2. CARATTERIZZAZIONE DEL BACINO. 2.1 Inquadramento geografico, definizione del bacino idrografico ed eventualmente idrogeologico

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1 2. CARATTERIZZAZIONE DEL BACINO 2.1 Inquadramento geografico, definizione del bacino idrografico ed eventualmente idrogeologico In questa fase, non essendo reperibili studi inerenti la perimetrazione idrogeologica del bacino, è stata effettuata solo la perimetrazione del bacino idrografico: pertanto si procede con la sola caratterizzazione di quest ultimo. Il Bacino idrografico del Torrente Argentina ha una superficie di kmq, il corso d acqua (Torrente Argentina) ha una lunghezza pari a km ed una pendenza media del 5.56%. È situato nei territori amministrativi dei Comuni di Triora, Molini di Triora, Montalto Ligure, Badalucco, Ceriana, Baiardo, Castellaro, Taggia, Riva Ligure, Carpasio, Taggia e Sanremo. I principali affluenti del Torrente Argentina sono i torrenti Capriolo, Corte, Carpasina, Oxentina. Il Torrente Argentina è il maggiore della provincia di Imperia, orientato in direzione Nord da Taggia a Badalucco e Nord Ovest da Badalucco fino alle pendici del Monte Saccarello. Si sviluppa da una quota minima pari al livello del mare, in corrispondenza di Arma di Taggia, fino a raggiungere la quota massima di m 2199 s.l.m. in corrispondenza della vetta del monte Saccarello, che risulta essere il principale nodo orografico, distante in linea d aria dal mare soltanto 30 Km. A Nord, Nord Est si individua lo spartiacque che separa il bacino e dalla valle del Tanaro e dall Arroscia Centa. A Est il bacino dell Argentina confina con la valle dell Impero. Il crinale che parte dal Monte Saccarello verso Ovest segue invece il confine di stato. Dal Monte Grai si origina il crinale che segna il confine con il bacino del Nervia ed in seguito con il bacino dell Armea. I crinali delle montagne che definiscono l impluvio del bacino verso ponente sono i monti Collardente (m 1776), Ceppo ( m 1626), Cavanelle (m 1444), Collettazzo (m 1233) e Merlo (m 1015). Sul versante di levante, partendo dal monte Saccarello, il crinale incontra i monti Frontè (m 2152), Monega (m 1881), Bussana (m 1701), Arborea (m 1549), Carpasina (m 1413), Alpasino (m 1097), Moro (m 1181), Arbozzaro (m 1129), Audo (m 1148) e Grande (m 1417). 1

2 I valori di acclività dei versanti è medio (35% - 75%), con punte di alta acclività (maggiore del 75%) in prossimità di cime montuose e affioramenti di rocce, e zone di bassa acclività (minore 35%) nelle pianure alluvionali lungo l asta fluviale e in prossimità di passi e zone di pascolo. Seguono tabelle riepilogative delle principali caratteristiche del bacino del Torrente Argentina e dei sottobacini in esso presenti. Nome Superficie (km 2 ) Torrente Oxentina Affluenti del Torrente Argentina Torrente Carpasina Torrente Capriolo Torrente Corte Torrente Infernetto Tabella Ripartizione della superficie per affluenti Codice ISTAT Provincia e Comune Nome del Comune Superficie occupata dal Comune nel Bacino (km 2 ) % superficie Bacino occupata dal Comune SANREMO 0,11 0,052% BADALUCCO 15,82 7,61% BAIARDO 7,08 3,40% CARPASIO 16,05 7,72% CASTELLARO 5,03 2,42% CERIANA 4,50 2,17% MOLINI DI TRIORA 57,97 27,89% MONTALTO LIGURE 13,64 6,56% RIVA LIGURE 0,51 0,25% TAGGIA 25,64 12,34% TRIORA 61,77 29,72% Tabella Ripartizione della superficie di bacino per Comuni CARATTERISTICHE BACINO T. ARGENTINA Superficie (km 2 ) 210,747 Quota minima (m.s.l.m.) 0 Quota media (m.s.l.m.) 852,98 Quota massima (m.s.l.m.) 2070 Pend. media versanti (%) 25 Max. lunghezza asta (km) 38,77 Popolazione Tabella 2.3 Caratteristiche del bacino 2

3 Fig. 1 Rappresentazione schematica della distribuzione geografica dei principali bacini idrografici del bacino del T. Argentina Analisi morfometrica dei bacini L indicazione della forma del bacino è descritta da alcuni parametri quali il rapporto di circolarità Rc dato dal rapporto tra l area S del bacino e l area del cerchio di uguale perimetro P, il coefficiente di uniformità Ru definito come rapporto tra il perimetro P del bacino e la circonferenza del cerchio di uguale area S, il rapporto di allungamento Ra, ottenuto come rapporto tra il diametro R c = 4 π S P 2 = 0.5 R u = 2 P π S = 1.4 R a = 2 S π L = 0.4 3

4 del cerchio di uguale area S e la lunghezza L dell asta fluviale: dove: S= superficie del bacino [km2] P= perimetro del bacino [km] L= lunghezza dell asta fluviale [km] Nella tabella seguente sono riportati i valori di Rc, Ru e Ra per il torrente Argentina nelle sezioni più significative: PARAMETRO RC PARAMETRO RU PARAMETRO RA T. Argentina Foce T. Argentina a monte con la confluenza con il T. Oxentina T. Argentina a monte con la confluenza con il T. Carpasina T. Argentina a monte con la confluenza con il.rio Capriolo T. Argentina a monte con la confluenza con il R. Infernetto Tabella 2.4 Parametrici morfometrici del T. Argentina PARAMETRO RC PARAMETRO RU PARAMETRO RA T. Oxentina a monte con la confluenza con il T. Argentina T. Carpasina a monte con la confluenza con il T. Argentina T. Capriolo a monte con la confluenza con il T. Carpasina T. Corte a monte con la confluenza con il.rio Capriolo T. Infernetto a monte con la confluenza con il R. Infernetto Tabella 2.5 Parametrici morfometrici dei corsi d acqua I parametri determinati mostrano una certa regolarità del bacino sia per quanto concerne l asta principale sia per quanto riguarda i sottobacini minori. L analisi geomorfica quantitativa evidenzia una distribuzione piuttosto regolare dei bacini in rapporto al loro ordine gerarchico. Il reticolo idrografico è organizzato su un pattern di drenaggio di tipo dendritico che determina una rete di canali ad albero, sviluppata omogeneamente in ogni direzione. 4

5 2.2 Inquadramento geologico-geomorfologico finalizzato alla caratterizzazione idrogeologica Gli aspetti e le forme della morfologia del territorio del bacino del T. Argentina sono strettamente dipendenti dalla litologia, dalla struttura tettonica e dall esposizione agli agenti esogeni. Per quanto riguarda la litologia, è evidente come nei settori in cui affiorano termini essenzialmente carbonatici, carbonatico-marnosi e arenacei, (Dominio del Flysch ad Elmintoidi) vedi parte alta e mediana del bacino del T. Argentina, le forme si presentano piuttosto articolate, con versanti decisamente acclivi ed in generale con un alta energia del rilievo. La estrema eterogeneità delle caratteristiche litologiche della zona dei Lembi interposti (alternanza di rocce tenaci e poco erodibili) influisce sul paesaggio morfologico con la presenza di rocche e spuntoni, generalmente di natura calcarea, che emergono da versanti in formazioni flyschoidi assai più degradabili. Al contrario, nel tratto terminale, dove l Argentina attraversa i depositi pliocenici costituiti dalle Argille di Ortovero, le forme appaiono più morbide, si hanno dei declivi arrotondati ed i versanti hanno pendenze medie non superiori al 20 30%. Per la redazione della carta geolitologica il modello di bilancio utilizzato (Hydro_co) prevede la costruzione del modello digitale del terreno costituito dal livello DGM, ovvero mappe digitali della litologia. Le litologie vengono raggruppate in classi tipologiche a cui è associato un codice indicante il valore del rispettivo tema. Tipologie Codice Rocce argillose Codice 1 Rocce calcaree Codice 2 Rocce arenacee Codice 3 Rocce silicee Codice 4 Rocce breccioidi Codice 5 Rocce ofiolitiche Codice 6 Rocce cristalline Codice 7 Rocce metamorfiche Codice 8 Coltri detritiche Codice 9 Sedimenti Codice 10 Tabella 2.6 Classi del DGM (mappe digitali Geolitologia) Secondo Hydro_Co Per la redazione della carta geolitologica si è fatto riferimento alla carta geolitologica del piano di Bacino stralcio approvato del T. Argentina. Le litologie presenti sono descritte nella 5

6 successiva tabella. Nell area in esame le litologie presenti non ricadono nelle tipologie a cui corrispondono i codici 4, 6,7 e 8 della precedente tabella. Per la redazione della carta geolitologica si sono accorpate formazioni litologiche con simili caratteristiche geomeccaniche ed idrogeologiche come da tabella seguente. Tipologia Codice Formazioni litologiche Rocce argillose, caratterizzate dalla presenza di livelli marnosi fogliettati, dalla presenza di forte fratturazione e in genere molto alterate in corrispondenza degli affioramenti. Codice 1 -argille di ortovero -marne priaboniane -argilloscisti di S.Bartolomeo -scisti a blocchi ed olistostromi dei Lembi interposti Rocce calcaree caratterizzate dalla presenza di livelli compatti essenzialmente carbonatici con sporadici livelli marnosi. Esse presentano due sistemi principali di Codice 2 -Calcari di Badalucco -Flysch di S.Remo facies calcareo marnoso -Calcari cretacei fratture generalmente tra loro perpendicolari e - calcari nummulitici perpendicolari anche alla stratificazione che possono dare origine ad elementi litoidi prismatici. Rocce arenacee caratterizzati dalla presenza di livelli arenaci intervallati a sporadici livelli marnosi. Esse presentano due sistemi principali di fratture generalmente tra loro perpendicolari e perpendicolari anche alla Codice 3 Arenarie di bordighera Flysch di S.Remo facies marnoso arenaceo Sabbie della Costa terre bianche flysch di Ventimiglia stratificazione che possono dare origine ad elementi litoidi prismatici. Rocce breccioidi. Si tratta di litotipi originati da sedimenti marini con granulometria che varia dalle sabbie grossolane alle ghiaie con elementi anche metrici. A seconda che i ciottoli siano arrotondati o meno vengono classificate in conglomerati o brecce. Codice 5 -Brecce di Taggia -conglomerati di Mte Villa In generale presentano un variabile grado di cementazione che può essere piuttosto basso con comportamento geomeccanico di tali litotipi praticamente come quello di un materiale granulare. Coltri detritiche Codice 9 Coltri sottili e potenti Sedimenti Codice 10 Alluvioni recenti e antiche Tabella 2.7 Corrispondenza tra Classi del DGM (secondo Hydro_Co), formazioni litologiche e loro tipologia 6

7 LITOLOGIE Argilloscisti di San Bartolomeo Argilliti scistose di colore rossastro Calcari straterellati di Badalucco Essi sono rappresentati da una fitta serie di sottili strati calcarei grigio-biancastri di spessori mediamente decimetrici alternati a torbiditi arenacee medio-fini Arenarie di Bordighera Nella facies più caratteristica sono costituite da spesse bancate di arenarie grossolane quarzoso-feldspatiche, generalmente ben gradate. Alla base tendono a concentrarsi elementi conglomeratici di diametro anche superiore al centimetro Sigle presenti all interno della carta geologica adottata nel piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T.Argentina redatta in conformità ai criteri e raccomandazioni regionali. assba SccBOR arbor Flysch di Sanremo Calcari marnosi grigio chiari in superficie, sempre piuttosto compatti, in strati di spessore anche superiore al metro. Flysch di Sanremo in facies marnoso-arenacea Torbiditi arenaceo marnose in strati da sottili a spessi, torbiditi siltoso-arenacee o arenacee da fini a grossolane, argilliti siltose nere, e calcari micritici Scisti a blocchi Sono compresi in questa formazione litotipi anche molto differenti per composizione ma accomunati da forte scistosità ed intensa fratturazione degli strati conseguenza delle vicende tettoniche subite Olistostromi Calcari e calcari marnosi cretacei Calcari chiari debolmente marnosi in banchi di medio spessore, talora intercalati da sottili strati di calcareniti glauconitiche. La stratificazione è quasi sempre obliterata da una scistosità piuttosto elevata, Calcari nummulitici Sono calcari, tenaci e compatti, grigio bluastri, in grado di produrre falesie accentuate come al Ponte di Loreto o nella zona di Realdo, e calcareniti fortemente arenacee associate ad arenarie quarzose Si presentano generalmente in buono stato di conservazione. Marne Priaboniane Scisti fittamente fogliettati Flysch di Ventimiglia Scisti arenaceo-pelitici caratterizzati da associazioni di facies indicanti una posizione piuttosto distale della conoide con la prevalenza di arenarie quarzose e micacee fini alternate a spesse peliti argillose Marne calcaree ardesiache che raggiungono discreti spessori nella zona di cmelm maelm assab olsab ccrd cnud maprb carfyv 7

8 Triora, Realdo e Verdeggia Brecce di Taggia bctag Accumuli caotici molto immaturi di pezzatura fino a quella del blocco, ricchi di matrice e frammisti a conglomerati soprattutto verso l alto Argille di Ortovero aorv Argille grigio-azzurre massicce a luoghi siltoso-sabbiose, più o meno marnose in grandi accumuli in tasche discontinue Pliocene inferiore Sabbie della Costa Terre Bianche sctb Sabbie più o meno cementate e arenarie, prevalentemente quarzose, in banchi o in accumuli massicci Conglomerati di Monte Villa cgcmv Conglomerati poligenici più o meno ricchi di matrice a stratificazione grossolana con gradazione dei clasti crescente verso l alto Coltri detritiche da poco a mediamente potenti c e dt Coltri eluvio-colluviali, grossi corpi di frana quiescenti e relitte (paleofrana) nonchè le frane attive Alluvioni recenti e antiche al Tabella 2.8 Descrizione delle litologie presenti nel Piano di Bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del torrente Argentina La sopra riportata tabella evidenzia una semplificazione nel modello Hydro_co delle litologie presenti nel bacino; vengono infatti accorpate formazioni aventi diverse caratteristiche geomeccaniche nonché sedimentarie. A titolo d esempio, tra le formazioni flyscioidi è stato necessario inserire nella stessa classe 2 litotipi differenti quali calcari cretacei, formati da calcari marnosi, e calcari arenacei. Questa semplificazione influisce sui valori di permeabilità come descritto nel successivo paragrafo Caratteristiche idrogeologiche Sulla base della carta geolitologica presente nel piano di bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica si sono individuati tre principali complessi idrogeologici, in quanto si sono previsti 3 diversi gradi di permeabilità. Ciascun complesso idrogeologico è caratterizzato da termini litologici simili aventi un tipo di permeabilità prevalente comune e un grado di permeabilità relativa che si mantiene in un campo di variazione piuttosto ristretto. La differenziazione tra un complesso ed un altro è data dal grado di permeabilità relativa, indipendentemente dal tipo. Il programma Hydro_co prevede un modello digitale del territorio, costituito per la caratterizzazione idrogeologica dal livello DHGM (Digital Hydraulic Conductivity Map), nel quale 8

9 viene associato a ciascuna cella del modello il valore della conduttività idraulica propria della formazione litologica che è presente nella cella stessa, secondo la tabella 2.4. CLASSE K(cm/sec) COMPLESSI DGM Codice Impermeabili Codice Semipermeabili Codice Semipermeabili Codice5 1 Permeabili Codice Permeabili Codice10 1 Permeabili Tabella 2.9 Complessi idrogeologici Complessi Complesso impermeabile Complesso semipermeabile Complesso permeabile Valori della conduttivita Codice e litologie presenti nel bacino dell ARGENTINA idraulica 10-7 cm/sec Codice 1 Argilloscisti di S.Bartolomeo,-scisti a blocchi ed olistostromi dei Lembi interposti,marne Priaboniane Argille di Ortovero, 10-2 cm/sec Codice 2 codice 3 Flysch di Sanremo, Arenarie di Bordighera, Calcari cretacei, Calcari nummulitici, Flysch di Ventimiglia Sabbie della Costa Terre Bianche cm/sec Codice 9 coltri detritiche codice 10 alluvioni terrazzate 1 cm/sec codice 5 Brecce di Taggia, Conglomerati di Monte Villa codice 10, alluvioni recenti, alluvioni mobili Tabella 2.10 Descrizione complessi idrogeologici Al complesso impermeabile appartengono tutte le rocce caratterizzate da una composizione prevalentemente argillosa ed argillitica, nelle quali risulta ragionevolmente minima la penetrazione e la circolazione di acqua. 9

10 Al complesso semipermeabile appartengono tutte le rocce nelle quali la circolazione idrica è garantita da un buon grado di permeabilità di tipo primario, secondario e misto. Appartengono a tale classe rocce eterogenee dal punto di vista idrogeologico, cioè quelle composte da un alternanza di litotipi aventi un diverso grado di permeabilità relativa come le unità flyschoidi. Al complesso permeabile appartengono i depositi fluviali, le formazioni conglomeratiche e sabbiose plioceniche il cui diverso grado di permeabilità localmente riscontrabile, è imputabile, oltre che a differenze granulometriche, a quelle composizionali della matrice e del cemento e del diverso grado di cementazione. Appartengono inoltre a tale classe anche tutte le coltri. La carta della conduttività idraulica (Tav. n. 2) mette in evidenza che le litologie ricadenti all interno del piano di bacino sono in genere semipermeabili (Zona 2) e impermeabili (Zona 1). Si evidenzia nel versante meridionale del M. Saccarello la presenza di morfologie carsiche, che favoriscono senza dubbio l instaurarsi di una circolazione idrica sotterranea, e che al contempo determinano per alcuni tratti di alcuni tributari del T. Argentina una diminuzione del flusso e conseguentemente una riduzione, in regime normale, della portata d acqua del torrente stesso. Di seguito si riporta un diagramma con le percentuali di superficie delle zone rispetto all estensione del bacino: AREE A DIVERSA CONDUTTIVITA' 22% 5% 15% COMPLESSI PERMEABILI K 1 COMPLESSI PERMEABILI K 10^ 1 COMPLESSI SEMIPERMEABILI K 10^ -2 58% COMPLESSI IMPERMEABILI K 10^ -7 Fig. 2 Rappresentazione percentuali delle zone rispetto alla superficie totale del Bacino Il modello Hydro_Co semplifica molto le problematiche legate alla permeabilità sia relativa che assoluta. Innanzitutto non è presente un intervallo di valori compresi tra 10-3 a 10-5 cm/sec che corrispondono ad una permeabilità mediocre e che dovrebbe essere assegnata alle rocce di tipo 10

11 flyschoide che sono, nella tabella sopra riportata, inserite nella zona 2 che corrisponde ad un valore di 10-2 cm/sec. La semplificazione del modello non ha inoltre permesso di inserire le formazioni calcaree la cui caratteristiche di porosità secondaria e talvolta anche fenomeni carsici garantiscono un elevata capacità di infiltrazione ed una notevole circolazione sotterranea che talvolta alimenta sorgenti con discrete portate di magra. Come è noto un complesso idrogeologico è l insieme di termini litologici simili aventi una comprovata unità spaziale e giaciturale, un tipo di permeabilità prevalente ed un grado di permeabilità relativa che si mantiene in un campo di variazione piuttosto ristretto, ma nel caso del programma Hydro_Co non è stato possibile definire il tipo di permeabilità relativa che caratterizza i litotipi appartenenti a ciascuna zona, alcune rocce infatti molto alterate per tettonizzazione, possono presentare una permeabilità sia per fatturazione, sia per porosità e quindi possono essere inserite in diversi complessi idrogeologici. Sarebbe opportuno quindi eseguire una distinzione dei tipi di permeabilità (primaria, secondaria), tenendo conto dei parametri statistici come l analisi granulometrica, il grado di fratturazione, l indice di carsificazione. L approfondimento deve prevedere: - distinzione dei tre tipi fondamentali di permeabilità relativa in rapporto alle caratteristiche geolitologiche e geochimiche: - permeabilità per porosità - permeabilità per fessurazione - permeabilità per carsismo 11

12 permeabilità per porosità bassa porosità primaria media porosità primaria alta porosità primaria l infiltrazione e lo spostamento di acqua gravifica in discontinuità spesso di luce notevole l acqua si infiltra negli spazi intergranulari. Le acque sono distribuite uniformemente le dimensioni dei pori sono ridottissime, circolazione trascurabile rocce calcaree che possono essere caratterizzate da permeabilità crescente rocce sciolte, arenarie molto alterate, arenarie a cemento calcareo rocce argillose Fig. 3 - Descrizione della permeabilità per porosità permeabilità per fessurazione Discontinuità da molto ad estremamente ravvicinate <0,2 ml Discontinuità da ravvicinate a moderatamente spaziate 0,2-0,6 ml Discontinuità da largamente a molto largamente spaziate 0,6-2 ml molto permeabile mediamente permeabile poco permeabile Fig. 4 Descrizione della permeabilità per fessurazione Un approfondimento sui complessi idrogeologici è importante perché sono l unità base dei rilievi idrogeologici di campagna sulla base dei quali è possibile ricostruire le strutture acquifere, e stendere opportuni piani di ricerca e sfruttamento delle risorse idriche si dovrà introdurre nei prossimi studi anche i complessi scarsamente permeabili e mediamente permeabili. 12

13 Classificazione del reticolo idrografico secondo Horton Strahler Nella Tav. 4 viene riportato il reticolo idrografico classificato secondo la metodologia proposta da Horton Strahler. Gli ordini del T. Argentina e dei suoi affluenti sono riportati nelle tabelle seguenti. A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 6 IL MARE A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 6 T. OXENTINA A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 6 TORRENTE ARGENTINA T. CARPASINA A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 6 T. CORTE A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 6 T. CAPRIOLO A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 6 T. INFERNETTO Tabella 2.11 Classificazione del reticolo idrografico del T. Argentina T.OXENTINA A MONTE CONFLUENZA ORDINE 5 T.ARGENTINA T.CARPASINA A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 5 T.ARGENTINA T.CAPRIOLO A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 4 T.ARGENTINA T.CORTE A MONTE CONFLUENZA CON ORDINE 5 T.ARGENTINA T.INFERNETTO A MONTE CONFLUENZA CON T.ARGENTINA ORDINE 5 Tabella 2.12 Classificazione del reticolo idrografico dei principali affluenti 2.3 Inquadramento climatico Generalità Il clima della Liguria è un clima temperato caldo determinato dalla marcata orografia, dalla vicinanza delle catene alpine ed appenniniche alla costa e dalla privilegiata posizione interamente affacciata sul mare. 13

14 La temperatura media annua risulta superiore ai 14 in gran parte della regione e superiore ai 18 all estremità occidentale. L ampia variabilità spaziale delle precipitazioni comprese tra gli 700 mm annui delle zone meridionali e i 1400 mm delle zone settentrionali, risulta tuttavia caratterizzata sostanzialmente da un unico tipo pluviometrico che determina l andamento stagionale delle piogge. L andamento degli afflussi meteorici nell arco dell anno presenta cioè due massimi, uno primaverile ed uno autunnale e due minimi uno estivo e uno invernale. Le perturbazioni autunnali sono in genere responsabili delle piogge più intense e degli eventi critici per molti dei corsi d acqua Cenni di climatologia Le condizioni climatiche sono frantumate in una varietà di microclimi a seconda dell altitudine, della distanza dal mare, e dell aspetto morfologico. La massiccia catena alpina costituisce un ostacolo per le correnti d aria fredda provenienti dal settentrione ed il litorale fruisce di una protezione con condizioni meteorologiche miti. In virtù di alcune caratteristiche morfologiche del territorio quali l esposizione delle catene montuose, la direzione trasversale delle valli rispetto la costa nonché la profondità del mare i bacini idrografici risentono in misura e in modi diversi dei campi di alta pressione (anticiclone atlantico e russo) e dei campi di bassa pressione (depressioni atlantiche e mediterranee). Durante i mesi invernali l oscillazione dell anticiclone russo che provoca tempo sereno e freddo e di quello atlantico che provoca tempo sereno e temperature meno rigide può produrre spazio entro cui si incuneano perturbazioni atlantiche. Complessivamente quindi la stagione invernale è poco piovosa. Durante i mesi primaverili l anticiclone russo si attenua mentre si rafforza quello atlantico con rapida formazione di frequenti perturbazioni. I mesi primaverili quindi sono caratterizzati da una media piovosità. I mesi estivi sono contraddistinti dallo stazionamento dell anticiclone atlantico che porta tempo asciutto, caldo e sereno, mitigato dalla presenza di brezze. A metà settembre l anticiclone atlantico si attenua consentendo la discesa di perturbazioni atlantiche con masse di ara umida e fredda che portano le precipitazioni autunnali. 14

15 Lungo la costa si origina un regime termico caratterizzato da temperature minime medie di 6 e temperature massime estive di Nell entroterra aumentano le escursioni termiche e diminuiscono le temperature medie, le precipitazioni talvolta nevose raggiungono i 1200 mm. Interessante il valore dell eliofania che si mantiene su di un valore medio pari a 2775 ore mentre l umidità è prossima al 70% Nelle tabelle 1, 2, 3 e 4 vengono riportati i dati di temperatura e precipitazione per i bacini idrografici soggetti a monitoraggio presenti nel PTA. Ogni bacino idrografico di interesse è caratterizzato dalla temperatura media stagionale, un valore per ognuna delle 4 stagioni, dalla media della precipitazione giornaliera massima ed il valore medio annuale, determinate su base storica. I dati utilizzati per le elaborazioni statistiche provengono sia dalla rete nazionale dell Aeronautica Militare relativa alla serie storica nel periodo sia dalla rete locale OMIRL relativa alla serie storica del periodo (Osservatorio Meteo-Idrologico Regione Liguria) a seconda della disponibilità dei dati bacino per bacino. In alcuni casi sono stati accorpati più bacini idrografici utilizzando una sola stazione per sopperire alla carenza di dati. Bacino idrografico LOCALITA' DI MISURA Temperatura Media Primavera 2000 Temperatura Media Estate 2000 Temperatura Media Autunno 2000 Temperatura Media Inverno 2000 Argentina/Armea ALPE GRANDE Arroscia Impero/Prino SAN BERNARDO D'ARMO ,4 - IMPERIA OSSERVATORIO ,1 11,9 Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO - - Roja MONTE MAURE ,5 9,5 Tabella 2.13 Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C - anno 2000 Bacino idrografico LOCALITA' DI MISURA Temperatura Media Primavera 2001 Temperatura Media Estate 2001 Temperatura Media Autunno 2001 Temperatura Media Inverno 2001 Argentina/Armea ALPE GRANDE Impero/Prino IMPERIA OSSERVATORIO 16 24,7 18,7 11,5 15

16 Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO 14,7 22,8 15,3 7 Roja MONTE MAURE 16,2 21,7 15,7 8,7 Tabella 2.14 Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C - anno 2001 Bacino idrografico LOCALITA' DI MISURA Temperatura Temperatura Temperatura Temperatura Media Media Media Media Estate Primavera Autunno Inverno Argentina/Armea ALPE GRANDE Arroscia SAN BERNARDO D'ARMO Impero/Prino IMPERIA OSSERVATORIO 16,2 24,2 18,3 11 Nervia/Vallecrosia BORGONUOVO 13,6 22,1 14,6 7,2 Roja MONTE MAURE 13,2 21 6,9 Tabella 2.15 Temperature relative ai bacini sottoposti a monitoraggio espresse in C - anno 2002 Bacino idrografico LOCALITA' DI MISURA Media storica della Precipitazione Cumulata Annua (in mm di pioggia) Cardinalita' delle Misure * Massima Cumulata Giornaliera (in mm di pioggia) Data (aa/mm/gg) Argentina/Armea ALPE GRANDE 308, Arroscia PIEVE DI TECO 1178, Impero/Prino IMPERIA [SIDR] 765, Nervia/Vallecrosia SANREMO [SIDR] 756, , Tabella 2.16 Dati pluviometrici relativi ai bacini sottoposti a monitoraggio espressi in mm di pioggia *la colonna cardinalità riporta il numero di dati utilizzati per fare l analisi statistica. Dal valore di cardinalità si può desumere, anche se in maniera qualitativa, la bontà del dato stesso: all aumentare del valore di cardinalità si può ritenere che il dato abbia maggiore affidabilità 16

17 2.3.3 Definizione del clima attuale della riviera dei fiori (Da Clima e variazioni climatiche nella riviera dei fiori Nicola Podestà EnnePi Libri 2003) I valori medi fatti segnare dalle principali grandezze negli ultimi trenta anni sono presenti nella seguente tabella che racchiude in sé le ultime tendenze, essendo stata compilata utilizzando i dati del 2001 e 2002: Temperature medie Precipitazioni (mm) Eliofania (ore) Umidità relativa (%) Mese Tmin Tmax Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto , Settembre Ottobre Novembre Dicembre Anno Tabella Riepilogo dati delle principali grandezze relativi agli ultimi trent anni La pluviometria annuale in continuo ribasso fa ritenere che la crisi delle piogge prosegua senza ripensamenti. Il livello di aridità definito utilizzando l indice di De Martonne risulta A = 16 ( P 12 p + A = T + 10 t ); dal punto di vista prettamente pluviometrico si individua così un tipico regime semiarido mediterraneo con una non trascurabile tendenza all aridità. In base alla classificazione proposta dal Koppen, il clima della riviera dei fiori appartiene ad una fascia di transizione tra la fascia alta dei Climi Temperati Caldi e la fascia dei Climi Temperati Subtropicali Il regime dei venti (Da Clima e variazioni climatiche nella riviera dei fiori Nicola Podestà EnnePi Libri 2003) L elaborazione effettuata sul periodo mostra un vistoso sbilanciamento dei diagrammi sotto riportati verso i quadranti settentrionali nel periodo freddo, da Ottobre a Marzo, 17

18 compensato da un netto predominio dei venti meridionali durante l estate e nella costante rarità del vento da Sud. 18

19 Fig. 5 - Regime dei venti 19

20 Una presenza sempre percentualmente significativa spetta ai venti da NE e da SW. Sono questi a toccare i livelli più alti di prevalenza mensile, 25% NE a Gennaio, 25% dal SW a Luglio, e compete loro anche la maggior prevalenza dell intero anno, 17% il SW e 18% il NE. Il modificarsi secondo forme speculari dai grafici al variare del semestre si spiega con l evolversi delle situazioni bariche, tipicamente contraddistinte durante l inverno dall insistere di un grosso campo di alta pressione sulle zone continentali (Valle Padana) al cui interno ristagnano masse di aria fredda, in contrapposizione alle depressioni prodotte dall aria temperata e umida ospitata dal Mediterraneo. D estate la situazione di rovescia e i campi di alta pressione, Anticiclone delle Azzorre vengono ad insistere sul mare. Per quanto riguarda la velocità dei venti, il vento da Est supera di gran lunga in velocità media tutti gli altri. La situazione anemologica viene evidenziata nella tavola seguente: Fig. 6 - Velocità dei venti 20

21 2.4 Uso del suolo La descrizione dell'attuale uso antropico dei suoli consente di conoscere il rapporto fra le attività umane e il territorio e le pressioni che queste esercitano sulle forme del paesaggio. Il territorio del bacino del torrente Argentina è prevalentemente occupato da aree boscate e da aree seminaturali, una modesta superficie è interessata da coltivazioni agricole ed una minima porzione del territorio risulta modellata artificialmente nei tessuti urbani. Per la realizzazione della carta di uso del suolo (TAV.3) il modello Hydro_co prevede la costruzione del modello digitale dell uso del suolo costituito dal livello DLUM, che consente la caratterizzazione della copertura vegetale del terreno. L uso del suolo viene identificato in classi tipologiche a cui è associato un codice indicante il valore del rispettivo tema. TIPOLOGIE CODICI Area residenziale Codice 1 Area industriale Codice 2 Servizio urbano Codice 3 Vegetazione arborea Codice 4 Vegetazione arbustiva Codice 5 Vegetazione erbacea Codice 6 Colture speciali Codice 7 Oliveto Codice 8 Vigneto Codice 9 Seminativo Codice 10 Area non vegetata Codice 11 Tabella 2.18 Classi del DLUM (mappe digitali uso del suolo) Per la redazione della carta dell uso del suolo si è fatto riferimento alla carta dell uso del suolo presente nel Piano di bacino stralcio per la difesa idraulica ed idrogeologica del T. Argentina, redatta in conformità ai criteri e raccomandazioni regionali, in cui compaiono le seguenti tipologie: 1. TERRITORI MODELLATI ARTIFICIALMENTE: ZONE URBANIZZATE (cod.1.1.1) a tessuto urbano continuo, coincidenti con i centri abitati; (cod.1.1.2) a tessuto urbano discontinuo: sono le aree periferiche urbane, caratterizzate dalla presenza di insediamenti residenziali con caratteri di dispersione insediativa, con disorganizzazione strutturale, carenza di infrastrutture e diffuso disordine morfologico. Sono 21

22 aree nelle quali si assiste alla perdita progressiva dei caratteri propri delle zone agricole e dove sussiste la contemporanea presenza di lotti edificati, superfici trattate a giardino ed orto e superfici agricole, in parte sotto utilizzate o ex coltivi. Si riscontrano soprattutto lungo la corona periferica collinare e nella piana tra gli abitati di Arma e Taggia e nelle zone periferiche dei centri più vicini alla costa come Castellaro e Badalucco, oltre ad alcuni insediamenti periferici in comune di Molini di Triora e Triora. Tessuti urbani discontinui sono considerati anche gli insediamenti a carattere rurale formati da piccoli agglomerati di case frazionali. ZONE INDUSTRIALI COMMERCIALI E RETI DI COMUNICAZIONE (cod.1.2.1) Aree industriali o commerciali: gli insediamenti industriali e commerciali sono piuttosto sporadici in questo bacino. I principali si riscontrano nella piana tra Arma e Taggia in sponda destra e sinistra del torrente Argentina, lungo la viabilità di accesso all autostrada ed all interno della valle lungo l asta fluviale, in particolare nel tratto tra Taggia e Badalucco, oltre ad alcuni ridotti insediamenti in comune di Molini di Triora. (cod.1.2.2) Reti autostradali e ferroviarie: rappresentate dall'autostrada A 10 Genova - Ventimiglia e dalla linea ferroviaria Genova - Ventimiglia.. (cod.1.2.3) Aree portuali: costituita dalla piccola darsena turistica realizzata alla foce del torrente Argentina. AREE ESTRATTIVE E DISCARICHE (cod.1.3.1) Aree estrattive: nell ambito del bacino si riscontrano alcune importanti attività estrattive. Cave a cielo aperto di materiale lapideo sono ubicate in comune di Taggia in Regione San Giorgio (estrazione pietra di Badalucco) e regione Carpinea, in comune di Taggia e Castellaro in regione Rocca Crovaire, in comune di Molini di Triora in frazione Aigovo (cave di Carpenosa). Numerose cave di ardesia in galleria sono situate in comune di Molini di Triora in sponda destra del torrente Capriolo ed in comune di Triora sul territorio delle frazioni Realdo e Verdeggia. (cod.1.3.2) Discariche: il territorio della valle Argentina ospita alcuni importanti siti di discarica di varia tipologia di rifiuti. In comune di Taggia, in regione Periane insiste una discarica di rifiuti solidi urbani (parte della discarica Collette-Beulle-Ozzotto), in regione Colli è ubicata l omonima discarica di inerti lapidei, in regione Maberga in sponda destra del torrente 22

23 Argentina è situata una discarica di rifiuti vegetali. Numerose sono le discariche collegate alle attività estrattive: in comune di Molini di Triora in frazione Aigovo ed in località San Giovanni della Valle (materiali fini e lapidei), in sponda destra del torrente Capriolo (inerti ardesiaci); in comune di Triora, frazioni di Realdo e Verdeggia (inerti ardesiaci). Discariche di materiali inerti di estensione assai ridotta sono presenti sia lungo l'alveo dei torrenti che sui versanti. ZONE VERDI ARTIFICIALI NON AGRICOLE (cod.1.4.1) Aree verdi urbane: zone comprese nel tessuto urbano ricoperte da vegetazione. Costituite da aree pubbliche o private trattate a giardino o parco o a filari arborei, riscontrabili, in particolare, nel tessuto urbano degli abitati di Arma e Taggia. (cod.1.4.2) Aree sportive e ricreative: nei principali centri abitati sono riscontrabili alcune principali attrezzature sportive (campi da football, tennis, pallavolo, etc.) e piccole aree attrezzate a parco giochi per l'infanzia. Il tratto focivo del torrente Argentina a valle dell abitato di Taggia è parzialmente destinato ad oasi di rifugio per l avifauna acquatica;l ampia zona costiera in regione Prati Inferiore, in comune di Riva Ligure, è adibita ad area ricreativa. Una piccola zona archeologica è presente nel territorio di Riva Ligure in prossimità della strada statale Aurelia. 2. TERRITORI AGRICOLI Questi territori si estendono su una superficie complessiva di kmq 25 circa di cui kmq 8 circa rappresentati da ex coltivi. Le aree agricole sono suddivise come segue: SEMINATIVI Seminativi, vivai, colture ortofloricole in piena aria e in serra Questa categoria d uso del suolo è rappresentata quasi esclusivamente dai vivai e dalle colture floricole, mentre assai ridotta è la consistenza delle coltivazioni orticole, destinate generalmente al consumo familiare. Le coltivazioni floricole trovano larga diffusione nei territori agricoli della bassa valle Argentina, zona che costituisce uno dei centri di produzione più importanti del settore florovivaistico imperiese. Nell area collinare litoranea del comune di Taggia e Riva Ligure ed in minor misura in comune di Castellaro, a partire dagli inizi del Novecento le coltivazioni floricole hanno sostituito pressoché totalmente il preesistente oliveto, mentre nelle zone pianeggianti 23

24 alluvionali sono subentrate gradualmente all originaria utilizzazione ad orto e frutteto. Insediamenti floricoli più recenti si riscontrano anche nelle zone più interne del bacino, lungo i corsi d acqua principali o nelle aree terrazzate facilmente accessibili e dotate di acqua irrigua, spesso in coltura non specializzata. Le piantagioni floricole vengono distinte in coltivazioni in condizioni di pien aria o sotto ombraio ed in coltivazioni sotto serra. (cod ) Colture floricole in pien aria: nel comprensorio in esame occupano oltre il 66% della superficie floricola totale (C.C.I.A.A., 1999) e sono rappresentate, in particolare, dalle coltivazioni destinate alla produzione di fronda fiorita e/o verde recisa che costituiscono, attualmente, il 56% circa della superficie investita a fiori. Tali colture da fronda hanno fatto registrare, in provincia, negli ultimi 15 anni, un notevole incremento delle superfici, in sostituzione delle specie floricole tradizionali e hanno trovato diffusione anche nelle zone interne meno vocate, per motivi climatici e strutturali, alla floricoltura da fiore reciso. Le specie coltivate sono a ciclo poliennale, ad habitus suffruticoso, arbustivo o arboreo, a fogliame generalmente sempreverde, in grado di garantire un persistente e sufficiente grado di copertura del terreno. Le specie più diffuse sono il ruscus (Danae racemosa), l aralia (Fatsia japonica), l Asparagus sprengeri tutte coltivate sotto coperture temporanee in rete o canniccato, gli eucalipti (Eucalyptus spp.), la mimosa (Acacia floribunda, A. dealbata), la ginestra (Retama monosperma), il pittosporo (Pittosporum tenuifolium Silver Queen ), il viburno (Viburnum tinus), la grevillea (Grevillea asplenifolia), la fotinia (Photinia arbutifolia), le palme (Phoenix canariensis, Chanmaerops humilis) etc., tutte in condizioni di pieno campo. Altre importanti coltivazioni da fiore reciso sono la rosa e i fiori da mazzeria (Agapanthus, crisantemi, papavero, calendula, violetta, anemone, etc.). Da rilevare anche alcune produzioni vivaistiche di piante ornamentali in comune di Taggia e Riva Ligure in regione Prati. Le superfici occupate dalle coltivazioni floricole in pien aria sono per la maggior parte terrazzate. (cod ) Colture floricole sotto serra: occupano il 34% circa della superficie destinata alla floricoltura e sono ubicate prevalentemente nel territorio dei comuni di Taggia, Castellaro e Riva Ligure. La superficie serricola è costituita per circa l 80% da serre di tipo fisso stabilmente ancorate al suolo, con fondazioni a plinti e cordoli; i materiali di copertura maggiormente impiegati sono il vetro e i laminati plastici semirigidi. In zona collinare, la costruzione delle serre ha determinato anche consistenti modifiche della morfologia originaria dei terrazzamenti che sono stati ampliati e regolarizzati, con sensibili alterazioni statiche del profilo del pendio, 24

25 soprattutto nelle aree a maggiore acclività. Le principali specie floricole in coltivazione sono rappresentate dall Asparagus plumosus da fronda recisa, da rose e dalla mazzeria da fiore reciso. COLTURE PERMANENTI ARBOREE (cod.2.2.1)vigneti: essi sono generalmente consociati ad altre colture nelle aree agricole eterogenee, in zone con buona esposizione, su terreni terrazzati o in appezzamenti poco acclivi. Sono vigneti destinati alla produzione di uva da vino, normalmente rivolta al consumo familiare ed in misura ridotta destinata alla vendita. Le forme di allevamento più diffuse sono rappresentate dal sistema ad "alberello", tipico dei vigneti di vecchio impianto, dal sistema "Guyot" variamente modificato (archetto semplice o doppio), dal sistema a "cordone speronato" e la controspalliera, adottati per gli impianti più recenti. (cod.2.2.3) Oliveti: nel territorio della Valle Argentina la coltura dell'olivo ha trovato condizioni climatiche e pedologiche favorevoli, che ne hanno reso possibile un'estesa diffusione dalle colline litoranee fino alle zone più interne, ad un altitudine massima di m 700 circa s.l.m. (Carpasio). Attualmente, l oliveto caratterizza, in particolare, le aree agricole della media valle Argentina (Badalucco, Castellaro, Montalto Ligure), conferendo al paesaggio una precisa e forte peculiarità sia estetica, che ecologica. Nei territori agricoli più vicini alla costa, viceversa, l olivo è stato gradualmente sostituito dalle coltivazioni floricole, rimanendo soltanto in alcune zone marginali a minore accessibilità. Gli oliveti sono costituiti dalla varietà Taggiasca e presentano una elevata densità di piantagione ( 500 piante ad ettaro) con conseguente portamento filato delle piante che raggiungono spesso i 6 8 metri di altezza. Solo recentemente sono stati attuati interventi di ristrutturazione degli oliveti attraverso il diradamento degli impianti fino ad una densità di piante ad ettaro ed il successivo abbassamento della chioma ad altezze non superiori a 3,5-4 metri. All'introduzione e diffusione dell'oliveto sono associate le opere di sistemazione del terreno a piccoli terrazzamenti sostenuti dai muri in pietra a secco, che hanno interessato e caratterizzano l intero areale di distribuzione di tale coltura e che,nelle zone a maggiore acclività, hanno larghezze utili non superiori a 3-4 m circa. Tali terrazzamenti attenuano i fenomeni di erosione del suolo per ruscellamento, favorendo l'infiltrazione dell'acqua nel terreno; la struttura stessa dei muri a secco, inoltre, favorisce il drenaggio delle acque meteoriche attraverso gli interstizi tra le pietre, conferendo al muro anche una maggiore resistenza ai carichi statici legati all'accumulo di acqua nel suolo. 25

26 (cod.3.1,2.3) PRATERIE, PRATI E PASCOLI. Sono particolarmente estesi sui territori alle quote più elevate dei comuni di Molini di Triora, Triora e Carpasio. In queste tipologie sono incluse le coperture erbacee tipiche del piano subalpino, del piano montano e, sporadicamente, anche del piano supramediterraneo, in quanto favorite, in passato, dall azione antropica di disboscamento e il successivo pascolamento. Le cenosi erbacee dei piani montano ed inferiori occupando, infatti, una fascia altitudinale propria delle formazioni boschive, sono in forte evoluzione, in particolare dove è venuta a mancare totalmente l azione antropica o degli animali pascolanti. In queste formazioni si nota l invasione di specie arbustive, suffruticose e sporadici nuclei di esemplari arborei. Anche nelle zone ancora utilizzate questa evoluzione è favorita dalle modalità di pascolamento generalmente adottate (libero o guidato), non razionali e che non sfruttano le potenzialità di tali superfici; si creano, pertanto, zone sottocaricate, in cui è più accentuata l invasione degli arbusti, ed altre sovraccaricate, in cui sono visibili fenomeni erosivi localizzati, sentieramenti ed eccessivo calpestamento della cotica. Alle quote più elevate (oltre i 1650) nelle esposizioni più fresche sono presenti pascoli subalpini umidi la cui utilizzazione è limitata al periodo estivo. La cotica erbosa è normalmente chiusa e tende a fessurarsi dove è maggiore il carico degli animali pascolanti. In alcuni casi possono nascere dei veri e propri fenomeni erosivi anche di rilevante entità. Altre zone (tra i 900 e i m s.l.m.) sono, invece, caratterizzate da un elevata copertura della cotica erbosa (es. Monte Faudo). Lo sfalcio viene praticato su modeste superfici. Svolgono una funzione di collegamento tra le zone di alpeggio e le zone costiere, venendo utilizzate prima e dopo il tramuto estivo. Ai limiti del piano montano sono presenti ex coltivi ora utilizzati per il pascolamento (M. Guardiabella, Creppo). (cod.2.4) ZONE AGRICOLE ETEROGENEE. Sono aree agricole di tipo non specializzato, caratterizzate dalla presenza di appezzamenti adibiti a coltivazioni diverse, anche in consociazione. Nel comprensorio in esame sono localizzate, in genere, nelle zone adiacenti ai centri abitati con sistemazione a terrazzamenti o in prossimità dei corsi d acqua principali. Si tratta di superfici destinate alla coltivazione di piante orticole, frutticole, vigneti, piante floricole da fiore e fronda recisa, in piccoli appezzamenti contigui o, spesso, in consociazione. Quasi sempre si tratta di aree soggette a fenomeni di sottoutilizzazione, con appezzamenti in fase di abbandono. 26

27 (cod.2.5) EX COLTIVI. Si tratta dei territori agricoli abbandonati in epoche più o meno remote, coltivati in passato a seminativi o a oliveti, ubicati alle altitudini più elevate e nelle zone più interne, con nessuna disponibilità idrica e difficilmente raggiungibili. In queste aree sono ancora individuabili le originarie sistemazioni in terrazzamenti e gradonamenti della superficie che, tuttavia, evidenziano sensibili fenomeni di degrado. Le aree agricole non utilizzate sono invase da cenosi erbacee ed arbustive o da esemplari arborei più o meno radi che si comportano come specie pioniere. (roverella e pino marittimo alle quote inferiori, pino silvestre, carpino e acero, alle quote più elevate). 3. TERRITORI BOSCATI ED AMBIENTI SEMINATURALI (cod.3.2) ZONE BOSCATE. La maggior parte del territorio è coperto da superficie boscata ( circa 60%). Nel piano mesomediterraneo sono diffusi popolamenti misti di leccio e roverella, di origine sia da seme sia vegetativa che mantengono le caratteristiche di antichi cedui matricinati, popolamenti di pino marittimo che presentano cattive condizioni fitosanitarie, popolamenti di pino d Aleppo ubicati prevalentemente nelle zone costiere meglio esposte e formazioni miste in cui le conifere rappresentano il piano superiore e la roverella ed il leccio costituiscono il piano sottostante. Nel piano supramediterraneo si può osservare la prevalenza di boschi misti a prevalenza di castagno e carpino nero governati a ceduo e di cedui di castagno; sono presenti boschi di faggio ( monte Ceppo, Gerbonte) e formazioni miste in cui le conifere, in particolare il pino silvestre, costituiscono il piano dominante e il ceduo di castagno rappresenta il piano dominato. Nel piano montano sono diffuse fustaie di pino silvestre con prevalente funzione protettiva, rimboschimenti di pino nero e popolamenti di larice ubicati nelle località Bassa di Sanson, Passo di Collardente, Case Casan. (cod.3.3) ZONE CARATTERIZZATE DA VEGETAZIONE ARBUSTIVA. Le aree caratterizzate da vegetazione arbustiva sono presenti nel piano basale sino al limite inferiore del piano montano con formazioni riconducibili alla macchia mediterranea a struttura tipica della macchia bassa con specie prevalentemente arbustive, altezza delle piante di 1,5-2 m e con pochi esemplari arborei. Sono cenosi che nelle zone di crinale, rappresentano la fase evolutiva di prati pascoli abbandonati o sottoutilizzati; lungo i versanti si presentano come stadio evolutivo delle aree abbandonate dall agricoltura o come stadio involutivo delle pinete di pino marittimo percorse ripetutamente dal fuoco. Nelle aree più degradate per il passaggio del fuoco, la macchia assume un aspetto di gariga con aumento delle specie tipicamente xerofile, un ulteriore 27

28 diminuzione o totale scomparsa degli esemplari arborei e con una vegetazione tipicamente cespugliosa, discontinua e bassa. Il grado di copertura arbustiva è variabile, in funzione soprattutto della fase evolutiva, andando dal 30% circa sino all 90% di cenosi molto fitte; in tutte le formazioni la copertura erbacea è molto ampia vegetando, talvolta, su oltre l 80% della superficie. Nel piano submontano le aree a vegetazione arbustiva sono caratterizzate prevalentemente da arbusteti a nocciolo e quelli a Genista cinerea che hanno invaso le superfici abbandonate dall attività antropica ( ex coltivi e pascoli). ZONE CON VEGETAZIONE RADA O ASSENTE (cod.3.4.1) Spiagge, dune: sono le superfici litoranee localizzate nel territorio di Arma, rappresentate da aree occupate in parte da stabilimenti balneari. (cod.3.4.2) Rocce nude: Sono le aree caratterizzate dalla prevalenza di affioramenti litoidi, di suoli rocciosi a forte pendenza che occupano, in particolare, le parti sommitali dei versanti in cui si riscontra una sporadica presenza di copertura vegetale, quasi sempre di tipo erbaceo ed arbustivo (cod.3.4.3) Aree con vegetazione rada (calanchi, conoidi, detritici). La sussistenza di formazioni detritiche cartografabili è stata riscontrata ai piedi dei principali massicci rocciosi ubicati nella parte alta del bacino (gruppo del Monte Saccarello, Monte Gerbonte, Carmo Gerbontina, Monte Collardente). (cod.3.4.4) Aree percorse da incendi recenti inferiori a 2 anni. Le aree percorse da incendi recenti presentano ancora evidenti le conseguenze del passaggio del fuoco e la copertura vegetale non si è ancora ricostituita a protezione del terreno. Nei casi in cui l incendio è di epoca superiore si è potuto constatare la rapida ricolonizzazione da parte di cenosi erbacee e arbustive in grado di garantire una sufficiente protezione del suolo. 4. ZONE UMIDE (cod.4.1) ZONE UMIDE INTERNE. Nel comprensorio non si riscontrano zone umide naturali di estensione significativa. Sono presenti, tuttavia, formazioni puntiformi dislocate soprattutto lungo l asta del torrente Argentina. Si tratta di formazioni stabili, ma erratiche poiché possono essere ciclicamente distrutte dalle piene e possono riformarsi altrove; solo raramente possono evolvere verso forme più mature di vegetazione. Sono cenosi di ridotte dimensioni a densità molto variabile, in cui, nello strato arboreo, sono presenti specie igrofile 28

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