kwt) (t di s.s.) (kwt) (t di s.s.) (kwt) (t di s.s.) (kwt) Arcevia Cerreto d Esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Comunità Montana Residui legnosi Le colture arboree presenti nella Comunità Montana sono in ordine di superficie occupata: vite, olivo, melo, pero, pesco, albicocco e marginalmente nettarina. Nella stima della biomassa legnosa si considerano solo le prime due (vite ed olivo) in quanto le altre, data la loro scarsa presenza, non apporterebbero significativi quantitativi di materia prima. Tabella 14 Stima dei residui di potatura della vite e dell olivo e potenze energetiche annualmente esprimibili nel territorio della CM Prodotto principale/caratteristiche Unità di misura Vite Olivo Prodotto Principale (P) Bacche Drupe Sottoprodotto (S) Sarmenti Frasche Superficie (SUP) ha 1.352,47 395,00 P/SUP t/ha 2,8 1,7 Umidità S (US) % 50,00 40,00 Frazione S attualmente impiegata (UTS) % 5,00 10,00 Disponibilità del S al netto dell'uts (DS N) t s.s./anno 1.798,79 362,61 Disponibilità lorda del S (DS L) t s.s./anno 1.893,46 402,90 Contenuto energetico del DS N MJ Contenuto energetico del DS N kwh Potenziale produzione Ee kwhe Potenziale produzione di Et kwht Potenza installabile kw

163 La manutenzione dei vigneti e degli oliveti presenti sul territorio della Comunità Montana genera annualmente un quantitativo di circa t e 360 t di biomassa legnosa corrispondenti ad una potenza energetica 29 di circa 1,5 MW di cui 0,2 MW elettrici e 0,97 MW termici (Tabella 14). Un approfondimento della valutazione dei residui elaborato a livello comunale evidenzia la loro elevata dispersione sul territorio della Comunità Montana (Tabella 15). Infatti la potenza complessiva è spalmata sul territorio e gli unici comuni in cui si ha una maggiore concentrazione di residui sono Cupramontana, Arcevia e Staffolo dove, recuperando tutte le potature prodotte, sia dall olivo che dalla vite, si ha una potenzialità energetica rispettivamente di 440 kw, 300 kw e 255 kw. Queste potenze non sono significative per ipotizzare la realizzazione di una filiera residui di potatura-energia ; l unica iniziativa che si può proporre è l installazione di piccole caldaie ad uso domestico e/o di piccole aziende da parte dei proprietari dei vigneti e degli oliveti. Tabella 15 Stima dei residui di potatura della vite e dell olivo e potenze energetiche annualmente esprimibili nei comuni della Comunità Montana Comune Vite Olivo Totale S (t di s.s.) Pt (kwt) S (t di s.s.) Pt (kwt) S (t di s.s.) Pt (kwt) Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale CM b) Stima della biomassa legnosa ritraibile dai boschi La valutazione della biomassa di provenienza forestale ipoteticamente disponibile per un utilizzo energetico viene elaborata considerando le proprietà pubbliche oggetto di pianificazione da parte del Piano Particolareggiato di Assestamento. Le proprietà private non vengono considerate in quanto, come precedentemente osservato, il loro utilizzo non è pianificabile essendo di esclusiva competenza del proprietario. Il legname ritraibile dai boschi delle 5 Comunanze Agrarie e delle 2 Foreste demaniali, secondo le stime elaborate nel Piano di Assestamento Particolareggiato, nel decennio considerato ( ), è di circa t di sostanza secca 30 (Tabella 16), il 76% della quale proveniente dal taglio raso dei 29 Si considera un rendimento complessivo di trasformazione pari all 80% (15% rendimento di trasformazione in energia elettrica e 65% rendimento di trasformazione di energia termica), un PCI medio della biomassa pari a15.000mj/t e un funzionamento di h/anno. 30 Nel Piano Particolareggiato di Assestamento i quantitativi di legna sono espressi in m 3. Nella determinazione del quantitativo in peso del materiale allo stato secco, si sono considerate densità di 337,50 t di s.s./m 3 per le latifoglie e di 270 t di s.s./m 3 per le conifere. 163

164 cedui con rilascio delle matricini ed il 24% dalla manutenzione (diradamento) delle fustaie. Tabella 16 Stima del legname ritraibile nel decennio di pianificazione del Piano Particolareggiato di Assestamento Denominazione Legname ritraibile nel decennio (t di materiale di s.s.) Cedui al taglio Fustaie di conifere Fustaie di conifere e latifoglie CA di Castelletta CA di Poggio San Romualdo CA complesso Fabriano Fustaie di latifoglie CA complesso Fabriano CA complesso Sassoferrato Totale CA Foresta Regionale Alto Esino Foresta Regionale Albacina Totale Foreste Regionali Totale Fonte - Piano Particolareggiato di Assestamento. Rielaborazione dati SIBE Srl La biomassa legnosa teoricamente disponibile annualmente viene determinata, per semplificazione,suddividendo il quantitativo totale sui 10 anni di pianificazione (Tabella 17). Tabella 17 Stima del legname ritraibile nel decennio di pianificazione del Piano Particolareggiato di Assestamento Denominazione Legname ritraibile annualmente (t di s.s) Cedui al taglio Fustaie di conifere Fustaie di conifere e latifoglie CA di Castelletta CA di Poggio San Romualdo CA complesso Fabriano - 1 CA complesso Fabriano - 2 CA complesso Sassoferrato Totale CA Foresta Regionale Alto Esino Foresta Regionale Albacina Totale Foreste Regionali Totale Fustaie di latifoglie Fonte - Piano Particolareggiato di Assestamento. Rielaborazione dati SIBE Srl 164

165 L utilizzazione totale del legname ritraibile annualmente dalla gestione dei boschi considerati permette di alimentare potenze energetiche massime di circa 5 MW 31, corrispondenti a 0,75 MW elettrici e 3 MW termici (Tabella 18). Le proprietà dove si ha una maggiore concentrazione di biomassa legnosa e dove si può ipotizzare la realizzazione di centrali a biomassa sono i complessi delle Comunanze Agrarie di Fabriano 1 e Sassoferrato e la Foresta Regionale Alto Esino che potrebbero installare, ciascuna in autosufficienza, una potenza termica di 1 MW, di 1,5 MW e di 1,2 MW rispettivamente. Tabella 18 Stima della potenza energetica esprimibile annualmente nel territorio della Comunità Montana (i valori sono espressi in kw) Denominazione Cedui al taglio Fustaie di conifere Fustaie di conifere e latifoglie Fustaie di latifoglie CA di Castelletta CA di Poggio San Romualdo CA complesso Fabriano - 1 CA complesso Fabriano - 2 CA complesso Sassoferrato Totale Totale CA Foresta Regionale Alto Esino Foresta Regionale Albacina Totale Foreste Regionali Totale Si considera un PCI di cippato misto di bosco pari a MJ/t, un rendimento complessivo di trasformazione dell 80% (15% rendimento elettrico e 65% rendimento termico) ed un funzionamento medio di h/anno in quanto anche se operante in cogenerazione si privilegia l attività di produzione del calore. 165

166 La Comunità Montana di concerto con i Comuni interessati e quindi dotati principalmente di biomassa utile alla produzione di energia prevedono, in prima analisi, le azioni riportate in Tabella 19. Tabella 19 Azioni di pianificazioni per le introduzione dell utilizzo di biomasse solide come fonte di energia Azioni di pianificazione Realizzazione di caldaie a biomassa per il riscaldamento degli edifici pubblici Realizzazione di impianti (anche piccoli) di cogenerazione per la produzione di energia elettrica e termica Agevolare accordi tra i gestori delle centrali e i produttori locali di biomassa Agevolare gli interventi di installazione/sostituzione/integrazione di caldaie a combustibile non rinnovabile con caldaie a biomasse solide Ente responsabile dell attuazione Comuni Comuni CM; Associazioni di categoria agricole; Cooperative forestali, Comunanze agrarie Biogas Il biogas si basa sul processo biologico di digestione anaerobica attraverso il quale, in assenza di ossigeno, la sostanza organica viene trasformata in biogas costituito sostanzialmente da metano (CH 4 ) per il 50-80% ed anidride carbonica (CO 2 ). Le percentuali variano a seconda del tipo di sostanza organica di partenza e dalle condizioni in cui avviene il processo. La materia prima che può essere avviata al processo di digestione anaerobica, e che potrebbe essere reperibile nei territori oggetto dello studio, consiste in residui della zootecnia (liquame e letame), colture dedicate (mais, sorgo zuccherino, ed erba), scarti organici agroindustriali (siero, scarti vegetali, lieviti), scarti organici di macellazione (grassi, contenuto stomacale, sangue, fanghi). Il biogas viene quindi impiegato in gruppi elettrogeni (motore + alternatore) per la produzione di energia elettrica e termica (vapore industriale o calore). In questa prima valutazione, per la stima della potenziale produzione di biogas, viene considerata la materia prima proveniente dalla zootecnia (deiezioni) a partire dalla consistenza delle varie tipologie di allevamenti presenti nel territorio della Comunità Montana. Il calcolo delle deiezioni è riferito, complessivamente, alle quantità di letame e liquame prodotte per ciascuna tipologia di allevamento, considerando che, comunque, le rispettive quantità sono molto variabili perché dipendondo specificatamente da fattori quali: età e peso del capo animale tecnica di allevamento/stabulazione adottata. Al fine di rendere omogeneo il dato riguardante le deiezioni animali sono stati considerati i dati delle deiezioni riportati nel Decreto Legislativo del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, del 7 aprile 2006 recante disposizioni in materia 166

167 agronomica degli effluenti di allevamento considerando le diverse tecniche di stabulazione (Tabella 20). Tabella 20 Deiezioni medie/capo prodotte annualmente dalle tipologie di allevamenti considerati Tipologia di allevamento Deiezioni prodotte (t/capo/anno) Bovini (pv medio 0,5 t) 9,8 Suini (pv medio 0,1 t) 3,19 Avicoli cunicoli (pv medio 0,0025 t) 0,025 Ovini - caprini (pv medio 0,05 t) 0,6 pv= peso vivo Fonte Rielaborazione SIBE sulla base degli indici indicati nel Dlgs del 07/04/2006) Il quantitativo di biogas derivante dalle deiezioni animali è molto variabile essendo in relazione con il tipo di alimentazione, il peso dell animale e con la percentuale di solidi totali e volatili della deiezione. Quindi per ottenere una stima il più realistica possibile sarebbe opportuno analizzare per ciascuna tipologia: il tipo di allevamento, l alimentazione, le tecniche di stabulazione, il numero di capi suddivisi per età, per peso, e al quantità analitica delle deiezioni prodotte suddivise tra liquame e letame. L obiettivo di questa prima fase di valutazione è la verifica della disponibilità e della localizzazione delle deiezioni da utilizzare per la realizzazione della filiera biogasenergia. La stima del quantitativo di deiezioni prodotte annualmente all interno del territorio della Comunità Montana si basa sui valori medi riportati in lettura. Qualora il quantitativo di deiezioni stimate risulti tale da giustificare la realizzazione della filiera biogas-energia, si andrà ad analizzare il caso specifico con l obiettivo di dimensionare la filiera sulla base di dati rilevati a livello aziendale. Sulla base dei valori riportati dal CTI 32, la quantità di biogas prodotto da un bovino adulto di 500 kg di peso vivo (pv) è variabile nell intervallo compreso tra 30 e 70 m 3 /anno per ogni tonnellata di deiezione prodotta. Sulla base dei dati riportati dal CRPA 33, si rileva che un suino all ingrasso del peso di 100 kg produce annualmente una quantità media di liquame di circa 3-4 t da cui ne deriva una quantità di biogas pari a m 3 per capo (Tabella 21). Quindi si determina un indice di conversione della quantità media di biogas per t t.q. di deiezioni pari a 13,2. 32 Comitato Termotecnico Italiano Relazione tecnica per la produzione di biogas nell ambito del Progetto Interreg IIIA biogas CH-I Centro Ricerche Produzioni Animali SpA Produrre biogas, investimenti e attrezzature aziendali S.Piccinini et. Altri, 2006; Buone prospettive per il biogas dai reflui zootecnici S. Piccinini et altri,

168 Tabella 21 Indici di conversione energetica delle deiezioni in biogas Tipologia di allevame nto Deiezioni in volume (m 3 /capo*an no) Biogas (m 3 /t t.q. deiezione*a nno) Biogas (m 3 /m 3 deiezione*a nno) Bovini 14, ,67 499,8 Suini 4,74 13,2 8,88 42,10 Avicunicoli 0,14 13,2 2,3 0,33 Ovicaprini 0, ,8 30,6 Fonte Rielaborazione SIBE da dati CRPA, CTI e Dlgs 07/04/2006) Biogas (m 3 /capo*an no) Per quanto riguarda il numero di capi da considerare per ciascuna tipologia di allevamento si fa riferimento ai dati comunali forniti dalla regione Marche e relativi alle rilevazioni del L analisi della stima delle deiezioni prodotte annualmente (Tabella 22) evidenzia quantitativi significativi provenienti da allevamenti ovini, bovini e secondariamente suini. Tabella 22 Stima del quantitativo totale di deiezioni producibili nel territorio della Comunità Montana (i valori sono espressi in Nm 3./anno) Comuni Avicoli Bovini Ovi-caprini Suini Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale CM Totale Provincia Marche Facendo riferimento al totale delle deiezioni stimate e applicando la metodologia sopra descritta si ipotizzano le produzioni annue di biogas riportate nella Tabella

169 Tabella 23 Stima del quantitativo totale di biogas producibile nel territorio della CM (Nm 3 /anno) Comuni Avicoli Bovini Ovi-caprini Suini Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale CM Totale Provincia Marche Nelle ipotesi di realizzazione della filiera agro-energetica, in prima analisi, vengono prese in considerazione le deiezioni provenienti da allevamenti bovini e suini (eventuali disponibilità di deiezioni di altre tipologie di allevamento potrebbero essere di integrazione) anche in luce del fatto che la pollina (deiezione avicola) viene, in genere considerata con minore attenzione a causa del suo contenuto di ammoniaca che inibisce la digestione anaerobica ed a causa delle emissioni ammoniacali durante la successiva fase di stoccaggio del digestato. Bovini Nel territorio della Comunità Montana sono presenti 247 aziende che posseggono complessivamente capi (Tabella 24). Il 6% delle aziende ha un numero di capi che supera le 50 unità mentre il restante 94% ha un numero di capi inferiori a 50. Il 64% delle aziende agricole (9 aziende) con un numero di capi superiore a 50 sono localizzate nel comune di Fabriano e complessivamente contano capi bovini. Oltre a Fabriano sono presenti importanti allevamenti, in termini di consistenza numerica, a Sassoferrato (55 aziende con il 21% di capi bovini rispetto al totale della Comunità Montana), a Serra San Quirico (36 aziende con il 15% di capi bovini rispetto al totale della Comunità Montana) ed ad Arcevia (45 aziende con il 13% di capi bovini rispetto al totale della Comunità Montana). Tabella 24 Numero di aziende e consistenza degli allevamenti bovini nella CM Comune Aziende (n) Capi (n) Arcevia Cerreto d Esi 7 17 Cupramontana Fabriano Genga 5 70 Mergo 3 6 Rosora 1 4 Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale

170 Fonte Elaborazione SIBE da dati regionali 2007 L allevamento più grande, di 361 capi bovini, è ubicato a Fabriano, segue uno di 262 capi a Serra San Quirico e quindi uno di 193 capi a Fabriano. Per quanto riguarda i sottoprodotti dell allevamento bovino, naturalmente la loro disponibilità sul territorio rispecchia la distribuzione dei capi all interno della Comunità Montana. Quindi il 43% delle deiezioni bovine vengono prodotte nel comune di Fabriano; a seguire il comune di Sassoferrato (21%) e di Serra San Quirico (16%). A queste percentuali di deiezioni corrispondo delle percentuali di produzione di biogas corrispondenti, considerando solo questi 3 comuni, ad una potenza elettrica totale di circa 400 kw (54% a Fabriano, 26% a Sassoferrato e 20% a Serra San Quirico). Quindi, dovendo ipotizzare la realizzazione di un impianto a biogas alimentato esclusivamente a deiezioni bovine, questo dovrebbe essere ubicato nel comune di Fabriano, nei pressi dell allevamento più consistente 34 che da solo non sarebbe comunque in grado di alimentare una potenza elettrica significativa e dovrebbe ricorrere agli altri allevamenti presenti sul territorio comunale 35. Tabella 25 Potenza elettrica generata da biogas di origine bovina ipoteticamente installabile Comune Potenza elettrica esprimibile (kw) Arcevia 72 Cerreto d'esi 2 Cupramontana 15 Fabriano 242 Mergo 1 Rosora 1 Sassoferrato 115 Serra San Quirico 87 Staffolo 13 Totale CM 558 Totale Provincia Marche Fonte Elaborazione SIBE da dati regionali 2007 Suini Nel territorio della Comunità Montana sono presenti suini distribuiti su 463 aziende (Tabella 26). Il 99% delle aziende ha un numero di capi inferiore a 50 e solo 6 hanno allevamenti più consistenti (> di 50 capi): 2 ad Arcevia ( capi), 2 a Fabriano (62+68 capi), 1 a Sassoferrato (73 capi) ed 1 a Serra San Quirico (72 capi). Quindi il 24% di capi suini sono allevati sul 6% delle aziende zootecniche. Il 31% delle aziende (con il 35% del totale dei capi suini) sono ubicate nel comune di Fabriano, il 23% a Sassoferrato (22% dei suini), il 17% ad Arcevia (17% dei suini) ed il 16% a Serra San Quirico (16% dei suini). L allevamento più grande ha un numero di suini pari a 123 e si trova nel comune di Arcevia. 34 San Romualdo Cooperativa Agricola Località Valdicastro

171 Tabella 26 Numero di aziende e consistenza degli allevamenti suini nella Comunità Montana Comune Aziende (n) Capi (n) Arcevia Cerreto d Esi Cupramontana 1 14 Fabriano Genga Mergo - - Rosora - - Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale Fonte Elaborazione SIBE da dati regionali 2007 Il quantitativo di deiezioni provenienti dagli allevamenti suinicoli della Comunità Montana considerato nella sua globalità potrebbe alimentare una potenza elettrica pari a 5 kw (di cui 2 kw nel comune di Fabriano).e quindi decisamente trascurabile e non economicamente conveniente Nell eventualità di realizzazione di un impianto alimentato a biogas nel comune di Fabriano, basato essenzialmente su deiezioni bovine, il sottoprodotto dell allevamento suino potrebbe andare ad integrazione del materiale principale. La Comunità Montana di concerto con i Comuni interessati, nel caso specifico Fabriano, l unico che ha dei quantitativi minimi giustificabili la realizzazione della filiera biogas-energia da deiezioni zootecniche, prevede in prima analisi le azioni riportate in Tabella

172 Tabella 27 Azioni di pianificazioni per le introduzione dell utilizzo di biogas Azioni di pianificazione Agevolare forme associative per la produzione e/o il recupero della materia prima e per la gestione degli impianti stessi (digestore + gruppo elettrogeno). Potenziare e razionalizzare i digestori anaerobici dei fanghi derivanti dalla depurazione di acque reflue civili favorendo anche la co-digestione con liquami zootecnici e scarti dell industria agro-alimentare. Note L unico comune in cui ci sono quantitativi giustificabili un ipotesi di realizzazione di impianto a biogas è Fabriano che comunque dovrebbe costituire un consorzio di raccolta delle deiezioni provenienti da tutti gli allevamenti della zona per poter raggiungere quantitativi significativi; allo stesso consorzio spetterebbe la gestione dell impianto e la ridistribuzione del digestato presso i soci. Verificare l esistenza di impianti di produzione di biogas da reflui urbani Ente responsabile dell attuazione Comunità montana, associazioni di categoria, provincia Biomassa liquida La biomassa liquida è rappresentata dagli oli vegetali, dal biodiesel e dal bioetanolo. Gli oli vegetali sono il prodotto principale delle colture oleaginose e si ottengono dai semi per mezzo di estrazioni meccaniche e/o con solventi. Il biodiesel si ottiene sottoponendo l olio estratto da semi di colture oleaginose ad una reazione chimica di trans-esterificazione da cui si ricava come sottoprodotto (coprodotto) la glicerina. Il bioetanolo è un etanolo prodotto mediante un processo di fermentazione delle biomasse, ovvero di prodotti agricoli ricchi di zucchero (glucidi) quali i cereali, le colture zuccherine, gli amidacei. Gli oli vegetali possono essere impiegati in motori endotermici per la produzione di energia elettrica (ed eventuale recupero di calore), in caldaie per la produzione di energia termica, e in autotrazione a seguito di opportuni adeguamenti della tecnologia ad esempio utilizzando dei kit di trasformazione. Data la relativa semplicità della tecnologia di produzione e di utilizzo dell olio vegetale si può ipotizzare la realizzazione dell intera filiera olio-energia all interno della Comunità Montana. Il biodiesel viene principalmente utilizzato in autotrazione miscelato con il gasolio e secondariamente in caldaie per la produzione di energia termica. La produzione del biodiesel necessità, per ottenere un prodotto che rientri nelle caratteristiche richieste dalle normative e che ne permettono quindi il suo utilizzo, Il bioetanolo viene utilizzato in autotrazione in miscela con la benzina. A livello nazionale non è un biocarburante attualmente utilizzato ed anche la sua produzione 172

173 non è stata ancora avviata data la complessità impiantistica e gli elevati costi necessari alla sua sintesi. Allo stato attuale quindi parlando di biocombustibili liquidi si intende il biodiesel nel caso dell autotrazione e l olio vegetale tal quale nel caso della generazione di energia. Quindi, la diffusione della biomassa liquida a livello territoriale può avvenire: promuovendo l utilizzo del biodiesel nell autotrazione realizzando impianti di produzione di energia elettrica alimentati ad olio vegetale prodotto in sito e proveniente da semi raccolti localmente. Il biodiesel, e più precisamente miscele di gasolio-biodiesel, potrebbe essere utilizzate soprattutto da mezzi pubblici (pulmini scolastici, trasporti pubblici locali, mezzi di proprietà comunale) facendo si che l ente competente (ad esempio il comune) diventi promotore di iniziative di sviluppo sostenibile che siano d esempio alla popolazione. La realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica si basa sullo sviluppo, a livello locale, di una filiera olio-energia composta principalmente da 3 fasi: 1) fase agricola per la produzione del seme, 2) fase di trasformazione del seme in olio, 3) fase di utilizzo dell olio per la produzione di energia elettrica. L olio ottenuto nella fase 2), qualora ci fosse la presenza di un impianto di produzione di biodiesel nella provincia o nella regione di appartenenza dei comuni, potrebbe essere destinato alla produzione di biodiesel. Per fornire una stima dell olio disponibile nella comunità montana e quindi del corrispondente potenziale energetico esprimibile e/o dell ipotetico quantitativo di biodiesel cedibile all industria di produzione del biocarburante, sono stati considerati gli ettari attualmente investiti ad oleaginose e viste le peculiarità della zona, quelli investiti a girasole (Tabella 28). Quindi, considerando le rese medie della coltura di girasole (circa 2 t/ha/anno), il rendimento in olio della fase di trasformazione (35%) il valore energetico dell olio (PC dell olio pari a MJ/t) è stato possibile individuare una potenza elettrica massima esprimibile di circa 1 MW/anno 36 per la maggior parte esprimibile ad Arcevia (29%) ed a Fabriano (29%). A questo punto occorre precisare che il seme prodotto annualmente ha già un utilizzo che è quello di essere inviato agli oleifici industriali per la produzione di olio alimentare da immettere sul mercato. Quindi non si può pensare di destinare il 100% del girasole prodotto ad usi energetici ma al massimo un 50% che corrisponde ad una potenza media di circa 0,5 MW elettrici. Gli unici comuni dove si potrebbe ipotizzare la realizzazione della filiera olio-energia sono Arcevia e Fabriano dove, organizzando un centro di raccolta e spremitura del seme, si potrebbe ottenere olio per alimentare potenze elettriche pari a 200 kw. 36 Si considera un tempo di funzionamento di h/anno ed un rendimento del Gruppo elettrogeno del 35%. 173

174 Tabella 28 Stima dell energia elettrica producibile con la filiera olio-energia Comune Superficie Semi Olio Potenza elettrica Valore energetico dell'olio massima esprimibile ha/anno t/anno t/anno MJ/anno kwh/anno kw Arcevia Cerreto d'esi Cupramontana Fabriano Genga Mergo Rosora Sassoferrato Serra San Quirico Staffolo Totale CM La Comunità Montana di concerto con i Comuni e con gli enti pubblici e privati interessati prevedono in prima analisi le azioni riportate in Tabella 29. Tabella 29 Azioni di pianificazioni per le introduzione dell utilizzo di biocombustibili Azioni di pianificazione Promuovere un analisi atta a valutare la quantità di terreno agricolo coltivabile ad oleaginose Incentivare la realizzazione di impianti di spremitura meccanica a freddo dei semi oleosi per la produzione di olio da utilizzare tal quale o da inviare alla produzione di biodiesel Introdurre il biodiesel nel parco macchine di proprietà comunale Promuovere la diffusione del biodiesel nel trasporto pubblico locale Note In questo caso bisognerebbe considerare i terreni dismessi da barbabietola, i terreni a set a side Ente responsabile dell attuazione CM di concerto con le associazioni di categoria agricole della provincia di MC (CIA, Coldiretti, Confagricoltura, Coopagri) tramite recepimento delle misure incentivate dal PSR CM di concerto con le associazione di categoria provinciali tramite recepimento delle misure incentivate dal PSR Comuni Comuni 174

175 Considerazioni conclusive La potenza energetica complessivamente installabile sul territorio della Comunità Montana, considerando i prodotti provenienti dal settore agroforestale (tabella 30) nel loro insieme, è di 33 MW (tabella 31) corrispondenti a circa 6 MW elettrici e 20 MW termici. Tabella 30 Disponibilità di biomasse nel territorio della Comunità Montana Unità di misura Sottoprodotto Tipologia di biomassa potenzialmente disponibile Residui colture erbacee t di s.s./anno Residui colture arboree t di s.s./anno Silvicoltura t di s.s./anno Residui zootecnici 37 Nm 3 /anno Olio vegetale da girasole t/anno Tabella 31 Potenzialità energetica da biomassa nel territorio della Comunità Montana Tipologia di biomassa Potenza energetica installabile (MW/anno) Potenza elettrica generabile (MW/anno) Residui colture erbacee Residui colture arboree 1,5 0,2 1 Silvicoltura 5 0,8 3 Residui zootecnici 26 1,7 0,6 0,7 Olio vegetale da 1 1,1 2,9 girasole Totale 33 5,6 19,8 Potenza termica generabile (MW/anno) Il 67% della potenza installabile corrisponde all ipotesi di utilizzo dei residui delle colture erbacce, il 15% dei prodotti forestali, il 9% dell olio di girasole, il 5% del biogas ed il 3% dei residui di potatura. La quantità di residui delle coltivazioni erbacee, nonostante sia complessivamente significativa, non è allo stato pratico, utilizzabile a scopo energetico per due motivi fondamentali: la causa principale è legata all elevata frammentazione della superficie a seminativo all interno del territorio della Comunità Montana e quindi alla dispersione della biomassa che si trova dislocata in più aree produttive (corrispondenti ai comuni) ciascuna delle quali, considerata singolarmente, non è in grado di garantire un funzionamento economicamente vantaggioso di un impianto di cogenerazione l altro motivo consiste nella difficoltà di concentrare i residui colturali in pochi poli produttivi sia in termini logistici (necessità di grandi spazi) che in termini economici (bassa densità energetica del materiale). 37 Deiezioni bovine 175

176 Per quanto riguarda i residui delle colture arboree e del settore zootecnico dato che le basse potenze indicate in tabella 31 sono esprimibili solo utilizzando tutto il materiale presente sul territorio non ci sono i presupposti per ipotizzare la realizzazione né della filiera biogas-energia né della filiera utilizzatrice di residui di potature delle colture arboree. Anche nel caso della generazione di energia da olio vegetale, la stima della disponibilità territoriale di materia prima (semi di girasole) non lascia spazio allo sviluppo della filiera olio-energia se non per piccole realizzazioni aziendali inferiori ai 200 kw elettrici. La filiera legno-energia basata sull utilizzo di biomassa proveniente dai boschi di proprietà delle Comunanze Agrarie e del demanio regionale sembra essere, ad oggi, la filiera di più semplice e di immediata realizzazione in quanto la disponibilità di materia prima è supportata dalla presenza di organizzazioni (Comunanze Agrarie) che singolarmente o in associazione possono intraprendere l iniziativa. 176

177 CONSIDERAZIONI FINALI L analisi della domanda e dell offerta di energia sul territorio viene sintetizzata attraverso il calcolo dei principali indicatori energetici, da confrontare con gli analoghi parametri validi su base regionale e nazionale riportati nel Rapporto Energia Ambiente 2005 pubblicato dall ENEA. Gli indicatori energetici sono rapporti tra grandezze energetiche e variabili economiche, strutturali e demografiche, calcolate in base ai dati disponibili per ogni settore di attività economica. Si ricorda che nel calcolo dei consumi procapite il numero degli addetti, sia nel settore industriale che terziario fa riferimento al dato del censimento Consumo procapite di energia elettrica Consumo procapite di energia elettrica per uso domestico Consumo di energia elettrica del terziario per addetto Comunità Montana Esino-Frasassi 5,73 MWh/abitante 0,98 MWh/abitante 6,25 MWh/addetto Marche 4,92 MWh/abitante 1,04 MWh/abitante / Italia 5,24 MWh/abitante 1,15 MWh/abitante 5,51 MWh/addetto Consumo di energia elettrica 15,10 21,76 / dell'industria per addetto MWh/addetto MWh/addetto Indicatori energetici della Comunità Montana di Esino Frasassi Consumo MWhe/abitante suddiviso per Comune Arcevia Cerreto d'esi Cupra montana Fabriano Genga Mergo Rosora Sasso ferrato Serra san Quirico Staffolo 4,41 6,61 2,13 6,05 17,95 14,80 2,30 4,95 5,41 1,85 Consumo MWhe/abitante settore domestico suddiviso per Comune Arcevia Cerreto d'esi Cupra montana Fabriano Genga Mergo Rosora Sasso ferrato Serra san Quirico Staffolo 1,07 0,90 0,98 0,97 1,09 0,92 1,03 1,01 0,97 0,89 Consumo MWhe/addetto settore industriale suddiviso per Comune Arcevia Cerreto d'esi Cupra montana Fabriano Genga Mergo Rosora Sasso ferrato Serra san Quirico Staffolo ,22 14,03 5,21 12,31 68,58 42,23 5,74 16,09 16,51 6,81 Consumo MWhe/addetto settore terziario suddiviso per Comune Arcevia Cerreto d'esi Cupra montana Fabriano Genga Mergo Rosora Sasso ferrato Serra san Quirico Staffolo ,41 7,45 3,72 7,00 9,36 7,96 3,38 5,40 6,98 2,33 177

178 LEGISLAZIONE VIGENTE DI RECENTE EMANAZIONE Il presente capitolo funge da collegamento fra la fase conoscitiva e quella operativa in quanto vi si riportano i provvedimenti legislativi e normativi, sia di origine europea che nazionale che regionale, di recente emanazione. E verosimile pensare che tali provvedimenti avranno importanti ricadute anche sulle politiche energetiche degli Enti Locali in quanto tendono tutte a rafforzare ed incentivare la penetrazione nel territorio dell efficienza energetica e delle energie rinnovabili, obiettivi ultimi dichiarati del presente esercizio di pianificazione. La strategia dell Unione Europea Il 23 gennaio 2008 la Commissione Europea, per bocca del Presidente Josè Manuel Barroso, ha svelato la sua strategia nei riguardi del Cambiamento Climatico e delle problematiche energetiche, subito nominata la strategia del Il documento, presentato dalla Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni, si intitola Due volte 20 per il 2020 L opportunità del Cambiamento Climatico per l Europa (COM(2008) 30 definitivo) 39 e propone i seguenti obiettivi: realizzare entro il 2020 una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 20%, che aumenterà al 30% a condizione che altri paesi sviluppati si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni e che i paesi in via di sviluppo economicamente più avanzati si impegnino a contribuire adeguatamente sulla base delle loro responsabilità e capacità rispettive; raggiungere entro il 2020 una quota di energie rinnovabili pari al 20% del consumo dell'ue. Si sottolinea inoltre che elemento essenziale del quadro è anche un aumento del 20% dell efficienza energetica, e poi il raggiungimento di una quota di biocarburanti sostenibili pari al 10% dei carburanti per autotrazione. Secondo la Commissione realizzare il piano «sarà un vero impegno ma anche un buon affare» visto che costerà solo lo 0,5% del Prodotto interno lordo del Vecchio continente, ovvero 60 miliardi o tre euro alla settimana per cittadino, mentre lasciare strada al surriscaldamento potrebbe bruciare fino al 20% della ricchezza. A partire dal 2013 le industrie che inquinano di più, come i produttori di elettricità, pagheranno tutte le emissioni di CO2, mentre oggi dispongono di una serie di quote assegnate gratuitamente e pagano solo quelle in eccesso

179 Contestualmente alle dichiarazioni di principio la Commissione ha presentato proposte di 3 nuove Direttive finalizzate alla realizzazione degli obiettivi prefissati: 1. Proposta di Decisione del Parlamento Europeo e del Consiglio concernente gli sforzi degli Stati membri per ridurre le emissioni dei gas ad effetto serra al fine di adempiere agli impegni della Comunità in materia di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 (COM(2008) 17 definitivo) 40 ; 2. Proposta di Direttiva europea di revisione della Direttiva 2003/87/CE al fine di perfezionare ed estendere il sistema comunitario di scambio delle quote di emissione dei gas a effetto serra (COM(2008) 16 definitivo) 41 ; 3. Proposta di Direttiva europea sulla promozione dell utilizzo di energia da fonti rinnovabili (COM(2008) 19 definitivo) 42. In base a queste proposte l' Italia dovrà tagliare del 20% le emissioni di gas serra industriali, del 13% quelle dei settori esterni a Kyoto (si va dai riscaldamenti domestici ad agricoltura e trasporti, settori in cui l' obiettivo medio europeo è del 10%) e portare al 17% l' impatto delle fonti rinnovabili sul mix energetico nazionale (partendo da un valore del 5,2% al 2007). Le tre Direttive proposte sono, al momento in cui viene redatto questo documento, nel corso del loro iter, che prevede l approvazione da parte del Parlamento Europeo e successivamente il recepimento da parte dei Governi nazionali. Il quadro generale da esse dipinto costituisce comunque la cornice entro la quale ogni tipo di pianificazione energetica va iscritta ed è per questo che verranno tenute a riferimento anche del presente Piano. I provvedimenti in ambito nazionale Legge Finanziaria per il 2008 Le misure adottate nella Legge Finanziaria 2008, e nel Decreto-legge ad essa collegato, nell ambito delle fonti energetiche rinnovabili e dell efficienza energetica sono assai numerose, ed è difficile fare una sintesi breve ed esaustiva. Pertanto qui verranno elencate le misure più significative contenute nei due provvedimenti legislativi. La Legge Finanziaria 2008, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato, legge 24 Dicembre 2007, n , pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 28 dicembre 2007, delinea un quadro di impulso alle fonti rinnovabili e all efficienza energetica, nell ottica dello sforzo per la riduzione delle emissioni clima-alteranti, così come per l aumento della sicurezza energetica, la riduzione dei costi di approvvigionamento e lo sviluppo dei settori nazionali dell innovazione e delle energie rinnovabili. INCENTIVI FISCALI PER L EFFICIENZA ENERGETICA Sono prorogati gli incentivi fiscali, per mezzo della detrazione del 55% dall imposta lorda, già previste dalla Legge 27 dicembre 2006, n. 296 ( Legge Finanziaria 2007 )

180 commi 344, 345, 346, 347, 353, 358 e 359, per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2010, afferenti a interventi di efficienza energetica (art. 1, comma 20). la riqualificazione globale di edifici, la coibentazione di strutture orizzontali e verticali, la sostituzione di finestre comprensive di infissi, l'installazione di pannelli solari, le sostituzioni di impianti di riscaldamento con altri dotati di caldaie condensazione, la sostituzione di frigo e congelatori, l'installazione di motori e inverter ad alta efficienza; Le spese potranno inoltre riguardare anche le pompe di calore e le pompe geotermiche a bassa entalpia, escluse dalla precedente normativa, e le stesse detrazioni potranno essere ripartite da tre fino a dieci anni, consentendo così un più conveniente accesso da parte dei lavoratori dipendenti e di tutti coloro che non possono fruire di ingenti crediti d imposta. Le suddette norme si trovano all art. 1, dal comma 20 al comma 24, e al comma 286: EFFICIENZA ENERGETICA E FONTI RINNOVABILI PER GLI EDIFICI: agevolazioni ICI Il comma 6 dell art. 1 dispone la possibilità, per i Comuni, di ridurre l ICI sotto il 4 per mille, in caso di installazione, a servizio di specifiche unità immobiliari, di sistemi solari termici ovvero di altri sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili. EFFICIENZA ENERGETICA E FONTI RINNOVABILI PER GLI EDIFICI: obblighi e vincoli In attesa che i Comuni e gli Enti locali recepiscano nei propri strumenti urbanistici le disposizioni di legge in merito alla efficienza energetica obbligatoria dei nuovi edifici la Finanziaria 2008 ricorda quali sono questi vincoli e in alcuni casi li estende. EFFICIENZA ENERGETICA: ulteriori obblighi Il comma 162 dell art. 2 contiene il divieto alla commercializzazione, dal 1 gennaio 2010, di elettrodomestici e motori elettrici poco efficienti. Il comma 163 dell art. 2 stabilisce il divieto alla importazione, distribuzione e vendita, dal 1 gennaio 2011, di lampadine a incandescenza, nonché di elettrodomestici che possano rimanere in stand-by e quindi connessi alla rete elettrica. QUOTA MINIMA DI BIOCARBURANTI Nel settore dei biocarburanti per trasporto, ai fini del raggiungimento degli obiettivi indicativi nazionali, e ormai anche degli obiettivi Europei (10% al 2020), il comma 139 dell art. 2 della Finanziaria 2008 eleva al 3% la percentuale di biocarburanti da immettere al consumo, sulla base della immissione di benzina e gasolio nell anno precedente, rispetto al 2% che la legge 27 dicembre 2006, n. 296 ( Finanziaria 2007 ) fissava per il

181 CIP 6, INCENTIVI ALLE FONTI ASSIMILATE Viene ristabilita la lettera originaria della norma che già nella Finanziaria 2007 intendeva escludere i finanziamenti e le incentivazioni pubbliche alle fonti non rinnovabili. INCENTIVAZIONE AL TELERISCALDAMENTO RINNOVABILE Per favorire l adozione del teleriscaldamento alimentato da biomasse, la legge 23 dicembre 1998, n. 448, all art. 8, comma 10, lettera f), stabiliva un agevolazione fiscale con credito d imposta per la gestione di reti di teleriscaldamento alimentate da biomassa, da traslare sul prezzo i cessione all utente finale. Il comma 138 dell art. 2 della Finanziaria 2008 precisa che tale credito può essere utilizzato in compensazione anche se il soggetto utente finale coincide con il soggetto gestore, inoltre estende il beneficio alle reti di teleriscaldamento alimentate dalla fonte geotermica. INCENTIVAZIONE DELL ENERGIA ELETTRICA DA FONTI RINNOVABILI Fatta esclusione per la fonte solare fotovoltaica, per la quale il regime di incentivazione rimane regolato dal D.M. 19 febbraio 2007, per tutte le altre fonti rinnovabili la riforma prevede una maggiore sicurezza di conseguire tempestivamente le incentivazioni e, in particolare per i piccoli produttori, la garanzia dell entità delle incentivazioni stesse attraverso il meccanismo del conto energia. Le tariffe sono in generale incrementate, sia attraverso una rivalutazione dei Certificati Verdi, variabile secondo la specifica fonte rinnovabile, sia attraverso il prolungamento a 15 anni del periodo di attribuzione dei Certificati Verdi, così come dalla fissazione agli stessi 15 anni del periodo di attribuzione delle tariffe incentivanti per gli impianti ammessi a godere del conto energia. SEMPLIFICAZIONE DELLE AUTORIZZAZIONI PER LE RINNOVABILI Il comma 158 dell art. 2 stabilisce, alle lettere a) e b), che l autorizzazione unica, che ai sensi dell art. 12, comma 3 del Dlgs 29 dicembre 2003, n. 387, è necessario conseguire, salvo i casi di esclusione, ai fini della costruzione e l esercizio di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, può essere rilasciata lettera a) dalla Regione o dalle Province delegate, inoltre che la stessa autorizzazione unica lettera b) costituisce, ove occorre, variante allo strumento urbanistico, precisando quindi una questione annosa e purtroppo ancora aperta, soprattutto nei rapporto con gli enti locali. CONNESSIONE ALLA RETE DELLE FONTI RINNOVABILI I commi rilevanti procedono prevalentemente attraverso modifiche al Decreto legislativo 29 dicembre 2003, n RESPONSABILIZZAZIONE DELLE REGIONI E DEGLI ENTI LOCALI La Legge Finanziaria 2008 stabilisce i criteri e il percorso secondo i quali sarà possibile stabilire e rispettare obiettivi vincolanti sulla produzione di energia da fonti rinnovabili, a carico delle regioni e degli enti locali, oltre che ovviamente dello Stato. ENTI LOCALI PER LO SVILUPPO DEL FOTOVOLTAICO Il comma 173 dell art. 2 stabilisce che, qualora il soggetto responsabile di un impianto fotovoltaico sia un ente locale (ai sensi del Decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, si intendono per enti locali i comuni, le province, le città 181

182 metropolitane, le comunità montane, le comunità isolane e le unioni di comuni), si applicano sempre le tariffe incentivanti più alte, stabilite dal D.M. 19 febbraio 2007 (tra 1 kw e 3 kw: 0,49 euro/kwh, tra 3 kw e 20 kw: 0,46 euro/kwh, oltre 20 kw: 0,44 euro/kwh), anche se, per esempio, tali impianti fossero collocati sul terreno. Legge 222/2007, (Collegato alla Finanziaria) Il decreto-legge 1 ottobre 2007, n. 159, convertito nella Legge 29 Novembre 2007, n , offre innovazioni sul percorso della penetrazione e la diffusione delle energie rinnovabili, oltre che il miglioramento dell efficienza energetica; BIOMASSE: le filiere corte Ai fini della prevenzione della crescente catastrofe ambientale legata alla distruzione degli ambienti autoctoni della foresta pluviale e in generale degli ecosistemi tropicali, finalizzata a lasciare spazio alle coltivazioni dedicate ai prodotti energetici, in particolare olio vegetale e legname, da una parte, e a rinforzare la sinergia tra produzione nazionale di energia da biomasse e filiere nazionali di coltivazione e raccolta, dall altra, è stato determinato un notevolissimo incremento della remunerazione dell energia elettrica prodotta a partire da biomasse di origine agricola e forestale, provenienti da filiera corta cioè ottenuti entro un raggio di 70 chilometri dall'impianto che li utilizza per produrre energia elettrica. OPERE PUBBLICHE Il bilancio ambientale ed energetico entra formalmente in gioco anche per le opere pubbliche: d ora in avanti, non si potrà più considerare soltanto la pubblica utilità, e non basterà la consueta valutazione d impatto ambientale (quando necessaria), ma anche, sempre, il rispetto degli obiettivi di protezione del clima e dell ambiente, secondo criteri definiti dal Ministero dell Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. La norma, introdotta durante l iter parlamentare di conversione in legge del DL 1 ottobre 2007, n. 159, ne sostituisce il comma 2 dell art. 26. ALTRE DISPOSIZIONI La legge porta inoltre disposizioni riguardanti: Misure per il miglioramento dell'efficienza energetica e per la riduzione delle emissioni ambientali di autovetture da noleggio e autoambulanze (art. 39- ter) Procedure di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di terminali di rigassificazione di gas naturale liquefatto (art. 46) Disposizioni in materia di concorrenza e qualita' dei servizi essenziali nel settore della distribuzione del gas (art. 46-bis) Disposizioni per favorire la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (art. 46-quinquies)

183 Decreto Legislativo 115/2008 Il Decreto Legislativo 30 maggio 2008, n Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE rappresenta un chiaro riferimento normativo per le numerose semplificazioni burocratiche apportate, per l individuazione di ruoli, competenze e responsabilità in campo energetico e ambientale. Stabilisce un quadro di misure volte al miglioramento dell'efficienza degli usi finali dell'energia sotto il profilo costi e benefici, al contempo definisce gli obiettivi indicativi, i meccanismi, gli incentivi e il quadro istituzionale, finanziario e giuridico necessari ad eliminare le barriere e le imperfezioni esistenti sul mercato che ostacolano un efficiente uso finale dell'energia. Crea le condizioni per lo sviluppo e la promozione di un mercato dei servizi energetici e la fornitura di altre misure di miglioramento dell'efficienza energetica agli utenti finali. Si applica: ai fornitori di misure di miglioramento dell'efficienza energetica, ai distributori di energia, ai gestori dei sistemi di distribuzione e alle società di vendita di energia al dettaglio; ai clienti finali; alle Forze armate ed alla Guardia di finanza. All Art.2 viene individuato nell Agenzia Nazionale per l efficienza energetica l organo istituzionale delegato a supportare il Ministero nel pianificare a livello nazionale le politiche dell efficienza energetica ed nelle funzioni di controllo sull applicazione del decreto stesso. L Agenzia predispone, in conformità a quanto previsto dalla direttiva 2006/32/CE, proposte tecniche per la definizione dei metodi per la misurazione e la verifica del risparmio energetico ai fini della verifica del conseguimento degli obiettivi indicativi In tale ambito: definisce altresì metodologie specifiche per l'attuazione del meccanismo dei certificati bianchi, con particolare riguardo allo sviluppo di procedure standardizzate che consentano la quantificazione dei risparmi senza fare ricorso a misurazioni dirette; svolge supporto tecnico-scientifico e consulenza per lo Stato, le regioni e gli enti locali anche ai fini della predisposizione degli strumenti attuativi necessari al conseguimento degli obiettivi indicativi nazionali di risparmio energetico di cui al presente decreto; assicura, anche in coerenza con i programmi di intervento delle regioni, l'informazione a cittadini, alle imprese, alla pubblica amministrazione e agli operatori economici, sugli strumenti per il risparmio energetico, nonché' sui meccanismi e sul quadro finanziario e giuridico predisposto per la diffusione e la promozione dell'efficienza energetica, provvedendo inoltre a fornire sistemi di diagnosi energetiche All Art. 6. Armonizzazione delle funzioni dello Stato e delle regioni in materia di efficienza energetica, si definisce la ripartizione attraverso gli Enti Locali degli obiettivi minimi di risparmio energetico necessari per raggiungere gli obiettivi proposti dall'unione europea. Al contempo l articolo, a decorrere dal 1 gennaio 2009, prevede delle restrizioni e maggiori controlli sugli strumenti finanziari. In realtà non si vuole penalizzare l utente riducendo le possibilità di erogazione di finanziamenti ed incentivi, ma si mira, in un momento di forte interesse per i consumatori nei confronti delle tematiche trattate dal decreto, a ridurre l effetto imbuto sui finanziamenti presenti e di conseguenza aumentare l accessibilità agli stessi

184 Nell Art. 7 si definiscono gli impegni dei vari attori del nuovo mercato dell energia che il decreto delinea: sono stabilite gli obblighi in capo alle imprese di distribuzione di energia; sono gradualmente introdotti, tenendo conto dello stato di sviluppo del mercato della vendita di energia, obblighi di risparmio energetico in capo alle società di vendita di energia al dettaglio; sono stabilite le modalità con cui imprese e società assolvono ai rispettivi obblighi acquistando in tutto o in parte l'equivalente quota di certificati bianchi; sono aggiornati i requisiti dei soggetti ai quali possono essere rilasciati i certificati bianchi, nonché' l'elenco delle tipologie di misure ed interventi ammissibili ai fini dell'ottenimento dei certificati bianchi. l'autorità per l'energia elettrica e il gas provvede alla individuazione delle modalità con cui i costi sostenuti per la realizzazione dei progetti realizzati secondo le disposizioni del decreto, nell'ambito del meccanismo dei certificati bianchi, trovano copertura sulle tariffe per il trasporto e la distribuzione dell'energia elettrica e del gas naturale l Autorità approva le regole di funzionamento del mercato e delle transazioni bilaterali relative ai certificati bianchi, proposte dalla Società Gestore del mercato elettrico, nonché verifica il rispetto delle regole ed il conseguimento degli obblighi da parte dei soggetti interessati. Con l Art. 8 si prevedono accordi tra gli operatori del settore, ivi inclusi i soggetti che immettono in consumo benzina e gasolio, il Ministero e le regioni finalizzati alla promozione di Interventi di mobilità sostenibile. Infatti una quota della contabilizzazione dei risparmi energetici, risultanti dalle misure attivate ai fini della contribuzione degli enti locali agli obiettivi indicativi nazionali, riguarderà il settore dei trasporti e della mobilità. L Art. 9 attiva un fondo di 25 milioni di per la promozione del finanziamento tramite terzi, in cui il terzo risulta essere una ESCO; il fine è di promuovere la realizzazione di servizi energetici e di misure di incremento dell'efficienza energetica. L interessante novità è che le rate di rimborso dei finanziamenti sono connesse ai risparmi energetici conseguiti e il termine massimo della durata dei finanziamenti stessi non può essere superiore a 12 anni. Gli utenti e gli imprenditori che intendano ricorrere alle tecnologie delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e termica, trovano nel Capitolo III Semplificazione e rimozione degli ostacoli normativi diverse novità positive. Una parte importante delle semplificazioni riguardano diffusione dell edilizia sostenibile e ed il ricorso alle fonti rinnovabili in edilizia. L intenzione del normatore con il presente capitolo è quella di rimuovere una serie di ostacoli tecnici e di problematiche di competenze tecniche ed amministrative che, negli anni, si ritiene abbiano allontanato dalle fonti rinnovabili e dalle pratiche di risparmio ed efficienza energetica degli edifici, numerosi potenziali soggetti interessati. 184

185 Si ritiene pertanto che le semplificazioni apportate possano favorire un consistente sviluppo del mercato locale dell efficienza energetica in edilizia e delle fonti rinnovabili: la principale novità è che l'autorità per l'energia elettrica e il gas provvede affinché la regolazione dell'accesso al sistema elettrico sia effettuata facendo esclusivo riferimento all'energia elettrica scambiata con la rete elettrica sul punto di connessione; importante per il settore edilizio è l Art.11 in cui si prevede : 1. nel caso di edifici di nuova costruzione, che lo spessore delle murature esterne, delle tamponature o dei muri portanti, superiori ai 30 centimetri, il maggior spessore dei solai e tutti i maggiori volumi e superfici necessari ad ottenere una riduzione minima del 10 per cento dell'indice di prestazione energetica previsto dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, certificata con le modalità di cui al medesimo decreto legislativo, non sono considerati nei computi per la determinazioni dei volumi, delle superfici e nei rapporti di copertura, con riferimento alla sola parte eccedente i 30 centimetri e fino ad un massimo di ulteriori 25 centimetri per gli elementi verticali e di copertura e di 15 centimetri per quelli orizzontali intermedi. Nel rispetto dei predetti limiti e' permesso derogare, nell'ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi di cui al titolo II del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, a quanto previsto dalle normative nazionali, regionali o dai regolamenti edilizi comunali, in merito alle distanze minime tra edifici, alle distanze minime di protezione del nastro stradale, nonche' alle altezze massime degli edifici. 2. Nel caso di interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti che comportino maggiori spessori delle murature esterne e degli elementi di copertura necessari ad ottenere una riduzione minima del 10 per cento dei limiti di trasmittanza previsti dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, certificata con le modalità di cui al medesimo decreto legislativo, e' permesso derogare, nell'ambito delle pertinenti procedure di rilascio dei titoli abitativi di cui al titolo II del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, a quanto previsto dalle normative nazionali, regionali o dai regolamenti edilizi comunali, in merito alle distanze minime tra edifici e alle distanze minime di protezione del nastro stradale, nella misura massima di 20 centimetri per il maggiore spessore delle pareti verticali esterne, nonche' alle altezze massime degli edifici, nella misura massima di 25 centimetri, per il maggior spessore degli elementi di copertura. La deroga può essere esercitata nella misura massima da entrambi gli edifici confinanti. Sempre lo stesso articolo in riferimento alle fonti rinnovabili prevede, per gli interventi di incremento dell'efficienza energetica che prevedano l'installazione di singoli generatori eolici con altezza complessiva non superiore a 1,5 metri e diametro non superiore a 1 metro, nonché' di impianti solari termici o fotovoltaici aderenti o integrati nei tetti degli edifici con la stessa inclinazione e lo stesso orientamento della falda e i cui componenti non modificano la sagoma degli edifici stessi, sono considerati interventi di manutenzione ordinaria e non sono soggetti alla disciplina della denuncia di inizio attività qualora la superficie dell'impianto non sia superiore a quella del tetto stesso. In tale caso, e' sufficiente una comunicazione preventiva al Comune. L articolo prosegue con il comma 7 di particolare interesse poiché riguarda le semplificazioni per la costruzione e l'esercizio degli impianti di 185

186 cogenerazione di potenza termica inferiore ai 300 MW, nonché' le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione e all'esercizio degli impianti stessi. Il decreto stabilisce che i medesimi interventi sono soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dall'amministrazione competente ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo 8 febbraio 2007, n. 20, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell'ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico, che costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico. L'autorizzazione rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano tutte le amministrazioni interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità stabilite dalla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni. In caso di dissenso, purche' non sia quello espresso da una amministrazione statale preposta alla tutela ambientale, paesaggisticoterritoriale, o del patrimonio storico-artistico, la decisione, ove non diversamente e specificamente disciplinato dalle regioni, e' rimessa alla Giunta regionale. Il rilascio dell'autorizzazione costituisce titolo a costruire ed esercire l'impianto in conformità al progetto approvato e deve contenere l'obbligo alla rimessa in pristino dello stato dei luoghi a carico del soggetto esercente a seguito della dismissione dell'impianto. Il termine massimo per la conclusione del procedimento di cui al presente comma non può comunque essere superiore a centottanta giorni. Il Capitolo IV riguarda il Settore Pubblico. L Art. 12 prevede difatti l obbligo per le PA della responsabilità amministrativa, gestionale ed esecutiva dell'adozione degli obblighi di miglioramento dell'efficienza energetica nel settore pubblico. Gli obblighi sono assegnati all'amministrazione pubblica proprietaria o utilizzatrice del bene o servizio nella persona del responsabile del procedimento connesso all'attuazione degli obblighi ivi previsti. Si individua all interno della PA un responsabile dell efficienza energetica associata al patrimonio comunale, il suo ruolo è anche quello di garante dell applicazione del decreto stesso. Ai fini del monitoraggio e della comunicazione ai cittadini del ruolo e dell'azione della pubblica amministrazione il responsabile del procedimento presenta all'agenzia nazionale dell efficienza energetica una scheda informativa degli interventi e delle azioni di promozione dell'efficienza energetica intraprese. Gli obblighi della pubblica amministrazione, in relazione agli usi efficienti dell'energia nel settore degli edifici, comprendono di norma: il ricorso, anche in presenza di esternalizzazione di competenze, agli strumenti finanziari per il risparmio energetico per la realizzazione degli interventi di riqualificazione, compresi i contratti di rendimento energetico, che prevedono una riduzione dei consumi di energia misurabile e predeterminata; le diagnosi energetiche degli edifici pubblici o ad uso pubblico, in caso di interventi di ristrutturazione degli impianti termici, compresa la sostituzione dei generatori, o di ristrutturazioni edilizie che riguardino almeno il 15 per cento della superficie esterna dell'involucro edilizio che racchiude il volume lordo riscaldato; la certificazione energetica degli edifici pubblici od ad uso pubblico, nel caso in cui la metratura utile totale supera i 1000 metri quadrati, e l'affissione dell'attestato di certificazione in un luogo, dello stesso edificio, facilmente accessibile al pubblico, ai sensi dell'articolo 6, comma 7, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n Nel caso di nuova costruzione o ristrutturazione degli edifici pubblici od ad uso pubblico le amministrazioni pubbliche si attengono a quanto stabilito dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni. 186

187 E evidente che le PA devono cogliere l opportunità fornita dal D.Lgs. n. 115 al fine di ottimizzare le risorse economiche dei contribuenti spese per il mantenimento del patrimonio comunale, fungendo in questo caso da esempio per la cittadinanza. Studi di settore hanno confermato come per un buono sviluppo del mercato delle fonti rinnovabili e dell efficienza energetica sia fondamentale il ruolo di informazione e sensibilizzazione attraverso la realizzazione di buone pratiche sul proprio patrimonio da parte delle PA. Il decreto vincola la PA all'acquisto di prodotti con ridotto consumo energetico, in relazione alla sostituzione, riqualificazione e all'acquisto di apparecchi, impianti, autoveicoli ed attrezzature che consumano energia; inoltre obbliga alla scelta, nel contesto delle procedure di gara, dell offerta economicamente più vantaggiosa, relativamente agli appalti pubblici non riconducibili ai settori speciali disciplinati dalla parte III del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, ed aventi ad oggetto l'affidamento della gestione dei servizi energetici. Il Capitolo V fornisce delle definizioni standard e dei riferimenti alla normativa comunitaria che i fornitori di servizi energetici devono ottemperare per poter essere riconosciuti come tali. Il fine è quello di promuovere un processo di incremento del livello di qualità e competenza tecnica per i fornitori di servizi energetici. Con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico e' approvata, a seguito dell'adozione di apposita norma tecnica UNI-CEI, una procedura di certificazione volontaria per le ESCo e per gli esperti in gestione dell'energia delegati alla diagnostica ed alla certificazione energetica. Fra i contratti che possono essere proposti nell'ambito della fornitura di un servizio energetico rientra il contratto di servizio energia di cui all'articolo 1, comma 1, lettera p), del decreto del Presidente della Repubblica 26 agosto 1993, n. 412, rispondente a quanto stabilito dall'allegato II al decreto in esame. L Art.17 prosegue in questo contesto fornendo la definizione standard di misurazione e fatturazione del consumo energetico ; entro maggio 2009 l Autorità per l energia elettrica è obbligata a individuare le modalità con cui: le imprese di distribuzione ovvero le società di vendita di energia al dettaglio provvedono, nella misura in cui sia tecnicamente possibile, finanziariamente ragionevole e proporzionato rispetto ai risparmi energetici potenziali, affinché' i clienti finali di energia elettrica e gas naturale, ricevano, a condizioni stabilite dalla stessa Autorità per l'energia elettrica e il gas, contatori individuali che riflettano con precisione il loro consumo effettivo e forniscano informazioni sul tempo effettivo d'uso; le imprese di distribuzione ovvero le società di vendita di energia al dettaglio, al momento di sostituire un contatore esistente, forniscono contatori individuali, a condizioni stabilite dalla stessa Autorità per l'energia elettrica e il gas e a meno che ciò sia tecnicamente impossibile e antieconomico in relazione al potenziale risparmio energetico preventivato a lungo termine o a meno che ciò sia antieconomico in assenza di piani di sostituzione dei contatori su larga scala. Quando si procede ad un nuovo allacciamento in un nuovo edificio o si eseguono importanti ristrutturazioni così come definite dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni, si forniscono sempre contatori individuali, fatti salvi i casi in cui i soggetti di cui sopra abbiano già avviato o concluso piani di sostituzione dei contatori su larga scala; le imprese di distribuzione nel dare seguito alle attività sopra previste, provvedono ad individuare modalità che permettano ai clienti finali di verificare in modo semplice, chiaro e comprensibile le letture dei propri contatori, sia attraverso appositi display da apporre in posizioni facilmente raggiungibili e visibili, sia attraverso la fruizione dei medesimi dati attraverso 187

188 ulteriori strumenti informatici o elettronici già presenti presso il cliente finale; le imprese di distribuzione ovvero le società di vendita di energia al dettaglio provvedono affinché', le fatture emesse si basino sul consumo effettivo di energia, e si presentino in modo chiaro e comprensibile, e riportino, laddove sia significativo, indicazioni circa l'energia reattiva assorbita dall'utente. Insieme alla fattura devono essere fornite adeguate informazioni per presentare al cliente finale un resoconto globale dei costi energetici attuali. Le fatture, basate sul consumo effettivo, sono emesse con una frequenza tale da permettere ai clienti di regolare il loro consumo energetico; qualora possibile e vantaggioso, le imprese di distribuzione ovvero le società di vendita di energia al dettaglio forniscono ai clienti finali le seguenti informazioni in modo chiaro e comprensibile nelle loro fatture, contratti, transazioni o ricevute emesse dalle stazioni di distribuzione, o unitamente ai medesimi: 1) prezzi correnti effettivi e consumo energetico effettivo; 2) confronti tra il consumo attuale di energia del cliente finale e il consumo nello stesso periodo dell'anno precedente, preferibilmente sotto forma di grafico; 3) confronti rispetto ai parametri di riferimento, individuati dalla stessa Autorità per l'energia elettrica e i gas, relativi ad un utente di energia medio o di riferimento della stessa categoria di utente tenendo conto dei vincoli di cambio fornitore; 4) secondo specifiche fornite dalla stessa Autorità per l'energia elettrica e il gas, informazioni sui punti di contatto per le organizzazioni di consumatori, le agenzie per l'energia o organismi analoghi, compresi i siti Internet da cui si possono ottenere informazioni sulle misure di miglioramento dell'efficienza energetica disponibili, profili comparativi di utenza finale ovvero specifiche tecniche obiettive per le apparecchiature che utilizzano energia. L Art.17 apporta delle novità molto importanti in termini di trasparenza e garanzie nei confronti dell utente finale, capaci di aumentare la consapevolezza degli usi elettrici e di consentire al cliente finale di monitorare e controllare i benefici del contratto di servizio energia sottoscritto. Questo dovrebbe contribuire alla crescita del mercato dei servizi energetici, alla semplificazione nel cambiare distributore; nel settore delle PA il tutto si potrebbe tradurre in un maggior controllo delle spese energetiche e di conseguenza nella semplicità di monitoraggio delle stesse in riferimento al patrimonio pubblico. Le novità apportate dal decreto in questo settore suggeriscono la revisione dei contratti servizi energetici su nuovi presupposti, assolutamente più vantaggiosi per l utenza. L Art.18 incarica l Agenzia di definire le modalità e la disponibilità di sistemi di diagnosi energetica efficaci, destinati a individuare sia i consumi che i potenziali di risparmio; si equipara al contempo la certificazione energetica alla diagnosi effettuata secondo i parametri standard presenti nell allegato III del decreto stesso. Importante risulta il compito assegnato all Agenzia nel valicare questionari e programmi informatici adeguati alle varie tipologie di utenti, fornendo al contempo le modalità con cui le imprese di distribuzione concorrono al raggiungimento dell obiettivo di garantire la disponibilità di diagnosi energetiche a tutti i clienti finali. In sostanza si forniscono gli strumenti per dare piena attuazione a quanto previsto dal D.Lgs e successive modificazioni in materia di diagnosi energetiche e certificazione energetica degli edifici, in attesa che gli enti locali provvedano con atti propri all applicazione della direttiva 2002/91/CE. L allegato II al Decreto definisce lo standard di contratto servizio energia, introducendo il contratto servizio energia Plus che rappresenta un contratto di 188

189 rendimento energetico. Si individuano altresì i requisiti necessari per l abilitazione all esecuzione del contratto, da parte dei fornitori di servizi energetici. Gli stessi sono vincolati a presentare, prima dell avvio del contratto di servizio energia, l attestato di certificazione energetica dell edificio servito, differenziando lo stesso per ogni utenza presente (il tutto conforme al D.Lgs ), la certificazione dovrà comprendere l indicazione degli interventi necessari ad un uso più razionale dell energia, introducendo l uso di fonti rinnovabili e prevedendo la sostituzione di impianti come la riqualificazione dell immobile. L allegato prevede una serie di commi sul teleriscaldamento e sui contratti di fornitura calore, facendo anche in questo caso riferimento alla contabilizzazione per ogni singola utenza. Le PA sono tenute a individuare un tecnico di controparte al fine di verificare la corretta esecuzione delle prestazioni previste dal contratto. Nel caso di contratto Plus per la prima stipula contrattuale è obbligatoria, entro il primo anno di contratto, attraverso accorgimenti sull involucro edilizio, di efficienza energetica, sostituzione impianti etc, la riduzione del fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale del 10% rispetto al corrispondente indice riportato sull attestato di certificazione energetica, che di conseguenza agli interventi previsti dovrà essere aggiornato. A ciascun rinnovo del contratto si prevede una ulteriore riduzione del 5%; la durata contrattuale è funzione degli interventi effettuati e della eventuale partecipazione economica del fornitore dei servizi energetici agli interventi finalizzati alla riduzione dei consumi. L allegato III al decreto in esame individua le metodologie di calcolo ed i requisiti dei soggetti per l esecuzione delle diagnosi energetiche e la certificazione energetica degli edifici. I provvedimenti in ambito regionale Legge Regionale 6/2007 Tra i provvedimenti emanati di recente in ambito regionale può avere influenza ai fini del presente Piano la Legge Regionale n. 6 del 12 giugno 2007, la quale ha modificato la disciplina della valutazione di impatto ambientale, precedentemente regolata dalla L.R. n. 7 del 14 aprile La L.R. 6/2007 ha modificato anche le leggi 5 agosto 1992, n. 34, 28 ottobre 1999, n. 28, 23 febbraio 2005, n. 16 e 17 maggio 1999, n. 10. Tra le modifiche introdotte alla L.R. 28 ottobre 1999, n. 28 (Disciplina regionale in materia di rifiuti. Attuazione del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22) alcune hanno un importante impatto sullo sfruttamento delle energie rinnovabili, in particolare l energia solare e quella eolica. In particolare, l art. 16 della L.R. 6/2007 recita come segue: Dopo l'articolo 23 della l.r. 17 maggio 1999, n. 10 (Riordino delle funzioni amministrative della Regione e degli Enti locali nei settori dello sviluppo economico ed attività produttive, del territorio, ambiente e infrastrutture, dei servizi alla persona e alla comunità, nonché dell'ordinamento ed organizzazione amministrativa) è inserito il seguente: "Art. 23 bis - (Funzioni delle Province). Sono delegate alle Province le funzioni amministrative concernenti le autorizzazioni di cui all'articolo 12 del d.lgs. 29 dicembre 2003, n. 387 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità) per la costruzione e l'esercizio di impianti solari, sia termici che fotovoltaici, ed impianti per la produzione di energia derivante dallo sfruttamento del vento ad esclusione di quelli, per quest'ultima tipologia, la cui valutazione di impatto ambientale è riservata alla competenza regionale.". 189

190 E poi, l art. 14 della L.R. 6/2007 recita come segue: L'articolo 25 della l.r. 28 ottobre 1999, n. 28 (Disciplina regionale in materia di rifiuti. Attuazione del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22) è sostituito dal seguente: "Art. 25 (Procedure in materia ambientale) 1. Le competenze riguardanti i progetti di cui alla presente legge la cui approvazione è conferita alla Provincia comprendono la valutazione di impatto ambientale di cui alla l.r. 14 aprile 2004, n. 7, l'autorizzazione integrata ambientale di cui al d.lgs. 18 febbraio 2005, n. 59 e l'autorizzazione unica di cui all'articolo 12 del d.lgs. 29 dicembre 2003, n Resta di competenza della Regione l'obbligo di comunicazione previsto dagli articoli 12 e 13 del d.lgs. 59/2005. A tal fine le Province trasmettono alla Regione i dati relativi agli impianti di propria competenza. 2. La Regione partecipa alle conferenze dei servizi relative ai procedimenti di cui al comma 1.". 190

191 IMPIANTI SOLARI FOTOVOLTAICI Secondo il D.M. 19 febbraio 2007 viene ritenuto opportuno chiarire che, in forza dell articolo 52 del citato decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, e successive modifiche ed integrazioni, gli impianti fotovoltaici di potenza non superiore a 20 kw sono da considerare non industriali e dunque non assoggettabili alla procedura di valutazione di impatto ambientale, qualora non ricadenti in aree naturali protette. Nell ambito degli impianti con potenze nominali superiori ai 20 kw sono ugualmente esonerati (L.R. n. 7/2004 allegato B2 puntp 6 lett. n decies così come modificato dalla L.R. n. 6/2007 e dalla L.R. n.11/2007): gli impianti con superficie occupata dai pannelli pari o inferiore ai complessivi 5000 mq riferita alla sola superficie radiante a condizione che non determinino impatti cumulativi derivanti da più richieste che comportino nel loro complesso il superamento di detta superficie; gli impianti integrati totalmente o parzialmente su edifici o su elementi di arredo urbano, ai sensi degli articoli 2 e 5 del D.M. del 19 febbraio I restanti impianti, rientrando nelle tipologie impiantistiche nell elenco dell allegato B2 della L.R. n. 7 del 2004 e ss.mm.ii., richiedono pertanto l attivazione della procedura di verifica dell organo competente, individuato nella Provincia (screening provinciale), e, nel caso si renda necessaria, la VIA (articolo 6 L.R. n. 7/2004 e ss.mm.ii.). Il tutto fermo restando gli ambiti di applicazione stabiliti dall articolo 3 della L.R. n. 7/2004 e ss.mm.ii., commi 1 e 2, per interventi ricadenti. anche parzialmente, all interno di aree naturali protette come definite dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette) e sempre che non si determinino impatti ambientali e paesaggistici cumulativi derivati da più richieste che comportino, nel loro complesso, il superamento di detta superficie. La procedura di verifica (screening provinciale) ha inizio con la presentazione alla Provincia (organo competente) di un apposita domanda corredata della seguente documentazione (articolo 6 L.R. n. 7/2004 modificato e aggiornato dalla L.R. n. 6/2007): a. progetto preliminare; b. descrizione del progetto con i dati necessari per individuare, analizzare e valutare la sua natura, le sue finalità e la sua conformità alle previsioni in materia urbanistica, ambientale e paesaggistica; c. relazione sulla valutazione dell'impatto ambientale del progetto, contenente le informazioni ed i dati in base ai quali sono stati individuati e valutati gli effetti che questo può avere sull'ambiente, con le misure che si intendono attuare per minimizzarli; d. dichiarazione della data di pubblicazione in un quotidiano a diffusione regionale e nel Bollettino Ufficiale della regione di un annuncio contenente: 1. i dati identificativi del proponente 2. la localizzazione del progetto ed una sommaria descrizione delle sue finalità, caratteristiche e dimensionamento 3. i luoghi di deposito della documentazione relativa al progetto e. elenco dei Comuni interessati; f. autocertificazione nella quale il proponente attesta che la suddetta documentazione è la stessa depositata ed inoltrata ai Comuni interessati, all ARPAM e al Corpo Forestale dello Stato territorialmente competenti. La documentazione rimane depositata presso l'autorità competente (la Provincia) ed i Comuni interessati per trenta giorni, decorrenti dalla data di pubblicazione dell'annuncio. Entro tale termine chiunque vi abbia interesse può prenderne visione, 191

192 ottenerne a proprie spese copia e presentare all'autorità competente osservazioni e memorie scritte relative al progetto depositato. L'autorità competente entro quaranta giorni decorrenti dalla data di pubblicazione dell'annuncio comunica al proponente le eventuali osservazioni e le memorie che sono state presentate e può richiedere, per una sola volta, le integrazioni o i chiarimenti necessari, con l'indicazione di un termine non superiore a novanta giorni per la risposta. La richiesta sospende i termini della procedura di verifica fino alla data del ricevimento della documentazione integrativa. Quando il proponente intende uniformare il progetto alle osservazioni o ai contributi espressi lo comunica all'autorità competente. La comunicazione interrompe i termini del procedimento, che ricomincia a decorrere dalla data del deposito del progetto modificato. Entro sessanta giorni decorrenti dalla data di pubblicazione dell'annuncio l'autorità competente si pronuncia, sulla base degli elementi di verifica con uno dei seguenti esiti: a) esclusione del progetto dalla procedura di VIA; b) esclusione del progetto dalla procedura di VIA, con prescrizioni per la mitigazione del suo impatto ambientale, per il monitoraggio dell'opera, o per l'utilizzazione delle migliori tecnologie disponibili; c) assoggettamento del progetto alla procedura di VIA; d) improcedibilità. L'esito della procedura di verifica di cui alla lettera b) obbliga il proponente a conformare il progetto definitivo alle prescrizioni impartite e a comunicare all'autorità competente i dati dell'eventuale monitoraggio. Nella Tabella 2.18 vengono riportate in maniera schematica, al variare della potenza nominale installata, le procedure necessarie per accedere alle tariffe incentivanti e le procedure di valutazione necessarie per le diverse tipologie di impianto fotovoltaico. Sono soggetti alla denuncia di Officina Elettrica e a licenza di esercizio UTF gli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 20 kw (legge 133/99). 192

193 Nel caso in cui l impianto ricada in territori montani, sono soggetti a tale obbligo solo gli impianti di potenza superiore a 30 kw. POTENZE NOMINALI PROCEDURE DA SEGUIRE PER ACCEDERE ALLE TARIFFE INCENTIVANTI PROCEDURE DI VALUTAZIONE 20 kwel 1) inoltrare al gestore di rete il progetto preliminare dell impian-to, richiederne la connessione alla rete e specificare se ci si vuole avvalere dello scambio sul posto 2) comunicare al gestore di rete la fine dei lavori 3) inoltrare entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell impianto, pena la decadenza dall ammissibilità alle tariffe incentivanti l apposita richiesta di concessione della tariffa pertinente DIA comunale >20 kwel con superficie occupata 5000 mq >20 kwel integrati totalmente o parzialmente su edifici o su elementi di arredo urbano 1) inoltrare al gestore di rete il progetto preliminare dell impianto e richiederne la connessione alla rete 2) comunicare al gestore di rete la fine dei lavori 3) inoltrare entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell impianto, pena la decadenza dall ammissibilità alle tariffe incentivanti l apposita richiesta di concessione della tariffa pertinente DIA comunale Procedure di valutazione per impianti fotovoltaici >20 kwel non rispondenti alle caratteristiche di cui alla colonna precedente 1) inoltrare al gestore di rete il progetto preliminare dell impianto e richiederne la connessione alla rete 2) comunicare al gestore di rete la fine dei lavori 3) inoltrare entro 60 giorni dalla data di entrata in esercizio dell impianto, pena la decadenza dall ammissibilità alle tariffe incentivanti l apposita richiesta di concessione della tariffa pertinente Procedure di verifica (screening provinciale) IMPIANTI SOLARI TERMICI Per quanto riguarda la necessità di ottenimento della valutazione di impatto ambientale ai sensi della L.R. n. 7/2004 e successive modifiche ed integrazioni (L.R. 6/2007) sono soggetti a screening provinciale solo gli impianti industriali con superficie totalmente occupata superiore ai 5000 mq (si veda la Tabella 2.19). Il tutto fermo restando gli ambiti di applicazione stabiliti dall articolo 3 della L.R. n. 7/2004 e ss.mm.ii., commi 1 e 2, per interventi ricadenti. anche parzialmente, all interno di aree naturali protette come definite dalla legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge quadro sulle aree protette) e sempre che non si determinino impatti ambientali e paesaggistici cumulativi derivati da più richieste che comportino, nel loro complesso, il superamento di detta superficie. 193

194 PROCEDURE DI VALUTAZIONE non industriali DIA comunale industriali con superficie occupata 5000 mq DIA comunale Procedure di valutazione per impianti solari termici industriali con superficie occupata >5000 mq Procedure di verifica (screening provinciale) IMPIANTI EOLICI Gli impianti eolici di interesse per il presente piano sono quelli comunemente indicati come mini-eolici o, per mutuare il linguaggio della Delibera di Giunta Regionale n.829 del 23/7/2007 Indirizzi per l inserimento di impianti eolici nel territorio marchigiano, gli impianti di piccola taglia. Nella citata Delibera sono definiti di piccola taglia gli impianti eolici le cui turbine presentano ognuna un altezza complessiva da terra inferiore o uguale a 40 metri. Per gli aerogeneratori ad asse orizzontale l altezza complessiva da terra (H) è la somma del raggio rotorico con la distanza dell asse di rotazione del rotore dal piano di campagna. La classe di Impianti di Piccola Taglia (CLASSE-1), si veda la Tabella 2.20, è internamente suddivisa in: Impianti formati da 1 macchina di altezza complessiva minore o uguale a 20 metri (CLASSE-1A) Impianti composti da un numero di aerogeneratori inferiore o uguale a 5, di altezza complessiva cadauna inferiore o uguale a 20 metri oppure impianti composti da un unico aerogeneratore di altezza inferiore o uguale a 40 metri. (CLASSE-1B). Tabella riassuntiva delle sottoclassi dell eolico di Piccola Taglia Diversamente dall eolico di Grande Taglia nell eolico di Piccola Taglia (Classe-1) non sono state individuate a livello regionale zone VIETATE. Qualora l impianto ricada anche parzialmente in aree naturali protette valgono le indicazioni di cui all art.3 comma 2 della LR n.7/2004 (soglie dimensionali ridotte del 50%). 194

195 FASE OPERATIVA INTRODUZIONE Con l ausilio delle informazioni collezionate al capitolo precedente nel presente capitolo verranno delineate le linee programmatiche della politica energetica della Comunità Montana Esino-Frasassi disaggregate in termini di: pianificazione eco-sostenibile del territorio, pianificazione energetica della Pubblica Amministrazione anche al fine di distinguere gli ambiti nei quali la Comunità Montana ed i Comuni agiscono da regolatori e controllori da quelli in cui gli stessi Enti agiscono come imprenditori con un proprio bilancio da governare. In termini generali si punta a: individuare le criticità che si presentano sia a livello di approvvigionamento energetico, sia a livello di qualità e stato di conservazione degli impianti e delle strutture prese in esame; individuare quali energie rinnovabili sono più opportunamente utilizzabili, in quali ambiti territoriali e in quali settori di attività; individuare gli interventi prioritari, programmabili, tecnologicamente fattibili sotto il profilo dell efficienza energetico-ambientale; individuare le forme, le modalità e le procedure per le erogazioni di agevolazioni e forme di promozione nei confronti di privati, volti a favorire il ricorso a comportamenti energeticamente virtuosi. ridurre i consumi di carburanti e combustibili fossili tramite il miglioramento della efficienza nelle attività di distribuzione e consumo dell'energia, con particolare riferimento alla regolamentazione del traffico urbano, e alla predisposizione di mezzi per la mobilità alternativa, anche attraverso una attenta pianificazione della mobilità urbana in relazione agli insediamenti; favorire la sostituzione dei combustibili ad alto potenziale inquinante (gasolio, olio combustibile), attraverso il ricorso efficiente a combustibili meno inquinanti ma soprattutto un più consistente ricorso alle fonti rinnovabili di energia. alla programmazione a livello comunale di infrastrutture tecnologiche in grado di produrre e di distribuire vettori energetici e servizi ad elevata efficienza (cogenerazione, trigenerazione, teleriscaldamento, teleraffrescamento, ecc.); all attivazione di uno Sportello Energia del Comune privilegiando il livello intercomunale per Comuni contermini; al miglioramento della qualità dell aria, compromessa per molti mesi all anno dal mix di fattori antropici e meteoclimatici, pianificando la messa in opera di nuove centraline in ogni circoscrizione al fine di effettuare un continuo rilevamento dei dati tecnici (irraggiamento, vento, piovosità) e degli inquinanti, utilizzando le più moderne tecnologie per rilevare le polveri sottili. E importante tuttavia sottolineare che qualora gli indirizzi del Piano vengano attuati tramite strumenti di pianificazione di scala inferiore e maggiore dettaglio (compresi piani di gestione forestale), questi dovranno essere sottoposti a VAS; si ritiene inoltre che l attuazione degli indirizzi del Piano tramite strumenti di pianificazione di scala inferiore o tramite interventi progettuali specifici debba essere svolta nel rispetto delle disposizioni di cui all art. 5 del D.P.R. 357/

196 PIANIFICAZIONE ECOSOSTENIBILE DEL TERRITORIO Vengono affrontate le prospettive del territorio della Comunità Montana sia in termini di offerta di energia che di domanda. L analisi conoscitiva ha mostrato che il settore produttivo rappresenta di gran lunga il comparto più energivoro in ambito comunale ed è per questo motivo che gran parte delle considerazioni relative all offerta futura di energia per il territorio riguardano questo comparto, anche alla luce delle numerose proposte di nuove infrastrutture energetiche richiamate sia dalla liberalizzazione del mercato sia dal presente contesto che tende a favorire la generazione distribuita, la cogenerazione e l utilizzo delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica. Sul lato della domanda il maggior contributo alla riduzione e alla razionalizzazione dei consumi può venire da una decisa sterzata del comparto edilizio verso tecniche costruttive più consapevoli delle problematiche energetiche. In questa ottica si dedicherà ampio spazio all esame e alle modalità di implementazione delle metodologie e degli strumenti normativi e regolatori che consentiranno l utilizzo ampio e diffuso delle tecniche costruttive note come edilizia bioclimatica, nella consapevolezza e convinzioni che tali tecniche consentono di realizzare, almeno nel medio periodo, un efficace razionalizzazione dei consumi di energia. Gli aspetti relativi a questo ambito verranno trattati nel paragrafo Sostenibilità urbana ed edilizia. L efficienza energetica e l uso razionale dell energia L analisi conoscitiva del territorio ha permesso di analizzare il fabbisogno energetico dei diversi settori: industria, terziario e residenziale. Di seguito si descrivono i diversi interventi proposti per ogni singolo settore evidenziando il risparmio di energia connesso ai diversi interventi ipotizzati ed i relativi costi. Le scelte proposte hanno l obiettivo di migliorare l efficienza negli usi finali e ridurre il consumo energetico totale nei diversi settori, riducendo così il relativo impatto ambientale. Il dettaglio della tecnologie impiegabili, informazioni relative alle buone pratiche e la normativa collegata, vengono approfonditi nella sezione schede tecniche. 196

197 LE PROPOSTE PER IL COMPARTO PRODUTTIVO Il Piano Energetico Ambientale è uno strumento di indirizzo politico in materia energetico-ambientale. In questo capitolo verranno fatte alcune proposte per ridurre i consumi e migliorarne la qualità, mettendo ben in evidenza il fatto che efficienza e risparmio energetico significano anche risparmio economico. In questo contesto il ruolo della Comunità Montana ed i Comuni ad essa afferenti, è circoscritto, non avendo essi strumenti (politici e principalmente economici) per poter indirizzare le politiche energetiche in ambito industriale. Tuttavia, la Comunità Montana e dei Comuni potrebbero intraprendere iniziative quali: 1. Campagne di sensibilizzazione verso l imprenditoria locale sul tema dell efficienza energetica, delle fonti rinnovabili 2. Campagne di sensibilizzazione verso l imprenditoria locale sul tema del finanziamento tramite terzi; 3. Creazione di uno sportello a servizio delle imprese per l eventuale accesso a finanziamenti e bandi Regionali, Nazionali ed Europei. 4. Interventi di contenimento dei consumi energetici sulle proprie strutture, in modo da avere un comportamento esemplare nei confronti dei privati. Gli interventi finalizzati all aumento della auto-produzione ed al miglioramento dell efficienza energetica, vengono proposti con l obiettivo di: agevolare le piccole e medie imprese a raggiungere un miglioramento delle proprie performance ambientali ed energetiche, anche attraverso la dotazione e gestione di servizi comuni; coinvolgere le imprese nel processo di miglioramento continuo delle prestazioni ambientali ed energetiche dell area produttiva in un percorso di responsabilità ambientale, consentendo il controllo e la riduzione degli impatti cumulativi generati dall insieme delle piccole e medie imprese. Alla luce di queste considerazioni si rileva la convenienza di: valutare e prevedere impianti di cogenerazione per le principali aziende medio-grandi del comprensorio; difatti, come evidenziato nella fase conoscitiva, la PMI del territorio è caratterizzata da pochissimo utilizzo di calore di processo ; prevedere per tutte le altre aziende soluzioni alternative che introducano la generazione distribuita di sola energia elettrica, preferibilmente da fonti rinnovabili (es. fotovoltaico, sfruttando le superfici dei tetti degli stabilimenti). Costituirebbe pertanto una puntuale applicazione del modello energetico delineato dal PEAR delle Marche. La stessa valenza positiva potrebbe riscontrarsi anche se, per motivazioni diverse, non fosse possibile sfruttare il calore e ci si ponesse come obiettivo quello di produrre sola energia elettrica. 197

198 In questo caso si tratterebbe di ricercare il massimo rendimento elettrico ottenibile con lo stato dell arte della tecnologia. Si realizzerebbe in questo caso un operazione comunque positiva per il territorio e del tutto in linea con lo spirito della generazione distribuita proposto dal PEAR delle Marche Per ciò che attiene lo sfruttamento delle energie rinnovabili nel comparto produttivo diventa fondamentale e trainante a questo scopo il ruolo del Gestore Unico di cui si tratta qui sotto. Gestore Unico Fattore fondamentale per il successo delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate è l organizzazione del processo decisionale. Il Gestore unico dell area ha il compito di rendere efficiente l area ecologicamente attrezzata. Deve essere un soggetto abbastanza snello da poter prendere decisioni in tempi ragionevoli, ma il processo codecisionale è altresì fondamentale: in particolare è destinata a fallire l organizzazione strutturata secondo una visione topdown, che non prevede la condivisione/concertazione con le imprese che compongono il parco industriale, e in cui le misure volte al raggiungimento della sostenibilità sono stabilite univocamente dagli organi di governo. Un processo bottom-up o condiviso, pur determinando tempi più lunghi e maggiore complessità gestionale, può invece evitare la mancanza di supporto da parte dei soggetti che effettivamente dovranno realizzare la riqualificazione dell area. È quindi importante offrire a tutti gli stakeholders la possibilità di essere coinvolti nel processo, in modo tale da evitare l emergere di problemi o che potranno essere ulteriormente sviluppate e approfondite da un eventuale Coordinatore della Strategia di Area Vasta, che dovrà individuare i servizi e gli investimenti che potranno essere garantiti a condizioni competitive e sostenibili alle attività produttive presenti nelle aree. Il Coordinatore sulla base dei propri approfondimenti, nel breve periodo dovrà essere in grado di proporre la forma ideale di gestore unico ed il relativo piano industriale. Le ipotesi principali su cui il Coordinatore dovrà concentrarsi, per la creazione di un vero Gestore Unico in materia energetica, potranno essere le due seguenti: gestire direttamente l investimento, gli stabilimenti ed i processi da essi derivati, sostenendo autonomamente i costi di realizzazione e gestione, i rischi e le possibilità, in un ottica di compartecipazione attiva dei singoli componenti dell organismo esternalizzare la realizzazione, gestione e l organizzazione di processo ad un organismo esterno specializzato nel settore (partner industriale ESCo) quale la Multiutilty già presente nel territorio, con la quale si dovrebbe comunque dialogare, ed esempio, al fine del reperimento della biomassa agroforestale destinata ad alimentare la centrale In entrambi i casi il principale risultato finale atteso dovrà essere quello di garantire alle attività produttive presenti nell area prezzi competitivi di acquisto dell energia elettrica ed eventualmente dell energia termica. Un altro risultato importante di questa modalità gestionale può anche essere quello di realizzare una attività imprenditoriale vera e propria, con profitti tali da creare un interesse concreto delle aziende a far parte del Gestore Unico. 198

199 Nuove aree produttive Un discorso a parte meritano le nuove aree produttive, per cui è possibile prevedere delle specifiche procedure autorizzative basate su un criterio di efficienza energetica. Nel caso di insediamenti di nuove realtà produttive, è opportuno introdurre delle procedure autorizzative basate anche su un criterio di efficienza energetica, incentivando l'utilizzo delle migliori tecniche/tecnologie disponibili. Nella progettazione di impianti produttivi è necessario prendere in considerazione la tipologia delle tecnologie utilizzate, con riferimento alla valutazione delle migliori tecnologie disponibili, in modo da minimizzare, compatibilmente con altre restrizioni di carattere ambientale, l uso e l impatto di tutte le fonti energetiche impiegate, sia negli usi finali termici che in quelli elettrici. Possibili interventi in ambito industriale Analizzando i risultati dell indagine eseguita nella fase conoscitiva, si può concludere che: Nelle PMI locali, è da escludere la cogenerazione di energia elettrica e termica, poiché il fabbisogno di calore è ridotto, in quanto necessario solamente per il riscaldamento invernale delle unità produttive e degli uffici (questi ultimi sono in particolare di dimensioni generalmente molto limitate); E possibile prevedere la cogenerazione per imprese di dimensioni mediograndi, che utilizzano calore di processo; È comunque da escludere la cogenerazione distribuita di energia elettrica poiché la maggior parte delle PMI risulta dislocata in più zone industriali, distanti tra loro alcuni chilometri; tale distanza preclude quindi tale ipotesi. Ci sono ampie superfici/coperture in cui le aziende di tutte le dimensioni possono pensare di installare impianti fotovoltaici, sfruttando l incentivo del conto energia. E comunque possibile proporre interventi standard in ambito industriale per la riduzione dei costi energetici. Vista la peculiarità delle utenze, caratterizzate da bassi consumi termici di processo, i principali interventi proposti riguardano la riduzione dei consumi elettrici. Di seguito sono riportati alcune possibili aree di intervento. Possibili aree di intervento a costo zero maggiore sensibilizzazione alle problematiche dell energia, maggiore formazione sulle tecnologie disponibili e sulle normative, riduzione degli sprechi (risparmio energetico), scelta ottimale dei fornitori e delle tariffe di energia elettrica e di combustibile (il margine di miglioramento economico è però ridotto), monitoraggio dei consumi energetici ed eventuale ridistribuzione dei carichi giornalieri se possibile o conveniente. Interventi che richiedono investimenti riduzione delle perdite dalle linee dell aria compressa, sostituzione dei motori elettrici con dei nuovi più efficienti, rifasamento dei motori elettrici già installati, installazione di sistemi di illuminazione ad alta efficienza, 199

200 installazione di sistemi automatici di regolazione per la riduzione degli sprechi, installazione di impianti di autoproduzione dell energia (ad esempio con un gruppo elettrogeno), installazione di un impianto fotovoltaico usufruendo del Conto Energia. Audit energetico Lo strumento principe per conoscere e quindi intervenire efficacemente sulla situazione energetica di un azienda è l Audit Energetico, atto ad individuare preventivamente i fattoti di spreco, al fine di controllarli in futuro,tale strumento è alla base di qualsiasi intervento successivo. L Audit Energetico è un indagine preliminare necessaria in qualsiasi intervento in materia di riduzione dei costi energetici : è volta ad individuare l esistenza dei presupposti tecnici ed economici minimi per la predisposizione del piano di lavoro. Su questa base si procede nella ricostruzione dei modelli energetici. Da tali modelli sarà possibile ricavare la ripartizione delle potenze e dei consumi per tipo di utilizzo (illuminazione, condizionamento, freddo per processo e per condizionamento, aria compressa, altri servizi, aree di processo), per centro di costo, per cabina elettrica e per reparto, per fascia oraria e stagionale. La situazione energetica, così inquadrata, viene analizzata criticamente ed in confronto con parametri medi di consumo al fine di individuare interventi migliorativi per la riduzione dei consumi e dei costi e la valutazione preliminare di fattibilità tecnico-economica. Gli interventi possono essere così classificati: modifica contratti di fornitura energia migliore gestione degli impianti, compresa la modulazione dei carichi modifiche agli impianti esistenti sostituzione di tecnologie obsolete con quelle più efficienti; nuovi impianti Degli interventi individuati viene data una valutazione preliminare di fattibilità tecnico-economica e se necessario si procede ad uno studio di fattibilità, in particolare nel caso di nuovi impianti (ad esempio, impianti di cogenerazione). Qualora sia necessario verificare il corretto utilizzo delle energie all'interno di uno stabilimento produttivo, si può effettuare un cosiddetto Energy Audit dei processi di trasformazione energetica. Tale Audit rappresenta un vero e proprio check-up energetico del macchinario installato, che ha lo scopo di verificare se, attraverso l'utilizzo più corretto degli impianti esistenti ovvero apportando nuove tecnologie, sia possibile ridurre il consumo energetico primario (elettricità e combustibili) a parità di servizio reso dall'impianto. Obiettivo primario dell'energy Audit è mappare i bilanci energetici aziendali, allo scopo di valutare le tecnologie energetiche in essere e proporre gli opportuni correttivi tecnologici, sulla base dello stato dell arte offerto dalle attuali migliori tecnologie energetiche. 200

201 Gli step operativi secondo cui viene eseguito l Energy Audit sono generalmente i seguenti: Esame consumi e fabbisogni energetici dello stabilimento o del processo produttivo; Ricognizione degli impianti e delle principali tecnologie in sito, con valutazione del macchinario relativo ai primari servizi energetici (servizio calore, servizio condizionamento, servizio aria compressa, servizio illuminazione, ecc.); Predisposizione di specifica relazione di Audit Energetico che comprenderà: bilanci energetici ed economici globali di stabilimento; bilanci energetici ed economici dei principali servizi energetici; per i principali servizi energetici (servizio calore, servizio condizionamento, servizio aria compressa, servizio illuminazione, ecc.); analisi dello stato tecnologico del macchinario installato; eventuale proposta di correttivi e soluzioni alternative; stima dei costi di investimento e dei benefici economici eventualmente conseguibili. Il servizio di Audit Energetico consiste quindi nell'analisi critica dei consumi energetici (combustibili impiegati, energia elettrica, acqua), degli impianti installati, dell'involucro edilizio e delle metodologie di esercizio e manutenzione (in base al tipo di produzione e lavorazione) di un cliente. Dall'analisi delle informazioni raccolte vengono evidenziati i margini di ottimizzazione ed individuate soluzioni impiantistiche che devono assicurare le migliori caratteristiche innovative e di redditività, garantendo un potenziale di risparmio significativo, avendo un tempo di pay-back ragionevolmente basso. Nella fase di analisi possono venire individuati interventi anche riguardo a: ristrutturazione edilizia e/o impiantistica, coibentazioni, sostituzione di componenti al fine di ottimizzare il rendimento, impianti di cogenerazione. I vantaggi ottenuti dall esecuzione dell Audit sono: valutazione puntuale dell'efficienza energetica, individuazione di interventi implementativi, conseguimento di un risparmio energetico. 201

202 Finanziamento degli interventi di efficienza energetica La realizzazione dell Audit Energetico potrebbe essere commissionato a società di servizi energetici (E.S.Co.), in quanto altamente specializzate nel settore dell efficienza energetica. Tale strumento andrebbe fortemente potenziato, attraverso fondi di incentivazione stabili e prolungati nel tempo; in modo da andare a stimolare i conseguenti interventi di efficienza energetica ed andare a ridurre la bolletta energetica delle imprese, come riportato anche dal documento proposte per il piano nazionale per l efficienza energetica redatto da Confindustria, rivolto ai ministeri competenti, atti a realizzare una politica energetica a livello nazionale nel medio lungo termine. Gli interventi che verranno proposti in seguito sono possibili azioni derivate da un attento ed efficace Audit. Interventi sui motori elettrici Il consumo di energia dei motori elettrici nel settore industriale è circa il 74% di quello totale. Non a caso, quindi, l adozione dei motori ad alta efficienza è una delle misure esplicitamente suggerite dai decreti energetici. Ripartizione dei consumi nel settore industriali Fonte: ENEA I motori elettrici sono tra le macchine elettriche più affidabili: fanno il loro lavoro per molti anni con manutenzione assai ridotta e si adattano a prestazioni diverse a seconda delle esigenze. All interno di uno stabilimento i motori sono utilizzati per azionare praticamente tutte le utenze, sia di produzione che di servizio. Nel territorio di riferimento della Comunità Montana i motori elettrici sono largamente presenti, nelle macchine utensili, nelle presse per lo stampaggio della plastica, nelle piegatrici per la lavorazione delle lamiere, negli organi di sollevamento e in altre applicazioni. Nonostante ciò, non ci si preoccupa in genere di quanto consumano, ma solo del prezzo d acquisto: però se si considera che il costo di un motore nella propria vita è mediamente dovuto per il 98,4% al consumo di energia elettrica e solo per l 1,6% alle spese per acquisto e manutenzione o, in altri termini, che il costo di un motore è paragonabile a quanto il motore stesso consuma in tre mesi di lavoro, si può ben vedere come sia conveniente prendere in considerazione apparecchi ad alta efficienza. 202

203 Ripartizione dei costi sulla vita utile di un motore elettrico Fonte: ENEA Installazione di nuovi motori elettrici ad alta efficienza I motori ad alta efficienza coprono la gamma di potenze che va da 1,1 a 90 kw con due o quattro poli. Esistono due classi di efficienza denominate eff1 (la migliore) e eff2 i cui rispettivi loghi, impressi sui motori, sono riportati nella figura seguente. Per ogni classe si sono stabiliti dei rendimenti minimi in funzione della potenza. Loghi delle classi di efficienza dei motori elettrici Una buona pratica è censire tutti i motori che sono presenti in azienda; andando a individuare tutte le caratteristiche (potenza, anno di installazione, rendimento, ore di funzionamento annue, fattore di carico, numero di avvolgimenti subiti, etc.) Tutti questi dati ci permetteranno di conoscere l energia elettrica consumata dal motore nell arco dell anno, l incidenza percentuale sui consumi dell azienda, quali motori hanno consumi importanti e meritano attenzione. Una volta completato il censimento, lo scopo è verificare se e quando è conveniente utilizzare i motori ad alta efficienza. Nelle PMI oggetto di studio, come già detto in precedenza, i motori elettrici sono presenti in numerose applicazioni. Nel caso in cui un azienda decida di acquistare un nuovo macchinario, dovrebbe richiedere nelle specifiche costruttive l istallazione dei motori elettrici ad alta efficienza (EFF I). Nei macchinari ancora in servizio nelle aziende, qualora si decidesse di ridurre il consumo energetico, con la sostituzione dei motori, bisogna segnalare alla casa costruttrice l intervento che si desidera effettuare in modo da non incappare in controversie relative alla manomissione delle macchine. Applicazione di azionamenti a velocità variabile Gli azionamenti a velocità variabile servono per modificare la velocità di un motore elettrico, che di regola è fissa e dipende dal numero di poli del motore. Essi consistono essenzialmente in un inverter che modula la frequenza di alimentazione del motore in funzione del carico. Questi sistemi possono essere utilizzati con profitto per variare, ad esempio, la portata di una pompa o di un ventilatore al posto di sistemi tradizionali quali le 203

204 valvole di strozzamento o le serrande e sono validi soprattutto perché una piccola riduzione di velocità si riflette in una forte riduzione della potenza assorbita. In questi casi, infatti, se diminuiamo la velocità per regolare la portata dell aria o del liquido non solo si ottiene una risposta più pronta della macchina ma diminuisce anche in modo consistente la potenza assorbita e si può realizzare un risparmio energetico valutabile tra il 20 e il 50%. Si utilizza, insomma, solo l energia di cui c è effettivamente bisogno. Come per i motori elettrici, anche gli inverter possono usufruire della detrazione di imposta lorda pari al 20 % della spesa sostenuta (acquisto del motore ed installazione ) e la detrazione e cumulabile con la richiesta di certificati bianchi e con incentivazioni degli enti locali. Andamento potenza assorbita dal ventilatore con i due differenti sistemi di regolazione Fonte: Enea Rifasamento dei motori elettrici Il rifasamento è una tecnica di uso razionale dell energia: migliorando il fattore di potenza delle macchine e degli impianti, è possibile ottenere sensibili risparmi economici, con vantaggio sia dell utente che del produttore e distributore di energia elettrica. I risparmi sono tanto più consistenti quanto più elevato è il fabbisogno di energia elettrica: per questo motivo le aziende oggetto dell indagine dovrebbero esservi particolarmente interessate, qualunque sia lo specifico settore di attività e qualunque sia la loro potenza installata. Il triangolo delle potenze La potenza ha tre componenti attiva, reattiva ed apparente, poiché gli impianti elettrici funzionanti a corrente alternata assorbono dalla rete sia energia attiva sia energia reattiva. La potenza attiva compie un lavoro trasformandosi in altre forme di energia, come calore, illuminazione e movimento mentre la potenza reattiva (induttiva) non si 204

205 trasforma, ma è necessaria per l eccitazione dei circuiti elettromagnetici di trasformatori, motori, reattori. Il rifasamento degli impianti è ottenuto installando in modo opportuno delle batterie di condensatori che assorbono una potenza reattiva capacitiva Qc, di segno opposto alla potenza reattiva induttiva Qi, in modo da portare lo sfasamento prossimo al valore unitario. Rifasando l impianto, la potenza reattiva induttiva richiesta dagli utilizzatori non è più generata dal fornitore di energia, ma è compensata nello stesso luogo dove è richiesta, tramite una potenza reattiva capacitiva uguale e di segno opposto alla potenza reattiva induttiva dell impianto. Il programma Motor Challenge In Europa i motori elettrici consumano oggi circa il 70% dell energia elettrica utilizzata dal settore industriale. Per questo motivo la Commissione Europea ha messo a punto un programma, denominato Motor Challenge, che riguarda l utilizzo efficiente dell energia nelle motorizzazioni elettriche. La messa a punto del programma si è conclusa nel 2003; il programma è ora operativo e l ENEA ne cura la sua diffusione e fa da riferimento sul territorio nazionale, mentre la commissione europea rimane l organo responsabile a livello centrale. L obiettivo è aiutare le industrie a risparmiare energia elettrica e a migliorare l ambiente. L adesione è volontaria, le società sono libere di decidere se vogliono partecipare o meno e possono ritirarsi dal programma in ogni momento senza obblighi. Il principale vantaggio per i partecipanti al Programma Motor Challenge è la riduzione delle spese di esercizio. I partecipanti riceveranno un pubblico riconoscimento per il loro contributo a realizzare gli obiettivi di politica energetica dell Unione Europea (ridurre dell impatto ambientale, in particolare le emissioni di CO 2 ; migliorare la competitività dell industria europea; ridurre la dipendenza dalle fonti di energia importate). Il percorso di adesione di una impresa al programma avviene secondo cinque passi: inventario ed identificazione delle misure di risparmio; formulazione di un piano di azione; approvazione del piano di azione; esecuzione del piano di azione e invio di un rapporto annuale; rinnovo dello status di partecipante dopo l analisi del rapporto annuale. Il programma Motor Challenge è particolarmente indicato per essere applicato con successo su: sistemi ad aria compressa; sistemi di pompaggio, sistemi di ventilazione, azionamenti elettrici, sistemi di refrigerazione e condizionamento. Cioè laddove vi è l impiego diffuso di motori elettrici. Alcuni tipici interventi eseguibili sono: ottimizzazione di un impianto di aria compressa, riduzione del diametro della girante di una pompa, controllo della ventilazione, 205

206 rimozione dei motori elettrici non necessari, installazione di nuovi motori elettrici ad alta efficienza, applicazione di azionamenti a velocità variabile, rifasamento dei motori elettrici. Ottimizzazione degli impianti di produzione dell aria compressa Il settore dell'aria compressa di servizio interessa buona parte delle utenze nell'industria, con un peso sui consumi elettrici complessivi che può variare da pochi punti percentuali al 20% ed oltre. L'aria compressa è utilizzata per vari azionamenti ed operazioni (comandi, trasporto, presse, stampaggio, imbottigliamento, ecc); nel caso delle PMI analizzate si tratta soprattutto di avvitatori, piccoli utensili per smerigliatura e lucidatura, soffiaggio dei pezzi prodotti dalle macchine utensili. Gli impianti esistenti sono spesso caratterizzati da prestazioni insoddisfacenti relativamente all'efficienza energetica, con un margine di miglioramento quantificabile fra il 10% ed 40%, per diversi motivi: motori funzionanti a carico parziale per buona parte del tempo di utilizzo, motori a bassa efficienza, perdite sulla rete di distribuzione, errato dimensionamento del gruppo compressore-motore, produzione di aria compressa a pressioni più elevati di quelle richieste, usi impropri dell'aria compressa (ad esempio per la produzione di vuoto o per la pulitura quando è possibile ricorrere a metodologie più idonee, l'utilizzo di compressori in luogo di ventilatori, ecc). Una progettazione poco accorta dell'impianto, magari legata ad espansioni o contrazioni della domanda di aria compressa rispetto alla previsione iniziale, può comportare sprechi consistenti per la presenza di uno o più dei difetti menzionati. Attraverso un intervento correttivo è facile conseguire risparmi del 10-20% con tempi di ritorno molto contenuti. La rete di distribuzione può essere migliorata in tre modi fondamentali: progettando con perizia i percorsi e le dimensioni delle tubazioni, affinché siano ridotte le perdite di trasporto e quindi la potenza richiesta per i compressori, suddividendola in due o più sottoreti esercite a pressioni diverse qualora il processo produttivo lo consenta, invece di produrre tutta la portata richiesta alla pressione massima, verificando che non siano presenti perdite dovute a fori o tenute non perfette. Il primo punto è particolarmente importante in fase di realizzazione dell'impianto, o in presenza di ristrutturazioni importanti dello stesso. La possibilità di realizzare reti distinte operanti a pressioni differenti consente risparmi energetici che possono spaziare mediamente dal 10% al 25% laddove siano presenti azionamenti che lavorino a pressione minore di quella primaria e che assorbano una quota di portata d'aria non trascurabile rispetto alla richiesta a pressione elevata. Il terzo punto è invece applicabile in tutte le situazioni e può contribuire al conseguimento di risparmi importanti. Può essere utile ricordare in proposito che ad un foro del diametro di un mm è associabile una perdita di portata in volume di circa 1 dm 3 /s, cui corrisponde una maggiore potenza del compressore di 0,3 kw 206

207 (numeri che salgono a 10 dm 3 /s e a 3,3 kw per un diametro di 3 mm). Ad ogni incremento di pressione di 0,1 bar nella rete di distribuzione comporta un aumento del 1% dei consumi, con pressioni di lavoro nell'intorno dei 7 bar. Per quanto riguarda il gruppo compressore-motore, l'azionamento dei motori a velocità variabile e l'adozione di motori ad alta efficienza consentono risparmi energetici nell'ordine del 15-30% e presentano tempi di ritorno degli investimenti molto contenuti. I maggiori operatori del settore hanno iniziato ad offrire un servizio di fornitura dell'aria compressa negli ultimi anni, in base al quale all'utente viene messa a disposizione una certa portata d'aria a determinate condizioni di pressione, con l'azienda/e.s.co. che si preoccupa di individuare il modo migliore per produrla e distribuirla. In molte realtà aziendali può risultare una scelta conveniente, specie in mancanza di competenze interne nel campo dell'aria compressa. I sistemi di illuminazione ad alta efficienza Le imprese possono ridurre i loro consumi elettrici anche tramite la diminuzione della quota di energia destinata all illuminazione, al momento le aziende oggetto di indagine adottano soluzioni tecnologiche che penalizzano l efficienza energetica rispetto a quelle che sono attualmente le potenzialità messe a disposizione dalle tecnologie presenti sul mercato. Le statistiche nazionali indicano che vengono sostituiti ogni anno solo il 5 % degli apparecchi illuminanti; nonostante le superfici dell unità produttive di una piccola azienda siano limitate, si possono comunque ottenere risparmi di alcune migliaia di all anno con la semplice sostituzione dei vecchi corpi illuminanti con altri a maggiore efficienza e/o installando sistemi di regolazione automatica del flusso luminoso. Tutte le lampade attualmente in commercio possono essere suddivise, in base alle modalità con cui viene generata la luce, in due grandi categorie: ad incandescenza a scarica elettrica in gas Il programma europeo Greenlight Il Programma GreenLight è un iniziativa promossa dalla Commissione Europea per incoraggiare i consumatori di elettricità non residenziali pubblici e privati ad installare nei propri edifici sistemi di illuminazione efficienti da un punto di vista energetico ed economico, mantenendo o migliorando la qualità dell illuminazione. L obiettivo del Programma è la riduzione del consumo di energia per illuminazione interna ed esterna, ottenendo così una riduzione delle emissioni inquinanti e un contenimento del riscaldamento globale. Ulteriore obiettivo è il miglioramento della qualità delle condizioni di illuminazione, con riduzione dei costi di esercizio. Gli aderenti al Programma assumono volontariamente i seguenti impegni: migliorare i sistemi di illuminazione negli edifici esistenti in almeno il 50% delle aree di proprietà, o date in affitto; oppure ridurre il consumo totale di elettricità per l illuminazione delle aree esistenti di almeno il 30%; adottare per i nuovi impianti le soluzioni che comportino il minor consumo di energia con un investimento supplementare economicamente conveniente, mantenendo o migliorando la qualità dell illuminazione; completare gli interventi di miglioramento entro 5 anni dall adesione al programma, presentare ogni anno uno stato di avanzamento, e nominare nell ambito dell azienda un manager responsabile dell esecuzione del Programma. 207

208 Il Programma è del tutto volontario, e le aziende possono liberamente decidere se aderire oppure no come di recedere dall impegno in qualunque momento senza obblighi. La Commissione non contribuisce con finanziamenti agli interventi di miglioramento, in quanto questi si ripagano da soli con i risparmi ottenuti, ma supporta Partecipanti e Sostenitori con azioni informative e di pubblico riconoscimento (informazioni in internet, targhe sull edificio, azioni promozionali, utilizzo del logo, premi, ecc.). Ulteriori benefici per i Partners sono: risparmi economici (devono solo sostenere i costi iniziali per gli interventi di miglioramento); migliori condizioni di illuminazione, a favore sia dei lavoratori che dei clienti; assistenza tecnica ed eventualmente finanziamenti da parte delle E.S.Co. (società di servizi energetici integrati) per gli interventi di miglioramento con recupero sui costi di gestione ridotti; ritorno d immagine per la partecipazione ad un programma europeo di riduzione di emissioni di CO2, e l attenzione all ambiente. Il Programma GreenLight è supportato attivamente delle Agenzie nazionali di 14 paesi europei e, per l Italia, dalla FIRE (Federazione Italiana per l uso Razionale dell Energia). Installazione di impianti fotovoltaici per la produzione o l autoproduzione di energia elettrica La scelta della produzione di energia elettrica grazie all installazione di pannelli fotovoltaici può rappresentare una scelta interessante per il contenimento dei costi energetici delle PMI locali. Tutte le banche forniscono finanziamenti e mutui solari ad hoc per poter usufruire del meccanismo incentivante del Conto Energia, mediante il finanziamento tramite terzi (FTT). Una alternativa alla installazione di un impianto fotovoltaico a servizio dell azienda, potrebbe essere quella di affittare le coperture dello stabilimento a società che installano e gestiscono e rimangono proprietarie dell impianto fotovoltaico. Valutazione economica dell investimento fotovoltaico per una PMI dell indagine Di seguito viene presentato uno studio tecnico economico, puramente indicativo, di un impianto di produzione di energia elettrica con pannelli fotovoltaici. E stata presa in esame una delle imprese analizzate nel corso dell indagine (azienda n 17 della tabella riassuntiva), abbastanza simile per fabbisogni elettrici all utenza media definita precedentemente. I relativi dati di partenza, importanti per il caso di studio sono: Consumo elettrico annuale della impresa: kwh (anno 2006) Potenza elettrica installata attualmente: 100 kw in BT Spesa annuale per i consumi elettrici: IVA inclusa (anno 2006) Prezzo medio per l energia elettrica: 0,11976 /kwh consumato Dai quali ne consegue: uno sfruttamento di 1314,64 ore annuali alla massima potenza; un consumo medio mensile di kwh. 208

209 All azienda in oggetto, viene proposta l installazione di un impianto fotovoltaico che copra il 20% della potenza attualmente installata, cioè un impianto da 20 kw di potenza di picco. DATI DELL IMPIANTO FOTOVOLTAICO: Potenza totale dei pannelli: 20 kw (di picco) Costo dell investimento iniziale: /kw * 20 kw = Produzione specifica di un pannello nel Centro Italia: kwh/anno/kw installato Produzione annuale: kwh/anno/kw * 20 kw = kwh/anno Superficie di pannelli necessari: 8 m 2 /kw * 20 kw = 160 m 2 (superficie di pannelli necessaria per una potenza di picco di 20 kw). Superficie di installazione: 160 m 2 * 1,5 = 240 m 2 (superficie necessaria su cui installare le schiere di pannelli fotovoltaici; il fattore 1,5 considera la distanza occorrente tra una schiera e la successiva per evitare il fenomeno dell ombreggiamento reciproco dei pannelli). Nel caso in esame si prevede che l impresa installi le schiere sul tetto della propria unità produttiva e che lo spazio sia sufficiente (cioè almeno 20 metri per 12 di superficie). Si tratta di un impianto di produzione di energia elettrica da fonte pulita e rinnovabile (cioè la radiazione solare), che viene trasformata direttamente in energia elettrica. La tipologia di impianto esaminata è quella che beneficia dello scambio sul posto ; per tale sistema è prevista la consuntivazione dell energia consumata dall impresa e quella prodotta dai pannelli solari fotovoltaici. L energia non deve necessariamente essere consumata nello stesso momento in cui è prodotta. Ad esempio nel corso di una domenica (giorno in cui i pannelli possono produrre energia elettrica ma tale energia non viene consumata dalla azienda) l energia prodotta in esubero rispetto ai consumi viene immessa in rete e il fornitore di energia elettrica pagherà all impresa un corrispettivo pari ai kwh immessi per il prezzo medio della tariffa ( /kwh IVA esclusa). Nel bilancio complessivo si potrà però al massimo arrivare ad un pareggio tra energia consumata e prodotta (a patto di poter installare una superficie utile di pannelli sufficiente). L impresa che decide di installare tale impianto potrà quindi ottenere un risparmio in bolletta poiché parte dei propri consumi di energia elettrica è ora coperta dalla produzione dei pannelli fotovoltaici. Il valore monetario risparmiato è pari appunto alla produzione per il prezzo medio, per cui l impresa potrà risparmiare in bolletta (per i kwh prodotti) tutte le voci di costo escluso il costo di generazione (cioè le voci MIS, TRAS, UC1 ecc). Inoltre per l installazione di pannelli fotovoltaici è previsto l incentivo statale del Conto Energia e la detrazione (nella misura del 55% dalle imposte) delle spese sostenute. Vengono ora analizzate le varie voci ed i risultati ottenuti (si omette la considerazione del tasso di interesse). Produzione annua Poiché l impianto è comunque soggetto ad una minima usura progressiva, va considerato che, negli anni successivi al primo, la produzione annuale reale si riduce al 99% dell energia prodotta l anno precedente. 209

210 Conto Energia Per l installazione di impianti fotovoltaici, il GSE, mediante lo strumento del Conto Energia, prevede un incentivo economico nelle modalità seguenti: Potenza [kw] Non integrato Parzialmente integrato Integrato 1 P 3 0,40 0,44 0,49 3<P 20 0,38 0,42 0,46 20<P 0,36 0,40 0,44 Tariffe incentivanti per dimensioni dell impianto e per tipologia di integrazione In questo caso si è deciso di valutare l installazione di pannelli fotovoltaici parzialmente integrati architettonicamente con l unità produttiva esistente, come quelli dell esempio riportato nella seguente figura. Si avrà quindi, un incentivo di 0,42 per ciascun kwh prodotto dall impianto, per una durata di 20 anni, come previsto dalla normativa vigente. Il bonus monetario ottenuto grazie al Conto Energia ammonta a 0,42 /kwh * kwh = per il primo anno di esercizio. I valori relativi a tale colonna nel foglio di calcolo diminuiscono ovviamente al trascorrere degli anni data la minore produzione annuale dovuta al deterioramento dell impianto. Si può notare che trascorso il termine di 20 anni, il beneficio del conto energia diventa pari a zero. Risparmio sulla bolletta L impresa, già dal primo anno, potrà avere un risparmio sulle spese dovute ai costi energetici stimabile come pari alla produzione elettrica annua dei pannelli moltiplicata per il prezzo medio dell energia elettrica. Cioè per il primo anno si avrà un risparmio di kwh * 0,11976 /kwh = 2.874,23 Anche tale valore si ridurrà negli anni a causa della minore resa dell impianto. Costi di manutenzione Tali costi annuali sono determinati in misura fissa, pari quindi all 1% del costo totale dell investimento iniziale. Si avrà cioè: * 1% = /anno da destinare per la manutenzione dell impianto. Tali costi, essendo fissi, non verranno considerati nel flusso di cassa in uscita. Guadagno dell impresa, Cash Flow (flusso di cassa dell impresa) e Rientro Investimento Guadagno ditta = % destinata al proprio guadagno * (risparmio in bolletta + conto energia) Cash Flow = [% destin. al rientro dell investim. * (risp. in bolletta + C.E.)] spese manutenz. Rientro investimento = Cash Flow (cioè a partire dal costo dell investimento iniziale sostenuto, il flusso di cassa annuale consente negli anni di raggiungere il rientro). L azienda, installando questo impianto, otterrà grazie al conto energia e al risparmio in bolletta (ottenuto in bolletta grazie alla produzione elettrica dei pannelli) un guadagno monetario che potrà scegliere di utilizzare in modalità differenti. 210

211 IPOTESI 1 L impresa sceglie di destinare tutto il guadagno al rientro del piano di investimento, per coprire i costi dell investimento iniziale nel più breve tempo possibile; nel caso riportato nella tabella seguente, a partire dal compimento dell ottavo anno dall avvio il bilancio totale dell investimento inizia a diventare positivo (ultima colonna a destra), per crescere via via ogni anno (cioè una volta rientrato l investimento iniziale, i benefici monetari sono tutti per l azienda). Foglio di calcolo per la valutazione economica: rientro dell investimento in 8 anni 211

212 IPOTESI 2 L impresa sceglie di destinare parte del guadagno al rientro del piano di investimento e la restante quota per il proprio utile: a) Ipotizzando che l azienda voglia destinare alla copertura del piano di rientro dell investimento una quota pari al 80% del guadagno monetario annuale, la stessa azienda avrà annualmente un entrata positiva in cassa pari al 20% della somma del valore monetario del conto energia più il risparmio ottenuto in bolletta. In questa maniera l investimento rientra più tardi, cioè al compimento del decimo anno dall avvio dell impianto, come si evidenzia nella tabella seguente. Foglio di calcolo per la valutazione economica: rientro dell investimento in 11 anni 212

213 b) Nel caso che l azienda destini invece una percentuale ancora maggiore del guadagno per il suo utile (cioè il 45%) sarà necessario un periodo ancora più lungo per esaurire il piano di rientro dell investimento. Come si può notare nella seguente tabella, all aumentare della percentuale di guadagno che l impresa intende tenere per sé, il periodo di rientro dell investimento si avvicina alla soglia limite di 20 anni prevista dalla normativa per la concessione del beneficio monetario del Conto Energia. Foglio di calcolo per la valutazione economica: rientro dell investimento in 18 anni La cogenerazione ad alto rendimento nella media grande industria La cogenerazione nella media-grande industria presente nel territorio fabrianese, potrebbe teoricamente avere possibilità di penetrazione. Infatti tutte le aziende di elettrodomestici o che comunque hanno impianti di verniciatura e trattamento delle superfici hanno bisogno di acqua calda o vapore di processo. Studi precedentemente svolti dal Dipartimento di Energetica dell Università Politecnica delle Marche, indicano che in tali aziende potrebbero essere installati cogeneratori di taglia variabile fra i kwe ed 1-2 MWe a seconda della capacità produttiva. Proprio la capacità produttiva del prossimo futuro, dovuta sia alla crisi economica attuale (congiunturale) sia alla delocalizzazione della produzione (strutturale), la maggiore incognita per la realizzazione di impianti di cogenerazione il cui tempo di ritorno medio può essere stimato inferiore ai 5 anni. Fermo restando la necessaria stesura di opportuni studi di fattibilità, appare comunque plausibile una stima di potenziale di cogenerazione installabile nel territorio della Comunità Montana Esino-Frasassi compresa tra i 2 ed i 5 MWe. All interno della Comunità Montana, le Cartiere Miliani di Fabriano sono già dotate di un impianto combinato cogenerativo della potenza di 22 MWe. 213

214 POTENZIALI RISPARMI IN AMBITO INDUSTRIALE SUL TERRITORIO DELLA COMUNITA MONTANA Di seguito vengono riportati i risparmi ottenibili sul territorio della Comunità Montana mediante interventi di efficienza energetica in ambito industriale. Gli scenari fanno riferimento a quanto riportato nel documento Proposte per il Piano Nazionale di EFFICIENZA ENERGETICA 46 redatto documento dalla Task Force di CONFINDUSTRIA, in collaborazione con ENEA, Cesi Ricerca ed Altri. Risparmi imputabili ad interventi su motori elettrici (motori efficienti, inverter, rifasamento) MWhe Tep evitati al 2020 Tep evitati anno Consumi motori elettrici al Scenario 1 riduzione consumi 1 % al 2020 Scenario 2 riduzione consumi 5 % al Risparmi imputabili ad interventi su illuminazione [MWhe] Tep evitati al 2020 Tep evitati anno Consumi illuminazione al Scenario 1 riduzione consumi 30 % al 2020 Scenario 2 riduzione consumi 50 % al C4/$File/Proposte%20Confindustria%20per%20il%20%20Piano%20 Nazionale%20Efficienza%20Energetica_aggiornato%2031%20gennaio% pdf 214

215 Risparmi imputabili ad installazione di pannelli fotovoltaici Le coperture di stabilimenti industriali del territorio della Comunità Montana, sono stimabili in almeno 35 ha. Considerando una potenza installata di 1 MWe ogni 2 ha di copertura, si avrebbe un potenziale installabile di almeno 15 MWe. Dalla fase conoscitiva, inoltre, è emerso che l azienda tipo della PMI locale si trova all interno di una struttura delle dimensioni di circa 20x30 metri, pari a 600 m 2 ; su una superficie del genere sarebbe possibile installare circa 30 kwp. Raggiungere la potenzialità massima indicata di 15 MWe significherebbe, in teoria applicare tale taglia di pannello fotovoltaico su circa 500 aziende, pari al 37 % delle unità industriali presenti sul territorio della Comunità Montana (1338) stando all ultimo censimento ISTAT su industria e servizi (cfr. indagine conoscitiva). Ipotizzando un obiettivo minimo del 20 %, la potenza installabile sulle coperture industriali è stimabile in almeno 3 MWe. Questa stima è da considerarsi abbastanza verosimile se si pensa che dovrebbe essere di prossima realizzazione un impianto da 1,6 MWe nella Comunità Montana ad opera di una grande azienda del territorio, sfruttando le coperture dei propri stabilimenti. Potenza Scenario 1 Scenario 2 potenzialmente Potenza Potenza installabile installabile 20 % installabile 50 % del potenziale del potenziale [MW] ,5 Energia producibile anno [MWhe/anno] ,5 3562,5 8906,25 Tep evitati anno 3331,0 666,2 1665,5 47 Poiché lo scenario di riferimento è il 2020 è stata ipotizzata una resa media annua del pannello pari al 95 %. 215

216 Risparmi imputabili ad installazione di impianti di cogenerazione Per i risparmi ottenibili mediante cogenerazione, si sono presi tre scenari; la potenza installabile verosimilmente, e due obiettivi inferiori (20 % e 40 %). Per i calcoli sono state fatte le seguenti ipotesi cautelative: 1. IRE=0,15 (minimo di legge); ore accensione; 3. Rendimento elettrico del cogeneratore pari a 40 % Potenza installabile verosimilmente (100 %) Scenario 1 20% del potenziale Scenario 2 50% del potenziale Potenza [MW] Energia producibile anno [MWhe/anno] Tep evitati anno

217 LE PROPOSTE PER IL SETTORE RESIDENZIALE La nuova normativa sulla certificazione energetica degli edifici costituisce per il mercato immobiliare e per il panorama edilizio italiano una vera e propria rivoluzione culturale. Per la prima volta, infatti, viene introdotta nella valutazione degli immobili una variabile diversa da tutte quelle che si era abituati a considerare nell estimo tradizionale, zona, vetustà, orientamento, stato di conservazione, qualità dell edificio, taglio interno ecc. L immobile viene considerato in questa prospettiva come una macchina che consuma energia e produce servizi che nel loro insieme costituiscono la qualità dell abitare, funzione fondamentale della qualità della vita. Il tema della produzione energetica e dell inquinamento conseguente si interseca in modo significativo con il tema dell abitare e del costruire, in considerazione del fatto che il grosso dell inquinamento atmosferico è imputabile proprio agli impianti di riscaldamento, mentre il fabbisogno elettrico per il condizionamento è responsabile dei rischi di black out estivo. La casa viene dunque messa sul banco degli imputati: consuma troppa energia, o meglio la spreca e la disperde, e inquina per produrre l energia che consuma in modo indiscriminato. Di qui la necessità di intervenire su due fronti: rendere la casa una macchina energeticamente efficiente, che ottimizzi il consumo e riduca lo spreco di energia, e renderla il più possibile autosufficiente nella produzione della stessa energia che consuma. La normativa sulla certificazione energetica degli edifici introduce una classificazione immobiliare oggettiva in quanto derivante da parametri tecnici misurabili, quindi difficilmente controvertibili. Questo va senz altro nella direzione della trasparenza del mercato immobiliare e della tutela del consumatore. La riqualificazione energetica è un processo di miglioramento della qualità energetica che, nella realtà delle dinamiche di mercato, determina riflessi più ampi sulla qualità globale percepita della costruzione. La redazione dell attestato di qualificazione energetica diviene un momento fondamentale nell ambito della ridefinizione della prestazione dell edificio, richiamando l attenzione del Professionista sull analisi puntuale dello stato energetico reale dell immobile e consentendo di realizzare gli interventi di miglioramento beneficiando degli incentivi fiscali introdotti dalle recenti disposizioni legislative. Il sistema fiscale agevolato, delineato dalla Legge Finanziaria 2007 e poi definito nei meccanismi operativi dal Decreto interministeriale di attuazione, rappresenta un atto di indubbia rilevanza nell ambito delle scelte in tema di energia. Infatti, le detrazioni fiscali, introdotte in ordine agli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, costituiscono un efficace catalizzatore in grado di agevolare i processi di miglioramento della prestazione energetica del parco edilizio esistente. Il miglioramento del rendimento energetico degli edifici esistenti è inoltre uno dei sistemi con il miglior rapporto costi/efficacia per rispettare gli impegni assunti con il protocollo di Kyoto in materia di cambiamenti climatici. Studi di settore effettuati dall ENEA riferiscono che la riqualificazione energetica del vecchio patrimonio immobiliare potrebbe consentire una riduzione delle emissioni di CO 2 degli edifici e dei relativi costi energetici del 40%. 217

218 Interventi suggeriti: i residenti negli edifici non condominiali sono più agevolati nel ricorso agli incentivi statali per le riqualificazioni energetiche degli edifici. Un basso numero di nuclei familiari coinvolti nella decisione di realizzare la riqualificazione energetica dell edifico è spesso il fattore determinante che permette di concretizzare l intervento. Al fine di una diffusione del ricorso alle tecniche di efficienza energetica del sistema edificio/impianto anche tra i residenti nei condomini si sono valutate le ricadute positive associate ad una campagna di sensibilizzazione ed eventuali incentivi. Nelle schede applicative relative al settore residenziale si sono di conseguenza individuate sia campagne promozionali e informative da effettuare in collaborazione con gli stakeholder territoriali che eventuali incentivi per: contratti servizio calore a rendimento energetico; termocamini e diffusione stufe a pellets collegata a filiera corta locale; installazione di sistemi fotovoltaici per la copertura delle spese elettriche condominiali; riduzione del fabbisogno energetico di un condominio. Per le utenze isolate, ma anche per gli immobili di nuova realizzazione, risulta interessante, anche in termini di risparmio energetico ed economico per la gestione del servizio calore, il ricorso alla soluzione tecnica del termocamino. La presenza nel territorio della Comunità Montana di una grande disponibilità di biomasse legnosa, fa ritenere possibile, come accennato in precedenza, l avvio di seri progetti di selvicoltura, ossia quell'insieme di interventi che vanno dai tagli di rinnovazione, ai tagli di porzioni di bosco a rotazione, ai tagli intercalari antincendio. Interventi che permettono la coltivazione del bosco garantendo la sua rinnovabilità; il prelievo legnoso che se ne ricava viene valutato in termini di sostenibilità, ovvero uno sfruttamento ponderato di una risorsa che viene mantenuta rinnovabile. Questi progetti possono avere interessanti risvolti occupazionali e consentirebbero di realizzare una filiera corta; la tecnologia impiantistica che può sposarsi perfettamente con questo tipo di fonte rinnovabile è rappresentata dai termocamini. I moderni termocamini vengono progettati e realizzati basandosi sul principio del massimo sfruttamento del calore prodotto dalla combustione della legna: una particolare conformazione del percorso dei fumi permette di riportare i gas incombusti nella camera di combustione dove vengono bruciati. I termocamini moderni hanno potenze che consentono di riscaldare agevolmente fino a 150 metri quadrati di appartamento e producono anche acqua calda sanitaria; per un appartamento di queste dimensioni necessitano 10kg di legna all ora, un locale di stoccaggio e una manutenzione settimanale. 218

219 Scenari di riduzione dei consumi per il settore domestico Per valutare i possibili scenari di consumo e riduzione dei consumi del settore domestico, è stato utilizzato un software di ottimizzazione per la valutazione di scenari futuri. Il software TIMES, disponibile presso il Dipartimento di Energetica dell Università Politecnica delle Marche, è un programma di tipo bottom-up della famiglia MARKAL. Il TIMES è un programma di ottimizzazione tecnico-economica che ragiona secondo una logica di minimizzazione dei costi. Questo approccio è particolarmente adatto per la simulazione degli scenari del settore domestico, in quanto è la convenienza il principale driver delle scelte presenti e future dei consumatori. Da questo punto di vista il ruolo della P.A. locale può essere solo quello di informare i cittadini sulle migliori opportunità, piuttosto che fornire incentivi diretti per aumentare l efficienza energetica. Tuttavia è bene evidenziare che i risultati tengono conto di questa logica anche se le tendenze individuate potrebbero essere le stesse se si considerasse l attuale recessione economica (e quindi minor consumi). I risultati ottenuti e qui presentati tengono conto della minimizzazione dei costi e non di altri fattori che potrebbero influenzare il mercato. Il grafico ha una tendenza parabolica, cioè prima decresce e raggiunge il minimo attorno al 2020 poi risale, a causa della qualità della modellazione. Più precisamente, finché le tecnologie migliorano la propria efficienza i minori consumi specifici tendono a prevalere sull aumento della domanda di energia, quando poi lo share tecnologico è tutto o quasi rappresentato dalla classe più efficiente e non si assiste ad un miglioramento dell efficienza totale del parco, la crescita della domanda di energia diventa così apprezzabile che i consumi tendono a salire. 219

220 OSSERVAZIONI: il consumo dell illuminazione tende a diminuire; le lavatrici hanno un consumo debolmente decrescente all inizio che diventa più importante verso la fine del periodo; il consumo delle lavastoviglie è, invece, crescente in quanto la penetrazione sale notevolmente, dal 41% del 2005 a circa il 91% nel 2030, per cui, anche se migliora la classe di efficienza del parco, il consumo totale aumenta anch esso; il consumo elettrico degli usi cottura nel residenziale scende a causa: del passaggio dal fornello elettrico a quello a gas e dell incremento dell efficienza delle apparecchiature elettriche, primo tra tutte il forno; i frigoriferi hanno un consumo sensibilmente decrescente; il consumo dei congelatori diminuisce molto debolmente poiché come per altre apparecchiature elettriche a fronte di un aumento dell efficienza energetica si ha una crescita della penetrazione in modo tale che i due effetti si equivalgono circa; il contributo ai consumi elettrici totali da parte delle tecnologie adibite alla climatizzazione degli ambienti è profondamente in disaccordo con l andamento generale. Infatti, mentre i consumi totali tendono a decrescere, quelli di queste tecnologie crescono gradatamente nel primo periodo e molto più sensibilmente nel secondo periodo, dove la loro crescita è responsabile di quella dell energia elettrica totale. E opportuno precisare che il consumo elettrico di queste tecnologie è, almeno per il primo periodo, quasi interamente dovuto alla domanda di climatizzazione poiché quella di riscaldamento viene soddisfatta principalmente attraverso tecnologie alimentate a gas metano. Nonostante si abbia un progresso tecnologico capace di introdurre nel mercato climatizzatori a COP più elevato, i consumi elettrici aumentano in quanto la crescita della penetrazione di questa tecnologia è percentualmente più rilevante. Nel secondo periodo, la crescita dei consumi elettrici diventa ancora più apprezzabile a seguito della diffusione della pompa di calore poiché tale tecnologia è capace di soddisfare sia la domanda di riscaldamento che di raffrescamento. Quindi, sebbene nel secondo periodo la penetrazione dei climatizzatori continui a crescere come in precedenza, i consumi di energia elettrica aumentano sempre di più al crescere della penetrazione della pompa di calore; il consumo legato all acqua calda sanitaria si riduce sia a causa della sostituzione dei boiler elettrici con caldaie di tipo misto, capaci di soddisfare contemporaneamente la domanda di ACS che di riscaldamento sia per la penetrazione nel mercato della tecnologia del solare termico. 220

221 Consumi elettrici: focus su alcuni elettrodomestici e illuminazione Frigoriferi Si analizzano ora più in dettaglio alcune categorie di elettrodomestici il cui comportamento risulta essere molto significativo ai fini della comprensione dell evoluzione futura. Il frigorifero risulta interessante per almeno due motivi: ha una penetrazione superiore al 100%, ovvero è presente almeno un unità per abitazione; ha un database tecnologico piuttosto articolato. Dall analisi effettuata emergono i seguenti andamenti: 221

222 I grafici di pagina precedente mostrano uno share variegato fino al 2015 e grossomodo accettabile fino al 2020, anno dopo il quale permangono solo frigoriferi in classe A+ nuova e A++. Questo risultato è dovuto alla modellazione del parco frigoriferi, poiché ancora una volta il database tecnologico dell ultimo periodo è approssimativo. Inoltre, avendo considerato per i frigoriferi una vita tecnica di 15 anni, probabilmente, si è fatta una sottostima poiché non ci si riferisce alla vita media ma a quella massima dell elettrodomestico. Per questo motivo, dopo 15 anni dall acquisto tutti gli elettrodomestici scompaiono e vengono sostituiti con dei nuovi; tuttavia, tale ipotesi non è proprio reale poiché se è vero che la gran parte degli elettrodomestici vengono sostituiti dopo 15 anni è altrettanto vero che alcuni di essi vengono utilizzati più lungo. Questa situazione, però, non viene tenuta in considerazione dal modello per cui lo share assume gli andamenti in figura. Da un analisi più approfondita dell andamento dello share si può notare la logica del modello che, giustamente, si avvicina a quella di chi acquista. Infatti, prendendo come riferimento l anno 2008 si osserva una notevole penetrazione del frigorifero in classe A nuova che entra nel mercato in quest anno ma che è caratterizzato da un efficienza inferiore rispetto all esistente classe A+. Se il modello avesse perseguito come obiettivo la massimizzazione dell efficienza energetica non si sarebbe di certo assistito a un simile comportamento, in quanto il modello avrebbe scelto il frigorifero in classe A+ trascurando qualunque elettrodomestico, anche se nuovo, con efficienza inferiore a quella di questa classe. In realtà, il modello ragiona con una logica di minimizzazione dei costi che è in pratica quella di chi acquista un elettrodomestico. La classe A nuova che entra nel mercato nel 2008 è sì caratterizzata da un efficienza inferiore rispetto a quella della classe A+ ma anche da un costo inferiore che la rende così competitiva da essere preferita alla seconda. Infatti, il modello giustamente impone per le classi di efficienza che entrano dopo nel mercato ma che sono pari a quelle già esistenti, un prezzo di acquisto inferiore in modo da essere competitive nel mercato. Sebbene finora sia stata fatta solo un analisi molto specifica dei risultati, attraverso considerazioni riferite ai singoli anni, la loro validità va giudicata nel lungo periodo. In quest ottica, il modello è ben formulato poiché prevede la scomparsa delle tecnologie più energivore e la sostituzione con quelle nuove a più alta efficienza. Osservando gli andamenti precedentemente mostrati, emerge una notevole riduzione dei consumi elettrici dei frigoriferi (di oltre il 40%) anche se nell ultimo periodo la tendenza si inverte debolmente perché l incremento della domanda non viene compensato da un miglioramento dell efficienza del parco frigoriferi poiché si è già raggiunta la saturazione. Il secondo grafico mostra invece che il numero di 222

223 frigoriferi cresce rispetto all anno base perché aumentano il numero delle utenze mentre la penetrazione rimane grossomodo costante. Infine il terzo grafico mostra la notevole riduzione (un dimezzamento abbondante) del consumo specifico degli elettrodomestici a testimonianza del fatto che il mercato asseconda l evoluzione tecnologica di questa categoria di elettrodomestici. Lavastoviglie Un secondo elettrodomestico preso in considerazione è la lavastoviglie la quale presenta andamenti come di seguito riportati: 223

224 Da questi tre andamenti emergono le seguenti considerazioni: il consumo specifico si riduce sensibilmente a seguito del miglioramento dell efficienza del parco lavastoviglie; il consumo elettrico totale aumenta di circa il 60%, poiché la penetrazione di questo elettrodomestico come si può osservare nel secondo grafico tenderà a raddoppiare passando dal 2005 al 2030; Anche in questo caso la modellazione è tale da portare a saturazione il parco tecnologico attorno al 2025 e ciò fa sì che il consumo specifico diventi costante nell ultimo periodo mentre il consumo totale continua a salire per la crescente penetrazione e questa tendenza non viene per niente contrastata dall ingresso di tecnologie meno energivore. Illuminazione domestica 224

225 L andamento complessivo dei consumi dell illuminazione nel domestico residenziale è molto interessante perché evidenzia i notevoli risparmi che si potrebbero conseguire attraverso la sostituzione delle lampade a incandescenza e alogene, che sono quelle più energivore, con lampade fluorescenti e soltanto in futuro ad induzione. E opportuno ricordare che si è partiti nel 2005 da una notevole penetrazione delle lampade a incandescenza e di quelle alogene (complessivamente del 75%) e, poiché la loro efficienza è notevolmente inferiore di quella delle fluorescenti, il loro contributo era ancora più importante se espresso in termini di energia elettrica consumata, come si può facilmente osservare dall immagine precedente. Le lampade più energivore riducono con il passare degli anni consistentemente la loro penetrazione che diventa del 2% al Analizzando l andamento del tasso di sostituzione si osserva un comportamento molto interessante poiché inizialmente tali lampade vengono sostituite in gran parte con lampade della stessa tipologia ma leggermente più efficienti e solo in piccola parte con lampade fluorescenti che, invece, hanno un efficienza circa 5-6 volte superiore. Successivamente però, si realizza la completa sostituzione delle lampade più energivore con lampade ad alta efficienza quali quelle fluorescenti o in minima parte con quelle a induzione. Infatti, sebbene le lampade a induzione presentino un efficienza in Lumen/W inferiore rispetto a quelle delle nuove lampade fluorescenti, riescono a penetrare nel mercato poiché la loro vita utile molto elevata la rendono una tecnologia comunque conveniente. Anche questo risultato è un ottimizzazione della realtà per il fatto che, nonostante si sia considerata una vita tecnica delle lampade pari a quella dichiarata dal costruttore, si è assunto un loro utilizzo annuo (in ore equivalenti) indipendente dalla tipologia di lampada. In realtà, invece, quelle a incandescenza sono solitamente utilizzate un numero di ore annue minori rispetto a quelle fluorescenti, dato il relativo maggior consumo, e ciò determina una differenza nella vita che per le lampade incandescenti si allunga sensibilmente. Inoltre, la tendenza alla sostituzione è stata valutata esclusivamente attraverso un analisi di minimizzazione dei costi d acquisto delle lampade, senza tener conto del loro attacco. Infatti, non sempre le tecnologie a incandescenza e quasi mai quelle alogene sono rimpiazzabili con quelle a fluorescenza, per cui la sostituzione comporta in questi casi anche l acquisto di un nuovo supporto (lampadario o plafoniera che esso sia). Questa necessità rappresenta un notevole svantaggio a fini della sostituzione del parco tecnologico più energivoro con quello a più alta efficienza per cui, molto probabilmente, si potrebbe avere una certa penetrazione delle lampade a incandescenza o alogene anche nel lontano futuro. Nonostante che nell analisi siano state fatte alcune inevitabili approssimazioni, l andamento del consumo di energia elettrica per l illuminazione domestica residenziale rimane molto significativo e di grande interesse almeno fino al Se si volesse esprimere l andamento della potenza elettrica impiegata si osserverebbe un andamento molto simile a quello dell energia consumata, come si può osservare dalla figura seguente: 225

226 226

227 Consumi di energia termica I consumi di energia termica del settore domestico sono dovuti all asservimento della domanda di riscaldamento: Il grafico mostra il consumo di energia per riscaldamento domestico da parte delle tecnologie disponibili nei diversi periodi con i quali lo scenario è stato suddiviso. In particolare, si osserva che nel corso degli anni le vecchie tecnologie lasciano gradatamente spazio alle nuove, che prima s inseriscono nel mercato, poi accrescono la loro quota e, infine, lasciano spazio a quelle successive. Di grande interesse è il contributo della pompa di calore che entra nel mercato già dal 2012, aumenta progressivamente il suo apporto nel corso degli anni e diviene apprezzabile alla fine del periodo. L andamento decrescente dell energia termica resa è dovuto alla concomitanza di due fattori: lo sviluppo tecnologico capace d introdurre nel mercato nuove tecnologie a più alta efficienza; la diminuzione del fabbisogno termico degli edifici dovuto al miglioramento del parco edilizio esistente e della maggior efficienza di quello di nuova costruzione. Se questo risultato venisse espresso in termini di energia utile si osserverebbe una riduzione inferiore dell energia unicamente attribuibile alla riduzione del fabbisogno termico degli edifici, e sarebbe così indirettamente ricavabile il contributo dovuto al miglioramento dell efficienza del parco tecnologico. 227

228 Un risultato interessante è quello legato alla potenza termica installata che viene di seguito mostrata: L analisi energetica di un sistema non è il solo utilizzo del programma che parallelamente a questa permette di eseguire un altra indagine sempre di grande interesse, che è quella dell impatto dell intero sistema energetico sull ambiente. In questo modo, possono essere valutate le conseguenze che determinate scelte di politica energetica possono avere sull ambiente e a sua volta sul clima. In tal senso, il generatore di modelli TIMES è un valido strumento di ausilio alle scelte di politica energetica, poiché, secondo le conseguenze che certe decisioni hanno sul sistema, i policy makers possono decidere se incentivare certe soluzioni piuttosto che altre. Di seguito, a titolo esemplificativo, viene riportato l andamento della CO 2, gas responsabile dell effetto serra, prodotto dalle caldaie domestiche per il riscaldamento. L andamento così fortemente decrescente è dovuto ad un ottimizzazione da parte del modello che prevede la completa sostituzione delle caldaie, nell arco di 15 anni, con tecnologie più efficienti. Il minor impatto sull ambiente, è dovuto al fatto che come visto in precedenza l energia consumata si riduce sensibilmente e conseguentemente anche le emissioni di CO 2. Tuttavia, bisogna precisare che queste non sono le emissioni totali dovute all asservimento della domanda di riscaldamento domestico poiché in questo caso dovrebbero rientrare nel conteggio anche quelle generate dalla produzione dell elettricità che alimenta le pompe di calore. 228

229 LE PROPOSTE PER IL SETTORE TERZIARIO Le proposte per il settore terziario possono dividersi in due tipologie, quelle per il settore terziario privato e quelle per la P.A. Da quanto emerso dalla fase conoscitiva è evidente che i maggiori potenziali risparmi possono venire dal settore privato. Tuttavia è il caso di ribadire che, nonostante i consumi della P.A. pesino solo per il 5 % del totale, il ruolo esemplare del settore pubblico ha un elevato valore simbolico anche per il privato. Come già evidenziato per l industria, gli strumenti a disposizione della Comunità Montana e dei Comuni ad essa afferenti al fine di promuovere interventi nel settore terziario privato ( il cosidetto vendibile ) sono pochi; tra questi: 1. Campagne di sensibilizzazione verso l imprenditoria locale sul tema dell efficienza energetica, delle fonti rinnovabili 2. Campagne di sensibilizzazione verso i commercianti locali sul tema del finanziamento tramite terzi; 3. Interventi di contenimento dei consumi energetici sulle proprie strutture, in modo da avere un comportamento esemplare nei confronti dei privati. TERZIARIO VENDIBILE Interventi presso il settore terziario vendibile Nella Provincia di Ancona, il terziario vendibile costituisce il 76,64 % dei consumi del settore terziario totale. Il settore vendibile è abbastanza variegato, in quanto ad utenze; si passa infatti dal piccolo ufficio di servizi (assicurazioni, consulenti ) e dai piccoli negozi di quartiere, ai grandi uffici (banche, centri servizi) e ai centri commerciali della Grande Distribuzione Organizzata. L Unione Europea indica, nel documento Piano d azione per l efficienza energetica: concretizza re le potenzialità 48, gli obiettivi di riduzione dei consumi nel settore terziario. In particolare, il massimo potenziale raggiungibile stimato dalla UE è, per il terziario vendibile è stimato nel 30 %. Gli interventi possibili nel settore terziario vendibile, sono differenti; addirittura alcune potrebbero competere tra loro: installazione di pannelli fotovoltaici; installazione di impianti di co-trigenerazione di taglia inferiore a 1 MWe (200 kwe); sostituzione di caldaie con caldaie a più alta efficienza o pompe di calore; installazione lampade ad alta efficienza; installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda; interventi sugli involucri edilizi; utilizzo di apparecchi da ufficio più efficienti; DF 229

230 Le tecnologie che potrebbero essere in competizione tra loro sono gli impianti fotovoltaici e la cogenerazione ad alto rendimento di taglia inferiore ai 200 kwe. Questo perché, la recente normativa ha introdotto il concetto di scambio sul posto anche per la cogenerazione ad alto rendimento. E chiaro che l una o l altra tecnologia, o una loro integrazione, dovrebbero essere scelte dopo un accurato studio di fattibilità tecnico economico. Installazione di pannelli fotovoltaici Supponendo, per assurdo, di voler coprire il 100 % dei consumi del 2007 del terziario vendibile della Comunità Montana con l installazione di pannelli fotovoltaici, sarebbe necessario installare impianti fotovoltaici per una potenza di picco compresa tra i 40 ed i 50 MWp, con una superficie occupata compressa tra i 70 ha ed i 100 ha. Fissato quello che può essere il limite estremo di riferimento (40-50 MWp), appare plausibile ipotizzare per la Comunità Montana, almeno una potenza installabile che copra l 1 % dei consumi elettrici del settore terziario vendibile, pari a circa kwp. Questo obiettivo, corrisponde ad una potenza media installata di circa kwp per ogni Comune; vale a dire 2 impianti da 20 kwp. Per quello che potrebbe essere un abbozzo di studio di fattibilità, si rimanda a quello già predisposto per l industria. potenza installabile [kwp] Energia producibile annualmente [MWhe] 49 Risparmio energetico Ottenibile [tep/a] , Riduzione emissioni 50 [t CO 2 /a] 49 Poiché lo scenario di riferimento è il 2020 è stata ipotizzata una resa media annua del pannello pari al 95 %. 50 calcolate assegnando un valore medio di 3 t CO2 per tonnellata equivalente di petrolio (tep) 230

231 Interventi di co-trigenerazione nella grande distribuzione: La grande distribuzione, GDO, è caratterizzata da una elevata richiesta di energia frigorifera legata alla conservazione degli alimenti ed alla climatizzazione degli ambienti durante il periodo estivo. Tale caratteristica la rende adatta ad applicazioni trigenerative con motore primo accoppiato a sistemi ad assorbimento. E possibile considerare due diversi interventi di trigenerazione applicabili all utenza in esame: 1. produzione combinata di energia elettrica e termico/frigorifera per la climatizzazione 2. produzione combinata di energia elettrica e frigorifera per la conservazione dei cibi freschi. Per quanto riguarda la potenza installabile cogenerativa, l obiettivo di installare una potenza di 1,5-2 MWe appare più che mai cautelativa. Tale cautela deriva dal fatto che, nonostante la taglia media considerata sia stata di circa 200 kwe, per usufruire del regime di scambio sul posto, gli attori della GDO potrebbero comunque optare per l installazione di impianti fotovoltaici sulle proprie coperture o sui propri parcheggi. Il risparmio di energia primaria ottenibile e la riduzione della quota di emissioni conseguente viene valutata sulla base di una serie di indicatori calcolati per la cogenerazione nel settore terziario riferiti ai kwel di potenza installata. potenza dell impianto [kwel] costo medio dell intervento [ ] risparmio energetico ottenibile 51 [tep/a] riduzione emissioni 52 [t CO 2 /a] E stato ipotizzato un funzionamento di 6 mesi (4320 ore) ed un IRE del 24 % 52 calcolate assegnando un valore medio di 3 t CO2 per tonnellata equivalente di petrolio (tep) 231

232 Interventi su impianti ed involucri edilizi per la riduzione dei consumi di gas naturale Il settore terziario ha ampie potenzialità di miglioramento dei propri consumi di gas naturale. L utilizzo principale del gas nel settore terziario vendibile sono dovuti a: 1. Riscaldamento di ambienti; 2. Produzione di acqua calda sanitaria; 3. Uso cucina nella ristorazione Gli interventi di efficienza energetica proponibili sono: 1. Interventi sulla coibentazione dell involucro edilizio (pareti ed infissi); 2. Installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria (ACS); 3. Sostituzione/interventi sui generatori di calore con nuovi a più alta efficienza. 4. Impianti di cogenerazione su particolari utenze (centri commerciali, grandi palazzine di uffici ); Non è facile fare una stima dei risparmi potenziali per ciascuna tecnologia, anche perché questo richiederebbe di fatto audit energetici specifici, per tutte le strutture pubbliche. Poiché gli interventi sugli involucri edilizi sono e saranno sviluppati con un approccio sempre più integrato (involucro, utilizzo di fonti rinnovabili, impianti efficienti e a basso consumo), al fine di stimare gli obiettivi plausibili per la riduzione del consumo di gas naturale si potrebbe ipotizzare un risparmio potenziale globale del 27 % entro il 2020, abbastanza cautelativo, considerando che la sola coibentazione ha una potenzialità del 30 % 53. Risulta tuttavia difficile fornire una stima dei potenziali risparmi ottenibili con gli interventi sopra esposti. Infatti i dati pervenuti sui consumi di gas, non sono infatti sufficientemente disaggregati per poter dire quali sono i consumi del terziario vendibile rispetto al totale del settore civile all interno della Comunità Montana. Inoltre, nel caso del gas naturale, non esistono nemmeno statistiche sui consumi provinciali o nazionali come avviene ad esempio per i dati di consumo elettrico d004e8fc9/608b0345f4da58f5c ec/$file/piano%20nazionale%2 0efficienza%20energetica def..pdf 232

233 Installazione di lampade a più alta efficienza Secondo quanto emerso dalla fase conoscitiva, l illuminazione è responsabile del 24 % dei consumi del settore terziario. Volendo ipotizzare interventi di sostituzione delle lampade con lampade a più alta efficienza, vengono ipotizzati i due scenari di risparmio, già proposti per interventi nell illuminazione del comparto industriale, del 30 % e del 50 %. Consumi illuminazione terziario vendibile al 2007 Scenario 1 riduzione consumi 30 % al 2020 [MWhe] Tep evitati al Tep evitati anno Scenario 2 riduzione consumi 50 % al

234 TERZIARIO NON VENDIBILE: PIANIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE ENERGETICO-ECONOMICA DELL AZIENDA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Nell ambito della strategia complessiva del PEAC assume particolare importanza un accorta politica di pianificazione ed efficienza energetica dell azienda Pubblica Amministrazione attraverso l individuazione di un programma organico ed integrato di azioni e strumenti per una razionale gestione dell energia. Da quanto emerso dalla fase conoscitiva è evidente che i maggiori potenziali risparmi possono venire dal settore privato. Tuttavia è il caso di ribadire che, nonostante i consumi della P.A. pesino solo per il 5 % del totale, il ruolo esemplare del settore pubblico ha un elevato valore simbolico anche per il privato. Gli ambiti d azione di un Piano di efficienza energetica riguardano in linea generale tutti i settori energetici di competenza dell amministrazione locale: L acquisto dell energia elettrica nel libero mercato La tecnologia e la gestione degl impianti (illuminazione pubblica, semafori, ecc..) Il patrimonio edilizio comunale (involucro edilizio, impianti termici,..) Il parco automezzi La produzione di energia da fonte rinnovabile. Nell ambito dei processi per il contenimento e la riduzione dei costi energetici gli interventi si possono ricondurre a tre linee d azione fondamentali dalla cui opportuna combinazione deriva il conseguimento del massimo risparmio economico conseguibile e la riduzione di emissioni climalteranti in atmosfera: La contrattazione del prezzo di fornitura dell energia, importante opportunità per il raggiungimento di sensibili benefici economici offerta dal processo di liberalizzazione del mercato dell energia (D.lgs 79/99) che consente la possibilità di contrattazione del prezzo dell energia elettrica e del gas sul mercato libero; Il miglioramento delle prestazioni e della qualità degl impianti, l installazione di apparecchiature e sistemi a maggiore efficienza riduce i consumi a parità di condizioni gestionali; L ottimizzazione dei sistemi di gestione, una notevole riduzione dei consumi è conseguibile, a parità di efficienza degl impianti, mediante il miglioramento della gestione che spesso è attuabile con interventi a basso costo di investimento. Le ipotesi di intervento che saranno sviluppate come primo approccio alla problematica in oggetto sono: 1. interventi sul patrimonio edilizio; 2. organizzazione di un database per la raccolta dei consumi energetici degli edifici pubblici; 3. interventi di riduzione e risparmio energetico nella pubblica illuminazione; 4. installazione di pannelli fotovoltaici negli edifici di proprietà della Comunità Montana e dei Comuni. 234

235 Il patrimonio edilizio della Pubblica Amministrazione Le azioni da intraprendere nell'ambito del patrimonio edilizio comunale possono essere classificate in due macro-linee di intervento: realizzazione di un sistema dinamico di gestione energetica degli edifici, che contempli il monitoraggio dei consumi energetici delle strutture di pertinenza e la realizzazione di audit energetici del patrimonio comunale al fine di definire e monitorare interventi di efficienza energetica in ambito elettrico e in ambito termico; programmazione di azioni previste al capo IV del D.Lgs. 115 del (attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all efficienza degli usi finali di energia e i servizi energetici) relativa al settore pubblico; Il citato D.Lgs. 115/2008 attribuisce alle P.A. la responsabilità amministrativa, gestionale ed esecutiva dell'adozione degli obblighi di miglioramento dell'efficienza energetica nel settore pubblico. In particolare in relazione agli usi efficienti dell'energia nel settore dell edilizia pubblica gli obblighi previsti all art. 13 del citato D.Lgs. comprendono: (a) il ricorso, anche in presenza di esternalizzazione di competenze, agli strumenti finanziari per il risparmio energetico per la realizzazione degli interventi di riqualificazione, compresi i contratti di rendimento energetico, che prevedono una riduzione dei consumi di energia misurabile e predeterminata; (b) le diagnosi energetiche degli edifici pubblici o ad uso pubblico, in caso di interventi di ristrutturazione degli impianti termici, compresa la sostituzione dei generatori, o di ristrutturazioni edilizie che riguardino almeno il 15 per cento della superficie esterna dell'involucro edilizio che racchiude il volume lordo riscaldato; (c) la certificazione energetica degli edifici pubblici od ad uso pubblico, nel caso in cui la metratura utile totale supera i 1000 metri quadrati, e l'affissione dell'attestato di certificazione in un luogo, dello stesso edificio, facilmente accessibile al pubblico. (d) Nel caso di nuova costruzione o ristrutturazione degli edifici pubblici od ad uso pubblico le amministrazioni pubbliche si attengono a quanto stabilito dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni relativo al rendimento energetico nell edilizia. All interno della Comunità Montana Esino-Frasassi, il Comune di Fabriano ha iniziato ad organizzare un database per la raccolta dei consumi energetici degli edifici pubblici. Questo database è uno strumento di fondamentale importanza, che andrebbe esteso a tutti i Comuni della Comunità Montana, perché consente un maggior livello di conoscenza delle problematiche e della domanda di energia di ogni singola struttura al fine di pianificare interventi di efficienza energetica nelle tre linee d azione per la riduzione dei costi energetici. 235

236 Gli interventi possibili per il miglioramento dell efficienza energetica del patrimonio edilizio non sono generalizzabili e dipendono molto dalle condizioni strutturali e architettoniche degli stabili. Un elenco generale delle tecnologie più significative che comportano risparmi energetici e produzione di energia da fonti rinnovabili sono: Miglioramento delle prestazioni termiche dell involucro edilizio; Sostituzione dei generatori di calore; Installazione di sistemi automatici di termoregolazione e contabilizzazione del calore; Utilizzo di impianti di illuminazione interna ad alta efficienza con sensori di luminosità per la regolazione del flusso luminoso; Realizzazione di impianti fotovoltaici su proprietà comunali Realizzazione di impianti di solare termico su proprietà comunali Utilizzo della biomassa disponibile sul territorio Interventi di efficienza energetica sui consumi elettrici Dalla fase conoscitiva è emerso che la maggior parte dei consumi elettrici della P.A. sono dovuti alla illuminazione (di interni, pubblica, semaforica e cimiteriale), alle apparecchiature per uffici e alla climatizzazione. I dati vengono sinteticamente riportati qui di seguito. Consumi elettrici della P.A. della CM MWh Pubblica amministrazione Illuminazione pubblica Altri Servizi non Vendibili Peso consumi elettrici P.A. su totale consumi della CM % Pubblica amministrazione 0,96% 1,08% 1,10% Illuminazione pubblica 1,27% 1,57% 1,61% Altri Servizi non Vendibili 1,92% 2,06% 2,14% Costi dei consumi elettrici della P.A. della CM Pubblica amministrazione Illuminazione pubblica Altri Servizi non Vendibili TOTALE E stato ipotizzato un costo dell elettricità pari a 0,2 /kwh, eccetto che per l illuminazione pubblica (Fonte: dati pervenuti dai Comuni) 55 Costo ipotizzato dell energia per l illuminazione pubblica pari a 0,10 /kwh 236

237 I principali interventi di efficienza energetica negli usi finali di energia elettrica proponibili alla P.A. sono: 1. Interventi sull illuminazione di interni (uffici e scuole); 2. Interventi su illuminazione pubblica, semaforica e cimiteriale; 3. Installazione di impianti fotovoltaici; 4. Installazione di pannelli solari termici in sostituzione di eventuali scaldaacqua elettrici; 5. Acquisto di apparecchiature da ufficio efficienti, magari inserendo le dovute specifiche all interno dei capitolati di appalto; 6. Interventi sull involucro edilizio, in modo da ridurre i fabbisogni di climatizzazione estiva Interventi sull illuminazione di interni Da statistiche nazionali si stima che l illuminazione di interni pesi per circa il 24 % dei consumi. La sostituzione delle lampade attualmente in uso nelle scuole e negli uffici potrebbe portare ad incrementi di efficienza. Indagini svolte e l esperienza preesistenti 56 stimano che il potenziale di risparmio nell illuminazione nel settore non residenziale (industria, terziario e P.A.) sia compreso tra il 30 % ed il 50 %. Questi risparmi possono essere ottenuti attraverso interventi integrati quali: la sostituzione delle attuali lampade (in genere di tipo T12 e T8 con alimentatori elettromagnetici) con lampade fluorescenti lineati T5 con alimentatore elettronico, installazione di sensori di presenza o di sistemi di regolazione del flusso luminoso ad integrazione della luce naturale. Nella valutazione dei potenziali risparmi raggiungibili al 2020, è stato ipotizzato uno scenario di efficienza energetica del 40 % Lighting/4-light2006.pdf 237

238 Consumi illuminazione di interni nella Pubblica Amministrazione della CM al 2007 [MWh] 966 Risparmi potenziali al 2020 Scenario di risparmio 40 % [MWh] 4250 Tep risparmiati al Tep risparmiati/anno 72 /anno risparmiati /anno Interventi su illuminazione pubblica, semaforica e cimiteriale Per quanto riguarda gli interventi di efficienza energetica proponibili per la Pubblica Illuminazione, le lampade semaforiche e cimiteriali ed i relativi risparmi conseguibili, si rimanda al Piano Luce in fase di redazione da parte della Comunità Montana Esino-Frasassi e ai recenti documenti di consultazione emanati il 17 aprile 2009 dall AEEG 58. In questi documenti di consultazione, l Autorità per l Energia Elettrica ed il Gas propone tra gli altri, schede tecniche standardizzate per la sostituzione di lampade semaforiche e lampade cimiteriali votive con lampade a LED. Per quanto riguarda i risparmi in questo settore è possibile stimare una riduzione dei consumi in questo settore potenziale compresa tra il 15 % ed il 20 %. Questo risparmio potrà essere ottenuto sostituendo le vecchie lampade a vapori di mercurio con tecnologie più efficienti quali lampade ad alogenuri metallici o sodio ad AP; risparmi maggiori potrebbero venire da interventi di sostituzione dell impianto (lampione ed alimentazione) invece della sostituzione della sola lampada. Nell analisi dei possibili benefici ambientali ed economici, si è ipotizzata, cautelativamente, una riduzione dei consumi al 2020 del 12 %. Consumi illuminazione pubblica, semaforica e cimiteriale nella Pubblica Amministrazione della CM al 2007 [MWh] 5855 Risparmi potenziali al 2020 Scenario di risparmio 12 % [MWh] 7729 Tep risparmiati al Tep risparmiati/anno 131 /anno risparmiati /anno Consumi illuminazione pubblica, semaforica e cimiteriale nella Pubblica Amministrazione della CM al 2007 [MWh] 5855 Risparmi potenziali al 2020 Scenario di risparmio 20 % [MWh] Tep risparmiati al Tep risparmiati/anno 219 /anno risparmiati /anno 57 E stato ipotizzato un costo dell elettricità pari a 0,2 /kwh (Fonte: dati pervenuti dai Comuni) Costo ipotizzato dell energia per l illuminazione pubblica pari a 0,10 /kwh 238

239 Installazione di impianti fotovoltaici Per coprire l intero fabbisogno 2007 dei consumi elettrici della Pubblica Amministrazione (4023 MWh stimati) sarebbe necessario installare impianti fotovoltaici per una potenza di picco totale compresa tra i 3 MWp ed i 3,5 MWp. Questo valore, da considerarsi come riferimento limite, corrisponde ad una potenza media installata di circa kwp per ciascun Comune. Questo dato si sposa abbastanza bene con i dati pervenuti dai singoli Comuni, da cui risulta che la potenza media installabile fotovoltaica per coprire il 100 % di una scuola (materna, media elementare) o di una pallazzina di uffici è compresa tra 15 e 25 kwp. Supponendo di installare una potenza fotovoltaica media di 5 kwp su un totale 60 edifici pubblici (scuole ed uffici) di tutta la Comunità Montana, si potrebbe raggiungere una potenza media installata di circa 300 kwp pari al 10 % della potenza limite ipotizzata. Tale ipotesi risulta abbastanza cautelativa in quanto: 5 kwp sono la taglia media fotovoltaica per una applicazione residenziale; Ipotizzare 60 utenze pubbliche significa individuarne almeno 6 per ciascun Comune; solo nel Comune di Fabriano ci sono più di 20 utenze possibili, con potenziali installabili superiori ai 5 kwp ipotizzati; Nella stima non sono state calcolate utenze quali palestre, palasport e parcheggi Consumi elettrici della Pubblica Amministrazione della CM al 2007 [MWh] 4023 Scenario di potenza fotovoltaica installata pari a 300 kwp Risparmi potenziali al 2020 [MWh] Tep risparmiati al Tep risparmiati/anno 67 /anno risparmiati 62 al netto dell incentivo (usato per ripagare l impianto) /anno Consumi elettrici della Pubblica Amministrazione della CM al 2007 [MWh] 4023 Scenario di potenza fotovoltaica installata pari a 900 kwp Risparmi potenziali al 2020 [MWh] Tep risparmiati al Tep risparmiati/anno 200 /anno risparmiati 64 al netto dell incentivo (usato per ripagare l impianto) /anno 60 Costo ipotizzato dell energia per l illuminazione pubblica pari a 0,10 /kwh 61 Il conto si riferisce ai primi 11 anni di vita del pannello; per questo è stata calcolata una efficienza media del 95 % 62 Costo ipotizzato dell energia elettrica pari a 0,20 /kwh 63 Il conto si riferisce ai primi 11 anni di vita del pannello; per questo è stata calcolata una efficienza media del 95 % 64 Costo ipotizzato dell energia elettrica pari a 0,20 /kwh 239

240 L utilizzo degli spazi pubblici per il fotovoltaico La legge n. 10 del 9 gennaio 1991 Norme per l'attuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia stabilisce all art. 26 comma 7 che negli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico è fatto obbligo di soddisfare il fabbisogno energetico degli stessi favorendo il ricorso a fonti rinnovabili di energia o assimilate salvo impedimenti di natura tecnica od economica. La Comunità Montana può avviare una campagna di diffusione nella pubblica amministrazione degli impianti fotovoltaici; il progetto può prevedere la concessione d uso per 20 anni di tetti degli edifici comunali e degli spazi a disposizione presso ritenuti idonei e non soggetti a vincoli architettonici e paesaggistici, l installazione di impianti fotovoltaici. Si andranno a realizzare sugli edifici e sulle aree comunali, una rete di impianti fotovoltaici per produrre energia elettrica da immettere nella rete elettrica nazionale secondo le disposizioni del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del (Decreto Bersani, Conto Energia ). Accanto ai benefici economici ed ambientali, non va sottovalutato l effetto dimostrativo del progetto nei confronti dei cittadini; la realizzazione di una campagna informativa sugli incentivi e sulle opportunità esistenti, potrebbe far decollare nel territorio comunale il numero di produttori di energia elettrica pulita e rinnovabile costituito dalle famiglie, condomini, imprese grandi e piccole. La Comunità Montana dovrà predisporre il bando così da prevedere la concessione in comodato d uso di superfici di proprietà comunale per la progettazione, realizzazione, gestione e manutenzione della rete di impianti fotovoltaici: non integrati, cioè impianti con moduli ubicati al suolo, ovvero con moduli collocati, con modalità diverse dalle tipologie di cui agli allegati 2 e 3 del Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico, sulle superfici esterne degli involucri di edifici, di fabbricati e strutture edilizie di qualsiasi funzione e destinazione; parzialmente integrati nei quali moduli sono posizionati, secondo le tipologie elencate in allegato 2 del Decreto citato, sulle superfici esterne degli involucri di edifici, fabbricati, strutture edilizie di qualsiasi funzione e destinazione; con integrazione architettonica, nei quali i moduli sono integrati, secondo le tipologie elencate in allegato 3 del Decreto citato, sulle superfici esterne degli involucri di edifici, fabbricati, strutture edilizie di qualsiasi funzione e destinazione. Il comodato d uso potrà essere distinto in: gratuito, in caso di riduzione o azzeramento della bolletta energetica relativa agli edifici interessati dagli impianti fotovoltaici oneroso, mediante offerta di canone di locazione, nel caso in cui non si prevede riduzione o azzeramento della bolletta energetica relativa agli edifici interessati dagli impianti fotovoltaici oppure nei casi di superfici dove non è previsto alcun consumo energetico. Nel bando potrà essere previsto che i soggetti interessati a partecipare curino la progettazione, la realizzazione, la gestione e la manutenzione della rete di impianti fotovoltaici su edifici e aree di proprietà comunale individuate dall Amministrazione tra quelle più energivore o con le migliori condizioni di fattibilità. 240

241 Potranno essere ammessi a partecipare ai bandi: le imprese singole; i raggruppamenti temporanei di imprese, costituiti o da costituirsi, con l osservanza puntuale di quanto previsto dall art. 37 del D.Lgs. n. 163 del 12 aprile E convinzione della Comunità Montana Esino-Frasassi che la produzione di energia da fonti rinnovabili non possa essere disgiunta da una ricerca della massima efficienza energetica degli edifici, pertanto i bandi sono strutturati al fine di privilegiare quelle soluzioni che conterranno anche interventi di risparmio energetico relativi agli edifici su cui è prevista l installazione dell impianto fotovoltaico. Al termine del comodato la P.A. tornerà ad avere gratuitamente l uso di tali superfici e la proprietà dei sistemi fotovoltaici installati. Lo smaltimento finale dell impianto fotovoltaico sarà a cura della ditta aggiudicatrice. Interventi di efficienza energetica sui consumi di gas naturale: la Gestione del Patrimonio Edilizio Nell ambito delle azioni finalizzate alla diffusione delle fonti rinnovabili, al risparmio energetico e alla riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, intervenire prioritariamente sugli edifici di proprietà dell Ente ha parecchi benefici: molti di essi rivelano criticità su cui si rendono necessari interventi, gli interventi fanno da esempio ai cittadini in merito all applicazione delle migliori pratiche disponibili nell ambito dell edilizia. Il Decreto Legislativo 115 del 2008 assegna alle P.A. la responsabilità amministrativa, gestionale ed esecutiva dell'adozione degli obblighi di miglioramento dell'efficienza energetica nel settore pubblico. Gli obblighi della pubblica amministrazione, in relazione agli usi efficienti dell'energia nel settore degli edifici, comprendono: il ricorso, anche in presenza di esternalizzazione di competenze, agli strumenti finanziari per il risparmio energetico per la realizzazione degli interventi di riqualificazione, compresi i contratti di rendimento energetico, che prevedono una riduzione dei consumi di energia misurabile e predeterminata; le diagnosi energetiche degli edifici pubblici o ad uso pubblico, in caso di interventi di ristrutturazione degli impianti termici, compresa la sostituzione dei generatori, o di ristrutturazioni edilizie che riguardino almeno il 15 per cento della superficie esterna dell'involucro edilizio che racchiude il volume lordo riscaldato; la certificazione energetica degli edifici pubblici od ad uso pubblico, nel caso in cui la metratura utile totale supera i 1000 metri quadrati, e l'affissione dell'attestato di certificazione in un luogo, dello stesso edificio, facilmente accessibile al pubblico, ai sensi dell'articolo 6, comma 7, del decreto legislativo 19 agosto 2005, n Nel caso di nuova costruzione o ristrutturazione degli edifici pubblici od ad uso pubblico le amministrazioni pubbliche si attengono a quanto stabilito dal decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 192, e successive modificazioni. E evidente che le PA devono cogliere l opportunità fornita dal D.Lgs n. 115/08 al fine di ottimizzare le risorse economiche dei contribuenti spese per il mantenimento 241

242 del patrimonio comunale, fungendo in questo caso da esempio per la cittadinanza. Studi di settore hanno confermato come per un buono sviluppo del mercato delle fonti rinnovabili e dell efficienza energetica sia fondamentale il ruolo di informazione e sensibilizzazione attraverso la realizzazione di buone pratiche sul proprio patrimonio da parte delle PA. Come si è visto nella fase conoscitiva, i consumi di gas naturale nel settore pubblico sono dovuti essenzialmente a: 1. Riscaldamento di ambienti; 2. Produzione di acqua calda sanitaria; 3. Uso cucina nelle mense scolastiche Consumi P.A. della Comunità Montana [mc] , ,8 [ ] Consumi P.A. della Comunità Montana Stima dei costi e dei consumi del gas naturale nella P.A. nel territorio della CM Tali consumi possono essere ridotti mediante interventi di efficienza energetica quali: 1. Interventi sulla coibentazione dell involucro edilizio (pareti ed infissi); 2. Installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria (ACS); 3. Sostituzione/interventi sui generatori di calore con nuovi a più alta efficienza. 4. Impianti di cogenerazione su particolari utenze (piscine, ospedali, palazzine di uffici); Non è facile fare una stima dei risparmi potenziali per ciascuna tecnologia, anche perché questo richiederebbe di fatto audit energetici specifici, per tutte le strutture pubbliche. Tuttavia, poiché gli interventi sugli involucri edilizi sono e saranno sviluppati con un approccio sempre più integrato (involucro, utilizzo di fonti rinnovabili, impianti efficienti e a basso consumo), al fine di stimare gli obiettivi plausibili per la riduzione del consumo di gas naturale è stato ipotizzato un risparmio potenziale globale del 27 % entro il E stato ipotizzato un costo del metano pari a 0,44 /m 3 66 E stato ipotizzato un costo del metano pari a 0,44 /m 3 242

243 Si è scelto le scenario maggiormente cautelativo (27 %); per il terziario (pubblico e privato), infatti, la sola coibentazione ha una potenzialità del 30 % 67. [m 3 ] Tep evitati al 2020 Tep evitati anno risparmiati anno Consumi pubblica amministrazione CM al 2007 Consumi di gas naturale evitati con scenario riduzione del 15 % al 2020 Consumi di gas naturale evitati con scenario UE riduzione del 27 % al , Installazione di impianti solari termici Edifici scolastici, palestre e piscine, hanno una consistente domanda di Acqua Calda Sanitaria (ACS). L utilizzo di determinati spazi adeguatamente individuati per l installazione di pannelli solari termici, può consentire la copertura o l integrazione del fabbisogno di Acqua Calda Sanitaria delle strutture. La fonte solare termica può essere inoltre utilizzata ad integrazione agli impianti tecnologici attualmente utilizzati per il riscaldamento degli edifici. Gli interventi sulle piscine risultano essere particolarmente interessanti in quanto consentono l utilizzo di pannelli solari non vetrati, costituiti da fasci di tubi polipropilene, di semplice installazione e manutenzione ed in grado di soddisfare fino al 100% delle necessità termiche delle piscine, durante il periodo estivo. Il ricorso ai pannelli vetrati è indicato quando non sussistano particolari vincoli estetici o problematiche legate alla presenza dei serbatoi di accumulo. Per il riscaldamento degli ambienti e la produzione di Acqua Calda Sanitaria per mense scolastiche, locali doccia e altre esigenze, i sistemi più diffusi sono quelli combinati, ossia integrati con gli impianti tecnologici destinati alla produzione congiunta di calore per l acqua calda sanitaria e il riscaldamento degli ambienti. Relativamente al riscaldamento dei locali, risultano particolarmente interessanti alcune tecnologie che consentono di valorizzare la fonte solare. La pianificazione di nuovi edifici per la scuola dell infanzia, o la riqualificazione degli esistenti, può essere l occasione per ridurre i consumi attraverso l adozione della tecnologia del riscaldamento con pannelli radianti abbinato a produzione di Acqua Calda Sanitaria tramite pannelli solari termici. Le basse temperature operative (mediamente 35 C) associate ai pannelli radianti a parete o a pavimento si conciliano perfettamente con i pannelli solari. Per quanto riguarda la stima dei potenziali risparmi di energia attraverso l installazione di pannelli solari termici, si potrebbero prendere in considerazione i 60 edifici pubblici già considerati per gli impianti fotovoltaici (essenzialmente scuole, palestre ed uffici), si potrebbe pensare di installare una superficie (cautelativa) di circa 10 m 2 su ciascun edificio, per un totale di 600 m d004e8fc9/608b0345f4da58f5c ec/$file/piano%20nazionale%2 0efficienza%20energetica def..pdf 243

244 Il potenziale risparmio di energia, dipende dalla tecnologia che si va a sostituire: energia elettrica nel caso di sostituzione/integrazione di un boiler elettrico, gas naturale nel caso di sostituzione/integrazione di caldaia a gas. Per il calcolo dei tep evitati si fa riferimento alla scheda tecnica standardizzata n.8 dell AEEG 68. Tecnologia sostituita/integrata Boiler elettrico caldaia a gas, gasolio Risparmio annuo con 600 mq [tep] 99 49,2 Risparmio al 2020 [tep] Interventi di cogenerazione e di micro cogenerazione sotto i 200 kwe La cogenerazione è una delle applicazioni più significative nel campo della efficienza energetica ed economica. Lo dimostra il fatto che molte aziende, quali ad esempio le Cartiere MILIANI a Fabriano, l hanno applicata sin dalla fine degli anni ottanta. Interventi di cogenerazione sono già previsti nel territorio della Comunità Montana, qualcuno anche di significative dimensioni quali: Ospedale Engles Profili di Fabriano: impianto di trigenerazione con microturbine da kwe; Nuova Piscina Comunale di Fabriano; impianto di Cogenerazione nella sede del Parco Gola della Rossa e di Frasassi, sito nell'ex Convento di Santa Lucia, in Serra S. Quirico. Con il termine micro cogenerazione si intende l insieme delle tecnologie di cogenerazione di taglia inferiore a 1 MWe. Oggi sono disponibili sul mercato microcogeneratori di taglia compresa tra i kwe ed i kwe. Sono gli stessi cogeneratori che vengono installati comunemente sia in applicazioni commerciali (centri commerciali, medio-grande terziario, GDO, PMI, palazzine di uffici) sia in applicazioni non commerciali (piscine, ospedali, palazzine di uffici pubblici). Con la recente normativa 69 che prevede lo scambio sul posto per impianti di cogenerazione ad alto rendimento 70 di potenza nominale inferiore a 200 kwe, la micro cogenerazione potrebbe avere ottimi sviluppi, anche all interno della P.A.. Si prenda ad esempio una scuola. Molto probabilmente, con la precedente normativa, l impianto di cogenerazione sarebbe stato dimensionato sulla domanda termica; l elettricità prodotta in più sarebbe stata venduta alla rete; l impianto avrebbe funzionato solamente in inverno; molto probabilmente l investimento non sarebbe rientrato prima dei 7-10 anni, obiettivamente troppo. Con la nuova normativa che introduce il concetto di scambio sul posto, l impianto di cogenerazione verrebbe ancora dimensionato sulla base della domanda termica ma l energia in eccesso sarebbe andata a credito con i consumi primaverili. Il tempo di ritorno sarebbe diminuito di circa 3-4 anni. In questo paragrafo si vuole anche accennare alla tecnologia di micro cogenerazione che, pur non essendo ad oggi disponibile, lo sarà nei prossimi anni. Infatti, nel giro dei prossimi 5-20 anni saranno disponibili sul mercato Decreto legislativo 8 febbraio 2007, n. 20 Attuazione della direttiva 2004/8/CE sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell'energia, nonché modifica alla direttiva 92/42/CEE (G.U. n. 54 del 6 marzo 2007) 70 Delibera AEEG 42/02 244

245 microcogeneratori di taglia molto piccola kwe che sfruttando diverse tecnologie (motori Stirling, fuel cells, cicli ORC) potranno essere applicati a molte delle utenze della P.A. (da singoli uffici, a scuole, palestre ) Ad oggi non ci sono ancora abbastanza dati ed esperienze (la normativa in proposito è troppo recente) per poter stimare le potenzialità attuali e future della micro cogenerazione nella P.A., ed in particolare quella di taglia minima (Stirling, fuel cells, ORC). E difficile ipotizzare le potenzialità di cogenerazione nella P.A., proprio perché andrebbero condotti appositi audit energetici. Comunque la possibilità di estendere la micro cogenerazione sotto i 200 kwe a tutte quelle utenze della P.A. che abbiano generatori di calore della potenza compre tra i 150 ed i 400 kwt ed un funzionamento continuo durante tutta la stagione invernale o che abbiano la necessità di climatizzazione estiva appare plausibile. Per di più si vuole sottolineare che l eventuale installazione di un impianto di micro cogenerazione influenza sicuramente la taglia di un eventuale impianto fotovoltaico che si vorrebbe ivi installare (e viceversa!) Qualsiasi considerazione più approfondita, di conseguenza, dovrebbe essere oggetto di uno studio di fattibilità dettagliato. Di seguito viene riportato un esempio di intervento di co-trigenerazione nelle piscine. Interventi di co-trigenerazione nelle piscine Le piscine hanno un profilo di consumi energetici tale da rendere possibile prevedere una serie di interventi di risparmio le cui spese si ripagano in pochi anni: cogenerazione: la piscina è un'applicazione ideale, vista la domanda contemporanea di energia termica ed elettrica durante l anno; riscaldamento acqua e aria con tecnologie efficienti (per esempio caldaie a condensazione o pompe di calore se c'è a disposizione una fonte a temperatura adeguata); solare termico annuale, sia per l'acqua della piscina che per le docce. Il riscaldamento della piscina è un'applicazione ideale per il solare termico dato che è richiesto calore a bassa temperatura. Per le piscine estive si usano i più economici pannelli senza copertura, attraversati direttamente dall'acqua della piscina, che grazie al minor costo dell'impianto possono ripagarsi in 2 o 3 anni. Per le piscine aperte tutto l'anno si usano pannelli vetrati che consentono di sfruttare il calore del sole anche con basse temperature esterne; solare termico stagionale, sia per l acqua della piscina che per quella sanitaria per le docce, si possono utilizzare pannelli solari scoperti caratterizzati da bassi costi iniziali e buone efficienze stagionali; coperture stagionali per evitare che il calore che sale venga disperso La copertura che viene utilizzata usualmente per le piscine scoperte può portare grossi vantaggi anche alle piscine coperte, basti pensare che in entrambi i casi il 70% del calore disperso dalla piscina se ne va per evaporazione. La copertura riduce fortemente le perdite per evaporazione quando la piscina, utilizzata, può essere coperta. Le perdite per evaporazione influiscono (fonte RESPEC): sul calore da fornire per il riscaldamento dell'acqua (50-70%) sulla quantità di acqua di integrazione (30-50%) e sulle sostanze chimiche con cui l'acqua è trattata (30-50%). Il presente piano stima l intervento di cogenerazione per una piscina il cui profilo dei consumi termici ed elettrici mensili è riportato nel grafico. 245

246 Per la piscina in esame è possibile ipotizzare l utilizzo di una microturbina in grado di produrre 100 kw el e di produrre 167 kw th con un rendimento elettrico del 30%. Generalmente le piscine presentano impegni di potenza al di sotto dei 200 kw el ; questo permetterà, dal 1 gennaio del 2009 di poter usufruire del meccanismo di scambio sul posto. (Delibera 3 giugno 2008-ARG/elt 74/08) Lo scambio sul posto consente a un consumatore di energia elettrica che contemporaneamente produce energia tramite la cogenerazione di immettere in rete l energia prodotta e non consumata. Una azione che permette al soggetto di pagare solo la differenza tra l energia consumata e quella immessa in rete. Nel caso in cui l energia immessa in rete è superiore a quella consumata, il cliente ha, quindi, diritto ad un equivalente credito di energia elettrica da utilizzare successivamente. Fabbisogno_termico Fabbisogno elettrico kwh gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic Fabbisogno termico ed elettrico di una piscina tipo Valutando un utilizzo del sistema durante le ore di apertura della piscina, circa 3000 ore anno, è possibile garantire un ritorno dell investimento in 5 anni e rientrare nei parametri della cogenerazione ad alto rendimento (è stato valutato un Indice di Risparmio Energetico IRE 71 del 24% e un Limite Termico LT 72 del 63%) garantendo la possibilità di ottenere titoli di efficienza energetica, priorità di dispacciamento e defiscalizzazione del metano. Come per gli altri interventi si è infine valutato il risparmio di energia primaria ottenibile e la relativa riduzione di emissioni di anidride carbonica, riportati nella tabella seguente. potenza dell impianto [kwel] costo medio dell intervento [ ] risparmio energetico ottenibile 73 [tep/a] riduzione emissioni 74 [t CO 2 /a] Trigenerazione per una piscina coperta da 25 m 71 IRE:indice di risparmio energetico (definito dalla delibera AEEG 42/02) 72 LT:limite termico (definito dalla delibera AEEG 42/02) 73 E stato ipotizzato un funzionamento di 6 mesi (4320 ore) ed un IRE del 24 % 74 calcolate assegnando un valore medio di 3 t CO2 per tonnellata equivalente di petrolio (tep) 246

247 Interventi di co-trigenerazione nelle strutture ospedaliere Le strutture sanitarie rappresentano un utenza particolarmente energivora per cui è possibile prevedere una serie di interventi di efficienza energetica che possono riguardare la centrale termica, gli edifici o le loro reti tecnologiche. La cogenerazione si adatta perfettamente alle esigenze di un ospedale vista la contemporaneità di richiesta di carico termico ed elettrico per il soddisfacimento dei propri fabbisogni e viste le caratteristiche dell utenza, quali: elevato numero di ore di utilizzo degli impianti (8760) elevato costo dell energia elettrica derivante dall utilizzo di una tariffa multioraria e da un maggior consumo in corrispondenza delle ore di picco. profilo di carico giornaliero costante con una maggiore incidenza del consumo durante le ore diurne elevata richiesta di acqua calda sanitaria che permette un importante richiesta di calore nel periodo estivo garantendo il recupero del calore prodotto dal cogeneratore elevato numero di ore di funzionamento in riscaldamento elevato carico di condizionamento richiesto tutto l anno con temperature esterne superiori ai 15 C L Ospedale Engles Profili di Fabriano si è dotato di un gruppo trigenerativo formato da kwe realizzato con microturbine accoppiate ad un assorbitore. Scenari energetici per il settore terziario Come per il settore domestico, anche per il settore terziario è stata fatta una analisi degli scenari mediante lo strumento TIMES. In particolare l attenzione è stata focalizzata sul settore terziario non vendibile della P.A.. Il grafico precedente conferma come i consumi elettrici del settore terziario siano principalmente legati al vendibile mentre il contributo della Pubblica 247

248 Amministrazione è decisamente inferiore (circa il 5 %). Tali rapporti percentuale, pur con minime modifiche, tenderanno a rimanere costanti nei prossimi 20 anni. L andamento dei consumi elettrici del settore vendibile dipende dal driver scelto per proiettare la domanda; in particolare è stato assunto come driver il PIL ipotizzato crescente secondo il trend storico e alcune proiezioni economiche. Tuttavia, la recessione economica che è in atto lascia facilmente pensare come la crescita dei consumi del settore terziario possa essere decisamente inferiore se proiettata secondo l attuale trend del PIL. Nonostante siano inferiori i consumi della Pubblica Amministrazione risultano essere molto interessanti per diversi motivi; primo tra tutti, la P.A. deve svolgere un azione dimostrativa di come gli interventi di miglioramento dell efficienza energetica possano essere realizzati ottenendone un sostanzioso vantaggio economico ed ambientale. In secondo luogo, i consumi della P.A. possono essere facilmente monitorati e quindi, studiati più in dettaglio. Infine, già con le attuali tecnologie e conoscenze possono essere realizzati importanti interventi che permettano una sostanziosa riduzione dei consumi energetici della P.A. e quindi dei costi di gestione del patrimonio pubblico. Nei paragrafi seguenti vengono analizzati nel dettaglio i consumi energetici della Pubblica Amministrazione ritenuti maggiormente interessanti. Pubblica Illuminazione Il consumo di energia elettrica dovuto alla pubblica illuminazione ha un andamento fortemente decrescente nel periodo di tempo compreso tra il 2008 e il 2015, a causa dell importante evoluzione tecnologica che sta interessando il campo dell illuminazione stradale, dopo di che si mantiene pressoché costante. Dallo share dei consumi dell illuminazione pubblica per tipologia di lampada si osserva una rapida evoluzione del parco tecnologico nel primo periodo dello scenario che determina una consistente riduzione dei consumi di energia elettrica. In particolare, già dai primi anni si assiste: alla scomparsa delle lampade con bruciatore ceramico e al quarzo; alla riduzione dei consumi dovuti alle lampade a vapori di mercurio che scompaiono definitivamente attorno al 2015; 248

249 alla sostituzione delle lampade al sodio ad alta pressione con quelle di nuova generazione; e già attorno al 2015 una consistente penetrazione della tecnologia a led al punto da essere la principale responsabile dei consumi di energia elettrica per illuminazione pubblica. La rapida evoluzione tecnologica raffigurata è dovuta alla ridotta vita utile delle lampade per illuminazione pubblica che, ad eccezione di quelle al sodio ad alta pressione e ancor più di quelle a led, tendono a esaurirsi nel giro di un paio d anni. Infatti, il modello, essendo un ottimizzatore, nel momento in cui una nuova tecnologia meno energivora entra nel mercato, esegue la sostituzione delle tecnologie del parco esistente, sempre che ciò risulti economicamente conveniente. Dopo il 2015 l analisi diventa poco significativa, per la presenza delle sole lampade a led in quanto il database non contiene nuove tecnologie competitive, come potrebbero essere i led di nuova generazione, poiché non sono disponibili attualmente in letteratura. L unica tecnologia che si ipotizza che entrerà nel mercato dopo il 2015 è quella della lampada a induzione, il cui prezzo è per il momento troppo elevato affinché il modello la scelga secondo una logica di minimizzazione dei costi, per cui se nel futuro tale tecnologia avrà questi costi potrebbe avere difficoltà di penetrazione. Consumo di gas naturale per energia termica Un consumo energetico ancora più importante sostenuto dalla Pubblica Amministrazione è rappresentato dal riscaldamento delle scuole e degli uffici. Consumo di energia termica nelle scuole e negli uffici L analisi dello scenario al 2030 mostra come il consumo di energia si riduca sensibilmente negli anni per la concomitanza di due effetti: miglioramento dell efficienza del parco caldaie; riduzione del fabbisogno termico degli edifici pubblici attraverso interventi di isolamento termico sull involucro edilizio. Il presente scenario non prende in considerazione eventuali future tecnologie, in particolare di micro cogenerazione quali motori Stirling o fuel cells, che potrebbero entrare nel mercato nel giro dei prossimi 5-10 anni. 249

250 LE PROPOSTE PER IL SETTORE DEI TRASPORTI Il presente piano energetico ambientale rimanda le proposte per migliorare e contenere le emissioni nel settore dei trasporti al Piano di Mobilità. Le prassi per contenere i consumi nel settore dei trasporti sono comunque ormai abbastanza note: incentivare il TPL; car sharin; car pooling; Scenari per il settore dei trasporti Suddividendo il parco auto private secondo l alimentazione delle vetture sono stati ottenuti gli scenari al

251 Osservando i trend sopra riportati si osserva come indipendentemente dall alimentazione della vettura si assiste ad una penetrazione dei veicoli a minor impatto ambientale (Euro 8) a causa dei vincoli imposti. Analizzando più in dettaglio i singoli andamenti si nota che: il consumo di benzina si riduce inizialmente per poi tornare a crescere nella seconda metà del periodo anche se non si raggiungono i consumi iniziali; cioè è dipeso dall introduzione di vetture a più alta efficienza e quindi minor consumo e alla crescente penetrazione di altri veicoli (metano e GPL); il gasolio riduce progressivamente le proprie quote di mercato; i consumi di metano e GPL più che raddoppiano. 251

252 I grafici precedenti mostrano come le emissioni totali del parco autovetture privato aumentino negli anni, nonostante l emissione specifica degli autoveicoli si riduca a seguito del miglioramento tecnologico caratterizzante il parco auto. Questo fenomeno è dovuto al fatto che la diffusione ulteriore delle autovetture e una presumibilmente crescente percorrenza media non vengono compensate dall introduzione di vetture a minor impatto ambientale. 252

253 La diffusione delle fonti rinnovabili Obiettivo del PEAC è il raggiungimento della migliore efficienza energetica da traguardare anche attraverso successive fasi di miglioramento. In ogni caso il ricorso alle energie rinnovabili non va visto come alternativo o sostitutivo dell efficienza energetica (con particolare riferimento ai consumi energetici degli edifici), ma aggiuntivo, finalizzato a dare risposte ambientalmente compatibili al fabbisogno di energia. Oggi sono molte le modalità di produzione di energia pulita, diverse sono le potenzialità delle tecnologie, ed altrettanto diversi sono gli investimenti necessari al loro sfruttamento. Per questo occorre valutare le forme di sfruttamento di energia rinnovabile più favorevoli alle caratteristiche del territorio in cui andranno ad operare. Sul territorio della Comunità Montana la fonte rinnovabile maggiormente sfruttata ad oggi è quella idroelettrica; come risulta dalla fase conoscitiva, i tre principali corsi d acqua (fiume Esino e torrenti Giano e Sentino) sono sede di impianti idroelettrici gestiti da ENEL e da privati. Le potenzialità della fonte rinnovabile eolica sono state attentamente valutate attraverso il PEAR delle Marche; nel presente PEAC, di conseguenza, si accennerà soltanto al discorso del mini-eolico. La fonte rinnovabile solare e la realizzazione di filiere territoriali per la produzione e l utilizzo delle biomasse a fini cogenerativi, sono tecnologie che all interno della Comunità Montana possono essere utilmente promosse, in linea con i documenti emanati dalla Regione Marche in attuazione del PEAR con DGR n. 830 del 23/7/2007 (indirizzi ambientali e criteri tecnici per le applicazioni del solare termico e fotovoltaico e per lo sviluppo delle filiere bioenergetiche nel territorio marchigiano). Idroelettrico Relativamente alle potenzialità di sviluppo di nuovi impianti sul territorio comunale non si farà riferimento ad impianti di grande taglia (ad invaso) ma ad impianti ad acqua fluente e taglia contenuta, in accordo con quanto indicato nel PEAR della Regione Marche. Le aree idonee alla realizzazione di impianti idroelettrici possono essere individuate in prossimità di briglie (difesa artificiale del corso d acqua caratterizzata da un salto) o salti naturali dei fiumi, ma anche in prossimità di strutture artificiali che presentino dislivelli puntuali, come per i canali artificiali di bonifica o torrenti con pendenza sufficiente a generare un dislivello apprezzabile in un tratto relativamente contenuto. Importante è la riqualificazione di impianti di produzione idroelettrica dismessi e la valutazione anche delle potenzialità presenti della rete acquedottistica, specialmente per gli impianti mini-hydro di recente generazione. La Comunità Montana in relazione alle previsioni di riattivazione delle centrali idroelettriche dismesse, in sede di attuazione del piano, dovrà monitorare: o che ciascuna riattivazione sia stata preceduta da una adeguata analisi della reale situazione, soprattutto in termini ecosistemici; o gli effetti complessivi delle riattivazioni previste ; Nel caso dell energia idroelettrica, la non continuità della produzione è associata ad una producibilità specifica (rapporto della produzione sulla potenza installata E/Pn) superiore a quella della fonte solare ed eolica; pertanto si ritiene opportuno che anche impianti idroelettrici a produzione stagionale possano essere realizzati. 253

254 E utile inoltre evidenziare la possibilità di realizzare impianti idroelettrici in contesti già antropizzati, mediante sfruttamento di condotte idrauliche in pressione realizzate per scopi differenti dalla generazione elettrica ma che presentano comunque caratteristiche che ne permettono l utilizzo energetico. Relativamente alle potenzialità idroelettriche dei canali artificiali ad uso irriguo e delle condotte dell acquedotto presenti sul territorio comunale, si ritiene interessante perseguire questa possibilità prima di effettuare interventi ex-novo, soprattutto in relazione alla già avvenuta antropizzazione del territorio proprio a seguito della realizzazione della rete di irrigazione ed idraulica esistente. Come evidenziato nella fase conoscitiva il principale limite alla installazione consiste nel limite ai volumi annui prelevabili, stabiliti per concessione dalla Provincia. Tuttavia, come evidenziato nei documenti citati nella fase conoscitiva, nel fiume Esino I prelievi a scopo idroelettrico sono caratterizzati dall emungere ingenti quantitativi di acqua che poi vengono restituiti più a valle e quindi l incidenza del sistema è concentrata in un tratto fluviale più o meno lungo. Eolico Gli indirizzi ambientali ed i criteri tecnici per l'inserimento degli impianti eolici nel territorio marchigiano sono stati approvati con il DGR n. 829 del 23/7/2007 (BUR n. 70 del 3/8/2207) attraverso il documento Attuazione del PEAR: Indirizzi ambientali e criteri tecnici per l'inserimento di impianti eolici nel territorio marchigiano". Al momento non esiste una mappa eolica regionale che sia in grado di dettagliare le risorse eoliche a scala locale; ad Aprile del 2004 il CESI pubblicava un atlante eolico d Italia ottenuto mediante l applicazione di un modello numerico mass consistent di nome WINDS. Come visto nella fase conoscitiva, il territorio della Comunità Montana risulta idoneo esclusivamente alle applicazioni del mini-eolico. Interventi di diffusione del mini-eolico per le utenze isolate : Queste soluzioni sono sviluppate per la generazione cosiddetta "distribuita" che utilizza aerogeneratori di piccola taglia (potenza installata 1-50 kw) per alimentare utenze isolate o per interfacciarsi sulla rete di bassa/media tensione. Un ulteriore applicazione consiste nell utilizzare l energia meccanica per il pompaggio dell acqua. Queste macchine potranno diffondersi soprattutto tra le utenze isolate (casolari, agriturismi, etc), nei settori dell'agricoltura, del turismo o in specifiche realtà territoriali dove l'eolico di grande taglia può incontrare difficoltà d'inserimento. Nella tabella sottostante si riporta una semplice analisi costi/benefici relativa ad un aereogeneratore eolico da 20 kwp installato presso una utenza isolata caratterizzata da una ventosità media annua variabile tra i 6-9 m/s. Il costo di questa tecnologia è di circa /kwp (iva esclusa), ma il PBP è relativamente interessante, grazie agli incentivi legati ai certificati verdi ed alla vendita dell energia elettrica prodotta. Potenza installata (kw) Velocità vento (m/s) Produzione (MWh/a) Certificati verdi ( /a) PBP semplice anni Prestazione di un impianto mini-eolico 254

255 Energia solare Le potenzialità delle tecnologie fotovoltaiche e termiche sono state discusse nella fase propositiva di ciascun settore (domestico, terziario vendibile e non vendibile, industria). Infatti, la caratteristica copertura piana degli edifici del settore produttivo e terziario ed parte minore del settore residenziale, ubicati prevalentemente nelle aree più periferiche del territorio comunale, offrono l opportunità di poter ricorre alla fonte solare per coprire, attraverso la produzione di energia rinnovabile, una quota del fabbisogno elettrico e termico di particolari utenze private e pubbliche La strategia adottata dal PEAC prevede di favorire lo sviluppo del ricorso alla fonte solare attraverso una forte informazione rivolta ai cittadini e agli imprenditori in merito alle tecnologie, agli incentivi statali e alle pratiche burocratiche da espletare per poter realizzare un impianto solare termico e/o fotovoltaico. La Comunità Montana e le Amministrazioni Comunali possono inoltre contribuire alla diffusione della fonte rinnovabile solare anche attraverso: l aggiornamento degli strumenti di pianificazione, la revisione del REC, del PRG ed il recepimento della normativa sul ricorso alle fonti rinnovabili nelle nuove edificazioni (ad esempio inserendo l obbligo di 0,5 kw per ogni nuova unità abitativa). Come descritto successivamente si suggerisce all Ente di adottare una precisa strategia volta a favorire la diffusione della fonte rinnovabile solare, ricorrendo al fotovoltaico sulle strutture e sulle aree di sua proprietà e competenza. Una volta individuate le strutture di competenza prive di vincoli architettonici ed idonee (come esposizione e superficie) si può prevedere l emanazione di bandi di appalto in merito alla copertura con pannelli fotovoltaici di edifici e proprietà degli Enti svolgendo al contempo anche una funzione educativa e dimostrativa nei confronti della cittadinanza. Nella realizzazione di impianti fotovoltaici dovranno essere preferiti quelli da realizzare su strutture esistenti (es. tetti di capannoni) rispetto agli impianti a terra su terreno non urbanizzati. Autorizzazioni per gli impianti solari Un notevole impulso a livello normativo per la realizzazione di impianti fotovoltaici è stato dato, a partire dal 2005, con gli incentivi in conto energia, previsti dal DM 28/7/2005 per la durata di 20 anni. In particolare, il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 19 febbraio 2007 stabilisce le tariffe incentivanti attualmente in vigore e fornisce indicazioni sull iter autorizzativo da seguire, distinguendo tra impianti industriali (oltre i 20 kw) e non industriali (fino a 20 kw), nonché tra impianti non integrati (ubicati sul suolo), parzialmente integrati e con integrazione architettonica, come definiti all art. 2 comma 1 b. Le autorizzazioni necessarie all installazione di un impianto fotovoltaico variano in funzione del tipo di impianto e della sua ubicazione. PROCEDURA SEMPLIFICATA: D.Lgs. n 115 del 30/05/2008 La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ai primi di luglio di un Decreto Legislativo (n 115 del 30/05/2008) che attua la direttiva europea 2006/32/CE costituisce un importante passo verso l'alleggerimento degli obblighi autorizzativi per gli impianti solari. Fino ad oggi, infatti, in quasi tutte le regioni era necessario chiedere un permesso edilizio al Comune per eseguire questo tipo di intervento. La norma che regola l'attività edilizia, in Italia, è il DPR 380/01, o "testo unico dell'edilizia", il quale distingue gli interventi in varie categorie, dalla manutenzione 255

256 ordinaria alla nuova costruzione, passando per manutenzione straordinaria, restauro, ristrutturazione edilizia e ristrutturazione urbanistica. Per eseguire qualsiasi intervento è necessario ottenere un'autorizzazione preventiva da parte del Comune, eccezion fatta per la manutenzione ordinaria (detta appunto attività edilizia libera ). Questa autorizzazione non può essere presentata dal cittadino, ma richiede un progetto e il conseguente intervento di un tecnico. Il testo di legge non enumera precisamente quali interventi rientrino nelle diverse categorie, ma fornisce una spiegazione per ogni categoria. Di norma, il pannello solare (termico o fotovoltaico) installato sul tetto viene considerato "manutenzione straordinaria" e soggetto a Denuncia Inizio Attività (DIA). Già da parecchio tempo, però, le associazioni di categoria e i produttori di pannelli solari avevano fatto pressione affinché la norma fosse cambiata, per snellire le pratiche di installazione. Infatti, a leggere bene il testo unico, all'art 3, per manutenzione ordinaria si intendono, tra le altre cose, "...le opere necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti...", pertanto si potrebbe considerare la realizzazione di un impianto solare termico come estensione dell'impianto idrosanitario, equiparandolo ad attività edilizia libera o quello fotovoltaico come legato ad un potenziamento dell impianto elettrico. In ogni caso, per un immobile non vincolato la procedura di DIA è la seguente: predisposizione della pratica a cura di un tecnico iscritto all'albo, comprendente disegni, prospetti, relazione tecnica, progetto degli impianti, foto, estratti di mappa e di piano regolatore ecc.; presentazione al Comune; attesa: se dopo 30 gg. il Comune non si esprime, si possono iniziare i lavori; realizzazione lavori; trasmissione al Comune del documento di fine lavori, comprendente la certificazione di conformità degli impianti. La procedura è più complicata, e soprattutto più lunga, nel caso di immobile vincolato paesaggisticamente o architettonicamente: in tal caso, infatti, non vige il silenzio-assenso di 30 giorni, ma bisogna trasmettere la pratica alla Regione o alla Sovrintendenza, aspettare il nulla osta e continuare con l'iter. Di norma trascorrono 3 o 4 mesi. Grazie al Decreto Legislativo n 115 del 30 maggio 2008, chi vorrà installare un pannello solare termico o un modulo fotovoltaico, integrato o aderente al tetto, con la stessa inclinazione e orientamento della falda, e i cui componenti non modifichino la sagoma degli edifici stessi, sarà soggetto solo ad una comunicazione preventiva al Comune, senza bisogno di un tecnico. Il Decreto intende infatti agevolare le installazioni integrate nell'edificio, a scapito di pannelli solari con diversa inclinazione o addirittura diverso orientamento, che hanno un impatto decisamente maggiore sul paesaggio. La norma parrebbe escludere gli impianti solari a circolazione naturale, che di norma hanno il serbatoio sopra i pannelli e quindi creano una modifica di sagoma all'edificio. Un comma successivo stabilisce, inoltre, che le disposizioni di cui sopra restano valide fino ad emanazione di apposite norme regionali, e pertanto lasciano spazio a specificazione locale. PROCEDURA ORDINARIA Nel caso in cui non ci si possa avvalere del D.Lgs. n 115/08 si avvia la procedura autorizzativa normale. In particolare relativamente alla verifica ambientale, dal 256

257 Decreto 19/2/2007 e dalla normativa sulla Valutazione di Impatto Ambientale si evince che: La verifica è richiesta in generale per gli impianti industriali (Direttiva 85/337/CEE del 27 giugno 1985 e s.m.i. e LR 40/98). La soglia di potenza al di sopra della quale un impianto si considera industriale è di 20 kw. Sono esclusi dalla procedura di verifica gli impianti industriali collocati secondo criteri di integrazione architettonica su elementi di arredo urbano e superfici esterne di edifici di qualunque genere non ricadenti in aree naturali protette. Relativamente ad eventuali impianti ubicati in aree protette il Decreto 19/2/07, al comma 8 dell articolo 5, nell escludere dalla verifica sia gli impianti integrati sia quelli sotto i 20 kw, dispone l eccezione sempreché non ubicati in aree protette. Pertanto in tali aree, almeno fino a indicazioni contrarie, vanno assoggettati a verifica tutti gli impianti: integrati o non integrati, per quanto modesti possano essere i relativi impatti ambientali. Per l installazione di un impianto fotovoltaico non sono necessarie autorizzazioni di carattere energetico, ma relative ad eventuali vincoli di tipo ambientale, paesaggistico o architettonico sul sito in cui l impianto viene inserito. Pertanto, in assenza di vincoli e nei casi di non applicabilità del D.Lgs. n 115 del 30 maggio 2008, è in generale sufficiente la DIA (Dichiarazione Inizio Attività) all autorità locale (di solito il Comune). Nel seguito si tenta di fornire un elenco il più possibile esaustivo dei vincoli che possono sussistere sui siti interessati per l installazione di impianti fotovoltaici e che il proponente dovrà preventivamente verificare presso il Comune interessato: 1. Vincoli paesaggistici derivanti dal D.Lgs. 42/2004 ed eventuale autorizzazione della Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici. 2. Compatibilità con il Piano d Area per i Parchi (richiedere parere all ente Parco interessato). 3. Compatibilità con il Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) 4. Compatibilità con il PRGC (carta di sintesi dell utilizzazione urbanistica e della pericolosità geomorfologia, fasce di rispetto da strade, corsi d acqua, depuratori, cimiteri). 5. In caso di interferenza con corsi d acqua considerati acque pubbliche, per esempio installazione su un ponte, può essere richiesta autorizzazione idraulica. 6. In caso di Area SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale), seguire eventuale regolamento regionale. 7. In caso di aree sottoposte a vincolo idrogeologico (R.D. 30/12/1923 n. 3267), è necessaria autorizzazione del Comune o del Servizio Difesa del Suolo della Provincia, secondo la superficie interessata. Il Decreto 19/2/07 chiarisce anche che il procedimento unico di cui all art. 12 del D.Lgs. 387/2003 nel caso di impianti fotovoltaici non viene attivato qualora non siano richieste autorizzazioni (solo DIA nel caso in cui non ci si possa avvalere del d.l. n 115 del 30 maggio 2008) e nel caso in cui sia necessario un solo provvedimento autorizzativo, comunque denominato. Per gli impianti superiori a 20 kw si richiede che il gestore presenti una comunicazione alla Provincia, così come previsto dal D.P.R. 53/1998 art. 1 comma 3 lettera c, anche in relazione alla funzione di osservatorio sull energia svolta dal Servizio. 257

258 Utilizzo della biomassa presente sul territorio della Comunità Montana Esino-Frasassi PREMESSA Come si è visto nella fase conoscitiva, per quello che riguarda lo sfruttamento della biomassa all interno della Comunità Montana, appare interessante concentrare l attenzione sull utilizzo della biomassa forestale. Il presente Piano Energetico approfondisce quelle che sono le tecnologie più adatte alla valorizzazione energetica delle biomasse forestali e non entrerà nel dettaglio di aspetti più politici quali la proprietà delle biomasse. Infatti il territorio boschivo della Comunità Montana è suddiviso in differenti proprietà : demanio, Comunanze, singoli privati. Se tutti questi soggetti metteranno a disposizione la loro biomassa, si potrà arrivare ad una stima di impianto maggiore, rispetto al caso in cui ciascun proprietario decida di sfruttare in proprio la propria biomassa. L approccio utilizzato nel presente paragrafo è proprio quello di individuare una metodologia di scelta della tecnologia, compatibile con la disponibilità di biomassa annua considerata, qualsiasi essa sia, disponibile per anni. Si è preferito utilizzare un approccio biomass-to-power, piuttosto che power-tobiomass. In pratica non si parte dalla taglia di impianto desiderato (stabilisco la potenza della centrale che voglio installare e poi vado a cercare la biomassa che mi serve), quanto piuttosto dalla disponibilità di biomassa, il più realistica possibile, e scegliere quindi la tecnologia più opportuna. Si accennerà anche al possibile tempo di ritorno economico. Questo però è estremamente legato a fattori esogeni non stimabili in un Piano Energetico (e rimandati ad un vero e proprio studio di fattibilità) quali: costo della biomassa ( /tonnellata): questo parametro è frutto dell accordo tra proprietari della biomassa e gestori/proprietari dell impianto e da come questo verrà gestito; se ad esempio i proprietari della biomassa vendono solo la biomassa o sono soci/comproprietari di chi gestisce l impianto e quindi partecipano agli utili; disponibilità della biomassa: come detto questa deve essere stimata realisticamente sulla base della verosimile (se non reale) disponibilità annua considerata disponibile per anni. status della normativa e dell incentivo al momento dell entrata in esercizio dell impianto E importante sottolineare come la corretta gestione e sfruttamento sostenibile del patrimonio boschivo/forestale possa essere un importante volano per la ripresa di una economia del distretto della montagna. Verranno anche esposti i principali vantaggi e svantaggi di ciascuna tipologia impiantistica presa in considerazione. 258

259 TECNOLOGIE ESAMINATE Sono state prese in considerazione 5 tecnologie per la conversione energetica della biomassa forestale. La prima, la caldaia a biomasse, consente la sola conversione in energia termica; le altre quattro, consentono la conversione della biomassa sia in energia elettrica che in energia termica (cogenerazione). CALDAIA A BIOMASSA La caldaia a biomassa è una tecnologia che consente la conversione energetica della biomassa in energia termica. Questa può essere utile per sostituire le attuali caldaie a gas in strutture in cui sono installati pannelli fotovoltaici. STIRLING L impianto di cogenerazione Stirling è un package motore-generatore che include la combustione esterna, ciclo motore Stirling, che può utilizzare come combustibili il gas propano, il gas naturale, gas a medio o basso contenuto energetico (biogas), tramite un gassificatore anche combustibili solidi come la biomassa. L impianto ha anche un sistema combustione carburante, generatore a induzione, sistema di controllo del motore, copertura per la protezione dalle intemperie con sistema di ventilazione integrata e altro equipaggiamento di supporto per la connessione sulla rete elettrica. La base dell impianto Stirling è progettata per operare con biocarburanti, per la frequenza a 50 Hz è valutato a 25 kwe di potenza elettrica nominale su gas naturale o biogas e produce 80 kwt di potenza termica con l opzione combinata calore e potenza o cogenerativa (CHP). Potenza elettrica 25 kwe Efficienza elettrica 28 % Potenza termica 80 kwt Efficienza CHP 75 % Con modularità Descrizione STIRLING n motori Potenza elettrica [kwe] Potenza termica [kwt] Efficienza elettrica 28 % 28 % 28 % Efficienza CHP 75 % 75 % 75 % Consumo specifico [kg/h] L impianto può essere configurato con differenti sistemi di raffreddamento alternativi per flessibilità in progetto d installazione. 259

260 MICROTURBINA A GAS L impianto di cogenerazione a biomassa è costituito da una caldaia alimentata a biomassa lignocellulosica (cippato, agripellets, sansa, nocciolino, mais, stocco di tabacco, patatine, residui di pulitura boschiva e quant altro ammesso dalla normativa) di potenza pari a circa 500 kwt e da una microturbina a gas in grado di convertire il lavoro meccanico di espansione di un gas in energia elettrica di tensione e frequenza definiti per una potenza nominale di 100 kwe. Il processo di conversione energetica della biomassa lignocellulosica implementato nell impianto è di tipo termochimico e sfrutta la combustione in eccesso d aria della biomassa legnosa all interno di una caldaia a griglia fissa. Il calore ottenuto dalla combustione viene trasferito, tramite uno scambiatore ad alte prestazioni installato all interno della caldaia stessa, all aria di processo della microturbina che aziona un generatore di energia elettrica. Questa sezione termoelettrica basata sulla tecnologia EFMGT (External Fired Micro Gas Turbine) della potenza nominale di 70 kwe al netto degli autoconsumi, è in grado di produrre energia elettrica da un generatore azionato da una turbina a gas: in questo ciclo termodinamico, alla combustione del metano in turbina è sostituito uno scambio termico con i gas caldi della caldaia alimentata a biomassa. Oltre alla capacità di generare energia elettrica il sistema è progettato per recuperare il calore generato dal processo che altrimenti verrebbe disperso nell ambiente (cogenerazione). Il flusso in uscita all essiccatore di gas caldi provenienti dalla caldaia a biomassa costituisce di fatto l unica emissione significativa di tutto l impianto in quanto la turbina in assenza di combustione espelle soltanto aria pulita. L impianto di depurazione sui fumi, costituito essenzialmente da un multiciclone, completa il ciclo ed è in grado di abbassare il contenuto di polveri al di sotto delle soglie consentite dalla legislazione vigente. Qualora fosse necessario, esiste la possibilità di utilizzare un impianto a taglia maggiore, per esempio da 225 kwe e 900 kwt, i dati in input e output in linea di massima si incrementano proporzionalmente aumentando il numero dei motori, in questo caso si moltiplicano di un fattore 3. I dati tecnici degli impianti sono riassunti nella seguente tabella. Descrizione MICROTURBINA n motori Potenza elettrica [kwe] Potenza termica [kwt] Consumo specifico [kg/h] ORC Il funzionamento del turbogeneratore ORC si basa sul ciclo Rankine organico (ORC), un ciclo simile a quello utilizzato da una tradizionale turbina a vapore, eccetto per il fluido di lavoro che, in questo caso, è un fluido organico con elevata massa molecolare. Il fluido di lavoro selezionato consente di sfruttare in modo efficace le sorgenti di calore a bassa temperatura per produrre elettricità in un'ampia gamma di potenze, da alcuni kw fino a 3 MW elettrici per unità. Il fluido di lavoro organico viene vaporizzato mediante l'utilizzazione di una sorgente di calore nell'evaporatore. Il vapore del fluido organico si espande nella turbina e viene quindi condensato utilizzando un flusso di acqua in uno scambiatore di calore di tipo shell-and-tube. In alternativa è possibile utilizzare l'aria ambiente per il raffreddamento. Il liquido condensato viene pompato nell'evaporatore chiudendo così il ciclo termodinamico. Le sorgenti di calore e di raffreddamento non sono direttamente in contatto con il fluido di lavoro né con la turbina. Per le 260

261 applicazioni ad alta temperatura, ad esempio centrali CHP a biomassa, viene utilizzato olio diatermico ad alta temperatura come vettore di calore e viene aggiunto un rigeneratore per migliorare ulteriormente le prestazioni del ciclo. Le prestazioni dell impianto sono riassunte nella seguente tabella. Sorgente di calore Olio diatermico Potenza termica all acqua kw Potenza elettrica attiva netta Consumo biomassa** 219 kw 596 kg/h Anche questa tecnologia è modulabile fino a potenze elettriche di circa 800 kwe. PIROGASSIFICAZIONE L'impianto in oggetto consiste di un processo di conversione termica e dissociazione molecolare di biomasssa con recupero di energia per la produzione di energia elettrica ed energia termica. L impianto si basa sul processo della pirogassificazione nel quale il combustibile in entrata viene convertito - sotto l effetto del calore - in un combustibile gassoso. Il processo viene attuato in uno specifico sistema dedicato, alimentato con materiale non pericoloso o tossico e montato su un unità skid. All uscita del reattore si ha un flusso di gas combustibile (pyrogas) e un flusso di fumi caldi. Il flusso di pyrogas viene inviato, previo trattamento di pulizia e filtrazione, al sistema di cogenerazione. L impianto è in grado di valorizzare biomassa, nel caso specifico biomassa legnosa di scarto, nella quantità di circa tonn/anno al 50 % circa di umidità relativa. Tale scopo verrà raggiunto adottando un impianto specifico di termotrattamento che contemporaneamente all eliminazione del materiale in ingresso permetterà la produzione di elettricità utilizzando l energia calorica in esso contenuta. Il consumo di combustibile per la produzione di energia elettrica ed energia termica in progetto è stimato in: ton/anno con umidità relativa del 50 % circa, con un funzionamento di circa ore/anno al 100 % della potenzialità. E possibile utilizzare un impianto di taglia inferiore a 1 MWe. La taglia minima, per esempio da 250 kwe e 205 kwt, i dati in input e output in linea di massima sono proporzionali. Si può fare questo perché l impianto descritto è composto da 4 turbogas da 250 kwe. I dati tecnici indicativi degli impianti sono riassunti nella tabella seguente: Descrizione PIROGASSIFICATORE n motori Potenza elettrica [kwe] Potenza termica [kwt] Consumo specifico [kg/h]

262 PRO E CONTRO E ANALISI DEI DATI OPERATIVI, ECONOMICI E PRODUTTIVI DI OGNI TECNOLOGIA Nei paragrafi precedenti sono stati descritti gli impianti cogenerativi (pirogassificatore, Stirling, microturbina e ORC), che usano come combustibile la biomassa, soprattutto la biomassa legnosa di tipo forestale. Il pirogassificatore ha il vantaggio di avere emissioni di sostanze nocive in atmosfera pressoché nulle, buona affidabilità di esercizio, di operare a temperature basse; il gas, inoltre può essere trattato prima di essere bruciato. Ha bassa inerzia termica. Il motore Stirling ha il vantaggio di avere la combustione esterna e quindi la possibilità di utilizzare combustibili e fonti di calore differenti, silenziosità, assenza di valvole, buona affidabilità collegata a bassi stress meccanici e assenza di lubrificazione interna. Il fatto di voler utilizzare syngas proveniente da gassificazione ne aumenta notevolmente i costi. Inoltre non esistono molte installazioni utilizzanti applicazioni a biomassa solida. La microturbina ha il vantaggio, di avere elevata affidabilità, ridotta manutenzione, basse emissioni inquinanti. La combustione esterna consente di utilizzare combustibili diversi da quelli gassosi. La microtorbina ha il problema di avere elevato costo specifico, un non elevato rendimento elettrico a carico parziale e degrado delle prestazioni dovuto alle condizioni ambientali. L ORC ha il vantaggio, di avere come fluido termovettore l olio diatermico e quindi bassa pressione in caldaia e elevata inerzia termica con stabilità nei cambiamenti di carico, assenza di operatore patentato, bassa temperatura di esercizio, basse sollecitazioni alla turbina, alta affidabilità, bassa manutenzione e bassa rumorosità. L ORC ha il problema di avere elevata produzione termica; per questo, quindi, un impianto di cogenerazione sarà caratterizzato da una elevata potenza termica a discapito di quella elettrica. Un problema comune a tutte le tecnologie, fatta eccezione per lo Stirling di taglia abbastanza ridotta), è la dimensione dell impianto. Infatti la biomassa ha bisogno, prima di essere utilizzata, di essere stoccata, essiccata e cippata. Questa esigenza corrisponde ad un occupazione di suolo non indifferente. E importante sottolineare un non problema che viene però spesso sollevato dalle popolazioni locali. Esso è principalmente legato ai processi di combustione. Pur essendo la biomassa una fonte rinnovabile, la presenza di una caldaia che brucia elevate quantità di cippato tende ad essere erroneamente assimilata dalla popolazione locale ad un termovalorizzatore. In realtà, le tecnologie che prevedono la caldaia (ORC e microturbina) hanno meccanismi di controllo della combustione e di abbattimento delle emissioni al camino ottime e non destano problemi, specialmente se viene trattato legno vergine. Tuttavia occorre tener presente che potrebbe essere di difficile accettazione da parte della popolazione. Al contrario i sistemi che prevedono la gassificazione sono percepiti meglio dalla popolazione. Altri aspetti fondamentali da considerare nella scelta della corretta tecnologia è il rapporto tra energia elettrica e termica. Infatti se nello studio di fattibilità si considera la presenza dell incentivo (quale il certificato verde o la tariffa onnicomprensiva) questo valorizza molto la produzione di energia elettrica. D altra parte se si desidera sfruttare l impianto anche in applicazioni cogenerative, occorrerà individuare una utenza termica, non distante dall impianto, in grado di recepire in maniera utile la potenza termica prodotta. 262

263 QUADRO SINOTTICO DELLE PRESTAZIONI 263

264 264

265 Stima della potenzialità installabile nella Comunità Montana Esino-Frasassi Dalla fase conoscitiva è emerso che la disponibilità annua di biomasse al 40 % di umidità sia verosimilmente, quella sintetizzata nella tabella sottostante. Denominazione Legname ritraibile annualmente (t al 40% di U) Cedui al taglio Fustaie di conifere Fustaie di conifere e latifoglie Fustaie di latifoglie CA di Castelletta CA di Poggio San Romualdo CA complesso Fabriano - 1 CA complesso Fabriano - 2 CA complesso Sassoferrato Totale ,038 1, ,796 2, ,271 Totale CA 4, ,481 Foresta Regionale Alto Esino Foresta Regionale Albacina Totale Foreste Regionali , , ,542 Totale 5, ,514 8,023 Se tutte le t/anno di biomassa potessero essere sfruttate, si potrebbe pensare una potenza installata compresa tra i 500 kwe (se accesa 8000/h anno) ed 1 MWe (se accesa per 4000 h/anno) per una producibilità massima di circa 4000 MWhe. L energia termica recuperabile andrebbe dai 3000 ai MWht. La cosa interessante dell approccio proposto è che, comunque, qualsiasi soggetto conoscendo la priopria disponibilità di biomasse può scegliere la tecnologia migliore. Una Comunanza piccola potrebbe decidere di utilizzare la propria biomassa per alimentare un piccolo impianto Stirling oppure unirsi agli altri soggetti per realizzare un impianto di taglia più grande. Per quanto riguarda la stima delle emissione evitabili si fa riferimento ai due scenari proposti nella tabella seguente. Il primo scenario prevede verosimilmente un utilizzo annuale di t di biomassa al 40 % di umidità; il secondo scenario prevede un utilizzo annuo pari al massimo della biomassa stimata (al 40 % di umidità). Scenario t/anno Scenario t/anno MWhe Tep evitati anno Tep evitati al

266 Prendendo in considerazione lo scenario anche cogenerativo si avrebbe: Scenario t/anno Scenario t/anno MWhe MWhht Tep evitati anno (da elettrico) Tep evitati anno (da termico) 75 Tep evitati al Dal confronto delle due tabelle precedente appare evidente il beneficio ambientale della cogenerazione a biomassa. Il tempo di ritorno dell investimento Il tempo di ritorno dell investimento di questi impianti non è facilmente stimabile senza un preventivo studio di fattibilità. Infatti come si è già detto il Pay Back Period è funzione di molte voci non ipotizzabili a priori. E comunque importante sottolineare come i requisiti fondamentali che influenzano il tempo di ritorno sono: il costo della biomassa; la possibilità di applicare la cogenerazione; produrre più energia elettrica possibile (il meccanismo incentivante delle fonti rinnovabili, sia esso il Certificato Verde o la tariffa onnicomprensiva, incentiva comunque la produzione di energia elettrica I tempi di ritorno possono variare dai 4-5 anni dell ipotesi cogenerativa ai 7-8 anni dell ipotesi non cogenerativa (con un costo della biomassa stimato pari a /t); si tenga presente che la durata dell incentivo è di circa 15 anni. Tuttavia, questi tempi sono solo indicativi, in quanto solo uno studio di fattibilità accurato potrà fornire risultati attendibili. 75 E stato ipotizzato un rendimento termico di riferimento pari a 0,

267 Sostenibilità urbana ed edilizia Il PEAC rappresenta lo strumento di collegamento tra le strategie di pianificazione locale (principalmente: Piano Regolatore Generale, Regolamento Edilizio Comunale, Piano per l Illuminazione, Piano della Mobilità) e le azioni di sviluppo sostenibile, in quanto fa riferimento all intenzione da parte dei Comuni di favorire lo sviluppo delle fonti rinnovabili, di sensibilizzare gli utenti all'uso razionale dell'energia e di adeguare il Regolamento Edilizio ai principi del consumo razionale e sostenibile delle risorse energetiche. Per conseguire l obiettivo di una riduzione dei consumi energetici nel settore residenziale i Comuni dovranno studiare diverse ipotesi di adeguamento delle norme edilizie in modo da consentire un organico inserimento del fattore energia legato allo sviluppo sostenibile, all integrazione delle fonti rinnovabili in termini attivi e passivi ed all incentivazione dell efficienza energetica sugli involucri e sugli impianti tecnologici. Le linee guida preparate dalla Regione Marche dovranno quindi essere tradotte in specifiche norme attuative, eventualmente differenziate tra norme volontarie e norme cogenti. In tema di sostenibilità urbana ed edilizia i Comuni della Comunità Montana potranno inserire, attraverso gli strumenti di pianificazione territoriale di loro competenza, criteri di bio-edilizia e sviluppo sostenibile del territorio, anche finalizzati a: pilotare l attenzione dell amministrazione e degli addetti e del pubblico sui problemi energetici ed ambientali collegati con l evoluzione del contenitorecittà ; proporre/imporre indirizzi e tecniche costruttive di bio-edilizia e di edilizia bio-climatica; proporre indicatori di efficienza energetica misurabili e confrontabili con altre realtà regionali e nazionali; stimolare/incentivare un nuovo mercato di tecnologie e tecniche di energy saving e di utilizzo di materiali riciclabili ed a basso impatto ambientale; aumentare i livelli di qualità complessiva del patrimonio edilizio cittadino, a tutela dell ambiente, ma anche degli investimenti dei cittadini I Comuni dovranno di conseguenza adeguare il proprio Regolamento Edilizio Comunale e Piano Regolatore Generale, come richiesto dalla Regione Marche attraverso le linee guida al PEAC, alle più recenti normative ai sensi del D.Lgs. n. 192/05 modificato dal D.Lgs. n. 311/06, considerando contestualmente anche i fattori ambientali in accordo con il protocollo ITACA sintetico. Il mercato degli immobili, anche a seguito dell aumento dei costi dell energia, si sta orientando verso soluzioni che garantiscano la diminuzione delle potenze installate assolute e specifiche (kw/m 2 ), dei consumi energetici assoluti e specifici (kwh/m 2 /anno) e, di conseguenza, la riduzione delle spese di gestione e delle emissioni in atmosfera a parità o migliorando il servizio reso. La saturazione delle zone industriali non dovrà avere come conseguenza naturale la ricerca di nuove aree da urbanizzare bensì la riqualificazione delle presenti. Il Comune dovrà effettuare la scelta di riqualificazione sostenibile delle aree produttive attuali il che può significare, ad esempio, prevedere agevolazioni e incentivi per le necessità di ampliamenti strutturali finalizzate alla riqualificazione degli impianti tecnici. Un altro strumento necessario alla diffusione delle buone pratiche nel settore dell urbanistica è la diagnosi energetica associata alla certificazione energetica degli edifici, che diventa obbligatoria in caso di riqualificazione degli impianti e per le PA, ai sensi del D.Lgs. 115/

268 Analisi del sito La pianificazione urbanistica e lo sviluppo sostenibile del territorio partono dall analisi preliminare del contesto ambientale in cui l intervento va ad inserirsi. L analisi del sito viene compiuta nella fase che precede la progettazione, essendo un prerequisito, e comporta la ricerca delle informazioni reperibili relative ai fattori climatici, alle caratteristiche geologiche ed agli agenti fisici caratteristici dell area interessata. Le esigenze dell edilizia sostenibile sono fortemente condizionate dall ambiente in cui si colloca l intervento: gli elementi oggetto dell analisi del sito sono stati suddivisi, sotto il profilo ambientale, in due categorie: fattori climatici e fattori ambientali. I fattori climatici sono raggruppabili in ambiti di analisi che riguardano: clima igrotermico e precipitazioni (impatto sole-aria, etc.); disponibilità di fonti energetiche rinnovabili (sole, vento, acqua etc.); disponibilità di luce naturale (tipo di cielo, ostruzioni, etc.); clima acustico, campi elettromagnetici. La conoscenza di questi agenti, che sono dei veri e propri dati di progetto, insieme alla definizione degli obiettivi, permette di operare scelte progettuali opportune, trovando la giusta combinazione fra orientamento dell edificio, caratteristiche morfologiche, dimensionali, distributive e tecnologiche, risparmiando e usando razionalmente risorse energetiche ed ambientali, e proteggendo gli abitanti dell organismo edilizio dai diversi tipi d inquinamento, attraverso un corretto rapporto con il sole, il vento, l acqua ed il verde. I fattori ambientali sono gli elementi dell ambiente che sono influenzati dall intervento edilizio e sono legati, in generale, alla salvaguardia dell ambiente. Questi fattori, vengono raggruppati nei seguenti ambiti: aria; acque superficiali; suolo, sottosuolo e acque sotterranee; ambiente naturale ed ecosistemi; paesaggio; aspetti storico-tipologici e socio-culturali. I Comuni della Comunità Montana Esino-Frasassi dovranno integrare i propri strumenti di pianificazione territoriale (REC e PRG) così da prevedere i suddetti prerequisiti relativi all analisi del sito. Si dovrà far riferimento anche ai parametri qualitativi indicati a livello nazionale e regionale ed alle stesse linee guida per la redazione del presente PEAC; in particolar modo si dovrà prevedere che sotto il profilo ambientale gli interventi edilizi siano realizzati al fine di assicurare : durante il ciclo produttivo fuori opera la salvaguardia dell ambiente e l uso razionale delle risorse nella fase di produzione dei materiali, dei semilavorati e degli elementi prefabbricati. Questo significa che, ovunque possibile, deve essere preferito l uso di materiali e componenti prodotti con il minore impatto ambientale, spreco di risorse e consumo di energia; durante il ciclo produttivo in opera, la salvaguardia dell ambiente nelle fasi di esecuzione, ristrutturazione e demolizione del complesso insediativo ed edilizio; durante il ciclo funzionale del complesso insediativo ed edilizio, la salvaguardia delle risorse climatiche ed energetiche (in riferimento alla qualità dell aria, al clima acustico, al campo elettromagnetico, all acceso al sole e al vento), della salubrità dell aria, delle risorse idriche, del suolo e del sottosuolo, del paesaggio e del sistema del verde, delle risorse storicoculturali, ed inoltre l uso razionale dei rifiuti solidi e liquidi, delle risorse idriche e delle risorse climatiche ed energetiche per la realizzazione del risparmio energetico e del benessere ambientale degli utenti (benessere igrotermico, visivo, acustico, etc.). 268

269 Il Regolamento Edilizio Comunale (REC) I Comuni della Comunità Montana Esino-Frasassi dovranno perseguire - nei percorsi di formulazione delle proprie politiche - il recepimento degli obiettivi di innalzamento della sostenibilità ambientale definiti dall Unione Europea attraverso l introduzione di elementi di innovazione nelle pratiche di trasformazione del territorio e nelle sue forme d uso legate allo sviluppo economico e insediativo. Tra le opportunità di azione che il quadro normativo e di indirizzi offre, si ritiene prioritario e rilevante agire sui contenuti del Regolamento Edilizio Comunale quale strumento di indirizzo e governo in grado di aumentare la qualità energetica e ambientale del patrimonio abitativo edilizio esistente e di previsione, al fine di mitigare le pressioni ambientali che il comparto edilizio e abitativo induce. Bisognerà pertanto adeguarsi al vigente quadro normativo, di seguito esplicitato, che sollecita gli Enti ad implementare nei regolamenti edilizi i criteri di efficienza energetico ambientale del comparto abitativo: 1. Direttiva Europea 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia; 2. Legge n.10/1991 dettante norme per l attuazione del piano energetico nazionale; 3. L.R. n. 26/2003 sulla disciplina del settore energetico; 4. L.R. n. 39/2004 sul risparmio energetico negli edifici; 5. D. Lgs. n. 192/2005 attuativo della direttiva comunitaria in termini di riduzione del fabbisogno Energetico degli edifici e certificazione energetica; Il Regolamento Edilizio, per semplificare anche l approccio degli stake-holder territoriali e della popolazione, potrà prevedere questo adeguamento principalmente suddividendo gli interventi in quattro aree tematiche di seguito descritte: Prestazioni dell involucro: Orientamento dell edificio Protezione dal sole Isolamento termico dell involucro degli edifici nuovi Isolamento termico dell involucro degli edifici ristrutturati Prestazioni dei serramenti Contenimento delle dispersioni Materiali ecosostenibili Isolamento acustico Illuminazione naturale Ventilazione naturale Certificazione energetica Efficienza energetica degli impianti: Sistemi di produzione calore ad alto rendimento Impianti centralizzati di produzione calore Regolazione locale della temperatura dell aria Sistemi a bassa temperatura Contabilizzazione energetica Efficienza degli impianti elettrici Inquinamento luminoso Inquinamento elettromagnetico interno (50 Hz) 269

270 Fonti energetiche rinnovabili: Impianti solari termici Impianti solari fotovoltaici Predisposizione impianti solari termici e fotovoltaici Sostenibilità ambientale: Contabilizzazione individuale dell acqua potabile Riduzione del consumo di acqua potabile Recupero acque piovane Riduzione effetto gas radon Il Piano Regolatore Generale potrà coerentemente prevedere una serie di incentivi economici e volumetrici, finalizzati alla diffusione delle buone pratiche succitate suddividendole opportunamente in interventi cogenti e non. La riduzione del fabbisogno energetico degli edifici, attraverso la revisione del regolamento edilizio comunale, è un importante tassello strategico che agevola l innovazione in un settore che vede una forte presenza di piccole e medie imprese. I Comuni avranno il compito, proprio nella fase di adeguamento della normativa, di effettuare determinate scelte tecniche e politiche, fissando ad esempio la quota minima di fonti rinnovabili per le diverse tipologie di edifici, obblighi cogenti per l uso razionale delle risorse idriche; scelte da cui dipenderà direttamente il futuro livello di penetrazione nel territorio comunale delle tecnologie indicate. Si riportano di seguito, a titolo esemplificativo, gli interventi che potrebbero essere inseriti: 1. ai fini del rilascio del permesso di costruire deve essere prevista l installazione dei pannelli fotovoltaici per gli edifici di nuova costruzione. La potenza installata per ciascuna unità abitativa non deve essere inferiore a: i. 0,2 kw per edifici con più di 12 unità immobiliari; ii. 0,5 kw per edifici con un numero di unità immobiliari compreso tra 6 e 12; iii. 1 kw per edifici con meno di 5 unità immobiliari; 2. ai fini del rilascio del permesso di costruire, per gli edifici del settore produttivo e terziario, deve essere prevista una potenza installata di fotovoltaico non inferiore ai 3 kw/100 m 2 di copertura; 3. requisiti tecnici relativi all'impermeabilizzazione e all'isolamento dall'umidità al fine dell ottemperamento della 192/2005 e della risoluzione delle problematiche relative ai ponti termici; 4. requisiti tecnici di carattere termico dell involucro edilizio, al fine dell ottemperamento della 192/2005 riportando i valori di trasmittanza per le superfici opache e trasparenti in vigore dal 1 gennaio 2009; 5. requisiti sugli impianti igienici per gli edifici di nuova realizzazione, al fine della riduzione dei consumi idrici e di acqua calda sanitaria, attraverso l obbligo di installazione sulla rubinetteria e nelle docce di riduttori di flusso, rompigetto e la realizzazione di scarichi idrici differenziati per i servizi igienici; 6. possono prevedere interventi mirati come incentivi finalizzati, ad esempio, alla sostituzione di serramenti e superfici vetrate, alla coibentazione dei cassoni delle tapparelle, l obiettivo è quello di individuare tutti gli interventi non invasivi che garantiscono un rispetto dei vincoli paesaggistici ed al contempo una drastica riduzione delle dispersioni termiche degli edifici. 270

271 Il passo successivo può essere rappresentato dalla promozione delle buone pratiche energetiche attraverso l inserimento nel PRG di un Regolamento agli incentivi e degli interventi per la diffusione delle pratiche di Bio-architettura. Lo stesso potrà essere finalizzato alla possibilità di accedere a incentivi volumetrici e sull onere di urbanizzazione. Si potranno individuare punteggi da assegnare alle diverse azioni e requisiti minimi previsti per le diverse tipologie di interventi. Il Piano Regolatore Generale (PRG) I Piani Regolatori Generale (P.R.G.) dei Comuni, a seguito degli adeguamenti effettuati nel Regolamento Edilizio Comunale suggeriti nel precedente paragrafo, dovrà prevedere attraverso la realizzazione di opportune Norme Tecniche Attuative, un regolamento che incentivi il ricorso a tecniche di bio-architettura e di bioingegneria ammettendo incentivi economici attraverso la riduzione degli oneri di urbanizzazione e incentivi volumetrici come ad esempio incrementi di superficie netta fino ad un massimo del 5% di quella consentita e della superficie accessoria fino ad un massimo del 30% della superficie netta realizzabile. Potrà essere redatto un Regolamento di attuazione relativo all utilizzo delle tecniche di Bio-Architettura che costituirà la condizione necessaria per l applicazione degli incentivi previsti. La tipologia degli interventi incentivati dovrà essere coerente con le modifiche effettuate al Regolamento Edilizio Comunale (presentate nel paragrafo precedente) e con le conseguenti 4 aree tematiche di intervento individuate ossia: Prestazioni dell involucro, Efficienza energetica degli impianti, Fonti energetiche rinnovabili, Sostenibilità ambientale. Regolamento di attuazione relativo all utilizzo delle tecniche di Bio -Architettura L impostazione generale del Regolamento può essere fatta sulla base del Protocollo Itaca, del Regolamento Edilizio Tipo Regionale dell Emilia Romagna, delle Linee Guida del Sistema di Valutazione Energetico Ambientale degli Edifici della Regione Marche e delle Linee guida suggerite dalla Regione Marche all interno dei PEAC. Gli obiettivi da perseguire attraverso l approvazione del Regolamento e delle sue norme attuative sono la salvaguardia dell ambiente e l uso razionale delle risorse e delle potenzialità offerte dal sito, in relazione ai target di benessere e di risparmio energetico ed alla valorizzazione delle risorse ambientali. Ulteriore obiettivo del regolamento può essere quello di incentivare la valorizzazione di ogni fase del ciclo vitale del manufatto edile da realizzare o riqualificare. L accesso agli incentivi dovrà essere funzionale ad un prerequisito finalizzato a minimizzare l opera di antropizzazione rappresentata da nuovi insediamenti, al fine valorizzare le risorse locali e ridurre l impatto sull ambiente dell opera stessa. Lo strumento utilizzato dal pianificatore può esser rappresentato dalla matrice di valutazione e dalle schede requisito; devono essere individuati una serie di requisiti suddivisi in classi di esigenze: uso razionale delle risorse idriche: il fine è quello di ridurre il consumo di acqua attraverso la realizzazione di organismi edilizi opportunamente progettati e dotati di dispositivi tecnologici appropriati, recuperare le acque meteoriche e le acque grigie ed utilizzarle per fini compatibili; uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche per la realizzazione del benessere ambientale, ricorso alle fonti rinnovabili, per concorrere ad un uso razionale delle risorse climatiche ed energetiche, gli edifici vanno concepiti e realizzati in modo da: consentire una riduzione del consumo di combustibile per riscaldamento invernale (con conseguente riduzione delle emissioni di CO 2 e di altre sostanze inquinanti e/o nocive all ambiente), intervenendo sull involucro edilizio, sul rendimento dell impianto di riscaldamento e favorendo gli apporti energetici gratuiti; contenere il surriscaldamento estivo dell organismo edilizio anche utilizzando l ombreggiamento, senza 271

272 contrastare l apporto energetico dovuto al soleggiamento invernale; ridurre il consumo di combustibile per il riscaldamento dell acqua calda per usi sanitari e per il riscaldamento invernale, attraverso l uso di pannelli solari; ridurre i consumi elettrici durante il funzionamento dell edificio attraverso l utilizzo di sistemi solari per la produzione di energia elettrica; benessere ambientale (benessere, igiene e salute dell utenza): garantire la compatibilità dei livelli sonori in ambiente esterno ed interno, garantire un adeguato livello di illuminamento naturale e della ventilazione all interno dell edificio, monitorare le emissioni nocive dei materiali e la loro asetticità, controllo sui campi magnetici interni; consumo dei materiali e produzione di rifiuti: per favorire indirettamente la limitazione della quantità di rifiuti edilizi, specie se indifferenziati, è necessario documentare i materiali presenti in elementi strutturali, in elementi di finitura, negli impianti e nelle pertinenze dell organismo edilizio, indicando le caratteristiche di reimpiegabilità/riciclabilità dei medesimi materiali in caso di demolizione futura evidenziando l eventuale uso di materiali reimpiegati o riciclati; devono essere presi i provvedimenti progettuali necessari alla predisposizione di spazi dedicati alla raccolta dei rifiuti organici e inorganici; qualità degli spazi esterni: deve essere minimizzato il livello dei campi elettrici e magnetici a bassa frequenza ed alta frequenza al fine di ridurre il più possibile l esposizione degli individui agli influssi delle onde elettromagnetiche; va ridotto l inquinamento luminoso ed ottico, contenendo parallelamente i consumi energetici degli impianti di illuminazione esterna. gestione dell organismo edilizio; per una corretta gestione dell organismo edilizio, per ottimizzare le operazioni di manutenzione in modo da intervenire nel periodo più efficace dal punto di vista economico ed ambientale deve essere predisposto, un manuale di manutenzione e conduzione dell organismo edilizio e dell alloggio da consegnarsi definitivamente a lavori ultimati. Ad ogni requisito possono essere associate delle schede tecniche dei requisiti, dove vanno evidenziate: le esigenze da soddisfare, esse articolano la proposizione esigenziale della famiglia in quanto ogni requisito soddisfa una specifica esigenza; i campi di applicazione, che fanno riferimento ai raggruppamenti di funzioni, tra i quali: funzione abitativa, funzioni terziarie, funzioni produttive, funzioni agricole, funzioni alberghiere o per il soggiorno temporaneo; la specifica di prestazione richiesta; i livelli di prestazione, che comportano la definizione delle unità di misura e sono suddivisi in funzione della categoria di intervento edilizio. Il metodo di controllo del soddisfacimento delle prestazioni energetico-ambientali può essere individuato in un sistema a punti, ovvero un sistema in cui ad ogni requisito soddisfatto (ad eccezione di quelli obbligatori) è attribuito un valore che concorre a determinare un punteggio complessivo, esemplificativo della qualità ecosostenibile minima attesa. Tale metodologia è già utilizzata, presso alcune Amministrazioni Pubbliche, quale criterio per concedere incentivazioni e sconti ad interventi che rispondono ad un livello di qualità sostenibile stabilito. Il sistema a punti adottato dovrà tenere in considerazione anche premi di sinergia qualora vengano soddisfatti tutti i requisiti afferenti ad una determinata famiglia. Il premio di sinergia rappresenta un segnale culturale chiaro, evidenziando che i migliori risultati si ottengono non dalla somma di singole azioni ma da una strategia globale ed organica. 272

273 Gli incentivi vanno distinti in: incentivi in termini di superficie netta ed accessoria ad esempio Saranno ammessi incrementi della superficie netta fino al massimo del 5% di quella consentita e della superficie accessoria fino ad un massimo del 30% della superficie netta realizzabile, in tutti gli interventi di nuova costruzione e di demolizione con ricostruzione che utilizzeranno tecniche di bio-architettura e di bio-ingegneria.... [Si evidenzia che l incentivazione non è una regalia volumetrica, non è cioè una concessione di maggiore volumetria qualora si dimostri di applicare le tecniche bioclimatiche, ma è lo scorporo dal volume di costruzione concesso dei volumi destinati ad aumentare le prestazioni energetiche degli edifici (serre addossate, muri di Trombe, Camini solari, ecc.). Una incentivazione che si potrebbe definire indiretta, ma che è bene sottolineare, è che l uso della architettura bio-climatica e delle tecniche di risparmio energetico come l aumento dell isolamento termico possono conferire un elevato valore aggiunto nell ambito della Certificazione Energetica degli Edifici che valorizza gli edifici maggiormente propensi al risparmio energetico.] Riduzione Oneri di Urbanizzazione Primaria nella misura del 10% e Secondaria nella misura del 25%; tali incentivi possono essere previsti per tutte le destinazioni d uso, ma solo con le categorie di intervento Ristrutturazione Edilizia e Vincolata. Interventi ulteriori: il D.Lgs. 115/2008 fornisce le norme, gli strumenti contrattuali e le indicazioni tecniche volte ad ottenere lo sviluppo della micro-cogenerazione condominiale e di quartiere, prevedendo interventi sia per i nuovi edifici che per le riqualificazioni di sistemi edificio/impianto esistenti. E di conseguenza auspicabile un ulteriore aggiornamento degli strumenti di pianificazione territoriale di competenza comunale e la previsione di nuove esigenze associate ad esempio allo sviluppo del riscaldamento centralizzato e del teleriscaldamento/raffrescamento. prevedere autorizzazioni rapide e riduzione degli oneri di concessione per quei condomini, residenze pubbliche e private, strutture produttive che intendano realizzare un locale termico esterno e/o un deposito combustibile al fine di realizzare un impianto di micro-cogenerazione alimentato a metano o a combustibile rinnovabile (biomasse legnose, biomasse liquide). prevedere riduzione oneri di concessione per le aree ad uso residenziale che prevedano riscaldamento centralizzato con centrale cogenerativa e rete del teleriscaldamento/raffrescamento. Il Verde Urbano Le condizioni di vita dei cittadini negli agglomerati urbani sono rese ogni giorno più difficili non solo dal progressivo inquinamento da rumori, smog, polveri sottili, ma anche da un repentino e dannoso cambiamento climatico. La presenza di verde urbano fruibile (parchi e giardini presenti in ambito urbano ed aree urbane che, seppur non classificate come parchi e giardini, presentano le stesse caratteristiche di "accessibilità" e "fruibilità") è sicuramente un contributo fondamentale alla riduzione degli effetti negativi dell antropizzazione del territorio comunale. Nei paesi anglosassoni la disciplina che si interessa del verde urbano è conosciuta come urban forestry, (letteralmente: "forestazione urbana"), quasi ad indicare come le aree verdi possano proporsi come oasi di ruralità entro gli ambiti urbani. 273

274 Il Verde Urbano sia esso pubblico o privato è quindi considerato a livello internazionale come un importante risorsa capace di regolare il micro-clima del territorio e soprattutto di porre un freno all inquinamento atmosferico da traffico e da riscaldamento domestico: 1. la presenza del verde contribuisce a regolare gli effetti del microclima cittadino attraverso l aumento dell evapotraspirazione, regimando così i picchi termici estivi con una sorta di effetto di condizionamento naturale dell aria; 2. in determinate aree urbane, in particolare vicino agli ospedali ed alle case di riposo per anziani, la presenza del verde contribuisce alla creazione di un ambiente che può favorire la convalescenza dei degenti, sia per la presenza di essenze aromatiche e balsamiche, sia per l effetto di mitigazione del microclima, sia anche per l effetto psicologico prodotto dalla vista riposante di un area verde ben curata; 3. il verde può fornire un importante effetto di protezione e di tutela del territorio in aree degradate o sensibili (argini di fiumi, scarpate, zone con pericolo di frana, ecc), e viceversa la sua rimozione può in certi casi produrre effetti sensibili di degrado e dissesto territoriale; 4. la presenza di parchi, giardini, viali e piazze alberate o comunque dotate di arredo verde consente di soddisfare un importante esigenza ricreativa e sociale e di fornire un fondamentale servizio alla collettività, rendendo più vivibile e a dimensione degli uomini e delle famiglie una città. Inoltre la gestione del verde può consentire la formazione di professionalità specifiche e favorire la formazione di posti di lavoro; 5. la presenza del verde costituisce un elemento di grande importanza dal punto di vista culturale, sia perché può favorire la conoscenza della botanica e più in generale delle scienze naturali e dell ambiente presso i cittadini, sia anche per l importante funzione didattica (in particolare del verde scolastico) per le nuove generazioni. Inoltre i parchi e i giardini storici, così come gli esemplari vegetali di maggiore età o dimensione, costituiscono dei veri e propri monumenti naturali, la cui conservazione e tutela rientrano fra gli obiettivi culturali del nostro consesso sociale. L auspicabile diffusione del verde urbano, indicata anche dalla Carta di Aalborg, è un elemento di grande importanza ai fini del miglioramento della qualità della vita nelle città. E però necessaria una valutazione attenta di alcune delle sue caratteristiche, al fine di migliorare la sua funzione e di favorire le modalità della sua gestione, oltre che per consentire una razionale pianificazione degli interventi di estensione delle aree verdi. Per questo sarebbe auspicabile che i Comuni operino affinché al piano urbanistico comunale (PUC) fosse affiancato funzionalmente anche il Piano del verde urbano, un documento progettuale, suggerito dall Unione Europea ed oggi poco utilizzato in Italia, la cui assenza produce un rilevante spreco di denaro pubblico e rende di fatto meno fruibile il verde per i cittadini. Di conseguenza si possono prevedere precise iniziative per il Verde e la Forestazione Urbana, le quali dovranno identificare gli ambiti di intervento da cui prenderanno avvio le singole azioni, che dovranno essere finalizzate ad una logica di compensazione ambientale. Il Comune può adottare un Piano del Verde ed effettuare il Censimento del verde urbano pubblico e privato, può riqualificare aree a vocazione agricola e commerciale dismesse attraverso la realizzazione di spazi verdi, foreste cittadine e parchi pubblici. Si possono prevedere azioni con effetti diretti sulla qualità dell aria, interventi per la naturalità nel paesaggio urbano, per la creazione di polmoni verdi e per la diffusione delle conoscenze sulle tecniche di inverdimento in edilizia. 274

275 Tramite accordi con operatori ed associazioni di categoria, oltre alle aree verdi esistenti sul territorio comunale, si potrebbero ottenere nuove superfici boschive convenzionali, sfruttando una parte del territorio non destinato all agricoltura perché troppo poco produttivo. Il Comune potrà promuovere, con la collaborazione degli stakeholder territoriali, una indagine conoscitiva che gli consenta di poter valutare le aree più idonee. Di particolare interesse è anche lo sviluppo del verde privato, sia prevedendo incentivi alla realizzazione, all interno dei lotti delle nuove aree edificabili, di giardini privati ed aree verdi comuni, sia studiando forme di riqualificazione funzionale del verde già in essere 76. Lo stesso Regolamento attuativo per la Bio-architettura, dovrà riconoscere l importanza del microclima urbano. Le piante possono avere funzione di protezione dai venti invernali dominanti, possono attenuare il surriscaldamento estivo senza compromettere l apporto energetico gratuito durante il periodo invernale (si suggerisce di agevolare la scelta di alberature caducifoglie da sistemare lungo le superfici maggiormente vetrate degli edifici, ecc.), possono attenuare il livello dei rumori (proteggendo il contesto di riferimento dai rumori dell area). Inoltre, le superfici a verde garantiscono sempre la permeabilità del suolo. E particolarmente importante curare l esclusione di piante che aumentino la presenza di pollini e spore nell aria, anche a tutela della sempre più consistente fetta di cittadini allergici. Mobilità sostenibile Attraverso il presente PEAC si intendono evidenziare sia le problematiche legate alla relazione tra qualità dell aria e traffico veicolare, sia le soluzioni tecniche e logistiche per una mobilità cittadina sostenibile. La qualità dell aria rappresenta una delle maggiori criticità ambientali a livello mondiale e in questa ottica la recente normativa comunitaria si è evoluta da una normativa improntata sulla logica di emergenza ad una normativa ispirata al concetto di prevenzione dell'inquinamento atmosferico, del risanamento e del mantenimento della qualità dell'aria. Nel contesto ambientale urbano la mobilità rappresenta un importante elemento di criticità, pertanto gli sforzi delle Amministrazioni Comunali negli ultimi anni si sono finalizzati a raggiungere l equilibrio tra esigenze dei cittadini e salute comune, al fine di garantire una migliore qualità dell aria. L andamento dell economia, l elevato costo dei carburanti, una maggiore consapevolezza ambientale hanno contribuito ad incentivare il cittadino a soddisfare le sue esigenze di mobilità seguendo logiche di risparmio. Nel settore della mobilità, il parco veicolare privato ha visto negli ultimi 8 anni un calo consistente delle autovetture a benzina in circolazione ed un aumento dei veicoli diesel e dual-fuel (benzina/gpl e benzina/metano). Il meccanismo degli incentivi statali per la rottamazione dei veicoli più impattanti ha contribuito ad agevolare il rinnovo del parco veicolare cittadino, anche se, inizialmente, la procedura degli incentivi/rottamazione ha generato tra il 2000 ed il 2004 un crollo delle auto ibride a metano/gpl: le stesse difatti, erano in gran parte vecchie macchine a benzina convertire, pertanto sono rientrate nella categoria dei veicoli interessati dagli incentivi governativi e quindi sono state rottamate. Un altro parametro che ha agevolato l acquisto di veicoli meno inquinanti è legato all introduzione di provvedimenti drastici (come il blocco di circolazione dei veicoli 76 Si possono pertanto agevolare, in fase di valutazione degli oneri di urbanizzazione, quei lotti destinati ad uso residenziale e produttivo in cui siano presenti spazi verdi, giardini e aree piantumate ad alberature. 275

276 non catalizzati, o le targhe alterne), adottati come misure per il contenimento delle emissioni di polveri sottili legate al traffico cittadino. Le possibili soluzioni per il miglioramento della qualità dell aria e per lo sviluppo di una mobilità sostenibile suggeriscono di programmare l utilizzo di mezzi pubblici a basso impatto ambientale (alimentati a biodiesel o a metano). Una possibile strategia da seguire prevede una pianificazione del rinnovo del parco veicoli che tenga in considerazione le problematiche tecniche, legate ad esempio all adeguamento delle officine di manutenzione e rifornimento autobus: realizzazione di un "sistema metano" in funzione del TPL. Vengono acquistati i nuovi autobus a metano, si realizzano le stazioni di rifornimento interne ai depositi e si adeguano le officine alla manutenzione di questi mezzi; l utilizzo prioritario dei mezzi pubblici a metano, all interno dei centri storici ZTL, per le linee urbane ed in particolare modo per le zone del territorio comunale che a seguito di una campagna di monitoraggio dovessero risultare più a rischio PM10; sfruttamento dei parcheggi scambiatori periferici per un sistema di mobilità basato prioritariamente su bus navetta a metano per il Centro storico; aumento, nelle aree limitrofe al Centro, delle zone pedonali, a traffico limitato o con limite ai veicoli autorizzati di 30 km/h. Una ulteriore proposta riguarda la sostenibilità del trasporto merci all interno dei Centri Storici. Analizzando le numerose esperienze realizzate in Emilia Romagna ed in Veneto, si evince che la soluzione logistica individuabile è quella di un Consorzio di gestione del rifornimento merci per i centri storici e le ZTL; la soluzione logistica maggiormente utilizzata prevede l obbligo per i fornitori privati di far riferimento, per la consegna di tutte le merci destinate alle aree che si intende tutelare, alla piattaforma logistica gestita dal Consorzio. A seguito dell individuazione di un deposito unico di smistamento delle merci, ubicato in uno spazio periferico, sarà possibile smistare le stesse esclusivamente con mezzi a basso impatto ambientale (elettrici e a metano) nelle aree di pregio delle città. Riduzione delle emissioni di gas serra La Direttiva 2003/87/CE del Parlamento Europeo ha disposto che a decorrere dal 1 gennaio 2005 gli impianti maggiormente responsabili delle emissioni di gas serra (produzione di energia, vetro, ceramica, produzione e lavorazione di ferro, acciaio, cemento) limitino le loro emissioni in base ad un Piano di Allocazione Nazionale triennale. Per assolvere a tale obiettivo è stato istituito lo scambio di quote di emissione dei gas ad effetto serra (Emission Trading System) nel territorio dell Unione al fine di minimizzare i costi di adeguamento. Le quote coperte dall Emission Trading System rappresentano circa il 45% delle emissioni di CO 2 che dovranno essere ridotte per il rispetto degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Il campo di applicazione della direttiva dell Emission Trading riguarda quindi unicamente i grandi impianti industriali sopra menzionati, tuttavia esistono altri soggetti che potrebbero essere interessati al meccanismo delle quote di emissioni garantendo un importante contributo alla riduzione del restante 55%. La direttiva 2003/87/CE prevede l estensione del meccanismo ad altri soggetti tra cui potrebbero figurare gli Enti locali che troverebbero nel meccanismo di scambio importanti opportunità di finanziamento degli 276

277 interventi di riduzione delle loro emissioni od una riduzione dei costi per eventuali futuri interventi obbligatori. E oggi in fase di sviluppo un progetto attivato nel mese di novembre 2005 e coordinato dal Kyoto Club con il patrocinio del Ministero dell Ambiente e dell ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) finalizzato a sperimentare il meccanismo dell Emission Trading System per le amministrazioni locali. L obiettivo del progetto consiste nella formulazione di una base metodologica propedeutica alla realizzazione di un meccanismo di scambio di quote di emissione di CO 2 evitate grazie ad interventi degli Enti Locali. Il progetto ha quindi l obiettivo di definire in via sperimentale modalità di fissazione delle baseline e dei target ai fine del calcolo dei crediti ed una gestione dei crediti semplice e chiara in grado di minimizzare i costi di transazione e di un efficace partecipazione degli enti locali al mercato dei certificati. In questa prima fase il progetto considera unicamente le emissioni afferenti alla gestione del patrimonio edilizio e del parco veicolare di proprietà dell ente pubblico. Il progetto definirà le caratteristiche dei crediti e dei certificati generabili, la valutazione dei costi marginali di abbattimento, la valutazione degli interventi e la stima delle entrate commercializzabili. 77 Parlando di emissioni e del ruolo dei Comuni è importante citare un progetto di parere sviluppato dal Comitato delle Regioni nell ambito del Patto dei Sindaci. Secondo tale progetto si ribadisce il ruolo dei sindaci necessario per promuovere il risparmio energetico contribuendo così alla riduzione delle emissioni e quindi al raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Il Patto dei Sindaci fornisce quindi un nuovo forte strumento per incentivare le azioni di riduzione delle emissioni. Si ribadisce l invito ai Comuni a presentare i loro progetti nell ambito del Patto, si insiste inoltre che l obiettivo principale di tutte le misure per la riduzione delle emissioni è la sostenibilità di lungo periodo. Il parere chiede che si dia sostegno all'elaborazione di strategie per la riduzione delle emissioni e di orientamenti chiari su come diffondere e valutare i dati relativi alle emissioni, chiede inoltre che i fondi e i finanziamenti comunitari siano rivisti al fine di privilegiare le azioni volte a promuovere l'utilizzo di energia sostenibile, in particolare attraverso l'aumento dal 3% al 5% dei finanziamenti regionali destinati a migliorare l'efficienza energetica dell'edilizia residenziale. Gli enti locali e regionali disposti ad investire nei programmi di efficienza energetica, nella promozione delle fonti di energia sostenibile e nella riduzione delle emissioni di CO 2 dovrebbero avere accesso ai prestiti della Banca Europea per gli Investimenti. Il presente Piano Energetico Ambientale Comprensoriale in linea con quanto riportato ed in risposta agli obiettivi definiti dalla PEAR stima ogni possibile intervento di risparmio, uso razionale dell energia e utilizzo di fonti rinnovabili sia da un punto di vista economico che ambientale, valutando per ogni intervento tipo la riduzione delle quote di emissione. In questo modo una volta definiti a livello nazionale le caratteristiche dei crediti di emissione e dei certificati generabili il Comune sarà in grado di stimare le possibili entrate così da ottenere un importante finanziamento agli interventi individuati

278 Il Piano Luce della Comunità Montana La Comunità Montana Esino-Frasassi è attualmente sprovvista di questo importante strumento di pianificazione. Il Piano Luce rappresenta infatti un opportunità sia per il monitoraggio degli impianti attualmente presenti, sia per la corretta pianificazione della loro riqualificazione energetica e funzionale. Tuttavia il Piano dell'illuminazione Pubblica e sue Linee Guida dovrebbe essere in fase di Redazione. Quando si parla di piano per la pubblica illuminazione si intende un progetto ed un complesso di disposizioni tecniche destinate a regolamentare gli interventi di illuminazione pubblica e privata. Tale Piano Luce, dovrà essere realizzato secondo le specifiche e nel pieno rispetto della normativa regionale, nazionale e comunitaria (Nuovo codice della strada D.Lgs. 30 Aprile 1992 n.285, norme per l attuazione del nuovo Piano energetico nazionale, leggi n. 9/91 e 10/91, norme tecniche europee e nazionali tipo CEI, DIN e UNI). Le disposizione elaborate da tale piano hanno applicazione su tutto il territorio comunale per gli impianti di futura realizzazione, mentre per le aree di tutela degli osservatori astronomici regionali (secondo gli elenchi stilati dalla Giunta Regionale), i piani d illumina-zione devono provvedere anche alla sostituzione programmata ed all adeguamento degli impianti già esistenti. Le principali esigenze e motivazioni per cui un Comune decide di realizzare il proprio Piano Luce sono da ricercare: 1. nella lotta all inquinamento luminoso; 2. nel risparmio energetico e programmazione economica; 3. nella salvaguardia e protezione dell ambiente; 4. nella sicurezza del traffico, delle persone e del territorio; 5. nella valorizzazione dell ambiente urbano, dei centri storici e residenziali; 6. nel miglioramento della viabilità. Poiché le recenti normative nazionali e comunitarie prevedono interventi che si protrarranno nel tempo e modificheranno gradualmente la tipologia delle nuove installazioni e degli impianti di illuminazione, i vantaggi economici che ne deriveranno saranno notevoli in quanto frutto della combinazione di alcuni fattori determinanti: riduzione della dispersione del flusso luminoso intrusivo in aree in cui tale flusso non era previsto arrivasse, controllo dell illuminazione pubblica e privata evitando inutili ed indesiderati sprechi, riduzione dei flussi luminosi su strade negli orari notturni ed infine utilizzo di impianti equipaggiati di lampade con la più alta efficienza possibile in relazione allo stato della tecnologia. Ad accrescere i vantaggi economici oltre ad un azione condotta sulle apparecchiature di illuminazione, è necessario prevedere una razionalizzazione e standardizzazione degli impianti di servizio (linee elettriche, palificate, etc..) e all utilizzo di impianti ad alta tecnologia con bassi costi di gestione e manutenzione. Le principali finalità di un Piano Luce sono: 1. ridurre, sul territorio, l inquinamento luminoso e i consumi energetici da esso derivanti; 2. aumentare la sicurezza stradale per la riduzione degli incidenti, evitando abbagliamenti e distrazioni che possano ingenerare pericoli per il traffico ed i pedoni (nel rispetto del Codice della Strada); 3. ridurre la criminalità e gli atti di vandalismo che, da ricerche condotte negli Stati Uniti, tendono ad aumentare là dove si illumina in modo disomogeneo creando zone di penombra nelle immediate vicinanze di aree sovrailluminate; 278

279 4. favorire le attività serali e ricreative per migliorare la qualità della vita; 5. accrescere un più razionale sfruttamento degli spazi urbani disponibili; 6. migliorare l illuminazione delle opere architettoniche e della loro bellezza, con l opportuna scelta cromatica (per es. il giallo-oro delle lampade al sodio ad alta pressione risulta particolarmente adatto nei centri storici), delle intensità e del tipo di illuminazione, evitando inutili e dannose dispersioni della luce nelle aree circostanti e verso il cielo e senza creare contrasti stucchevoli con l ambiente circostante (es. con un illuminazione troppo intensa); 7. integrare gli impianti di illuminazione con l ambiente che li circonda, sia diurno che notturno; 8. realizzare impianti ad alta efficienza, mediante l utilizzo di corpi illuminanti full cut-off, di lampade a LED o ad alto rendimento e mediante il controllo del flusso luminoso, favorendo il risparmio energetico; 9. ottimizzare gli oneri di gestione e relativi agli interventi di manutenzione; 10. tutelare, nelle aree di protezione degli osservatori astronomici, l attività di ricerca scientifica e divulgativa; 11. conservare gli equilibri ecologici sia all interno che all esterno delle aree naturali protette urbane ed extraurbane; 12. preservare la possibilità per la popolazione di godere del cielo sellato, patrimonio culturale primario. Le fasi che si susseguono nella realizzazione di un Piano Luce sono le seguenti: La procedura operativa per la realizzazione di un Piano Luce, parte dalla suddivisione del territorio comunale in aree omogenee (aree ambientali, aree storiche, aree residenziali, aree commerciali e produttive, aree di servizio). La suddivisione del territorio comunale, e le scelte tecniche da adottarsi, devono tenere conto delle seguenti realtà: distribuzione e morfologia del terreno (pianura, collina, montagna), suddivisione in Aree omogenee: in quartieri, centri storici, zone industriali, parchi, aree residenziali, arterie di grande traffico, circonvallazioni, autostrade, campagna, etc. aspetti climatici prevalenti che possono influenzare la viabilità e la visibilità. Sono ad esempio aspetti fondamentali per la scelta del tipo di impianto se il territorio è particolarmente piovoso, umido, nevoso o che favorisce il ristagno dell aria con la probabile formazione di nebbie, aspetti ambientali quali la presenza di elementi artificiali o naturali che possono aggredire gli impianti di illuminazione come: la presenza di grossi complessi industriali (con emissione di elementi inquinanti o corrosivi), del mare (con l abbondanza di salsedine), etc.. l appartenenza ad aree di protezione degli osservatori astronomici e di altri osservatori scientifici, che implica un particolare riguardo nella progettazione degli impianti per la salvaguardia del cielo. Le aree omogenee possono in particolare essere suddivise dalle tipologie di strade individuate, dai piani urbani del traffico (se esistenti), dal codice della strada e delle normative tecniche europee, o come segue, in base a criteri puramente di buon senso: Centri storici, Aree pedonali, Aree commerciali, Aree residenziali, Aree verdi, Aree industriali ed artigianali, Aree extraurbane, Aree limitate di specifica destinazione. 279

280 In base a quanto emerso dalla suddivisione in aree omogenee, ed alla effettiva distribuzione, si elabora un piano che suddivide il territorio comunale secondo precise scelte di illuminazione di modo che la programmazione degli interventi di manutenzione e di riordino ambientale avvengano secondo prescritte scelte tecniche. Successivamente viene effettuato il censimento degli apparati di illuminazione e la loro distribuzione sul territorio, la classificazione dovrà essere effettuata in funzione : della quantità e tipologia dei punti luce; della tipologia dei supporti e loro impatto ambientale; delle caratteristiche degli impianti di distribuzione e delle linee elettriche di alimentazione dei corpi illuminanti; del rilievo dei parametri illuminotecnici maggiormente significativi: illuminamento, uniformità, abbagliamento e resa cromatica. La metodologia di rilevamento deve individuare le seguenti caratteristiche essenziali degli impianti: proprietari e gestori (ENEL, comuni, Enti locali municipalizzati e non, altri); alimentazione, potenze elettriche impiegate e tipo di distribuzione elettrica; tipologie degli apparecchi installati (stradali, lampioni, sfere, etc..) e dei supporti adottati (pali singoli e multipli, torri faro, a sospensione, a mensola o parete, etc..); distribuzione delle lampade installate negli impianti suddivise per tipo (fluorescenza, sodio AP o BP, Ioduri Metallici, Mercurio, LED, etc ) ed in base alle potenze (50 W, 100 W, etc ); presenza di: abbagliamenti molesti, illuminazione intrusiva, evidenti inquinamenti luminosi, disuniformità, insufficienza o sovrabbondanza di illuminazione. La stesura del piano d illuminazione parte dall analisi situazione preesistente attraverso: a. l individuazione della rete viaria esistente (urbana, extraurbana, pedonale, etc..) ; b. la suddivisione e classificazione delle vie sulla base del codice della strada ed alle indicazioni delle normative tecniche europee. A questa prima fase segue l individuazione delle scelte tecniche illuminotecniche ed impiantistiche sia per nuovi impianti che per l adeguamento di quelli vecchi:, questa avviene attraverso: a. individuazione dei parametri illuminotecnici caratteristici (luminanze e illuminamenti, uniformità, abbagliamento) in base alla classificazione delle strade; b. scelta delle caratteristiche delle lampade da adottarsi in ciascun contesto urbano ed extraurbano ; c. geometria e tipologia degli impianti (pali, sospensioni, mensole, a parete, torri faro, etc..); d. scelte per la protezione elettrica degli impianti, prevedendo eventuali circuiti ridondanti per la sicurezza degli impianti, e ridurre i rischi di improvvisi oscuramenti della rete; e. posa delle linee elettriche (aeree, sotterranee); 280

281 f. miglioramento del rendimento illuminotecnico globale (rapporto fra flusso utile e potenza installata); g. inserimento in linea di regolatori per il controllo del flusso luminoso emesso, per la temporizzazione del servizio (dimmer, crepuscolari, etc) e la variazione dello stesso secondo specifiche curve di calibratura; h. prevedere sistemi elettronici diagnostici per ridurre la manutenzione degli impianti e migliorare i servizi. La fase successiva riguarda le scelte progettuali che andranno distinte in funzione delle aree omogenee individuate in precedenza e delle applicazioni particolari come ad esempio per i monumenti e per gli impianti sportivi all aperto. I criteri principali sono legati all ottimizzazione sia della segnaletica luminosa secondo criteri di visibilità e di priorità, sia dell illuminazione commerciale nel rispetto della salvaguardia dell ambiente cittadino, limitandone la potenza, l estensione e la diffusione. Dovranno essere tenuti opportunamente in considerazione i criteri di contrasto alla dispersione ed all inquinamento luminoso, così come la predisposizione di particolari scelte illuminotecniche prioritarie in corrispondenza di quelle aree a rischio (generalmente molto limitate) che richiedono maggiori attenzioni fra le quali: a. centri sportivi (campi di calcio, ippodromi, piscine, palestre, etc..); b. aree scolastiche (in prossimità degli ingressi); c. centri commerciali (in corrispondenza di aree intenso traffico pedonale); d. aree di interscambio, come gli accessi alle stazioni ferroviarie; e. importanti svincoli su strade di intenso traffico urbano ed extraurbano. In conclusione il Piano Luce deve prevedere una fase di pianificazione, finalizzata sia alla definizione di piani di manutenzione e di adeguamento degli impianti, sia alla stima economica dei costi di manutenzione, adeguamento e gestione. Dovranno di conseguenza essere chiaramente indicate le previsioni di spesa in relazione alle effettive disponibilità finanziarie ed alle priorità sul territorio. I contratti per la gestione e l acquisto di energia La liberalizzazione del mercato dell energia elettrica e del gas e la possibilità di libera scelta del fornitore di energia elettrica e gas naturale permette alla Pubblica Amministrazione di divenire protagonista del mercato avvalendosi del fornitore che è in grado di garantirgli la massima qualità al minimo costo o eventualmente rifornirsi da utilities che producono energia da fonti rinnovabili o da sorgenti a basso tenore di carbonio. La regola del mercato unico garantisce a tutti i fornitori di accedere alla totalità delle reti di distribuzione e delle reti di elettrodotti. Sono attualmente in discussione misure volte a rafforzare l applicazioni di tali diritti con le misure proposte il 19 settembre del 2007 per rendere di fatto la separazione proprietaria delle società di distribuzione di elettricità e gas dalle società che producono/vendono/importano energia elettrica e gas. Con l obiettivo di garantire la massima trasparenza, la concorrenzialità dell offerta e la possibilità di migliori scelte da parte degli utenti intermedi o finali, l Autorità per l Energia Elettrica ed il Gas, AEEG, mette a disposizione nel suo sito gli elenchi degli operatori distinti per tipologia. E bene ricordare che l eventuale cambiamento del venditore non influenza la continuità del servizio, sempre assicurata dal distributore che resta lo stesso. 281

282 Il prezzo dell energia è formato da due principali componenti: una parte che riguarda i costi di trasporto e distribuzione dell energia dall impianto di produzione al contatore del cliente finale e degli oneri di sistema, questi costi sono coperti da tariffe stabilite dall AEEG che le imprese di vendita pagano a loro volta al distributore una parte relativa ai costi di acquisto e vendita dell energia/gas naturale al cliente finale per il quale il cliente paga un prezzo libero. E indispensabile leggere con attenzione le caratteristiche dettagliate delle offerte commerciali evitando scelte non adeguatamente valutate, un altro fattore di fondamentale importanza è la conoscenza del profilo dei consumi delle proprie utenze così da individuare il miglior contratto per il soddisfacimento del proprio fabbisogno energetico. Per la definizione dell acquisto di energia elettrica, gas naturale e servizio energia può essere estremamente utile far riferimento ai contratti redatti dal Consip che, in base alla finanziaria del 2000, è incaricato dal Ministero dell Economia e delle Finanze di agire da amministrazione aggiudicatrice per conto di Enti e di Amministrazioni, e ha elaborato una serie di convenzioni connesse alla gestione dell energia. Tali convenzioni sono state obbligatorie sino al 2004, anno in cui la Finanziaria ha modificato il meccanismo di approvvigionamento delle pubbliche amministrazioni rendendo facoltative le convenzioni Consip per la fornitura del servizio energia. 282

283 COME FINANZIARE GLI INTERVENTI: IL FINANZIAMENTO TRAMITE TERZI INTRODUZIONE: IL FINANNZIAMENTO TRAMITE TERZI Molti degli interventi proposti per l aumento dell efficienza energetica e la diffusione delle fonti rinnovabili sono abbastanza noti, almeno a parole, anche per i non addetti ai lavori. L attualità del problema energetico fa sì che ormai anche la maggior parte della cittadinanza e degli amministratori sia vicina ai concetti di efficienza energetica, risparmio energetico e di fonte e tecnologie rinnovabili. Quando una azienda, pubblica o privata, o un singolo cittadino si rivolgono ad un tecnico per approcciare il problema energetico pongono sempre due domande: 1. Cosa posso fare per ridurre i consumi miei o della mia azienda e ridurre di conseguenza il peso della bolletta energetica? 2. Si, ma chi paga l intervento? In questo capitolo si cercherà, brevemente di rispondere a questa seconda, imprescindibile domanda. Dalla risposta a questa domanda dipenderà la diffusione più o meno rapida delle buone pratiche. Si sente spesso dire che l efficienza energetica si ripaga da sola. Questo, in generale è vero; lo dimostra il fatto che aziende come le Cartiere hanno impianti di cogenerazione da ben prima che gli aspetti ambientali entrassero nel dibattito energetico. Il motivo per cui le cartiere, così come molte altre aziende, fanno cogenerazione è che conviene loro dal punto economico. I principali scogli agli interventi di efficienza energetica e alla diffusione delle fonti rinnovabili sono: 1. Elevato costo iniziale; 2. Tempi di ritorno dell investimento a volte lunghi. Per ovviare a questi due problemi, si sta diffondendo e si diffonderà sempre di più il concetto di Finanziamento Tramite Terzi (FTT), definito dal decreto legislativo n.115/ come: m) «finanziamento tramite terzi»: accordo contrattuale che comprende un terzo, oltre al fornitore di energia e al beneficiario della misura di miglioramento dell'efficienza energetica, che fornisce i capitali per tale misura e addebita al beneficiario un canone pari a una parte del risparmio energetico conseguito avvalendosi della misura stessa. Il terzo può essere una ESCO; In pratica il soggetto interessato all intervento di efficienza energetica e/o all installazione di tecnologie rinnovabili, si può rivolgere ad un soggetto terzo che anticipa il capitale e fa l intervento. Il soggetto interessato dovrà corrispondere al soggetto terzo un canone per un tempo necessario affinché quest ultimo si rifaccia del proprio investimento iniziale e del dovuto profitto. Esistono molte tipologie contrattuali di FTT, alcune di queste sono sintetizzate nei paragrafi successivi 78 decreto legislativo n.115/2008: Attuazione della direttiva 2006/32/CE relativa all'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici e abrogazione della direttiva 93/76/CEE

284 Contratti servizio energia Il Contratto servizio energia è una tipologia di contratto innovativa che trae origine dal DPR 412/93 e prevede la fornitura di un servizio energetico completo agli utenti finali da parte di un interlocutore unico e responsabile terzo lungo tutto il processo di trasformazione e utilizzo dell energia, sia essa termica o elettrica. Per contratto servizio energia si intende l'atto contrattuale che disciplina l'erogazione dei beni e servizi necessari a mantenere le condizioni di comfort negli edifici nel rispetto delle vigenti leggi in materia di uso razionale dell'energia, di sicurezza e di salvaguardia dell'ambiente, provvedendo nel contempo al miglioramento del processo di trasformazione e di utilizzo dell'energia. Tramite il contratto il cliente non acquisisce più in prima persona il bene materiale (l energia elettrica o il combustibile) ma riceve direttamente il servizio energetico desiderato (riscaldamento, condizionamento, illuminazione, ecc.), il quale viene misurato e contabilizzato attraverso opportuni dispositivi tecnici. Con la circolare n 273/E del 23/11/98 il Ministero delle Finanze ha stabilito che ai Contratti Servizio Energia venga applicata l'iva al 10%, e non quella ordinaria del 20%, a condizione che vengano rispettati i requisiti minimi obbligatori descritti nella circolare stessa. Il contratto di servizio energia unisce i concetti di comfort e di risparmio energetico. In realtà in seguito al DPR 412/93 sono usciti nel mercato una serie di contratti che non applicavano appieno lo spirito del contratto servizio energia; si trattava di contratti forfettari, contratti cioè che prevedevano un costo fisso annuo, ad esempio di riscaldamento, indipendentemente sia dalla effettiva stagione termica, sia dalle esigenze di comfort degli utenti e raramente intervenivano sugli impianti in modo significativo. Formule contrattuali e di finanziamento per interventi di risparmio energetico Per riuscire a finanziare gli interventi di risparmio energetico, uso razionale dell energia ed utilizzo di fonti rinnovabili un Ente Pubblico potrebbe scegliere di stipulare un contratto con una Energy Service Companies (E.S.Co.). Si sottolinea che la parte di seguito riportata è stata estratta dal sito della FIRE (federazione italiana per il risparmio energetico). Il contratto stipulato con una ESCo può essere un contratto a prestazione che implica la fornitura dei servizi energetici secondo specifiche tecniche predefinite ed impegnative per le parti, o un contratto di Finanziamento Tramite Terzi che prevede la fornitura da parte della ESCo del finanziamento necessario alla realizzazione del progetto. I contenuti del contratto fra la ESCo ed il soggetto che vuole realizzare il progetto sono completamente rimessi alle parti. In ogni caso, al di la delle scelte tipiche, il contratto prevede sia l impegno della società dei servizi energetici di progettare, finanziare, realizzare, gestire e mantenere efficiente l impianto consegnandolo all utente allo scadere del contratto, una volta che la società dei servizi energetici sia rientrata del suo investimento e l impegno dell utenza a garantire l utilizzo costante dell energia prodotta nei modi, nelle forme e nei tempi in base ai quali è stato elaborato lo studio di fattibilità tecnico-economico. I contratti possono assumere strutture e contenuti alquanto diversi ma hanno alcuni obiettivi comuni: 1. ammodernare gli impianti per il riscaldamento ed il condizionamento degli immobili 2. aumentare l efficienza energetica 3. ridurre le emissioni di anidride carbonica 4. ridurre il costo sopportato dalla PA. 284

285 E immaginabile anche un modello di contratto in cui si abbia la formazione di una società mista tra l Amministrazione interessata al risparmio energetico e la società specializzata. In questo caso cambia la procedura di gara che non riguarda la scelta di un contraente con cui scambiare prestazioni definite in base ad una specifica offerta economica bensì per la scelta del socio. In generale qualunque sia il modello di contratto adottato l oggetto del contratto è definito dall offerta tecnica che il prestatore, in base delle indicazioni fornite all Amministrazione, ha presentato nella gara. Non si deve dimenticare che l elemento centrale di un contratto stipulato con una società dei servizi energetici è il capitolato di appalto dove sono specificati: 1. norme sui materiali 2. componenti e modalità di esecuzione 3. disposizioni sui criteri contabili per la liquidazione dei lavori. Una tipologia di contratto particolarmente utile per l Amministrazione Pubblica è il contratto di Energy Performance Contracting, EPC, con cui si definisce il contratto a prestazione energetiche garantite. In questo modo la remunerazione della ESCo è legata all entità dei risparmi conseguiti e della spesa che il cliente ha effettivamente sostenuto. Questo contratto permette alla Pubblica Amministrazione di effettuare gli opportuni interventi di risparmio anche quando sprovviste di adeguate conoscenze ingegneristiche nel campo energetico o di mancanza di risorse finanziare e possibilità di gestione. La denominazione Finanziamento Tramite Terzi, Third Party Financing, è stata utilizzata la prima volta negli Stati Uniti. Successivamente nel Nord America si preferì chiamare Contratto a prestazione il contratto basato sul TPF, o FTT, poiché si riteneva che la definizione enfatizzasse troppo l aspetto del finanziamento. Anche nel Regno Unito si usò una diversa denominazione: Contratto di gestione energia. Il contratto di Gestione Energia sottolinea l aspetto dell esercizio a carico della ESCo, ossia che essa utilizzi la piena responsabilità della gestione energetica del cliente per il medio-lungo termine. E importante considerare i punti critici del contratto: 1. durata del contratto 2. valutazione dei consumi di riferimento: un approfondito audit energetico dell utenza è di fondamentale importanza per accordarsi sui consumi di riferimento 3. la complessità del contratto stesso, la definizione del contratto prevede costi aggiuntivi che non consentono il ricorso al FTT per progetti di piccole dimensioni. Secondo il contratto di gestione energia all utente viene riconosciuta una parte dei risparmi, in genere il 5-10% con conseguente allungamento del periodo di ammortamento. I vantaggi del contratto gestione energia sono: ammontare fisso dei suoi pagamenti in anticipo rate fisse mensili. Per facilitare la stesura del contratto esistono delle formule definite dalla Commissione Europea e disponibili nelle varie lingue. 285

286 Le principali attuazioni del meccanismo di finanziamento tramite ESCo sono: Guaranteed Savings Pay from Savings Shared Savings Cessione globale limitata (FIRST OUT) Modello Chauffage (asset ownership) Contratto di gestione energia (Contract Energy Management) Contratto Build-Own-Operate & Transfer (BOOT) Guaranteed Savings 1 Il cliente finale finanzia la progettazione e l installazione del miglioramento delle misure di efficienza, assumendosi l obbligo contrattuale del pagamento e il conseguente rischio di credito. Il prestito, in questo modo, grava sul bilancio della PA e riduce, come in un prestito ordinario, la capacità d affidamento della ESCo che, se l esposizione fosse garantita diversamente, potrebbe essere impiegata per finanziare altre iniziative. Il ruolo della ESCo è quello di reperire e organizzare il finanziamento, assumendosi, al contempo, il rischio tecnico relativo alla riuscita delle modifiche e alla correttezza della manutenzione. La ESCo si impegna a garantire che i risparmi non siano inferiori ad un minimo concordato, stabilito sulla base dell analisi di fattibilità. Questa modalità è sempre una modalità di performance contracting: il cliente continua a pagare le bollette delle utilities e le fatture combustibili e paga alla ESCo un canone con il quale remunera il servizio di gestione (O&M: Operations & Maintenance). Di norma il totale della spesa annua non supera comunque la spesa energetica storica del cliente. Pay from Savings La formula Pay from Savings è un contratto di tipo Guaranteed Savings con cui si stabilisce che le rate di rimborso del prestito, che il cliente deve alla banca, non siano fisse, ma indicizzate agli effettivi risparmi conseguiti. Il piano di restituzione del debito dipende dal livello dei risparmi: se i risparmi sono elevati, il debito si estingue più velocemente. Questo modello riduce il rischio di credito a carico del cliente. Shared Savings Il modello contrattuale denominato Shared Saving è quello maggiormente diffuso in Europa. Questa formula coniuga i vantaggi del Finanziamento Tramite Terzi e della remunerazione a performance. In un contratto a risparmi condivisi, l investimento viene rimborsato sulla base di un accordo, tra la ESCo e l utente finale, di suddivisione della quota di risparmio determinato dallo studio di fattibilità. Per esempio, un tipico contratto potrà dare il 70% dei risparmi alla società di servizi energetici e il 30% all utente per un periodo di cinque anni, con una suddivisione 50/50 nei successivi due anni. La quota di risparmio di spettanza della ESCo è in genere più elevata rispetto ai contratti su base guaranteed savings, poiché la società si assume gli oneri finanziari e il relativo rischio di credito. Altri fattori sono la durata del contratto, pay back period previsto, e l entità dell investimento. 286

287 Il cliente può arrivare in certi casi a riconoscere alla ESCo il 100% dei risparmi conseguiti fino alla restituzione di tutti i costi del progetto, comprensiva di un margine di profitto (contratti di tipo First-out o cessione globale limitata ). Cessione Globale limitata o First Out La Cessione Globale limitata o First Out è una formula che è stata molto utilizzata in Canada. Con questo approccio la ESCo può guadagnare fino al 100% dei risparmi reali ottenuti fino a che non sia stata completata la restituzione del capitale investito, comprensivo di oneri finanziari e profitti. Tutti i costi e i profitti sono dichiarati in anticipo. I risparmi sono utilizzati per la copertura completa di questi costi. L utente non beneficerà di alcun risparmio fino al termine del contratto, ma la durata del contratto è inferiore a quella di altri modelli (di solito 3-4 anni). Sia la ESCO che il cliente sono entrambi motivati a massimizzare il risparmio. Maggiore il risparmio, più breve sarà la durata contrattuale. La ESCo mantiene la proprietà dell impianto fino alla fine del contratto. Modello Chauffage (asset ownership) Secondo il modello Chauffage (asset ownership), l oggetto del contratto è la fornitura di prestazioni e servizi finali quali vengono espressi e quantificati ad esempio come gradi-giorno di riscaldamento/raffrescamento, ore di illuminazione di intensità prestabilita, tonnellate/ora di vapore per usi tecnologici. Le ESCo prendono in carico la gestione degli impianti del cliente e pagano le bollette energetiche e le fatture dei combustibili per tutta la durata del contratto. Il cliente remunera la ESCo con un canone pari alla spesa energetica che affrontava prima dell entrata in vigore del contratto, meno uno sconto concordato (ad es. 5-10%). Contratto di gestione energia (Contract Energy Management) Secondo la formula del Contratto di gestione energia, detto anche first in, che nella sue forme e modalità essenziali è praticamente uguale al contratto di first out, all utente viene riconosciuta una riduzione prefissata rispetto all entità della spesa energetica storica sostenuta negli anni precedenti all intervento: potrà essere garantita una riduzione minima, per esempio pari al 5% della vecchia bolletta. La ESCo si accontenterà del rimanente 95% e, quindi, il periodo di ammortamento si allungherà proporzionalmente e, per conseguenza, il periodo contrattuale subirà una rivalutazione identica. Questo tipo di contratto ha tempi tipici della durata di sette o otto anni, anche se si stipulano contratti in casi di durata maggiore (raramente minore), specialmente quando l utente offre garanzie di solvibilità dovuta alla sua presenza sul mercato per tempi lunghi. In genere il pagamento si basa su un totale annuo di dodici rate di pari importo, che viene conguagliato a fine anno a favore dell utente, qualora il risparmio effettivamente realizzato sia superiore alla misura garantita. Il pagamento alla società di servizi energetici è basato sulle spese sostenute negli anni precedenti, ma, come in tutti i contratti di Finanziamento Tramite Terzi, è indicizzato al costo del combustibile e al mix di produzione, per neutralizzare gli effetti di incrementi di consumo e di risparmi indipendenti dalla realizzazione dell intervento. I vantaggi del contratto di energia sono: l utente conosce l ammontare dei suoi pagamenti in anticipo rate fisse mensili, con conguaglio annuale, riducono i costi amministrativi per entrambe le parti l utente gode di un risparmio energetico minimo garantito 287

288 Build-Own-Operate & Transfer Secondo il modello Build-Own-Operate & Transfer (BOOT) la ESCo progetta, costruisce, finanzia, ha la proprietà e si occupa della conduzione di un nuovo impianto per un certo periodo di tempo fissato, al termine del quale trasferisce la proprietà al cliente. Il cliente è di solito un impresa speciale costituita per uno specifico progetto o missione. Il contratto BOOT sta avendo una certa diffusione in Europa soprattutto per il finanziamento di impianti di cogenerazione. Anche questa denominazione indica un tipo di contratto di Finanziamento Tramite Terzi. Procedure di affidamento di appalto Per un ente pubblico la disciplina delle procedure per la scelta del soggetto a cui affidare i contratti è definita nel Codice Civile dei Contratti Pubblici relativi ai lavori, servizi e forniture in attuazione delle direttive 2004/17 e 2004/19/CE contenuto nel D.Lgs. 153/2006. Tutti i possibili contratti che sono stati descritti si concentrano sull affidamento di un incarico esterno da parte dell Amministrazione. Occorre valutare se con tali incarichi vengano in essere pubblici appalti o concessioni. In sintesi si ha: appalto pubblico quando la controparte contrattuale del soggetto aggiudicatore esegue un lavoro, presta un servizio o realizza una fornitura e viene remunerata dallo stesso soggetto aggiudicatore con la corresponsione di un prezzo, in modo che non è esposta ad alcun rischio, oltre a quello di dover eseguire il contratto sopportandolo con costi inferiori al prezzo pattuito concessione quando il soggetto pubblico immette la sua controparte contrattuale in un segmento di mercato, facendole svolgere un attività economica destinata ad essere goduta e pagata da un utenza così che il concessionario deve farsi carico anche del rischio di redditività della gestione di tale attività, della quale deve trarre la copertura dei costi correnti, l ammortamento dell investimento e l utile. La concessione dei servizi è un contratto che presenta le stesse caratteristiche di un appalto pubblico di servizi ad eccezione del fatto che il corrispettivo della fornitura dei servizi è accompagnato da un prezzo. Relativamente alle attività energetiche è difficile immaginare uno spazio per strutturare l operazione di concessione del servizio. Valutazione degli aspetti giuridico-amministrativi, tecnici ed economici necessari alla stipula del contratto La prima operazione necessaria alla valutazione della fattibilità dell operazione è la valutazione è la verificare di tutti gli aspetti giuridico-amministrativi. E infatti necessario definire il regime proprietario e di utilizzazione degli immobili oggetto del contratto e dei relativi impianti, si deve verificare il regime di utilizzo degli impianti e valutare se vi siano già in essere contratti per l energia, come ad esempio appalti calore, con quali scadenze e con che opportunità di recesso. Il secondo step è rappresentato dalla valutazione degli aspetti tecnici. La raccolta delle caratteristiche tecniche dell impianto e tutte le informazioni relative ai consumi storici e alle caratteristiche di utilizzo delle strutture della pubblica amministrazione costituiscono il punto di partenza per riuscire a valutare la fattibilità/convenienza di un contratto servizio energia. Tali informazioni risultano 288

289 inoltre necessarie alla definizione della baseline energetica rispetto alla quale valutare il risparmio energetico generato dall intervento. La baseline viene così contrattualizzata, previa ulteriore verifica dell offerente in gara o addirittura dell affidatario in una prima fase di esecuzione del contratto. Si passa quindi a definire la formula per la valutazione del risparmio energetico negli anni successivi di utilizzo dell impianto e la formula relativa alla eventuale valorizzazione economica del risparmio energetico. La struttura del contratto è fortemente dipendente dai dati tecnici necessari alla definizione della baseline, in caso di dati non sufficienti è possibile svolgere la gara in presenza di una baseline approssimativa predisposta dall Amministrazione e prevedere che la verifica ed il perfezionamento dell audit energetico costituisca un primo elemento del contratto. L Amministrazione ed il prestatore devono avere, a seconda dell esito delle risultanze della verifica, possibilità di recesso dal contratto senza penalità. L Amministrazione deve inoltre verificare quali prestazioni affidare all esecutore nell ambito delle varie possibilità previste nei contratti precedentemente illustrati. Inoltre può scegliere il grado di libertà lasciato al prestatore con riguardo alla tipologia di intervento ed il grado di libertà nel contratto quanto alle effettive modalità di conseguimento degli obiettivi. D.Lgs. 115/ L allegato II del Decreto Legislativo 115/08 contiene la definizione del Contratto Servizio Energia (attesa sin dall emanazione delle Legge 10/1991) e quindi le indicazioni per lo sviluppo di un mercato di servizi energetici. Sulla base dei requisiti del fornitore si definiscono le caratteristiche del contratto servizio energia e del contratto servizio energia plus (per i contratti servizio energia «Plus» è richiesto, in aggiunta ai requisiti base, definiti nell articolo 3, un sistema di qualità aziendale conforme alle norme ISO 9001:2000 o altra certificazione equivalente). Gli aspetti salienti del contratto servizio energia sono (paragrafo 4 punto 1): un attestato di certificazione energetica dell edificio di cui all art.6 del D.Lgs. 192/05 e s.m.i., o in alternativa un attestato di qualificazione energetica, in assenza di linee guida nazionali; in ogni caso la certificazione energetica deve essere effettuata prima dell'avvio del contratto di servizio energia ferma restando la necessità di una valutazione preliminare al momento dell'offerta e la possibilità, nell'ambito della vigenza contrattuale, di concordare ulteriori momenti di verifica; un corrispettivo contrattuale riferito a parametri oggettivi, indipendenti dal consumo corrente di combustibile e di energia elettrica degli impianti gestiti dal fornitore, da versare con un canone periodico; l'acquisto, la trasformazione e l'uso da parte del fornitore del contratto servizio energia dei combustibili o delle forniture di rete, ovvero del caloreenergia nel caso di impianti allacciati a reti di teleriscaldamento; l'indicazione preventiva di specifiche grandezze che quantifichino ciascuno dei servizi erogati, da utilizzare come riferimenti in fase di analisi consuntiva; la determinazione dei gradi giorno effettivi della località; la rendicontazione periodica da parte del fornitore dell'energia termica complessivamente utilizzata dalle utenze servite dall'impianto, con criteri e periodicità concordati con il committente;

290 l'indicazione da parte del committente, qualora si tratti di un ente pubblico, di un tecnico di controparte incaricato di monitorare lo stato dei lavori e la corretta esecuzione delle prestazioni previste dal contratto; nel caso di un ente obbligato alla nomina del tecnico responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'energia, di cui all'articolo 19 della Legge 9 gennaio 1991, n. 10, quest'ultimo deve essere indicato come tecnico di controparte. Inoltre gli interventi realizzati nell'ambito di un contratto di servizio energia non possono includere la trasformazione di un impianto di climatizzazione centralizzato in impianti di climatizzazione individuali (paragrafo 4, punto 2), ma l operazione opposta può essere effettuata previa autorizzazione del proprietario o del conduttore dell'unità immobiliare verso il fornitore del contratto servizio energia, ad entrare nell'unità immobiliare nei tempi e nei modi concordati, per la corretta esecuzione del contratto stesso (paragrafo 4, punto 3). Un contratto di servizio energia plus (paragrafo 5) presenta dei requisiti aggiuntivi rispetto a quelli del semplice contratto servizio energia: per la prima stipula contrattuale, la riduzione dell'indice di energia primaria per la climatizzazione invernale di almeno il 10 per cento rispetto al corrispondente indice riportato sull'attestato di certificazione, nei tempi concordati tra le parti e comunque non oltre il primo anno di vigenza contrattuale, attraverso la realizzazione degli interventi strutturali di riqualificazione energetica degli impianti o dell'involucro edilizio; l'aggiornamento dell'attestato di certificazione energetica dell'edificio, di cui all'articolo 6 del D.Lgs. del 19 agosto 2005, n. 192, e s.m.i., a valle degli interventi di cui l punto precedente; per rinnovi o stipule successive alla prima la riduzione dell'indice di energia primaria per la climatizzazione invernale di almeno il 5 per cento rispetto al corrispondente indice riportato sull'attestato di certificazione, attraverso la realizzazione di interventi strutturali di riqualificazione energetica degli impianti o dell'involucro edilizio; l'installazione di sistemi di termoregolazione asserviti a zone aventi caratteristiche di uso ed esposizione uniformi o a singole unità immobiliari, ovvero di dispositivi per la regolazione automatica della temperatura ambiente nei singoli locali, idonei ad impedire il surriscaldamento conseguente ad apporti aggiuntivi gratuiti interni ed esterni. Un contratto servizio energia «Plus» ha validità equivalente a un contratto di locazione finanziaria nel dare accesso ad incentivanti e agevolazioni di qualsiasi natura finalizzati alla gestione ottimale e al miglioramento delle prestazioni energetiche. Nel paragrafo 6 è stabilita la durata delle due tipologie di contratto, che non deve essere inferiore ad un anno e superiore a dieci anni (punto 1), a meno che nel contratto vengano incluse fin dall'inizio prestazioni che prevedano l'estinzione di prestiti o finanziamenti di durata superiore alla durata massima indicata, erogati da soggetti terzi ed estranei alle parti contraenti. Vi è un eccezione ulteriore alle durate contrattuali indicate, laddove il Fornitore del contratto servizio energia partecipi all'investimento per l'integrale rifacimento degli impianti e/o la realizzazione di nuovi impianti e/o la riqualificazione energetica dell'involucro edilizio per oltre il 50 per cento della sua superficie (punto 3). 290

291 ESEMPI di FTT 1 Esempio In questo paragrafo si vuole riportare un esempio puramente esplicativo di una possibile opzione di FTT per un intervento proposto presso la P.A. ossia la sostituzione di lampade per illuminazione pubblica, semaforica e cimiteriale. I consumi stimati sono: Consumi elettrici della P.A. della CM MWh 2007 Illuminazione pubblica 5855 Con conseguenti costi stimati: Costi dei consumi elettrici della P.A. della CM Illuminazione pubblica L intervento di efficienza energetica proposto comporta i seguenti risultati tecnicoeconomici: Consumi illuminazione pubblica, semaforica e cimiteriale nella Pubblica Amministrazione della CM al 2007 [MWh] 5855 Risparmi potenziali al 2020 Scenario di risparmio 20 % [MWh] Tep risparmiati al Tep risparmiati/anno 219 /anno risparmiati /anno Si supponga che l investimento iniziale per arrivare all obiettivo di risparmio del 20 % sia di e che la P.A. si rivolga ad una ESCo per effettuare l intervento. Il FTT potrebbe prevedere, ad esempio, che tutto l investimento iniziale sia a carico della ESCo e che la P.A. corrisponda alla ESCo un canone pari alla vecchia bolletta decurtata di un 10 %, vale a dire , per un periodo di 8 anni. La ESCo effettuato l intervento avrà una nuova bolletta pari a (il risparmio è infatti ). Il guadagno annuale per la ESCo sarà pari a = E stato ipotizzato un costo dell elettricità pari a 0,2 /kwh (Fonte: dati pervenuti dai Comuni) 81 Costo ipotizzato dell energia per l illuminazione pubblica pari a 0,10 /kwh 291

292 Il guadagno negli 8 anni di durata del contratto, al netto dell investimento iniziale, sarà pari a: x = Osservazioni: 1. quello riportato vuole essere un esempio, ed i numeri proposti sono da prendere puramente a scopo didattico; 2. tra l altro non si è tenuto conto dell attualizzazione del costo del denaro e dell evoluzione della tariffa elettrica; 3. è chiaro che se la P.A. avesse sostenuto il costo dell investimento iniziale avrebbe auto un guadagno superiore; 4. grazie al FTT la P.A.: i. non ha sostenuto l investimento iniziale; ii. non ha assunto rischio finanziario (sostenuto completamente dalla ESCo); iii. ha sin dal primo hanno un beneficio economico (10 % sulla vecchia bolletta); iv. alla fine del contratto si ritrova con impianti completamente rinnovati, in quanto rimangono in funzione. 2 Esempio Un secondo esempio di FTT sono i mutui solari offerti dalla banche per finanziare l installazione di pannelli fotovoltaici. In questo caso la banca è il soggetto terzo che offre un meccanismo di finanziamento (mutuo) che si ripaga con l incentivo e l utente finale ha un risparmio immediato senza essersi accollato l investimento iniziale. E chiaro che se l utente finale sostiene l investimento iniziale con fondi propri la rimuneratività dell investimento aumenta. 292

293 L ORGANIZZAZIONE DEL PROCESSO REALIZZATIVO DEL PEAC INTRODUZIONE IL PEAC è la dimostrazione più concreta che le strategie da intraprendere in materia di energia non sono solo di competenza nazionale, come si credeva erroneamente alcuni anni orsono. In realtà, fattori come il costo dell energia, la sicurezza dell approvvigionamento, le emissioni climalteranti, gli equilibri geopolitici, producono effetti ambientali e condizionano tanto il bilancio energetico nazionale che quello locale. La valenza strategica dell amministrazione locale sul tema energetico si sostanzia in una molteplicità di azioni e interventi che sinteticamente possono essere identificate come: Applicazione di pratiche innovative nell uso razionale dell energia e nella diffusione delle fonti rinnovabili; Disseminazione di nuove pratiche; Introduzione di nuove disposizioni che favoriscano comportamenti virtuosi; Formazione ed educazione della cittadinanza. Il successo o il fallimento di un Piano di politica energetica locale (PEAC) dipende in buona misura, anche se non esclusiva, dall organizzazione del processo di realizzazione che tenga conto della trasversalità della tematica energetica e conseguentemente del livello di coinvolgimento dei diversi settori dell amministrazione comunale, della capacità di motivare la cittadinanza nonché della necessità di individuare risorse, strumenti e modalità di azione che gradualmente innescano il processo di realizzazione della strategia energetica con verifiche e rendicontazione dei risultati. Il processo realizzativo del PEAC del si basa essenzialmente sull individuazione degli strumenti e le modalità per lo start up del processo stesso ed il successivo consolidamento con la messa a punto ed eventuale integrazione degli strumenti e modalità individuati. Gli strumenti individuati: Ufficio Energia Sportello Energia Le modalità individuate: Programmazione triennale delle azioni Partecipazione e informazione Educazione e formazione L UFFICIO ENERGIA E LO SPORTELLO ENERGIA In molte esperienze locali in cui sia già operativo il PEAC la funzione di coordinamento delle molteplici iniziative di attuazione del Piano Energetico Ambientale viene svolta in prima persona dagli Enti stessi attraverso una propria struttura specifica facente capo all Assessorato di riferimento. Nel caso della Comunità Montana Esino-Frasassi piuttosto che pensare ad un unico ufficio energia per l Ente ed i 10 Comuni afferenti (cosa teoricamente fattibile), appare più opportuno pensare ad un ufficio energia in ogni Comune, lasciando alla Comunità Montana l eventuale ruolo di collegamento. Anche perché alcuni Comuni 293

294 (tra cui Fabriano) si sono già dotati o si stanno dotando di un ufficio/sportello simile. A prescindere dall esistenza o meno di un ufficio/sportello energia in ciascun Comune della Comunità Montana, si ritiene fondamentale un coordinamento delle politiche energetiche/ambientali, almeno tra i Comuni della Comunità Montana, se non addirittura tra quelli della Provincia o della Regione. La ragione di questo coordinamento sta proprio nell idea di aumentare il peso degli Enti in una ottica di economie di scala. Un conto, infatti, è quello di fare un bando per l installazione di un impianto fotovoltaico (o solare termico, o sostituzione di infissi ) su una singola scuola, un conto è fare un bando per l installazione di impianti fo voltaici (o altri interventi) per tutte le scuole della Comunità Montana o della Provincia o della Regione. I benefici economici risultano molto maggiori. L Ufficio Energia Cura in particolare gli aspetti tecnici e amministrativi e la predisposizione degli atti necessari allo sviluppo e alla attuazione di una politica energetica del Comune coerente con il Piano Energetico Ambientale Regionale e il Piano Energetico Provinciale (in fase di redazione). In particolare cura le problematiche di bioarchitettura collegate agli aspetti del risparmio energetico, promuovendo azioni di coinvolgimento attivo e consapevole della popolazione, raccoglie e cura dati e informazioni per definire un sistema informativo energetico dell Ente finalizzato al risparmio energetico, all uso razionale delle fonti energetiche e allo sviluppo di fonti alternative. Un ruolo fondamentale dell Ufficio Energia sarà quello di individuare e seguire tutte le possibili modalità di finanziamento (finanziamenti Europei, Regionali, coinvolgimento di ESCo e banche mediante meccanismi di finanziamento tramite terzi) per la realizzazione di interventi di efficienza energetica e di diffusione delle rinnovabili. L Ufficio Energia dovrà svolgere un ruolo di coordinamento tecnico-politico che gli consenta di garantire continuità e unità di azione con le diverse aree delle Amministrazioni Comunali e con gli altri stakeholders pubblici e privati che verranno coinvolti dai progetti previsti nel presente PEAC e nelle altre fasi della pianificazione dello sviluppo sostenibile del territorio comunale. A tal fine l Ufficio Energia dovrà effettuare una mappatura delle competenze interne alla Pubblica Amministrazione in materia di energia, individuando le criticità della gestione attuale e indicando gli obiettivi e le azioni di miglioramento. L obiettivo di riorganizzazione delle competenze in materia energetica ai fini di conferire efficacia alle politiche energetiche/ambientali comunali dipende soprattutto dall affrontare la dimensione organizzativa delle politiche ossia la capacità di creare strumenti e dedicare risorse professionali che permettano una traduzione efficace dei principi in azioni e risultati. Gli obiettivi e gli strumenti del processo di organizzazione della politica energetica comunale sono: OBIETTIVI coordinamento tecnico-politico coordinamento trasversale in tutto l ente STRUMENTI PEAC UFFICIO ENERGIA coordinamento con gli enti esterni UFFICIO ENERGIA Obiettivi della pianificazione energetica Comunale 294

295 In una prima fase, durante lo start-up start up del processo di gestione dell energia a livello comunale, l Ufficio Energia dovrà svolgere specificamente: la funzione di raccordo tra i vari settori che a vario titolo si occupano di energia all interno dell Ente, senza gestire centralmente tutte le azioni energetiche ma producendo strumenti che permettano lo sviluppo di azioni di conoscenza, monitoraggio e interventi per ridurre gli impatti energetici in rapporto con i settori. il coordinamento con i soggetti esterni incaricati di pezzi della politica energetica comunale (gestione del calore, illuminazione pubblica, mobilità, gestione delle acque ecc..): lo strumento principale di coordinamento è rappresentato dal contratto di servizio che deve rappresentare il riferimento operativo chiaro per il monitoraggio e la valutazione delle prestazioni energetiche l attivazione di azioni legate allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili sulle proprietà comunali (solare termico, fotovoltaico, ecc). In questo senso sarà utile definire un Programma Triennale di Azioni Energetiche dell ente che diventerà lo strumento per la definizione operativa, la valutazione e la rendicontazione della realizzazione delle politiche energetiche. In quest'ottica il PEAC diventando lo "strumento strategico" di medio/lungo periodo delinea appunto la strategia della politica energetica del Comune e pertanto può non entrare dettagliatamente nel merito dell'"impiantistica". In questa funzione di raccordo tra i vari settori, attivazione di azioni sulle energie rinnovabili e di diffusione di informazioni relativamente alle attività energetiche la struttura dell ufficio può essere relativamente snella 2 o 3 persone oltre al responsabile dell ufficio. Nel processo di organizzazione della struttura vanno attivate tutte quelle azioni per l istituzione della figura dell Energy Manager (il responsabile dell Ufficio Energia) prevista dalla L. 10/1991 art. 19. Lo Sportello Energia Lo Sportello Energia, può rappresentare un punto di informazione per la cittadinanza sui temi del risparmio energetico e delle fonti rinnovabili. Lo Sportello si potrà avvalere sia della collaborazione dell Ufficio Energia, sia della collaborazione di volontari competenti. Lo Sportello potrà essere aperto ad ulteriori collaborazioni provenienti dalla società civile avendo come unica finalità quelle di aiutare i cittadini a districarsi tra le varie opportunità (tecnologiche e finanziarie) presenti nel settore del risparmio energetico e delle energie alternative. Lo Sportello Energia può nascere anche per offrire consulenza agli enti e alle imprese che puntano al risparmio energetico con la realizzazione di impianti di energia rinnovabile ed indicare le scelte tecnologiche e i comportamenti più idonei a questo scopo. L obiettivo è quello di dare un servizio diversificato e utile personalizzato per le diverse tipologie di utenti ed esigenze, fornendo diverse prestazioni: informazione sui temi energetici; punto di aggregazione dei diversi soggetti sensibili ai temi dell energia e dell ambiente; informazione diretta ai cittadini circa le modalità operative delle campagne energetiche del Comune (audit energetici, certificazione di efficienza energetica nelle abitazioni, regolamento bio-architettuira, etc); indicazioni sugli incentivi economici e sul settore normativo di interesse per il mondo produttivo ed i cittadini; 295

296 informazioni sugli iter amministrativi per l autorizzazione di impianti energetici; spunti di azioni e interventi progettuali ai soggetti sprovvisti di competenze interne sul settore energia; organizzazione didattica di corsi di approfondimento sulle tematiche energetiche; promozione delle tematiche dell efficienza energetica presso la larga utenza, con particolare riferimento alle categorie sociali più sensibili al risparmio energetico, ai sistemi energetici alternativi e alle fonti energetiche rinnovabili nel settore civile e domestico; organizzazione di eventi di divulgazione e/o sensibilizzazione. La programmazione triennale delle azioni L attivazione efficace del processo realizzativo del PEAC dipende dalla capacità di programmare le azioni e gli interventi in coerenza con gli altri strumenti principi della programmazione economico-finanziaria dell ente locale, il bilancio annuale e triennale, il programma triennale delle opere pubbliche. In questo senso è necessario definire un Programma Triennale di Azioni Energetiche dell Ente che venga deliberato annualmente, su proposta dell Assessore competente, in modo tale da diventare uno strumento aggiornato annualmente. Nel caso di programmazione di investimenti relativi a interventi di efficienza energetica se è necessario vanno inseriti nel programma triennale delle opere pubbliche. Lo strumento deliberato diventa da una parte il programma d azione operativo di riferimento per l attività dell Ufficio Energia per la funzione di raccordo tra i vari settori dell Ente locale, di coordinamento con i soggetti esterni e l attivazione di azioni legate allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e dall altra il riferimento per la valutazione e la rendicontazione della realizzazione delle azioni e degli interventi energetici all interno delle politiche energetiche definite nel PEAC. La partecipazione e l informazione Il pieno coinvolgimento della cittadinanza alla costruzione del Piano Energetico Ambientale Comunale non è solo una valida occasione di democrazia e partecipazione ma rientra nel processo di sviluppo e diffusione delle sensibilità e informazioni sulle tematiche energetiche. Più in generale la partecipazione e l informazione alle tematiche energetiche rientra nel processo più complessivo di promozione e diffusione della cosiddetta responsabilità collettiva per uno sviluppo sostenibile nel quale il tema del risparmio energetico e l utilizzo di fonti rinnovabili copre un ruolo centrale e decisivo per lo sviluppo locale sostenibile e duraturo. L efficacia del processo realizzativo della strategia del PEAC poggia pertanto sullo sviluppo di azioni strutturate di partecipazione e informazione alla cittadinanza. In sede di redazione del PEAC si sono sviluppati i canonici incontri con i rappresentanti delle categorie produttive e sindacali, con le forze politiche e con la cittadinanza. Si tratta ora di sviluppare azioni innovative che da una parte aumentino la sensibilità dei cittadini verso comportamenti virtuosi sulle tematiche energetiche e dall altra sviluppino condivisione nelle azioni intraprese dall ente locale. Tra gli strumenti proponibili ci sono: creazione di siti internet e forum on line; incontri pubblici, iniziative di sensibilizzazione presso scuole. 296

297 L educazione e la formazione Per elevare l efficacia delle azioni e degli interventi della politica energetica locale è necessario affiancare alle iniziative di informazione programmi di educazione e formazione. La quantità e qualità dei consumi energetici e più in generale i comportamenti virtuosi di responsabilità collettiva per uno sviluppo sostenibile sarà determinata da coloro che oggi sono studenti: per questo anche sulle tematiche energetiche l educazione svolge un ruolo primario. Lo sviluppo di programmi di formazione ed aggiornamento costituisce l altro elemento indispensabile per la realizzazione efficace degli obiettivi della politica energetica locale. La realizzazione di programmi di formazione e di aggiornamento rivolti a tecnici e professionisti locali organizzati dagli enti deputati alla formazione professionale (provincia, strutture di formazione degli organismi di rappresentanza sindacale dei lavoratori e delle imprese) sono il naturale riferimento per il Programma Triennale di Azioni Energetiche dell ente. In questo quadro l Ente svolge un azione di suggerimento e di promotore sia di corsi che di contenuti degli stessi coerenti con la strategia del PEAC e le azioni e gli interventi programmati nel triennio. Particolare rilievo assume la formazione e lo sviluppo delle competenze in materia energetica all interno dei Comuni. La rilevazione delle esigenze di formazione interna, la predisposizione di un percorso di formazione e la creazione di occasioni di confronto e di socializzazione di esperienze e know-how all interno dell amministrazione costituiscono il percorso di base per l attivazione di un processo di formazione interna funzionale alla realizzazione degli obiettivi di politica energetica dell ente. Il percorso di formazione in materia energetica pertanto dovrebbe prevedere anche la creazione di strumenti e occasioni formalizzate per la diffusione delle informazioni sulle azioni e gli interventi del Programma Triennale di Azioni Energetiche dell ente. A livello generale un percorso di formazione in campo energetico dovrebbe servire alle amministrazioni comunali per: creare una base di conoscenza tecnica comune in materia di energia a partire dalle competenze tecniche presenti nell ente; acquisire le competenze tecniche specifiche necessarie per la realizzazione della strategia del PEAC articolata nel Programma Triennale di Azioni Energetiche dell ente; conoscere e entrare in relazione con i soggetti operanti a livello nazionale dello studio e nell applicazione di strumenti per l efficienza energetica degli enti pubblici; condividere le buone pratiche esistenti in Italia e all estero; contribuire a creare una rete con gli enti operanti nel settore energetico a livello locale al fine di garantire una maggiore efficacia di intervento; conoscere i principali meccanismi ed opportunità accessibili ad un ente pubblico per operare in campo energetico nei diversi settori. 297

298 Audit energetico delle strutture pubbliche e creazione di un database per il monitoraggio dei consumi energetici e dell efficacia delle azioni del PEAC Tra le iniziative immediatamente realizzabili e, da un certo punto di vista anche utile e urgenti, c è la creazione di un database dei consumi energetici del territorio della Comunità Montana e della pubblica amministrazione. La difficoltà maggiore riscontrata nella stesura del PEAC è stata proprio quella di reperire i dati e di reperirli in maniera coerente. Per i consumi di gas naturale, ad esempio, nonostante la richiesta di dati fosse comune a tutti e 4 i distributori del territorio, i consumi di gas naturale pervenuti sono stati molto differenti (chi ha fornito il solo dato complessivo, chi il dato suddiviso per usi civili ed industriali, chi per diverse tipologie di utenza). Inoltre è stato molto difficoltà, se non impossibile, avere dati di consumo di gas ed elettricità delle principali utenze pubbliche (scuole, uffici, impianti sportivi..); a volte questi sono stati riportati senza unità di misura o con unità di misura sbagliate. Per questo la creazione di un database con dati inseriti in maniera coerente a cadenza definita (trimestrale, semestrale o annuale), è sicuramente auspicabile sia per sensibilizzare la P.A. sul come e quanto si consuma sia per monitorare l efficacia delle politiche definite e messe in atto dal PEAC. 298

299 SINTESI DELLE PROPOSTE E STIMA DEI RISULTATI Comparto produttivo Risparmi imputabili ad interventi su motori elettrici (motori efficienti, inverter, rifasamento) MWhe Tep evitati al 2020 Tep evitati anno Consumi motori elettrici al Scenario 1 riduzione consumi 1 % al 2020 Scenario 2 riduzione consumi 5 % al Risparmi imputabili ad interventi su illuminazione Consumi illuminazione al 2007 Scenario 1 riduzione consumi 30 % al 2020 Scenario 2 riduzione consumi 50 % al 2020 [MWhe] Tep evitati al Tep evitati anno Risparmi imputabili ad installazione di pannelli fotovoltaici Potenza Scenario 1 Scenario 2 potenzialmente Potenza Potenza installabile installabile 20 % installabile 50 % del potenziale del potenziale [MW] ,5 Energia producibile anno [MWhe/anno] ,5 3562,5 8906,25 Tep evitati anno 3331,0 666,2 1665,5 82 Poiché lo scenario di riferimento è il 2020 è stata ipotizzata una resa media annua del pannello pari al 95 %. 299

300 Risparmi imputabili ad installazione di impianti di cogenerazione Potenza installabile verosimilmente (100 %) Scenario 1 20% del potenziale Scenario 2 50% del potenziale Potenza [MW] Energia producibile anno [MWhe/anno] Tep evitati anno Settore residenziale 300

301 301

302 302

303 Settore terziario Scenario consumi terziario al 2030 Vendibile Installazione di pannelli fotovoltaici potenza Energia producibile dell impianto annualmente [MWhe] 83 [kwel] Risparmio energetico Ottenibile [tep/a] , Riduzione emissioni 84 [t CO 2 /a] Installazione di lampade a più alta efficienza [MWhe] Tep evitati al 2020 Consumi illuminazione terziario vendibile al 2007 Scenario 1 riduzione consumi 30 % al 2020 Scenario 2 riduzione consumi 50 % al Tep evitati anno 83 Poiché lo scenario di riferimento è il 2020 è stata ipotizzata una resa media annua del pannello pari al 95 %. 84 calcolate assegnando un valore medio di 3 t CO2 per tonnellata equivalente di petrolio (tep) 303

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