DINAMICA DELLE POPOLAZIONI DI CHARADRIIFORMES E IMPATTO ANTROPICO LUNGO LE COSTE LAZIALI

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1 DINAMICA DELLE POPOLAZIONI DI CHARADRIIFORMES E IMPATTO ANTROPICO LUNGO LE COSTE LAZIALI INTRODUZIONE LORIS PIETRELLI(*), MASSIMO BIONDI( ), PATRIZIA MENEGONI ( ) (*) ENEA, CR Casaccia, pietrelli@casaccia.enea.it ( ) GAROL, Via del castello, Roma ( )Environmental Project, Via Salaria, Roma L attuazione di politiche di sviluppo che vadano nella direzione della salvaguardia della biodiversità necessitano di adeguati strumenti di programmazione territoriale che tengano conto della complessità ambientale e delle peculiarità degli elementi che la compongono. Tra gli ambienti terrestri, le aree costiere sono state quelle che più hanno risentito della completa mancanza di adeguate politiche di sviluppo anche perché si è arrivati tardi a comprenderne l importanza in relazione alla difesa del territorio. In particolare, in ambito costiero, la duna costituisce uno degli ecosistemi più fragili e sottoposto a continui stress a seguito dello smantellamento fisico dell ambiente ed in particolare della continuità delle strutture dei cordoni dunali. Tale pratica, perpetrata per decenni per far posto a centri balneari, strade, ferrovie litoranee e porti (unitamente alla erosione marina derivante dal prelievo indiscriminato di materiali nei fiumi) ha determinato un aumento della vulnerabilità costiera con relativa riduzione delle protezioni naturali. Tutto ciò, in particolare, si riflette su flora e fauna presenti in questi ambienti rendendo le singole specie e le fitocenosi di appartenenza molto vulnerabili: questa sensibilità può essere utilizzata come indicatore di qualità ambientale in quanto la presenza o meno di determinate caratteristiche si ripercuote sulla loro biologia riproduttiva e sulla funzionalità degli ecosistemi in genere. Lo scopo del lavoro è stato quello di studiare la distribuzione di alcune specie ornitiche, Cavaliere d Italia, Himantopus himantopus, Corriere piccolo, Charadrius dubius, e Fratino, Charadrius alexandrinus, che nidificano lungo il litorale laziale, di accertarne il successo riproduttivo e le cause di impatto. Infatti per queste specie la scelta dei territori di nidificazione risulta spesso difficile a causa delle trasformazioni ambientali intercorse rispetto agli anni precedenti. Quanto detto risulta, inoltre, tanto più importante soprattutto per il Corriere piccolo ed il Fratino in quanto la deposizione delle uova avviene direttamente sulla sabbia senza alcuna protezione ed a pochi passi dalla battigia. Risulta quindi facile intuire quanto le attività antropiche possano rendere le due specie estremamente vulnerabili fino ai limiti dell estinzione. Lo studio della biologia riproduttiva e della dinamica delle popolazioni di questi Charadriiformes può fornire una ulteriore chiave di lettura del degrado delle coste laziali e delle possibili azioni di ripristino ambientale. A volte le trasformazioni dell ambiente risultano lente e la presenza di alcune specie casuali, pertanto, per rendere significativa la correlazione fra la presenza dei Charadriiformes ed il degrado ambientale dei litorali, vengono analizzati i dati relativi ad oltre dieci anni di monitoraggio dell attività riproduttiva delle specie lungo la costa laziale estesa per circa 300 km dei quali 220 costituita da spiagge. AREA DI STUDI E METODI L intero litorale laziale presenta una elevatissima discontinuità sia in termini strutturali che vegetazionali e ciò è attribuibile in modo particolare ad alcuni periodi storici (anni 70) nei quali si sono innescati fenomeni di urbanizzazione incontrollata, diffusa ed in alcuni casi devastante. In particolare quasi tutti i comuni del litorale sono interessati da tratti fortemente degradati, dove è decisamente improbabile qualsiasi tipo di intervento ricostruttivo. Alcuni di questi come Fondi, Latina, Nettuno, Anzio, Ardea, Pomezia, Ostia, Fiumicino, Santa Marinella, presentano visibilmente le tracce di una forte carenza di pianificazione ambientale della costa.

2 La possibilità di verificare tramite la presenza/assenza delle associazioni vegetali di psammofite il livello di degrado risulta estremamente interessante e fortemente correlata con la componente animale. La potenzialità di questi efficienti indicatori ambientali sia in termini di specie che di comunità vegetali, risulta elevata e ha rappresentato una parte importante del complesso lavoro di monitoraggio di cui forniamo parte dei risultati. I dati riportati sono il risultato di indagini di campo effettuate, dagli autori, a partire dal 1990 sia esplorando, sistematicamente a piedi, l intero tratto di costa laziale (299 km di lunghezza) sia monitorando le comunità di Charadriiformes individuate. I controlli periodici sono stati finalizzati oltre che alla raccolta di dati relativi alla biologia riproduttiva delle specie, anche di dati necessari a caratterizzare la scelta dell habitat da parte della singola specie. Pertanto durante gli anni di acquisizione dei dati sono stati individuati i siti che hanno subito i maggiori cambiamenti in termini di entità del disturbo di origine antropica, associato a nuove attività nel sito, ed alla perdita di habitat. RISULTATI E DISCUSSIONE Himantopus himantopus. Nel Lazio la specie è stata considerata, in passato, rara e di passo soprattutto primaverile, essa nidifica irregolarmente nella regione ed in modo molto localizzato come riportato in Figura 1. Tentativi di nidificazione isolati sono riportati negli anni 80 per il Parco Nazionale del Circeo (LT) [Cascianelli e Saracino 1981] e per le Vasche di Maccarese (RM) mentre, la prima nidificazione di una piccola colonia (4 coppie) è avvenuta, dopo varie estivazioni, nel 1991 in un biotopo artificiale, costituito da una depressione parzialmente acquitrinosa estesa circa 3 ha, a ridosso del Porto di Civitavecchia [Pietrelli, Biondi, Guerrieri 1994]. Il sito era caratterizzato dalla presenza di Phragmites australis, Typha latifoglia, Ranunculus sp., Eleocharis palustris e da Inula viscosa nella parte asciutta. Il forte disturbo antropico e la predazione, resa possibile dal decremento del livello delle acque, hanno determinato la perdita dell 87.5% dei pulli. Gli estesi lavori di scavo legati allo sviluppo delle attività portuali hanno portato alla cancellazione del sito (dove, oltre al Cavaliere d Italia, nidificavano Charadrius dubius, C. alexandrinus e Gallinula chloropus). Da allora, nel Lazio, il Cavaliere d Italia seppur estivante, ha ripreso a nidificare con una certa regolarità solo a partire dal 2000 all interno delle Saline di Tarquinia (VT) dove, sebbene il disturbo antropico risulti limitato, altri fattori, non di origine antropica, minacciano la specie. Il successo all involo registrato nella stagione riproduttiva del 2002 è stato pari all 11.1% [Biondi et al., 2001]. Charadrius dubius. Secondo l atlante degli uccelli d Italia esso rappresenta il limicolo nidificante più comune con una popolazione stimata, agli inizi degli anni 90, di coppie [Brichetti & Meschini 1993] e più recentemente il Corriere piccolo è stato incluso nella Nuova Lista Rossa degli uccelli italiani come specie a trend stabile [LIPU & WWF 1999]. Tuttavia, in una revisione mondiale delle famiglie Charadriidae e Scolopacidae, il Corriere piccolo risulta fra le specie meno monitorate in assoluto con particolare riferimento allo status ed alle popolazioni [Piersma et al. 1997]. Nel Lazio le prime deposizioni avvengono generalmente durante la terza decade di marzo e la stima di coppie nidificanti nel 1996 era di [Biondi et al. 2000] mentre attualmente il numero di coppie è sceso a con conseguente aumento della vulnerabilità delle singole popolazioni locali. Nella regione laziale, in particolare, la specie risulta diffusa nei seguenti ambienti: costiero/dunale 52.9%, fluviale 21.6% terreni di riporto 10.6%, zone umide 9.4%, cave 4.1%, altro 1,4%. Appare evidente come nel Lazio, analogamente ad altre parti del bacino Mediterraneo, la presenza della specie in ambiente costiero/dunale (70.3%), con una netta preferenza per le aree dunali (43.8%), rappresenti un adattamento. Infatti il suo habitat riproduttivo di elezione, costituito dal greto ciottoloso dei corsi d acqua più conservati e naturali, ha subito pesanti trasformazioni [Biondi et al., 2000]. Purtroppo la

3 regimentazione delle acque con tecniche hard ha privato sempre più la specie del suo habitat preferito e quindi, nel Lazio, ad oggi solo una parte minima delle coppie nidifica lungo i principali fiumi e torrenti. La specie nel corso degli anni ha dimostrato una discreta adattabilità ai mutamenti, soprattutto a spese di Charadrius alexandrinus con il quale è entrato in competizione per l utilizzo della fascia dunale. In un campione di 136 deposizioni il diverso utilizzo della fascia dunale ha portato ad un successo riproduttivo diversificato (Tabella 1) soprattutto in considerazione dell elevato disturbo derivato dalle attività antropiche quali in particolare la balneazione, il traffico di fuoristrada e la pesca sportiva. Tabella1. Preferenze ambientali e successo di schiusa (N=136) Localizzazione nido % preferenza Successo di schiusa Spiaggia afitoica Duna Retroduna Altri fenomeni che negli anni hanno provocato una forte perdita di siti idonei alla nidificazione della specie sono stati l incremento dell edilizia abusiva, soprattutto a sud di Roma, e l erosione marina riconducibile al prelievo indiscriminato di materiale dai fiumi. Quest ultimo fenomeno ha ridotto sensibilmente lo spazio utile per la deposizione soprattutto in considerazione del fatto che la distanza dalla battigia dei nidi varia da 12 a 31 metri. La forte erosione a cui è stato soggetto il litorale laziale negli ultimi anni ha determinato la scomparsa della specie in alcuni siti regolarmente frequentati agli inizi degli anni 90. In Figura 2 viene rappresentata la distribuzione dell specie dal 1991 ad oggi: il forte decremento delle coppie laziali nidificanti (anche fino al 50% in alcuni siti) è senz altro associabile all impatto antropico inteso sia come alterazioni strutturali dell ambiente sia come disturbo diretto da parte di attività indiscriminate quali ad esempio l uso (vietato) di macchine fuoristrada sulla spiaggia [Biondi & Pietrelli, 2003]. Charadrius alexandrinus Caradriforme ad ampia distribuzione paleartica il Fratino risulta specie in forte declino lungo le coste del Mediterraneo a causa della presenza antropica (principalmente turismo ed inurbamenti costieri). La specie nel Lazio è a rischio di estinzione ed infatti nell Atlante regionale il Fratino è inserito tra le 10 specie Vulnerabili [Boano et al. 1995]. Il suo habitat di elezione per la nidificazione risulta il litorale sabbioso ed essendo una specie che ha mostrato una scarsa adattabilità alle nuove condizioni ambientali, la sua esistenza sembra dipendere dalla presenza delle aree più o meno protette ancora disponibili nella Regione [Pietrelli et al, 1997]. In particolare la ripartizione degli habitat è risultata la seguente: duna 80%, terreni di riporto ed aree industriali 10%, saline 10%. In ambito dunale l 85% delle deposizioni avviene nella fascia compresa fra la battigia e la prima duna (<15m), quindi questo limita fortemente l incremento della popolazione locale essendo la specie soggetta ad una pressione eccessiva soprattutto durante la stagione balneare. Questo intenso disturbo comporta una elevata perdita di nidi e, soprattutto, l inutilità, ai fini riproduttivi, della seconda deposizione che generalmente avviene a fine giugno-inizio luglio. Negli anni in cui è stata monitorata la specie, le deposizioni hanno avuto inizio generalmente nella seconda decade di marzo. Considerata la sensibilità della specie e la documentata influenza derivante dalle attività turistiche e ricreative, il successo riproduttivo del Fratino è stato paradossalmente correlato all affluenza nelle spiagge durante i fine settimana! Infatti l abbandono anche temporaneo del nido aumenta sensibilmente la possibilità di predazione da parte di uccelli e mammiferi. L entità della popolazione nidificante è scesa negli ultimi dieci anni da 31 coppie nidificanti distribuite in 18 differenti siti a meno di 20 coppie distribuite in 8 siti: solo negli ultimi tre anni, rispetto al periodo si è avuto un calo pari al 33% (Figura 3) [Biondi & Pietrelli, 2003].

4 Nella stagione riproduttiva del 2003 i siti di riproduzione sono ulteriormente diminuiti (5 siti di cui uno protetto ed uno inaccessibile). Il successo riproduttivo riscontrato nei singoli siti risulta in costante diminuzione a causa della selettività nella scelta del luogo ove deporre le uova, della competizione per i territori da parte di Charadrius dubius, e del forte disturbo arrecato alla specie durante il periodo della seconda deposizione. La specie nel Lazio risulta anche svernante e, pure in questa stagione, le zone che presentano vincoli di tutela vedono la presenza del 71.3% degli individui [Pietrelli & Biondi, 1995]. CONCLUSIONI Per le specie considerate la perdita di habitat idonei, derivante dalle trasformazioni ambientali avvenute negli ultimi anni (ad esempio la costruzione della centrale di Montalto di Castro, l ampliamento del Porto di Civitavecchia, la costruzione del Porto turistico di Ostia, gli insediamenti più o meno abusivi a Focene, Capocotta, alla foce del Torrente Incastro e presso il Lido dei Gigli) è all origine della forte riduzione del numero di coppie nidificanti di Charadrius dubius e C. alexandrinus. L erosione delle coste rende inoltre inadatti o scarsamente idonei alcuni siti costieri precedentemente utilizzati ed ora abbandonati: nei pressi di Tarquinia, di Macchiatonda- S.Severa e Torre Flavia e lungo l intera costa della Provincia di Latina. Anche all interno della Tenuta Presidenziale di Castelporziano, dove risiede la popolazione più stabile di C. alexandrinus si sta assistendo ad un generale arretramento, rispetto alla battigia, della localizzazione dei nidi. La conseguenza di questo degrado generalizzato è che le popolazioni stabili nel tempo appaiono attualmente solo quelle che nidificano in aree protette. La presenza di biotopi temporanei può occasionalmente fornire alternative che però solo in parte sopperiscono alle esigenze riproduttive delle specie trattate. Infatti il successo riproduttivo negli anni si è fortemente ridotto ed il parametro quasi si annulla, in coincidenza della seconda deposizione che generalmente avviene nei primi giorni di giugno, ossia a stagione balneare iniziata. BIBLIOGRAFIA Cascianelli D., Saracino U., Nidificazione di Cavaliere d Italia Himantopus himantopus e del Cuculo dal ciuffo Clamator glandarius nella Pianura pontina con riferimento al loro status nel Parco Nazionale del Circeo. Atti I Conv. ital. Ornitologia, Aulla 1981: 45. Biondi M., Pietrelli L., Guerrieri G., Corso A., Grussu M., Il Corriere piccolo, Charadrius dubius, nell Italia centrale e meridionale. Riv. Ital. Orn. 70: Biondi M. et al., Primo monitoraggio dei limicoli nella RNPA Saline di Tarquinia (Lazio): anno Alula VIII, Biondi M., Pietrelli L., I Charadriiformes nidificanti nel Lazio ( ): status, stima popolazioni, trend e minacce. Accettato per la pubblicazione sugli atti del XII Conv. Ital. Orn. Boano et al Atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio. Alula Vol. Spec Brichetti P., Meschini E., Stima delle popolazioni di uccelli nidificanti. In Meschini e Frugis eds Atlante degli uccelli nidificanti in Italia. Suppl. Ric. Biol. Selvaggina, XX: LIPU & WWF Nuova lista Rossa degli uccelli nidificanti in Italia. Riv. Ital. Orn. 69: 3-34 Piersma T., Wiersma P :, Van Gils J., The many unknowns about plovers and sandpipers of the world: introduction to a wealth of research opportunities highly relevant for shorebird conservation. Wader Study Group Bull. 82: Pietrelli L., Biondi M., Menegoni P., Martucci O., La nidificazione del Fratino Charadrius alexandrinus nel Lazio. Avocetta 21: 131 Pietrelli L., Biondi M., Lo svernamento del Fratino, Charadrius alexandrinus nel Lazio. Avocetta 19: 94.

5 (Pietrelli L., Biondi M,. Guerrieri G., Insediamento di una colonia di Cavaliere d Italia, Himantopus himantopus nel Lazio. Riv. Ital. Orn. 63:

6 Himantopus himantopus ? 1980 Figura 1: Distribuzione delle coppie di Cavaliere d Italia nidificanti lungo le coste laziali Charadrius dubius Figura 2: Figura 1: Distribuzione delle coppie di Corriere piccolo nidificanti lungo le coste laziali

7 Charadrius alexandrinus % di coppie nidificanti Figura 3: Distribuzione delle coppie di Fratino nidificanti lungo le coste laziali

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