IL BIPOLARISMO SPARTA-ATENE

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Dante Fiore
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1 LE CAUSE DELLA GUERRA DEL PELOPONNESO PROF. VINCENZO BARRA

Indice 1 IL BIPOLARISMO SPARTA-ATENE --------------------------------------------------------------------------------- 3 2 LA QUESTIONE DI CORCIRA

2 Indice 1 IL BIPOLARISMO SPARTA-ATENE LA QUESTIONE DI CORCIRA (433) LA QUESTIONE DI POTIDEA (432) LA QUESTIONE DI MEGARA (432/431) BIBLIOGRAFIA di 10

3 1 Il bipolarismo Sparta-Atene Sebbene si tenda quasi naturalmente a considerare come decisiva la guerra che si sta per combattere, non c è dubbio che, analizzando attentamente i fatti, la Guerra del Peloponneso ha superato in importanza tutte le altre della storia greca. Si trattò, in effetti, dell ultima fase dello scontro avviato, al termine delle Guerre Persiane, tra la lega continentale capeggiata da Sparta e quella marittima egemonizzata da Atene. Poiché la Pace dei Trent anni non aveva risolto il problema essenziale dell egemonia, era inevitabile che allo scadere della tregua le ostilità riprendessero, e questa volta fino alla sconfitta definitiva e all esaurimento completo di una delle due parti in lotta. Ma, nello spazio di una generazione, il quadro complessivo delle cose era del tutto mutato. Mentre Atene aspirava sempre più a realizzare l unità della Grecia, Sparta si adoperava a perpetuarvi l anarchia indispensabile alla sua politica estera, che era a sua volta dettata da immutabili necessità e tendenze della sua politica interna. Si trattava solo in apparenza di un paradosso: era la democratica Atene che si mostrava la nemica risoluta dell indipendenza delle altre poleis; ed era l aristocratica Sparta che si faceva campione delle loro libertà. La potenza stessa di Atene accresceva il timore e l invidia delle altre città. Si temeva la sua flotta, il suo potere di ridurre alla fame un avversario col blocco navale; la si invidiava per la sua potenza finanziaria, la si odiava per il suo splendore. Da tempo, in Grecia, si era affermata la convinzione che il regolamento di conti tra Sparta e Atene fosse inevitabile, e che esso avrebbe convogliato e catalizzato, direttamente o indirettamente, tutte le tensioni e tutti i contrasti del mondo ellenico. Anche per questo il conflitto, quando si sarebbe alla fine aperto, sarebbe risultato così violento, lungo e logorante, in certo qual modo totale. * * * 3 di 10

4 Tra il 446 e il 433, in effetti, l Ellade era stata tagliata politicamente in due blocchi; alcuni incidenti isolati rivelano la profondità dell abisso che stava per aprirsi. La prima fase della guerra vera e propria durò una decina d anni, tra il 431 e il 421, e da essa Atene uscì non solo indenne, ma sostanzialmente vittoriosa. Nel successivo periodo di pace essa commise però la follia di voler conquistare la Sicilia, e la sua spedizione finì con un disastro ( ). Un mondo di nemici, vecchi e nuovi, si sollevava ora contro Atene, che per nove anni terrà testa ai nemici. Sola contro tutti gli altri Greci, avrebbe forse potuto resistere più a lungo; ma l oro generosamente profuso dal re di Persia ne determinò alla fine la sconfitta. Nel 404 il suo impero è distrutto. * * * Durante gli anni che seguirono la lunga pace detta dei Trenta Anni, si operò in Grecia una vasta concentrazione di Stati e di città. Nel momento in cui Atene rafforzava la sua lega e stringeva i suoi legami con Platea, Naupatto, la Tessaglia meridionale, le città dell Acarnania e le stesse poleis d Occidente come Reggio e Lentini, Sparta non era restata inattiva. Salvo Argo e poche zone costiere dell Acaia, essa aveva ridotto a una stretta obbedienza tutte le città del Peloponeso. Ma essa aveva amici dappertutto, in Beozia, in Focide, nella Locride; in Occidente, aveva buoni rapporti con Taranto, Locri e soprattutto Siracusa. Ormai i due blocchi si erano formati, e risultavano eguali di forze e di numeri. Atene aveva il suo punto di forza in una flotta costituita da almeno 300 triremi e su un ricco tesoro. Aveva inoltre la guida prestigiosa di un comandante supremo come Pericle. Sparta contava invece su un esercito di terra di circa centomila combattenti. Vivendo inoltre di agricoltura, non soffriva eccessivamente della scarsità di capitali liquidi. Ma mancava allo 4 di 10

5 schieramento spartano una guida unitaria ed efficace. Un vecchio antagonismo divideva Ioni e Dori; le città democratiche disprezzavano quelle oligarchiche, e temevano l imperialismo spartano. Pericle era da tempo convinto dell inevitabilità dello scontro, e mano a mano che ci si allontana dalla pace del 446 la sua politica estera si era fatta più audace ed aggressiva. Nel 437 Atene riprese i suoi progetti occidentali, sebbene ciò comportasse inevitabilmente l urto con Corinto, contro la quale accordò nel 433 la sua protezione a Corfù. Lo stesso anno, Corinto rispose appoggiando Potidea in conflitto per la Calcidica con Atene, che rispose con l embargo contro Megara, alleata di Corinto. Sia Megara che Corinto erano membri della confederazione peloponnesiaca, e chiesero perciò il sostegno di questa, e quindi di Sparta. La guerra divenne così inevitabile. Tra le cause della guerra, dunque, vi furono tre incidenti che opposero Atene agli alleati di Sparta, ma che in realtà non erano se non dei pretesti creati da Pericle per provocare Sparta alla guerra. Nei paragrafi seguenti li esamineremo più in dettaglio. 5 di 10

6 2 La questione di Corcira (433) Tanto Atene quanto Corinto erano due città marinare, che basavano il proprio potere sulla flotta. A dividerle vi erano rivalità di tipo commerciale, basti pensare che la ceramica corinzia, che aveva preceduto in importanza e diffusione nel Mediterraneo quella ateniese, era in declino proprio per la concorrenza di quest ultima. Anche sul dominio dei mercati e dei mari, dunque, la rivalità fra entrambe le città era aspra e accesa. Corcira (Corfù) era una colonia di Corinto, che aveva fondato a sua volta altre città lungo la costa adriatica. Una di esse, Epidamno, aveva invocato l aiuto di Corinto per risolvere il conflitto interno alla città. Il fatto provocò le ire dei Corciresi, madrepatria di Epidamno, e si giunse allo scontro tra Corinto e Corcira. Questi ultimi ebbero la meglio sulla flotta inviata dai Corinzi. Mentre però Corinto preparava la rivincita, Corcira chiese l aiuto di Atene, la quale inviò un corpo di spedizione che cacciò gli oligarchici e instaurò un governo democratico filoateniese. Così, dunque, Corinto perse la sua colonia e accusò Atene di avere violato la pace dei Trenta anni, essendosi intromessa in questioni che non la riguardavano, e cioè nei rapporti tra Corinto e le sue colonie. 6 di 10

7 3 La questione di Potidea (432) Anche la polis di Potidea era una colonia di Corinto, ma si trovava in una zona che era sotto il controllo e l influenza di Atene. Faceva perciò parte dell alleanza delio-attica guidata da Atene ed era tenuta perciò al pagamento del tributo (phoros), pur mantenendo stretti legami con Corinto. Pericle prese una serie di provvedimenti tesi ad allentare i legami tra Potidea e la madrepatria ed impedì a degli emissari di Corinto, che avevano annualmente il compito di controllare la sua costituzione oligarchica, di raggiungere Potidea, minacciando rappresaglie se essa li avesse accolti. Per la seconda volta, dunque, Atene e Corinto si trovarono sull orlo della guerra, anche se le manovre ateniesi non avevano colpito Corinto direttamente, ma avevano lo scopo di isolarla e di spezzare i suoi legami con le colonie e la sua influenza. Tra le cause della guerra, dunque, vi fu anche l innegabile tentativo da parte di Atene negli anni trenta di imporre governi democratici, mentre Sparta al contrario appoggiava i regimi oligarchici. 7 di 10

8 4 La questione di Megara (432/431) Pericle emanò un decreto che impediva ai Megaresi l accesso ai mercati di Atene e delle città della lega di Delo, con il pretesto che avevano dato asilo a dei fuoriusciti, forse schiavi fuggiaschi. Di fatto, in questo modo Atene aveva bloccato il porto di Megara, città membro della lega del Peloponneso capeggiata da Sparta, e posto termine al suo commercio, che era la sua unica risorsa e attività. La cosa rafforzò nella lega Peloponnesiaca il partito di coloro che erano danneggiati dalle ambizioni ateniesi, anche se fino ad allora la stessa Corinto aveva già inutilmente sollecitato Sparta perché intervenisse in qualche modo a difesa dei suoi alleati. In questo modo nel 432/431 scoppiò la guerra che Pericle aveva voluto e immaginato rapida e vittoriosa. L opinione degli Spartani era però divisa e per questo la guerra non venne dichiarata subito ma per un anno si continuarono ad avere negoziati. Sparta chiedeva ad Atene di abrogare il decreto contro Megara per evitare la guerra, ma l eloquenza di Percile convinse l Ecclesìa a votare contro le richieste di Sparta e quindi per la guerra, che avrebbe dovuto portare prestigio e vantaggi per gli Ateniesi. *** Benché avesse ormai superato i sessant anni, Pericle tracciò con mano ferma le grandi linea della politica di guerra ai agli Ateniesi. Essi potevano e dovevano vincere, ma a condizione di ripiegare all interno delle mura cittadine, quasi considerando la città come un isola, abbandonando l Attica ai nemici, di andare ad attaccarli ovunque con la loro flotta, di evitare soprattutto una battaglia terrestre decisiva. In effetti, Pericle interpretava lucidamente la strategia degli Spartani, 8 di 10

9 che sarebbero venuti ad invadere l Attica e a saccheggiarne i raccolti, sperando sempre in uno scontro frontale. 9 di 10

10 Bibliografia G.M. de Ste. Croix, The Origin of the Peloponnesian War, London 1972 D. Kagan, The Outbreak of the Peloponnesian War, Ithaca-London 1969 M. Sordi in Storia e Civiltà dei Greci, III, Milano 1979, pp D.M. Lewis, CAH, V, 1992, pp di 10

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