120424_ Lipparini Martina, Pagina 1 di 7 Donato Bramante Donato Di Pascuccio Di Antonio, detto Bramante, fu il primo architetto e pittore del cosiddetto rinascimento maturo. Nacque a monte Asdrualdo, presso Fermignano, nel 1444, formandosi così alla significativa scuola del cantiere urbinate. Dopo un probabile viaggio a Mantova, nel 1478 fu mandato dal duca di Urbino a Milano, dove fu in rapporti strettissimi con Leonardo, per progettare e gestire i lavori che Galeazzo Maria Sforza gli aveva commissionato. Dal confronto con il grande maestro di Vinci e dall esperienza milanese, alla corte di Ludovico Sforza, ebbe inizio quella riflessione sull architettura che dette i suoi frutti migliori a Roma, dove Bramante si recò nel 1499, poco prima dell occupazione francese di Milano. Fu proprio a Roma che Donato poté iniziare quelle grandi imprese architettoniche che avrebbero cambiato il volto della città eterna e dato l avvio all architettura del Cinquecento. Egli riuscì a dare una nuova visione architettonica agli edifici del tempo, studiando anche Brunelleschi, un altro grande architetto dell epoca. Fu probabilmente istruito da Giorgio Martini ed analizzò, inoltre, i trattati di Leon Battista Alberti studiando e Palladio, che prese come punti di riferimento. Il suo obiettivo primo fu quello di creare edifici monumentali aventi allo stesso tempo progetti che mettevano in risalto l aspetto razionale dell umanesimo. Si specializzò nelle prospettive dipinte e partecipò sicuramente al cantiere del Palazzo Ducale. Apprese l uso della luce e l attenzione al reale dai fiamminghi, soffermandosi, inoltre, durante i suoi viaggi, a studiare la pittura veneta e quella emiliana. Come dimostrano i suoi disegni, i dipinti e le architetture di quegli anni, la pittura prospettica di Piero della Francesca e la classicità dell Alberti e del Mantegna saranno una costante nell arte di Donato senza dubbio sino alla fine del periodo milanese ma anche oltre. L artista morì l 11 aprile 1514, prima di portare a termine il progetto della basilica di San Pietro a Roma. CORO DI SANTA MARIA PRESSO SAN SATIRO Donato Bramante E ancora prospettica, anzi illusionistica, è l architettura del finto coro della chiesa milanese di Santa Maria presso San Satiro, alla cui ricostruzione Bramante lavorò dal 1482 al 1486. Questo progetto era incentrato sulla cupola formata da una calotta emisferica. Siccome in questo prospetto vi era pochissimo spazio, Bramante fu costretto ad adottare una pianta a T per ovviare alla mancanza dell abside, e realizzò un finto coro scalato in prospettiva con nicchie a conchiglia in stucco dorato e dipinto. Inoltre, per allargare e creare uno spazio virtuale, l artista usò la tecnica prospettica. L edificio si compone di un corpo longitudinale a tre navate e di un
120424_ Lipparini Martina, Pagina 2 di 7 transetto. la navata centrale e il transetto hanno una monumentale copertura a botte. Il finto coro ricompone visivamente quel senso di dilatazione spaziale di cui la cupola è il centro e che il muro pieno, invece, avrebbe arrestato troppo bruscamente. In uno spazio esiguo, profondo circa 90 centimetri, Donato, servendosi dell illusione prospettica (non più solo disegnata su un piano, ma modellata con lo stucco, perciò tridimensionale, sull esempio dello stiacciato donatelliano), ricavò un coro a tre arcate che suggeriscono l esistenza di altri spazi al di là di esse con un ampia volta a botte. A conferire una maggiore realtà alla finzione contribuiscono anche gli effetti degli ori luminosi, dei fregi azzurri, del cotto, della ricchezza e varietà degli ornamenti. ciò mostra che in questa fase del proprio percorso artistico bramante vede ancora l architettura soprattutto con gli occhi del pittore.
120424_ Lipparini Martina, Pagina 3 di 7 CRISTO ALLA COLONNA Donato Bramante ca 1490. Tempera su tavola, 93x62 cm. Milano, Pinacoteca di Brera. Bramante si dedicò anche alla pittura: straordinariamente realistico è il Cristo alla colonna, dipinto intorno al 1490 per l Abbazia di Chiaravalle e ora in deposito presso la Pinacoteca di Brera, nel quale egli mise a frutto la conoscenza dell uso della luce fiamminga insieme agli studi paesaggistici e anatomici leonardeschi, creando una figura reale e un corpo dolente che si presenta con una forte intensità emotiva, resa attraverso la carnagione bianchissima di Cristo. In un interno classicheggiante rivelato da un pilastro di pietra grigia decorato con motivi vegetali dorati, il mezzo busto di Cristo è trattato alla maniera fiamminga. Il colorito, infatti, è realistico, al pari della corda che gli è legata al collo e al trattamento della pelle e dei muscoli che lasciano affiorare le tracce delle vene nel braccio destro e il comprimersi delle carni sotto la stretta corda del braccio sinistro. Le ombre aiutano la modellazione anatomica, che rivela un corpo perfetto e classico nelle proporzioni, mentre la barba e i capelli inanellati e ricchi di riflessi luminosi e gli occhi chiari richiamano l attenzione sul volto di un uomo angustiato e sofferente. Un paesaggio con rocce e acque è minutamente dipinto oltre il vano della finestra sulla sinistra, attraverso la quale penetra la luce, che immediatamente tocca un calice d oro poggiato sul davanzale.
120424_ Lipparini Martina, Pagina 4 di 7 TRIBUNA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE A MILANO Donato Bramante A orientare l architetto verso l impiego di forme architettoniche possenti e classiche e verso una concezione organica delle masse strutturali, tale che ogni parte dell edificio risultasse in armonico equilibrio con tutte le altre e la funzione statica dei vari elementi progettati fosse chiara, contribuirono lo studio in seguito degli edifici dell Antichità classica e tardoantichi milanesi. Sotto la commissione di Ludovico il Moro realizzò una tribuna quadrata absidata e sostituì il presbiterio della chiesa domenicana di Santa Maria delle Grazie. Secondo le intenzioni di Ludovico Sforza la chiesa domenicana avrebbe dovuto assumere anche le finzioni di chiesa palatina, mentre la sua tribuna quelle di mausoleo dinastico della famiglia Sforza. Realizzata tra il 1492 e il 1497, la tribuna riflette le idee bramantesche sulla pianta centrale. infatti le sue absidi dai volumi ben tagliati dispongono ordinatamente e per corpi decrescenti attorno al tiburio. la nitidezza geometrica della costruzione è solo leggermente offuscata dalla tradizione decorativa e coloristica dei maestri lombardi. Donato dilatò lo spazio della tribuna trasversalmente, con l aggiunta di due ampie esedre, e prolungò quello del coro facendolo seguire da un abside. allo stesso tempo l architetto differenziò le coperture secondo la successione in senso longitudinale di cupola, volta unghiata ribassata, catino a semicupola. La scansione delle membrature architettoniche interne ripete quella della parete che nella sagrestia brunelleschiana introduce alla scarsella, ma la pluralità delle fonti di luce (dalle finestre sulle pareti agli oculi della volta del coro e della cupola), il basso tamburo sottostante la cupola e le decorazioni graffite suggeriscono una nuova e diversa concezione degli spazi interni e della loro percezione visiva. All interno, la tribuna bramantesca colpisce per questo radicale distacco stilistico proporzionale, dimensionale rispetto alla navata tardo-gotica. Per cui lo spazio quadrato sembra gonfiarsi e dilatarsi. Nel suo repertorio formale possiamo osservare che nel tamburo vengono realizzate delle finte finestre con una colonnina centrale a candelabro all intero della tribuna, sovrastata da un tiburio poligonale a 16 lati con bifore nel loggiato, separate da colonnine di marmi policromi e decorate da un ricco rivestimento di mattoni e terre cotte, tutto questo per rendere l ambiente il più prezioso possibile.
120424_ Lipparini Martina, Pagina 5 di 7 CHIOSTRO DEL CONVENTO DI SANTA MARIA DELLA PACE A ROMA Donato Bramante Realizzato il Cristo alla colonna, Bramante lasciò Milano dopo la caduta di Ludovico il Moro e giunse a Roma dove si dedicò allo studio delle rovine della città per ricreare poi dei modelli e un nuovo classicismo incentrato più nella monumentalità e meno nelle decorazioni. Il primo lavoro romano è il chiostro del convento di Santa Maria della Pace, commissionatogli da un cardinale napoletano, Oliviero Carafa. Il chiostro è improntato sia in pianta sia innalzato su un modulo quadrato, secondo l insegnamento brunelleschiano. Originale è la soluzione degli angoli, ai quali accosta due lesene, decidendo di affondare un pilastro nella muratura allo scopo di alleggerirli. Il chiostro è in questo modo leggibile anche in diagonale, quasi come se fosse uno spazio circolare.
120424_ Lipparini Martina, Pagina 6 di 7 PROGETTO DELLA BASILICA DI SAN PIETRO A ROMA Donato Bramante 1506. Firenze, Gabinetto Disegni e stampe degli Uffizi. A cominciare dal 1505, Bramante pone anche le basi per l edificazione della nuova Basilica di San Pietro (costruzione che, iniziata il 18 aprile 1506, si sarebbe protratta per oltre un secolo), avendo papa Giulio II deciso di demolire il venerando edificio costantiniano del IV secolo. Per la basilica vaticana l architetto si cimenta nella progettazione di un immane struttura che sarebbe diventata il simbolo di tutta la cristianità. Dai non molti disegni autografi di Bramante che ci sono pervenuti è possibile dedurre che Donato dovette progettare un edificio a pianta longitudinale. In particolare sono fondamentali per tale ricostruzione due fogli che si conservano agli Uffizi, universalmente noti come fogli 20Ar e 1A, dalla loro collocazione nella collezione fiorentina. Nel primo di essi, un vero e proprio foglio di lavoro, possiamo seguire il vero e proprio percorso progettuale dell architetto. in esso, infatti, si riscontrano due distinte idee schizzate al di sopra di una base costituita dalla sovrapposizione della pianta della basilica costantiniana e del progetto di ristrutturazione e ampliamento del tempo di papa Niccolò V. Nel quadrante inferiore destro si vede come Donato intendesse rispettare, in un certo qual modo, il tracciato delle navate dell antica basilica, ma già includendo una grande cupola centrale e quattro cupole perimetrali secondo lo schema a quincunx. Uno dei piloni che avrebbe dovuto sostenere la cupola è disegnato nelle sue vicinanze e nello spazio delle due navate laterali di destra. Queste, inoltre, includono anche due coppie di pilastri del corpo longitudinale. l irrobustimento del pilone e la sua definizione planimetrica, la creazione di tre ampie esedre con deambulatorio e l ampliamento delle dimensioni della navata, costituiscono il cosiddetto secondo progetto per la nuova Basilica di San Pietro. Il primo progetto, invece, è tracciato nel piano di pergamena, cosiddetto perché disegnato su quel tipo di supporto. Si tratta di un disegno in bella copia, un disegno che possiamo definire di presentazione, eseguito per soddisfare il desiderio di Giulio II di essere continuamente messo al corrente di ogni variazione al progetto o, forse, per convincere il papa della bontà del progetto stesso. Bramante avrebbe progettato un edificio a pianta centrale caratterizzata da uno schema quadrato a croce inclusa. Tuttavia il taglio del foglio passa proprio per le due aperture disegnate sulle due tribune opposte
120424_ Lipparini Martina, Pagina 7 di 7 e nulla autorizza a credere che la parte mancante fosse perfettamente identica a quella superstite. TEMPIETTO DI SAN PIETRO IN MONTORIO Donato Bramante Dopo il suo arrivo a Roma, Bramante cominciò a rilevare i monumenti antichi della città e dei dintorni. L opera che mostra la vera maturità di Bramante e è Il tempietto di San Pietro in mortorio, da considerare come la più rappresentativa dell inizio del nuovo secolo e frutto di questo nuovo studio. Commissionato dal re di Spagna nel 1502 per ricordare il luogo del martirio dell Apostolo, dovette subire cambiamenti dopo l esecuzione della cripta e venne concluso attorno al 150871509. Venne eretto nel cortile dell omonima chiesa sul colle Granicolo, dove la tradizione voleva che fosse crocifisso San Pietro. L edificio è un piccolo tempio periptero con proporzioni e forme equilibrate ed essenziali. Su un basamento a 3 gradini poggia un corpo cilindrico le cui 16 colonne doriche reggono una trabeazione a triglifi con oggetti liturgici. È inoltre presente un secondo corpo cilindrico scandito dall alternanza di pilastri e nicchie e coperto da una cupola semisferica, nonostante le piccole dimensioni. Il tempietto risulta grandioso, aperto in tutte le dimensioni e dominato dalla simmetria. Bramante diventerà in questo modo l architetto del nuovo pontefice nel 1503, di cui fu anche consigliere e responsabile per quanto concerne l urbanistica. Egli seppe coronare il sogno del papa, ovvero riportare Roma all antico sfarzo imperiale restituendo il ruolo di capitale della cultura perduto alla fine dell età antica. Egli seppe unificare gli spazi sfruttando in modo scenografico i dislivelli del terreno, collegandoli con maestose scalinate, circondandoli di logge e porticati e creando piccoli e grandi cortili in modo da esaltare l asse longitudinale. L ultimo cortile era dedicato alla raccolta dei pezzi migliori della collezione papale. La realizzazione fu immediatamente interpretata come il ritorno in vita dell arte classica.