68 h 40 min km. Da Kant a Hegel

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1 Da Kant a Hegel

2 68 h 40 min km Da Kant a Hegel

3 La critica a Kant La critica a Kant riguarda il rapporto tra soggetto e oggetto della conoscenza, tra pensiero ed essere. Nella Critica della ragion pura Kant afferma che non è l intelletto a modellarsi sulla realtà, ma la realtà a modellarsi sull intelletto. Le cose sono conosciute perché intuite secondo le forme pure dell intuizione (spazio-tempo) e pensate secondo concetti a priori (le categorie). Ma allora, afferma Kant, io non conosco le cose in se stesse, ma i loro fenomeni, cioè ciò che di esse mi appare in quanto illuminate dall intelletto. Di qui la distinzione tra fenomeno (la cosa in quanto conosciuta)e cosa in sé (la cosa in quanto sconosciuta)

4 Il rapporto tra pensiero ed essere La metafisica classica è realista: esiste una realtà in sé, che l intelletto cerca di rispecchiare In particolare la metafisica cristiana riconosce che la realtà deriva e dipende da un Essere che l ha creata liberamente dal nulla e liberamente ordinata. L intelletto può riconoscere questa realtà. Il criticismo kantiano rovescia parzialmente la concezione realista, affermando che la realtà da conoscere non è in se stessa ordinata, ma viene ordinata dal soggetto conoscente. I primi critici di Kant sostengono che la nozione di cosa in sé è contraddittoria, in quanto è un presupposto realistico all interno di uno svolgimento idealista.

5 L idealismo L idealismo sosterrà che nel rapporto tra pensiero ed essere tutto va ricondotto al pensiero, l oggetto della conoscenza viene assorbito dal soggetto, ritrovando così l identità tra certezza (soggettiva) e verità (oggettiva) che la filosofia moderna aveva smarrito. Togliendo la cosa in sé, rimane il fenomeno, che però non è l aspetto soggettivo (certezza distinta dalla verità) ma la realtà in se stessa che appare

6 I critici di Kant F.H. Jacobi: il concetto di noumeno è un presupposto realistico che se da un lato è necessario per entrare nel regno del criticismo, d altro lato non ci consente di rimanere in tale regno; infatti se il criticismo è vero si deve abolire la cosa in sé, per ricondurre tutto al soggetto (aderendo all idealismo). Se il criticismo è falso, allora si deve ammettere la cosa in sé, tornando al realismo. Come può essere la cosa in sé causa delle nostre sensazioni, se il concetto di causa è valido soltanto per il mondo fenomenico?

7 Dall io penso (finito) all io creo (infinito) un passaggio: Fichte Johann Gottlieb Fichte Il problema è ricondurre a un principio unico di libertà ogni fenomeno. Questo principio di libertà è l'io, puro atto verso la cui realizzazione noi tendiamo. In Grundlage der Gesammten Wissenschaftlehre (fondamento dell intera dottrina della scienza) del1794, Fichte espone la genesi ideale del mondo attraverso alcuni principi fondamentali.

8 La dottrina della scienza La dottrina di Fichte è una deduzione assoluta che fa derivare dall io sia il soggetto che l oggetto del conoscere. Il primo principio è ricavato da una riflessione sulla legge di identità, considerata da sempre la base universale del sapere A = A Questo non è però il primo principio, poiché questo principio è posto dall io. Ma l io non può porre questo rapporto se non pone sé stesso. L io non può affermare nulla se prima non afferma la propria esistenza. Autocreazione, che coincide con l intuizione intellettuale (conoscere = produrre)

9 Idealismo e realismo Questa affermazione è idealista: tutta la realtà è ricondotta al soggetto, al pensiero Differenza tra riconoscere qualcosa e porre qualcosa: realismo e idealismo Riconoscere implica la possibilità che il pensiero si rapporti a qualcosa d altro da sé Porre implica che il pensiero non si relaziona ad altro da sé, ma riconduce tutto a sé, in una identità Per l idealismo il pensiero è il Tutto, è la Realtà assoluta e divina= identità di Dio e Uomo.

10 Il primo principio Il primo principio è l'io pone sé stesso, col quale principio noi pensiamo un'attività illimitata, un assoluto atto spirituale. (idealismo)

11 Il secondo principio Il secondo principio è l Io pone il non-io; anche questo principio è assoluto, inderivabile dal primo, e rende ragione della necessità di una opposizione, di una resistenza, perché l'io si realizzi. Con ciò Io (assoluto) e non-io (oggetto, mondo, natura) sono in reciproco rapporto e si limitano reciprocamente. (che senso avrebbe un soggetto senza oggetto? Il non io è il motore dell io, che è attività) Il non io è posto dall io= non è dunque l oggetto che agisce sul soggetto La traduzione del rapporto kantiano tra io penso e cosa in sé = io (pensiero) e non-io (cosa in sé) Se la cosa in sé = non io, in base al primo principio essa è una contraddizione, che deve essere tolta

12 Il terzo principio I primi due principi costituiscono una relazione antinomica. E necessaria una sintesi: L Io oppone nell Io ad un io divisibile un non io divisibile Tutto è prodotto dall io, che si sforza di diventare Dio, ma tale sforzo non ha fine (al suo interno ci sarà sempre un opposizione). Il regno dell io è costretto dunque a lasciare fuori di sé qualcosa che lo limita e di cui non può liberarsi. «Prometeo e Faust sono le forme allegoriche che più si avvicinano al significato autentico dell Io Fichtiano» (Emanuele Severino)

13 La struttura dialettica dell io Il compito dell Io si articola dunque nei tre momenti Autoposizione dell io Opposizione del non io Determinazione reciproca tra io e non-io (tesi) (antitesi) (sintesi) Nel riflettere sul rapporto tra soggetto e oggetto, la filosofia può assumere la forma dell idealismo o del dogmatismo. Questo è frutto di una scelta etica: Idealismo= libertà. Dogmatismo= necessità L Io vuole essere infinito e vuole eliminare la cosa in sé, ossia assume come ideale, come imperativo etico, un universo in cui l Io sia il legislatore assoluto e principio di ogni cosa

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