DASHBOARD N 6. Dicembre 2013. (documento aggiornato con dati disponibili al 26.11.2013) Dicembre 2013

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DASHBOARD N 6 (documento aggiornato con dati disponibili al 26.11.2013)

Indice 1. SOMMARIO DEL TRIMESTRE pag. 3 2. QUADRO MACROECONOMICO TRIMESTRALE pag. 5 3. SCENARIO PREVISIONALE pag. 7 4. DEBITO PUBBLICO pag. 9 5. OCCUPAZIONE pag. 10 6. PRODUZIONE pag. 12 7. VENDITE E ORDINI pag. 14 8. ASPETTATIVE pag. 17 9. REDDITI DELLE FAMIGLIE E CONSUMI pag. 19 10. COMMERCIO ESTERO pag. 20 11. PREZZI DELLE COMMODITIES pag. 22 12. PREZZI AL CONSUMO pag. 24 13. TASSI DI CAMBIO pag. 29 14. REDDITIVITA E STRUTTURA FINANZIARIA DELLE IMPRESE pag. 30 15. CREDITO BANCARIO E SOFFERENZE pag. 32 16. TASSI DI INTERESSE pag. 36 17. APPENDICE pag.39 2

Sommario del trimestre I segnali di progresso della situazione economia italiana si sono fatti più confusi ed ambigui rispetto ai mesi precedenti. È rallentata la caduta del PIL nel III trimestre dell anno, ma le differenze tra le previsioni nazionali e quelle recenti dell OCSE mettono in luce la sostanziale incertezza che grava ancora sul Paese. La disoccupazione è ulteriormente aumentata ed ha ormai raggiunto proporzioni allarmanti tra i giovani; in compenso si è verificato un leggero incremento della produzione industriale e del fatturato su base mensile, anche se su base annua i livelli si segnalano ancora in tendenziale diminuzione; la tenuta dell export ha come sempre consentito di sostenere l attività economica; le aspettative di consumatori ed imprese hanno avuto tendenze contrastanti: in peggioramento le prime ed in miglioramento le seconde. Restano tese le condizioni sul mercato del credito per le imprese, specie per quelle di piccola dimensione; le imprese maggiori hanno attenuato i vincoli del finanziamento bancario ricorrendo in misura significativa ad emissioni obbligazionarie. La politica di offerta di finanziamenti da parte delle banche resta prudente, condizionata dall elevatezza dei tassi di sofferenza, ancora in crescita. 3

Sommario del trimestre (segue) La decisione della BCE di ridurre di un quarto di punto il tasso sulle operazioni di rifinanziamento e la determinazione del Governatore di mantenere per periodi non brevi condizioni monetarie propizie, anche al fine di scongiurare i rischi di deflazione nell Eurozona, hanno contribuito a contenere le turbolenze sui mercati finanziari. Lo spread sui titoli italiani rispetto a quelli tedeschi si è ridotto nella media dell ultimo mese intorno a 250 punti base; l instabilità politica ha peraltro riportato lo spread italiano al di sopra di quello spagnolo, sia pure di pochi punti base e con andamenti alterni. In un quadro di complessivo indebolimento delle prospettive di molti Paesi emergenti e di vari Paesi europei, compresi alcuni un tempo considerati virtuosi, vi sono diversi fattori che possono mettere a rischio la timida ripresa italiana attesa per il 2014. Apparentemente i Paesi periferici dell Area Euro che hanno avviato negli scorsi anni importanti riforme strutturali (Irlanda, Portogallo e Spagna) stanno raccogliendo i primi frutti dei sacrifici affrontati: è una strada che dovremmo imboccare con determinazione, per un tempo non breve. 4

Quadro macro economico trimestrale Fonte: ISTAT Nel III trimestre 2013, secondo le stime preliminari della contabilità nazionale, il PIL è diminuito dello 0.1% rispetto al trimestre precedente e dell 1.9% in confronto con lo stesso trimestre dello scorso anno; sono ormai 9 trimestri consecutivi che il prodotto nazionale diminuisce (-0.2% nel III trimestre del 2011, -0.7% nel IV e -1.1% nel I, -0.6 nel II, -0.4% nel III, -0.9% nel IV trimestre del 2012, -0.6% nel I trimestre e -0.3% nel II trimestre del 2013). 5

Quadro macro economico trimestrale (segue) Fonte: EUROSTAT La diminuzione deriva dalla contrazione del valore aggiunto dell agricoltura e dei servizi e di un aumento del valore aggiunto dell industria. Nello stesso periodo, il PIL ha fatto registrate le seguenti variazione in altri paesi: +0.7% negli USA,+0.3% in Germania,-0.1% in Francia e +0.8% in UK. 6

Scenario previsionale L OCSE ha aggiornato le proprie previsioni, sia a livello complessivo che sui singoli paesi. L economia globale dovrebbe continuare ad espandersi ad un ritmo moderato, con qualche accelerazione nel 2014 e 2015. Rispetto alla previsione precedente esistono rischi di riduzione dei tassi di sviluppo sia per l anno in corso, sia per il 2014 a causa delle peggiorate prospettive di molte economie emergenti. Nell area euro, in particolare, la ripresa si fa attendere e la disoccupazione, specie quella giovanile, resta molto alta. La debolezza dei sistemi bancari dell eurozona costituisce uno dei fattori che potrebbero compromettere le prospettive di crescita. Per quanto riguarda l Italia l OCSE prevede che nel 2013 dovrebbe finalmente arrestarsi la caduta del PIL e che dal 2014 il paese dovrebbe ricominciare a crescere, sia pure a tassi molto contenuti: le previsioni del 2013 indicano un PIL in diminuzione dell 1.9%, seguito da aumenti dello 0.6% e 1.4% nel 2014 e 2015. La disoccupazione, attesa al 12.1% nel 2013, dovrebbe ulteriormente salire nel 2014, al 12.4%, per iniziare finalmente a ridursi dall anno successivo. 7

Scenario previsionale (segue) Fonte: Fonte: OCSE Italia (linea blu) a confronto con l EuroArea Questi valori sono più pessimistici rispetto alle recenti previsioni dell ISTAT, secondo le quali la contrazione del PIL attesa per il 2013 dovrebbe essere dell 1.8%, mentre la ripresa del 2014 dovrebbe collocarsi allo 0.7%. 8

Debito pubblico Fonte: ISTAT A fine 2012 il debito pubblico ha raggiunto il 127% del PIL; secondo le stime inserite nel Documento di Economia e Finanza 2013 del Ministero dell Economia il rapporto debito pubblico/pil dovrebbe salire fino al 130.4% nel 2013 prima di iniziare lentamente a ridursi. I dati Eurostat più recenti peraltro mettono in luce che il debito pubblico è in crescita in tutta l euro zona. 9

Occupazione Fonte: ISTAT A settembre 2013 il numero dei disoccupati italiani è stato prossimo a 3.2 milioni ed il tasso di disoccupazione si è attestato al 12.5%, in aumento dello 0.1 punti percentuali rispetto al dato del mese precedente e +1.6 punti percentuali su base annua. Nella fascia di età 15-24 anni il tasso di disoccupazione ha ormai superato il 40% (40.4%). 10

Occupazione (segue) Fonte: ISTAT La Cassa Integrazione Guadagni utilizzata ad agosto 2013 è stata di 44.6 ore ogni 1000 ore lavorate: tale valore corrisponde a 115.2 ore nell industria e 15.1 ore nei servizi. 11

Produzione La produzione industriale a settembre 2013 è aumentata dello 0.2% rispetto ad agosto, mentre la media della produzione del trimestre luglio-settembre ha fatto registrare una diminuzione dell 1% in confronto con la media del trimestre precedente. Rispetto allo stesso periodo del 2012 la diminuzione (corretta per gli effetti di calendario) è pari al 3%. Fonte: ISTAT 12

Produzione (segue) In confronto con lo stesso mese dell anno precedente, le diminuzioni maggiori si sono verificate nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi, di articoli in gomma, nell industria del legno, carta e stampa, della fabbricazione di macchinari e attrezzature, dei mezzi di trasporto ed altre industria manifatturiere. È aumentata invece la produzione industriale di prodotti farmaceutici, computer e prodotti elettronici e mezzi di trasporto. 13 Fonte: ISTAT

Vendite e ordini Il termini di vendite, il fatturato del comparto industriale a settembre 2013, al netto della stagionalità, ha fatto registrare un aumento dello 0.1% rispetto ad agosto. Su base annua invece si è registrato un decremento che, corretto per gli effetti calendario, è stato dell 1%, quale risultante di una riduzione del 4.3% sul mercato interno ed un aumento del 4.4% sui mercati esteri. A settembre 2013 gli ordinativi sono aumentati dell 1.6% rispetto al mese precedente (corrispondente a -0.8% degli ordinativi sul mercato interno e +4.8% degli ordinativi esteri). 14 Fonte: ISTAT

Vendite e ordini (segue) Fonte: ISTAT Le diminuzioni più rilevanti del fatturato su base annua (settembre 2013 rispetto a settembre 2012) hanno riguardato la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi, le attività estrattive, la fabbricazione di prodotti chimici e di apparecchiature elettriche. Hanno aumentato i ricavi i settori della fabbricazione di mezzi di trasporto, di computer ed elettronica, di prodotti farmaceutici. 15

Vendite e ordini (segue) Nel secondo trimestre 2013 il fatturato dei servizi (nuovo indice) ha fatto registrare una contrazione del 2.5% rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. L indice tendenziale del fatturato è diminuito su base annua in tutti i settori: -7.1% nei servizi di informazione e comunicazione, -2.3% nel commercio all ingrosso, commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli, -1.8% servizi di alloggio e ristorazione. 16

Aspettative Ad ottobre 2013 il grado di fiducia dei consumatori è diminuito da 100.8 a 97.3. La diminuzione riguarda tutte le componenti, ma il peggioramento è più marcato per le aspettative sull economia, che passa da 99.3 a 93.2. Fonte: ISTAT 17

Aspettative (segue) Il grado di fiducia delle imprese manifatturiere è aumentato ad ottobre 2013: rispetto al mese precedente il clima di fiducia è passato da 96.8 a 97.3, mentre quello delle imprese di costruzioni è cresciuto da 78.9 a 80.8. Per contro nel comparto dei servizi il clima di fiducia è diminuito da 79.9 a 74.7. 18 Fonte: ISTAT

Redditi delle famiglie e consumi Fonte: ISTAT Nel secondo trimestre del 2013 il reddito disponibile delle famiglie è diminuito dello 0.6% rispetto al trimestre precedente, mentre su base annua è rimasto sostanzialmente stabile (0.1%). Considerando l impatto dell inflazione il potere d acquisto delle famiglie è diminuito dello 0.7% nel secondo trimestre 2013 rispetto al trimestre precedente e dell 1.3% rispetto allo stesso trimestre dell anno precedente. Su base trimestrale la spesa per consumi delle famiglie è scesa dello 0.3%; maggiore è stata la contrazione degli investimenti (-0.7%). 19

Commercio estero A settembre 2013 le esportazioni hanno fatto registrare un incremento dello 0.6% rispetto al mese precedente mentre le importazioni sono aumentate nello stesso periodo dell 1.9%. Su base trimestrale le esportazioni sono rimaste stazionarie, mentre le importazioni sono cresciute dell 1.9%. La dinamica mensile delle esportazioni è stata trainata dai paesi extra-ue, mentre l import ha riguardato prevalentemente i paesi dell Unione Europea. Rispetto allo stesso mese dell anno precedente la crescita tendenziale delle esportazioni è pari al 2.0%; sullo stesso arco di tempo le importazioni sono leggermente diminuite (-0.1%). I mercati più dinamici (su base annua) per le esportazioni italiane sono stati quelli della Cina, del MERCOSUR, la Russia e l OPEC. In termini di settori la crescita più intensa su base annua ha riguardato gli autoveicoli, i prodotti farmaceutici e gli articoli in pelle mentre i prodotti petroliferi hanno subito una significativa contrazione, seguiti dai prodotti in metallo. 20 Fonte: ISTAT

Commercio estero (segue) Fonte: ISTAT I mercati più dinamici (su base annua) per le esportazioni italiane sono stati quelli della Cina, del MERCOSUR, la Russia e l OPEC. In termini di settori la crescita più intensa su base annua ha riguardato gli autoveicoli, i prodotti farmaceutici e gli articoli in pelle mentre i prodotti petroliferi hanno subito una significativa contrazione, seguiti dai prodotti in metallo. 21

Prezzi delle commodities Fonte: IMF ottobre 2013 22

Prezzi delle commodities (segue) A ottobre 2013, rispetto ai 12 mesi precedenti, i prezzi di Beverages, Foods e Metals sono diminuiti rispettivamente del 13.2%, 5.9% e 2.4%, mentre i prezzi delle Materie prime Agricole e dell OIL sono cresciuti del 4.1% e 1.7%. In termini strutturali, i rischi geopolitici e l impatto dei capitali speculativi influenzano i prezzi di molte commodities, in particolare quelli del petrolio. 23

Prezzi al consumo Ad ottobre 2013 l indice dei prezzi al consumo per l intera collettività nazionale (NIC) è diminuito dello 0.2% rispetto al mese precedente, mentre è cresciuto dello 0.8% circa in confronto dello stesso mese del 2012. I prezzi di beni e servizi riferiti ai servizi ricettivi e di ristorazione, all istruzione, ai prodotti alimentari e bevande, ai mobili sono i comparti di spesa in cui si sono avuti i maggiori incrementi di prezzi su base annua; le comunicazioni hanno fatto registrare una significativa diminuzione. Fonte: ISTAT 24

Prezzi al consumo (segue) Fonte: ISTAT 25

Prezzi al consumo (segue) Fonte: ISTAT 26

Prezzi al consumo (segue) Nel mese di ottobre i prezzi dei prodotti acquistati con alta e media frequenza dai consumatori hanno fatto registrare una variazione positiva su base mensile dello 0.8%, mentre la crescita dei prezzi dei prodotti a bassa frequenza è stata limitata allo 0.1%. Fonte: ISTAT 27

Prezzi al consumo (segue) La variazione media su base annua dell inflazione italiana a ottobre 2013 (0.76%) è risultata sostanzialmente in linea con la media dell area euro (a 17 paesi) (0.74%); in particolare i tassi di inflazione su base annua di Germania, Spagna e Francia sono stati rispettivamente pari a 1.23%, 0.05% e 0.68% (tassi calcolati sull Harmonized Indices of Consumer Prices). Fonte: Elaborazione NAGIMA su dati EUROSTAT 28

Tassi di cambio Nell ultimo periodo, anche per la politica seguita dalla Bank of Japan di cospicue immissioni di liquidità, le quotazioni dello Yen hanno segnato un sistematico e consistente indebolimento rispetto all Euro: ad ottobre del 2012 il tasso di cambio Y/ era pari a 102.5; ad ottobre 2013 il cambio è salito a 133.3, con una svalutazione della valuta giapponese di oltre il 30%. I tassi di cambio dell euro con il dollaro ed il franco svizzero hanno nel complesso messo in luce limitate variazioni; la lira sterlina per contro ha subito un tendenziale indebolimento rispetto all Euro. Fonte: Elaborazioni Nagima su dati EUROSTAT-BCE 29

Redditività e struttura finanziaria delle imprese Secondo i dati di contabilità nazionale del secondo trimestre 2013 la redditività lorda delle società non finanziarie, misurata dalla quota dei profitti sul valore aggiunto, è rimasta sostanzialmente stabile rispetto al trimestre precedente, collocandosi al livello del 38.4%, ma su base annua è diminuita di 1.2 punti percentuali. Anche il tasso di investimento del secondo trimestre del 2013 (investimenti fissi sul valore aggiunto) è rimasto stabile rispetto al trimestre precedente, mentre su base annua è diminuito di 0.8 punti. I risultati dell indagine periodica della Banca d Italia segnalano che in tutti i principali comparti è fortemente diminuito il pessimismo delle imprese e sono migliorati i giudizi sulle condizioni per investire. Tuttavia al momento, come nei trimestri passati, le sfavorevoli prospettive della domanda, l ampia capacità produttiva inutilizzata e le tensioni dal lato dei finanziamenti stanno condizionando le decisioni di investimento delle imprese. Nello stesso periodo, la dinamica degli investimenti e dell autofinanziamento ha determinato una lieve riduzione del fabbisogno finanziario delle imprese (in rapporto al valore aggiunto), mentre il peso degli oneri finanziari è rimasto pressoché costante. È affluito alle imprese il pagamento di una prima quota dei debiti della Pubblica Amministrazione, contribuendo ad attenuare per una parte di loro il vincolo sulla disponibilità delle risorse finanziarie. 30

Redditività e struttura finanziaria delle imprese (segue) Fonte: ISTAT Fonte: Fonte: Rapporto sulla Stabilità Finanziaria BI, novembre 2013 31

Credito bancario e sofferenze Negli ultimi due anni i debiti finanziari delle imprese sono diminuiti di oltre il 2%; la contrazione della componente bancaria è stata superiore al 7% (-7.1%). Alla fine di agosto 2013 la diminuzione sui 12 mesi dei prestiti bancari è stata del 4.6%. La riduzione dell indebitamento ha principalmente radici in due componenti: il calo della domanda di finanziamenti, indotta dalla ridotta dinamica degli investimenti e dell attività produttiva, e le politiche di offerta di credito delle banche improntate alla cautela, a causa dell elevato ammontare delle sofferenze accumulate e delle sfavorevoli prospettive di molte imprese. Sono soprattutto le aziende di piccola dimensione a soffrire di più la mancata disponibilità di risorse finanziarie, mentre le società di maggiori dimensioni sono state in grado di attingere a fondi aggiuntivi, aumentando il ricorso ai prestiti obbligazionari. L aumento dei ritardi nei pagamenti è stata una delle valvole di sfogo delle tensioni finanziarie a cui sono ricorse le PMI. Il protrarsi delle difficoltà di accesso al credito può compromettere significativamente i tenui segnali di ripresa economica. Le imprese italiane rispetto a quelle degli altri paesi sviluppati hanno un incidenza dei debiti finanziari sul PIL complessivamente contenuta, ma hanno una leva finanziaria superiore alla media e superiore ai livelli del passato (nonostante la diminuzione dei debiti). Nel secondo trimestre del 2013 il tasso di nuove sofferenze complessive (famiglie ed imprese) è rimasto elevato e pari al 2.9% degli impieghi; il dato riferito alle imprese è cresciuto al 4.7%, e si prevede che raggiungerà il picco verso la metà dell anno in corso, mentre dovrebbe ridursi lievemente a partire dal prossimo anno. 32

Credito bancario e sofferenze (segue) Fonte: Fonte: BI - Bollettino Economico n.74, ottobre 2013 33

Credito bancario e sofferenze (segue) Fonte: Rapporto sulla Stabilità Finanziaria BI, novembre 2013 34

Credito bancario e sofferenze (segue) Fonte: Rapporto sulla Stabilità Finanziaria BI, novembre 2013 35

Tassi di interesse Negli ultimi mesi le condizioni dei mercati finanziari italiani sono progressivamente migliorate grazie all evoluzione favorevole delle prospettive economiche dell EuroArea ed alla determinazione della BCE di mantenere per periodi non brevi condizioni monetarie propizie, confermata dalla recente decisione di riduzione di un quarto di punto del tasso sulle operazioni di rifinanziamento. Alcune turbolenze sono derivate dalle incertezze sulla politica monetaria statunitense e sugli accordi politici riguardanti il limite dell indebitamento federale, oltre alle crisi politiche in Medio Oriente. Anche l instabilità politica italiana ha condizionato i mercati finanziari interni. Dopo una iniziale discesa durata fino alla metà di maggio, lo spread sui titoli italiani a lunga scadenza (10 anni) è ritornato a salire vicino ai 290 punti base per ridursi nell ultimo mese a circa 250 punti base (ottobre). Lo spread rispetto alla Spagna è rimasto nell insieme stabile intorno ai 25-30 punti base; peraltro le recentissime instabilità politiche hanno temporaneamente riportato lo spread italiano al di sopra di quello spagnolo, sia pure con un divario limitato a pochi punti base. Il costo medio dei nuovi prestiti alle imprese ad agosto 2013 è rimasto sostanzialmente invariato rispetto al mese di maggio (3.5%). Il differenziale tra i tassi italiani sui nuovi finanziamenti alle imprese e quelli medi dell area euro si è mantenuto intorno ai 90 basis points. 36

Tassi di interesse (segue) Fonte: Elaborazioni Nagima su dati EUROSTAT-BCE 37

Tassi di interesse (segue) Fonte: BI - Bollettino Economico n.74, ottobre 2013 38

APPENDICE SCENARI MACROECONOMICI E COMPETITIVITÀ DELLE IMPRESE ITALIANE 39

1. UNO SCENARIO IN MOVIMENTO Globalizzazione dei bisogni Ha accresciuto enormemente il mercato potenziale delle imprese. Crescita rilevante delle economie emergenti e multipolarità I minori costi di produzione di questi paesi hanno favorito la delocalizzazione di impianti produttivi dai paesi avanzati verso quelli emergenti favorendo una elevata crescita della loro attività industriale e del loro PIL (grafico 1 e 2), anche se le economie avanzate detengono ancora un elevato livello di industrializzazione (produzione manifatturiera pro capite). Nel contempo le imprese dei paesi emergenti hanno sviluppato competenze in grado di farli competere nei mercati dei paesi avanzati e hanno aumentato gli scambi tra di loro inserendosi prepotentemente nel commercio internazionale così che i paesi avanzati hanno dovuto rispondere attraverso azioni di presidio dei mercati di questi paesi, dando vita a un processo di localizzazione. Si è verificato pertanto un processo di riequilibrio nell attività industriale mondiale a favore delle economie emergenti dando vita a un mondo multipolare (grafico 3). Si sta peraltro manifestando in alcuni paesi avanzati, in particolare gli USA, una ipotesi di ritorno all insourcing, ancora però in fase embrionale. Sviluppo di nuove tecnologie ed elevata innovazione Lo sviluppo tecnologico si è caratterizzato non solo nel campo dell ICT, con internet e la telefonia mobile, ma anche in altri campi (dalle stampanti 3d al grafene). Ciò ha provocato una forte spinta all innovazione indirizzata sia a razionalizzare i processi aziendali sia a favorire nuove offerte competitive di prodotti/servizi. 40

Importanza delle filiere globali del valore La multipolarità e la globalizzazione hanno favorito il fatto che il valore aggiunto di un paese sia incorporato non solo sulle sue esportazioni ma anche su quelle di altri paesi che utilizzano prodotti intermedi importati dal primo paese (grafico 4). I paesi emergenti hanno in particolare sfruttato questo fenomeno inserendosi, grazie ai bassi costi produttivi ma anche alle tecnologie informatiche e di trasporto inserendosi in maniera incisiva nella frammentazione mondiale dei processi produttivi e quindi nelle supply chain mondiali. Crisi economica che ha inciso pesantemente sulle economie dei paesi a economia avanzata. 41

Grafico 1 - Crescita delle economie emergenti Fonte: FMI, World Economic Outlook (Gennaio 2013) 42

Grafico 2 - Crescita delle economie emergenti Fonte: elaborazioni del Politecnico di Milano (Taioli) 43

Grafico 3. La Multipolarità 44

Grafico 4 - Le filiere globali di valore Il 20% circa delle esportazioni dell Italia consiste in valore aggiunto incorporato in prodotti intermedi e servizi importati da altre economie 45

1. UNO SCENARIO IN MOVIMENTO Globalizzazione dei bisogni Ha accresciuto enormemente il mercato potenziale delle imprese. Crescita rilevante delle economie emergenti e multipolarità I minori costi di produzione di questi paesi hanno favorito la delocalizzazione di impianti produttivi dai paesi avanzati verso quelli emergenti favorendo una elevata crescita della loro attività industriale e del loro PIL (grafico 1 e 2), anche se le economie avanzate detengono ancora un elevato livello di industrializzazione (produzione manifatturiera pro capite). Nel contempo le imprese dei paesi emergenti hanno sviluppato competenze in grado di farli competere nei mercati dei paesi avanzati e hanno aumentato gli scambi tra di loro inserendosi prepotentemente nel commercio internazionale così che i paesi avanzati hanno dovuto rispondere attraverso azioni di presidio dei mercati di questi paesi, dando vita a un processo di localizzazione. Si è verificato pertanto un processo di riequilibrio nell attività industriale mondiale a favore delle economie emergenti dando vita a un mondo multipolare (grafico 3). Si sta peraltro manifestando in alcuni paesi avanzati, in particolare gli USA, una ipotesi di ritorno all insourcing, ancora però in fase embrionale. Sviluppo di nuove tecnologie ed elevata innovazione Lo sviluppo tecnologico si è caratterizzato non solo nel campo dell ICT, con internet e la telefonia mobile, ma anche in altri campi (dalle stampanti 3d al grafene). Ciò ha provocato una forte spinta all innovazione indirizzata sia a razionalizzare i processi aziendali sia a favorire nuove offerte competitive di prodotti/servizi. 46

2. LA SITUAZIONE DELL ECONOMIA ITALIANA L economia italiana ha sofferto più di altre economie dei paesi avanzati la crisi economica e l evolvere dei fenomeni di scenario mondiali: Il PIL pro capite negli ultimi venti anni è crollato (grafico 5); la tenuta delle esportazioni, che peraltro fanno fatica a recuperare il trend pre-crisi, non compensa la rilevante caduta della domanda interna causata dalla elevata diminuzione dei consumi (grafico 6-7); la produzione industriale è scesa di 20 punti dall inizio della crisi, provocando un eccesso di capacità produttiva che incide sui costi di produzione (grafico 8-9); il tasso di disoccupazione (grafico 10) è incrementato di 4 punti dall inizio della crisi, con punte elevatissime (circa il 40%) nella fascia dei giovani (15-24 anni). 47

Grafico 5 - La caduta del PIL italiano 48

Grafico 6 - La caduta della domanda interna e la tenuta delle esportazioni 49

Grafico 7 - Le esportazioni tengono ma non riagganciano il trend pre-crisi 50

Grafico 8 - La caduta della produzione 51

Grafico 9 - Un eccesso di capacità produttiva Il potenziale manifatturiero 52

Grafico 10 Il tasso di occupazione è elevato Nella fascia di età 15-24 anni il tasso di disoccupazione ha ormai superato il 40% (40.4%). 53

3. LA COMPETITIVITA COMPETITIVITA DELLE IMPRESE ITALIANE Il sistema paese è carente e non aiuta le imprese italiane nella competizione mondiale (tabella 1). Il costo del lavoro è elevato non solo rispetto ai paesi emergenti ma anche se paragonato con quello della Germania (grafico 11). La produttività è ferma ai livelli di venti anni fa e il gap tecnologico è alto La mancata crescita è certamente influenzata dall elevato costo del lavoro ma anche dal fatto che molte imprese sono posizionate in settori low tech, intrinsecamente a bassa produttività (si evidenzia quindi una carenza del portafoglio settori del paese Italia), oltre che dalla scarsa spinta all innovazione (grafico 13), a sua volta causata non solo dal fatto che le imprese mediamente spendono poco in ricerca e sviluppo rispetto a quelle dei principali paesi competitors (paesi emergenti compresi) ma anche dall inadeguato investimento in capitale umano. Nel grafico 12 è riportato il livello della produttività per ora lavorata nei principali paesi europei (grafico 12). Due rilevanti cause del Controtempo dell economia italiana: Troppa presenza delle imprese italiane in settori produttivi a bassa produttività ed aggredibili Difficoltà delle imprese a innovare i processi produttivi in chiave tecnologica (Ricerca di Banca d Italia, riportata in Salvatore Rossi Controtempo Ed. Laterza) Target europeo di spesa in R&S: 3% del PIL Target italiano: 1,53 % (Piano nazionale di riforma) Gran parte dei deludenti risultati dell economia italiana in termini di spesa in R&S rispetto ai partner europei è spiegata dalla struttura industriale del paese, in particolare dalla combinazione degli aspetti dimensionali delle imprese e della loro distribuzione tra i diversi settori di attività economica (Rapporto annuale Istat 2011) 54

La dimensione delle imprese italiane è modesta Questo fenomeno (tabella 2) ha diverse controindicazioni tra cui quella di non facilitare gli investimenti in innovazione. Il livello di digitalizzazione delle imprese italiane per esempio è ancora basso e ciò non favorisce la ristrutturazione dei processi interni e quindi la produttività. Inoltre la dimensione modesta rende più difficile il posizionamento diretto nei grandi mercati delle economie emergenti. La dimensione internazionale del sistema Italia è ancora troppo contenuta Il flusso delle esportazioni ha tenuto e si è orientato sempre più verso i paesi non europei (l Europa pesa ormai solo il 40%.), peraltro continua a manifestarsi uno svantaggio rispetto alla Germania che è riconducibile soprattutto alla minore capacità di penetrazione nei nuovi mercati emergenti. La perdita di competitività dell industria italiana incide non solo sulla possibilità di accesso ai mercati esteri, ma anche sulla capacità di difesa delle quote di mercato interno: nel corso dell ultimo decennio la percentuale importata dei beni consumati dalle famiglie italiane è cresciuta in misura significativa, soprattutto nell ambito dei prodotti dei settori più tradizionali. A causa delle carenze del sistema paese gli investimenti esteri verso l Italia sono modesti rispetto a quelli degli altri paesi ad economia avanzata (15% circa rispetto a un valore medio mondiale di circa il 28% e al 43% dell Europa) nonostante che dopo la crisi il livello dei flussi mondiali di IDE ( in particolare quelli di tipo greenfield, basati per più del 30% nell area Asia-Pacifico) sia in risalita* (grafico 14 e tabella 3). Anche gli investimenti diretti esteri in uscita dall Italia sono in crescita ma anch essi bassi in termini relativi (circa il 4% del PIL, rispetto a l 56% dell Europa e al 42,2 della Spagna). Le destinazioni di questi investimenti si focalizzano in particolare sul commercio al dettaglio (reti distributive e negozi), meno sulle attività produttive e pochissimo sui servizi e in ogni caso con alta specializzazione sui settori del made in Italy (la moda in particolare). Dal punto di vista geografico la delocalizzazione produttiva è elevata nell Europa dell Est, mentre nel Medio Oriente nell America latina, in Europa e in Giappone si concentra la destinazione degli IED di tipo commerciale. La presenza in Cina è invece sotto la media. *( Rapporto della Confindustria: Sviluppo industriale giugno 2013) 55

La partecipazione alle catene globali del valore è migliorabile Il nuovo assetto della divisione internazionale del lavoro, in cui la produzione dei beni finali è sempre più spesso il risultato di lunghe catene produttive globali rappresenta una nuova sfida e un opportunità per le imprese italiane. La partecipazione a reti produttive più estese, sino a quelle a livello mondiale, esige significativi avanzamenti organizzativi e gestionali, non solo per il governo dell intera catena produttiva, qualora si operi come committenti, ma anche per le imprese fornitrici, al fine di evitare situazioni di subalternità. Al riguardo il comparto manifatturiero italiano contribuisce al valore aggiunto dell export del paese attraverso la partecipazione agli scambi internazionali di prodotti intermedi nell ambito delle filiere tanto che il 50% di quel valore è fornito dalla domanda estera di beni finali attivata in particolare dalla Germania, ma anche dalla Francia e dagli USA. Le imprese italiane di contro fanno ugualmente ampio ricorso a beni intermedi importati dall estero. La competitività italiana nei principali settori è ancora, mediamente, da migliorare (tabella 4). Il posizionamento delle imprese italiane all interno delle GVC non sembra particolarmente favorevole: rispetto alla Germania, è elevato il numero di imprese intermedie e, tra di esse, quelle in posizione più subalterna. Si tratta di un elemento di fragilità, considerando che le imprese intermedie subiscono fluttuazioni della domanda tendenzialmente più accentuate. Le imprese italiane intermedie, inoltre, sono più piccole e meno produttive delle corrispondenti aziende tedesche; queste caratteristiche spiegano una parte rilevante del differenziale di performance tra Italia e Germania durante la crisi del 2008-09. * * Il sistema industriale italiano tra globalizzazione e crisi. Banca d Italia Occasional papers luglio 2013 56

Tabella 1 - Il sistema paese non aiuta le imprese 57 Fonte: FMI 2013 Fostering to growth in Europe

Grafico 11- Il costo del lavoro incide sulla competitività 58

Grafico 12- La produttività del lavoro per ora lavorata è stagnante dal 1995 Fonte: elaborazione Nagima su dati Eurostat 59

Grafico 13 - La carenza nell innovazione Fonte Fonte 60

Tabella 2 - Il problema della dimensione delle imprese italiane 61

Grafico 14 - I flussi di investimenti internazionali nel mondo 62

Tabella 3 - La dimensione internazionale dell Italia è debole 63

Tabella 4 - La competitività a livello di filiere Fonte Prometeia Unicredit,, Industria e filiere 2013 64

4. UNA VIA DI USCITA La sfida per le imprese italiane, in attesa di una eventuale ripresa della domanda interna e di un miglioramento ancora di più lungo periodo del sistema paese, è costruirsi opportunità per migliorare la competitività internazionale agendo sul fronte dell innovazione sia di prodotto che di processo. Un nocciolo duro di imprese medie ci è già riuscita (figura 15). Per consolidare questo risultato e far si che diventi un traguardo anche per altre imprese una possibile soluzione può trovarsi in percorsi di aggregazione e interconnessione attraverso contratti formali (le reti di impresa) che favoriscano la maggiore dimensione, l aggancio alle catene globali di valore, l innovazione e quindi la competitività del sistema. 65

La forza delle imprese medie italiane Fonte: Le medie imprese italiane, GE Capital 66