PIANO FORESTALE TERRITORIALE DI INDIRIZZO AMBITO ALTA VALLE ARROSCIA SINTESI RELAZIONE DI PIANO

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1 PIANO FORESTALE TERRITORIALE DI INDIRIZZO AMBITO ALTA VALLE ARROSCIA SINTESI RELAZIONE DI PIANO APPENDICE 5 METODOLOGIA USATA PER L ANALISI FORESTALE La disponibilità di dati specifici sui popolamenti forestali funzionali alla redazione di un PFTI si rivelata insufficiente e assai limitata per l ambito territoriale dell Alta Valle Arroscia. Conseguentemente si è reso necessaria l impostazione e la realizzazione di un inventario conoscitivo specifico, diffuso sull intero territorio, in grado di fornire, compatibilmente con le finalità di uno strumento come il PFTI e una equa e adeguata proporzione delle risorse economiche necessarie, le informazioni indispensabili alla redazione del PFTI. La metodologia individuata è stata ritenuta quella maggiormente idonea secondo i seguenti criteri: livello di approfondimento e dettaglio adeguato ad uno strumento di pianificazione di secondo livello; costi proporzionali alle finalità di uno strumento di pianificazione di secondo livello; possibilità di ricavare informazioni su estensioni vaste; contenimento dell errore, statisticamente in certi casi elevato, tramite l esecuzione di sopralluoghi integrativi successivi all inventario iniziale, per una più precisa identificazione e caratterizzazione dei tipi forestali nelle forme di governo e nei tipi strutturali; i sopralluoghi integrativi sono stati condotti su macroparticelle o unità di indirizzo gestionale, identificate in base a criteri funzionali alla gestione. INVENTARIO E RILIEVI DENDROMETRICI L indagine inventariale effettuata ha consentito di acquisire la conoscenza dei principali parametri di interesse selvicolturale dei popolamenti forestali come composizione specifica, forma di governo, provvigioni, incrementi diametrici e volumetrici desunti dai diametrici, oltre ad un esame delle condizioni di fertilità e fitosanitarie e l accessibilità delle stazioni. L indagine inventariale è stata condotta per punti riportando sulle C.T.R. un reticolo a maglia fondato su una densità di rilievo pari a un area di saggio ogni 50 ettari di territorio. Il lavoro è stato svolto in ambiente ESRI ArcGis utilizzando anche strumenti come Patch Analyst e/o presenti nel plugin Hawth's Analysis Tools. Al reticolo principale è stato aggiunto un reticolo secondario i cui punti potevano utilizzarsi come sostitutivi dei punti principali in caso di inaccessibilità. Il punto di campionamento è stato identificato in campo attraverso l impiego di GPS e marcato con segno di vernice circolare sul fusto della pianta più prossima. In ragione dei criteri precedentemente accennati è stato eseguito un Campionamento sistematico relascopico diametrico (con misurazione dei diametri delle piante ricadenti nella prova di numerazione angolare). Per la prova di numerazione angolare orizzontale circolare eseguita con relascopio di Bitterlich si sono utilizzati i fattori di numerazione 1 ( banda 1 ) e 2 ( banda 2 ). Sono stati rilevati: tutti i diametri a 1,30 m da terra a partire da una soglia di diametro minimo pari a 7,5 cm (classe diametrica dei 10 cm); le altezze di un campione di piante selezionate in base

2 alla distribuzione dei diametri entro le aree di saggio; il rilievo con succhiello di Pressler a 1,30 m da terra per la lettura degli incrementi di diametro (su un campione di individui); il rilievo con succhiello di Pressler a 1,30 m da terra per la determinazione del numero di anni intercorsi dal raggiungimento dell altezza di 1,30 m fino all attualità (corrisponde all età detratta degli anni necessari al raggiungimento dell altezza di 1,30 m). Non sono stati interessati dal rilevamento i soprassuoli ricadenti in aree interessate dai Piano di assestamento e per i quali erano presenti nei Piani informazioni descrittive e dendrometriche. La misurazione delle altezze è stata eseguita su campioni di piante ricadenti nel conteggio angolare dei punti di campionamento. Per la misurazione delle altezze sono stati impiegati relascopi di Bitterlich (misurazione degli angoli puntando alla base e alla cima della pianta con rilievo o calcolo della distanza orizzontale tra pianta e punto di osservazione), ipsometri Suunto e Haglöf Vertex IV. Il rilievo delle altezze ha consentito la costruzione delle curve ipsometriche relativamente alle diverse specie e forme di governo. Il rilievo cronologico è stato eseguito mediante succhiello di Pressler estraendo carotine ad 1,30 m da terra alla base delle piante; in tal modo si perviene ad un età approssimata in quanto si perviene al numero di anni intercorsi dal raggiungimento dell altezza di 1,30 m fino all attualità (corrisponde all età detratta degli anni necessari al raggiungimento dell altezza di 1,30 m). L età di un popolamento ha un preciso e rilevante significato per soprassuoli coetanei o coetaneiformi ove è riscontrabile un definito rapporto con lo sviluppo dimensionale delle piante e strutturale del popolamento. In popolamenti con strutture irregolari, disetaneiformi o disetanee il rilievo cronologico assume significato a livello di popolamento se riferito alla/e specie maggiormente rappresentata/e. Il rilievo cronologico è comunque importante per la conoscenza del rapporto tra età e dimensioni del singolo individuo in relazione al tipo forestale, alla forma di governo, alla struttura e alla fase evolutiva della comunità forestale in cui l individuo è inserito. LA PROVVIGIONE REALE La provvigione reale (volume legnoso reale) è un elemento di importanza rilevante per i soprassuoli con attitudine e/o funzione prevalente di tipo produttivo, ma assume un valore relativamente importante anche per i soprassuoli con altre attitudini e/o funzioni prevalenti; ciò è ad esempio riferibile alla conoscenza della importante componente dello stock di carbonio di un bosco riferito alla parte epigea. La determinazione della provvigione reale è stata effettuata in maniera analitica tramite i dati acquisiti in campo e successivamente elaborati; si tratta di stima analitica diretta riguardo i punti e poligoni direttamente interessati dal punto di campionamento, e di stima indiretta per comparazione per poligoni o soprassuoli non interessati da punti di campionamento ma assimilabili ad alcuni di essi per le caratteristiche determinanti del bosco: tipo forestale, forma di governo, struttura e/o fase evolutiva strutturale, densità e grado di copertura. Per il calcolo del volume legnoso sono state utilizzate le espressioni funzionali delle Tavole di cubatura a doppia entrata dell Inventario Forestale Nazionale Italiano 1. Ne deriva che l elaborazione dei dati rilevati nei singoli punti di campionamento e la stratificazione dei punti campionari e dei dati ha dovuto tener conto sia delle caratteristiche determinanti del bosco (tipo forestale, forma di governo e struttura) sia delle valenze dendrologiche delle espressioni funzionali delle citate tavole a doppia entrata. 1 Inventario Forestale Nazionale Italiano Tavole di cubatura a doppia entrata, a cura di Castellani C., Scrinzi G., Tabacchi G., Tosi V: Istituto Sperimentale per l Assestamento Forestale e per l Alpicoltura (ISAFA), Trento 1984.

3 INCREMENTO CORRENTE L indagine auxometrica ha riguardato almeno un individuo in ciascun punto di campionamento con verifica nel corso dei lavori in merito ad una adeguata rappresentazione delle diverse specie, delle diverse fasi dimensionali degli individui. Per la determinazione dell incremento corrente (incremento annuo di volume) si è impiegato il metodo di Pressler con misurazione dell incremento radiale degli ultimi dieci anni. La formula operativa utilizzata è stata la seguente: p : con p = incremento percentuale di massa della pianta c = coefficiente di Pressler = K : 200 (K coeff. Schneider = 400) I = spessore ultimi 10 anelli da carotina prelevata a 1,30 m da terra, espresso in mm = diametro sopra corteccia a 1,30 m, espresso in cm E stato applicato il procedimento di Borggreve calcolando l incremento percentuale medio delle singole classi diametriche con la seguente formula: p p D ) : D con p = incremento percentuale di massa di un singolo albero D = area basimetrica del singolo albero Ciò equivale ad eseguire, nell ambito di ogni singola classe diametrica, la media ponderale con l area basimetrica degli incrementi percentuali dei singoli alberi modello dell incremento. Successivamente si esegue il calcolo della media ponderata con i valori delle masse di classe corrispondenti alla classe diametrica considerata degli incrementi percentuali medi di classe calcolati precedentemente: P p M M con = incremento percentuale del popolamento = incremento percentuale medio di classe diametrica = volume della classe diametrica j Il rapporto tra incremento corrente e incremento percentuale di massa è dato dalla formula seguente, che consente la trasformazione da un parametro all altro: I P M 100 con I = incremento corrente di massa di un popolamento P = incremento percentuale medio di massa del popolamento in oggetto M = massa legnosa del popolamento considerato. CURVE IPSOMETRICHE DEI POPOLAMENTI

4 Come precedentemente accennato l elaborazione dei dati rilevati nei singoli punti di campionamento e la loro stratificazione ha dovuto tener conto sia delle caratteristiche determinanti del bosco (composizione specifica, tipo forestale, forma di governo e struttura) sia delle valenze dendrologiche delle espressioni funzionali delle tavole di cubatura a doppia entrata utilizzate. Nel complesso sono state rilevate in campo con strumento le altezze di 1694 individui. Per le espressioni funzionali sono state individuate funzioni logaritmiche, preferite ad altre di tipo esponenziale, il cui andamento è stato considerato maggiormente aderente alle realtà in corrispondenza dei diametri più elevati come le maggiormente idonee a scelte sono state scelta Di seguito si riportano le curve ipsometriche derivate dall elaborazione dei dati rilevati. y = 6,335ln(x) - 1,0248 R² = 0,3335 Curva ipsometrica - Fagus sylvatica - Fustaia - Valle Arroscia Categoria FA altezza (m) diametro (cm)

5 35 y = 6,2458ln(x) - 3,4632 R² = 0,4711 Curva ipsometrica - Fagus sylvatica - Ceduo - Valle Arroscia Categoria FA altezza (m) diametro (cm) y = 10,311ln(x) - 16,584 R² = 0,7426 Curva ipsometrica - Abies alba - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm)

6 35 y = 8,4339ln(x) - 12,732 R² = 0,6932 Curva ipsometrica - Picea abies - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm) y = 10,165ln(x) - 17,02 R² = 0,3447 Curva ipsometrica - Larix decidua, Cedrus sp. - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm)

7 y = 5,2349ln(x) - 4,5374 R² = 0,2352 Curva ipsometrica - Pinus sylvestris - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm) 35 y = 8,4339ln(x) - 12,732 R² = 0,6932 Curva ipsometrica - Pinus pinaster - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm)

8 y = 5,4839ln(x) - 4,7776 R² = 0,5263 Curva ipsometrica - Quercus pubescens e Q. sp. - Fustaia - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm) y = 5,5522ln(x) - 4,9945 R² = 0,3781 Curva ipsometrica - Quercus pubescens e Q. sp. - Ceduo - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm)

9 y = 3,1861ln(x) + 2,9265 R² = 0,1878 Curva ipsometrica - Castanea sativa - Ceduo - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm) y = 2,2556ln(x) + 4,6485 R² = 0,1333 Curva ipsometrica - Castanea sativa - Fustaia da frutto - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm)

10 y = 3,4979ln(x) + 3,2567 R² = 0,1025 Curva ipsometrica - Castanea sativa - Fustaie transitorie e franchi da seme - Valle Arroscia altezza (m) diametro (cm) y = 6,7414ln(x) - 5,3734 R² = 0,4449 Curva ipsometrica - Altre latifoglie - Fustaia - Valle Arroscia Categoria LM, OS, BS altezza (m) diametro (cm)

11 y = 5,8579ln(x) - 3,5747 R² = 0,3931 Curva ipsometrica - Altre latifoglie - Cedui - Valle Arroscia Categoria LM, OS, BS altezza (m) diametro (cm) LA DETERMINAZIONE DEI VOLUMI UNITARI DI RIFERIMENTO Le espressioni funzionali descrittive dell andamento dei rapporti tra diametri ed altezze dei diversi popolamenti hanno consentito la determinazione, attraverso le funzioni delle Tavole di cubatura a doppia entrata dell Inventario Forestale Nazionale Italiano, dei volumi unitari delle singole piante. L elaborazione dei dati per la determinazione dei volumi è stata realizzata ripartendo i popolamenti in classi diametriche di 5 cm. Le Tavole di cubatura a doppia entrata dell Inventario Forestale Nazionale Italiano definiscono i volumi legnosi dei singoli individui arborei come di seguito specificato: per le conifere il valore del volume cormometrico, riferito cioè all intero fusto comprensivo di corteccia e cimali con esclusione dei rami; per le latifoglie il valore del volume dendrometrico comprensivo dell intero fusto e dei rami fino ad un diametro di 3 cm con esclusione della ramaglia di fascina. Inoltre per le fustaie le Tavole IFNI non prendono in considerazione valori di volume riferiti a diametri inferiori a 15 cm o superiori ad 80 cm e per altezze inferiori a 7 m o superiori a 40 m. Ciò in quanto l allargamento eccessivo del campo ipso diametrico di riferimento avrebbe negativamente influito sulla attendibilità delle estrapolazioni degli andamenti del coefficiente di riduzione nelle tavole base di limitata estensione, andando tra l altro a fornire per le classi di diametro ed altezza maggiori di quelle considerate come massime, indicazioni stereometriche a livello di individui arborei dimensionalmente inusuali se non eccezionali Inventario Forestale Nazionale Italiano Tavole di cubatura a doppia entrata, a cura di Castellani C., Scrinzi G., Tabacchi G., Tosi V: Istituto Sperimentale per l Assestamento Forestale e per l Alpicoltura (ISAFA), Trento 1984.

12 Con riferimento alle Tavole IFNI e alle curve ipsometriche elaborate per i soprassuoli studiati sono state definite delle tabelle di sintesi che raggruppano i popolamenti in classi diametriche di 5 cm riportando la corrispondente altezza in base alla funzione delle relativa curva ipsometrica e il rispettivo volume unitario in base alle espressioni funzionali IFNI con coefficienti desunti dalla funzione ipsodiametrica. Le valenze dendrologiche delle tabelle sono le seguenti: Faggio Fustaia Faggio Ceduo Abete bianco Abete rosso Larice Pino silvestre Pino nero Pino marittimo Roverella e quercie Fustaia Roverella e quercie Ceduo Castagno Ceduo Castagno Fustaia Castagno Fustaia da frutto Altre latifoglie Fustaia Altre latifoglie ceduo Pioppo tremolo Pioppi Ceduo Leccio Ceduo Fagus sylvatica Abies alba, A. cephalonica, Abies sp., Pseudotsuga menziesii, Pseudotsuga sp., Taxus baccata Picea abies, Picea sp., Chanaecyparis sp., Cupressus sp., altre conifere minori (es. Cryptomeria, Thuja, Sequoia) Larix decidua, Larix sp., Cedrus sp. Pinus sylvestris Pinus nigra, P. uncinata, P. laricio, P. cembra, P. radiata, P. strobus, P. excelsa, P. canariensis Pinus pinaster Quercus pubescens, Q. cerris, Q. petraea, Q. robur, Q. sp. Castanea sativa Acer sp., Alnus sp., Betula sp., Carpinus sp., Fraxinus sp., Ostrya sp., Prunus sp., Robinia sp., Salix sp., Sorbus sp., Tilia sp., Ulmus sp., altre latifoglie minori Populus tremula, Populus sp. Quercus ilex Nelle pagine successive si riportano le tabelle di sintesi.

13 Diametro (cm) Faggio Fustaia Altezza (m) IFNI (m 3 ) 10 13,6 0, ,1 0, ,0 0, ,4 0, ,5 0, ,5 1, ,3 1, ,1 2, ,8 2, ,4 3, ,9 3, ,4 4, ,9 5, ,3 6, ,7 7,655 Faggio Ceduo 5 6,6 0, ,9 0, ,5 0, ,3 0, ,6 0, ,8 0, ,8 0, ,6 1, ,3 1, ,0 2, ,6 2, ,1 2, ,6 3, ,1 4, ,5 4, ,9 5, ,2 0, ,3 0, ,3 0, ,6 0, ,5 0, ,1 0, ,5 1, ,7 1, ,8 2, ,7 2, ,6 3, ,5 3, ,2 4, ,9 5, ,6 5,885 Abete Rosso 10 6,7 0, ,1 0, ,5 0, ,4 0, ,0 0, ,3 0, ,4 1, ,4 1, ,3 1, ,1 2, ,8 2, ,5 2, ,1 3, ,7 3, ,2 4,419 Abete Bianco

14 Larice 10 6,4 0, ,5 0, ,4 0, ,7 0, ,6 0, ,1 0, ,5 1, ,7 1, ,7 1, ,7 2, ,6 2, ,4 3, ,2 3, ,9 4, ,5 4,852 Pino silvestre 10 7,5 0, ,6 0, ,1 0, ,3 0, ,3 0, ,1 0, ,8 0, ,4 1, ,9 1, ,4 1, ,9 2, ,3 2, ,7 2, ,1 3, ,4 3, ,7 0, ,1 0, ,5 0, ,4 0, ,0 0, ,3 0, ,4 1, ,4 1, ,3 1, ,1 2, ,8 2, ,5 3, ,1 4, ,7 4, ,2 5,749 Pino nero 10 6,7 0, ,1 0, ,5 0, ,4 0, ,0 0, ,3 0, ,4 1, ,4 1, ,3 1, ,1 2, ,8 2, ,5 3, ,1 4, ,7 4, ,2 5,631 Pino marittimo

15 Roverella e quercie Fustaia 10 7,8 0, ,1 0, ,7 0, ,9 0, ,9 0, ,7 0, ,5 1, ,1 1, ,7 2, ,2 2, ,7 3, ,1 4, ,5 4, ,9 5, ,3 6,808 Roverella e quercie Ceduo 5 3,9 0, ,8 0, ,0 0, ,6 0, ,9 0, ,9 0, ,7 0, ,5 0, ,1 0, ,7 0, ,3 1, ,7 1, ,2 1, ,6 1, ,1 0, ,3 0, ,6 0, ,5 0, ,2 0, ,8 0, ,3 0, ,7 0, ,1 1, ,4 1, ,7 1, ,0 2, ,2 2, ,5 3, ,7 3, ,9 4,292 Castagno Fustaia 5 8,9 0, ,3 0, ,7 0, ,7 0, ,5 0, ,2 0, ,7 0, ,2 1, ,6 1, ,9 1, ,3 2, ,6 2, ,9 3, ,1 4, ,4 4, ,6 5,431 Castagno Ceduo

16 Castagno Fustaia da frutto 10 9,8 0, ,8 0, ,4 0, ,9 0, ,3 0, ,7 0, ,0 0, ,2 1, ,5 1, ,7 1, ,9 2, ,1 2, ,2 2, ,4 2, ,5 2, ,7 2, ,8 2, ,9 2, ,0 2, ,1 2, ,3 2, ,4 2, ,4 2, ,5 2, ,6 3, ,7 3, ,8 3,145 Diametro (cm) Altezza (m) IFNI (m 3 ) 10 10,1 0, ,9 0, ,8 0, ,3 0, ,6 0, ,6 1, ,5 1, ,3 1, ,0 2, ,6 2, ,2 3, ,8 4, ,3 5, ,7 5, ,2 6,945 Altre Latifoglie Ceduo 5 5,9 0, ,9 0, ,3 0, ,0 0, ,3 0, ,3 0, ,3 0, ,0 1, ,7 1, ,3 1, ,9 2, ,4 2, ,9 3, ,3 3,938 Altre Latifoglie Fustaia

17 Pioppo tremolo, Pioppi Ceduo 5 5,9 0, ,9 0, ,3 0, ,0 0, ,3 0, ,3 0, ,3 0, ,0 0, ,7 1, ,3 1, ,9 1, ,4 1, ,9 2, ,3 2,519 Leccio Ceduo 5 4,5 0, ,2 0, ,4 0, ,9 0, ,1 0, ,0 0, ,9 0, ,6 0, ,2 0, ,7 0, ,2 1, ,7 1, ,1 1, ,5 1,264

18 LA DETERMINAZIONE DELLE AREE BASIMETRICHE, DELLE PROVVIGIONI E DEGLI INCREMENTI La determinazione dei valori provvigionali, di area basimetrica e dell incremento corrente sono state realizzate in seguito a stratificazione dei dati delle singole aree di campionamento; la stratificazione ha raggruppato le aree campionate in funzione delle caratteristiche determinanti del bosco principalmente rappresentate dal tipo forestale e dalla forma di governo. Sono state quindi prodotte delle tabelle descrittive e riassuntive delle caratteristiche dendrometriche e auxometriche medie dei popolamenti dell area di studio nei tipi fisionomici definiti dal tipo forestale e dalla forma di governo (cfr. All. n. 4). Riguardo agli incrementi correnti essi si riferiscono all intero popolamento del tipo fisionomico descritto da ogni raggruppamento di aree campionarie. PIANIFICAZIONE FORESTALE PREESISTENTE In Alta Valle Arroscia la pianificazione forestale in vigore o di recente redazione interessa le proprietà comunali dei Comuni di Mendatica, Pieve di Teco e Pornassio. Nelle tabelle che seguono sono riassunte le principali informazioni sui Piani di Assestamento. PIANO DI ASSESTAMENTO E DI UTILIZZAZIONE DEI BENI SILVOPASTORALI VALIDITA Proprietà del Comune di Mendatica Proprietà del Comune di Pieve di Teco Proprietà del Comune di Pornassio TECNICO ASSESTATORE Dott. For. A. Gabrielli Dott. Agr. G. Calvi Dott. For. R. Collina Dott. For. M Alberti Dott. For. A. Gabrielli Dott. Agr. G. Calvi Dott. For. R. Collina Dott. For. M Alberti Dott. For. A. Gabrielli Dott. Agr. G. Calvi Dott. For. R. Collina Dott. For. M Alberti Dott. For. G. Sciandini Tabella 1: Piani di Assestamento in vigore o di scadenza recente PROPRIETA PUBBLICHE ASSESTATE SUPERFICIE BOSCATA ASSESTATA (ha) % SU TOTALE ASSESTATO Comune di Mendatica Comune di Pieve di Teco Comune di Pornassio Tabella 2: Piani di Assestamento in vigore o di scadenza recente; superfici interessate

19 PIANO DI ASSESTAMENTO E DI UTILIZZAZIONE DEI BENI SILVOPASTORALI DEL COMUNE DI MENDATICA Nel complesso delle proprietà silvopastorali del Comune di Mendatica sono state individuate 6 comprese: fustaia, ceduo, fustaia transitoria, ceduo coniferato, bosco protettivo e pascolo. La compresa fustaia (F) include una superficie complessiva di 286,5 ha con soprassuoli riconducibili a due tipologie prevalenti: la fustaia adulta di faggio e la fustaia mista di conifere. La fustaia di faggio è localizzata nella zona di S. Bernardo di Mendatica e precisamente sui versanti attraversati dalla provinciale per Monesi e che alle quote più basse confinano con il Torrente Tanarello o con il Rio Seprà. Questi versanti non sono particolarmente acclivi e la copertura è continua, per cui il rischio di dissesto idrogeologico non sussiste. L origine di questi boschi deriva da un avviamento all alto fusto. Si tratta generalmente di fustaie disetaneiformi, a densità regolare, con presenza di esemplari isolati anche di notevoli dimensioni. Generalmente la rinnovazione di faggio è sufficiente, anche se non riesce ad affrancarsi per le caratteristiche del piano superiore, a volte è presente rinnovazione abbondante a gruppi di abete bianco. La composizione specifica è molto limitata in numero di specie, perché il faggio domina lo strato arboreo; compaiono esemplari isolati o a gruppi di abete bianco, abete rosso, salicone, sorbo degli uccellatori, larice. Le specie floristiche presenti sono quelle del bosco di caducifoglie. Nel complesso si tratta di boschi di buona fertilità e non sono state riscontrare particolari fitopatie. All interno della fustaia mista di conifere si individuano due tipologie principali: la fustaia a prevalenza di larice ed abete bianco e la fustaia a prevalenza di pino silvestre. I boschi a prevalenza di larice e abete bianco sono localizzati nel Bosco delle Navette a partire dal Passo della Colletta fino a Costa Carlon, ed alcuni sul basso versante di Cima Garlenda nei pressi dell abitato di Monesi. Si tratta di soprassuoli adulti a densità irregolare con netta tendenza alla monospecificità. La rinnovazione è molto scarsa per il larice, più regolare per l abete bianco. Un altra tipologia di fustaia di conifere è quella caratterizzata da un intensa mescolanza di conifere di varie specie, quali pino silvestre, abete rosso, larice, abete bianco. In questi casi la densità risulta eccessiva a gruppi, soprattutto per abete rosso e bianco. Questa tipologia è diffusa in tutto il comprensorio, anche se il pino silvestre è prevalente soprattutto nei versanti insistenti sull abitato di San Bernardo di Mendatica e lungo la strada provinciale per Monesi. Le fustaie di faggio sono essenzialmente stabili e con condizioni di struttura regolari, per cui non sono previsti interventi nel periodo di validità del piano. Dalle analisi floristiche e stazionali, queste faggete possono essere assimilate a quelle eutrofiche, in cui il faggio trova le migliori condizioni per sviluppo e rinnovazione. La fustaia qui risulta ottimale per la fruizione turistica del bosco, essendo presenti nell area numerosi percorsi naturalistici. La gestione quindi è orientata al mantenimento del governo a fustaia. Per facilitare la rinnovazione in futuro si effettueranno dei tagli di sementazione con cui si andranno ad isolare le piante di miglior conformazione. L utilizzazione del soprassuolo avverrà mediante tagli successivi in base alle norme previste dalle Prescrizioni di Massima di Polizia Forestale (turno minimo per le fustaie di faggio = 100 anni) garantendo in futuro un rientro economico largamente superiore a quello del ceduo per l accresciuto valore degli assortimenti e massa ritraibile. Le fustaie miste di conifere si trovano in stazioni senza particolari problemi di stabilità dei versanti e condizioni di media fertilità. Nei lariceti in purezza non sono previsti interventi in quanto la cenosi sembra garantire una sufficiente stabilità e permanenza dell attuale formazione. Sarà compito delle revisioni del piano verificare la necessità di aprire piccole buche per favorire l insediamento della rinnovazione del larice soprattutto in condizioni stazionali difficili per le altre specie, quali versanti superficiali. Nelle fustaie in cui il larice è in mescolanza con altre conifere o in cui prevale il pino silvestre spesso si sono creati nuclei con densità eccessiva; in questi casi si prevede un diradamento dal basso di media intensità per liberare le chiome delle piante dominanti o meglio conformate, per regolarizzare la struttura ed eliminare le piante deperienti, aduggiate o di scarso valore vegetativo. Nel caso del Bosco delle Navette questi interventi dovrebbero avere anche la

20 funzione di favorire la mescolanza tra abete e larice. Per il pino silvestre il diradamento avrà le caratteristiche del taglio fitosanitario perché andrà ad eliminare tutte le piante in precarie condizioni vegetative. La compresa fustaia transitoria (FT) si estende su una superficie di 105 ha; comprende soprassuoli avviati all alto fusto all inizio degli anni 1990 anche grazie al contributo economico dei Piani Integrati Mediterranei; l intervento ha avuto risultati positivi e nella maggior parte dei casi i soprassuoli presentano densità regolare con strato dominante prevalente costituito da individui anche di notevole dimensione. L intervento è avvenuto con un diradamento dal basso eliminando tutti o quasi i polloni presenti sulle ceppaie e riservando solo i polloni migliori. L aspetto al momento della redazione del piano è quello di una giovane fustaia in cui la percentuale delle ceppaie riconoscibili con due o tre polloni ancora presenti è molto bassa. La rinnovazione sotto questi soprassuoli è diffusa per gruppi nel medio e basso versante, mentre la monospecificità è pressoché assoluta, compaiono per gruppi o isolati abete bianco, acero di monte e sorbo degli uccellatori. In alcune particelle la conversione è stata fatta solo sui due terzi della superficie ed in particolare il governo più o meno regolare a ceduo è ancora riscontrabile nella parte bassa ad esempio nella zona a contatto con il torrente Tanarello. Non sono necessari interventi di diradamento e non si prevede di eliminare le grosse matricine rilasciate al momento dell avviamento. Non si ritiene che ci siano le condizioni per poter favorire la costituzione di un bosco misto. E previsto di completare l opera di avviamento nelle particelle in cui l operazione non è stata effettuata su tutta la superficie e la conversone vera e propria di un ceduo matricinato nei pressi di San Bernardo di Mendatica, ritenendo che il governo a fustaia in questi versanti di elevato interesse turistico possano assolvere meglio alla funzione paesaggistica e fruitiva. La compresa ceduo matricinato (C) ha una superficie complessiva di 147,2 ha; la provvigione legnosa è costituita prevalentemente da faggio con una media di 90 m 3 ad ettaro. Sono presenti due tipologie distinte in base alla composizione specifica. Una è costituita da cedui matricinati a prevalenza di faggio con densità buona e copertura continua dei versanti, che comunque non si presentano particolarmente acclivi. La rinnovazione nel complesso è scarsa data la densità e il numero di polloni presenti sulle ceppaie, la matricinatura è molto variabile tra una particella e l altra ed in base alla posizione rispetto al versante. Insieme al faggio compaiono altre latifoglie, quali acero di monte, sorbo e ontano nel basso versante; le condizioni fitosanitarie sono buone e non si riscontrano fenomeni di deperimento. La seconda tipologia è caratterizzata dalla presenza di specie caratteristiche di un orizzonte vegetazionale inferiore, con specie termofile come la roverella e mesofile come castagno e carpino nero. In questa compresa è stato privilegiato l aspetto produttivo ed è stata prevista l utilizzazione di 4 delle 9 particelle incluse nella compresa, mentre nelle altre particelle si è previsto di non intervenire o di favorire la conversione all alto fusto. La compresa ceduo coniferato (Cc) ha un estensione di 188,3 ha con 10 particelle distribuite su tutto il territorio ma con un grosso nucleo sui versanti esposti a nord dei crinali che vanno da Bric Scaraglion a Poggio degli Agnelli. La gran parte della provvigione legnosa è riferibile a faggio e abete bianco. Sono presenti due tipologie prevalenti, nella prima, nella zona di Bric Scaraglion, la componente a ceduo è formata da un ceduo adulto di faggio e la componente a conifere è costituita da abete bianco, la mescolanza tra le due specie è per piede d albero, per cui la densità in molti casi risulta eccessiva, mentre la rinnovazione è scarsa e limitata alle piccole chiarie e alle zone di confine del bosco. La tendenza evolutiva è orientata verso l associazione stabile del bosco misto faggio e abete, anche se non in tutte le particelle con la stessa composizione specifica questo dinamismo è già così evidente, in quanto la componente a faggio è ancora prevalente e rallentano l insediamento e l affrancamento della rinnovazione di abete bianco. La seconda tipologia, nelle zone Barchei e Poggio S. Martino, è rappresentata dalla consociazione di pino silvestre e faggio oltre ad altre latifoglie (aceri, roverella, sorbo ed altre latifoglie mesofile o pioniere) in stazioni con esposizioni e microclimi non del tutto favorevoli all abete bianco. Si tratta di cedui maturi con una componente a fustaia non troppo elevata; lo strato arbustivo è molto diffuso e la rinnovazione è scarsa.

21 In entrambe le tipologie non sono riscontrabili fenomeni rilevanti di dissesto idrogeologico o di rischio di stabilità dei versanti. Per la prima tipologia l obiettivo è ottenere un soprassuolo misto di faggio e abete con una prevalente componente a fustaia, per cui si prevede di intervenire con tagli di diradamento selettivo ripetuti per favorire la rinnovazione e l insediamento dell abete. La modulazione dei tagli sarà differente a seconda delle condizioni stazionali, per cui dove la componente a ceduo è ancora prevalente si tratterà quasi di un diradamento dal basso, nei casi in cui è presente una buona percentuale di abete bianco, il diradamento sarà volto a favorire un equilibrata mescolanza, a liberare le chiome meglio conformate e a favorire piccoli nuclei di rinnovazione. Nella seconda tipologia si ritiene prevalente la funzione produttiva, per cui è prevista la ceduazione nel breve periodo; nei casi in cui la densità lo consente sarà previsto un prelievo della componente a conifere. La compresa bosco protettivo e/o ad evoluzione naturale (Pr) interessa una superficie complessiva di 326,5 ha dislocata su tutto il territorio delle proprietà comunali così ripartita: Tipologia forestale FUSTAIA CEDUO CEDUO CONIFERATO Superficie 240,5 74,6 11,3 Tabella 3: Forme di governo compresa bosco protettivo (Comune Mendatica) Questa compresa include tipologie molto diverse, accomunate dalla prevalente funzione protettiva. IN questa compresa non sono previsti interventi che prevedano l utilizzo dei soprassuoli boschivi ai finni della produzione di legname a prescindere dalla forma di governo. Potrebbe essere prescritto un intervento attivo quando la stabilità del bosco potesse essere messa in pericolo da eventi meteorici o fitopatologici, per esempio fenomeni di deperimento o la densità o l altezza eccessiva di polloni all interno delle ceppaie. Questi eventi se non risolti o non prevenuti potrebbero mettere a rischio la stabilità di determinati versanti. Nelle particelle di questa compresa non sono previsti interventi nel periodo di validità del piano in quanto nella maggior parte dei casi non risulta necessario nessun intervento per poter migliorare la funzionalità dei soprassuoli. Si è ritenuto invece che l evoluzione naturale fosse in grado di mantenere, almeno per il periodo di validità del piano, una sufficiente stabilità nella copertura arborea e che comunque nella maggior parte dei casi rappresentasse l unica forma evolutiva proponibile. La compresa pascolo (P) si estende su 86 ha, dislocata presso l Alpe Frontè, Monte Monega e Passo della Colletta. E presente una buona viabilità; l utilizzazione avviene a giugno settembre, con capi a produzione lattea, per lo più di razza Piemontese, Valdostana ed alcuni incroci appartenenti ad allevatori che, in un sistema pascolivo di piccola transumanza, sfruttando i diversi piani altitudinali, conducono per tutto l arco dell anno la loro attività nella Valle Arroscia. Nel piano è stato previsto di potenziare le capacità produttive di parte della compresa tramite la regolazione del carico di bestiame. Compresa F Fustaia Compresa Ft Fustaia transitoria Compresa C Ceduo Compresa Cc Ceduo coniferato Compresa Pr Bosco protettivo ad evol. naturale Compresa P Pascolo Superficie compresa [ha] 286, ,2 188,3 326,5 86,1 Specie m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 Pino silvestre Larice Abete bianco

22 Abete rosso Faggio Caducifoglie Totale Tabella 4: Comprese e provvigioni (Comune Mendatica) Incremento percentuale Specie di volume PV Abies alba 2,92 Larix decidua 3,27 Pinus sylvestris 2,59 Fagus sylvatica 4,05 Tabella 5: Incremento percentuale di volume (Comune Mendatica) Ic Ic Ic Ic Compresa F 2,5 Compresa Ft 4,9 Compresa C 3,6 Compresa Cc 2,7 Larix decidua 3,3 Fagus sylvatica 5,2 Fagus sylvatica 3,6 Abies alba 3,3 Fagus sylvatica 2,3 Abies alba 0,1 Fagus sylvatica 2,9 Pinus sylvestris 0,5 Larix decidua 0,1 Pinus sylvestris 0,7 Abies alba 0,4 Pinus sylvestris 0,1 Larix decidua 0,3 Tabella 6: Incremento corrente annuo (Comune Mendatica) PIANO DI ASSESTAMENTO E DI UTILIZZAZIONE DEI BENI SILVOPASTORALI DEL COMUNE DI PIEVE DI TECO Nel complesso delle proprietà silvopastorali del Comune di Pieve di Teco sono state individuate 4 comprese: fustaia (F), ceduo (C), bosco protettivo e/o ad evoluzione naturale (Pr) e pascolo prateria (P). La compresa fustaia (F) ha una superficie complessiva di 89,67 ha e una provvigione legnosa di mc ; la tipologia prevalente è la fustaia di conifere di origine artificiale mentre pochi ettari sono interessati da fustaia di faggio. La fustaia di conifere di origine artificiale è una tipologia uniforme e corrisponde a una programmazione forestale che ha prevalso nei decenni a cavallo della seconda guerra mondiale, per cui tutti gli interventi di forestazione consistevano in coniferamenti estensivi con l impiego di grande disponibilità di manovalanza che ha rimboschito versanti montani e pedemontani nella media e alta Valle Arroscia. Le specie usate non corrispondevano tanto al criterio di usare specie autoctone, quanto alla disponibilità dei vivai; la specie comunque prevalente è il pino silvestre che dal punto di vista fitosociologico può caratterizzare questi ambiti. Le due tipologie sono concentrate in due nuclei principali, il più piccolo comprende Poggio Richermo e tutto il crinale che da Monte Bellarasco scende fino a Castelletti, mentre la parte più estesa è quella che occupa il medio versante di Pian di Ven e Monte Prebarba. Si tratta in entrambe i casi di fustaie adulte a densità irregolare con netta prevalenza alla monospecificità nella zona di Poggio Richermo, con una certa varietà di specie in consociazione con pino silvestre nella zona di Pian di Ven, infatti qui sono stati piantati pino nero, abete rosso, larice, abete bianco, Chamaecyparis con distribuzione del tutto casuale.

23 All interno di questi popolamenti si alternano aree con densità eccessiva e piante aduggiate a contatto di chioma, malformate per le condizioni di sviluppo, ed altre aree dove la densità è scarsa e le piante si sono sviluppate con ampie chiome sviluppando diametri anche notevoli. Al momento della redazione del piano l età di questi popolamenti si aggirava sui anni, con piante che presentano nel complesso un buon portamento ed una provvigione legnosa che varia a seconda delle particelle dai 217 ai 317 mc/ha. La rinnovazione è molto scarsa o quasi assente sotto copertura per tutte le specie presenti, localmente diffusa per i pini ai margini dei boschi e nelle chiarie. Le condizioni fitosanitarie risultano spesso in questi casi mediocri per la presenza di numerose piante aduggiate e con cimali spezzati, è da rilevare inoltre la presenza di molti nidi di processionaria. Al piano di conifere è quasi sempre abbinato un piano di latifoglie quali roverella e carpino nero che costituiscono un piano subdominato discontinuo ed irregolare e che raramente assume la struttura di un ceduo; anche dal punto di vista provvigionale ha un importanza relativa. La fustaia di faggio è relegata a una sola particella assestamentale che rappresenta una tipologia boschiva presente su tutto il medio versante del Monte Prebarba, ma che nella proprietà comunale di Pieve di Teco rappresenta solo una piccola porzione. La fustaia di faggio è costituita da formazioni a prevalenza di faggio con fusti di medie dimensioni che costituiscono un piano compatto e uniforme a cui partecipano anche grosse piante anche di altre latifoglie quali acero, carpino, sorbo degli uccellatori, mentre è sporadico il pino silvestre. Questa copertura così continua impedisce a diffusione dello strato arbustivo, mentre consente una diffusa rinnovazione di varie latifoglie, prevalentemente acero; lo strato erbaceo è diffuso. Per la fustaia di conifere la provvigione e la qualità degli assortimenti legnosi non permettono un ritorno economico, per cui gli aspetti da tenere in maggior considerazione sono quelli della rinaturalizzazione del complesso boschivo e del miglioramento delle condizioni vegetative. La rinaturalizzazione dei popolamenti sarà ottenuta gradualmente, riducendo la componente a conifere per passi successivi tenendo conto dei dinamismi in atto e delle risposte dei popolamenti agli interventi di volta in volta effettuati. In un primo momento si elimineranno tutte le conifere non corrispondenti ai caratteri ecologici di queste stazioni o comunque non corrispondenti agli ecotipi locali, come cedro, abete rosso, abete bianco, Chamaecypais, etc. a prescindere dalle condizioni vegetative e di vitalità. In un secondi tempo si interverrà per cercare di favorire l ingresso di nuove latifoglie, con tagli localizzati per favorire la rinnovazione e la disseminazione da parte di matricine presenti, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo delle latifoglie già presenti eliminando la concorrenza delle conifere. L obiettivo è l ottenimento di un bosco misto con abbondanza di latifoglie mesofile e un piano di fustaia costituito prevalentemente da pino silvestre, il governo della componente a latifoglie dovrebbe essere a ceduo. Questi popolamenti dopo il rimboschimento sono stati lasciati crescere senza nessuna cura colturale per cui spesso presentano anomalie nella struttura e nelle condizioni vegetative per cui dove risulterà necessario si interverrà con interventi di diradamento dal basso anche severo per normalizzare la densità ed eliminare le piante soprannumerarie ed aduggiate. La struttura della fustaia di faggio è irregolare, anche se le caratteristiche strutturali la fanno assimilare a una fustaia transitoria; questa evoluzione è dovuta probabilmente ad interventi occasionali di pastori o da tagli localizzati sulla ceppaia.l obbiettivo è ottenere un bosco misto con lo sviluppo di latifoglie mesofile attraverso un diradamento selettivo. La compresa ceduo (C) ha una superficie di 448,28 ha e una provvigione legnosa intorno ai mc totali per una provvigione legnosa media ad ettaro di circa 147 mc. La provvigione legnosa è costituita prevalentemente dalla voce altre latifoglie (in cui la specie nettamente prevalente è il carpino nero) seguita da castagno e roverella, mentre il ceduo di faggio è del tutto insignificante. Le particelle incluse in questa compresa costituiscono dei grossi nuclei accorpati con una tipologia boschiva nettamente prevalente e caratterizzante i tre grossi nuclei dei versanti che vanno da Poggio Richermo a Monte S. Bernardo o i versanti di Monte Frascinello e Rocca Guardiale o le particelle nella zona di Pian di Ven,; i cedui nella zona di Calderaia sono invece costituiti da particelle isolate con una tipologia boschiva che si discosta un po rispetto al resto della compresa.

24 Nella zona di Monte Frascinello e crinale di Poggio Richermo si trovano cedui matricinati a prevalenza di carpino nero con densità buona e copertura continua dei versanti, non particolarmente acclivi; le altre specie presenti sono il castagno e la roverella. Nella zona di Pian di Ven la presenza del castagno è molto più rilevante ed aumenta anche la presenza delle altre latifoglie mesofile, come aceri, tigli e sorbi, e di pino silvestre; sono presenti anche piccoli nuclei di ceduo invecchiato. Nella zona di Calderaia il castagno diventa prevalente, anche se carpino nero e roverella continuano ad avere un certo rilievo. La rinnovazione è scarsa data la densità e il numero dei polloni sulle ceppaie, la matricinatura è molto variabile da una particella a l altra e a seconda della posizione nel versante, ma nel complesso è regolare e ben distribuita; le condizioni fitosanitarie sono buone ad eccezione di alcune stazioni in cui il castagno presenta evidenti segni di passaggio del fuoco e sintomi del cancro corticale. Al momento della redazione del piano l età media del soprassuolo si aggirava sui 40 45, quindi si trrattava di cedui invecchiati, con diametri interessanti e sviluppi in altezza che indicavano caratteristiche di buona fertilità In questa compresa è stato privilegiato l aspetto produttivo dei soprassuoli. Dato l accorpamento e l omogeneità dei soprassuoli è possibile pianificare gli interventi di taglio in modo da garantire all amministrazione comunale un reddito costante e sicuro per un periodo uguale al turno, stabilito in 25 anni; la grossa estensione di questa tipologia boschiva consente anche di distribuire i tagli in modo da rispettare i parametri di impatto ambientale evitando di tagliare superfici contigue superiori ai 20 ha. Il piano prevede di avviare al taglio tutte le particelle di questa compresa predisponendo un piano di tagli superiore al periodo di validità del piano. E definito un turno unico di 25 anni per tutte le latifoglie La compresa bosco protettivo e/o ad evoluzione naturale (Pr) ha una superficie di 345,69 ha dislocati su tutto il territorio delle proprietà comunali con differenti tipologie di bosco. In questa compresa sono inseriti soprassuoli per i quali è preponderante l aspetto di difesa del suolo, ed altri in evoluzione naturale che non possono essere assegnati a nessun altra compresa. Si riscontrano due tipologie forestali prevalenti; la prima è costituita dai boschi di neoformazione che colonizzano i versanti scoscesi che da Madonna della Neve si estendono a ovest fino a Camporosso e a sud fino alle pendici di Poggio di Lovegno. Questi versanti in origine erano prati pascoli che progressivamente sono stati invasi dal bosco per l abbandono e la diminuzione del carico di bestiame. Allo stato attuale il bosco si sta diffondendo a seconda delle zone con specie pioniere e preparatorie, come pioppi, saliconi, ontani, betulle, che nella maggior parte dei casi costituisce una boscaglia con densità irregolare per gruppi e in pochi altri casi ha già consentito lo sviluppo e la rinnovazione di latifoglie mesofile tipiche di questo orizzonte. La seconda tipologia comprende poche particelle sul medio e alto versante dei monti Ciazzo del Bauso e Prearba, ed è caratterizzata da una composizione specifica e da una struttura similare al ceduo, con prevalenza a seconda della stazione di roverella, carpino o faggio. Viste le finalità gestionali della compresa, non è stato previsto alcun tipo di intervento di utilizzazione nel periodo di validità del piano, lasciando che l evoluzione naturale della vegetazione faccia il proprio corso. In alcuni casi sono stati previsti diradamenti selettivi a carattere fitosanitario per il recupero dei castagneti percorsi dal fuoco. La compresa pascolo (P) è poco estesa sul territorio, si tratta di 43,44 ha distribuiti nel comprensorio di Trovasta e Moano. Le particelle, ben accessibili da strade a fondo naturale, sono aree abbandonate da tempo nelle quali si è affermata una vegetazione invasiva costituita da cenosi arboree (ostrieti con salicone, acero campestre, betulle e sorbi), arbustive con fruticeti mesofili e termofili e lo strato erbaceo dominato a macchia dalla felce aquilina. Gli strati più bassi della vegetazione hanno una copertura del 30 40%, mentre le specie arboree si presentano in nuclei sporadici. Al fine di potenziare le capacità produttive del pascolo sono stati previsti interventi di miglioramento e riqualificazione attraverso la riduzione del carico di bestiame, della concimazione organica delle aree e il decespugliamento meccanico.

25 Compresa F Fustaia Compresa C Ceduo Compresa Pr Bosco protettivo ad evol. naturale Compresa P Pascolo Superficie compresa [ha] 89,67 448,28 345,69 43,44 Specie m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 m 3 ha 1 m 3 Pinus sylvestris Fagus sylvatica Caducifoglie Castanea sativa Quercus pubescens Totale * cfr. piano di assestamento originale: il dato non corrisponde tra la tabella Incremento corrente annuo e la tabella Riepilogo dati dendrometrici per comprese. Tabella 7: Provvigione delle diverse comprese (Comune Pieve di Teco) Specie Incremento percentuale di volume PV Pinus sylvestris 2,03 Fagus sylvatica 2,83 Quercus pubescens 2,24 Castanea sativa 5,25 Caducifoglie 3,76 Tabella 8: Incremento percentuale di volume (Comune Pieve di Teco) Ic Compresa F 1,8 Compresa C 2,6 Pinus sylvestris 2,2 Caducifoglie 3,4 Fagus sylvatica 1,4 Castanea sativa 2,3 Caducifoglie 1,3 Pinus sylvestris 0,4 Castanea sativa 0,6 Quercus pubescens 0,1 Quercus pubescens 0,02 Tabella 9: Incremento corrente annuo (Comune Pieve di Teco) Ic PIANO DI ASSESTAMENTO E DI UTILIZZAZIONE DEI BENI SILVOPASTORALI DEL COMUNE DI PORNASSIO Nel complesso delle proprietà silvopastorali del Comune di Pornassio sono state individuate 4 comprese: fustaia, ceduo, ceduo coniferato e bosco protettivo. La compresa fustaia (F) occupa circa 332 ha di superficie ed è suddivisa in tre settori distinti in funzione della composizione specifica. Due settori sono rimboschimenti artificiali uno composto prevalentemente da Pino silvestre, situato nell area di Nava sul versante esposto ad Ovest, e l altro è rimboschimento misto di conifere si trova nelle aree

26 più a Sud del territorio comunale. Il terzo settore è, invece, una fustaia naturale a Larice ed Abete bianco situata nel comprensorio Navette lungo il confine con la Regione Piemonte. La provvigione totale della compresa è di mc per una provvigione ettaro di 150 mc in cui le specie più rappresentative sono in ordine decrescente Larice, Pino silvestre e Abete bianco. I soprassuoli forestali, sia di origine naturale sia artificiale, sono di origine gamica. La loro finalità è di natura paesaggistica, o tuttavia volta al mantenimento o al miglioramento delle condizioni ambientali di alcuni territori delle Alpi Marittime. I rimboschimenti a prevalenza di Pino silvestre hanno un età di circa anni e sono stati eseguiti con lavorazione manuale a buche o a gradoni. Non avendo una densità elevata presenta una discreta provvigione ad ettaro pari a circa 180mc/ha. La pressione antropica subita da questa tipologia è dovuta alla raccolta di funghi e alla caccia. I rimboschimenti misti di conifere sono stati eseguiti, anch essi con lavorazione manuale a buche e gradoni, negli anni 60. Si trovano a quote relativamente basse e comunque in condizioni ecologiche e stazionali non ottime per queste specie. In questa tipologia non sono stati effettuati interventi selvicolturali nel tempo, per cui il soprassuolo si presenta particolarmente denso, generando scarso accrescimento radiale, riduzione nello sviluppo delle chiome. L elevata copertura arborea non da spazio allo strato erbaceo arbustivo che, quindi, risulta assente e il terreno impoverito. La fustaia naturale di Larice, per il paesaggio, le condizioni ecologiche e la ricchezza di flora e fauna, rappresenta uno dei luoghi più interessanti del Ponente Ligure. È un bosco di età pari a anni, derivante da rinnovazione naturale che si è sviluppata in seguito a interventi di utilizzazione a taglio raso con riserve effettuate a carico dell Abete bianco e del Larice presente in quest area. Le modalità di gestione sono distinte per tipologia. Per la fustaia artificiale di Pino silvestre, vista la forte fruizione antropica, si propone il miglioramento della struttura del bosco e la riduzione di tutti i fattori che possano favorire gli incendi. Nella fustaia mista di conifere si vuole tentare di migliorare l aspetto produttivo del soprassuolo, intervenendo con tagli di diradamento selettivi in modo da contribuire ad avere un aumento degli accrescimenti legnosi. Nella fustaia naturale di Larice l obiettivo è quello di cerare le condizioni per cui il soprassuolo forestale si riproduca nel tempo, arricchendolo di specie indigene quali l Abete bianco, già ampiamente diffuse in passato. La compresa ceduo (C) si articola su una superficie di 256,13 ha. La provvigione totale è pari a mc, per una provvigione ad ettaro di 139 mc. I soprassuoli sono individuati su pendici mediamente acclivi, nella maggior parte dei casi facilmente raggiungibili sia con automezzi che a piedi, la percorribilità interna al bosco è buona per la scarsa densità dello strato arbustivo e per i numerosi sentieri presenti. All interno delle particelle non si riscontrano estesi fenomeni di erosione superficiale ne tanto meno di movimenti franosi. Questa tipologia colturale è suddivisa in tre soprassuoli principali: i cedui misti, i cedui a prevalenza di Faggio e cedui di recente colonizzazione. I cedui misti sono composti prevalentemente da Carpino nero e Faggio con Acero opalo, Carino bianco, Ciliegio, Sorbo montano, Maggiociondolo e sporadicamente da Betulle e Pino silvestre. La struttura è monoplana e le ceppaie sono basse e molto vecchie con prevalenza di polloni avventizi. I dati provvigionali distinti per singole particelle non evidenziano una particolare fertilità di queste stazioni. I cedui a prevalenza di Faggio sono suddivisi in due tipologie strutturali differenti. La prima è caratterizzata da cedui con regolare matricinatura anche dal punto di vista della distribuzione spaziale. Si tratta di versanti moderatamente acclivi con suoli di media profondità con limitati fenomeni di erosione superficiale. La composizione specifica vede oltre alla prevalenza del Faggio altre latifoglie che contribuiscono alla provvigione legnosa, queste sono il Carpino nero, l Acero opalo e campestre, il Sorbo montano e il Frassino maggiore con la comparsa sporadica di Ciliegio, Maggiociondolo e Roverella. I dati di provvigione sono assimilabili alla I classe di fertilità dei cedui di Faggio con valori tra 98 e 175 mc/ha. La seconda tipologia presenta caratteristiche strutturali avviate naturalmente o attraverso intervento antropico ad evoluzione ben affermata. Sono cedui abbondantemente matricinati e caratterizzati da notevoli dimensioni dei diametri delle matricine, la cui densità non è uniforme o addirittura scarsa. Questi popolamenti assumono in molti punti l aspetto di soprassuoli transitori, la provvigione legnosa risulta compresa tra 134 e 222 mc/ha.

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