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Transcript:

a cura di Rossella Villani Simone da Firenze Attivo, come Giovanni Todisco di Abriola, nella prima metà del 500, Simone da Firenze irrompe nel panorama artistico della Basilicata con la sua formazione prevalentemente classicista. Il suo sostrato culturale, sedimentatosi sui modelli dell ultimo ventennio del Quattrocento fiorentino, quali Botticelli, Ghirlandaio e Filippino Lippi, rappresenta la base sulla quale egli svilupperà la volumetria dei corpi, la dilatazione, il movimento e l espressività delle figure. Tale linguaggio figurativo, moderno, raffinato e in linea con le nuove tendenze extraregionali, viene recepito soltanto in parte dai maggiori pittori del Cinquecento lucano, che prendendo le mosse dallo stile simmetrico e luminoso di Luce da Eboli, piuttosto che dal turgido plasticismo di Simone, si fanno interpreti di una committenza locale i cui gusti si attestano ancora sugli artisti del primo Quattrocento toscano. Simone, diviso tra il classicismo rinascimentale e una personale carica di realismo nordicheggiante piegato alla resa di effetti drammatici 1, verrà infatti riscoperto e recuperato soltanto in pieno Seicento da Girolamo Todisco, Giovanni De Gregorio e Pietro Antonio Ferro i quali, dipingendo di maniera cioè seguendo l arte dei grandi maestri del primo Cinquecento (Raffaello, Michelangelo e Leonardo) e ricercando, al contempo, l inedito e l artificioso nell ambito di schemi classici, contribuiranno in larga misura alla diffusione del manierismo in Basilicata. Alberto Rizzi introduce Simone da Firenze nella nostra storia pittorica con queste parole: Per un singolare caso in Lucania si conservano opere di due pittori toscani la cui attività non è altrove documentata. Essi sono Bartolomeo da Pistoia, che lasciò il suo nome nel trittico della parrocchiale di Calciano del 1503, e Simone da Firenze, l autore del polittico firmato e datato 1523 nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Senise. Se il primo si rivela un mediocre ma relativamente aggiornato seguace del Perugino, del quale riprende la morbida stesura delle superfici, la figura del secondo merita particolare attenzione per l indubbia dignità della sua produzione, di un nobile livello mestieresco e di una notevole cultura formale sia pure esprimentesi in forme decisamente ritardatarie. Ciò si manifesta, oltre che nell opera senisese, in altri due polittici da noi assegnati al fiorentino, conservati l uno a Potenza (smembrato tra la chiesa di Santa Maria del Sepolcro e quella di S. Michele con relativo convento) e l altro a S. Chirico Raparo (nella parrocchiale ma proveniente dall abbazia di S. Angelo) 2. In realtà il percorso artistico di Simone, oggi, risulta molto più complesso e articolato. Molteplici sono le opere a lui attribuite, oltre a quelle menzionate dal Rizzi, e discordanti sono

le ricostruzioni cronologiche delle stesse, effettuate dalla Grelle 3 nell 81, da Riccardo Naldi 4 successivamente, e ancora dalla Grelle in tempi recenti 5. Sicuramente Simone vanta una formazione classicista, avvenuta in ambito toscano nel tardo Quattrocento, evidente nelle sue continue più o meno velate allusioni a Ghirlandaio, Botticelli 2 Senise (Pz). Chiesa di S. Francesco - polittico (part.: Madonna su Trono con Bambino) (foto S.B.A.S. - Matera)

e Filippino Lippi, accompagnata ad una proficua permanenza, forse in diversi periodi della sua vita, a Napoli, dove entrò in contatto con la cultura raffaellesca e il leonardismo di Cesare da Sesto mediati da Andrea Sabatini. A ciò va aggiunta l attività sua e di bottega svolta prevalentemente in Lucania, ove forte era l aggancio con i francescani e, soprattutto, con i Sanseverino, grandi estimatori delle novità da lui introdotte e committenti della maggior parte delle opere da lui eseguite. I lavori unanimemente assegnati a Simone 6, pur con qualche perplessità d ordine cronologico, sono: il polittico nella chiesa di San Francesco a Senise datato 1523, unica opera firmata; il polittico nella chiesa di Santa Maria Assunta a Stigliano, datato da un iscrizione al 1521 7 ; il polittico della chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo a San Chirico Raparo; gli elementi di un polittico smembrato nella chiesa di Santa Maria del Sepolcro a Potenza; la tavola con l Annunciazione nella chiesa dell Annunciata a Maratea; il polittico nella chiesa dell Annunziata a Salandra; la tavola con San Pietro nella Parrocchiale di Moliterno e le tavole con S. Pietro e S. Paolo provenienti dall Abbazia di S. Angelo a S. Chirico Raparo ora nel Museo di Reggio Calabria Naldi fa precedere questo corpus da alcune opere giovanili eseguite in Campania 8 : una Natività attribuita al Maestro del polittico di Angri, già messo precedentemente in relazione con Simone da Firenze, e il trittico con la Madonna delle Grazie, S. Giovanni Battista e S. Francesco proveniente da Cassano ora nel Museo di S. Francesco a Folloni di Montella, il quale rappresenterebbe l aggancio con le opere lucane. Sempre secondo Naldi la prima opera di Simone in Basilicata sarebbe il polittico di San Chirico Raparo, collocata dal Rizzi al terzo decennio, se non prima, anteriore probabilmente anche a quello di Senise 9, ma per Naldi eseguita tra il 15 e il 20 10. A questo seguirebbero, per lo studioso, l Annunciazione di Maratea e il polittico di Salandra, da lui considerato forse la prova migliore di Simone e collocato attorno agli anni Venti. Di qui il polittico di Stigliano (1520), quello di Senise (1523), le tavole in S. Maria del Sepolcro, la tavola San Pietro nella Parrocchiale di Moliterno e le tavole con S. Pietro e S. Paolo provenienti dall Abbazia di S. Angelo a S. Chirico Raparo ora nel Museo di Reggio Calabria e, infine nel 1532, le tavole nella chiesa di S. Michele a Potenza e, negli anni 47-50 gli affreschi nella cripta della Rabatana a Tursi. Riguardo alla produzione giovanile di Simone, Anna Grelle, che precedentemente vi aveva collocato una tavoletta con S. Leonardo nella Parrocchiale di Armento 11, espunge 12 l opera dal corpus del pittore e accetta, sia pur con qualche riserva, la tesi di Naldi relativa all esecuzione di tre opere da parte di Simone giovane in Campania. Non concorda la studiosa con Naldi sull esecuzione così arretrata nel tempo del polittico di S. Chirico Raparo, della tavola con l Annunciazione a Maratea e del polittico di Salandra. Riguardo al polittico di S. Chirico ella nota una discontinuità stilistica che presuppone l intervento di aiuti, e quindi l esistenza di una bottega, che difficilmente Simone avrebbe potuto impiantare già alla fine del secondo decennio. Inoltre, perché presentare ai Sanseverino, quale biglietto da visita, un opera alquanto modesta rispetto al precedente polittico di Angri, se è vero che quest ultimo è di mano di Simone, e rispetto anche al successivo polittico di 3

Senise indiscutibilmente datato 1523? Per la Grelle l opera fu eseguita nel corso del terzo decennio del Cinquecento, probabilmente dopo i polittici di Stigliano e Senise, quando Simone già possedeva una bottega avviata alla quale si deve, a suo parere, una meccanicità nella trasposizione dell immagine, confermata dalla generale riduttività della stessa, tipica delle produzioni seriali con finalità devozionali. Per l Annunciazione nell Annunziata di Maratea e il polittico di Salandra opere del tutto omologhe, la studiosa respinge l accostamento fatto da Naldi dell Eterno del polittico di Salandra a quello di Stigliano e, quindi, anche l avvicinamento cronologico di queste due opere al 20, anno di esecuzione del quadro di Stigliano. La Grelle ritiene, infatti, che le due Annunciazioni furono eseguite in una fase matura, presumibilmente dopo i polittici di Stigliano (1521), Senise (1523) e S. Chirico Raparo (terzo decennio), probabilmente nello stesso periodo di esecuzione delle tavole potentine in S. Maria del Sepolcro 13 e dell affresco con Adorazione dei Magi nella cattedrale di Venosa 14, cui seguirono il San Pietro di Moliterno e il S. Pietro e il S. Paolo nel Museo di Reggio Calabria. Anche Naldi accosta le tavole in S. Maria del Sepolcro al polittico di Salandra ma ne consegue un arretramento di datazione sia per esse che per tutte le opere di Simone che seguono (il San Pietro di Moliterno e il S. Pietro e il S. Paolo nel Museo di Reggio Calabria), fino alle tavole in S. Michele a Potenza (1532) e agli affreschi nella cripta della Rabatana di Tursi, da lui collocati intorno al 47-50. Lavori questi ultimi due che per la Grelle non rientrano nel corpus di Simone, in quanto da attribuire rispettivamente al Maestro di Barletta 15 di cui parla G. Previtali 16 e ad allievi del pittore 17. Tra le opere in precedenza assegnate dalla studiosa a Simone, anche la tavola con Gesù e quattro Apostoli, che doveva costituire la parte centrale di un polittico, e un Santo diacono, provenienti dalla cattedrale di Acerenza attualmente conservati nell Episcopio, andrebbero espunti dal catalogo e probabilmente attribuiti al Maestro di Barletta 18. NOTE: 4 1 A. RIZZI, Un pittore rinascimentale in Lucania: Simone da Firenze, in Napoli Nobilissima, IX, 1970, p. 11. 2 Cfr. A. RIZZI, 1970, p. 11. 3 A. GRELLE IUSCO, Catalogo della mostra. Arte in Basilicata, Roma, 1981, pp. 73-75. 4 R. NALDI, Centro e periferia nel primo Cinquecento meridionale: il caso di Simone da Firenze, pittore senza disegno in Bollettino d Arte, LXXIII, maggio-giugno 1988, pp. 17-52 e R. NALDI, Simone da Firenze in Basilicata, in Basilicata Regione Notizie, n. 92, Itinerari del sacro in terra lucana, 2000, pp. 237-238. 5 A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Aggiornamenti all edizione del 1981. Ristampa anastatica, 2001, pp. 262-265. 6 Cfr. A. GRELLE IUSCO, 1981, pp. 73-75; cfr. R. NALDI, 1988, pp. 17-52; cfr. R. NALDI, 2000, pp. 237-238 e cfr. A. GRELLE IUSCO, 2001, pp. 262-265.

7 Cfr. A. GRELLE IUSCO, 2001, p. 263 nota 74/2. 8 Cfr. R. NALDI, 1988, pp. 18-19, 27-28 9 Cfr. A. RIZZI, 1970, p. 14-15. 10 Per Naldi il 1515 è il termine post quem riferito alla data dell incisione di Marcantonio Raimondi con l Ultima Cena da Raffaello e il 1527 è l ante quem dato dall anno in cui Antonio Sanseverino di Somma, abate di Sant Angelo, lì raffigurato in ginocchio, diventò arcivescovo di Cosenza e Taranto e cardinale di S. Susanna, titoli non menzionati nell iscrizione. 11 Cfr. A. GRELLE IUSCO, 1981, p. 74. 12 Cfr. A. GRELLE IUSCO, 2001, p. 263, nota 74/1. 13 Ritenute da A. Rizzi, insieme con le tavole in S. Michele a Potenza, parte di un unico complesso, esse sono state dalla Grelle collocate in un periodo successivo alle tavole di S. Michele, datate 1532 (Cfr. A. GRELLE IUSCO, 1981, p. 74) e successivamente espunte dal catalogo su Simone (cfr. A. GRELLE IUSCO, 2001, p. 263, nota 74/3); mentre R. Naldi le ha ascritte ad un periodo anteriore a queste, avvicinandole al polittico di Salandra (cfr. R. NALDI, 1988, pp. 37-38). 14 R. Naldi non inserisce l affresco nella cattedrale venosina tra le opere di Simone da Firenze. 15 Cfr. A. GRELLE IUSCO, 2001, p. 263, nota 74/3. 16 G. PREVITALI, Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale. Catalogo della mostra di Padula, Firenze, 1986, pp. 20-24. 17 Cfr. A. GRELLE IUSCO, 1981, p. 74. 18 Cfr. A. GRELLE IUSCO, 2001, p. 263, nota 74/3. BIBLIOGRAFIA: V. DI CICCO, L arte nella Lucania, in Arte e Storia, XVI, 1897, p. 110; PRANDI, Arte in Basilicata, in Basilicata, Milano 1964, pp. 224-225, figg. 269-271 e tavv. CVII-CVIII; LA CAPRA, Lucania I, Cava dei Tirreni, 1968, p.80; RIZZI, Un pittore rinascimentale in Lucania: Simone da Firenze, in Napoli Mobilissima, IX, 1970; M. ROTILI, L arte del 500 nel Regno di Napoli, 1976, pp. 139-140; GRELLE, Catalogo della mostra, Arte in Basilicata, Roma, 1981, pp. 73-75 e 184-187; G. PREVITALI, Andrea da Salerno nel Rinascimento meridionale. Catalogo della mostra di Padula, Firenze, 1986, pp. 20-24. R. NALDI, Centro e periferia nel primo Cinquecento meridionale: il caso di Simone da Firenze, pittore senza disegno in Bollettino d Arte, LXXIII, maggio-giugno 1988, pp. 17-52; R: NALDI, Simone da Firenze in Basilicata, in Basilicata Regione Notizie, n. 92, Itinerari del sacro in terra lucana, 2000, pp. 237-238; A. GRELLE IUSCO, Arte in Basilicata. Aggiornamenti all edizione del 1981. Ristampa anastatica, 2001, pp. 233-387. 5 Copyright: Regione Basilicata