se il Made in Italy fosse un brand sarebbe il terzo marchio più noto al mondo, dopo Coca Cola e Visa!!!!!! (Sole 24 ore 10/09/2015)

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1 se il Made in Italy fosse un brand sarebbe il terzo marchio più noto al mondo, dopo Coca Cola e Visa!!!!!! (Sole 24 ore 10/09/2015)

2 Storicamente «Made in Italy» era un'espressione in lingua inglese apposta dai produttori italiani, specie dagli anni ottanta in poi, nell'ambito di un processo di rivalutazione e difesa dell'italianità del prodotto, al fine di contrastare la falsificazione della produzione artigianale e industriale italiana, soprattutto nei quattro tradizionali settori di moda, alimentari, arredamento e meccanica (automobili, disegno industriale, macchinari e navi),

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4 1999 Dal 1999, la dicitura Made in Italy ha cominciato ad essere tutelata da associazioni come l'istituto per la Tutela dei Produttori Italiani e regolata da leggi statali, sia su territorio nazionale che all estero. Nella realtà dei fatti apporre la bandiera italiana, la dicitura Italy o Made in Italy su un prodotto è possibile per riferirsi alla parte imprenditoriale del produttore, mentre quella produttiva (manifatturiera, coloro che materialmente lavorano il prodotto) vera e propria può trovarsi ovunque. Basta quindi che il prodotto sia «pensato o disegnato» quando non totalmente gestito da un imprenditore italiano, per potersi tranquillamente fregiare di tale marchio, anche se questo manufatto è costruito in un qualsiasi altro luogo

5 2009 Nel 2009 è stata emanata una legge per tutelare il made in Italy: il decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009 contiene l'art. 16 dal titolo «Made in Italy e prodotti interamente italiani». Il marchio "Made in Italy" è diventato fondamentale per l'export italiano ed è così noto a livello mondiale da essere considerata una categoria commerciale a sé stante.

6 Legge 166 del 2009 Con l'avvento della legge 166 del 2009 è avvenuto il pieno riconoscimento del 100% Made in Italy e la conseguente emanazione della garanzia attraverso la certificazione. L'Istituto per la Tutela dei Produttori Italiani ITPI è l'organo certificatore del prodotto interamente realizzato in Italia. "FULL MADE IN ITALY" e limiti di utilizzo In base alla recente legge 20 novembre 2009 n.166 l utilizzo delle diciture 100% Made in Italy, interamente realizzato in Italia, tutto italiano è consentito solamente per quei prodotti per i quali il disegno, la progettazione, la lavorazione e il confezionamento sono compiuti esclusivamente sul territorio italiano

7 Settori moda e abbigliamento I settori moda e abbigliamento sono il fiore all occhiello del nostro paese, sottolineando l eleganza e la capacità di creare tendenza che da sempre hanno contraddistinto lo stile italiano. La moda italiana rappresenta uno dei grandi richiami del turismo internazionale insieme all arte, alla gastronomia e alla musica: nessuno può resistere allo shopping Made in Italy. Il settore tessile in Italia, che comprende abbigliamento, pelletteria e calzature, realizza una buona fetta della produzione Made in Italy, esportando qualità ed eleganza in tutto il mondo, insieme anche a sperimentazioni artistiche e nuove firme stilistiche.

8 Il «Made in Italy» rappresenta una cifra fondamentale per la nostra economia.

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13 Industria laniera L Italia è il maggiore produttore europeo di tessuti di lana e il secondo esportatore mondiale dopo la Cina, mantenendo la leadership mondiale nei tessuti di fascia alta.

14 STRUTTURA PRODUTTIVA La struttura produttiva comprende oltre aziende che si concentrano prevalentemente in Toscana, Piemonte e Veneto. I maggiori gruppi leader del mercato operano nel distretto di Biella dove si producono tessuti e filati lanieri di qualità elevatissima. Generalmente le attività di filatura e tessitura sono separate, a causa delle difficoltà di armonizzazione gestionale delle due fasi del ciclo. La fase di tintoria è generalmente l attività che rappresenta il plus di valore del Made in Italy, rappresentando il nodo cruciale delle strategie di differenziazione.

15 INDUSTRIA COTONIERA L Italia si conferma primo operatore europeo in termini di valore della tessitura e della filatura cotoniera ed è il secondo paese esportatore mondiale subito dopo la Cina.

16 STRUTTURA PRODUTTIVA Il settore è caratterizzato da un basso livello di concentrazione e da una forte presenza di piccole e medie imprese specializzate in alcune fasi di lavorazione, che operano accanto a grandi gruppi integrati. Negli ultimi anni la concorrenza proveniente dai Paesi low cost ha innescato un processo di ristrutturazione dell industria cotoniera italiana. In particolare si sta assistendo al declino della grande industria cotoniera verticalmente integrata e al conseguente sviluppo di politiche di decentramento produttivo di consistenti quote di produzione e di specializzazione in fasi produttive a più alto valore aggiunto.

17 INDUSTRIA SERICA

18 A trainare l'attività del settore, che riguarda in gran parte la tessitura serica (pari al 65% del giro d'affari del settore), è soprattutto l'export, che incide per circa ¾ sul valore della produzione, mentre il mercato interno continua ad essere sofferente. Nella tessitura serica, il nostro Paese risulta il secondo esportatore al mondo dopo la Cina, vendendo i suoi tessuti in tutto il mondo. I principali fattori su cui fanno leva le imprese di successo sono l'elevato know how, gli alti standard qualitativi della produzione Made in Italy e la capacità di anticipare le tendenze del comparto moda, operando in modo molto flessibile.

19 STRUTTURA PRODUTTIVA Sotto il profilo dell offerta il settore è eterogeneo per la presenza di diverse tipologie di operatori: aziende verticalmente integrate e diversificate, piccole aziende specializzate e terzisti. Si riscontra una concentrazione di imprese nella provincia di Como, distretto con origini molto antiche, in grado di sfruttare significative economie esterne. La competizione tra gli operatori è elevata e giocata soprattutto sull innovazione di prodotto e sulle competenze specifiche necessarie per il mantenimento del posizionamento di fascia alta che contraddistingue il made in Italy.

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21 Rispetto all elenco di dimensioni proposte, due sono quelle che polarizzano, nell immaginario collettivo, il nostro «Made in»: la «creatività» (83,2%) e l «estetica, bellezza» (81,5%). Ma sono le ultime due dimensioni della classifica a dover far riflettere maggiormente: l «innovazione» (21,1%) e la «tecnologia» (19,9%) non sono percepite come elementi tipici del nostro Dna.

22 Produzioni «tailor made» A ben vedere, quello che definiamo Made in Italy ha già riassunto in sé i fattori che all interno dei processi di globalizzazione sono oggi trainanti per affermarsi nella competizione internazionale: produzioni «tailor made», a misura del cliente, personalizzate flessibilità qualità dei materiali utilizzati design, estetica, cultura; professionalità

23 Italian sounding Dunque, il Made in Italy, con le sue caratteristiche, incrocia positivamente le richieste di un mercato in aumento su scala globale. Non è un caso se assistiamo al fenomeno dell italian sounding, ovvero di imprese straniere che utilizzano richiami ai prodotti italiani per conquistare fette di mercato, sottraendole proditoriamente a quelle titolate. Perché per affermarsi in un mercato sempre più affollato è necessario distinguersi. E ciò che permette di farsi riconoscere sono gli aspetti immateriali, le dimensioni evocative: ciò che comunica un identità, dei valori, uno stile.

24 Industria 4.0 Il Made in Italy torna a essere fatto in Italia Le imprese italiane tornano a casa. Dopo anni di delocalizzazione, cresce in Italia il "back reshoring", ovvero il rientro in patria della produzione di aziende che durante la crisi avevano spostato le proprie attività. E questo rientro è dovuto, secondo l'istituto di ricerca socio-economico Censis, al forte valore che il brand 'Made in Italy' conserva sul mercato e l'evoluzione della green economy. Made in Italy torna a essere fatto in Italia anche perché solo così è possibile "connotare i prodotti con un brand territoriale favorevole

25 Il secondo elemento", si legge ancora nello studio, è che le tecnologie oggi disponibili consentono di abbattere l'impatto ambientale della gran parte delle produzioni industriali: 'produrre pulito' è fondamentale per continuare a produrre in contesti, come quelli italiani, fortemente e capillarmente antropizzati, oltre che un modo per aggiungere qualità e appeal ai prodotti". "Un terzo elemento attiene alla nostra cultura manifatturiera (industriale e artigianale), ancora molto radicata in alcune aree del Paese (e in fase di iniziale recupero in altre che l'avevano dimenticata)

26 In termini di valore aggiunto il tessile-moda italiano rappresenta l'11% del manifatturiero, il doppio dell'auto. La sfida cinese e l aumento del costo delle materie prime ha obbligato il settore a compiere una profonda ristrutturazione, ma il processo di delocalizzazione si è decisamente ridimensionato.

27 Le produzioni tessili sono infatti spesso caratterizzate da processi notevolmente impattanti dal punto di vista ambientale, soprattutto in termini di consumo di risorse naturali (in primo luogo acqua), consumo di energia elettrica e utilizzo di prodotti chimici; in particolare ai processi ad umido, quali tintura, stampa e finissaggio, viene imputato il grande consumo di acqua e di sostanze chimiche. Il TA rappresenta la sesta attività produttiva che più incide sulle emissioni di gas serra - circa il 10% delle emissioni globali per un valore pari a 3,4 milioni di tonnellate nel con consumi di: 1,074 milioni di kwh di elettricità, 6-9 miliardi di litri di acqua, 6 milioni di tonnellate di prodotti chimici.

28 Come e quando nasce la quarta rivoluzione industriale - Finora le rivoluzioni industriali del mondo occidentale sono state tre: nel 1784 con la nascita della macchina a vapore e di conseguenza con lo sfruttamento della potenza di acqua e vapore per meccanizzare la produzione; nel 1870 con il via alla produzione di massa attraverso l uso sempre più diffuso dell elettricità, l'avvento del motore a scoppio e l'aumento dell utilizzo del petrolio come nuova fonte energetica; nel 1970 con la nascita dell informatica, dalla quale è scaturita l'era digitale destinata ad incrementare i livelli di automazione avvalendosi di sistemi elettronici e dell IT (Information Technology)..

29 La data d inizio della quarta rivoluzione industriale non è ancora stabilita, probabilmente perché è tuttora in corso e solo a posteriori sarà possibile indicarne l atto fondante. Si può descrivere come un processo che porterà alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa L'argomento è stato al centro del World Economic Forum 2016, dal 20 al 24 gennaio a Davos (Svizzera), intitolato appunto Mastering the Fourth Industrial Revolution

30 Innovazione tecnologica Ricerca, sviluppo, tecnologia, innovazione e competitività: sono queste le cinque parole chiave utili per comprendere l evoluzione del comparto del tessile: un settore dove l investimento in ricerca e sviluppo genera ritorni economici miliardari, - dove i tessuti tecnici trovano sempre più spazio e che rappresenta quindi il punto d'incontro tra due mondi, quello della moda e quello della tecnologia

31 - nuove tecnologie in aiuto alla comunicazione ed al marketing: Visibilità internazionale, creazione di network, opportunità di condivisione tecnologica e di partnership produttive all estero: sono queste le opportunità per accrescere la competitività di un brand. «COMUNICARE BENE, COMUNICARE MEGLIO"

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