Trasformazione dei paesaggi del potere nell Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico
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1 Trasformazione dei paesaggi del potere nell Africa settentrionale fino alla fine del mondo antico Atti del XIX convegno di studio Sassari, dicembre 2010 A cura di Maria Bastiana Cocco, Alberto Gavini, Antonio Ibba Volume secondo Carocci editore
2 Collana del Dipartimento di Storia, Scienze dell Uomo e della Formazione dell Università degli Studi di Sassari Serie del Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane Direttore: Raimondo Zucca 43**
3 In copertina: Praetorium della Legio III Augusta a Lambaesis (foto di Attilio Mastino). 1 a edizione, novembre 2012 copyright 2012 by Carocci editore S.p.A., Roma Finito di stampare nel novembre 2012 issn isbn Riproduzione vietata ai sensi di legge (art. 171 della legge 22 aprile 1941, n. 633) Senza regolare autorizzazione, è vietato riprodurre questo volume anche parzialmente e con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche per uso interno o didattico. I lettori che desiderano informazioni sui volumi pubblicati dalla casa editrice possono rivolgersi direttamente a: Carocci editore corso Vittorio Emanuele II Roma telefono 06 / fax 06 / Visitateci sul nostro sito Internet:
4 Volume pubblicato con il contributo finanziario di: FONDAZIONE BANCO DI SARDEGNA UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI SASSARI I saggi di questi Atti di convegno sono stati sottoposti a referaggio. Presidente: Attilio Mastino Comitato scientifico Componenti: Aomar Akerraz, Angela Antona, Samir Aounallah, Piero Bartoloni, Nacéra Benseddik, Paolo Bernardini, Azedine Beschaouch, José María Blázquez, Antonietta Boninu, Giovanni Brizzi, Francesca Cenerini, Antonio Maria Corda, Lietta De Salvo, Angela Donati, Rubens D Oriano, Mounir Fantar, Piergiorgio Floris, Emilio Galvagno, Elisabetta Garau, Mansour Ghaki, Julián González, John J. Herrmann, Antonio Ibba, Mustapha Khanoussi, Giovanni Marginesu, Bruno Massabò, Marc Mayer, Marco Milanese, Marco Edoardo Minoja, Alberto Moravetti, Jean-Paul Morel, Giampiero Pianu, René Rebuffat, Marco Rendeli, Joyce Reynolds, Daniela Rovina, Paola Ruggeri, Donatella Salvi, Sandro Schipani, Ahmed Siraj, Pier Giorgio Spanu, Alessandro Teatini, Alessandro Usai, Emina Usai, Cinzia Vismara, Raimondo Zucca Coordinamento scientifico Centro di Studi Interdisciplinari sulle Province Romane dell Università degli Studi di Sassari Viale Umberto I Sassari telefono 079 / fax 079 / africaromana@uniss.it
5 Marcello Madau Immaginario del potere e mostri marini Mito, storia, paesaggi culturali Si propone una lettura dei paesaggi del potere nell antichità attraverso le tracce di animali e mostri marini: assieme agli eroi culturali definiscono mondi e confini. Il mare Mediterraneo, in esso la Sardegna, e i suoi limiti estremi ne sono campo semantico fondamentale. Una parte significativa del rapporto uomo-natura si gioca nella separazione fra mondo noto e mondo sconosciuto, dinamica illustrata nei percorsi talora pienamente reali di animali marini e antichi migranti. La contemporaneità eredita tali percorsi, ancora percepibili nelle tracce dei piccoli e dei grandi cetacei. Nella forma dei paesaggi culturali trova il quadro per una tutela appropriata di questa grande identità e per il superamento delle frontiere. Parole chiave: eroi culturali, confini, animali marini, migranti, paesaggi culturali. Sono anch essi paesaggi del potere quelli disegnati dall immaginario tramite i mostri marini. Li contiene dapprima l antichissimo Okeanòs (FIG. 1), le regioni oscure ai margini del mondo, un grande cerchio di acque salate, di contro a quelle dolci di Apsu, dominato da Tiamat; mondo sconosciuto personificato da un drago serpentiforme 1 (FIG. 2), non l unico mostro marino generato dalla padrona delle acque salate, che «creò ancora idre, dragoni formidabili, mostri marini, [...] uomini pesci» 2. Poi rientrano nel mondo conosciuto, progressivamente lo popolano segnando rotte ma soprattutto confini e porte d accesso, impossessandosi di piccoli e grandi regni. Il Mediterraneo è scenario stupefacente di queste vicende: non a * Marcello Madau, Cattedra di Beni culturali e ambientali, Accademia di Belle Arti, Sassari. 1. FRONZAROLI (1976), p. 171; British Museum, AN Enûma Eliš, 142. LAMBERT, PARKER (1966); LABAT (1970); la traduzione riportata nel testo è in BOTTÉRO, KRAMER (1992), pp L Africa romana XIX, Sassari 2010, Roma 2012, pp
6 1694 Marcello Madau Fig. 1: La Mappa del mondo, sigillo assiro in lingua accadica, IX secolo a.c. British Museum, London (AN ). caso nell immaginario il tema marino prevale e si struttura con progressiva ricchezza. Dalla prima Mesopotamia urbana, nel III millennio, quando le terre e le acque dolci sono strappate al mondo selvaggio, e rese paesaggio culturale dalle divinità dai vasi zampillanti 3 e da signore e signori degli animali 4, sino al tempo dell Enûma Eliš, il poema della creazione, quando i temi e i confini inizieranno a rideterminarsi con decisione, mentre Egeo e Mediterraneo comince- 3. FRANKFORT (1970), fig. 110 (Mari), fig. 127 (Assur). 4. FRANKFORT (1970), figg. 98, 127.
7 Immaginario del potere e mostri marini 1695 Fig. 2: Sigillo cilindrico neo-assiro: Marduk (o Ninurta?) sconfigge Tiamat, IX-VIII secolo a.c. (da Collon, 2001, pl. 24, n. 285). ranno ad aprirsi verso est e verso ovest. È l avvento dei grandi eroi culturali delle civilizzazioni urbane, modello e schema che poteva nascere solo nel Vicino Oriente. Sono essi i responsabili, assieme ai mostri marini, dello spostamento dei confini del mondo e del relativo, continuo riconfigurarsi dei paesaggi culturali. Le vicende di Gilgameš e Marduk ne annunciano altre, dove Heraklès affronterà, definendone la collocazione al di là di Gibilterra, almeno cinque generazioni dopo Melqart 5, i mostri marini nelle acque dell ignoto. Il paesaggio del mondo conosciuto si sposterà dai grandi fiumi al mare in mezzo alle terre, e i mostri, dominati dagli eroi, si sposteranno al suo interno. I mari si popoleranno di balene, orche, squali, delfini e foche, attorno alle navi, talora in maniera assai insidiosa, uniti da rotte simili e intrecciate. Non sarà raro che grandi animali marini diventino gli interpreti e i portatori del mito: una traccia antichissima che ci è capitato di rileggere seguendo le rotte dei cetacei è quella di Phorkys, re di Corsica e Sardegna. Storia che ho scritto altrove 6, e che ora riepilogo. Servio 7, che ne riporta la notizia a Varrone, ricorda che Phorkys, re della Sardegna e della Corsica, venne sconfitto da Atlante, e successivamente trasformato in divinità (animale?) marina. Phorkys è ben documentato iconograficamente in età romana, 5. HDT., II, 44, MADAU (2010), pp SERV., Aen., V, 824.
8 1696 Marcello Madau Fig. 3: Mosaico dalle terme traianee di Acholla (Tunisia), particolare: Phorkys con fiaccola e cestello, II secolo d.c. ( ). dove lo vediamo imponente e dal corpo massicciamente affusolato 8 (FIG. 3). La sua storia appartiene a un nucleo ben più antico, percepibile fra il IX e l VIII secolo a.c., quando egli non era ancora re delle isole ma attorno ad esse si iniziava a navigare con molta concretezza. Un nucleo nel quale vive la mediazione culturale di Heraklès, che affronta e sconfigge la serie di mostri e personaggi che ruotano attorno a divinità marine nell estremo limite del mondo conosciuto. È il mondo delle Esperidi, delle Gorgoni, di Atlante e dei buoi di Gerione 9. La sua localizzazione atlantica oltre l attuale stretto di Gibilterra appare indiscutibile. Nell Odissea Phorkys viene ricordato come vecchio del mare, protettore del porto di Itaca e padre di Thoosa, la ninfa marina che generò Polifemo 10. In Esiodo Phorkys è figlio di Ponto e Gaia 11, mentre le Gorgoni, generate assieme a Ketos, sono al di là dell Oceano, verso la notte e vicino alle Esperidi 12. Phorkys e Ketos generarono anche un terribile serpente, a custodia delle greggi d oro. 8. Si vedano per esempio le sue rappresentazioni nel mosaico delle terme traianee di Acholla (II sec. d.c.) e in un altro da Antiochia (IV sec. d.c.). 9. JOURDAIN-ANNEQUIN (1982). 10. HOM., Od., I, 68-73; XIII, HES., theog., 270; 333 ss. 12. HES., theog., 238; 270 ss.
9 Immaginario del potere e mostri marini 1697 In tale nucleo, nel quale rientrano le testimonianze delle cosiddette Ciprie e di Alcmane (le possiamo integrare fra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.c. con quella di Stesicoro di Imera), non vi è traccia né della Sardegna né di Kerne, futuri domini di Phorkys, sicché le ambientazioni mediterranee paiono orientarsi più precisamente in direzione nord-africana e atlantica. L assenza in queste fonti più arcaiche di associazioni fra la Sardegna, la Corsica e tali miti è notevole. L identificazione della Corsica con Kyrnos (che a nostro parere avviene dal VI secolo a.c. e ci giunge nel secolo successivo dal racconto erodoteo) 13 non lega necessariamente la stessa isola francese alla Kerne di Palefato, luogo di nascita dell africano Phorkys; si aggiunga il fatto che il termine, del quale si è sottolineata una congruenza etimologica ad ambiente euboico 14, potrebbe essere collegato a più siti, con pratica abbastanza comune nell antichità e soprattutto in ambiente greco arcaico (basterebbe citare il caso di Olbia). Il paesaggio culturale, per sua stessa definizione ed essenza, è stratificazione storica: porta nelle sue evidenze i segni del mutamento umano. I paesaggi mediterranei e i suoi mitici abitatori si modificano con il modificarsi del potere: gli ambiti della navigazione fenicia ed euboica organici al Circuito dello Stretto 15, nei territori ubicati prima e dopo lo stretto di Gibilterra (le aree tartessie e gaditane), da presupporre come uno dei contesti formativi delle antiche divinità marine e di rotte e imprese eraclidi, si indebolirono progressivamente fra l età orientalizzante e quella arcaica. Con il mutamento dei rapporti di produzione che si evidenzia sotto la spinta di città e centri fenici e greci in Occidente, e il parallelo sviluppo delle poleis etrusche, la gravità politica ed economica si spostò nella Tirrenide. A tale rideterminazione geo-politica va riferita la relazione di Kerne e Sardò con Phorkys. Questi, ancora successivamente, divenne re di Corsica e di Sardegna nello strutturarsi e svilupparsi della provincia Sardinia et Corsica, come si legge attraverso la particolare convergenza delle fonti letterarie legate alla fine della Repubblica e alla nascita dell Impero romano 16. Ma torniamo al nucleo di fonti arcaiche prima indicato. Siamo certi che siano esse stesse le più antiche per il grande vecchio Phor- 13. HDT., I, ANTONELLI (2008), p Cfr. da ultimo BERNARDINI (2010), pp MADAU (2010), p. 463, note 9-10.
10 1698 Marcello Madau kys e la sua dolce Ketos? Vi è una fase più antica, propria delle stesse tradizioni greche, o, ancora, di tradizioni antecedenti di altra origine? Vorrei allora ripartire da un personaggio poco notato e per la verità un po sottovalutato. È una figura che appare fra le navi e le acque che solcano nel declinare dell VIII secolo a.c. il mare fenicio dominato dagli Assiri verso la città di Arwad, sotto il regno di Sargon II, nel famoso rilievo della facciata nord della corte VIII a Khorsabad 17. Il personaggio ha un viso trattato con la tipica barba a riccioli assira, tiara regale e corpo pisciforme (FIG. 4). Sembra il signore delle navi, e forse lo era davvero: probabilmente si tratta di Oannes, genio marino ricordato da Filone di Biblo 18. Tale raffigurazione può essere senz altro messa in relazione con i genii pisciformi, identificabili nei saggi apkallu 19, destinati a civilizzare il mondo umano, come apprendiamo dalla più antica letteratura sapienziale mesopotamica (FIG. 5). La documentazione, strettamente connessa al mare e alla navigazione, dalla seconda metà del II millennio a.c. è in piena convergenza con la redazione babilonese dell Enûma Eliš e della lotta vittoriosa di Marduk contro Tiamat. L iconografia del misterioso personaggio dei rilievi di Khorsabad si compone e precisa progressivamente, e non si faticherà a cogliere la stretta parentela delle divinità marine anguiformi o pisciformi che ben conosceremo nel mondo greco con la sua immagine 20, un simbolo talmente strutturato da mostrare, anche in questo caso, il ruolo e la forza del retroterra orientale nella composizione e nella stessa genesi dei più antichi miti greci. Ciò spiega i molti parallelismi e ne precisa anche le differenze su tre fondamentali nuclei concettuali: l Eroe civilizzatore, l Oceano sconosciuto (tema presente anche nella più antica cosmogonia dell Egitto dinastico) e, ai suoi limiti, personaggi mitici che sostengono il cielo. 17. MATTHIAE (1996), pp , fig Su Filone di Biblo cfr. XELLA (2006), p. 58. Si veda anche il problema relativo a una fonte assai discussa come quella di Berosus, sacerdote a Babilonia nel declinare del IV secolo a.c., di recente rivalutata: la sua storia della creazione troverebbe riscontro non solo nelle recenti riletture dei materiali epigrafici rinvenuti nei palazzi assiri, ma anche nelle documentazioni figurate del III e del II millennio a.c.: BURSTEIN (1978), pp ; VERBRUGGHE, WICKERSHAM (2001); PANAINO, PETTINA- TO (2002), p. 152; VAN DER SPEK (2008), pp CASTELLINO (1977), p. 86, nota PAPADOPULOS, RUSCILLO (2002).
11 Immaginario del potere e mostri marini 1699 Fig. 4: Khorsabad, corte VIII, facciata nord, rilievo assiro, particolare: apkallu pisciforme, fine VIII secolo a.c. (da Matthiae, 1998, p. 108). Fig. 5: Particolare del bacino lustrale in basalto dal tempio del dio Assur, inizi VII secolo a.c. (da Matthiae, 1998, p. 42).
12 1700 Marcello Madau Fig. 6: Sigillo accadico, seconda metà del III millennio a.c., Tell Asmar (da Frankfort, 1955). Fig. 7: Anfora figurata dalla tomba 12 di Sulci (particolare) (da Bernardini, 2010, p. 1266, fig. 3). Colpisce infine, nel modificarsi del paesaggio del potere mediterraneo, con i mostri che anticamente (prima del diluvio) ai margini del mondo conosciuto accompagnano rotte, marinai ed eroi, e talora da essi vengono sconfitti, la grande antichità e l origine orientale delle iconografie nel nostro Phorkys nota dai mosaici di Antiochia e Acholla: la torcia, il corpo, le braccia desinenti in chele, il cesto rituale proprio degli apkallu (FIG. 6). All interno degli orizzonti qua disegnati e, per quanto parzialmente, discussi, un altra riflessione che riguarda la Sardegna ci è offerta da una singolare anfora punica proveniente dalla tomba 12 di Sulci, con scena figurata dipinta sulla spalla.
13 Immaginario del potere e mostri marini 1701 Anche alla luce delle storie raccontate ci sembra possibile affiancare alcune considerazioni, a conferma della lettura già operata da Paolo Bernardini per la scena, interpretata come eroizzazione dell attività piscatoria e marina del defunto 21. Vi leggiamo in particolare, nel personaggio che attacca un mostro marino (FIG. 7), la riproposizione di un modulo mitologico e iconografico orientale, nel quale l arma, che ricorda la doppia ascia, potrebbe anche essere la schematizzazione dell arma brandita da Marduk (FIG. 6), nel suo duello contro il drago marino personificazione di Tiamat. La decisione di rendere figurato tale racconto ci sembra trasportare lo stesso, nel suo doppio campo semantico rappresentato dal vaso e dalla tomba, nel mondo simbolico del viaggio ai confini del mondo conosciuto e della battaglia eroica contro i mostri che lo abitano. È la riproposizione punica del modello dell eroe culturale, non troppo lontana dallo stesso ambito eroico che, con suggestivo racconto per quanto ben altrimenti curato dal punto di vista grafico e pittorico, si legge nella vittoria di Heraklès contro Ketos in un anfora corinzia a figure nere della fine del VI secolo a.c. 22. Sono paesaggi arcaici che hanno radici nei più antichi miti orientali, ed esprimono su diversi piani la classica battaglia dell uomo contro l ignoto, che si cerca di definire come vittoriosa anche nell oltretomba, luogo per eccellenza del mondo che non conosciamo. Una chiave ambientale La lettura del nucleo più tardo che ci narra di Phorkys re di Sardegna e della Corsica consegna un altra, e imprevista, prospettiva. Se infatti l etimologia della consorte Ketos si lega ai cetacei, quella di Phorkys sembra davvero esprimere, attraverso le regioni dell Atlante, antiche rotte marine, un passaggio delle quali può essere letto grazie a un racconto di Claudio Eliano 23. Francesco Cetti, nella sua Appendice alla storia naturale della Sardegna edita nel 1777, parla di mostruosi animali che avrebbero animato le acque fra la Sardegna e la Corsica. Il naturalista lombardo, riferendo di una notizia risalente a Claudio Eliano, esprimeva tutto il suo scetticismo sui cosiddetti arieti o montoni marini che avrebbero turbato le acque dello stretto di Bonifacio. 21. BERNARDINI (2010), pp AMYX (1988), pp , figg. 274, AELIAN., NA., XV, 2.
14 1702 Marcello Madau La descrizione di Eliano però non pare infondata: nel suo «montone marino», descritto con una «benda bianca», può riconoscersi l Orca Gladiator (lo suggerisce Francesco Maspero nella sua edizione del De natura animalium 24 ), e il corteo di delfini che viene raccontato sembra davvero indicare il contesto di un transito antico di cetacei. Una rotta antica. L ambiente sardo e gli aspetti etologici combaciano perfettamente: Eliano dice anche della caccia che il gigantesco animale dà alle foche, ed è nota la forte presenza nelle coste sarde delle foche monache, rarefattesi sino all estinzione nella seconda metà del Novecento; perciò nulla impedisce di associarle ai vitelli o vecchi marini del Cetti 25 e alle foche presenti nel passo dell allievo di Pausania di Cesarea. Sappiamo anche che le foche sono spesso e volentieri attaccate dalle orche marine. Non siamo certi, ma sarebbe possibile, che il mostro marino nel quale Phorkys venne trasformato dopo la sconfitta contro Atlante possa ispirarsi all imponente figura dell orca, e soprattutto che un tale gigante marino, nei suoi transiti fra la Corsica e la Sardegna, sia diventato suggestivamente adatto a tale riconoscimento. Dal nostro punto di vista questo significa anche un altra cosa: i paesaggi culturali del Mediterraneo attuale non sono semplicemente connotati da monumenti terrestri, ma anche da rotte mitologiche marine, e i grandi cetacei, le foche, i delfini, sono i depositari di un lungo, affascinante e antichissimo racconto. L esigenza della tutela è perciò ancora più ampia: proteggere questa rotta, con i meravigliosi animali che la disegnano e la solcano un appassionante missione civile, dal punto di vista della tutela ambientale significa portare in tale ambito il concetto che un bene culturale si protegge appieno se si protegge il suo contesto. L idea dell area marina protetta compresa tra Antibes, La Spezia, la Corsica e la costa nord della Sardegna, il Santuario per i Mammiferi marini, sarebbe gravemente incompleta senza l inclusione delle testimonianze storiche, che dimostrano l esistenza di un vasto e pregevole paesaggio culturale, liquido eppure concreto. Non possiamo negare che oggi i confini del mondo conosciuto si siano completamente ampliati. Mentre ciò succede, sembra però che si siano moltiplicati anche quelli del mondo sconosciuto. Nei nuovi paesaggi del potere le nostre società riscoprono la li- 24. MASPERO (1998), nota CETTI [1777] 2000, pp
15 Immaginario del potere e mostri marini 1703 Fig. 8: Navi migranti (composizione dell autore da frammento ischitano e foto contemporanea). nea del confine, oltre il quale ogni popolo non mediato dai nostri saperi va tenuto, ricacciato in un Oceano sconosciuto, consegnato, con una strage continua e inaccettabile, alle profondità marine e ai mostri guardiani del limite (FIG. 8). Bibliografia AMYX D. A. (1988), Corinthian Vase Painting of the Archaic Period, Berkeley-Los Angeles-London. ANTONELLI L. (2008), Dalla scoperta dell Occidente alla battaglia del mare Sardonio, «Hesperia», 23. BERNARDINI P. (2010), Aspetti dell artigianato funerario punico di Sulky. Nuove evidenze, in L Africa romana XVIII, pp BOTTÉRO J., KRAMER S. N. (1992), Uomini e dei della Mesopotamia, a cura di G. Bergamini, Torino. BURSTEIN S. M. (1978), The Babyloniaca of Berossus, (Sources from the Ancient Near East, vol. I, fasc. 5), Malibu. CASTELLINO G. R. (a cura di) (1977), Testi sumerici e accadici, Torino. CETTI F. (1777), Appendice alla Storia naturale dei quadrupedi della Sardegna, Giuseppe Piattoli, Sassari; ora in F. CETTI, Storia naturale della Sardegna, a cura di A. Mattone, P. Sanna, Nuoro COLLON D. (2001), Catalogue of the Western Asiatic Seals in the British Museum: Cylinder Seals, V. Neo-Assyrian and Neo-Babylonian Periods, V, London. FRANKFORT H. (1955), Stratified Cylinder Seals from the Diyala Region, Chicago.
16 1704 Marcello Madau FRANKFORT H. (1970), Arte e architettura dell Antico Oriente, Torino. FRONZAROLI P. (1976), L espressione letteraria, in ID. et al. (a cura di), L Alba della Civiltà, vol. III, Torino, pp JOURDAIN-ANNEQUIN C. (1982), Héraclès en Occident. Mythe et histoire, «DHA», 8, pp LABAT R. (1970), Les grands textes de la pensée babylonienne, in ID. (a cura di), Les religions du Proche-Orient asiatique. Textes babyloniens, ougaritiques, hittites, Paris. LAMBERT W. G., PARKER S. B. (1966), Enûma Eliš. The Babylonian Epic of Creation. The Cuneiform Text, Oxford. MADAU M. (2010), Il vecchio del mare, Phorkys e Ketos, in P. BERNARDI- NI, R. ZUCCA (a cura di), Tharros Felix, 4, Roma, pp MASPERO F. (1998), La natura degli animali, Milano. MATTHIAE P. (1998), Ninive, Milano. PANAINO A., PETTINATO G. (2002), Ideologies as Intercultural phenomena (Melammu Symposia, III), Bologna. PAPADOPULOS J., RUSCILLO D. (2002), A Ketos in Early Athens: An Archaeology of Whales and Sea Monsters in the Greek World, «AJA», 106, 2, pp VAN DER SPEK B. (2008), Berossus as a Babylonian Chronicler and Greek Historian, in ID. (ed.), Studies in Ancient Near Eastern World View and Society, Presented to Marten Stol on the Occasion of his 65 th Birthday and his Retirement from the Vrije Universiteit, Amsterdam, Bethesda, pp VERBRUGGHE G. P., WICKERSHAM J. M. (2001), Berossos and Manetho. Introduced and Translated: Native Traditions in Ancient Mesopotamia and Egypt, Ann Arbor. XELLA P. (2006), La religione fenicia e punica: Studi recenti e prospettive di ricerca, in M.-E. AUBET, J. A. ZAMORA LOPEZ (eds.), Nuevas perspectivas, I: La investigación fenicia y púnica, «Cuadernos de Arqueología Mediterránea», 13, pp
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