LE PRODUZIONI CERAMICHE DI CREMONA ROMANA

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1 Sara Masseroli, Marina Volonté 159 LE PRODUZIONI CERAMICHE DI CREMONA ROMANA Sara Masseroli, Marina Volonté Il progredire degli studi sul panorama delle produzioni di ceramiche fini di età romana nel territorio della Cisalpina impone un riesame dei dati disponibili, soprattutto in relazione a quei siti che valutazioni storico-archeologiche portano a considerare come centri produttori. Tra questi particolare importanza riveste la colonia latina di Cremona, fondata nel 218 a.c. presso un ansa del Po in corrispondenza di un terrazzo fluviale sopraelevato sulla pianura circostante 1. Alcuni rinvenimenti documentati a partire dal secolo scorso hanno fornito una serie di dati su impianti artigianali ubicati a est e a sud-est della città antica, all esterno dell ipotizzato perimetro urbano, non lontano dall antico corso del Po. Uno di questi è stato individuato in base alla scoperta, nel 1887, di alcuni frammenti di pareti e di fondi di terra sigillata, questi ultimi con bolli in planta pedis e apparentemente ritagliati a forma di tappo circolare con linguetta sporgente, di frammenti di A c o b e c h e r, alcuni dei quali impilati e cementati l uno dentro l altro, e, soprattutto, di due matrici per A c o b e c h e r di cui una firmata L. Norbani 2. Della scoperta, vista anche l epoca in cui avvenne, non è rimasta alcuna documentazione, al di là di sporadiche segnalazioni sui giornali del tempo 3. È indicata tuttavia con chiarezza l area del rinvenimento, nell ambito dell antica contrada del Cistello 4, nelle immediate vicinanze del tracciato suburbano orientale della via Postumia e della necropoli di età tardorepubblicana - protoimperiale in seguito rinvenuta all esterno dell abside della chiesa di San Lorenzo 5. I materiali, sommariamente elencati nell inventario redatto negli anni 10 dall allora conservatore del Museo civico Ala Ponzone marchese Antonio Sommi Picenardi 6, sono stati ritrovati decenni più tardi, in un contenitore collocato nelle soffitte del museo, da Giuseppe Pontiroli, il quale provvide personalmente alla loro pulitura scoprendo la presenza, all interno di un blocco di terra, della matrice firmata, non individuata per questa ragione dal suo p r e d e c e s s o r e 7. I frammenti ceramici in parte conservano tuttora un bollino cartaceo applicato a colla con l indicazione del luogo di rinvenimento, in parte riportano la medesima dicitura scritta con inchiostro di china, in parte hanno perduto tale riferimento. I fondi di terra sigillata, pertinenti a dieci tra coppe e patere con basso piede ad anello, presentano in otto casi un bollo in planta pedis, di cui uno di incerta lettura. Priscus, che firma tre esemplari, potrebbe essere il figulo padano attestato sul Magdalensberg, oppure, più probabilmente vista la differente forma dei bolli, un ceramista locale altrimenti ignoto 8. 1 Per i dati più aggiornati sulla topografia della colonia, si veda PASSI PITCHER I materiali sono ben noti grazie alle frequenti citazioni nella bibliografia sull argomento. Tra gli studi principali si vedano: STENICO ; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987; C r e - mona e Bedriacum 1996, p. 23, fig. 9; p. 85; p. 92, figg ; p. 97, figg (per gli Acobecher); pp ; p. 100, figg. 2-5; p. 111, fig. 7; p. 123, figg (per la terra sigillata); MASSEROLI 1998; OLCESE 1998, p. 16 e nota 52 ove si avanzano dubbi in relazione alla provenienza dei materiali. Gli stessi sono in parte compresi nei cataloghi della vecchia esposizione del Museo civico Ala Ponzone : PONTIROLI 1974, nn ; PONTIROLI 1992, nn ASTEGIANO Vale la pena di chiarire, vista la confusione esistente nella bibliografia, che all interno del settore cittadino anticamente denominato contrada del Cistello, comprendente anche l attuale via Gerolamo da Cremona che ricalca il tracciato della via Postumia, esiste tuttora una via Cistello, ad essa perpendicolare. 5 Sulla necropoli presso San Lorenzo si vedano da ultimo VOLONTÉ 1998 e BIANCHI 2000 con introduzione di L. Passi Pitcher. 6 Nella Rubrica S, sotto la voce Via Cistello sono elencati: dal n 1 al 24 Frammenti diversi di vasi in terracotta ; dal 25 al 38 Frammenti diversi di vasi, piatti e lucerne in terracotta (in questo gruppo rientrano i frammenti di terra sigillata che conservano il bollino corrispondente); n 39 Frammento di vasetto in terra cotta; alt. massima m. 0,11, che potrebbe corrispondere alla matrice firmata. Di tutto il materiale conservato nei depositi del Museo civico Ala Ponzone è ora disponibile un nuovo inventario informatizzato contenente, ove è stato possibile, il riferimento alla documentazione precedente. 7 PONTIROLI , pp ; PONTIROLI 1964, p DELLA PORTA 1998, p. 111.

2 160 PRODUZIONE CERAMICA IN AREA PADANA TRA IL II SECOLO a.c. E IL VII SECOLO d.c.: NUOVI DATI E PROSPETTIVE DI RICERCA Fig. 1. Bollo FELIX in planta pedissu fondo di patera in terra sigillata da via Cistello. Fig. 2. Via Platina, recupero della ceramica nel corso dello scavo della fornace. Analogamente, risulta difficile attribuire a ceramisti già noti il bollo FELIX (fig. 1), anch esso presente con tre attestazioni, mentre non trova confronti la marca OFFA, documentata da un solo esemplare 9. La mancanza di dati sicuri sul rinvenimento rende alquanto problematica l interpretazione della presenza nel contesto di questi manufatti. Un discorso più approfondito meritano invece le due matrici e il nucleo di frammenti di bicchieri tipo Aco, tra cui alcuni non perfettamente riusciti ma forse egualmente immessi sul mercato. I marchi documentati si ricollegano all ambito dell officina di N o r b a n u s: il nome del d o m i n u s compare infatti su una delle matrici, mentre due frammenti presentano rispettivamente il marchio [N]ORB[...] e STE[PANUS NORBANI]. Quanto ai motivi decorativi, è ben attestato quello a Komma - regen che, verso il piede, risparmia zone triangolari riempite da boccioli; sono inoltre presenti, su bicchieri diversi, candelabri, colonnine ed elementi fitomorfi variamente combinati. Si tratta quindi del repertorio decorativo proprio della produzione di Lucius Norbanus 10. Un elemento poco chiaro nel contesto complessivo era costituito dalla descrizione nel vecchio i n v e n t a r i o 1 1 di frammenti di pavimento antico a mosaico rinvenuti insieme al materiale ceramico, elemento che avrebbe portato ad escluderne la pertinenza ad un impianto produttivo. Notizie contemporanee alla scoperta, riportate sul giornale Interessi Cremonesi del 13 giugno 1887, forniscono tuttavia una diversa spiegazione; del mosaico si dice infatti che probabilmente costituiva il pavimento dell antica chiesa del convento dei Frati Cistercensi divenuta in seguito chiesa di San Bernardo e finalmente demolita nel 1785 ; doveva pertanto trattarsi di un pavimento quattrocentesco, del tutto estraneo al contesto di epoca romana che qui ci interessa. Sia l indagine di archivio sia le considerazioni di ordine topografico ed archeologico, in particolare l ubicazione presso il fiume a breve distanza dalla via Postumia e dalla necropoli ad incinerazione che la fiancheggiava, confermano quindi, nonostante la carente documentazione del rinvenimento, la collocazione dei frammenti ceramici e delle matrici in un contesto della città antica a vocazione artigianale. Meglio documentato è invece il rinvenimento del 1960 tra le vie Aporti e Palio dell Oca con fronte su via Platina, nella zona suburbana sud-orientale della città antica. Nell estate di quell anno alcune vecchie costruzioni vennero abbattute per far posto a un nuovo edificio; lo sbancamento per le fondazioni di quest ultimo, operato con mezzo meccanico fino a una profondità di 4 metri circa dal piano stradale di via Platina, intaccò i depositi romani conservatisi al di sotto delle cantine demolite, fino a mettere in luce un piano di laterizi in ottimo stato di conservazione 12. Ciò che restava della struttura, subito interpretata come fornace per la produzione di ceramiche fini anche in considerazione degli abbondantissimi materiali recuperati nell area (fig. 2), venne descritto e documentato attraverso rilievi e fotografie (fig. 3) dall assistente di scavo Antonio Silvani e dagli ispettori onorari Giuseppe Pontiroli, Costantino Storti e Davide Pace. Si trattava della parte inferiore della camera di combustione, di forma approssimativamente ret- 9 Ibid., pp. 107, Tesori della Postumia 1998, schede V.16-20, con bibliografia precedente. 11 Rubrica S, Via Cistello, nn Le notizie relative al rinvenimento sono desunte dalle comunicazioni inviate al Soprintendente alle Antichità della Lombardia Mario Mirabella Roberti dall ispettore onorario per il Cremonese Giuseppe Pontiroli, in data 26 giugno 1960, e dall assistente di scavo Antonio Silvani, il successivo 6 settembre. Ad esse si aggiungono le dettagliate relazioni degli ispettori onorari Davide Pace e Costantino Storti a seguito dei sopralluoghi compiuti rispettivamente il 2 e il 3 settembre 1960, quando la struttura era già completamente in luce.

3 Sara Masseroli, Marina Volonté 161 Fig. 3. Via Platina, piano di fondo della camera di combustione e del prefurnio della fornace. tangolare (1,70 x 1,80 m circa), con apertura rivolta verso sud-ovest. Il piano pavimentale era costituito da ventuno sesquipedali, diciannove integri e due intenzionalmente tagliati, regolarmente disposti (soltanto lungo i lati occidentale e meridionale la disposizione mutava per adattarsi alle dimensioni della camera). I muri perimetrali, parzialmente conservati per un altezza massima di 30 cm, erano costituiti da frammenti di laterizi regolarmente sovrapposti in almeno tre corsi e rivestiti internamente da uno strato di argilla. Nei livelli asportati al di sopra del piano pavimentale si individuarono pochi mattoni a cuneo forse pertinenti agli archi che dovevano reggere il piano forato della soprastante camera di cottura. Del prefurnio rimanevano soltanto il piano di fondo in argilla, scarsi resti delle pareti, analoghe a quelle della camera di combustione, e frammenti di anfore e tubuli fittili forse pertinenti alla chiusura. È evidente che fu rinvenuta soltanto la parte originariamente interrata della struttura, mentre nulla fu riconosciuto della camera di cottura. Ciò può dipendere da una spoliazione avvenuta già in antico delle parti fuori terra, che potevano essere provvisorie e sostituite ad ogni ciclo produttivo, oppure dal fatto che lo scavo fu condotto con mezzo meccanico fino al livello del piano di fondo 13, senza alcuna attenzione per la stratigrafia del deposito soprastante; tra i materiali rinvenuti nel terreno asportato furono tuttavia notati numerosi frammenti di laterizi (soprattutto tegoloni e coppi) e di anfore, di cui non si può escludere la pertinenza alle parti superiori della struttura 14. In base alla documentazione disponibile, la fornace sembra riconducibile al tipo II/b della classificazione proposta dalla Cuomo di Caprio: impianto verticale a pianta quadrangolare con corridoio centrale 1 5. All attività produttiva sono legati i supporti fittili per l impilaggio del vasellame nella camera di cottura rinvenuti in gran numero nell area circostante la struttura; si tratta di manufatti in terracotta grigia, simili a piccole ciotole, piuttosto eterogenei per profilo e spessore della parete 16 (fig. 4). Quanto alla produzione della fornace, era certamente costituita da vasellame da mensa in ceramica a pareti sottili, abbondantemente documentato, anche con pezzi difettosi interpretabili come scart i 1 7, tra i materiali recuperati nell area e sul pavi- 13 Nella comunicazione dell assistente Silvani si legge: Ho trovato già scavato per la profondità di metri 4,60 e cioè fino al pavimento della fornace. 14 Considerazioni più precise non sono possibili perché la quasi totalità di questi materiali non fu conservata. 15 CUOMO DI CAPRIO , pp Per una campionatura di tali supporti si veda Tesori della Postumia 1998, p. 510, scheda V Si tratta soprattutto di coppe emisferiche o a carenatura arrotondata in corpo ceramico grigio, fortemente deformate e ipercotte.

4 162 PRODUZIONE CERAMICA IN AREA PADANA TRA IL II SECOLO a.c. E IL VII SECOLO d.c.: NUOVI DATI E PROSPETTIVE DI RICERCA Fig. 4. Distanziatori fittili da via Platina. mento della camera di combustione, dei quali la ceramica a pareti sottili rappresenta l 87% circa 1 8. Sono riconoscibili in particolare coppe carenate ed emisferiche, per lo più decorate a rotella e soprattutto à la barbotine, con numerosi differenti motivi geometrici e fitomorfi, alcuni dei quali sembrano peculiari della produzione cremonese; sono inoltre attestate, sia pure in quantità assai minore, coppe sabbiate e ollette ovoidi talora decorate a pettine. Abbastanza frequente è la presenza di rivestimenti argillosi, di colore analogo a quello del corpo ceramico, cotto ora in atmosfera ossidante ora in atmosfera riducente 1 9 ; generalmente buona è la qualità dal punto di vista tecnologico, per caratteristiche di impasti e rivestimenti ed esiti di cottura. Nell ambito di un programma di ricerca ancora in corso, condotto dalle Università degli Studi di Milano e di Pavia in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Lombardia, quindici campioni, tra cui numerosi scarti, rappresentativi del complesso della ceramica a pareti sottili di via Platina nelle sue varianti tecnologiche e morfologico - decorative sono stati sottoposti ad analisi chimica per la determinazione delle caratteristiche distintive della produzione della fornace 20. Lo scopo della ricerca è la definizione di un gruppo di riferimento di sicura origine cremonese, utile agli studi di provenienza nel panorama della ceramica a pareti sottili. Un primo risultato è stato ottenuto confrontando con la produzione cremonese una campionatura delle pareti sottili rinvenute nel v i c u s di B e d r i a c u m, dove, come ipotizzato sulla base di considerazioni storico - archeologiche, è risultata confermata l importazione, nel corso del I sec. d.c., di questo tipo di vasellame dalla vicina colonia 21. Dei circa 2700 campioni di ceramica fine prelevati sullo scavo, spesso con registrazione dell area di rinvenimento e della sua distanza dalla fornace ma senza alcuna indicazione stratigrafica, il 7% circa è costituito da vasellame in terra sigillata. È documentata prevalentemente la produzione nord-italica, rappresentata soprattut- 1 8 Dopo le prime notizie immediatamente successive alla scoperta (B E R T O L O N E ; MIRABELLA ROBERTI 1960; M I R A- BELLA ROBERTI 1961; P O N T I R O L I , p. 311), la ceramica fine prelevata nel corso dello scavo è stata oggetto di una serie di tesi di laurea: B R E D A , che prende in considerazione l intero complesso; G A L L I , sulla ceramica a vernice nera; A M A D O R I , con un riesame della terra sigillata; da questi studi, di cui è pubblicata una sintesi in C r e m o - na e Bedriacum 1996, sono tratti i dati relativi alle tipologie attestate, alle caratteristiche tecnologiche, a firme e decorazioni. Non si è invece ancora affrontato uno studio sistematico degli altri materiali raccolti nel corso dello scavo (ceramica rinascimentale, ceramica comune, anfore, vetri, metalli, ossi), sottoposti a un primo esame globale in occasione della presente comunicazione. 19 Non sono rilevabili sensibili differenze quantitative tra i prodotti sottoposti a cottura riducente, leggermente prevalenti, e quelli cotti in atmosfera ossidante. 20 Il programma di ricerca prevede analisi per attivazione neutronica compiute presso il Laboratorio di Radiochimica dell Istituto di Chimica Generale dell Università degli Studi di Pavia, a cura del dottor M. Oddone. 21 I campioni bedriacensi analizzati provengono dalle campagne di scavo condotte tra il 1988 e il 1993 a Calvatone (CR) dalle Università degli Studi di Milano e di Pavia; per una presentazione preliminare dei risultati dello scavo, tuttora in corso e di prossima pubblicazione, si veda SENA CHIESA 1998.

5 Sara Masseroli, Marina Volonté 163 to da patere Drag. 31 e Drag. 37/32, cui si aggiunge un nucleo di coppe emisferiche di probabile produzione tarda. Nonostante la scarsa quantità relativa del materiale 22 e l assoluta impossibilità di ricostruirne le associazioni, l omogeneità tecnologica della maggior parte dei frammenti all interno di ciascuno dei due gruppi e le peculiarità morfologiche che li distinguono dai prodotti analoghi altrove rinvenuti, unite alla presenza di un ristretto numero di bolli, due dei quali attestati in più esemplari 23, e di alcuni pezzi difettosi 24, suggeriscono la possibilità di ipotizzarne la provenienza da scarichi di fornace. Anche il vasellame in terra sigillata potrebbe quindi essere collegato all attività della struttura messa in luce o comunque essere ricondotto a successive fasi produttive di un unica officina o ancora a più officine operanti nella zona. Certamente anteriore all attività dell impianto è invece la ceramica a vernice nera, che rappresenta il 6% circa del materiale conservato; si tratta infatti prevalentemente di frammenti di patere Lamb. 7/16 e di coppe troncoconiche rinvenuti al di sotto del pavimento della camera di combustione, di cui costituivano il vespaio. Anche in questo caso ci si trova di fronte a un nucleo di materiali assai omogeneo dal punto di vista morfologico e tecnologico 25, piuttosto scadente per qualità di corpi ceramici e vernici, trascurato nella forma, per lo più privo di rivestimento sul fondo esterno e talora con tondo di impilamento su quello interno. Si tratta di una produzione padana di età augusteo - tiberiana forse riconducibile, considerato il contesto generale di rinvenimento, ad una officina attiva in l o c o anteriormente all impianto della fornace indagata. Infatti se l attività di quest ultima è genericamente databile, in base al tipo della struttura e alla cronologia della ceramica a pareti sottili, nel corso del I sec. d.c., è ipotizzabile che la zona, come quella di via Cistello esterna al perimetro urbano e lambita dall antico corso del Po, quindi in posizione vantaggiosa sia per l approvvigionamento delle materie prime sia per lo smercio dei prodotti finiti, fosse occupata, almeno dall inizio del I all inizio del III sec. d.c., da un quartiere artigianale con officine ceramiche. A tal proposito è assai interessante la presenza, tra gli scarsi reperti in ceramica comune raccolti durante lo scavo 2 6, di un buon numero di frammenti riferibili a coperchi e di un esemplare quasi totalmente ricomponibile gravemente deformato, possibile indizio di una produzione non soltanto legata alla ceramica fine. Ad attività artigianali rimandano del resto anche alcuni frammenti di osso semilavorato 27, cui si aggiunge il rinvenimento di piccoli manufatti in osso lavorato quali uno spillone e un cucchiaino. Il quadro che così si delinea è dunque quello di un area extraurbana a destinazione artigianale - commerciale polifunzionale, per certi aspetti simile, ad esempio, a quella documentata, per l età augustea, nel quartiere suburbano sud-orientale di Mediolanum Bisogna tuttavia avvertire che nella valutazione delle presenze di classi e produzioni è necessario tener conto della pesante e variabile selezione che il materiale dello scavo ha subito: mentre la raccolta della ceramica a pareti sottili sembra essere stata piuttosto attenta (numerosissimi sono anche i frammenti di pareti di piccole e piccolissime dimensioni), le altre classi fini sono rappresentate prevalentemente da frammenti di orli e fondi e di anfore e ceramica comune furono conservati soltanto scarsi campioni. 23 Sono leggibili il bollo aretino SEX /ANNI in cartiglio rettangolare e i bolli [C]LA/RIO in cartiglio rettangolare, GAIVS, VHEC (o VHEQ), CRV (2 esemplari) e C T V (3 esemplari) in planta pedis; per i singoli bolli si veda DELLA PORTA 1998, pp , 107, 108, 124, 111, 114, con relativa bibliografia. 24 Alcune patere e almeno una delle coppe emisferiche presentano deformazioni più o meno sensibili, evidenti difetti di cottura nella vernice e corpo ceramico ipercotto. 25 Che si tratti di una produzione unitaria è confermato dalle analisi chimiche mediante fluorescenza X compiute presso l Istituto Donegani di Novara a cura del dottor E. Mello, nell ambito di un programma di ricerca sulle produzioni di ceramica a vernice nera nell Italia settentrionale condotto dalle Civiche Raccolte Archeologiche, dall Università Cattolica del Sacro Cuore, dall Università degli Studi di Milano e dall Università degli Studi di Pavia; per una prima presentazione dei risultati di tale indagine si veda FRONTINI et al , in particolare pp Analogo risultato hanno dato le analisi mineralogico-petrografiche cui sono stati sottoposti tre campioni presso l Istituto di Mineralogia dell Università degli Studi di Parma, a cura del dottor A. Bonazzi, per cui si veda GALLI , pp Cfr. nota Si tratta forse di sezioni di corno; dallo scavo proviene anche un corno intero di Bos Taurus. 28 Anche in questo caso accanto alla produzione, o forse soltanto allo smercio, di ceramica fine (ceramica a vernice nera e terra sigillata), sono attestate altre attività artigianali: CAPO- RUSSO 1991, pp

6 164 PRODUZIONE CERAMICA IN AREA PADANA TRA IL II SECOLO a.c. E IL VII SECOLO d.c.: NUOVI DATI E PROSPETTIVE DI RICERCA BIBLIOGRAFIA C. AMADORI , La terra sigillata proveniente dai vecchi scavi di Cremona, tesi di laurea, Università degli Studi di Pavia. L. ASTEGIANO 1887, Sopra la scoperta archeologica fatta fuori di porta Venezia in Cremona, Interessi Cremonesi, XIII, 50, 21 dicembre. M. BERTOLONE 1960, Notiziario, III.17. Fornace romana a Cremona, Sibrium, V, p C. BIANCHI 2000, Cremona in età romana, I letti funerari in osso dalla necropoli di S. Lorenzo, Milano. A. BREDA , La ceramica della fornace romana di via Platina in Cremona, tesi di laurea, Università degli Studi di Milano. D. CAPORUSSO 1991, Lo scavo di via Rugabella, in D. CAPO- RUSSO(a cura di), Scavi MM3. Ricerche di archeo - logia urbana a Milano durante la costruzione della linea 3 della Metropolitana , Milano, 1, pp R. CASSI , La ceramica a pareti sottili proveniente dai vecchi scavi di Cremona, tesi di laurea, Università degli Studi di Pavia. Cremona e Bedriacum 1996, Cremona e B e d r i a c u m in età romana. 1. Vent anni di tesi universitarie, a cura di G. M. FACCHINI, L. PASSI PITCHER, M. VOLONTÉ, Milano. N. CUOMO DI CAPRIO , Proposta di classificazio - ne delle fornaci per ceramica e laterizi nell area ita - liana, dalla preistoria a tutta l epoca romana, Sibrium, XI, pp C. DELLA PORTA 1998, Terra sigillata di età alto e medio imperiale, in G. OLCESE (a cura di), Ceramiche in Lombardia tra II secolo a.c. e VII secolo d.c. Rac - colta dei dati editi, Mantova, pp P. FRONTINI et al , Contributo delle analisi chi - miche mediante fluorescenza X per la determinazio - ne di provenienza della ceramica a vernice nera in Italia settentrionale, Sibrium, XXII, pp G. GALLI , La ceramica a vernice nera di Cremona: i vecchi scavi ( ), tesi di laurea, Università degli Studi di Pavia. M. P. LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, Ceramica romana di tradizione ellenistica in Italia settentrionale. Il vasellame tipo Aco, Firenze. S. MASSEROLI 1998, L attività produttiva, in Tesori della Postumia, pp M. MIRABELLA ROBERTI 1960, Notiziario di scavi e scoper - te. Cremona, La Veneranda Anticaglia. Bollettino di informazioni della Sezione Lombarda dell Istituto di Studi Romani e della Soprintendenza alle Antichità della Lombardia, VIII, 3, p. 29. M. MIRABELLA ROBERTI 1961, Notiziario scoperte e restau - ri. Cremona - Fornace romana, Arte Lombarda, VI, 1, p G. OLCESE 1998, Ceramiche in Lombardia, in G. OLCESE (a cura di), Ceramiche in Lombardia tra II secolo a.c. e VII secolo d.c. Raccolta dei dati editi, Mantova, pp L. PASSI PITCHER 1998, Le colonie gemelle: Cremona, in Tesori della Postumia, pp G. PONTIROLI , Cremona e il suo territorio in età romana sulla scorta delle fonti scritte e dei reperti archeologici. II. Elenchi A-B-C del materiale archeolo - g i c o, tesi di laurea, Università degli Studi di Milano. G. PONTIROLI , Rinvenimenti archeologici di Cre - mona effettuati negli anni , Bollettino Storico Cremonese, XXII, pp G. PONTIROLI 1964, Testimonianze di Cremona romana alla Mostra di Bologna Arte e Civiltà Romana nell Ita - lia Settentrionale dalla Repubblica alla Tetrar - c h i a, estratti dal giornale La Provincia del 25 luglio e 23 settembre. G. PONTIROLI 1974, Catalogo della sezione archeologica del Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, Milano. G. PONTIROLI 1992, Bolli e scritte su reperti archeologici nel Museo Civico di Cremona, Cremona. G. SENA CHIESA 1998, Calvatone-Bedriacum: un vicus com - merciale lungo la via Postumia, in G. SENA CHIE- SA, E. A. ARSLAN (a cura di), Optima via, Atti del Convegno Postumia. Storia e archeologia di una grande strada romana alle radici dell Europa (Cremona, 1996), Milano, pp A. STENICO , Localizzata a Cremona una produ - zione di vasellame tipo Aco, Rei Cretariae Romanae Fautorum Acta, V-VI, pp Tesori della Postumia 1998, Tesori della Postumia. Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alle radici dell Europa, Catalogo della mostra (Cremona, 1998), a cura di G. SENA CHIESA, M. LAVIZ- ZARI PEDRAZZINI, Milano. M. VOLONTÉ 1998, I corredi della necropoli di San Lorenzo, in Tesori della Postumia 1998, p. 512.

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