NGO view on the EU funding of renewable energy in Italy



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Transcript:

COMMITTEE ON BUDGETARY CONTROL OF THE EUROPEAN PARLIAMENT Hearing on "Efficiency and effectiveness of EU funding: who are the true beneficiaries?" Including a case study on renewable energy in Italy Tuesday 11 October 2011 9.00-11.30, Brussels NGO view on the EU funding of renewable energy in Italy by Mr Antonio PERGOLIZZI, coordinator of the LEGAMBIENTE Observatory for environment and legality, Italy Vale come imprescindibile premessa: l eolico, insieme alle altre fonti di energie rinnovabili, è il futuro, uno dei pochi settori in grado di risollevare le sorti della nostra economia e contribuire decisamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. È una via obbligata, insomma, e va difesa da ogni forma di aggressione, compresa quella più pericolosa posta in essere dalle mafie. E spero che anche il nostro lavoro di associazione ambientalista possa contribuire ad una migliore conoscenza dei fattori di rischi. Nel lungo lavoro di analisi e denuncia dei fenomeni legati alla criminalità ambientale, Legambiente si è imbattuta da qualche anno in quella che viene definita la mafia del vento. La prima volta ne abbiano parlato nel Rapporto Ecomafia 2008. Le mani della criminalità organizzata sulle energie rinnovabili. È il nuovo affare delle cosche, in Calabria come in Puglia e Sicilia. L ultimo caso è stato scoperto lo scorso febbraio con l operazione Naos, condotta dal Ros dei carabinieri a dai magistrati della Dda di Perugia. Un pericoloso intreccio fra cosche, uomini politici, bancari e imprenditori-prestanome, per allungare i tentacoli della ndrangheta sulla realizzazione di opere pubbliche, centri commerciali e insediamenti turistici. In manette presunti affiliati alle cosche calabresi dei Morabito- Bruzzaniti- Palamara, ma anche funzionari di banca e uomini politici calabresi. Il progetto più interessante riguarda la realizzazione di una centrale idroelettrica nella Vallata dello Stilaro, a Bivongi (Rc). E impianti eolici nel territorio dello stesso comune. Fatti che dimostrano la perfetta conoscenza che gli ndranghetisti hanno delle leggi e dei finanziamenti sulle fonti rinnovabili. Da quella edizione non abbiamo mai smesso di seguire da vicino il fenomeno, il suo evolversi. Comprese le incursioni criminali di faccendieri, potenti uomini d affari capaci di condizionare le scelte pubbliche, cricche ben inserite nel sistema di potere, si veda l inchiesta sulla cosiddetta P3. Anche se qui, come in questo caso, il discrimine fra mafia e non mafia è abbastanza flebile. Nell estate scorsa presentammo un dossier ad hoc Eolico: operazione verità, che voleva sgomberare il campo da facili strumentalizzazioni che ne voleva dipingere un affare di mafia, screditando la maggior parte delle aziende sane, le principali vittime delle incursioni mafiose. Tornando al ruolo delle cosce, lo schema di penetrazione criminale è sempre lo stesso, almeno nella sostanza. Le mafie, soprattutto in alcune aree del paese, controllano capillarmente il territorio, alterano i meccanismi di libero mercato, occupano stabilmente settori economici, tentano di controllare il mercato del lavoro e di regolamentarne ogni aspetto, inquinando l economia di intere aree. Il recente studio della Banca d Italia sull impatto economico delle mafie nelle regione del sud ne offre una chiara sintesi. La loro azione non si ferma certo alle soglie degli uffici pubblici, finendo per influenzare le stesse scelte politiche e amministrative, i controllori spesso coincidono

con i controllati, ad esempio, e/o perseguono lo stesso disegno criminale. In sintesi, i clan stanno ovunque c è la possibilità di investire, riciclare, sfruttare. Soprattutto mirano ad accaparrarsi flussi di denaro pubblico, a prescindere dal settore imprenditoriale. Dai settori classici fino alle nuove frontiere, i grandi centri commerciali e la produzione di energia da fonti rinnovabili. Sarebbe strano il contrario, basta leggere la storia mafiosa. Come diceva Falcone, In certi momenti, questi mafiosi mi sembrano gli unici esseri razionali in un mondo popolato da folli. Anche Sciascia sosteneva che in Sicilia si nascondono i cartesiani peggiori". Sono essere essenzialmente economici, cinici, spregiudicati. La storia economica del nostro paese andrebbe letta anche alla luce del ruolo svolto dalle associazioni criminali, una storia che si incrocia e si sovrappone con quella ufficiale, seppure confinata solo nelle carte giudiziarie e di pochi storici (Salvatore Lupo). Si pensi al ruolo svolto dai capi mafiosi palermitani nel costituire il cartello della chimica o di influenzare e condizionare il mercato della pesca, dell agricoltura, persino delle scelte industriali; si pensi ancora al ruolo nell accaparramento dei fondi pubblici legati alla legge 488 sul rilancio di aree depresse, al turismo e così via. Così come va pure ricordato che Cosa Nostra in Sicilia, le famiglie di ndrangheta in Calabria e quelle di camorra in Campania hanno svolto un ruolo cruciale nella costruzione e pianificazione delle principali opere pubbliche strategiche, nelle infrastrutture che costituiscono ancora oggi la nervatura stradale e ferroviaria. Ogni qual volta s è trattato di costruire opere pubbliche, almeno al sud, s è dovuto fare i conti con le famiglie mafiose. I grandi colossi nazionali quando sono scesi al sud hanno dovuto stringere patti con il diavolo. Basti pensare alla A3 Salerno-Reggio Calabria o a quelle strade siciliane i cui tragitti hanno una logica solo in quanto disegnano e delimitano zone di influenza fra clan (Impastato), agli appalti per la metanizzazione, ancora in Sicilia. Lo steso capita nel settore dei rifiuti (con il sistema-discariche, con gli Ato e il movimento terra), con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, e non solo in Campania; nelle attività forestali, nel racket animali, racket dell acqua, etc. Rispetto al ciclo del cemento (soprattutto quello a basso livello tecnologico), settore principe per i clan, inizialmente l eolico ha avuto (usiamo il passato per ovvie ragioni) per i clan l indubbio vantaggio di essere un settore ancora poco monitorato dagli organi di controllo, sprovvisto per tropo tempo di strategie nazionali e locali, di avere dalla sua una presunzione di attività nobile, quindi non sotto i riflettori delle comunità locali e delle associazioni. Gli ha consentito, insomma, di muoversi con maggiore tranquillità. L assenza di una pianificazione nazionale e di un adeguato sistema di controlli ne ha spianato la strada. Sfruttando a dovere le caratteristiche geomorfologiche del sud Italia montuoso e ben attraversato da correnti l esistenza di aree praticamente abbandonate o improduttive, collaudate pratiche clientelari e il disperato bisogno degli enti locali di attrarre investimenti, quindi occupazione e reddito. I clan sono sempre stati consapevoli delle potenziali delle rinnovabili, nella loro strategia di lungo termine tesa a diversificare gli investimenti, occupare il territorio, non lasciare niente al nemico, cioè all imprenditoria legale; pieni di liquidità da lavare, di terreni da mettere a profitto e di solidi agganci negli enti locali, il loro assalto all eolico è stato un giochetto facile. Ma sono arrivati anche i magistrati che seguendo il filo dei loro loschi affari si sono trovanti anche di fronte ai parchi eolici. Nelle inchieste ci si è imbattuti nel solito armamentario mafioso, corruzione e clientelismo, truffa, associazione a delinquere, perfino abusivismo edilizio (si vedano le inchieste pugliesi, in particolare

quella denominata Ventus Gravina di Puglia - per la realizzazione di un parco eolico nel parco nazionale dell Alta Murgia). L ultima in ordine di tempo è dello scorso mese di gennaio, della Dia di Messina, ed ha portato al sequestro di un patrimonio di ben 25 milioni di euro a un imprenditore definito dagli investigatori uomo legato a capi del calibro di Totò Riina e Matteo Messina Denaro; uomo legato allo sviluppatore definito dai magistrati il vero deus ex machina dell eolico illegale in Sicilia (la Dia di Trapani gli ha sequestrato beni per un valore pari a 1 miliardo e mezzo di euro, tra società presenti in vari paesi europei). Spesso per i clan non è nemmeno importante che le pale girino, conta piuttosto l affare dell intermediazione. Si occupano di trovare i siti, di ottenere le autorizzazioni, del movimento terra, della fornitura del calcestruzzo. Cruciale è, ad esempio, la figura degli sviluppatori, cioè coloro che sbrigano tutti gli iter burocratici e si occupano di ogni dettaglio del progetto, che una volta approvato vendono chiavi in mano alle imprese del settore. Ecco che l alleanza dei soliti professionisti diventa cruciale. Insomma la mafia nell eolico è una questione che con l energia pulita non ha nulla a che fare. L esempio della Calabria che raccontiamo nel nostro Rapporto Ecomafia 2011 è assai esemplare. Complessivamente in Calabria esistono 18 parchi eolici: su tutti è in corso un indagine della magistratura. Le indagini riguardano amministratori, responsabili degli uffici tecnici, politici, sviluppatori e s è visto che è forte la presenza di persone legate ai clan in alcuni cantieri. La presenza della ndrangheta, hanno spiegato gli investigatori, c è sia nel rapporto con la politica, sia nella fase della costruzione degli impianti, sia nell imposizione di subappalti o di attività estorsive. Come è facile intuire il problema non è l eolico ma la mafia. L eolico è quindi solo una delle voci di interesse dei clan, non la più importante, però, almeno leggendo le cronache giudiziarie. Nonostante i media diano una lettura diversa, assai più catastrofista. Mai come in questo caso l attenzione mediatica si è amplificata, deformando in qualche modo l esatta comprensione del fenomeno. Le penetrazioni ci sono, è chiaro, i rischi che si possano estendere pure, ma da qui a screditare un settore così promettente per il futuro ce ne passa. Certamente in questo racconto disastroso ha certamente influito il fattore novità, un nuovo settore per le mafie, non il solito, uno di quelli che si vorrebbe pulito per definizione; non si può escludere che in questo gioco al massacro abbiano giocato un ruolo decisivo le lobby del petrolio e di consolidati interessi parassitari, infastiditi dai ritmi di crescita dell eolico. Così come è abitudine della nostra Associazione abbiamo provato a quantificare in termini percentuali il ruolo dell eolico nello spettro delle altre attività mafiose. Nell edizione 2011 del nostro Rapporto Ecomafia abbiamo passato al setaccio tutte le inchieste che riguardano questo settore in confronto con il ciclo del cemento, dei rifiuti, racket animali, una per una: ebbene, l eolico incide per il 5,9%, mentre la parte da leone la fanno i primi due settori. Né nei confronti del ciclo del cemento né nei confronti di quello dei rifiuti sì è registrato analogo allarme nei mezzi di comunicazione di massa.

Incidenza Inchieste Criminalità Ambientale in Italia 2007/2011 Inchieste Ciclo Cemento 43,0% Inchieste Energie Rinnovabili 5,9% Inchieste Traffico Illecito di Rifiuti 40,8% Fonte: Legambiente Inchieste Raket Animali 10,3% Inchieste Traffico Illecito di Rifiuti* n. 111 Inchieste Ciclo Cemento** n. 117 Inchieste Energie Rinnovabili** n. 16 Inchieste Raket Animali*** n. 28 * Per le inchieste sul traffico illecito dei rifiuti è stato analizzato esclusivamente l'art. 260 del Codice dell'ambiente D.Lgs. 152/2006. ** Per le inchieste sul ciclo del cemento e le energie rinnovabili sono state analizzate esclusivamente gli artt. 416 Associazione per delinquere e 416 bis Associazione di tipo mafioso del Codice Penale. *** Per le inchieste sul Raket animali sono state analizzate esclusivamente gli artt. 416 Associazione per delinquere, finalizzata al Maltrattamento di animali 544 ter e 727 del codice penale, organizzazione di competizioni non autorizzate, violazione alla Convenzione di Washington (CITES) Regolamento CE n 338/97. Ciclo Cemento 69,3% Incidenza Arresti Criminalità Ambientale in Italia 2007/2011 Energie Rinnovabili 5,4% Raket Animali 3,0% Traffico Illecito di Rifiuti 22,3% Fonte: Legambiente Traffico Illecito di Rifiuti n. 527 Ciclo Cemento** n.1638 Energie Rinnovabili** n. 128 Raket Animali*** n. 71 * Per le inchieste sul traffico illecito dei rifiuti è stato analizzato esclusivamente l'art. 260 del Codice dell'ambiente D.Lgs. 152/2006. ** Per le inchieste sul ciclo del cemento e le energie rinnovabili sono state analizzate esclusivamente gli artt. 416 Associazione per delinquere e 416 bis Associazione di tipo mafioso del Codice Penale. *** Per le inchieste sul Raket animali sono state analizzate esclusivamente gli artt. 416 Associazione per delinquere, finalizzata al Maltrattamento di animali 544 ter e 727 del codice penale, organizzazione di competizioni non autorizzate, violazione alla Convenzione di Washington (CITES) Regolamento CE n 338/97.

Incidenza Denuncie Criminalità Ambientale in Italia 2007/2011 Ciclo Cemento 28,5% Energie Rinnovabili 3,4% Raket Animali 11,5% Traffico Illecito di Rifiuti 56,6% Fonte: Legambiente Traffico Illecito di Rifiuti n. 1679 Ciclo Cemento** 846 Energie Rinnovabili** n. 102 Raket Animali*** n. 342 * Per le inchieste sul traffico illecito dei rifiuti è stato analizzato esclusivamente l'art. 260 del Codice dell'ambiente D.Lgs. 152/2006. ** Per le inchieste sul ciclo del cemento e le energie rinnovabili sono state analizzate esclusivamente gli artt. 416 Associazione per delinquere e 416 bis Associazione di tipo mafioso del Codice Penale. *** Per le inchieste sul Raket animali sono state analizzate esclusivamente gli artt. 416 Associazione per delinquere, finalizzata al Maltrattamento di animali 544 ter e 727 del codice penale, organizzazione di competizioni non autorizzate, violazione alla Convenzione di Washington (CITES) Regolamento CE n 338/97. Cosa fare? Sicuramente è necessario che tutte le regioni si dotino di Piani strategici per fissare in linea con il Piano nazionale approvato lo scorso anno regole e obiettivi chiari. Negli scorsi anni è stato questo il principale problema italiano, un sistema talmente complesso da aver reso felici solo giuristi e avvocati, ma non certo operatori del settore e cittadini. Occorre allo stesso tempo aggiornare periodicamente gli obiettivi del Piano di Azione Nazionale per le rinnovabili, attraverso un confronto con Regioni e Comuni, Terna, GSE, aziende e associazioni di settore, e per definirne le priorità di intervento e il monitoraggio del cambiamento in corso. Ma anche per scegliere il più adatto mix di diffusione delle fonti rinnovabili nei diversi territori, che andrà accompagnata da politiche nazionali, regionali e locali. Occorre uscire dalla logica dell improvvisazione e regolamentare il settore al fine di tutelare gli interessi collettivi e privati. I progetti devono tenere conto del contesto nel quale si calano e delle reali capacità di assorbimento della rete. Occorre migliorare il sistema dei controlli in ogni fase, dalla presentazione dei progetti fino ai cantieri, dagli appalti ai sub appalti; in questo senso un coordinamento fra prefettura, magistrati e forze dell ordine è la via maestra. Considerazione che, è giusto precisare, vale per ogni settore economico. Il mondo delle imprese dovrebbe allo stesso tempo svolgere un ruolo diretto nel contrastare le attività illegali, prendendo ad esempio il Protocollo firmato dall Anev con il Ministero dell Interno e Confindustria: senza il loro contributo è impossibile arginare il fenomeno. Fare rete per arginare la presenza dei clan, e in genere dell illegalità, è la ricetta migliore.