Trasformazione dei paesaggi del potere nell Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico

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Transcript:

Trasformazione dei paesaggi del potere nell Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico Atti del XIX convegno di studio Sassari, 16-19 dicembre 2010 A cura di Maria Bastiana Cocco, Alberto Gavini, Antonio Ibba Volume primo Carocci editore

Collana del Dipartimento di Storia, Scienze dell Uomo e della Formazione dell Università degli Studi di Sassari Serie del Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane Direttore: Raimondo Zucca 43*

In copertina: Praetorium della Legio III Augusta a Lambaesis (foto di Attilio Mastino). 1 a edizione, novembre 2012 copyright 2012 by Carocci editore S.p.A., Roma Finito di stampare nel novembre 2012 issn 1828-3004 isbn 978-88-430-6287-4 Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore corso Vittorio Emanuele II 229-00186 Roma telefono 06 / 42818417 - fax 06 / 42747931 Visitateci sul nostro sito Internet: http://www.carocci.it

Volume pubblicato con il contributo finanziario di: FONDAZIONE BANCO DI SARDEGNA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI I saggi di questi Atti di convegno sono stati sottoposti a referaggio. Presidente: Attilio Mastino Comitato scientifico Componenti: Aomar Akerraz, Angela Antona, Samir Aounallah, Piero Bartoloni, Nacéra Benseddik, Paolo Bernardini, Azedine Beschaouch, José María Blázquez, Antonietta Boninu, Giovanni Brizzi, Francesca Cenerini, Antonio Maria Corda, Lietta De Salvo, Angela Donati, Rubens D Oriano, Mounir Fantar, Piergiorgio Floris, Emilio Galvagno, Elisabetta Garau, Mansour Ghaki, Julián González, John J. Herrmann, Antonio Ibba, Mustapha Khanoussi, Giovanni Marginesu, Bruno Massabò, Marc Mayer, Marco Milanese, Marco Edoardo Minoja, Alberto Moravetti, Jean-Paul Morel, Giampiero Pianu, René Rebuffat, Marco Rendeli, Joyce Reynolds, Daniela Rovina, Paola Ruggeri, Donatella Salvi, Sandro Schipani, Ahmed Siraj, Pier Giorgio Spanu, Alessandro Teatini, Alessandro Usai, Emina Usai, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca Coordinamento scientifico Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane dell Università degli Studi di Sassari Viale Umberto I 52-07100 Sassari telefono 079 / 2065233 - fax 079 / 2065241 e-mail: africaromana@uniss.it

Giampiero Pianu Presentazione dei volumi di S. Atzori, La strada romana a Karalibus Sulcos e La viabilità romana nella provincia di Oristano I due volumi di Stefania Atzori rappresentano nel panorama editoriale sardo degli ultimi anni una piacevole novità. Lo studio della viabilità romana della Sardegna era stata infatti incentrata essenzialmente sulla semplice ricerca di manufatti, in particolare miliari e ponti, e sulla lettura delle fonti letterarie antiche, in particolare l Itinerarium Antonini e le poche notizie della Geografia di Tolomeo o dell Anonimo Ravennate. Nei due volumi, il primo del 2006 ed il secondo, recentissimo, del 2010, l autrice affronta il problema della localizzazione del percorso stradale in maniera più globale, attraverso l uso di molteplici discipline che, opportunamente legate l una all altra, possono portare a conclusioni decisamente più precise ed interessanti. L ampiezza della rete stradale sarda, come conosciuta dalle sole fonti letterarie, ha sempre costituito un preciso indicatore della politica di Roma nell isola. Essa infatti rappresenta, come ammette la stessa a., sia un ottimo sistema per il vettovagliamento annonario, con la possibilità di spostare con una certa comodità le merci dall interno verso i porti (e non serve qui ricordare il ruolo del grano sardo o dei metalli per Roma soprattutto in epoca repubblicana, ma anche imperiale), sia un formidabile sistema di controllo politico-militare che ne fanno uno dei veri indicatori del paesaggio del potere nell isola. Il primo volume si occupa della ricostruzione del tracciato della strada che, attraverso la vallata del Cixerri, portava da Sulci a Karales, evitando la più lunga e tortuosa strada litoranea. La strada, già menzionata dal Della Marmora e dall Angius nel XIX secolo, è stata a più riprese indagata dal Taramelli e dal Lilliu, fino ad arri- * Giampiero Pianu, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro, Sassari. L Africa romana XIX, Sassari 2010, Roma 2012, pp. 113-116.

114 Giampiero Pianu vare alle fondamentali opere di Piero Meloni e, più recentemente, di Attilio Mastino. L uso di una ricognizione territoriale mirata, nell ambito di un territorio ben definito, delle fonti catastali, in particolare quelle del XIX secolo, che per alcuni tratti del tracciato si sono rivelate decisive, dell aerofotografia, della georeferenziazione, senza trascurare la toponomastica e non ultime le tradizioni orali, hanno permesso all autrice di giungere ad alcuni risultati innovativi. Il tutto naturalmente senza dimenticare i dati epigrafici, cui viene dedicata l intera appendice. È singolare, ad esempio, che la strada, che nella sua parte iniziale, quella che parte da Sulci, caput viae come ci attestano i miliari, seguiva un percorso fondamentalmente rettilineo, giunga fino a Flumentepido prima di piegare ad ovest, verso Aquas Callentis, come pure avrebbe permesso e forse suggerito l orografia. I nomi delle due località sono ben interpretabili come siti forniti di sorgenti d acqua calda, e quindi particolarmente adatte a una stazione di sosta. Non spiegata è invece un altra anomalia peraltro attestata in maniera inequivocabile dai ponti. A parte il primo, alla periferia di Sant Antioco, il ponte di Siliqua, che io ho conosciuto, ed è ben attestato anche se oggi completamente perso, e quello monumentale di Decimomannu presentano un percorso irregolare che attraversa per due volte il Cixerri senza che ciò fosse strettamente suggerito da difficoltà orografiche. Il percorso della strada verso Cagliari finisce così per costeggiare l acquedotto, il cui percorso grazie agli studi di Donatella Salvi è meglio conosciuto. Non dobbiamo però pensare a certi ben noti paesaggi della campagna romana perché l acquedotto cagliaritano correva in buona parte interrato. Il secondo volume mostra un normale affinamento della metodologia di studio, orientata in maniera più consistente verso le nuove tecnologie, come il GIS e l elaborazione dei Sistemi Informativi Territoriali, ferme restando le altre solide basi di ricerca. Il libro affronta un territorio più vasto, dove si incontrano tratti di varie strade di cui si segue il percorso non nella sua interezza ma solo nel loro percorso all interno della provincia. In questo l autrice ha messo a frutto anche ricerche di altre equipe, come quella di Peter van Dommelen nel guspinese, quelle del compianto Gianni Tore e di Alfonso Stiglitz nella zona di Oristano e le ricerche di Raimondo Zucca. Entrambi i volumi sono corredati da un amplissima bibliografia. Il risultato è notevole anche se poi in fondo Stefania Atzori fi-

Presentazione dei volumi di S. Atzori 115 nisce per attestare, in maniera più circostanziata e precisa, quelle che sono le grandi strade di comunicazione ben note dalla tradizione precedente. Risulta interessante novità la strada, definita per compendium, da Cornus a Othoca. Ma la stessa autrice ammette che esistono precise tracce dei deverticula che dovevano collegare i centri minori a quelli maggiori. E forse proprio lo studio di questi centri minori avrebbe meritato maggior spazio. Per questo secondo libro vorrei far notare la non eccezionale qualità delle immagini in bianco e nero che contrasta, in maniera direi quasi violenta, con la splendida risoluzione delle peraltro numerosissime fotografie a colori. So che questo è un appunto da fare più all editore o tipografo che all autrice ma sinceramente la differenza è troppo evidente. In definitiva credo che dobbiamo dire grazie a Stefania Atzori per aver messo in luce, con questi due volumi, quella che ci appare come una delle più vistose e importanti trasformazioni del paesaggio della Sardegna in epoca romana, e speriamo che possa continuare su questa linea, magari al fianco del nostro gruppo che sta elaborando proprio un progetto di ricerca su questo argomento.