PIANO DI ABBATTIMENTO DEL CINGHIALE PER LA STAGIONE VENATORIA ALL INTERNO DELL A.T.C. RA3

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1 PIANO DI ABBATTIMENTO DEL CINGHIALE PER LA STAGIONE VENATORIA ALL INTERNO DELL A.T.C. RA3 PROGRAMMAZIONE DEL TERRITORIO PER LA CACCIA AL CINGHIALE ALL INTERNO DELL A.T.C. RA 3 All interno dell A.T.C. RA3, a partire dalla stagione venatoria , sono stati individuati due distretti per la gestione della caccia al cinghiale, ricompresi nei comuni di Casola Valsenio, Riolo Terme, Brisighella, Castel Bolognese e Faenza. In entrambi i distretti devono essere tenute in considerazione le porzioni di territorio precluse alla caccia poichè ricadenti nelle zone A, B, C del Parco dei Gessi Romagnoli di recente istituzione. La tipizzazione ambientale varia dalle zone calanchive più a ridosso della via Emilia, per passare ad ambienti di collina medio-alta, fino a raggiungere ambienti a prevalente struttura boschiva dell alto casolano e brisighellese. DISTRETTO nr.1 DELLE ZONE COLLINARI In tale distretto è ricompreso il territorio che, sulla base di quanto indicato dal Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Ravenna (in fase di rinnovo), presenta una vocazione biotica media e bassa per il cinghiale. Tale distretto coincide con quello in cui si è svolta fino ad ora la caccia al cinghiale; la sua estensione è pari a ha. ed interessa i comuni di Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella. Al suo interno la caccia al cinghiale si effettua in modo esclusivo con il metodo della braccata. DISTRETTO nr.2 DELLE ZONE PEDECOLLINARI In tale distretto, in accordo con il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Ravenna (in fase di rinnovo), sono ricompresi i territori con vocazione biotica bassa e nulla per il cinghiale, ma con una presenza costante della specie in esame, che è andata sempre aumentando nel corso di questi anni. Il confine sud-ovest del distretto nr. 2 parte costeggiando l A.F.V. di Valpiana, dal rio Ebola alla via Monte Visano in Fognano fino allo sbocco della stessa nella S.P. 302 che si percorre in direzione Brisighella, fino ad imboccare la Provinciale Monticino-Limisano che si percorre fino

2 all incrocio con la S.P. 306 Casolana. Si prosegue in direzione Casola Valsenio fino ad incrociare la via Torranello; da qui fino al confine di provincia con Bologna; a nord il confine è rappresentato dalla via Emilia. Tale distretto ricopre un estensione di ha. e ricade all interno dei comuni di Casola Valsenio, Brisighella, Riolo Terme, Castel Bolognese e Faenza. Al suo interno sono state individuate 10 parcelle di girata all interno delle quali la caccia al cinghiale è esercitata esclusivamente con il metodo della girata. Nel restante territorio del distretto la presenza del suide è ritenuta incompatibile con la tipologia delle colture agricole per cui si deve tendere al massimo contenimento della specie puntando soprattutto sulle attività di prevenzione. VALUTAZIONE DELLA DENSITA` BIOTICA E DELLA DENSITA` AGRO-FORESTALE In letteratura vengono forniti valori di densità biotica che oscillano dai 2-3 capi/100 ha. fino a capi/100 ha. più consoni ad un ambiente appenninico dove la presenza dell uomo e delle sue attività non è particolarmente significativa. In Provincia di Ravenna, pur esistendo porzioni di territorio che accetterebbero bene densità di 3-5 capi/100 ha., è stato fissato il valore della densità obbiettivo ad 1 capo/100 ha. all interno del distretto nr. 1 delle zone collinari. All interno del distretto nr. 2 delle zone pedecollinari, si ripropone una densità obbiettivo (densità agro-forestale) pari a 0,5 capi/100 ha. all interno delle parcelle di girata, valore che sembra trovarsi d accordo con le esigenze di salvaguardia delle colture agricole di pregio della zona. INDIVIDUAZIONE DEGLI OBBIETTIVI DI GESTIONE Come già specificato e in accordo con quanto stabilito dal Piano Faunistico Venatorio Provinciale, l obbiettivo che ci si prefigge con la gestione della specie cinghiale è quello di ottenere valori di densità agroforestale di 1 capo/100 ha. nel distretto nr. 1 e di 0,5 capi/100 ha. nel distretto nr. 2. Nel distretto nr. 1 delle zone collinari tale valore dovrebbe essere raggiunto e valutato alla fine della stagione venatoria. Per quanto riguarda il distretto nr. 2 delle zone pedecollinari si propone di continuare con la raccolta dei dati, come più avanti indicato, al fine di valutare con maggior esattezza la densità agro- forestale obbiettivo programmata.

3 Si consiglia di far coincidere l inizio dei prelievi in entrambi i distretti individuati. Gli obbiettivi di gestione difficilmente potranno essere limitati al solo prelievo venatorio al fine di contenere la consistenza e la diffusione del cinghiale sul nostro territorio. Considerata l elevata presenza sul territorio ed il pesante impatto che il suide può avere sull agricoltura, potranno essere presi in considerazione anche sistemi dissuasivi non cruenti. Si può considerare il cinghiale praticamente privo di controllo da predatori naturali, stante la presenza del lupo ancora non costante nella nostra Provincia. ELABORAZIONE DEL PIANO DI PRELIEVO Distretto nr. 1 delle zone collinari Come per ogni specie soggetta ad un prelievo oculato e responsabile, il punto di partenza per la formulazione del piano di prelievo dovrebbe essere rappresentato dall analisi critica dei dati ottenuti con il censimento. Nel caso del cinghiale, specie contraddistinta da una scarsa contattabilità da cui dipende l impossibilità di compierne un censimento esaustivo, ai dati ottenuti con il censimento vanno affiancate tutte quelle notizie ottenute dalle azioni di caccia (numero di capi abbattuti, peso pieno e peso vuoto, numero di capi avvistati, numero di capi feriti) e dall esame dei capi abbattuti (mandibole, apparati riproduttivi delle femmine). Anche durante la scorsa stagione venatoria, grazie ad una fattiva e responsabile collaborazione delle squadre di braccata e dei gruppi di girata che hanno operato in maniera coordinata con la commissione tecnica, sono state conservate sia le mandibole dei capi abbattuti sia gli apparati riproduttivi delle femmine in numero significativo rispetto al totale degli abbattimenti. L attribuzione dell età agli animali abbattuti, mediante l analisi sistematica delle tavole dentarie condotta, come da alcuni anni a questa parte, di concerto con i tecnici dell I.S.P.R.A. ( ex I.N.F.S.), e tutta la serie di dati estrapolati dall analisi delle ovaie e degli uteri delle femmine, hanno permesso di avere a disposizione un punto di partenza quanto mai oggettivo e reale al fine di poter elaborare un piano di prelievo serio e rispettoso delle necessità gestionali della specie in esame. Per quanto riguarda l analisi delle mandibole, su un totale dei prelievi di 405 animali (294 in braccata e 111 in girata), ne sono state analizzate 389 (281 per la braccata e 108 per la girata) che corrisponde ad una percentuale del 96,04%.

4 Come per altre popolazioni italiane soggette a caccia, anche quella insistente nell A.T.C. RA3 (considerando i cinghiali presenti nei due distretti di gestione sopra menzionati come facenti parte della stessa popolazione) risulta composta per la maggior parte da individui di età inferiore ai due anni (percentuali ottenute partendo dagli animali con mandibole effettivamente valutate). ETA` (mesi) BRACCATA GIRATA (87,5%) (88,8%) (12,5%) (11,2%) Per quanto riguarda la proporzione fra i sessi questa non risulta particolarmente squilibrata nei due distretti di gestione (percentuali ottenute considerando il totale degli abbattimenti per distretto). P.S. BRACCATA GIRATA 49,3% 41,4% MM. 50.7% 58,6% La seguente tabella prende in considerazione i capi le cui mandibole sono state effettivamente valutate CLASSE ETA` (mesi) braccata girata MM. braccata MM. girata MM+FF totale % MM+FF % % % % TOT

5 Dall analisi degli apparati riproduttivi delle femmine è stato possibile ricavare valori di fecondità e di fertilità, punto di partenza per poter ottenere la percentuale di sopravvivenza embrionale che rappresenta il rapporto tra numero di feti e numero di corpi lutei osservati. Basandoci su questo dato è stato possibile calcolare l incremento potenziale della popolazione di cinghiale oggetto di gestione. Classe eta` (mesi) abbattute (braccata + girata) % ovaie analizzate con corpi lutei % con corpi lutei con feti n. corpi lutei n. medio di corpi lutei n. feti n. medio di feti Sopravv. embrionale Striati attesi I.U. atteso Striati previsti (perdita del 15%) % 0 0 0% % % ,0 8 4,0 80% % % ,0 45 5,0 100% % % ,9 4 4,0 68% % % , % 0 0 TOT % ,3 57 4,8 89% % 92 46% I.U. previsto Basandosi sulla misurazione dei feti rinvenuti nell utero, è stato possibile attribuire loro una età e quindi ricavare la data presunta dei parti che risultano iniziare dal mese di gennaio. MESE CHE % PARTORISCONO DELLE NASCITE GENNAIO 6 42% FEBBRAIO 3 22% MARZO 1 7% APRILE 3 22% MAGGIO 1 7% Per quanto concerne il sesso dei feti e la proporzione fra i sessi in utero, si rileva un sostanziale pareggio. MM. MM./ P/S N. di feti ,14 1:0,87

6 Proposta di piano di abbattimento per la stagione venatoria 2009/2010 Sulla base dei dati sovraesposti e su tutti quelli ottenuti dalla serie di uscite sul territorio compiute dalle squadre di braccata al fine di censire direttamente gli animali (quando possibile) oppure indirettamente tramite la conta delle orme su terreno reso molle dalla pioggia nei mesi primaverili ed estivi, possiamo ipotizzare con ragionevole certezza che nel distretto di gestione nr. 1 siano presenti cinghiali in numero pari agli abbattimenti compiuti nella scorsa stagione venatoria. Si deve inoltre considerare che nel cinghiale le nascite, pur essendo concentrate tra gennaio e giugno, si distribuiscono durante tutto l anno. Quindi i soli dati ottenuti dal prelievo venatorio permettono di accertare la distribuzione dei parti fino ad aprile, ma non permettono di rilevare la frazione di scrofe che andrà a partorire nella coda estiva delle nascite. Si può ragionevolmente considerare che tra maggio e settembre si verifichino circa il 30% delle nascite della popolazione. Pertanto in fase di stima dell incremento si deve obbligatoriamente tenere conto anche di questa percentuale al fine di scongiurare il rischio di sottostime, anche di rilevante entità, della produttività effettiva della popolazione. Pertanto si propone un piano di abbattimento con un tetto massimo di 220 capi (sommiamo anche una piccola percentuale di prelievi non dichiarati) al fine di riportare la densità entro il valore accettabile di 1 capo/100 ha. Sarà compito della Commissione Tecnica valutare l attinenza delle ipotesi sovraesposte ai dati ottenuti dagli animali via via prelevati con le azioni di caccia, anche al fine di apportare opportuni correttivi in corso d opera. La tendenza è quella di ottenere un piano di abbattimento qualiquantitativo maggiormente incentrato sugli individui giovani che sugli adulti (stante l oggettiva difficoltà dovuta alla caccia in braccata), al fine di non destrutturare la popolazione (aumento dei danni alle colture in presenza di un numero di soggetti giovani o per perdita della femmina capobranco) e per mantenere un buon numero di riproduttori. Avere sul territorio una popolazioni mature è utile sia ai fini venatori (queste, a differenza di quelle giovani, sono caratterizzate da una maggiore produttività e quindi da incrementi annui più elevati) sia al fine

7 di contenere il più possibile l impatto sulle colture che, come è noto, è principalmente causato da branchi di animali giovani. Distretto nr. 2 delle zone pedecollinari All interno di questo distretto la caccia al cinghiale ha preso avvio dalla stagione di caccia 2004/2005 esclusivamente con il metodo della girata. Considerato il carattere sperimentale di questa forma di caccia in un territorio con vocazionalità dal basso al nullo per il suide selvatico (in accordo con il Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Ravenna) all interno del quale si deve tendere al raggiungimento di una densità di 0,5 capi/100 ha., si propone di proseguire con gli abbattimenti senza porre un numero minimo e massimo di capi, analogamente a quanto fatto nella passata stagione venatoria. Si propone di applicare questa metodica anche alla stagione venatoria 2009/2010 al fine di poter proseguire con la raccolta dei dati, con procedure ormai standardizzate in questi cinque anni di gestione, e via via sempre più esatti, per poter valutare la reale consistenza del suide e il valore di densità agro-forestale compatibile con le attività agricole all interno del distretto. La raccolta dei dati sarà ottenuta con opportune stime quantitative, dai risultati dell attività venatoria (indici cinegetici di abbondanza) e dall esame dei capi abbattuti. Anche nel distretto nr. 2, come nel distretto nr. 1, la tendenza sarà quella di ottenere gruppi di animali ben strutturati per classi di sesso e di età, al fine di poter massimizzare i prelievi venatori congiuntamente alle esigenze di salvaguardia delle colture agricole. Relazione sui dati ottenuti dalla stagione di caccia 2008/2009 Va premesso che all interno del distretto sono state individuate 10 parcelle di girata affidate a 10 gruppi di girata; ogni gruppo di girata ha accesso stabilmente, per un periodo di 5 anni, ad una sola parcella di girata. Eventuali parcelle non assegnate sono attribuite ad un gruppo di girata per sorteggio di anno in anno. Per quanto riguarda il totale degli abbattimenti, la proporzione fra i sessi, l attribuzione dell età, le stime di fertilità e di fecondità, il numero di striati attesi si rimanda a quanto indicato nelle tabelle sovraesposte.

8 CRITERI GENERALI PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DELLA POPOLAZIONE DI CINGHIALE AL FINE DI ORGANIZZARNE IL PRELIEVO VENATORIO La stima della consistenza e dell incremento utile annuo della popolazione di cinghiale sono elementi irrinunciabili per definire l entità dei prelievi in funzione della densità che ci siamo posti come valore massimo accettabile (densità agro-forestale). Le tecniche di censimento più affidabili sono rappresentate dalle battute e dalla conta degli animali su governe; entrambi i metodi sono di difficile attuazione e risultano affidabili solo se condotti a regola d arte. Per monitorare la popolazione di cinghiale si può ricorrere ai dati raccolti dalle azioni di caccia e dall esame dei capi abbattuti: dall analisi di questi dati si possono formulare, con buona approssimazione, stime di consistenza e densità, definire la struttura della popolazione, ipotizzarne la produttività, ottenere dati sullo stato sanitario. Dati ottenuti dalle azioni di caccia: - numero di capi abbattuti divisi per classi di sesso - peso pieno e peso vuoto - numero di capi avvistati durante la braccata/girata - numero di capi feriti In un secondo tempo l analisi delle tavole dentarie permetterà la determinazione dell età dei soggetti abbattuti, come pure l analisi dell apparato riproduttivo femminile (utero ed ovaie) consente una stima della fertilità. L ottenimento di questi dati è subordinato ad una seria e responsabile collaborazione con le squadre di braccata ed i gruppi di girata ed il loro utilizzo presuppone una perfetta corrispondenza dei dati raccolti per ogni capo abbattuto. La raccolta e l elaborazione dei dati sovraesposti, congiuntamente a quelli ottenuti con i metodi di stima fino ad oggi utilizzati (conta delle impronte su terreno reso molle dalla pioggia o il giorno successivo ad una debole nevicata), permetteranno di ottenere un quadro di insieme che si avvicinerà sempre di più alla reale consistenza della popolazione di cinghiale nei due distretti di gestione dell A.T.C. RA3. Per quanto riguarda lo studio della struttura della popolazione vanno identificate classi di sesso e di età: ricostruire la struttura a partire dall esame degli animali abbattuti può non rispecchiare appieno quella reale a causa sia della diversa vulnerabilità delle varie classi di sesso e di età, sia a causa della scarsa selettività delle forme di caccia utilizzate. Da studi condotti si è visto che popolazioni soggette a prelievo venatorio sono costituite per la maggior parte da animali di età inferiore ai 2 anni e

9 solo pochi individui raggiungono i 4-6 anni di età; quindi potrebbe risultare più utile suddividere in classi di età i soggetti con dentizione incompleta, riunendo in un unica classe di età gli individui sopra i 38 mesi. La dinamica di una popolazione, cioè come questa varia nel tempo, è influenzata dai fenomeni di natalità, mortalità, emigrazione ed immigrazione. Per quanto riguarda la mortalità in ambiente appenninico, con ottime condizioni climatiche, buona disponibilità di fonti trofiche, presenza del lupo non significativa, possiamo considerare il prelievo venatorio come un buon dato, approssimato per difetto, della mortalità complessiva della popolazione. Per i fenomeni di immigrazione ed emigrazione si può ritenere coincidente il numero di cinghiali che esce dai distretti con quello dei soggetti che vi entrano, visto che siamo in presenza di densità non certo eccessive (studi condotti hanno dimostrato che la densità di una popolazione influisce positivamente sul grado di emigrazione dei soggetti giovani, soprattutto maschi). Per quanto riguarda la natalità, a causa dell elevata elusività della specie, in natura è difficilmente valutabile con esattezza; l esame degli apparati riproduttivi delle femmine abbattute (uteri ed ovaie) rappresenta un metodo alternativo molto efficace ed insostituibile ai fini di un corretto approccio gestionale. Da questa analisi si può ricavare il tasso di fertilità cioè il numero di ovuli prodotti per femmina ed il tasso di fecondità dato dal numero di feti prodotti per femmina; da questi due valori si può calcolare il tasso di sopravvivenza embrionale che esprime il rapporto tra numero di feti e numero di corpi lutei osservati. Se si utilizza come dato di partenza per ottenere una stima di incremento della popolazione studiata il numero di ovuli rinvenuti per ovaio (fertilità) si otterrà un valore più elevato di quello che si otterrebbe partendo dal numero di feti ritrovati (fecondità). Questi due valori possono essere considerati come i due estremi dell intervallo di incremento della popolazione oggetto di studio ed utilizzarli criticamente in fase di stesura del piano di abbattimento. Una buona indicazione della tendenza evolutiva della popolazione è data anche dal rapporto fra il numero di capi abbattuti e lo sforzo di caccia (ore-cacciatore ed ore-cane): l utilizzo di un maggior sforzo per abbattere lo stesso numero di animali è un sicuro segnale di calo demografico della popolazione. dott. Pier Paolo Poggiali dott. Marta Farolfi sig. Bruno Gurioli

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