Destino silenzioso, cinico e Bari

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1 Destino silenzioso, cinico e Bari di Fabio Bolognini* Tra le molte situazioni di crisi e criticità di cui soffre il diversamente solido sistema bancario italiano, c è una grande banca del Mezzogiorno che sta facendo arruffare il pelo ai suoi azionisti, per motivi che ormai abbiamo imparato a conoscere: l assenza di un vero e proprio mercato secondario dove trattare le azioni medesime. Che poi, a ben vedere, altro non è che l ennesimo caso di analfabetismo finanziario su cui hanno campato generazioni di cosiddetti manager ma anche altrettanti politici. Ora che il mondo è cambiato, l ecosistema è divenuto improvvisamente ostile ed in molti cercano di reagire cercando disperatamente la leva del freno di emergenza del mondo, per poter scendere. La banca in questione è la Popolare di Bari. Al momento non risulta avere ufficialmente problemi ma sta avviandosi alla trasformazione in società per azioni, circostanza che impone maggiore trasparenza sotto molti aspetti gestionali. Oltre ad essere comunque coinvolta nel processo di deterioramento degli attivi che ha sin qui segnato il nostro paese (vi è piaciuto questo understatament, vero?), e di conseguenza trovarsi costretta a procedere a riduzioni del valore delle proprie azioni, non quotate. E qui arrivano i dolori, visto che molti azionisti hanno solo nell ultimo anno preso coscienza del fatto che anche le azioni di banche popolari cooperative esprimono il valore del capitale proprio aziendale (incredibile, signora mia, chi l avrebbe mai detto?), e di conseguenza si sono ritrovati più poveri. Tutto è cominciato lo scorso anno, quando la banca ha effettuato una importante operazione di ripulitura del proprio bilancio, che ha determinato un risultato economico ampiamente negativo. Nel corso dell assemblea dei soci dello scorso 24 aprile, è stata ratificata la decisione del management di procedere a ridurre il valore delle azioni da 9,53 a 7,50 euro, con un bel taglio del 21%. I circa 70 mila azionisti della banca hanno improvvisamente realizzato che i

2 certificati rappresentativi del capitale proprio di una cooperativa possono anche deprezzarsi. A dirla tutta, qualche abilissimo socio si era reso conto di questa eventualità della vita alcune settimane prima, ed era riuscito a rivendere le proprie quote attraverso il sistema di scambi interni della banca. Dopo il 24 aprile, l incazzatura è progressivamente montata, per evidenti motivi. In molti vorrebbero dirigersi verso l uscita, ma sono incastrati dall assenza di un vero mercato. Le sedicenti associazioni dei consumatori sono scese in campo e si va verso qualcosa che dovrebbe essere un ultimatum alla banca, con scadenza a fine mese, per aprire un tavolo negoziale. Nel frattempo, lo scorso 18 ottobre, anche la Consob si è accorta del problema e prima di tornare a dormire ha raccomandato alle banche non quotate di creare una piattaforma di mercato dove sia possibile scambiare le azioni. Sagace. Quello che forse agli azionisti della Popolare di Bari non è chiaro è che sulle quotazioni insiste un elemento fondamentale ed uno di illiquidità. In astratto è possibile rimuovere il secondo, ma il primo tende a persistere. Tra le richieste del comitato degli azionisti c è poi quella di poter fruire di un allungamento dei tempi per il rimborso di mutui stipulati con la banca, definito dal comitato dei soci un iniziativa fondamentale per ridare ossigeno ai risparmiatori e alle imprese, evitando allo stesso tempo alla banca il rischio di avere un credito deteriorato che svaluti l attivo. Ora, a parte il fatto che l allungamento dei termini di pagamento rappresenta già evidenza di deterioramento della qualità dell attivo della banca (basterebbe conoscere il concetto di valore attuale netto ma chiediamo troppo, oggettivamente), questa richiesta fa affiorare il sospetto che vi siano mutuatari che hanno messo le azioni della banca a garanzia del fido, ed ora si trovano a rischio di dover integrare la garanzia. Sarà così? Abbiamo una nuova sindrome veneta di affidamenti con acquisto di azioni della banca, magari avvenuto non contestualmente alla richiesta di fido, per non avere problemi con la vigilanza? Sarà andata così? Ah, saperlo. Quello che invece sappiamo è che a giorni si conoscerà il prezzo a cui gli azionisti potranno esercitare il diritto di recesso conseguente alla trasformazione in Spa della popolare, ed è piuttosto improbabile, per usare un eufemismo che quel prezzo possa essere superiore all ultima valorizzazione delle quote (7,50 euro). Nel frattempo, si attendono notizie della semestrale Utile inoltre ricordare che la Popolare di Bari a giugno 2015 ha effettuato un aumento di capitale, in cui è stata anche offerta ai soci la possibilità di sottoscrivere obbligazioni subordinate Tier II con cedola 6,50% e scadenza Le azioni di nuova emissione sono state offerte in opzione ai soci al prezzo di 8,95 euro. Sigh.

3 Quello che conta è che l attuale prezzo di 7,50 euro per azione è superiore al valore del patrimonio netto, mentre (come dolorosamente sappiamo) le altre banche quotate hanno multipli che sono meno della metà. Abbiamo l impressione che l avvicinarsi di questo giorno del giudizio sia alla base dell attivismo di alcuni deputati pugliesi che, trasversalmente agli schieramenti di provenienza, nei giorni scorsi hanno cercato di far passare un emendamento in ambito di legge di Bilancio per impedire di fatto la trasformazione della popolare barese in Spa, innalzando il requisito patrimoniale che innesca tale trasformazione. Nel frattempo la Procura di Bari indaga e Banca d Italia ha in corso dall estate un ispezione. Lo sentite, qui dalla stalla, il lontano scalpiccio dei buoi? Ribadiamolo: quanti dei soci erano effettivamente consapevoli di cosa significhi partecipare al capitale di una banca? Ora resta una rabbia crescente, e tra non molto forse l inarrestabile nostalgia per i bei tempi andati, quando le banche potevano ricomprarsi azioni proprie, senza fare troppo baccano. Sottovoce, come direbbe la nuova campagna istituzionale della Popolare Bari. Forse il silenzio è destinato a durare ancora poco. E comunque, dalla banca hanno fatto sapere che la svalutazione delle azioni Non l abbiamo determinata noi, ma è stata resa indispensabile dopo che attraverso un decreto del governo siamo stati obbligati a diventare una società per azioni Eh. La realtà è interpretazione, dopo tutto, non oggettività. Ma cosa succedeva dietro le quinte? Acquistare banche e sportelli conviene? La tenuta del sistema bancario si rivela sempre più importante per un sistema economico, il test che seguirà allo shock dell esito del referendum che determina l uscita della Gran Bretagna dalla UE sarà un altra dura prova per il nostro sistema già indebolito. Nell ultimo anno abbiamo preso coscienza che banche regionali di una certa dimensione come Carife, Banca Marche, Banca Etruria, Popolare Vicenza e Veneto Banca erano cadute in crisi drammatiche, che quattro sono fallite e due hanno rischiato grosso venendo salvate (conferma di ieri) dal fondo di emergenza. Atlante ha acquistato per intero gli aumenti di capitale di 1,5 miliardi di Popolare Vicenza e di 1,0 miliardi di Veneto Banca senza i quali le banche sarebbero praticamente fallite azzerando gli investimenti non solo degli

4 azionisti (che hanno perso praticamente tutto) ma anche di migliaia di obbligazionisti. Purtroppo i rischi nel sistema bancario non sono finiti. Stiamo già assistendo al salvataggio di altre casse di risparmio a partire da Cesena in cui il fondo volontario del FITD -grazie al versamento di altri 800 milioni da parte del sistema bancario- coprirà aumenti di capitale destinati probabilmente anche a Rimini e a San Miniato. Possibile anche che il pericolo di un altro mal di testa bancario arrivi dalla Puglia e da un altra popolare. Se ne parla sommessamente (ad eccezione de L Espresso) ma i fatti e i numeri che riguardano la Banca Popolare di Bari possono suscitare attenzione e qualche apprensione. I fatti hanno somiglianze con la storia che ha causato i problemi della Popolare Vicenza: una crescita fatta da una lunga serie di acquisizioni di altre banche, le ultime particolarmente controverse, la lunghissima gestione padronale della banca da parte di una famiglia, una serie di aumenti di capitale e prestiti obbligazionari collocati presso la clientela, il fastidio e il ritardo nel trasformarsi in spa per obbedire al decreto sulle banche popolari e da ultimo la svalutazione improvvisa del 20% del valore delle azioni -non quotate in Borsa- con il malumore di alcuni dei azionisti che da mesi o forse più di un anno non riescono più a vendere quelle azioni nel mercatino gestito dalla banca stessa. Tutti segnali di allarme visto come è andata a Vicenza e Montebelluna. Un parallelismo evidente nelle ambizioni di una rapida crescita con acquisizioni di banche complicate. Nel caso della Popolare Bari le acquisizioni più recenti sembrano rischiose e non chiaramente giustificate, alla luce di quanto sappiamo dei problemi del sistema bancario. L acquisto di due banche in crisi, commissariate da Banca d Italia e sull orlo della liquidazione come TERCAS e CARIPE apporta alla Popolare Bari una crescita di masse e sportelli ma anche di sofferenze e incagli. Acquisizione a cui si è aggiunta nelle ultime settimane anche la Banca Popolare delle Province Calabre posta in liquidazione dai commissari. Tutto questo shopping di banche malate ha aiutato la nostra banca centrale, che non ama leggere cattive notizie di banche sulle pagine dei giornali e che (in passato oggi molto meno) aveva sempre trovato l appoggio di banche sane pronte a rilevare quelle in crisi. I numeri invece dovrebbero aiutare a dimensionare in modo oggettivo il quadro sulla base della serie di bilanci esaminati dal 2009 al 2015 e fornire elementi di previsione per l andamento Vediamo alcune fotografie. La prima mostra l andamento dei crediti alla clientela rispetto ai crediti deteriorati e alle rettifiche effettuate a fronte degli stessi.

5 In 6 anni i crediti alla clientela sono passati da 5,3 miliardi a 10,1 mld. La Popolare Bari è sempre cresciuta ma l arrivo di Tercas e Caripe ha aggiunto nel ,1 mld di crediti ai clienti, ma anche 1,4 miliardi di crediti deteriorati e 700 milioni di accantonamenti. Così i crediti deteriorati si sono quadruplicati in 6 anni, mentre i crediti alla clientela solo raddoppiati con le acquisizioni.

6 Nel secondo grafico si nota la crescita dei crediti deteriorati che dal 2014 arriva a livelli di guardia, ma soprattutto esplode nel 2015 un anno dopo l acquisizione. Fortunatamente la politica della banca è quella di fare molte rettifiche ma in questo modo dal 2009 ha bruciato quasi 1,2 miliardi di profitti per mantenere una buona copertura dei crediti malati, che al netto delle rettifiche sono il 15,4% (contro il 24% di Vicenza e il 26% di Veneto Banca). L afflusso e la fermentazione costante di crediti deteriorati però non aiuta la Popolare Bari sul fronte dell accumulo di capitale e così il 2015 si è chiuso con una perdita di 295 milioni perché come mostra il terzo grafico la crescita del margine non compensa più il peso delle rettifiche. Se l andamento dovesse proseguire nel 2016 saranno necessari altri rinforzi di capitale.

7 Quanto alla convenienza della campagna acquisizioni sui ricavi (pure cresciuti da 311 a 477 milioni) non si è tradotta in questi anni in un reale miglioramento della redditività. Il prossimo grafico mostra la redditività generata dalle masse di raccolta e impieghi in costante discesa. Per un confronto lo stesso indice per il gruppo Intesa SanPaolo si è attestato al 3,3% nel 2014 e 3,1% nel Quindi valore basso e in costante discesa in un area geografica che dovrebbe invece generare dei margini superiori per coprire il maggiore costo del rischio. Anche in questo caso il calo coincide con l acquisto di Tercas.

8 Un ultima fotografia per raffrontare l andamento dei crediti deteriorati netti al patrimonio netto e l immagine non è rassicurante perché proprio le acquisizioni hanno causato a quanto si vede il sorpasso dei crediti deteriorati rispetto al valore del patrimonio. La dotazione patrimoniale della Popolare Bari a fine 2015 era ancora sufficiente (CET1 a 11,9%) ma ora bisogna vedere cosa accade nell anno in corso. Occorre infatti tenere presente due elementi: 1) la banca mostra a fine 2015 quasi un miliardo di incagli, in gran parte dovuti a Tercas e Caripe (erano 360 nel 2013) 2) nel caso delle banche in crisi c è un precedente fresco, quello delle 4 banche ponte nelle quali il passaggio di incagli a sofferenze nei primi 6 mesi dopo la pulizia delle sofferenze al momento per la risoluzione è stato più elevato del previsto.

9 In attesa del giudizio sulla semestrale 2016 va comunque osservato che in presenza di un andamento chiaramente negativo di molte voci, non si comprende del tutto la linea aziendale di continuare ad acquistare sportelli e personale senza controllare costi e qualità del credito. Le 115 filiali acquistate in Abruzzo, rispetto alle 80 filiali pugliesi sono state un affare? Il presidente Jacobini esprime fiducia in ogni sua dichiarazione, la stampa locale difende entusiasticamente la banca ignorando le perdite del 2015 e le lamentele di chi ha già visto svalutarsi le azioni e non riesce a venderle. Ora si parla di un offerta per la Nuova Carichieti (ex-banca in crisi) con altri sportelli in Abruzzo. I buoni rapporti con la Banca d Italia grazie ai salvataggi a cui ha contribuito, l utilizzo prima banca italiana- della garanzia statale GACS offerta dal MEF per cedere sofferenze assicurano alla banca un clima disteso con le autorità e possono creare l ambiente ideale per la costruzione di una grande banca al Sud, ma la Popolare Bari è ora nel perimetro della vigilanza BCE i cui controlli severi hanno fatto emergere situazioni critiche e occultate in Veneto. Il cost/income della Popolare Bari è a fine 2015 troppo elevato, vicino all 80% (235 mil/285 mil) mentre le banche migliori sono sotto il 60%, altri aumenti di capitale sarebbero difficili da collocare ancora presso i clienti come fatto in passato, servirà il mercato e la quotazione in Borsa. Senza un rapido ritorno alla redditività i margini di manovra della banca si fanno stretti. La crescita pericolosa di Bari continua nel 2016 e vedremo presto come sta andando.

10 * tratto dal blog Imprese + Finaza Banca Popolare di Bari. Le azioni calano del 20% ma salgono gli stipendi dei manager Il settimanale L Espresso nel numero in edicola ha fatto i conti in tasca alla Banca Popolare di Bari dedica un inchiesta all istituto bancario governato dalla famiglia Jacobini dal titolo Banca nostra che comandi a Bari. La potente Popolare della città, governata da mezzo secolo dalla stessa famiglia, si prepara a trasformarsi in una società per azioni. Tra bilanci in perdita e manovre sui titoli. Perché nulla cambi nel più grande istituto di credito del Sud Vista dalla Puglia, la crisi delle Popolari gronda promesse e propositi di riscossa scrive nel suo articolo di Vittorio Malagutti E a dire il vero, fino a poche settimane fa, da queste parti arrivavano solo gli echi lontani della tempesta che nel giro di pochi mesi ha spazzato via Vicenza e Veneto Banca. A Bari, però, adesso la musica è cambiata. A fine aprile è arrivato il taglio del valore delle azioni: da 9,53 a 7,5 euro, con una perdita secca del 21 per cento in un solo colpo. Una sorpresa difficile da digerire per gli oltre 7 mila soci della Popolare di Bari, che con quasi 15 miliardi di attivi, 385 filiali, oltre 3mila dipendenti, è la più grande banca del Sud, una delle poche rimaste indipendenti. il presidente della BPB Marco Jacobini L inchiesta porta alla luce i bilanci della banca e mette in risalto come l anno nero degli azionisti non sia coinciso con le difficoltà della famiglia Jacobini, che da oltre mezzo secolo tiene in pugno la Popolare di Bari. Nell anno nero della Popolare di Bari, tutti i manager di punta hanno visto aumentare il loro stipendio, a cominciare dal presidente Marco Jacobini, che ha guadagnato 700 mila euro, 50mila in più del 2014, scrive Malagutti. Ma le difficoltà in Puglia esistono anche per il quotidiano La Repubblica (edizione di Bari) ed il settimanale L Espresso, che

11 vengono venduti da domenica in edicola in abbinamento a 2,50 euro, quanto invece veduti separatamente costano 1.50 e 3 euro, quindi vengono venduti a metà prezzo! La Banca Popolare di Bari nel frattempo ha rilevato attività, passività e rapporti di clientela della Banca Popolare delle Province Calabre (Bppc), posta in liquidazione coatta amministrativa dal Ministero dell Economia su proposta della Banca d Italia. A renderlo noto con un comunicato è l istituto pugliese, in cui si afferma che verrà assicurata la tutela di tutti i creditori della banca. Gli sportelli della Bppc resteranno aperti regolarmente da domani e potranno essere svolte tutte le operazioni bancarie, senza variazioni ma sotto la responsabilità della Banca Popolare di Bari. Bppc è finita in liquidazione a seguito di una difficile situazione economica e di perdite. Parlando con il settimanale L Espresso, il presidente della Popolare di Bari rifiuta la parola crisi. Crisi, quale crisi? ha detto recentemente Jacobini erede della famiglia che da oltre 50 anni controlla la più importante banca pugliese vogliamo la CariChieti candidandosi all acquisto della banca abruzzese azzerata nel novembre scorso da un decreto del Governo. Malagutti nel suo articolo ricorda che a Bari a fine aprile è arrivato il taglio del valore delle azioni: da 9,53 a 7,5 euro, con una perdita secca del 21 per cento in un solo colpo. Un risultato difficile da digerire per gli oltre 70mila soci della Popolare di Bari, che con quasi 15 miliardi di attivi, 385 filiali, oltre 3mila dipendenti, è la più grande banca del Sud una delle poche rimaste indipendenti. La banca barese guidata da Jacobini ha raccolto quasi 800 milioni di euro piazzando titoli a migliaia di risparmiatori, infatti come ricorda L Espresso, nel 2014 sono state vendute 200 milioni di obbligazioni subordinate, investimento sicuramente ad alto reddito (6,5% anno) ma sicuramente meno garantito dei classici bond, come hanno scoperto negli ultimi mesi i clienti di banche liquidate, a partire da Banca Etruria. Grazie all incredibile vendita di obbligazioni, il numero dei soci della Popolare di Bari sono cresciuti in maniera esponenziale, infatti soltanto 6 anni il capitale sociale della Banca era suddiviso fra i suoi 50mila soci, ora saliti agli attuali 70mila. Un problema non indifferente è, come giustamente ricorda Vittorio Malagutti nel suo servizio-inchiesta, la circostanza che le azioni della Banca Popolare di Bari non sono quotate in Borsa, e quindi chi vuole vendere le azioni acquistate deve attenersi di anno alla valutazione degli

12 amministratori e quindi sottoposta alla decisione finale dell assemblea dei soci. In pratica lo stesso sistema che ha già dato pessimi risultati nelle recenti crisi bancarie cha hanno coinvolto Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza. Nel 2015 per far fronte alle richieste dei soci della Banca Popolare di Bari, l istituto ha ricomprato azioni proprie dai soci per un valore di circa 15 milioni di euro. Tutto sotto controllo hanno dichiarato Jacobini ed i suoi collaboratori all Espresso, anche se lo scorso 18 marzo sono passate di mano per un controvalore di oltre 2 milioni di azioni della Popolare barese. Un risultato incredibile, inaspettato e mai verificatosi in precedenza, quando il mercatino interno della compravendita di azioni era stato aperto soltanto 5 volte con scambi ridotti di poche decine migliaia di azioni. Alla fine dello scorso marzo 2016, segnala L Espresso, la banca presieduta da Jacobini ha approvato il peggiore bilancio della sua storia: 475 milioni di perdite, che si sono ridotti a 297 grazie ad alcun partite fiscali positive (una tantum) per 177 milioni. Il vistoso peggioramento rispetto al 2014, che si era chiuso con 24 milioni di profitti, è dovuto in parte (271 milioni) alle rettifiche sui valori di alcune attività in bilancio. Malagutti nel suo articolo, come sempre puntuale e documentato, porta ad esempio la quota di controllo della Cassa di Orvieto e una rete di filiali comprate a peso d oro alcuni anni fa e oggi molto svalutate alla luce di una situazione di mercato ben più complicata. Anche nel portafoglio crediti della banca barese sono state fatte grandi pulizie. Gli accantonamenti sui prestiti a rischio, rispetto al 2014, sono più che raddoppiati arrivando a 264 milioni. Alla Banca Popolare di Bari sostengono che la cura adottata dall istituto bancario abbia già generato i primi effetti positivi, e segnalano senza però fornire cifre precise, che i risultati dei primi mesi dell anno si sono fin qui rivelati migliori rispetto alle attese.. In realtà la strada verso il rilancio è ancora tutta da percorrere, e la Popolare barese è attesa alla trasformazione in società per azioni, resa obbligatoria dal decreto del Governo dello scorso inverno, che rende obbligatorio per le 10 maggiori banche cooperative a trasformarsi in società per azioni.

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