Promozione degli investimenti nella produzione di biomasse legnose (D 2.1)

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1 Massimo Negrin e Valter Francescato AIEL (Italian Agro-forestry energy Association) BIOMASS TRADE CENTRE II WORK PACKAGE 2: Promozione degli investimenti nella produzione di biomasse legnose (D 2.1) TEMPLATE: REGIONAL REPORTS ON PROMOTION OF NEW INVESTMENTS IN WOOD BIOMASS PRODUCTION Country: Italy Work package leader: Waldverband Steiermark GmbH Styrian Forest Owners Association Data e luogo: Legnaro,

2 SOMMARIO 1. Mercato delle biomasse legnose 2. Filiera di produzione delle biomasse legnose 3. Filiera di produzione delle short rotation 4. Filiera di produzione della biomassa legnosa da frutteti e vigneti 5. Misure politiche esistenti a favore della filiera legno-energia 2

3 1. Mercato delle biomasse legnose L obiettivo dell Italia, in base alla direttiva 2009/28/CE, è produrre entro il 2020 il 17% del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili, che attualmente si attesta al 5,2%. Tra le rinnovabili i combustibili legnosi legna, cippato e pellet rappresentano già la seconda fonte energetica primaria (30%). In Italia il consumo di energia termica per il riscaldamento riveste grande importanza, nel 2007 è stato di 144 Mtep. Il 30% del calore è impiegato nel settore domestico (45 Mtep). Nel 2009 sono state consumate 19 milioni di tonnellate di legna da ardere da oltre 4 milioni di famiglie italiane, che ne consumano in media circa 4 t/anno ciascuna. Si tratta di un controvalore di quasi 2 miliardi di Euro. Il mercato italiano del pellet è il terzo in Europa, con oltre 1,2 milioni di tonnellate consumate annualmente, di cui circa il 60% sono prodotte internamente, raggiungendo un controvalore monetario di 250 milioni di Euro. Il cippato ha tre mercati di riferimento: - le grandi centrali elettriche (45 impianti, 450 MWe), che ne consumano circa 1,8 milioni di tonnellate all anno, di cui 1 milione importato; - i teleriscaldamenti (86 impianti, 400 MWt), in alcuni casi con applicazioni cogeneranti (18 impianti, 13,5 MWe), con un fabbisogno annuo di 0,41 milioni di tonnellate; - minireti e caldaie ad uso domestico che, considerate solo 5 regioni in cui si rileva una più o meno elevata diffusione di tali caldaie (Trentino- Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana e Piemonte), consumano quasi 0,4 milioni di tonnellate all anno. Nel loro complesso, questi mercati hanno un controvalore economico di circa 150 milioni di Euro. Il segmento di mercato dei combustibili legnosi impiegati in moderni ed efficienti apparecchi di piccola e media taglia ha nel nostro paese ampi margini di crescita. Lo sviluppo e il consolidamento di questo segmento è fortemente legato alla presenza di una rete diffusa di produttori e distributori professionali, in grado di offrire sul mercato prodotti rispondenti alle specifiche tecniche europee e ai marchi di qualità. La qualità dei combustibili legnosi, infatti, riveste un ruolo fondamentale per il corretto funzionamento degli apparecchi e quindi del loro fattore di emissione. Questa guida rappresenta, per alcune regioni italiane, una prima e parziale raccolta di aziende professionali che operano nella produzione e commercializzazione dei combustibili legnosi. L obiettivo e l auspicio è il 3

4 suo progressivo ampliamento, nel rispetto dei requisiti di inserimento, per favorire l incontro tra domanda e offerta e quindi lo stimolo per nuovi investimenti nel mercato dell uso energetico dei combustibili legnosi. L Italia è un paese ricco di boschi poveri, il 95% di questi infatti si trova in montagna-collina. La superficie forestale è in significativo aumento, si registra infatti un incremento delle superfici forestali da 5.5 M ha nel 1950 ai 10.4 M ha nel 2000 (2-3 M dei quali sono in conversione naturale) Tuttavia i benefici complessivamente ottenibili dalla filiera legno-energia sono significativi: 7,6 Mm 3 sono annualmente utilizzati nei boschi italiani, rispetto ad un incremento di circa 36 Mm 3, ovvero il 21%. Il 65% di questo volume è impiegato per la produzione di legna da ardere, il 35% dall industria del legno. Si stima che complessivamente il settore forestale giochi un ruolo sull economia del nostro paese che ammonta a circa lo 0,01% del PIL (0,9% del VA del settore primario). 4

5 In rosa = aree di montagna In nero = aree in conversione naturale Quotazioni dei principali combustibili utilizzati per il riscaldamento Nel grafico successivo si riportano i valori di prezzo dei principali combustibili attualmente impiegati per la produzione di energia termica. Si riportano i valori espressi in /MWh per combustibili fossili e legnosi, e in /t per le diverse categorie di cippato. 5

6 PREZZI DELL'ENERGIA PRIMARIA Cippato di potature [Classe B] Cippato di legno [Classe B] Cippato di legno [Classe A2] Cippato di legno [Classe A1] Legna da ardere Pellet di vite sfuso Pellet sfuso Pellet in sacchi Metano Gasolio per serre Gasolio da riscaldamento GPL /t /MWh Prezzi di legna cippato e pellet in Italia Di seguito si riportano le quotazioni di mercato rilevate da AIEL per i la legna da ardere, il cippato e il pellet. 6

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8 2. Filiera di produzione delle biomasse legnose di origine forestale Gli assortimenti ritraibili dal bosco I combustibili legnosi di origine forestale sono generalmente ottenibili dai residui delle utilizzazioni boschive, compiute durante le normali pratiche di gestione forestale. Gli assortimenti legnosi ritraibili dalla gestione forestale possono variare a seconda di diversi fattori, quali: - composizione di specie legnose; - tipologia di popolamento (governo, assortimenti ritraibili, provvigione, età); - tipo di intervento (taglio di preparazione, taglio di maturità, diradamento). Le principali origini dei prodotti legnosi destinati all impiego energetico possono essere: - cure colturali (diradamenti) su giovani popolamenti, dalle quali si ottiene materiale di piccole dimensioni non diversamente utilizzabile; - residui legnosi provenienti da tagli di maturità: - tondame di scarto e botoli basali dei tronchi colpiti da deperimento micotico; - cimali e ramaglia; - materiale di piccole dimensioni; - piante intere non destinabili all industria del legno. La reale disponibilità al prelievo di biomassa forestale è tuttavia fortemente influenzata dalle tecnologie a disposizione per le utilizzazioni boschive, dall orografia del territorio, oltre che dalle quotazioni di mercato dei diversi assortimenti legnosi e dei più convenzionali combustibili fossili alternativi. Con la sempre maggiore valorizzazione energetica delle risorse rinnovabili, sarà sempre più stretto il legame tra la pianificazione forestale e la produzione di biomassa destinata scopi energetici. 8

9 In fase di pianificazione delle attività di gestione e assestamento forestale, spesso è utile riuscire a stimare quanto materiale da destinare alla valorizzazione energetica (legna o cippato), sia possibile ricavare da una determinata area. A tal proposito, nelle tabelle successive, si riportano alcuni parametri volumetrici indicativi, utili per l individuazione della frazione di biomassa ottenibile da alcuni popolamenti forestali tipo. Come leggere le tabelle: All interno delle tabelle sono riportati per ogni voce 3 o 5 valori, i quali corrispondono alle unità di misura espresse dalla tabella per i diversi parametri riportati nel titolo della stessa. Ad esempio in tabella per il faggio, per il valore Volume dendrometrico unitario (m 3 /pianta) si riporta la serie di numeri 1,42 [0,29-3,64] che stanno ad indicare il volume dendrometrico unitario per piante aventi rispettivamente diametro di 40, 20 e 60 cm (come riportato nel titolo della tabella con lo schema 40 [20-60] cm. Fustaie Volume dendrometrico (fusto con corteccia + cimali e ramaglia) per pianta al variare del diametro e frazioni potenziali di scarto (%) da attribuire alle perdite legnose (destinabili a legna da ardere) e a cimali e ramaglia, per alcune specie legnose in fustaie di latifoglie. Volume dendrometrico unitario (m 3 /pianta) rispetto al diametro a 1,3 m: 40 [20-60] cm Specie Volume dendrometrico unitario Legna da ardere (m 3 Ramaglia (%) /pianta) (%) Faggio 1,42 [0,29-3,64] 25 [30-20] 6 [8-4] Castagno 1,36 [0,35-3,05] 21 [16-24] 4 [6-2] Rovere e Farnia 1,40 [0,39-3,07] 21 [16-25] 4 [7-3] Cerro 1,45 [0,31-3,72] 23 [48-10] 5 [7-3] Ontano 1,50 [0,32-3,48] 12 [15-10] 3 [5-2] Acero montano 1,55 [0,32-3,77] 18 [25-15] 4 [8-3] NOTA: la frazione rimanente è costituita da legname da opera Rapporto potenziale per fustaie di latifoglie mature: 9

10 m 3 di biomassa/m 3 legname da sega = 0,25 0,35 Valori medi di provvigione a ha per popolamenti forestali governati a fustaia di latifoglie. In tabella si riporta il volume cormometrico (volume dendrometrico detratto del volume di cimali e rami) per diverse età medie del popolamento e differenti gradi di fertilità e accrescimenti stazionali. Provvigione [vol. cormometrico] (m 3 /ha) rispetto all'età media del popolamento: 60 [20-40/80-100] anni Fertilità e accrescimenti buoni Fertilità e accrescimenti medi Fertilità e accrescimenti scarsi 355 [80-220/ ] 240 [60-145/ ] 140 [50-75/ ] Volume dendrometrico (fusto con corteccia + cimali e ramaglia) per pianta al variare del diametro e frazioni potenziali di scarto (%) da attribuire alle perdite legnose e a cimali e ramaglia, per alcune specie legnose in fustaie di conifere. Volume dendrometrico unitario (m 3 /pianta) rispetto al diametro a 1,3 m: 40 [20-60] cm Specie Volume dendrometrico unitario Cimali (m 3 Scarto legnoso (%) /pianta) ramaglia (%) Abete rosso 1,81 [0,35-4,15] 15 [23-12] 11 [17-8] Abete bianco 1,82 [0,31-4,33] 15 [23-12] 11 [17-8] Larice 1,33 [0,27-3,24] 16 [24-12] 10 [16-7] Pino silvestre 1,62 [0,27-4,22] 15 [23-12] 10 [16-7] NOTA: la frazione rimanente è costituita da legname da opera e Rapporto potenziale per fustaie di conifere mature: m 3 di scarto/m 3 legname assortimentale 1 = 0,2 0,3 Rapporto per popolamenti di età diverse: m 3 st di cippato/m 3 legname assortimentale = 1 Per legname assortimentale si intende tronco di legno decurtato dello scarto legnoso e di cimali e ramaglia, ovvero il volume di legname conferito in segheria. 10

11 Diametro medio piante (cm) Potenziale Tecnicamente ritraibile 20 1,65-1,70 1,16-1, ,86-0,90 0,62-0, ,58-0,62 0,43-0,46 Mediamente, solo il 65-70% dello scarto totale è tecnicamente ritraibile [di cui l 80% da legno di scaro + 20% da cimali e ramaglia] La frazione di cippato producibile in relazione al volume assortimentale si riduce tendenzialmente per popolamenti caratterizzati da coetaneità, elevati incrementi e qualità del legname. Tale rapporto aumenta per popolamenti di scarsa qualità e con bassa fertilità stazionale. Valori medi di provvigione a ha per popolamenti forestali governati a fustaia di conifere. In tabella si riporta il volume cormometrico (volume dendrometrico detratto del volume di cimali e rami) per diverse età medie del popolamento e differenti gradi di fertilità e accrescimenti stazionali. Provvigione [vol. cormometrico] (m 3 /ha) rispetto all'età media del popolamento: 60 [20-40/80-100] anni Fertilità e accrescimenti buoni Fertilità e accrescimenti medi Fertilità e accrescimenti scarsi 260 [35-115/ ] 200 [25-90/ ] 145 [15-65/ ] Cedui Normalmente i popolamenti con governo a ceduo sono in larga parte destinati alla produzione di legna da ardere o paleria. Ciò non toglie comunque che la frazione rimanente (tondelli di piccolo diametro e ramaglia o fascine) non possa essere utilizzata per la produzione di cippato. In Tabella si riportano i valori indicativi di provvigione a ha per alcuni cedui tipo. Per convertire il dato volumetrico (m 3 ) in peso (t o q), per le diverse specie, è possibile consultare la tabella e (determinazione della massa volumica con contenuto idrico del 13%). Tabella Provvigione a ha per alcuni popolamenti forestali governati a ceduo al variare dell età del popolamento. Si riporta, dove presente, la frazione % del volume 11

12 potenzialmente destinabile alla produzione di legna da ardere o legna da ardere + fascine, come da consuetudine. Provvigione (m 3 /ha)rispetto all'età del popolamento: 15 [5-25] anni Fertilità e Fertilità e Fertilità Specie U.M. accrescimenti buoni accrescimenti medi accrescimenti scarsi Faggio m 3 /ha 72 [25-120] 55 [20-95] 41 [13-68] Frazione legna da ardere % 70 [65-75]* e Castagno m 3 /ha 205 [50-350] 160 [35-275] 115 [25-210] Frazione legna da ardere e fascine Ceduo invecchiato anni % 55-80** Ceduo da paleria anni % 40-35** Cerro m 3 /ha 80 [30-105] 60 [20-72] Frazione legna da ardere % 75 [50-80]* 70 [55-75]* Robinia m 3 /ha 225 [50-380] 180 [75-320] 150 [20-260] Acero, Carpino, Cerro, Farnia, Frassino, Orniello, Roverella m 3 /ha 65 [20-90] 45 [15-70] 40 [10-60] *la parte restante è costituita da fascine/ramaglia **la parte restante è costituita da legname da opera e/o da paleria Si precisa che i dati riportati dalle soprastanti tabelle sono estratti da tavole stereometriche e alsometriche per diverse regioni d Italia. I valori sono quindi indicativi e variano a seconda di numerosi fattori che condizionano le caratteristiche stazionali del bosco. Qualora siano disponibili tavole di cubatura o formule alsometriche più dettagliate, si consiglia l uso di quest ultime. Il volume unitario per pianta, espresso nelle tabelle precedenti, può essere utilizzato per una stima speditiva e approssimativa del volume a ha, con l ausilio della Tabella allegati 1, che riporta il numero della piante a ha al variare della distanza media rilevata/stimata tra le piante del popolamento boschivo. Esempio Calcolo della provvigione a ha di un bosco di faggio e stima degli assortimenti ritraibili. 12

13 Si supponga di voler calcolare in modo approssimativo il volume di biomassa ritraibile da un popolamento di faggio avente le seguenti caratteristiche: fustaia coetanea di faggio superficie particella: m 2 (1,3 ha) diametro medio stimato delle piante: 40 cm distanza media tra le piante: 5,5 m Per calcolare il volume dendrometrico (fusto + chioma) si ricorre alla seguente metodologia speditiva: volume dendrometrico unitario: 1,42 m 3 /pianta (Tabella 3.1.1) volume dendrometrico a ha: 1,42 x 331 piante/ha (Tabella allegati 1) = 470 m 3 volume della particella: 611 m 3 Assortimenti ritraibili: Legna da ardere = 25% = 152 m 3 ~ 300 m 3 st di legna spaccata riversati ~ 182 t(m45) Ramaglia = 6% = 37 m 3 ~ 100 m 3 st di cippato Legname da opera (parte rimanente) = 69% = 422 m 3 Sistemi di esbosco In fase di pianificazione economica delle operazioni forestali, la scelta corretta del sistema di esbosco del legname e dell eventuale frazione di biomassa per impieghi energetici è determinante. I fattori che maggiormente influenzano tale scelta sono: - pendenza del terreno e sua accidentalità; - presenza e accessibilità della viabilità forestale; - possibile direzione di esbosco; - caratteristiche del soprassuolo; - intensità del taglio; - dimensioni del materiale utilizzato. 13

14 Le tabelle di seguito, tratte da Hippoliti e Piegai (2000), modificate da AIEL, offrono una generale panoramica dei possibili sistemi di esbosco, al variare delle caratteristiche dell intervento programmato. Sistemi di esbosco possibili con pendenza compresa nella I CLASSE DI PENDENZA (0-20%) Direzione esbosco Tutte di Intensità taglio Tutte del Dimensioni legname Piccole e medie del A soma [legna] A strascico Mezzo Trattore leggero Trattore e rimorchio o trattore portante Trattore con affastellatrice o gabbie Trattore pesante Sistema di esbosco A strascico [legname] Esboscotrasporto Skidder Grandi Trattore e rimorchio o trattore Esboscotrasporto portante Media e forte Forwarder Spaziatura delle strade: max 2 km, distanza di esbosco normalmente < m. Opportuno prevedere la presenza di un adeguata rete di piste. In particolar con tagli di debole e media intensità sono necessarie piste secondarie orientate a rittochino, distanti m (spaziatura minore in popolamenti densi, maggiore in quelli radi). Sistemi di esbosco per la II CLASSE DI PENDENZA (20-40%) Direzione esbosco Discesa di Intensità del taglio Debole Media forte e Piccole Medie e grandi Dimensioni del Sistema di Mezzo legname esbosco A strascico Trattore leggero [legname] Piccole Esboscotrasporto portante Trattore e rimorchio o trattore A soma [legna] Trattore con affastellatrice o gabbie A strascico Trattore leggero Medie Esboscotrasporto Trattore e rimorchio o trattore portante Grandi A strascico Trattore pesante Avvallamento A strascico [legname] Esboscotrasporto A soma [legna] Su fune Strascico Esbosco- Risine Trattore leggero Trattore e rimorchio o trattore portante Trattore con affastellatrice o gabbie Gru a cavo mobile leggera Trattori leggeri o pesanti a seconda del materiale Skidder Trattore e rimorchio o trattore 14

15 trasporto portante Forwarder Salita Debole Piccole Medie e grandi Su fune A strascico A soma [legna] Strascico Esboscotrasporto Gru a cavo mobile o semifissa Trattore leggero Verricello indipendente Trattore portante o con affastellatrice o gabbie Trattore pesante Skidder Trattore e rimorchio o trattore portante Su fune Gru a cavo mobile o semifissa Media e Tutte forte Esboscotrasporto Forwarder Spaziatura delle strade: max 1 km, distanza di esbosco normalmente < m. Per l'impiago di trattori e skidder è necessario disporre di piste principali, spaziate tra loro di m e integrate, dove necessario, da piste secondarie. Sistemi di esbosco possibili con pendenza compresa nella III CLASSE DI PENDENZA (40-60%) Direzione esbosco Discesa Salita di Intensità taglio Debole media del e Dimensioni legname Tutte Medie e grandi Tutte del Sistema di esbosco Avvallamento Mezzo Risine Trattore Strascico Skidder Su fune [lunghe Gru a cavo mobile distanze] leggera Avvallamento per brevi distanze Strascico Trattore Forwarder (fino a i 40%) Forte Esbosco-trasporto Cable forwarder (fino a Medie e grandi i:60%) Strascico Skidder Su fune [lunghe Gru a cavo mobile o distanze] semifissa Debole Tutte Da valutare caso per caso Su fune Gru a cavo mobili o Media e forte Tutte Esbosco-trasporto semifisse Cable forwarder (fino a i:60%) A seconda della spaziatura delle strade e della distanza di esbosco va valutata caso per caso la possibilità di adottare uno piuttosto che l altro sistema di esbosco. L esbosco con gru a cavo permette di coprire distanze di esbosco maggiori (oltre m in alcuni casi e con legname di pregio); per l'impiego di trattori è indispensabile la presenza di piste. Sistemi di esbosco possibili con pendenza compresa nella IV e V CLASSE DI PENDENZA (60-80% e >80%) 15

16 Direzione esbosco di Intensità taglio Debole media del e Dimensioni legname Tutte del Sistema di esbosco Avvallamento Su fune Mezzo Gru a cavo mobile Discesa Avvallamento (brevi distanze) Forte Tutte Gru a cavo mobile o Su fune semifissa Debole Tutte Da valutare caso per caso Salita Gru a cavo mobile o Media e forte Tutte Su fune semifissa Per la spaziatura delle strade e la distanza di esbosco si tengano in considerazione le valutazioni sopra descritte (Hippoliti, 1997; Hippoliti e Piegai, 2000; integrazioni AIEL). I sistemi di esbosco su pendenze della classe V vanno valutati attentamente in relazione al valore di macchiatico ottenibile e alle funzioni specifiche attribuite al popolamento boschivo. Calcolo dei costi di produzione Costi di e sbosco e prima lavorazione Nelle tabelle successive si riportano i principali valori di produttività e costi d impiego delle più convenzionali macchine e attrezzature impiegate nelle utilizzazioni boschive. Operazioni di taglio e primo allestimento: valori unitari di produttività, costo orario, costo unitario, durata tecnica e anni di ammortamento. 16

17 Operazioni di esbosco: valori unitari di produttività, costo orario, costo unitario, durata tecnica e anni di ammortamento. 17

18 Operazioni di allestimento e prima lavorazione: valori unitari di produttività, costo orario, costo unitario, durata tecnica e anni di ammortamento. 18

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20 Produzione di legna da ardere Dopo la prima lavorazione con motosega o harvester in bosco o in impianto, il legname viene trasportato al piazzale di lavorazione, dove subisce la riduzione a misura di impiego come combustibile. Tale trasformazione prevede tre operazioni distinte: selezione: il materiale viene separato, secondo le categorie del ciocco da caminetto, dello spaccone e della legna corta da forno; troncatura: riduzione della lunghezza del toppo con taglio del tronchetto in direzione perpendicolare alle fibre a lunghezze variabili tra i 25 e i 100 cm; fenditura: riduzione della larghezza con spacco del tronchetto in direzione parallela alla fibratura. A seconda dell operazione compiuta, le macchine per la lavorazione della legna da ardere si distinguono in: segalegna: si distinguono in base all organo di taglio in: seghe a nastro, che lavorano diametri anche maggiori di 40 cm e comportano basse perdite di segagione; seghe a disco, più limitate nei diametri e con maggiori perdite di segagione; seghe a catena, agiscono sul tronco come una motosega; 20

21 spaccalegna: dotate di organo di spacco a cuneo o a vite. Nelle macchine a cuneo di uso domestico sono presenti 2 o 4 facce che lavorano in verticale ed esercitano una forza di spacco fino a 15 t. Nelle macchine più potenti il tronco, posizionato orizzontalmente, viene mosso da uno spintore contro un cuneo, o griglia che può avere fino a 16 facce di spacco, con una forza fino a t. Le spaccalegna a vite sono dotate di un cono filettato che si avvita nel legno fino a spaccarlo, sono più veloci di quelle a cuneo ma poco precise; combinate (sega-spaccalegna): alcuni modelli sono portati, ma sono per lo più centri di lavorazione stazionari che combinano le due fasi lavorative, permettendo un elevata automazione e una maggiore produttività del ciclo di lavorazione, partendo sia da tronchi che da ramaglia e scarti. Sono dotate di motore a scoppio o elettrico (sino a 55 kw), possono lavorare tronchi lunghi al massimo 6 m con diametri fino a 60 cm con produttività anche maggiori a 12 t/h. Produzione di cippato La cippatrice è una macchina progettata per la riduzione del legno in scaglie e può essere fissa, semovente, carrellata, allestita su rimorchio o su autocarro o montata sull attacco a tre punti del trattore. La macchina può essere dotata di motore autonomo o essere azionata dalla presa di potenza (p.d.p.) del trattore. In base all unità di cippatura, le macchine possono essere classificate in: cippatrici a disco: unità di cippatura costituita da un pesante volano su cui sono montati da due a quattro coltelli in posizione radiale. Una controlama regolabile, che coadiuva l azione dei coltelli, permette di variare le dimensioni delle scaglie, mediamente comprese fra 0,3 e 4,5 cm; cippatrici a tamburo: sono macchine più grandi e potenti delle cippatrici a disco, adatti a lavorare sia toppi che ramaglia. L organo di taglio è costituito da un cilindro in acciaio su cui sono montati coltelli (fino a 12) in posizione tangenziale; il materiale restituito è più eterogeneo, con scaglie fino a 6,5 cm. I coltelli vanno sostituiti ogni t (lavorando latifoglia) o t (lavorando conifera); cippatrici a vite o coclea: l organo di taglio è costituito da una grossa vite a sezione decrescente con i bordi taglienti che ruota su un asse orizzontale. Sono macchine 21

22 poco diffuse, adatte a lavorare quasi esclusivamente tronchi o fusti interi e producono scaglie più grandi (fino a 8 cm) rispetto alle altre unità. A seconda della potenza le cippatrici sono classificate di: piccola potenza: solitamente attaccate all attacco a tre punti del trattore o carrellate. Sono azionate da p.d.p. o hanno un motore indipendente (~50 kw); lavorano diametri fino a 20 cm e arrivano a produrre 20 t/giorno; media potenza: allestite anche su rimorchi mono o bi-asse. Possono essere azionate da motori a scoppio indipendenti ( kw); lavorano diametri fino a 30 cm e arrivano a produrre 50 t/giorno; elevata potenza: allestite su rimorchi a 2 o più assi o su autocarri (esistono anche modelli semoventi). In alcuni casi possono essere azionate dal motore dello stesso autocarro, ma generalmente sono dotate di un motore autonomo (>150 kw); macinano diametri elevati (>45 cm) e possono superare ampiamente le 60 t/giorno. Varianti Sono presenti sul mercato i cosiddetti Chipper-truck, ovvero cippatrici portate da un autocarro con un unico motore. Alcune di queste sono dotate di un cassone a ribaltamento alto per lo scarico del materiale post-cippatura. Il cassone consente di effettuare brevi spostamenti per il raggiungimento del mezzo di trasporto (utile in spazi ristretti su cantieri forestali); oppure fungere da polmone, consentendo alla cippatrice di lavorare anche quando la gestione logistica dei trasporti non può essere ottimale. 22

23 Il vaglio è un importante accessorio che permette di selezionare le scaglie in fase di espulsione, raffinando quindi il cippato ma abbassando al contempo la produttività. Quando la cippatura avviene in luogo diverso dall impianto di utilizzazione finale, il prodotto è trasportato per mezzo di autocarro o autotreno con cassoni in lega leggera, raramente autoarticolato. L autotreno inoltre può essere allestito con una benna e quindi essere autonomo per il carico del cippato. In uno studio condotto sull attività di una cippatura in ambito alpino, si riportano i valori di produttività (m 3 sr/h) di una cippatrice di elevata potenza, al variare del materiale di partenza [Negrin et al., 2008]. I valori medi di produttività (Figura 3.3.1) sono espressi al netto dei tempi di preparazione, trasferimento, manutenzione e attesa per il conferimento del materiale, che variano a seconda dell organizzazione e della logistica del cantiere. Produttività calcolata sul tempo netto, con una cippatrice di grossa potenza (340 kw) per diverse tipologie di materiale lavorato 23

24 Prod. netta (m 3 st/h) Tondame Abete rosso Stanghe Abete rosso 60 Cimali e ramaglia 90 Sciaveri e refili La produttività della cippatura è legata, oltre che alla macchina impiegata, anche alla tipologia di materiale lavorato. Tendenzialmente la produttività aumenta con le dimensioni del materiale introdotto. Ciò accade fino al raggiungimento di una determinata soglia, variabile da macchina a macchina, oltre la quale il tempo necessario per cippare un unità di materiale di dimensioni vicine alla soglia limite della cippatrice è proporzionalmente maggiore rispetto a quello necessario per pezzi di dimensioni inferiori. Cimali e ramaglia offrono tendenzialmente una minore produttività della macchina, a causa della ridotta massa volumica sterica del materiale. Gli scarti provenienti dall industria del legno, qualora manovrati da personale esperto, possono garantire una resa molto alta, ciò è riconducibile alla possibilità di avere un flusso costante del materiale nel rotore della cippatrice. Dal medesimo studio risulta che la produttività oraria calcolata sul tempo lordo di un cantiere è molto variabile a seconda dell organizzazione logistica dello stesso. In particolare cantieri forestali dov è prevista la cippatura direttamente sul cassone del mezzo di trasporto, comportano una minore resa complessiva proprio per la difficoltà di coordinare i tempi necessari al conferimento. 24

25 Cippatura in bosco direttamente su autocarro: Tempo netto effettivo di cippatura = 60-65% del tempo lordo del cantiere Prevedendo la strutturazione di una piattaforma o di un piazzale dove poter cippare in continuo il materiale è possibile ridurre i tempi morti, aumentare la produttività oraria della cippatrice (mezzo più oneroso del processo produttivo) e quindi ridurre i costi di cippatura. Cippatura in piattaforma Tempo netto effettivo di cippatura = 75-85% del tempo lordo del cantiere L usura delle lame è un altro fattore che influenza la capacità produttiva della macchina. Solitamente infatti la sostituzione dei coltelli comporta un sensibile aumento della produttività. La tipologia del materiale non è l unica variante che determina la diversa usura dei coltelli. Questa infatti dipende anche dalle condizioni del materiale (dimensioni e contenuto idrico) e dall eventuale presenza di corpi estranei non legnosi, come sassi, pezzi di ferro e oggetti vari, che accidentalmente possono essere presenti all interno della catasta di materiale. Produttività espressa in m 3 st/h sul tempo netto effettivo (TNE) al crescere dell usura dei coltelli espressa in m 3 st di materiale lavorato. Caso riferito al tondame (diam. maggiore di 25 cm). Produttività espressa in m 3 st/h sul tempo netto effettivo (TNE) al crescere dell usura dei coltelli espressa in m 3 st di materiale lavorato. Caso riferito a piante intere provenienti da un diradamento (diam. inferiore a 20 cm) 25

26 m 3 st/h 150 m 3 st/h Tondame Piante intere Abete rosso [diradamento] R² = 0, R² = 0, Usura dei coltelli (m 3 st lavorati) Usura dei coltelli (m 3 st lavorati) Confronto tra i costi di produzione con e senza piattaforma I costi delle diverse fasi lavorative necessarie per la produzione di cippato possono variare a seconda della logistica con la quale viene gestito il ciclo produttivo e in funzione quindi della qualità del materiale finale che si intende ottenere. In particolare nel grafico seguente si riportano i risultati pubblicati da uno studio di fattibilità (Negrin et al., 2011) sulla realizzazione di una piattaforma logistica per la produzione di cippato di qualità a servizio di un comprensorio alpino (Magnifica Comunità di Fiemme), prevalentemente costituito da boschi di produzione di abete rosso. In particolare si riportano i costi medi di produzione e conferimento di cippato forestale (residui di utilizzazioni boschive) con l impiego di due diversi scenari logistici: - con piattaforma, ovvero con deposito e stagionatura del materiale tal quale in piattaforma, cippatura sotto copertura e trasporto del cippato in seguito al carico con pala meccanica; - senza piattaforma, ovvero lavorazione in bosco o su piazzale di deposito con cippatura diretta sul mezzo di trasporto. Il cippato è conferito mediamente su distanze di km. 26

27 Costi unitari di produzione del cippato ( /m 3 st) con e senza la strutturazione di una piattaforma logistica di produzione. ( /m 3 st) 13 ~12 /m 3 st ,7 ~10 /m 3 st Trasporto cippato (30-35 km) 9 8 2,8 3,1 Trasporto materiale tal quale 7 6 1,9 1,8 Costi di gestione ,8 1,5 Macchine per la trasformazione 2 1 2,0 3,8 Infrastrutture e terreno 0 SI piattaforma NO piattaforma La gestione del ciclo produttivo e di conferimento del cippato, prevedendo la strutturazione di una piattaforma logistica, risulta essere mediamente più onerosa della semplice gestione della cippatura in bosco o piazzale. I maggiori costi sono principalmente attribuibili all ammortamento della struttura per lo stoccaggio del cippato. Oltre a questo si registrano mediamente maggiori costi per il trasporto del materiale tal quale alla piattaforma (solitamente più distante dai cantieri di produzione rispetto ai piazzali dislocati in modo puntiforme) e un sensibile incremento dei costi vari di gestione: manutenzione, carburante e costi fissi dell infrastruttura. Nella fase prettamente di cippatura in piattaforma, il costo delle macchine per la movimentazione del materiale, mediamente corrisponde ai risparmi dovuti ad un incremento della produttività della cippatrice, comportando quindi un costo di produzione finale similare. Un significativo vantaggio logistico si verifica nel trasporto del materiale dalla piattaforma, che permette di accelerare le operazioni di carico e quindi ridurre i costi 27

28 di conferimento. Per brevi tragitti (30-35 km) il costo di conferimento può ridursi anche del 45%. A fronte di un costo di produzione complessivo maggiore del 20% circa, è possibile ottenere un materiale di qualità che può garantire un incremento del prezzo di vendita finale pari al 45-50%. Trasporto dei biocombustibili Esistono diverse modalità per la determinazione del costo di trasporto dei combustibili legnosi. Solitamente gli autotrasportatori adottano un costo orario che varia a seconda del mezzo impiegato per il trasporto. Si tenga comunque in considerazione che il costo di trasporto imputato all unità trasportata, può variare, oltre che per la distanza e il mezzo di trasporto, anche in funzione della logistica con la quale viene organizzato un cantiere. Mezzi solitamente utilizzati per il trasporto di biomassa legnosa e relativi volumi e pesi medi trasportabili, costi orari e velocità medi. m 3 t /h Velocità media (km/h) Autotreno Autocarro Trattore e rimorchio Autocarro medio Autocarro piccolo 8 1, Costo del trasporto a viaggio Determinazione del costo del singolo viaggio per il trasporto del carico di biomassa legnosa: Per ottenere il tempo totale è necessario esprimere in ore il tempo di andata e ritorno sommato a quello necessario per il carico e lo scarico del materiale. Il costo è dato dal tempo totale del viaggio moltiplicato per il costo orario del mezzo. 28

29 Costo del trasporto a volume Determinazione del costo di trasporto volumetrico dei combustibili legnosi, al variare del costo del viaggio e del volume trasportato: Costi di trasporto al m 3 st con diversi mezzi, al variare della fascia chilometrica. /m 3 st km

30 m 3 Autotreno 90 0,6 1,0 2,2 3,0 4,1 Autocarro 45 0,9 1,6 3,6 4,9 6,9 Trattore e rimorchio 35 1,3 2,5 5,9 8,2 11,6 Autocarro medio 25 1,0 1,6 3,7 5,1 7,2 Autocarro piccolo 8 2,3 4,1 9,8 13,5 19,1 Massa sterica di diversi assortimenti legnosi trasportati Spesso può essere utile determinare il costo di trasporto del materiale tal quale prima della lavorazione e ottenimento di un prodotto legnoso destinato a scopi energetici. A tal proposito in Tabella si riporta il coefficiente di volume sterico per diversi assortimenti legnosi. Coefficiente di volume sterico (m 3 /m 3 st accatastato su automezzo) per alcuni assortimenti di bosco e di segheria da destinare a usi energetici. Assortimento m 3 /m 3 st accatastato Tondello grosso, dritto e liscio C 0,73-0,77 Tondello grosso, dritto e liscio L 0,68-0,72 Tondelli con d > 7cm Tondello piccolo, dritto e liscio L Tondello grosso, storto e gropposo L+C 0,63-0,67 Tondello piccolo, storto e gropposo C Tondelli da cartiera su automezzo 0,6-0,7 Tondello di cimale C 0,58-0,62 Tondello di cimale L 0,53-0,57 Tondelli minuti con 7<D<4 cm 0,50-0,55 Tondello di rami C 0,48-0,52 Tondello di scarto del fusto C 0,48-0,52 Tondello lungo di cimale C 0,48-0,52 Tondello di rami L 0,42-0,48 Tondo di scarto di rami L+C 0,13-0,17 Spacconi grossi, diritti e lisci C+L 0,73-0,77 Spacconi piccoli e diritti e lisci L+C 0,68-0,72 Spacconi storti e gropposi C 0,68-0,72 Spacconi storti e gropposi L 0,63-0,67 Piante intere e sezionate su automezzo 0,35-0,40 Botoli e tondame di scarto 0, Sciaveri sciolti accatastati 0,5-0,7 Sciaveri in fasci 0,55-0,65 30

31 Refili non legati 0,45-0,65 Refili in fasci 0,5-0,7 Ceppaie L+C 0,42-0,48 Ramaglia accatastata 0,25-0,4 Ramaglia fine 0,15-0,25 Ramaglia e cimali su automezzo 0,15-0,20 L = latifoglie; C = conifere. 1 m 3 st di piante intere sezionate accatastate = 0,9-1,1 m 3 st di cippato 1 m 3 st di botoli e tondame di scarto accatastate = 1-1,3 m 3 st di cippato 1 m 3 st di ramaglia accatastata = 0,7-0,8 m 3 st di cippato Costo del trasporto a peso Determinazione del costo unitario di trasporto ( /t) dei combustibili legnosi, al variare del costo del viaggio (distanza di trasporto e costo orario del mezzo) e della massa sterica trasportata - determinata a sua volta dal contenuto idrico e dalla specie legnosa. Costi di trasporto del cippato a tonnellata al variare di del mezzo impiegato per il trasporto e della fascia chilometrica, del contenuto idrico (M30 e M50) e del tipo di legno trasportato (legno duro o legno tenero). 31

32 /t M30 - Cip legno duro 2 /t M50 - Cip legno duro km m 3 Autotreno 90 1,9 3,0 6,5 8,7 12,2 1,4 2,2 4,6 6,3 8,7 Autocarro 45 2,8 4,7 10,6 14,5 20,4 2,0 3,4 7,6 10,4 14,6 Trattore e rimorchio 35 4,0 7,3 17,4 24,1 34,1 2,8 5,2 12,4 17,2 24,4 Autocarro medio 25 2,7 4,7 10,9 15,0 21,2 1,9 3,4 7,8 10,7 15,1 Autocarro piccolo 8 6,7 12,2 28,7 39,7 56,1 4,8 8,7 20,5 28,3 40,1 /t M30 - Cip legno tenero 3 /t M50 - Cip legno tenero km m 3 Autotreno 90 2,9 4,7 9,9 13,4 18,6 2,1 3,3 7,1 9,6 13,3 Autocarro 45 4,2 7,2 16,2 22,2 31,1 3,0 5,2 11,6 15,8 22,3 Trattore e rimorchio 35 6,1 11,2 26,5 36,8 52,2 4,3 8,0 19,0 26,3 37,3 Autocarro medio 25 4,1 7,2 16,7 22,9 32,3 2,9 5,2 11,9 16,4 23,1 Autocarro piccolo 8 10,2 18,6 43,8 60,6 85,9 7,3 13,3 31,3 43,3 61,4 Cip = Cippato; Costi di trasporto della legna da ardere a tonnellata al variare del mezzo impiegato per il trasporto, della fascia chilometrica, del contenuto idrico (M30 e M50) e del tipo di legno trasportato (legno duro o legno tenero). 2 Per Cip Legno duro è stato considerata la quercia: 0,341 t/mst per cippato M30, 0,477 t/mst per cippato M50. 3 Per Cip Legno tenero è stato considerato l abete rosso: 0,223 t/m st per cippato M30, 0,312 t/m st per cippato M50. 32

33 /t M30 - Lsp legno duro 4 /t M50 - Lsp legno duro km m 3 Autotreno 90 1,3 2,0 4,3 5,8 8,1 0,9 1,4 3,1 4,1 5,8 Autocarro 45 1,8 3,1 7,0 9,6 13,5 1,3 2,2 5,0 6,9 9,6 Trattore e rimorchio 35 2,6 4,8 11,5 16,0 22,6 1,9 3,5 8,2 11,4 16,2 Autocarro medio 25 1,8 3,1 7,2 9,9 14,0 1,3 2,2 5,2 7,1 10,0 Autocarro piccolo 8 4,4 8,1 19,0 26,3 37,2 3,2 5,8 13,6 18,8 26,6 /t M30 - Lsp legno tenero 5 /t M50 - Lsp legno tenero km m 3 Autotreno 90 1,9 3,0 6,3 8,5 11,9 1,3 2,1 4,5 6,1 8,5 Autocarro 45 2,7 4,6 10,3 14,2 19,9 1,9 3,3 7,4 10,1 14,2 Trattore e rimorchio 35 3,9 7,1 17,0 23,5 33,3 2,8 5,1 12,1 16,8 23,8 Autocarro medio 25 2,6 4,6 10,6 14,7 20,7 1,9 3,3 7,6 10,5 14,8 Autocarro piccolo 8 6,5 11,9 28,0 38,7 54,9 4,6 8,5 20,0 27,6 39,2 Lsp = Legna spaccata riversata Costo del trasporto a contenuto energetico Determinazione del costo unitario di trasporto a contenuto energetico ( /MWh) dei combustibili legnosi, al variare del costo del viaggio (distanza di trasporto e costo orario del mezzo), della massa sterica trasportata - determinata a sua volta dal contenuto idrico e dalla specie legnosa (Tabella 1.7.3) e del potere calorifico del legno con un determinato contenuto idrico M (Tabella 2.8.1): Costi di trasporto del cippato a MWh al variare del mezzo impiegato per il trasporto, della fascia chilometrica, del contenuto idrico (M30 e M50) e del tipo di legno trasportato (legno duro o legno tenero). 4 Per Lsp Legno duro è stato considerata la quercia: 0,514 t/m st per legna riversata M30, 0,720 t/m st per legna riversata M50. 5 Per Lsp Legno tenero è stato considerato l abete rosso: 0,349 t/m st per legna riversata M30, 0,489 t/m st per legna riversata M50. 33

34 /MWh M30 - Cip legno duro /MWh M50 - Cip legno duro km m 3 Autotreno 90 0,6 0,9 1,9 2,6 3,6 0,6 1,0 2,1 2,8 3,9 Autocarro 45 0,8 1,4 3,1 4,3 6,0 0,9 1,5 3,4 4,6 6,5 Trattore e rimorchio 35 1,2 2,1 5,1 7,1 10,0 1,3 2,3 5,6 7,7 10,9 Autocarro medio 25 0,8 1,4 3,2 4,4 6,2 0,9 1,5 3,5 4,8 6,8 Autocarro piccolo 8 2,0 3,6 8,4 11,7 16,5 2,1 3,9 9,2 12,7 18,0 /MWh M30 - Cip legno tenero /MWh M50 - Cip legno tenero km m 3 Autotreno 90 0,9 1,4 2,9 3,9 5,5 0,9 1,5 3,2 4,3 6,0 Autocarro 45 1,2 2,1 4,8 6,5 9,2 1,4 2,3 5,2 7,1 10,0 Trattore e rimorchio 35 1,8 3,3 7,8 10,8 15,3 1,9 3,6 8,5 11,8 16,7 Autocarro medio 25 1,2 2,1 4,9 6,7 9,5 1,3 2,3 5,3 7,4 10,4 Autocarro piccolo 8 3,0 5,5 12,9 17,8 25,3 3,3 6,0 14,0 19,4 27,5 Costi di trasporto della legna da ardere a MWh al variare di del mezzo impiegato per il trasporto e della fascia chilometrica, del contenuto idrico (M30 e M50) e del tipo di legno trasportato (legno duro o legno tenero). /MWh M30 - Lsp legno duro /MWh M50 - Lsp legno duro km m 3 Autotreno 90 0,4 0,6 1,3 1,7 2,4 0,4 0,6 1,4 1,9 2,6 Autocarro 45 0,5 0,9 2,1 2,8 4,0 0,6 1,0 2,2 3,1 4,3 Trattore e rimorchio 35 0,8 1,4 3,4 4,7 6,7 0,8 1,6 3,7 5,1 7,2 Autocarro medio 25 0,5 0,9 2,1 2,9 4,1 0,6 1,0 2,3 3,2 4,5 Autocarro piccolo 8 1,3 2,4 5,6 7,7 11,0 1,4 2,6 6,1 8,4 11,9 /MWh M30 - Lsp legno tenero /MWh M50 - Lsp legno tenero km m 3 Autotreno 90 0,5 0,9 1,9 2,5 3,5 0,6 1,0 2,0 2,7 3,8 Autocarro 45 0,8 1,4 3,0 4,2 5,9 0,9 1,5 3,3 4,5 6,4 Trattore e rimorchio 35 1,1 2,1 5,0 6,9 9,8 1,2 2,3 5,4 7,5 10,7 Autocarro medio 25 0,8 1,4 3,1 4,3 6,1 0,8 1,5 3,4 4,7 6,6 Autocarro piccolo 8 1,9 3,5 8,2 11,4 16,1 2,1 3,8 9,0 12,4 17,6 34

35 Variazione del costo di trasporto ( /MWh) di cippato di abete rosso con un autotreno avente un volume di 90 m 3, al variare della distanza di trasporto e del contenuto idrico del cippato. /MWh km M ,7 1,1 1,6 2,0 2,4 2,8 3,3 3,7 4,1 4,5 20 0,7 1,1 1,6 2,0 2,4 2,9 3,3 3,7 4,2 4,6 25 0,7 1,2 1,6 2,0 2,5 2,9 3,3 3,8 4,2 4,6 30 0,7 1,2 1,6 2,1 2,5 2,9 3,4 3,8 4,3 4,7 35 0,7 1,2 1,6 2,1 2,5 3,0 3,4 3,9 4,3 4,8 40 0,8 1,2 1,7 2,1 2,6 3,0 3,5 3,9 4,4 4,9 45 0,8 1,2 1,7 2,2 2,6 3,1 3,6 4,0 4,5 5,0 50 0,8 1,3 1,8 2,2 2,7 3,2 3,7 4,1 4,6 5,1 55 0,8 1,3 1,8 2,3 2,8 3,3 3,8 4,3 4,8 5,3 Variazione del costo di trasporto ( /MWh) di cippato di abete rosso con un autotreno avente un volume di 90 m 3, al variare della distanza di trasporto e del contenuto idrico del cippato. Costo di trasporto ( /MWh) 6,0 5,5 5,0 4,5 4,0 3,5 3,0 2,5 2,0 1,5 1,0 0,5 Cippato di abete rosso 100 km 70 km 50 km 20 km 10 km 0, Contenuto idrico (M %) 35

36 Scenari di produzione di LEGNA e CIPPATO Il costo di produzione del cippato forestale è minore la dove c è la possibilità di ammortizzare i costi di taglio, allestimento ed esbosco su diversi tipi di assortimento, come accade nel taglio di maturità in fustaia destinata a legname da opera. I costi di produzione diventano di conseguenza più significativi nel caso in cui il cippato è l unica destinazione possibile del materiale legnoso esboscato, come spesso accade negli interventi di diradamento o cure colturali. In quest ultimo caso i costi di ottenimento e approvvigionamento sono interamente ammortizzati sul volume di cippato producibile. 36

37 3. Filiera di produzione di biomassa dalle short rotation Il mercato delle biomasse solide prodotte sui terreni agricoli da colture energetiche a corta rotazione stenta ancora a decollare, nonostante gli aiuti economici introdotti dalla riforma della PAC e gli incentivi stanziati da alcune regioni italiane. Una delle principali barriere che ostacola lo sviluppo di questo mercato è la scarsa disponibilità di chiare e trasparenti informazioni - in un ottica di filiera - per gli agricoltori, sulla base delle quali orientarsi verso gli investimenti che essi riterranno essere i più convenienti in funzione delle diverse opportunità colturali e di uso energetico finale. Per stimolare gli investimenti, abbiamo cercato di raccogliere le informazioni tecnicoeconomiche e di mercato essenziali, attualmente disponibili in letteratura, sulle colture energetiche che riteniamo le più mature per i terreni agricoli, riportando esempi pratici di uso energetico finale dei biocombustibili solidi ricavabili. Siepi da energia Le siepi sono formazioni lineari miste o monospecifiche dislocate principalmente lungo i canali di scolo dei terreni agricoli. Oltre alla funzione produttiva svolgono contemporaneamente anche altre e importanti funzioni: frangivento, fitobiodepurante, paesistica, isolamento visivo, corridoio ecologico, riproduzione di insetti e fauna. La densità delle siepi campestri sui terreni agricoli della pianura padana varia da 30 a 90 m/ha 37

38 Siepe di platano È adatta a terreni con buona dotazione idrica. Il piano arboreo è costituito da platano mentre quello arbustivo da viburno. Il modulo base viene interrotto ogni 20 metri da un modulo interruttore che, in caso di infezione da cancro colorato, ne impedisce la propagazione lungo tutta la fila. Siepe di robinia È adatta a terreni siccitosi. Il piano arboreo è costituito da robinia che rappresenta la specie principale accompagnata sul piano arbustivo da spincervino, prugnolo, biancospino, ligustrello, sanguinella, lantana; queste ultime svolgono un importante funzione mellifera. La siepe è costituita da una fila singola con spaziatura di 2 m fra le ceppaie. Costi di produzione, realizzazione e ripristino I costi di produzione orientativi si riferiscono a cantieri in cui si impiegano prevalentemente macchine ed attrezzature presenti nell azienda agricola. Il diradamento precoce e selettivo dei polloni sulle ceppaie consente di incrementare la produttività e ridurre i costi di produzione; inoltre, per ridurre il costo del cippato, è preferibile produrlo in forma accessoria rispetto alla legna, che ha il maggior valore di mercato. 38

39 Il costo medio di realizzazione di una siepe da energia è di ca. 400 /100m. Il costo di ripristino colturale di una siepe irrazionale, al netto della vendita del legname ricavabile, è ca. 500 /100m Arboreti da energia Sono soprassuoli costituiti da latifoglie a rapido accrescimento (robinia, platano, frassino e olmo) con una densità di ca piante/ha, sesto di impianto di 3,5 x 2 m. Il turno può variare fra 5 e 7 anni, garantendo così anche una certa funzione ambientale. Gli assortimenti ritraibili sono legna e cippato. Diradamenti degli arboreti da legno Con i tagli intercalari (diradamenti) negli arboreti da legno, impiegando macchine e attrezzature forestali (teste abbattitrici), è possibile produrre legna da ardere e cippato dalle specie accessorie arboree ed arbustive (ontano, nocciolo, magaleppo, salici, ). 39

40 Cedui a corta rotazione (src) I cedui a corta rotazione (SRC) sono soprassuoli coltivati su terreni agricoli composti da specie arboree a rapido accrescimento. In Italia sono realizzati con pioppo, salice, robinia ed eucalipto. I pioppi sono impiegati principalmente sui terreni agricoli del Centro-Nord Italia. I cedui sono caratterizzati da un elevata densità di impianto, ripetute ceduazioni in periodi molto brevi, da 1 fino a 6 anni, e tecniche di coltivazione intensive. Modelli colturali e produttività In Italia finora sono stati coltivati prevalentemente i cedui a turno annuale e biennale (modello europeo); si rileva tuttavia un crescente interesse per i cedui con minore densità d impianto e turni fino a 5-6 anni (modello americano). La tabella seguente riporta una sintesi dei valori di produttività di piantagioni - sia commerciali che sperimentali - rilevati in Italia e in Europa a partire dagli anni 90. Note sulla produttività Il ceduo entra in regime di produzione tra il secondo e il terzo turno La produttività diminuisce nel tempo, specie nei modelli colturali più intensivi, a causa della graduale mortalità delle ceppaie Allungando il turno si ottiene un minor decremento della produttività nel tempo 40

41 Allungando il turno e riducendo la densità si riducono i costi di coltivazione, mentre aumentano i costi di utilizzazione Modello colturale Turno Regioni Specie Densità (piante/ha) Produttività (t ss /ha/anno) 1 anno Lombardia (BS, PV) Pioppo F1R1 3,8 F1R2 13,8 Pioppo bianco F1R3 4-10,4 Modello europeo 2 anni Toscana (PI) Pioppo ,0 (media) Piemonte (AL) Robinia F1R1 11, F1R2 9,1-12,5 F1R1 13,0 F1R2 8,1 10,8 Veneto ,1 (media) Friuli V. G ,0 (media) Toscana (PI) Pioppo ,0 (media) Lazio (RM) F2R3 13,5-9,5 Toscana (PI) ,0 (media) 3 anni Germania (Baviera) Austria Pioppo bianco F6R6 4,6 7,9 Modello americano 5-6 anni Lombardia (PV) Piemonte (VC, AL) Pioppo F5R5 11,1 F6R6 9,1 F5R5 16,2 F6R11 14,7 Robinia F5R5 6,6 SRC - modello europeo Principali vantaggi del modello europeo disponibilità di cloni con elevata capacità di crescita, ricaccio e resistenza alle principali avversità produzioni di grandi quantità di materiale ogni due anni non richiede cure per la qualità del legno 41

42 SRC - modello americano Principali vantaggi del modello americano rispetto a quello europeo possibilità di anticipare o posticipare il turno di 1-2 anni in funzione delle richieste del mercato possibilità di produrre vari assortimenti: produzione di tondello e cippato, toppi da sega per l industria dell imballaggio, tronchetti per cartiera pratiche colturali meno intensive e controllo delle infestanti meno problematico possibilità di effettuare una stagionatura intermedia del materiale tal quale riducendo le perdite di sostanza legnosa produzione di cippato di migliore qualità Impianto e cure colturali La messa a dimora dell impianto è preceduta da un accurata preparazione del terreno (aratura, erpicatura, discatura). Il trapianto delle talee o degli astoni di pioppo si esegue in marzo-aprile. In pre-emergenza è effettuato un diserbo chimico con prodotti erbicidi, localizzato o a pieno campo. Nel primo anno si eseguono sarchiature e periodiche erpicature (30 cm) per contenere le infestanti. Negli anni successivi possono essere necessari interventi fitosanitari contro la Crisomela del pioppo. La concimazione chimica azotata è effettuata ad ogni ceduazione prima della ripresa vegetativa (100 kgn/ha). A fine ciclo (10-15 anni) si effettua il ripristino del terreno: triturazione ed eliminazione delle ceppaie. TAGLIO E RACCOLTA Modello europeo falcia-trincia-caricatrici oppure con più piccole trincia-caricatrici; le produttività sono rispettivamente ca. 15 e 4 tss/ora sui cedui biennali. 42

43 Si ottiene cippato fresco con un contenuto idrico medio del 55% (M), venduto prevalentemente alle centrali dendroelettriche e in misura minore all industria dei pannelli. Modello americano Il taglio è effettuato con macchine forestali (abbattitrici, cesoie; produttività ca. 3-9 tss/ora), con la possibilità di accumulare il materiale tal quale in cataste per la stagionatura all aria prima della cippatura. Generalmente la stagionatura dura ca. tre mesi (marzo-giugno) ed il materiale cippato raggiunge un contenuto idrico medio del 40% (M). Se il cippato è stagionato per ulteriori tre mesi sotto copertura, raggiunge M 30% e può essere impiegato anche nelle caldaia di piccola-media taglia (griglia fissa). Valori di riferimento: costi di raccolta e trasporto Si riportano, in termini orientativi, i costi è i possibili guadagni calcolati per i due modelli colturali con riferimento alla situazione di mercato attuale (2008). Costi di trasporto sul mercato: un trasporto entro un raggio di 100 km con una carico di tsf (ca. 90 msr con M 40%) costo ca. 300, quindi /tsf (25-28 /tss) 43

44 Modello europeo Si fa riferimento al caso in cui l agricoltore vende il cippato franco partenza accollandosi le spese di raccolta. In tabella sono riportate le voci di costo considerate in un ciclo di vita della coltura di 12 anni e un turno biennale. Guadagni medi annui per ettaro per tre diversi livelli di produttività e prezzo di vendita del cippato: senza contributo all impianto (tabella A) e con contributo (tabella B). Il peso fresco fa riferimento ad un contenuto idrico medio del 55% (M). Modello americano Per questo modello colturale si è considerato anche il caso in cui l agricoltore vende le piante in piedi ad un impresa di utilizzazione. Le voci di costo si riferiscono ad un ciclo di vita di 15 anni e un turno quinquennale. Il peso fresco fa riferimento ad un contenuto idrico medio del 40% (M). 44

45 Guadagni medi annui per ettaro per tre diversi livelli di produttività e prezzo di vendita del cippato e delle piante in piedi, senza contributo all impianto e con contributo. Aspetti del mercato Sul lato dell offerta il mercato del cippato prodotto dai cedui a corta e media rotazione coltivati nei terreni agricoli non presenta particolari problematiche. Grazie all attività di ricerca sia pubblica che privata, la produttività dei cloni e le tecniche di coltivazione e raccolta sono state negli anni sensibilmente affinate e ci sono ancora ampi margini di miglioramento. Mentre è sul lato della domanda che si concentrano le criticità più rilevanti: la richiesta di cippato è mutevole, esercitata da pochi soggetti e quasi sempre caratterizzata da un instabile ed inadeguato livello dei prezzi. Nel 2008 le centrali dendroelettriche hanno fissato prezzi d acquisto di ca. 35 /tsf (M 55%) franco centrale, corrispondenti a ca. 60 /t con M 30%, ovvero ca. 18 /MWh. 45

46 Le politiche d incentivazione pubblica hanno incoraggiato la messa a dimora dei soprassuoli, ma non altrettanto l installazione di nuove centrali termiche e di cogenerazione negli stessi territori. Inoltre, anche in presenza di incentivi, le amministrazioni pubbliche hanno dimostrato scarsa sensibilità ed un estrema lentezza decisionale nella realizzazione di impianti di conversione energetica. A motivo di questi elementi di debolezza, questo mercato non è mai realmente decollato mentre, di contro, è aumentato recentemente il disinteresse e lo scetticismo da parte degli agricoltori. Le misure più urgenti da adottare per stimolare la crescita del mercato sono in primis l aumento della domanda locale, ovvero il numero di impianti di conversione energetica di media taglia nei territori prossimi a quelli coltivati con i cedui a corta e media rotazione. Questo creerebbe una maggiore e più stabile domanda e con ogni probabilità - un aumento della disponibilità a pagare degli acquirenti. Sulla base dei risultati delle analisi finanziarie qui esposte, nonché alla luce dei nuovi livelli di incentivazione delle biomasse (Certificati Verdi) si può affermare che un prezzo di almeno 80 /t con M 30%, ovvero 23,5 /MWh, potrebbe essere considerato sufficientemente appetibile dagli agricoltori. 46

47 4. Filiera di produzione della biomassa legnosa da frutteti e vigneti L ISTAT (2010) riporta che la superficie coperta da vigneti in produzione raggiunge in Italia ha. Queste ampie superfici possono garantire un importante disponibilità potenziale di biomasse legnose. Nel periodo invernale i sarmenti di vite rilasciati a terra a seguito delle operazioni di potatura rappresentano, infatti, un importante co-prodotto del vigneto impiegabile come biomassa ligno-cellulosica. La valorizzazione energetica dei sarmenti rappresenta inoltre una delle filiere che possono contribuire ad incentivare la multifunzionalità agricola legata alla tutela e alla riqualificazione territoriale (Barella et al. 2011). L impiego energetico dei sarmenti considera innanzitutto due aspetti: la disponibilità di biomassa e la scelta tecnica del sistema di raccolta, trasformazione e conferimento. Per quanto riguarda la disponibilità dei residui a terra essa è stimata in linea generale tra 1,5 a 2,9 t/anno in funzione della varietà, del sistema di allevamento e della vigoria delle piante (Valer, 2010). Dal punto di vista tecnico le attrezzature presenti sul mercato in grado di operare la raccolta dei sarmenti sono numerose e possono essere considerate adeguate alle necessità, anche se non tutte soddisfano appieno la finalità previste dall utilizzo a fini energetici dei sarmenti (Zuccoli Bergomi e Cavalli, 2011) e le diverse modalità operative in relazione sia all ambito territoriale sia a quello aziendale. Varietà, forme di allevamento, sesti d impianto e morfologia del terreno sono considerati tra i principali fattori che posso influire sia sulla disponibilità, che sulla scelta e sull efficienza del sistema di raccolta e movimentazione dei sarmenti. Si riportano in tabella 2 i risultati di produttività relativi ai cantieri di prova effettuati nei mesi di febbraio e marzo I dati si riferiscono a tonnellate di sostanza fresca. Produttività media Cantiere in parallelo t/h t/ha ha/h 1,11 1,77 0,63 Produttività media Cantiere in linea t/h t/ha ha/h 1,16 1,88 0,62 47

48 Si riportano di seguito i risultati dei prelievi effettuati: in figura 13 i valori di contenuto idrico rilevati in campo, mentre in figura 14 i valori indicativi nel tempo di un cumulo di cippato monitorato presso il centro di stoccaggio. Produttività di alcune macchine utilizzate per la raccolta dei sarmenti I dati riportati di seguito sono stati ricavati da uno studio in campo condotto dal CNR IVALSA ha analizzato i costi di raccolta e le produttività di quattro diverse attrezzature commerciali, capaci di rappresentare i principali tipi di cantiere. In particolare è stata analizzata l operatività di: - 3 macchine trituratrici (cantieri 1, 2 e 3) progettate per scaricare il trinciato in un apposito contenitore con diverse capacità del contenitore; - 1 macchina rotoimballatrice (cantiere 4) Macchina - Cantiere Peruzzo Facma Nobili Lerda Caratteristiche Larghezza di lavoro m Capacità di carico kg mc 1,5 3 6 Motrice tipo trattore idrostatica trattore trattore Potenza kw Superficie raccolta ha 3,1 5,4 3,3 3,3 Quantità raccolta t 7,1 13,1 7,1 7,8 Produttività t/ha 2,3 2,5 2,2 2,4 Tempo totale ore 5,7 6,6 5,1 9,2 Tempi morti % 10% 1% 5% 35% 48

49 Cantiere Peruzzo Facma Nobili Lerda Produttività (sul tempo totale) t/h 1,3 2,0 1,4 0,9 Costo unitario Raccoglitrice /h 6,10 6,80 5,40 6,10 Trattrice /h 33,40 36,20 33,40 27,50 Facma Nobili Media Velocità di volta sec/volta senza caricokm/h 7,2 Velocità Spostamenti con carico km/h 10,1 6,1 Velocità di scarico min.sec/scarico Tempi morti % 19% Costo unitario ( / UM) Peruzzo Facma Nobili Lerda 7 Trattore ( /t) Macchina raccoglitrice ( /t) Costo orario tot. ( /h) Resa Resa netta Contenuto Perdite totale raccolta idrico (M) Coltura t/ha % % Media meleti e pereti 3,5 3,0 13% 43,4% Media Vigneti 2,9 2,0 30% 42,9% Media complessiva 3,1 2,3 24% 43% 49

50 Costo di raccolta ( /t) Frutteto (mele e pere) Resa di campo 2 t/ha Costo di raccolta ( /t) Costo 49 /t Costo 48,5 /t Vigneto Resa di Campo 2 t/ha Costo 29 /t Costo 24 /t Costo 28,5 /t Costo 23,5 /t 3 t/ha 4 t/ha 5 t/ha 6 t/ha 7 t/ha 8 t/ha Lunghezza fileare (m) Costo 33 /t Costo 32 /t Lunghezza filare (m) 3 t/ha 4 t/ha 5 t/ha Gestione logistica e qualità Di seguito si riportano i valori della variazione di contenuto idrico del cippato di vite, stagionati in campo o presso il centro di stoccaggio. Contenuto idrico dei campioni di cippato raccolti in campo Contenuto idrico dei campioni raccolti presso il centro di stoccaggio per il monitoraggio dell andamento dendro-igrometrico del cumulo di cippato 50

51 5. Misure politiche esistenti a favore della filiera legno-energia Il Piano d Azione Nazionale per le FER in Italia Il settore delle biomasse ha un ruolo strategico nella politica italiana delle energie rinnovabili: secondo il Piano di Azione Nazionale (PAN) approvato nel giugno 2010 in attuazione della Direttiva 28/2009, le biomasse dovrebbero diventare entro il 2020 le prime rinnovabili in Italia, coprendo il 44% dei consumi di rinnovabili (20% dell elettricità; 58% del calore; 84% dei biocarburanti), per un totale di 22,3 M tep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio). Tra le biomasse, un ruolo prioritario è quello coperto dai prodotti legnosi. Nel grafico successivo viene raffigurata la ripartizione delle FER al 2020 in Italia secondo il PAN, espresse in ktep. Nel grafico seguente è visibile la ripartizione delle tre tipologie energetiche in Italia al 2020 secondo dati del PAN, riferita esclusivamente alla produzione di energia prodotta complessivamente da tutte le fonti rinnovabili. 51

52 60% Metano 40% Domestico Rispetto all energia consumata in Italia (2008), l energia termica occupa un posto di tutto rispetto, circa il 45%. A questa forma di energia però non è associata un altrettanto importante attenzione sia sotto il profilo programmatico-statistico (Piano di Azione nazionale) sia incentivante. Nel grafico sottostante si può notare quale sia l attuale ripartizione dei consumi energetici in Italia (AIEL su dati PAN e AIEL, 2012) ed in particolare quale sia l incidenza delle biomasse legnose specie sulla produzione di energia termica. Mtep Trasporti 43Mtep 32,4 % ,7 Mtep Energia elettrica 3,7 Mtep 23% Energia termica 59 Mtep 44,5% 0,3 Mtep 1% en. el. 20 8,35 Mtep 14% termica 6,4 Mtep 76,5% FER t. 11% en. t. 0 Consumi energetici complessivi Ripartizione dei consumi FER termiche Biomasse legnose 52

53 Le assunzioni fatte nel Piano di Azione Nazionale (PAN) relative al baseline dei consumi di biomassa legnosa appaiono da una prima analisi, fortemente sottostimate: la produzione lorda di energia da biomasse solide al 2020 di 5,2 Mtep ipotizzata nel piano è probabilmente un obiettivo già raggiunto: i consumi attuali stimati nel range di M t non sono facilmente traducibili in tep in quanto bisogna fare riferimento al potere calorifero inferiore (pci) dei diversi combustibili legnosi in funzione degli impianti in cui sono utilizzati. In base alle elaborazioni presentate nella tabella successiva, una stima approssimata porta a valutare in 6,7 M tep la produzione attuale complessiva di energia da biomasse legnose. Il piano nazionale dovrebbe quindi forse rivedere assunzioni e previsioni programmatiche per meglio definire le opportunità di sviluppo della prima fonte di energia rinnovabile del paese (Pettenella, 2011). Per quanto riguarda la produzione di energia termica da FER, il PAN sottolinea che non sono presenti specifici incentivi e che attualmente non sono necessarie politiche strutturali di sostegno a tale produzione. ENEA riferisce di un ammontare di energia termica rinnovabile di circa 2,4 Mtep nel La previsione al 2020 del PAN punta alla produzione di 5,2-5,4 Mtep, tuttavia la stima condotta da AIEL a consuntivo 2010 dei soli consumi domestici, reti di teleriscaldamento e minireti, ammonta a circa 6,4 Mtep, come descritto nel grafico successivo. 53

54 Misure per lo sviluppo dell impiego di biomasse legnose nelle aziende agricole - il Piano di Sviluppo Rurale (PSR) MISURA 311 Azione 3 Incentivazione della produzione di energia e biocarburanti da fonti rinnovabili. Obiettivi Obiettivi specifici dell azione di incentivazione della produzione di energia e biocarburanti da fonti rinnovabili, sono: - consolidare lo sviluppo e il potenziamento dell economia delle zone rurali e contribuire al mantenimento della popolazione rurale attiva in loco valorizzando le risorse endogene locali e stimolando la diversificazione economica; - favorire la creazione di opportunità di occupazione di inoccupati e di disoccupati, con particolare attenzione al reinserimento lavorativo delle donne; - promuovere la diversificazione delle opportunità di lavoro e di reddito per le imprese agricole ampliando e consolidando le attività connesse all agricoltura; - promuovere attività complementari a quella agricola nel settore della bioenergia. 54

55 Tra gli obiettivi operativi, l azione ha lo scopo di: - favorire lo sviluppo ed il consolidamento delle attività dell impresa agricola connesse alla tutela e alla manutenzione del territorio e dell ambiente; - incentivare la diffusione di impianti per la produzione di energia termica e/o elettrica da fonti rinnovabili (come ad esempio il biogas, le biomasse, il solare fotovoltaico, l idroelettrico, l eolico); - incentivare e promuovere la realizzazione di impianti, di limitate dimensioni, per la produzione e vendita di biocarburanti e biocombustibili in generale. Interventi ammissibili Nell ambito del presente bando sono ammissibili gli interventi inerenti la: 1. produzione e vendita di energia elettrica e/o termica1; 2. lavorazione e trasformazione della biomassa destinata alla produzione di energia. Nell ambito della produzione e vendita di energia di cui al precedente punto 1, sono ammissibili ai benefici del presente bando gli investimenti, fissi e mobili, riconducibili allo sfruttamento delle seguenti fonti energetiche rinnovabili: biomasse, biogas e solare, così come definite all articolo 2 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n Sono, altresì, ammissibili gli interventi riconducibli alla produzione di energia dalla combustione di syngas, alle condizioni previste all allegato del D. Lgs. n. 152/2006. I valori indicati al precedente punto 1. come soglia ai fini dell individuazione degli interventi agevolabili del presente bando s intendono riferiti al singolo impianto, ovvero, a più impianti tra loro fisicamente o funzionalmente connessi. A tal fine s intendono fisicamente o funzionalmente connessi quegli impianti appartenenti allo stesso soggetto e che abbiano il medesimo punto di connessione alla rete di distribuzione dell energia elettrica, fatti salvi i limiti di cui alla legge regionale n. 5/

56 Nell ambito degli interventi ammissibili ai precedenti punti 1. e 2., sono previste le seguenti tipologie di investimento: a) investimenti fissi strettamente connessi con la produzione e vendita di energia elettrica e/o termica; b) investimenti mobili strettamente connessi con la produzione e vendita di energia elettrica e/o termica; c) investimenti mobili strettamente connessi con la lavorazione e trasformazione della biomassa destinata alla produzione di energia. I criteri di selezione, i livelli e le entità degli aiuti variano a seconda della regione, dell area geografica e del tipo d intervento. MISURA 121 Ammodernamento delle aziende agricole Gli obiettivi principali della Misura 121 sono: a) Miglioramento della competitività complessiva del sistema, assicurando la sostenibilità ambientale territoriale e paesaggistica dell agricoltura e delle sue attività. b) Finalizzare i percorsi di ammodernamento verso effettive strategie di impresa. c) Miglioramento degli standard qualitativi dei prodotti agricoli. d) Favorire le riconversioni e ristrutturazioni produttive in relazione alle riforme nell ambito delle organizzazioni comuni di mercato. e) Assistere il processo di adeguamento alle disposizioni normative in materia di miglioramento delle condizioni di igiene e benessere degli animali, di tutela dell ambiente, di sicurezza sul lavoro. f) Favorire l innovazione tecnologica e organizzativa, anche attraverso la diffusione delle TIC. g) Favorire un ruolo attivo dell agricoltura nel combattere i cambiamenti climatici attraverso la riduzione delle emissioni di carbonio da fonti fossili, lo sviluppo di pratiche agronomiche conservative, la migliore gestione delle risorse idriche. 56

57 Tra gli interventi di ammodernamento strutturale e tecnologico relativi alle Nuove sfide, si ricordano i seguenti punti fondamentali: - Realizzazione di piantagioni di colture legnose a ciclo breve (con turno non superiore al periodo vincolativo) finalizzate alla produzione di biomassa da utilizzarsi per la produzione di energia. - Realizzazione di strutture ed impiantistica ad elevata efficienza tecnologica e con bassi livelli di emissioni in atmosfera, per la produzione di energia, a esclusivo utilizzo aziendale (valore espresso in kw/h), a partire da fonti agro-forestali, fonti rinnovabili e dai reflui provenienti dall attività aziendale. La produzione di energia dovrà essere effettuata con criteri che assicurino la connessione con l attività agricola. - Adozione di sistemi di difesa attiva delle coltivazioni per la prevenzione degli effetti negativi dovuti a eventi meteorici estremi. MISURA 123 F Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali Sottomisura Forestale Obiettivo specifico Favorire la valorizzazione economica e sostenibile delle risorse, delle attività e delle produzioni forestali, silvicole e pastorali, anche attraverso il miglioramento delle infrastrutture. Ulteriore riferimento specifico: Assicurare la diffusione di opportune tecnologie e l accesso a strumenti innovativi volti a migliorare la commercializzazione della materia prima legno in un ottica di filiera. Piano per l attuazione delle iniziative connesse alla pianificazione forestale. La misura offre un sostegno agli investimenti materiali e immateriali riguardanti la trasformazione e/o la commercializzazione dei prodotti della silvicoltura, anche in considerazione dei buoni risultati conseguiti dagli analoghi interventi attivati nella precedente fase di programmazione. 57

58 Gli interventi previsti sono tutti accomunati dall esigenza di far seguire alla produzione del tondame le successive fasi di lavorazione, sia quelle classicamente intese che quelle di carattere innovativo, legate alla produzione di nuovi assortimenti o di prodotti ad uso energetico. Campo di applicazione Trattasi della possibilità di integrare, nell ambito dell asse 1, che riguarda anche gli aspetti della prima lavorazione del legname. Si vuole inoltre inserisce in modo organico nel processo della filiera foresta-legno e foresta-legno-energia, i processi di certificazione della Catena di Custodia. Si segnala i seguente tipo di investimenti: azione 2 - Investimenti per la trasformazione e lo sfruttamento della biomassa forestale a fini energetici.nell ambito di tale azione sono ammessi a finanziamento tutti gli interventi che sostengono le fasi di trasformazione e sfruttamento della biomassa forestale a fini energetici successive alle prime lavorazioni in bosco. Si finanziano investimenti per la trasformazione e lo sfruttamento della biomassa forestale a fini energetici: acquisto di macchinari dedicati alla produzione di assortimenti o operazioni particolari connesse alla trasformazione e al trattamento della biomassa forestale a fini energetici (sega spacca, cippatrici, macinatori), creazione e ristrutturazione straordinaria di piattaforme logistiche, e altri investimenti finalizzati al deposito, alla stagionatura e alla conservazione della biomassa forestale, acquisto di centrali termiche alimentate a biomassa legnosa (es: legno, pellet, cippato, bricchetti,) destinata ad un utilizzo esclusivo all interno dell impresa per il soddisfacimento dei fabbisogni energetici del ciclo produttivo o degli edifici aziendali. 58

59 BIBLIOGRAFIA Benet,Energy Dalen, Jyvaskylan Ammattikorkeakoulu, Wood fuels basic information pack. Castellani Camillo. Tavole stereometriche ed alsometriche costruite per boschi italiani. Istituto Sperimentale per l Assestamento Forestale e per l Alpicoltura. Francescato V., Paniz A., Negrin M., Antonini E., Zuccoli Bergomi L., Legna, cippato e pellet. Produzione, requisiti qualitativi e compravendita. Manuale pratico. AIEL, Associazione Italiana Energie Agroforestali: Legnaro PD. 128 pp. Hippoliti G. e Piegai F., La raccolta del legno. Tecniche e sistemi di lavoro. Arezzo: Compagnia delle Foreste. 157 pp. Hippoliti G., Appunti di meccanizzazione forestale. Firenze: Studio Editoriale Fiorentino. 318 pp. Negrin M., Produttività, costi e qualità nell approvvigionamento di cippato ad uso energetico. Un indagine su dieci cantieri della Magnifica Comunità di Fiemme. Tesi di laurea: relatore Pettenella D. Correlatore Grigolato S. Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Padova, Legnaro. Negrin M., Studio di fattibilità sulla realizzazione di una piattaforma logistica per la produzione e commercializzazione di cippato di alta qualità nella Magnifica Comunità di Fiemme. Tesi di laurea: relatore Cavalli R. Correlatore Grigolato S. e Cattoi S. - Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali, Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Padova, Legnaro. Ministero dello Sviluppo Economico, 2010 Piano di azione Nazionale per le energie rinnovabili dell Italia. 217 pp. Pettenella D., Il gigante nascosto. Una stima del ruolo delle biomasse legnose nel bilancio nazionale. Agriforenergy. 1 (1): PROGRAMMA DI SVILUPPO RURALE per il Veneto Regolamento (CE) n. 1698/2005 del Consiglio del 20 settembre

60 Cavalli R., Grigolato S., Raccolta e trasformazione dei sarmenti di vite in cippato. Disponibilità potenziale e tecnica in provincia di Treviso. Agriforenergy Cavalli R., Albergucci M., Bietresato M., Breda N., Grigolato S.; Filiere per la raccolta e il trattamento dei sarmenti di vite. Dip. TeSAF su cmmissione di AIEL (Associazione Italiana Energie Agroforestali). 60

61 The sole responsibility for the content of this publication lies with the authors. It does not necessarily reflect the opinion of the European Communities. The European Commission is not responsible for any use that may be made of the information contained therein. 61

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