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meltemi express 15

Copyright 2009 Meltemi editore, Roma ISBN 978-88-7881-013-6 Con la collaborazione di CCSV Coordinamento Centri Servizio Volontariato Emilia-Romagna È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche a uso interno o didattico, non autorizzata. Meltemi editore via Merulana, 38 00185 Roma tel. 06 4741063 fax 06 4741407 info@meltemieditore.it www.meltemieditore.it

a cura di Paolo Venturi Volontariato e felicità Lezioni de La Scuola di Volontariato 2008 promossa da COGE e CSV Emilia-Romagna MELTEMI

Il volume presenta le lezioni e i contributi emersi nel corso de La Scuola di Volontariato 2008 sul tema Agire gratuito e felicità. Tale iniziativa è stata promossa dal Comitato di Gestione Fondo speciale per il volontariato Emilia-Romagna e dal Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato Emilia-Romagna. La Scuola di volontariato 2008 è stata una esperienza collettiva, agita con grande passione e dedizione, che lascia nel volontariato emiliano-romagnolo una novità culturale da perseguire e far crescere. Ringraziamo tutti coloro che a vario titolo hanno contributo a produrre, promuovere e seminare questa occasione di novità. Ringraziamo i membri del Co.Ge e i Presidenti dei CSV del biennio 2007-2008 che hanno intuito e dato il via a questa iniziativa. Ringraziamo i partecipanti a La Scuola di volontariato 2008 che hanno seguito con passione e con intelligenza tutto il percorso proposto. Ringraziamo le Fondazioni bancarie e le Amministrazioni pubbliche emiliano-romagnole che hanno sostenuto fin da subito La Scuola. Ringraziamo i CSV di Rimini, di Parma e di Bologna per avere ospitato e collaborato attivamente alla organizzazione de La Scuola 2008. Ringraziamo di cuore gli staff del Co.Ge e dei CSV che hanno saputo gestire il tutto con grande professionalità e tanta tanta pazienza. Ringraziamo chi si è occupato della comunicazione e i giornalisti che hanno sapientemente diffuso l esperienza della Scuola attraverso i mass-media locali e regionali. Ringraziamo infine tutti coloro che, nell invisibilità del loro lavoro, hanno fornito con passione accorata il loro fondamentale apporto alla realizzazione della Scuola e del volume Volontariato e felicità. Comitato di Gestione Fondo speciale per il volontariato Emilia-Romagna 2009-2010: - Bursi Giovanni, Presidente del Co.Ge, in rappresentanza della Fondazione C.R. di Modena - Bonaldo Alessio, vice Presidente del Co.Ge, in rappresentanza del Volontariato - Barantani Mario, membro di Presidenza del Co.Ge, in rappresentanza del Volontariato - Barigazzi Giuliano, vice Presidente del Co.Ge, in rappresentanza degli enti locali - Bonini Giorgio, in rappresentanza del volontariato all interno del Co.Ge - Bottazzi Luigi, in rappresentanza del volontariato all interno del Co.Ge - Bellelli Elisetta, in rappresentanza della Fondazione C.R. di Carpi - Dapporto Anna Maria, in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna all interno del Co.Ge - Gervasio Giuseppe, in rappresentanza della Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna - Odescalchi Nando, in rappresentanza della Fondazione C.R. di Reggio Emilia - Salinari Raffaele, in rappresentanza del Ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche Sociali - Sbordi Massimo, in rappresentanza della Fondazione C.R. di Piacenza e Vigevano - Stellati M. Antonietta, in rappresentanza della Fondazione Cariparma - Stupazzoni Giorgio, in rappresentanza della Fondazione C.R. di Bologna - Tibaldi Giuseppe, in rappresentanza della Fondazione C.R. di Bologna Coordinamento dei Centri di Servizio per il Volontariato Emilia-Romagna 2009: - Ceccarelli Franco, Presidente CSV di Rimini e Presidente Protempore del Coordinamento dei CSV dell Emilia-Romagna - Pistone Giuseppe, Presidente CSV di Piacenza - Pizzarotti Franco, Presidente CSV di Parma - Gobbi Tito, Presidente CSV di Reggio Emilia - Cantoni Alessandro, Presidente CSV di Modena - Stefani Pier Luigi, Presidente CSV di Bologna - Poggi Alberto, Presidente CSV di Ferrara - Cortesi Graziella, Presidente CSV di Ravenna - Rusticali Franco, Presidente CSV di Forlì-Cesena

Indice p. 9 Presentazione Pier Luigi Stefani 13 Introduzione Paolo Venturi Parte prima La prospettiva teorica 21 Volontariato e bene comune Stefano Zamagni 61 Volontariato e capitale sociale Pierpaolo Donati 99 Volontariato e costruzione dell identità personale Pier Luigi Sacco 107 Volontariato e felicità Leonardo Becchetti 117 Volontariato e rispetto Leonardo Benvenuti 127 Volontariato e comunicazione Carlo Romeo Parte seconda La prospettiva pratica 133 Identità e ruolo dei comitati di gestione Carlo Vimercati

139 Il contributo delle fondazioni bancarie alla crescita del volontariato Massimo Giusti 143 Il volontariato tra presente e futuro: agire gratuito e reciprocità Giulio Dall Orso 147 Volontariato e istituzioni: il ruolo della pubblica amministrazione nella crescita del sistema Angelo Bergamaschi, Tiziana Mozzoni, Paolo Zoni 155 Conclusioni Dall agire gratuito alla felicità Giovanni Bursi

A Carlo Vasconi Ma che avranno da ridere?. Spesso i nostri figli sorridono e ridono, mentre noi genitori sprofondiamo nella tristezza e nella disperazione. Perché non ascoltiamo il loro sorriso? Rispettare significa anche riuscire a valutare una persona non per i suoi deficit, ma per la profondità dei suoi valori. Compiere un passo in più per riuscire a guardare oltre, in profondità. Ci vuole molto coraggio per guardare oltre?

Presentazione Pier Luigi Stefani* L idea di istituire una Scuola di Volontariato è nata sulla base di alcuni presupposti. In perfetta linea con le funzioni specifiche dei Centri di Servizio per il Volontariato (CSV), uno degli elementi fondamentali dal quale partire era la consapevolezza dei forti cambiamenti che hanno trasformato le associazioni di volontariato negli ultimi anni: cambiamenti provocati dalle trasformazioni avvenute nella società e, in seno a essa, dall aumento del numero delle persone più vulnerabili. Il raggio di azione delle Associazioni di Volontariato era, tuttavia, circoscritto alla loro specifica area di intervento. Anche il territorio assumeva così una dimensione ristretta all ambito dei soci, alle loro caratteristiche personali, alle loro disponibilità. Il processo avviato dalla Legge 328/2000 (Disciplina delle Associazioni di Promozione Sociale), salutata come una rivoluzione culturale, ha spesso segnato il passo con un andamento a fasi alterne assai faticoso che ha talvolta scoraggiato, e anche sottovalutato, la partecipazione dell associazionismo. Tuttavia, l avvento dei Piani di Zona, con il conseguente trasferimento di competenze sui servizi alle persone dai singoli Comuni ai Distretti, imponeva la necessità di aprirsi al territorio e confrontarsi con tutti gli altri attori, pubblici e privati, operanti nel sociale. Un concetto di territorio che si allarga pone in rilievo anche le contraddizioni insite nella distribuzione e nell accorpamento delle istituzioni e dei Comuni con dimensioni di abitanti assolutamente sproporzionate le une rispetto agli altri: un quartiere urbano, ad esempio, in una città come Bologna ha una presenza di abitanti con richiesta di servizi superiore a una città come Imola (soprat- * Presidente Centro di Servizio per il Volontariato, Bologna.

10 PIER LUIGI STEFANI tutto nei quartieri periferici, nei quali si concentrano differenze sociali rilevanti). Qualsiasi associazione, grande o piccola, di primo o secondo livello, ha dovuto fare i conti con le proprie forze, con le proprie risorse, con le proprie competenze per rispondere adeguatamente e con efficacia ai destinatari delle proprie azioni, alle persone più deboli tradizionalmente legate alla loro mission. L azione dei CSV ha puntualmente provveduto, attraverso la diffusione e la messa a punto dei servizi diretti di consulenza e documentazione, a colmare quel gap cognitivo che si era venuto a creare affidando alla formazione un ruolo sempre più attento necessario a sostenere i volontari favorendone la crescita nella relazione di aiuto, loro principale caratteristica. Una crescita dai contorni professionali che, pur nel rispetto della gratuità insita nel loro servizio, non mancasse di quelle specificità che le molteplici realtà di disagio sociale richiedevano. Un altro rilevante aspetto risiedeva nella difficoltà a operare in sinergia con i diversi attori del sociale: istituzioni della P.A. ma anche Terzo Settore, le cui sostanziali differenze giuridico- istituzionali e di visione della realtà territoriale non sempre riuscivano a trovare un unificante comune denominatore. Da qui non solo la necessità di una facilitazione all incontro e al confronto, bensì la ricerca di un comune linguaggio, un terreno su cui fissare punti fermi nell analisi dei bisogni, l individuazione di percorsi convergenti per una progettualità efficace a favore delle fasce più deboli. Non ultimo, l attenzione a tutti i portatori d interesse legati all azione dei volontari sostenuti dai CSV per effetto delle risorse poste a disposizione per legge dalle Fondazioni di origine bancaria. Le giornate di Rimini e Parma hanno avuto questo preciso obiettivo. Un obiettivo certamente raggiunto per la partecipazione e, soprattutto, per la completezza dei temi, degli stimoli, di alcune vie di percorso operativo tracciate, a conferma di quanto il volontariato possa essere fortemente responsabile nella produzione di capitale sociale e smentire l ipotesi, da alcuni avanzata, di esserne invece un consumatore. L analisi non può però fermarsi, in una specie di gratificazione per l esperimento fatto. Occorre porre in rilievo anche le criticità onde cogliere il senso da dare al volontariato che è affiorato nella sua essenza e forza.

PRESENTAZIONE 11 Ovvero guardare in prospettiva ponendosi la domanda se e quali portatori di interesse siano rimasti in ombra o totalmente assenti al fine di definire più appropriatamente l impronta da dare alla scuola. Un aspetto emerso con forza è stata la testimonianza concreta di alcuni interventi che hanno fatto risaltare l azione di alcune associazioni, la loro scelta di vita, il loro apporto verso le categorie più disparate, tese alla ricerca di un benessere comune, una dedizione volta a dar voce a chi spesso voce non ha per far sentire i propri diritti. Si potrebbe condensare con una battuta: niente ha più valore che un atto di gratuità nella costruzione del welfare. Eppure in questa fiera delle buone azioni, l altro era solo evocato, difeso, sostenuto, aiutato, protetto, tuttavia prigioniero di una categoria. L altro aspetto, non meno rilevante, la lontananza della città. Giorgio La Pira, nel suo famoso testo su Le città vive, poneva in rilievo come ogni città abbia più luoghi, e ognuno di essi una sua precisa funzione ed identità: il tempio per pregare, la scuola per studiare, insegnare e imparare, l ospedale per sanare le ferite, la fabbrica per lavorare e produrre, la casa per amare. La città, nella sua dimensione totale, appare frammentata: non sente e non vede. Un tempo le vie, le strade, le piazze erano animate, nel senso che l incontro fra i diversi ne caratterizzava l anima per il riconoscimento che ognuno dava all altro. Oggi la suddivisione in categorie racchiude anche il volontariato in una cornice che viene apprezzata per quanto singolarmente svolge, ma rischia, come le statistiche pongono in rilevo, di non essere considerata capace di incidere nelle politiche sociali anche e proprio a sostegno delle fasce più deboli sulle quali trasferisce la propria azione e attenzione. Due indicazioni per ispirare uno dei tanti possibili cammini. La prima è quella di rendere co-protagonisti gli invisibili assumendo, come volontariato, un ruolo più sussidiario, che faccia emergere e agire gli stessi portatori di diritti. E questo può avvenire con una progettazione sociale che dalle associazioni vada ai destinatari, coinvolgendoli, creando i presupposti di una loro azione autonoma e libera. Accompagnarli in quel processo di empowerment che li renda capaci di farsi carico della loro vita. Il volontariato come ponte. Il volontariato che accompagna e sa ritirarsi, voltandosi indietro per riprendere un altro cammino ove il bisogno chiama.

12 PIER LUIGI STEFANI La seconda è quella di comunicare. Uscire dal ghetto degli addetti ai lavori. Comunicare per far cogliere la bellezza degli altri e far uscire la città dalle proprie ansie, dalle proprie paure, dalle proprie, quand anche legittime, difese. Poiché le nostre giornate sono state ricche di incentivi in questa direzione, emergono chiare le linee per lavorare a programmi futuri. Insieme, in una visione di sussidiarietà applicata, anziché solo invocata e lasciata alla teorizzazione. Insieme, per parlare alla città e richiamarla alla sua identità e alla sua dimensione totale. Allora sì: il volontariato potrà, con diritto, attraverso la sua formazione, rivendicare di fare scuola.