Tornare a crescere. Milano, 21 marzo 2011

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Tornare a crescere Milano, 21 marzo 2011

Un paese depresso Dalla stagnazione, alla crisi, alla stagnazione Esclude le energie migliori: i giovani e le donne. Come puntare su di loro. Riforme possibili: molte a costo zero e si può cambiare la composizione della spesa 2

A più velocità prima e dopo la crisi ma noi sempre sotto 10% 8% 6% 4% 2% 0% -2% -4% -6% Tasso annuale di crescita del prodotto lordo (%) World Advanced economies Emerging and developing economies Euro area Italy Fonte: IMF, World Economic Outlook, ottobre 2010 21 marzo 2011 Tito Boeri 3

Ancora lontani dai livelli di reddito pre crisi 102 Andamento del Pil reale 2008-2010 (I trim. 2008=100) 101 100 99 98 97 96 95 94 93 92 Italia Germania Francia Unione Europea - 27 Stati Uniti Fonte: OECD, Quarterly National Accounts Database, 2010 4

In media gli italiani hanno perso 1000 euro a testa 24000 Reddito reale pro capite 2001-2009 23500 23000 22500 22000 21500 21000 20500 20000 19500 19000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Unione Europea -27 Unione Europea - 25 Euro area - 16 Italia Fonte: Eurostat 2010, conti economici nazionali 5

Perché non possiamo fare a meno di crescere? Per stabilizzare la spesa pensionistica Per permettere di migliorare la qualità dell assistenza sanitaria Per pagare il debito pubblico (salito al 118% del pil; 140.000 euro per occupato con meno di 45 anni) Per ridurre le tasse Per dare un lavoro e una pensione adeguata ai giovani 6

Come tornare a crescere? Intercettare domanda dai mercati emergenti, attrarre la domanda interna. Valorizzare la qualità del prodotto riducendo l elasticità della domanda al prezzo. Quota di fatturato di imprese con marchio in aumento. Ci vuole capitale umano per questo. Le recessioni sono il momento migliore per investire in capitale umano perché non si sottrae tempo a impieghi che non ci sarebbero comunque. 7

Invece Spesa istruzione: - 2008-9 (Istat): 2 per cento, mentre il resto della spesa pubblica aumentava, al netto dell inflazione, di più del 3 per cento. Dunque 5 per cento in termini relativi. - 2010 (proiezioni RGS): scuola -1,5 %, università -9% Iscrizioni universitarie: -10 % in 3 anni Fuori dal mercato i più istruiti. Disoccupazione giovanile dal 18 al 30 per cento. Dualismo sempre più marcato. Inoccupazione femminile 8

Il lavoro (più stabile) dei giovani può anche sostenere i consumi Disoccupazione e incertezza futuro deprimono anche la domanda. Risparmi cautelativi 90 per cento assunzioni dei giovani in contratti a tempo determinato o parasubordinato Un contratto temporaneo guadagna, a parità di altre condizioni, un quarto in meno di chi ha un contratto senza limiti di tempo E 12 volte più a rischio di essere povero Ha 8 volte di più la probabilità di perdere il lavoro 9

Riforme per i giovani Ingresso nel mercato del lavoro: contratto a tempo indeterminato a tutele progressive per garantire alle imprese flessibilità in entrata e ai lavoratori un percorso di lungo periodo Una volta entrati nel mercato: salario minimo. Uscita dal mercato: sussidio unico di disoccupazione 10

Donne e mercato del lavoro Donne più istruite degli uomini. Eppure sovrarappresentate sia nella non-occupazione che nella sotto-occupazione. Rendere più vantaggioso il loro lavoro Trasformare detrazioni per famigliari a carico in sussidi condizionati all impiego, a favore di famiglie con redditi più bassi (tipo Working Family Tax Credit, Regno Unito) 11

Carta acquisti Equità e sostegno ai consumi Bene estendere la carta acquisti a tutte le età e usare ISEE per selezionare, offrendola anche in ammontari diversi a seconda della distanza dalla linea di povertà. Migliore utilizzo di risorse date. Milleproroghe invece riduce risorse e non le da ai poveri, ma al terzo settore. Visione pericolosa del ruolo dello Stato 12

Bene anche liberalizzare distribuzione 20% 15% 10% 5% 0% -5% -10% Riforma Riforma parziale No riforma occupazione (incremento % post-riforma) salari (incremento % post-riforma) produttività (incremento % post-riforma) 13

Niente scuse per favore Non è vero che vincolo di bilancio pubblico impedisce riforme Molte riforme (vedi contratto unico, salario minimo, sussidi condizionati all impiego) a costo zero Altre possibili cambiando la composizione della spesa in una direzione diversa da quanto fatto sin qui 14

Spesa pubblica in Italia e Regno Unito Ambiente, sviluppo urbanistico 1,75% Altro (agricoltura, trasporti e energia) 4,38% Giustizia e Ordine Pubblico 4,01% Difesa 3,13% Italia - Spesa corrente in % spesa corrente totale (2008) Beni e Attività Culturali 1,37% Amministrazio ne Generale 8,03% Istruzione e ricerca 9,97% Sanità 15,22% Ammortizzato ri e assistenza 3,73% Debito Pubblico 11,10% Politiche previdenziali 37,29% Istruzione e ricerca 13,02% Beni e Attività Culturali 2,20% Altro (agricoltura, trasporti e energia) 4,35% UK - Spesa corrente in % spesa corrente totale (2008) Ambiente, sviluppo urbanistico 7,34% Ammortizzato ri e assistenza 11,02% Giustizia e Ordine Pubblico 5,28% Difesa 5,23% Debito Pubblico 4,58% Amministrazio ne Generale 10,12% Politiche previdenziali 21,60% Sanità 15,25% Fonte: Eurostat, 2011 15

La spesa pubblica in Italia dopo la crisi 1,0 Spesa pubblica: variazioni 2007-2009 (punti percentuali) 0,5 0,0-0,5-1,0-1,5 Fonte: Istat, Spesa delle Amministrazioni Pubbliche, 2010 16

In conclusione Italia intrappolata in circuito deprimente di bassa crescita, bassi salari e sfruttamento di manodopera immigrata, donne e giovani Per tornare a crescere bisogna invece investire in capitale umano. Serve a sostenere offerta, ma anche consumi date le condizioni del mercato del lavoro Riforme che si possono fare subito. Basta volerlo. 17