INSEGNAMENTO DI LABORATORIO DI PEDAGOGIA SPERIMENTALE LEZIONE III INTRODUZIONE ALLA RICERCA SPERIMENTALE (PARTE III) PROF. VINCENZO BONAZZA
Indice 1 L ipotesi ----------------------------------------------------------- Errore. Il segnalibro non è definito. 2 Le variabili -------------------------------------------------------- Errore. Il segnalibro non è definito. 3 Gli strumenti della ricerca ------------------------------------- Errore. Il segnalibro non è definito. 2 di 6
1 I disegni sperimentali I disegni sperimentali possono essere definiti l ossatura della ricerca; mediante essi il docente-ricercatore cerca di limitare o eliminare il rischio di intrusione di ipotesi alternative che minano la validità delle conclusioni della ricerca. In questo caso specifico, possiamo parlare di veri esperimenti non perché ci diano la verità, ma perché soddisfano i requisiti necessari per rilevare degli effetti con una buona probabilità che derivino effettivamente dal fatto che certi trattamenti sono stati applicati. Vero, qui significa solo che lo sperimentatore ha avuto pieno controllo sulla manipolazione dei trattamenti. Il disegno sperimentale rappresenta pertanto la struttura di base di tutta la ricerca, ne garantisce la validità interna, e in misura minore, quella esterna. La sperimentazione intende dimostrare una relazione di causa tra la variabile indipendente e la variabile dipendente. Per far ciò, è necessario predisporre gruppi equivalenti il che vuol dire che essi dovranno essere uguali in tutto ad eccezione del trattamento. Il gruppo di controllo, quindi, possiede tutte le caratteristiche del gruppo sperimentale ad eccezione del trattamento. Possiamo avere due gruppi equivalenti se ogni soggetto educativo la stessa probabilità di essere assegnato al gruppo sperimentale o a quello di controllo. Per predisporre due gruppi equivalenti, in genere, di adoperano due tecniche: 1) appaiamento; 2) scelta casuale. Nel primo caso, si scelgono due soggetti educativi simili ossia con un rendimento scolastico analogo e in maniera casuale, se ne indirizza uno al gruppo sperimentale e l altro al gruppo di controllo. Nel secondo caso, invece, mediante la tabella dei numeri casuali o in un modo analogo, si estraggono i soggetti educativi che faranno parte di un gruppo o dell altro. Nella scuola, è bene chiarire, questa procedura è abbastanza complicata; è molto difficile predisporre di un gruppo di controllo equivalente; in genere si utilizza una classe omologa. Anche per tale ragione, talvolta è più opportuno utilizzare i disegni quasi sperimentali; è evidente, in tal caso, l impossibilità di poter assegnare a caso gli studenti alle classi coinvolte. Ritorneremo nella quarta lezione su quanto appena affermato nella parte specifica dedicata al campionamento. 3 di 6
I) Il disegno di ricerca più semplice è detto solo post. I soggetti educativi sono assegnati a caso al trattamento o al gruppo di controllo e la procedura di misurazione dell esito dell azione sperimentale è condotta al termine del trattamento stesso. In esso è assente il pretest. Questa è la modalità utilizzata per rappresentarlo: EG (R) X O1 CG (R) O2 Legenda EG indica il gruppo sperimentale CG il gruppo di controllo Una X indica il trattamento o la variabile indipendente Una O indica l osservazione cioè la misura della variabile dipendente; una R indica che i gruppi sono stati costituiti in forma randomizzata (casuale) II) La letteratura mette a disposizione numerose varianti di questo disegno al fine di dare spazio a diverse esigenze conoscitive o per incrementare il controllo su possibili variabili di confusione. In questa variazione si potrà notare che è aumentato il numero delle rilevazioni dopo il trattamento. R X O1 O2 R O3 O4 III) In questo disegno a due gruppi vi è la presenza di una pre-osservazione detto pretest. Si rileva lo stato iniziale dei due gruppi anche con l intento di assicurarsi della loro equivalenza. Al termine si cerca di capire quale gruppo ha ottenuto i risultati migliori, mediante il post test. Se ciò avviene nel gruppo sperimentale, molto probabilmente il trattamento è stato significativo. EG (R) O1 X O2 CG (R) O3 O4 4 di 6
IV) Il disegno a quattro gruppi di Salomon. È un disegno sperimentale molto solido; è formato da quattro gruppi equivalenti. In esso è possibile controllare bene la validità interna, inoltre dato che dei due gruppi soggetti al trattamento sperimentale, uno solo riceve il pretest è possibile verificare l esito sia di coloro che sono soggetti al pretest sia di coloro che non lo sono. Quando si rilevano i dati del post test, infatti, questi ultimi potrebbero essere influenzati non dal trattamento, ma dall apprendimento sviluppato dal rispondendo al pretest o dal voler dare risposte diverse da quelle fornite inizialmente. Questo è raramente usato nelle ricerche scolastiche per la necessità di disporre di quattro gruppi equivalenti quando in una scuola è già difficile trovarne due. G1 R O1 X O2 G2 R O3 O4 G3 R X O5 G4 R O6 Si potrà notare che il confronto tra G1 e G2 ci ricorda il disegno III, mentre il confronto tra G3 e G4 ci ricorda il disegno I. Due gruppi sono sottoposti al trattamento sperimentale, ma solo uno viene trattato con il pretest e, per tale motivo, è possibile fare un confronto tra il gruppo che lo riceve e chi non lo riceve. Incrociamo alcuni dati: - O2 rapportato con O1= in questo caso possiamo analizzare la differenza tra il post-test ed il pretest. - O2 rapportato a O4 = la differenza tra ciò che è emerso nel post-test tra un gruppo sottoposto a sperimentazione ed uno non sottoposto anche se entrambi sottoposti al pretest. - O5 rapportato a O6 = la differenza tra ciò che è emerso nel post-test tra un gruppo sottoposto a sperimentazione ed uno non sottoposto ed entrambi non sottoposti al pretest e via seguitando. 5 di 6
2 I disegni quasi sperimentali I disegni di ricerca, di solito, si distinguono in veri esperimenti e quasi esperimenti. I veri esperimenti permettono all insegnante-ricercatore di poter controllare tutte le variabili di disturbo; si possono assegnare, in modo casuale, i soggetti alle varie condizioni sperimentali, padroneggiare tutte le modalità di esecuzione dell esperimento. Tuttavia il metodo sperimentale non può essere applicato a tutte le situazioni; il bisogno di fare ricerca, pertanto, ha permesso lo sviluppo anche del metodo quasi sperimentale anch esso finalizzato alla ricerca di legami di tipo causale e quindi bisognoso di un ipotesi causale da sottoporre a verifica. Nel metodo quasi sperimentale non è presente la randomizzazione ossia l assegnazione casuale dei soggetti all interno dei gruppi di lavoro; il docente-ricercatore non può assumere come punto di partenza l equivalenza dei gruppi prima di esporli allo stimolo. Il fatto che il ricercatore non possa più esprimere come punto di partenza l equivalenza dei gruppi prima della loro esposizione allo stimolo vogliamo sottolineare -, rappresenta evidentemente una grave menomazione della logica sperimentale. Dal momento in cui non si verifica tale equivalenza non si potrà sapere se le differenze verificate, in seguito alla manipolazione sperimentale, siano da attribuire alla differenza tra i gruppi o alla capacità dello trattamento. I quasi esperimenti, quindi, non controllano tutte le condizioni, perché i soggetti possono essere sottoposti ai trattamenti sperimentali solo in ragione di raggruppamenti già costituiti. Se pensiamo alla vita quotidiana nella scuola, laddove vi sono gruppi già costituiti come le classi, appare, in molti casi, più opportuno ed anche più semplice applicare disegni quasi sperimentali; il docente-ricercatore, pertanto, dovrà limitarsi a prendere in analisi situazioni già predeterminate. Il docente-ricercatore, precisa, quindi, più che una sperimentazione opera una comparazione tra situazioni diverse. Egli potrebbe riscontrare delle regolarità empiriche all interno di due o più gruppi o realtà educative, deducendo un legame tra fattori comuni ai due gruppi, oppure imputando all appartenenza ai due differenti gruppi le differenze riscontrate in determinati fattori. 6 di 6