Seminario ANCI Comunità versus Giochi? Firenze, 16 novembre 2012 Intervento del Presidente nazionale A.Ge. Intervengo in questa sede non come addetto ai lavori giurista, gestore, amministratore, operatore che si occupa delle patologie, ma semplicemente portando una voce da educatore, rappresentando un associazione di genitori. E ringrazio l ANCI per avere chiesto di offrire il nostro punto di vista, forse perché le famiglie sono luoghi nei quali molti problemi nascono oppure si prevengono, certamente sono testimoni drammaticamente coinvolte negli esiti della dipendenza dal gioco. L AGe, Associazione italiana genitori (), che presiedo, è realtà diffusa in tutto il Paese, con più di 200 associazioni locali, gruppi che affermano, da oltre quarant anni, la cittadinanza sociale e politica dei genitori. Sia pure da volontari quali siamo, siamo invitati a partecipare e collaborare attivamente presso istituzioni e ministeri nei campi della scuola, dell educazione, della prevenzione e salute, dei media, delle politiche familiari. Invitati, non sempre ascoltati, poiché pare proprio che l Italia, da lungo tempo, abbia scelto di non pensare al futuro, restringendo gli spazi dell educazione e della famiglia, giungendo persino a penalizzare chi, come noi, ha scelto di avere figli, di crescerli ed educarli. Il mio breve intervento, dunque, si colloca come detto nella dimensione educativa, ma sullo sfondo la prospettiva è di sistema, ecologica. Potremmo dire con Bateson che, poiché nel mondo degli esseri viventi non esistono mai cose, ma persone, il convegno di quest oggi, pur scegliendo necessariamente un approccio, non può prescindere dalle persone vive che hanno famiglia, dalla comunicazione pubblica e dai media, dal sistema scolastico, dall economia complessiva del Paese, e così via. Tutte realtà, queste, che, in modi diversi, hanno a che fare con il gioco, con il desiderio di giocare, con l opportunità di non farlo, con i grandi interessi (anche pubblici) che ad esso sono collegati.
Il gioco, in sé, è una cosa buona. I nostri figli hanno bisogno di giocare. Perché il gioco è spazio educativo, quando è occasione di esplorazione di sé, del mondo e della natura, quando è relazione, avventura, piacere di esplorare e mettersi alla prova. L uomo è homo ludens nelle sue relazioni, nel sognare frontiere ulteriori e per il bambino il gioco non è un attività, ma una modalità di essere. Quanto spazio, dunque, insieme, famiglie e comuni italiani, possono ancora esplorare! Ci sono giochi di una volta e giochi di strada, giochi di avventura e natura, giochi di gruppo e giochi di abilità. Vorremmo giocare di più, rielaborare la quotidianità anche con questo criterio di lettura. Ma questo è un gioco ben diverso da altro gioco che è solitudine e dipendenza. Nell educare è sempre meglio parlare bene del bene, piuttosto che male del male : perciò ci collochiamo convintamente dalla parte di coloro che propongono luoghi buoni e aperti di gioco creativo, di conoscenza e scoperta del bello, dell arte, del paesaggio, della gioia di giocare insieme. Si contano a centinaia le riunioni, i convegni, i libri e gli appelli che, opportunamente, descrivono l emergenza educativa e la difficoltà che s incontra nel proporre alle nuove generazioni i valori-base dell esistenza e di un comportamento retto, difficoltà che coinvolge la scuola, la famiglia, ogni altra istituzione educativa. Le amministrazioni locali sono attive (oggi meno, perché i tagli iniziano a pesare anche qui) con progetti rivolti agli adolescenti, oppure nella prevenzione di comportamenti illegali o devianti. Ci chiediamo come fare e spesso si evoca il ricordo di altri tempi, di altre generazioni giovanili impegnate, con ideali alti, desiderio di futuro. Eppure gli adulti di oggi hanno elaborato una proposta di vita che, con evidente immediatezza, si comunica ai nostri figli: eat, drink, play, mangia, bevi, gioca. Proposta impossibile e irreale, dovremmo dire, certamente non frutto di adulti a conoscenza delle fatiche e delle gioie che la quotidianità riserba. Un messaggio che esclude categoricamente realtà di ogni giorno che si chiamano impegno, dedizione, studio, passione, coinvolgimento, calore umano, relazioni, entusiasmo, delusioni, affetti e amicizie. Tutte realtà, queste, in modo dinamico implicate nella metamorfosi della crescita, avventura insieme difficile ed affascinante. Nel 2011 la giocata media per ogni cittadino, in Italia, è stata di 1.528,00 euro, più di uno stipendio medio. A spendere di più nel gioco, secondo Eurispes, chi ha un reddito basso: il 47% degli indigenti, il 56% delle persone di ceto medio-basso. Perché? E perché l azzardo attira sempre più i giovani, coinvolgendo 450mila studentesse e 720mila studenti, cioè il 47% dei ragazzi che frequentano le superiori, con un incremento del 7% in soli due anni?
Secondo una ricerca Nomisma, la propensione al gioco è correlata al contesto sociale e all ambiente familiare: si gioca soprattutto al Sud, e negli istituti professionali. L 80% dei ragazzi giocatori ha genitori giocatori. Per il 12% dei ragazzi intervistati il gioco è una modalità di fuga dai problemi personali e familiari. Per il 5% dei ragazzi la correlazione fra abitudine al gioco e difficoltà scolastiche gravi è provata ed evidente. Dunque, c è da lavorare anche in altri versanti, non solo normativi e non solo di contrasto alle illegalità, sia pure importanti, opportuni, necessari. Eppure lo slogan rassicurante Eat, drink, play campeggia come insegna delle sale giochi. Scommesse, ippica, poker, casinò, skill games, superenalotto, win for life, gratta e vinci, bingo, quick games: l ampia gamma di prodotti innovativi offerta, on line ma anche in quarantacinquemila punti vendita, il tutto (cito dal siti ufficiali), con la concessione dell Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato. No, non preoccuparti di nulla. Beh, gioca moderatamente, magari sostenuto anche da progetti di prevenzione (o promozione?), come quel dvd circolante nelle scuole (con denaro pubblico) che, ammicca agli istinti di ogni giovane e propone frasi quali evolve chi si prende una giusta dose di rischio, mentre è punito chi non rischia mai, oppure la rete permette di ottenere immediatamente risposte a tutti i bisogni, senza limiti orari. Comunque sia, Mangia, bevi e gioca : meccanicamente, solo. Magari fantasticando sui tuoi successi, convincendoti che se hai perso una volta è solo per colpa degli altri. Sicuramente riuscirai, poiché impossibile è un altro termine cancellato dai vocabolari: impossibile is nothing. Rimuoverai ostacoli, raggiungerai il traguardo, ad ogni costo (lecito o illecito che sia). Tutte granitiche certezze, che si infrangono di fronte ad un insuccesso scolastico, ad una partita di calcio persa (beh, si può sempre comprarla!), ad una crisi economica che morde crudamente e divora imprese e famiglie. A proposito di economia, non sono smentiti i dati che informano che a fronte di un aumento del 220% tra il 2004 e il 2011 del fatturato dell industria del gioco, le somme incassate dall Erario hanno avuto un incremento solo dell 88%. Ma ancor più rischioso è quanto denunciato dal sociologo Maurizio Fiasco, della Consulta nazionale della Fondazione Antiusura: l Italia rischia seriamente che l azzardo sia la nostra bolla finanziaria, anche per un susseguirsi di deroghe, anticipi e prestiti.
Speriamo, altresì, che si chiarisca la notizia di fonti giornalistiche secondo le quali i 98 milioni di euro che concessionarie di slot machine dovevano allo Stato, a seguito di una sentenza di condanna, sarebbero stati ridotti a 2,5. 98 milioni di euro sono 5 manovre finanziarie. Una mamma, presidente AGe di Avetrana, paese di persone serie e non solo di un mostro, mi scrive: mentre ascolto la trepidazione e l ansia di una persona normale, colta e intelligente che mi racconta quanta speranza ripone in un biglietto da grattare, penso quanto sia difficile lottare. Lo dice tutti i giorni: questa volta prenderò una vincita grossa!. Che tristezza guardare i suoi sfuggenti quando mi propone l acquisto di alcuni oggetti personali di valore, a prezzo stracciato. Come fargli capire che è malato? Anche i nostri giovani aspettano una vincita che non arriva mai. Se non si ha la fortuna di avere un sindaco come a Verbania, bisogna avere il coraggio di parlare alle istituzioni, nella scuola, e chiaramente ai nostri figli Con questo spirito e queste intenzioni sono qui, oggi, di fronte a voi, istituzioni che vogliamo pensare vicine ai cittadini e alle famiglie. È davvero ora di invertire la rotta, è ora di recidere alla radice modelli televisivi o da playstation, riviste patinate e appuntamenti giovanili che mirano al divertimento ma non alla gioia, ideologie di sviluppo parametrate esclusivamente sul Pil. Proprio ora, mentre si deve ridurre la spesa pubblica, è il momento di investire nell educazione, nell associazionismo, nelle reti territoriali che accolgano i ragazzi e aprano loro orizzonti diversi, altri e alti. La ludopatia (più chiaramente dovremmo parlare di gioco d azzardo patologico ) deve essere certamente dichiarata una malattia, ma si deve lavorare sulle cause che la generano. Perché non procede l annunciato disegno di legge, di poche righe, che va ad equiparare la pubblicità del gioco a quella delle sigarette e degli alcolici? Perché è impossibile, in Italia, parlare di tutela dei minori di fronte al mercato dei media (cinema e TV) e dei videogiochi, e si è definiti retrogradi censori? Quando i genitori verranno considerati non come portatori di interesse, ma come portavoce dei cittadini che oggi non votano, ma che domani si occuperanno di noi anziani? Anche l istruzione aiuterebbe, e molto: aprendo orizzonti, appunto, ma anche sfatando luoghi comuni e preconcetti, spesso basati, in questo campo, su errori, quale la correlazione fra possibilità di vincita e ritardo nell estrazione di un numero. Ragionamento matematicamente sbagliato, anche se l elenco dei numeri ritardatari è ufficialmente pubblicato da Lottomatica.
Se si conoscesse meglio la matematica sapremmo che è più probabile telefonare al cellulare privato di Gigi Buffon componendo numeri a caso (1 probabilità su dieci milioni) che vincere al Superenalotto (1 probabilità su 622.614.630)!. Sono dati del simpatico ed interessante progetto Fate il nostro gioco. Qualcuno dei nostri figli ha però capito qual è la grande trappola tesa dagli adulti: confinarli in un mondo che sia una grande sala giochi, così che restino dipendenti e consumatori, lasciando le mani libere ai grandi. Sei sicuro che dall'alto ti proteggano canta un gruppo rap e crossover italiano che mi segnala mio figlio di 14 anni - e intanto aspetti il colpo di scena, quell'occasione unica che ti sistema ogni problema. Credevo in una vita come al cinema, ma qui non è così: la vita non è un film. Grazie! Davide Guarneri Presidente nazionale AGE presidente@age.it