ELEMENTI PER LA PIANIFICAZIONE DEL RISCHIO RIFERITO ALLA PRESENZA DI MINIERE DI SALI POTASSICI E/O SALGEMMA IN SICILIA

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1 ELEMENTI PER LA PIANIFICAZIONE DEL RISCHIO RIFERITO ALLA PRESENZA DI MINIERE DI SALI POTASSICI E/O SALGEMMA IN SICILIA Tra i rischi ambientali del territorio occorre prendere in considerazione le modifiche che lo stesso ha subito e continua a subire per effetto delle variate condizioni geomorfologiche indotte e generate dallo sfruttamento dei giacimenti minerari sia di superficie che profondi, distinguibili tra coltivazioni già esaurite e coltivazioni attualmente in corso. E' noto che nei territori dove si sono sviluppate attività minerarie si sono ingenerati meccanismi dinamici profondi che a volte si manifestano più o meno pesantemente in superficie esponendo la stessa a fenomeni spesso imprevedibili e soprattutto difficilmente controllabili. Detti fenomeni, di cui il più classico è la subsidenza, sono piuttosto evidenti dove si sono svolte attività estrattive di sali minerali, potassici e non, a causa della formazione di grandi inghiottitoi e coni di frana in corrispondenza delle lavorazioni sotterranee con notevoli e vistosi danni in superficie. Miniera Racalmuto. Galleria abbondata per i crolli i cui effetti sono visibili in superficie E del resto noto che il sale ha un comportamento meccanico che viene comunemente definito non lineare, che dipende dalla composizione chimica, dalla granulometria dei cristalli, dallo stato di sforzo e dal percorso di carico ed ha un particolare comportamento visco-elastico e plastico e sensibilità al microclima sotterraneo. Pertanto, per la salvaguardia della pubblica incolumità si sono dovute dichiarare grandi aree a rischio, con conseguente interdizione di accesso per qualsivoglia attività. La subsidenza ambientale o indotta per la presenza delle cavità può essere accentuata per la presenza di fenomeni sismici, alluvionali, di erosione dei versanti, franosi ed incendi. Altri effetti negativi sull ambiente con riferimento alle attività a carattere maggiormente continuativo, sono, ad esempio, la mobilizzazione dei materiali sciolti di rifiuto accumulati nelle discariche su settori di versante a pendenza variabile, l alterazione dell'idrologia superficiale e sotterranea per raccolta di acque meteoriche nelle aree scavate con emissione di acque salmastre o per intercettazione di falde idriche, la sovralimentazione della rete idrografica con detriti fini e grossolani che possono provocare inquinamenti, la distruzione della vegetazione.

2 Miniera Bosco. Mobilizzazione dei materiali sciolti di rifiuto accumulati nelle discariche su settori di versante a pendenza variabile Miniera Bosco. Processi erosivi al fondo lungo gli alvei in relazione alle attività minerarie Miniera Muti-Coffari. Sversamento delle acque salate nel fiume Platani Poichè le coltivazioni sotterranee dei sali minerali riguardano solo l'ultimo trentennio e solo da circa dieci anni si cominciano a manifestare i sopraccitati fenomeni indotti, lo studio dei rischi è materia nuova che necessita di essere studiata partendo dal monitoraggio dei siti minerari dismessi ed in attività tenendo, tra l altro, conto della continua variazione dei sistemi di coltivazione utilizzati nel corso del tempo.

3 CENSIMENTO DEI BACINI Sulla base degli studi a disposizione (Mezzadri 1989) è stato stilato il seguente elenco di bacini saliferi con l indicazione dei comuni di riferimento ELENCO DEI BACINI POTEN ZIALITA PROFONDITA COMUNE Bacino n. 1 Centuripe Bacino n. 2 Regalbuto Bacino n. 3 Dittaino Bacino n. 4 Monte Calvino Bacino n. 5 Caltagirone Bacino n. 6 Gela Bacino n. 7 Assoro-Agira Bacino n. 8 Nicosia Bacino n. 9 Villadoro Bacino n. 10 Petralia Bacino n. 11 Villapriolo Bacino n. 12 Salinella Bacino n. 13 Pasquasia Bacino n. 14 Caltanissetta Bacino n. 15 Resuttano Bacino n. 16 S. Caterina Bacino n. 17 Marianopoli Bacino n. 18 Belici-Mimiani Bacino n. 19 S. Cataldo Bacino n. 20 Mussomeli Bacino n. 21 Bompensiere Bacino n. 22 Racalmuto Bacino n. 23 Milena Bacino n. 24 Cammarata Bacino n. 25 Casteltermini Bacino n. 26 Platani Bacino n. 27 Comitini Bacino n. 28 S. Biagio Bacino n. 29 Porto Empedocle Bacino n. 30 Realmonte Bacino n. 31 Raffadali Bacino n. 32 Cianciana Bacino n. 33 Cattolica E. Bacino n. 34 Montallegro Bacino n. 35 Foce Magazzolo Bacino n. 36 Ribera Medio-grande Medio-grande Oltre m Oltre m Da 0 a oltre Da 500 a m Centuripe Regalbuto Centuripe Agira Ramacca Aidone Caltagirone Gela Assoro Agira Nicosia Sperlinga Petraia Soprana Calascibetta Bompietro Enna Enna Caltanissetta Resuttano S.CaterinaVillarmosa Petralia Sottana Marianopoli Petralia Sottana Mussomeli S. Cataldo Mussomeli Bompensiere Racalmuto Milena Cammarata Casteltermini Casteltermini Campofranco Comitini S.BiagioPlatani Alessandria d.rocca Porto Empedocle Realmonte Raffadali Agrigento Cianciana Cattolica Eraclea Montallegro Cattolica Eraclea Ribera Ribera

4 PIANIFICAZIONE DI PREVENZIONE E DI EMERGENZA Da un punto di vista istituzionale, l elaborazione della pianificazione rientra tra i compiti del Sindaco, come massima autorità sul proprio territorio in materia di protezione civile. Per quanto riguarda gli interventi di emergenza, in presenza di pericoli già accertati derivanti da attività minerarie, l attività dovrà essere rivolta a: controllare che siano ben visibili ed efficienti i segnali di pericolo e le recinzioni intorno alle aree che sono sede di miniere in esercizio o, soprattutto, di quelle dismesse con gradi variabili di abbandono; verificare le condizioni di equilibrio dei materiali collocati a discarica e segnalare ogni eventuale fenomeno di instabilità (fessurazioni, cedimenti) innescato nelle rocce e nei terreni al contorno degli impianti; individuare i luoghi di emissione di acque salmastre defluenti sul terreno o nella rete idrografica; accertare se le discariche di materiale di scarto provocano interferenze con gli alvei dei corsi d'acqua, alimentandone il trasporto solido e realizzando condizioni di impedimento ai deflussi o producendo inquinamento; registrare ogni progressivo processo di approfondimento degli alvei; annotare le situazioni che determinano i maggiori inconvenienti sul piano ambientale e paesaggistico. Dal punto di vista della pianificazione di previsione e prevenzione e della predisposizione di attività in emergenza in caso di eventi potenzialmente calamitosi occorre integrare il piano comunale con una sezione relativa alla particolare tipologia di rischio industriale da attività mineraria rifacendosi allo schema classico previsto dal metodo Augustus. Il piano sarà quindi tipicamente costituito da tre sezioni: A - Parte generale B - Lineamenti della Pianificazione C - Modello di intervento articolate nel modo seguente: A Parte generale In questa sezione occorrerà fornire i dati necessari a definire gli elementi di rischio. Sarà quindi predisposta una cartografia di base a scala opportuna e sulla base di dati reperibili in comune o presso la stessa azienda, in modo tale da poter evidenziare tutti i fattori rilevanti. Oltre ad evidenziare l estensione dell attività sotterranea, la cartografia dovrà mostrare gli elementi fisici del territorio (idrologia, uso del suolo, geologia, ecc.), le infrastrutture presenti (rete viaria e ferroviaria, altre attività produttive, insediamenti abitativi, ecc.). La raccolta dei dati di base dovrà quindi essere completata con una scheda relativa all attività estrattiva e uno studio demografico della zona. A valle dell esame degli elementi sopra descritti sarà possibile definire uno scenario di evento atteso, comprensivo di ipotesi incidentale, quantificazione della vulnerabilità e dell esposizione. Le ipotesi possono essere ricondotte a tipologie quali, a titolo di esempio: - fenomeni di subsidenza - accumulo di materiali di rifiuto in discariche - alterazione dell'idrologia superficiale e sotterranea con possibile emissione di acque salmastre o presenza di detriti inquinanti delle acque - distruzione della vegetazione Ai fini della valutazione della vulnerabilità del sistema occorrerà tener presente la possibilità che tali fenomeni, in particolare la subsidenza, possano essere indotti o amplificati da fattori esterni, quali frane, sismi, alluvioni, incendi, ecc.

5 B - Lineamenti della Pianificazione Lo scenario completo di evento previsto così delineato deve avere lo scopo di predisporre un quadro di riferimento entro il quale le forze di protezione civile possono identificare le azioni e le risorse da predisporre anche per fronteggiare un emergenza nell area di interesse e potrà suggerire l approntamento e l esecuzione di interventi preventivi a salvaguardia della popolazione interessata (es.: limitazione dei flussi e/o dell edificazione in zona a rischio, interventi diretti di consolidamento, interventi di tutela ambientale) a carico del sindaco, in quanto autorità di protezione civile sul proprio territorio. Il sindaco ha, altresì, il compito, fondamentale ai fini della prevenzione, dell informazione alla popolazione tramite la diffusione di dati essenziali e chiari, per esempio riguardo alle caratteristiche scientifiche di base del rischio relativo all attività, alla predisposizioni di interventi di prevenzione e di eventuale piano di emergenza nell area in cui risiede, ai metodi comportamentali e ai mezzi di diffusione delle informazioni. Particolare riguardo deve essere dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini). Al verificarsi di una eventuale emergenza il sindaco assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso in ambito comunale. Le azioni da intraprendere in caso di evento improvviso (pericolo di crollo) saranno finalizzate per esempio all allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo e al primo soccorso sanitario entro breve tempo dall evento ottimizzando il trasporto delle materie prime e di quelle strategiche e i flussi di traffico per l accesso dei mezzi di soccorso nell area colpita. C - Modello di intervento Il Sindaco per l espletamento delle proprie funzioni deve avvalersi di un Centro Operativo Comunale (COC). Nel caso in cui il territorio interessato sia sovracomunale occorre prevedere l intervento della Provincia e la creazione di centri operativi superiori. Il modello di intervento rappresenta il coordinamento di tutti di centri operativi dislocati sul territorio opportunamente integrato nella pianificazione generale comunale e provinciale. Devono essere ritenuti elementi determinanti sia l individuazione delle funzioni d intervento competenti, sia la modalità d interazione tra i diversi ruoli e le diverse responsabilità che entrano in gioco in caso di evento. Il piano deve essere concepito come una struttura dinamica: il continuo mutamento dell assetto urbanistico del territorio, le modifiche delle tecniche estrattive e delle strategie societarie, la crescita delle organizzazioni di volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni amministrative comportano un continuo aggiornamento del piano, sia per lo scenario dell evento atteso che per le procedure. Le presenti considerazioni sono state diffuse presso i comuni interessati in forma di linee guida ai fini dell integrazione nei piani comunali di protezione civile con nota del DRPC prot. 805 dell 11/9/03. I dati di base sono tratti da uno studio condotto nell ambito del Master in ingegneria dell emergenza presso l Università degli studi La Sapienza da parte del responsabile dell Ufficio provinciale di protezione civile della provincia regionale di Caltanissetta, dott. Salvatore Saia (relatore, prof. Ing. Massimo Guarascio) La foto relativa alla miniera Muti Coffari è tratta dalla Relazione di monitoraggio sulla sistemazione della frana in c.da Salina del comune di Cammarata svolta dall ANPA nel luglio 2001 A CURA DEL SERVIZIO PIANO STUDI PREVENZIONE RISCHIO TECNOLOGICO E AMBIENTALE DEL DIPARTIMENTO REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE

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