ASPETTI DELLA FASE PRE UMANA

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ASPETTI DELLA FASE PRE UMANA INDICE LA TETTONICA DEL PLIOCENE IL CLIMA DURANTE IL TERZIARIO L'ITALIA NEL PLIOCENE SINTESI DELL ERA TERZIARIA L AFRICA FRA IL TERZIARIO ED IL QUATERNARIO LA RIFT VALLEY L ORIGINE DEL BIPEDISMO IL BIPEDISMO SECONDO L ANTROPOLOGO YVES COPPENS I VANTAGGI DEL BIPEDISMO CAMBIAMENTI SCHELETRICI E FISIOLOGICI DEL BIPEDISMO L USO DELLE MANI PRESA DI FORZA E PRESA DI PRECISIONE LA FASE PRE UMANA GLI AUSTRALOPITECHI LA BIPEDIA FAVORÌ LO SVILUPPO CEREBRALE DEGLI AUSTRALOPITECHI FORSE IL BIPEDISMO COMINCIÒ PRIMA DEGLI AUSTRALOPITECHI? BIFORCAZIONE DELLA LINEA DEGLI AUSTRALOPITECHI L ECONOMIA DI RACCOLTA LA SODDISFAZIONE DEI BISOGNI PRIMARI I LIMITI DI TALE ECONOMIA 1 di 35

LA TETTONICA DEL PLIOCENE. Il Pliocene è l ultimo periodo dell era Terziaria; va dai 6,5 ai 2 milioni di anni fa circa, e approssimativamente rappresenta solo 1/16 di questa era. L'epoca fu marcata da una serie di importanti eventi tettonici che crearono il paesaggio che conosciamo oggi. Uno di questi eventi fu l'unione delle placche tettoniche del Nord e Sud America. Questa unione fu provocata da uno spostamento della placca caraibica, che si muoveva leggermente verso est e ha formato un ponte di terra attraverso l'istmo di Panama. 2 di 35

Durante il Pliocene le placche tettoniche di India e Asia entrarono in collisione, lo scontro formò la catena dell'himalaya. Nel Nord America si sollevarono: le Cascades Mountains (nel nord della California), le Montagne Rocciose, gli Appalachi, gli altopiani del Colorado, le montagne dell'alaska e il grande bacino del Nevada e dell Utah. Verso la fine del Pliocene si elevò la Sierra Nevada; mentre in Europa, molte catene montuose s'innalzarono, tra cui le Alpi. TORNA IL CLIMA DURANTE IL TERZIARIO. Gli inizi del Paleocene (65 milioni di anni fa) furono caratterizzati da numerose oscillazioni di temperatura, a cui seguì, per alcuni milioni di anni, un clima particolarmente mite. Diverse specie di piante e animali, che esistono ancora oggi, si erano adattati in ambienti che si trovavano a diverse centinaia di chilometri più a nord rispetto ad oggi. C'era meno ghiaccio, per cui il livello del mare era circa 30 metri superiore a quella di oggi; mentre le temperature erano più alte di almeno 2-3 C. A Partire dall'eocene (50 milioni di anni fa) il clima globale cominciò a diventare più fresco e più arido ed iniziò una tendenza al raffreddamento generale. La formazione dell'istmo di Panama ebbe conseguenze nella temperatura globale, dato che le correnti calde equatoriali furono interrotte ed iniziò così il raffreddamento dell'atlantico, dell'artico e dell'antartide. Durante il Pliocene 6 milioni di anni fa circa), le grandi calotte polari iniziarono a svilupparsi e l'antartide divenne il continente ghiacciato che è oggi. L'abbassamento del livello del mare portò alla formazione del ponte di terra della Beringia, che permise il collegamento tra l'alaska e l'estremità orientale dell'asia. Questo graduale raffreddamento accompagnò tutto il resto del Pliocene e continuò fino alle ere glaciali del Pleistocene. Non è chiaro che cosa abbia provocato questo raffreddamento del clima durante il Pliocene, si pensa: alle variazioni nella quantità di calore trasportato dagli oceani; alle più elevate concentrazioni di gas serra nell'atmosfera; all innalzamento della catena dell'himalaya. Il raffreddamento fu 3 di 35

accompagnato da un aumento dell'aridità, che portò ad una serie di notevoli cambiamenti nell'ambiente. Il Mar Mediterraneo si prosciugò quasi completamente ed il suo posto fu preso da pianure e praterie per milioni di anni. Altri cambiamenti ambientali furono: la sostituzione di molti boschi con praterie; la diffusione di animali da pascolo. Fu proprio in questo periodo che alcune scimmie scesero dagli alberi e iniziarono ad adattarsi nella savana africana. FLORA Il clima più freddo e più secco, con stagioni simili alle nostre, ebbe un notevole impatto sulla vegetazione del Pliocene riducendo le ampie foreste tropicali a livello globale. Si espansero i boschi di caducifoglie, di conifere e la tundra, più adatte alle basse temperature e a minor precipitazioni. Le grandi foreste tropicali si limitarono ad una stretta fascia attorno all'equatore, mentre nella zona tropicale dell'africa e dell'asia fecero la loro comparsa i deserti. L'abbassamento della temperatura ebbe anche una influenza anche sulla vegetazione europea dove scomparvero le palme. FAUNA Nel Pliocene si svilupparono una buona percentuale delle famiglie di mammiferi odierne. Comparvero tra l'altro gli ippopotami, i proboscidati (i primi elefanti del genere Stegodon, discendenti dei mastodonti), gli sdentati (gliptodonti e Megatherium), gli ungulati (i primi veri cavalli del genere Pliohippus, i camelidi ed i bovidi), le scimmie antropomorfe (Australopithecus) e gli ominidi (Homo habilis). Il collegamento tra il Nord e il Sud America ebbe un impatto significativo sulla flora e la fauna: 4 di 35

1. La creazione del ponte di terra consentì alle diverse specie di animali di migrare da un continente all'altro. Così per esempio armadilli, bradipi, opossum, istrici andarono dal Sud verso il Nord America; in senso contrario si spostarono: cani, gatti, orsi e cavalli. 2. L'unione delle due placche tettoniche innescò cambiamenti anche nell'ambiente marino, dove per miliardi di anni, flora e fauna avevano interagito fra loro. La separazione di questo grande oceano in due parti (Atlantico e Pacifico), ebbe un impatto non indifferente nell evoluzione delle diverse specie che vi vivevano. In Eurasia i roditori continuarono la loro espansione mentre i primati andarono declinando. L'elefante e lo stegodonte (immagine a sinistra) si svilupparono in Asia e le procavie migrarono dall'africa verso le regioni settentrionali. Fecero la loro comparsa la iena e la tigre dai denti a sciabola che si unirono ad altri predatori quali canidi, orsi e mustelidi. In Africa erano dominanti gli ungulati e i 5 di 35

primati. Le antilopi e i bovini continuarono a proliferare, mentre facevano la loro comparsa le giraffe, i cammelli, i cavalli e i moderni rinoceronti. Orsi, canidi e mustelidi si unirono come predatori ai preesistenti felini e alle iene, relegando quest'ultime al ruolo di animali spazzini. In Australia i marsupiali rimasero come mammiferi dominanti, con specie erbivore come il wombat, il canguro e il grande diprotodonte (foto a sinistra), accanto a specie carnivore come topi marsupiali, marsupiali cornivori come la tigre della tasmania (foto a destra), ed il leone marsupiale (foto sotto). Fecero la loro comparsa l'ornitorinco e i primi roditori. TORNA 6 di 35

L'ITALIA NEL PLIOCENE Nel Pliocene l'italia aveva un'estensione territoriale ben differente da quella attuale. Le linee di costa erano nettamente differenti come si può vedere nella ricostruzione a lato. Al nord era ancora del tutto assente la Pianura Padana. Questa deve la sua formazione principalmente a due fattori: Il primo dovuto alla deposizione dei detriti portati a valle dal fiume Po e dai suoi affluenti nel corso dei milioni di anni successivi fino ad oggi. Ma questo fattore da solo, nonostante il lasso di tempo trascorso e la quantità di detriti depositati non sarebbe stato sufficiente. Il secondo fattore è infatti dovuto alla spinta tettonica che la placca africana esercita contro la placca europea. Questa spinta nel corso delle centinaia di migliaia di anni ha fatto sollevare la crosta terrestre dell'europa e in particolar modo dell'italia, di alcune decine di metri. Questi due fattori combinati insieme hanno fatto sì che al posto del caldo mare tropicale che occupava il Golfo Pliocenico Padano, abbiamo oggi una verdeggiante pianura. Anche il centro Italia, il sud e le isole si presentavano diversamente da come le conosciamo oggi. In Toscana ad esempio la linea di costa era spostata nell'entroterra di parecchi chilometri rispetto ad oggi, e l'arcipelago toscano era costituito da un maggior numero di isolotti e atolli. La temperatura dell'acqua marina era più elevata di quella attuale, e questo è in parte dimostrato anche dal fatto che la fauna che popolava quell'antico mare, è oggi presente con le stesse specie o specie strettamente affini, che vivono nella calde acque dell'oceano Indiano e dei mari tropicali. Squali, cetacei e una miriade di conchiglie dalle svariate forme e colori popolavano quelle acque, caratterizzandole con una biodiversità che oggi possiamo ritrovare allo stato fossile, custodito sotto le caratteristiche colline italiane. TORNA 7 di 35

SINTESI DELL ERA TERZIARIA TORNA 8 di 35

L AFRICA FRA IL TERZIARIO ED IL QUATERNARIO. In Africa, all inizio del Terziario, tra i 25 e i 15 milioni di anni di anni fa vissero le più antiche grandi scimmie. Ne esistevano numerose specie, diverse tra loro, e furono raggruppate collettivamente sotto il nome di Driopitecine. Vivevano nella fitta ed umida foresta tropicale e si nutrivano di frutti, germogli e foglie tenere. Sembra però che non fossero in grado di spostarsi tra gli alberi sospendendosi ai rami con le mani, ma che camminassero a quattro zampe al di sopra dei rami. Intorno a 18 milioni di anni fa circa, si verificò un evento geologico di notevole importanza: l Africa (che fino ad allora era stata separata dall Eurasia, da un mare più vasto del Mediterraneo, e alla quale già da tempo si avvicinava (in ragione di alcuni centimetri a secolo), spostandosi verso nord-est stabilì un contatto con l Eurasia. Miocene Medio 18 milioni di anni fa A partire da quell epoca, le grandi scimmie Driopitecine, considerate le dirette antenate delle attuali scimmie antropomorfe africane (scimpanzé e gorilla), prosperarono in tutto il mondo. Ma in seguito, 15 milioni di anni fa circa, si verificò un altro evento di 9 di 35

importanza planetaria: la temperatura subì un abbassamento, il clima si fece più freddo e le foreste tropicali cominciarono a ritirarsi e al loro posto si formarono grandi distese erbose: le savane. Questo scenario costituì un momento cruciale nella storia dell umanità (uno scenario che si ripeté più volte nel corso della fine del Terziario e del Quaternario). Fu proprio lo sviluppo delle savane che offrì ai Primati la possibilità di abbandonare la vita sugli alberi e di evolversi verso un tipo di andatura eretta sul suolo. Attorno ai 14 milioni di anni fa fecero la loro comparsa grandi scimmie di nuovo genere, discendenti dalle precedenti, e si diffusero su tutti i continenti. Le loro numerose specie furono raggruppate nella famiglia delle Ramapitecine, dal nome della specie ramapiteco. TORNA 10 di 35

LA RIFT VALLEY. Già a partire da 15 milioni di anni fa, la superficie dell Africa orientale era interrotta da un ampia fossa: la Rift Valley. La Great Rift Valley (o la valle della grande falla) è una frattura che si estende dal triangolo di Afar fino al canale di Mozambico. È una vallata compresa tra due scarpate parallele, dette appunto rift. La valle varia in larghezza dai 30 ai 100 km e in profondità da qualche centinaio a parecchie migliaia di metri. Questa valle è in effetti il risultato finale delle spinte tettoniche di separazione del Corno d Africa dal continente africano, che cominciarono più di 20 milioni di anni e che sono ancora in corso. La velocità di espansione della Rift Valley non è uniforme nei vari punti della sua lunghezza ma varia da zona a zona. Mediamente l espansione delle dorsali oceaniche è di 2 cm l anno, nel caso specifico l espansione varia da 1 cm a circa 15 cm l anno e non è costante nei vari tempi geologici. La formazione della Rift Valley causò un considerevole cambiamento climatico ed ambientale. Essa segnò la fine del fitto e uniforme manto di foreste che copriva quasi tutto il continente. L innalzarsi delle montagne creò una barriera che si oppose alla circolazione dell aria umida proveniente dal mare, il clima si fece più caldo e secco e l ambiente si inaridì. Intorno a 8-7 milioni di anni fa, nella parte orientale dell Africa, si sarebbe verificato un altro evento geologico che fu di fondamentale importanza per le Ramapitecine che vi abitavano: 11 di 35

una metà di esse continuò a vivere nell area occidentale, ben irrigata e ricoperta di foreste tropicali; l altra metà si trovò isolata nel grande Rift, con un tipo di paesaggio più simile alla savana. La popolazione occidentale avrebbe dato origine a specie viventi nella foresta tropicale, cioè a gorilla e scimpanzé; la seconda alla discendenza degli Ominidi, ad andatura eretta. È molto probabile quindi che l inizio della stirpe umana abbia visto la luce nel grande Rift. In prossimità della Rift Valley nacquero così due ambienti molto diversificati: ad est la primitiva foresta tropicale si trasformò in savana; ad ovest sopravvissero le foreste tropicali. Si crearono così due nicchie ecologiche diverse che richiesero differenti adattamenti per gli esseri viventi che li abitavano. Grazie alle sue condizioni climatiche questa valle riuscì a conservare fra i suoi sedimenti, provenienti dalla rapida erosione degli altopiani circostanti, numerose ossa di ominidi, antenati della moderna specie umana. TORNA 12 di 35

L ORIGINE DEL BIPEDISMO. L origine di questa modalità locomotoria cominciò circa 6 milioni di anni fa quando l Orrorin tugenensis (scoperto in Kenya nel 2001), iniziò a deambulare con una postura eretta, senza però smettere la locomozione arboricola. L'andatura bipede iniziò a crescere d'importanza in generi come Ardiphitecus e Australopithecus. Il bipedismo si affermò definitivamente con l Homo ergaster circa due milioni di anni fa, divenendo poi principale modalità locomotoria nelle specie del genere Homo. Il bipedismo si sviluppò ben prima che cominciasse la prodigiosa espansione del cervello e in un primo momento si affiancò senza sostituirsi alla locomozione arboricola. TORNA 13 di 35

IL BIPEDISMO SECONDO L ANTROPOLOGO YVES COPPENS. Secondo questo antropologo la conquista del bipedismo avrebbe avuto origine nelle regioni orientali dell Africa solo in seguito a forte inaridimento prodottosi con l innalzamento della Rift Valley. Ad est la siccità trasformò le foreste in savane. Le scimmie che vivevano in questa parte dell Africa abituate com erano al cibo abbondante delle foreste pluviali, si trovarono in un ambiente dove occorreva fare diverse miglia per la ricerca di cibo. Per fare questo, il bipedismo fu il modo più conveniente e veloce per spostarsi. Questi ominidi furono probabilmente i nostri antenati. Ad ovest, non si verificò alcun cambiamento climatico, la vegetazione rimase lussureggiante ed il cibo abbondante. Le diverse scimmie che vi abitavano trovavano tutto il necessario per la loro esistenza sopra gli alberi. La vita arboricola portò queste scimmie ad avere gli arti anteriori più lunghi degli arti posteriori, adatti ad arrampicarsi e a spostarsi da un ramo all'altro (tra gli alberi non era essenziale il bipedismo, era sufficiente la brachiazione); mentre per spostarsi a terra camminavano su quattro zampe appoggiando il pugno chiuso o le nocche delle dita. Queste scimmie furono gli antenati delle grandi scimmie. FILMATO. ALTRA TESI. Studi recenti, effettuati incrociando i dati della zoologia, della palinologia 1 associati ai resti fossili umani, asseriscono invece che il bipedismo si sarebbe sviluppato in un ambiente dove la foresta era ancora prevalente, mettendo in crisi la tradizionale tesi, proposta dall antropologo Yves Coppens, secondo cui non era possibile trovare ominidi ad ovest della Rift Valley. Questa nuova ipotesi si basa sulle recenti scoperte dei fossili di Abel e di Toumaï. Toumai è stato scoperto a più di 2.500 chilometri ad ovest della Rift Valley; Abel, soprannome dato al primo reperto fossile dell'ominide Australopithecus bahrelghazali, fu scoperto nel 1995 in Ciad. Anche se la stragrande maggioranza dei nostri antenati (oltre 3000) è stato trovato ad est della Rift per il momento solo due individui sono in contraddizione con la teoria. 14 di 35

1 Dal greco Παλύνειν spargere e λόγος discorso, è la scienza che studia i pollini, le spore e le cisti algali, attuali e fossili. È una scienza interdisciplinare che abbraccia la botanica, la geologia, la biologia, la criminologia e le scienze dell'alimentazione. TORNA I VANTAGGI DEL BIPEDISMO. Come si può notare le due tesi sono fortemente divergenti e dimostrano che non tutti i passaggi sono ancora ben chiari. La pochezza dei reperti e/o la scoperta di nuovi ritrovamenti spesso mettono in disaccordo non solo gli scienziati ma anche le teorie formulate. Basti pensare che agli inizi del 1900 gli studiosi erano convinti che la specie umana fosse nata in Europa. Tale convinzione ben si accordava con l idea, ancora assai diffusa, che la civiltà europea fosse la più evoluta. Era, in effetti, un affermazione che non si basava su alcun fondamento scientifico; ma che assecondava il sentimento di superiorità nutrito dagli europei rispetto al resto del mondo, avvalorata dal fatto che avevano ridotto allo stato di colonie la maggior parte del mondo: America, Asia, Africa. Ma tra la fine del XIX secolo e l inizio del XX resti ossei di Ominidi, molto antichi, furono rinvenuti prima a Giava, poi in Cina, ed infine in Africa (i più antichi). Ebbene per molto tempo i paleontologi di maggiore fama si rifiutarono di riconoscere che quelle ossa fossero appartenuti ai nostri antenati. Erano fermamente convinti che quei reperti appartenessero ad antiche scimmie. Il processo di adattamento al bipedismo, durato alcuni milioni di anni, comportò alcuni fondamentali vantaggi che avrebbero caratterizzato l'indirizzo evolutivo dell'uomo: L obbligo di alzarsi per vedere oltre l erba alta della savana così da controllare una maggiore porzione di territorio ed eventualmente sfuggire in tempo dai predatori visto l assenza di rifugi. Tale postura comportò notevoli cambiamenti fisiologici e scheletrici che garantirono agli ominidi una maggiore efficienza nella corsa e resistenza nella camminata. Lo sviluppo della visione tridimensionale, permise di valutare meglio le distanze e la distinzione dei colori. L utilizzo sempre più continuo delle mani rafforzò la presa di forza e di precisione. La riduzione della superficie corporea esposta alle forti insolazioni degli spazi aperti, consentendo di esporre una maggior porzione di pelle alla brezza. L acquisizione della postura eretta e della locomozione bipede rappresentarono requisiti necessari agli ominidi fossili per poter essere inclusi tra i nostri progenitori e distinguerli dalle scimmie. Lo sviluppo della stazione eretta e la specializzazione 15 di 35

delle mani che divennero organi di lavoro non furono casuali altrimenti queste caratteristiche non sarebbe stata selezionate. TORNA CAMBIAMENTI SCHELETRICI E FISIOLOGICI DEL BIPEDISMO. Nell'uomo si osserva in particolare il piede non prensile, l'arto inferiore allungato, il bacino ampio e corto, la scapola più esigua, l'arto superiore accorciato, la colonna vertebrale con curve cervicale, dorsale e lombare accentuate, il cranio in equilibrio sul rachide. La postura eretta provocò una forte modificazione del canale del parto che rese sempre più difficile la nascita di piccoli con un grande volume cerebrale. A questo inconveniente l evoluzione sopperì inducendo cure parentali molto protratte nel tempo, necessarie per permettere lo sviluppo dei piccoli che nascevano in stato di forte immaturità. Furono quindi selezionati individui che erano in grado di fornire attenzioni e cure parentali adeguate a far crescere la propria prole. Se oggi disponiamo di queste certezze lo dobbiamo allo studio e al lavoro di vari esperti che, con il loro paziente lavoro di analisi e di ricostruzione, hanno permesso di far parlare i frammenti di ossa, di mascelle, di crani, di denti, per tentare una ricostruzione non solo dell albero genealogico dell uomo, ma anche dell habitat in cui vivevano questi nostri antenati e dell aspetto fisico che potevano avere. TORNA 16 di 35

L USO DELLE MANI. Liberando gli arti superiori dalla funzione di appoggio, gli ominidi trasformarono le mani in utensili utilizzabili per numerosi scopi: inizialmente per raccogliere il cibo che la natura offriva spontaneamente, per trasportare i piccoli oppure oggetti, per utilizzare bastoni e/o sassi per scopi offensivi e difensivi; successivamente per cacciare, accendere il fuoco, costruire capanne e soprattutto fabbricare strumenti. Ma il solo uso della mano non sempre garantiva il sicuro procacciamento del cibo, per cui ci fu un momento in cui l'uomo avvertì forte il bisogno di possedere strumenti di lavoro in grado di supplire alla propria insufficiente attrezzatura fisiologica. L utilizzo di oggetti come ossa, sassi, bastoni, considerati come dei prolungamenti artificiali dei suoi organi naturali gli permisero di procurarsi più facilmente il cibo necessario alla sopravvivenza della specie. E come la possibilità di disporre della mano, grazie alla posizione eretta, diede all uomo la possibilità di lavorare, così, a sua volta, l utilizzazione sempre più attiva della mano fece di quest ultima un organo via via sempre più adatto al lavoro. La mano si sostituì in parte anche a funzioni specifiche dell apparato boccale, come l afferrare e il trattenere il cibo, nonché alle funzioni olfattive nel riconoscimento degli oggetti per mezzo del tatto. Utilizzando le mani questi ominidi cominciarono a lavorare, ad utilizzare cioè strumenti che gli permettevano di soddisfare, più facilmente, i suoi bisogni primari. L utilizzazione della mano come organo di lavoro fu il presupposto essenziale dello sviluppo economico umano. TORNA 17 di 35

PRESA DI FORZA E PRESA DI PRECISIONE. La mano dell'uomo si presenta come una estremità con 5 dita di diversa lunghezza (differentemente da quelle delle scimmie che, invece, le hanno tutte pressoché uguali) ed è dotata di due tipi di prese: quella di forza e quella di precisione. Questi tipi di presa sono caratteristici di tutti i Primati, ma, mentre in quelli arboricoli prevale la presa di forza, in quelli terricoli a stazione eretta (Ominidi) prevale quella di precisione. LA PRESA DI FORZA. Anatomicamente, l adattamento precipuo alla presa di forza è caratterizzato dal pollice corto, più o meno opponibile, e dalle altre dita che sono invece molto allungate e capaci della "doppia chiusura" (le falangette riescono a disporsi parallelamente ai metacarpi durante la chiusura del pugno). Questo tipo di presa è detto anche "presa di forza o a tenaglia", in quanto l azione muscolare è sempre sovrabbondante e può talvolta determinarsi semplicemente per effetto della trazione del braccio. LA PRESA DI PRECISIONE. Quando invece l oggetto afferrato è di piccole dimensioni e non richiede il massimo sforzo, si ha la "presa di precisione", nella quale è indispensabile l intervento cosciente del sistema nervoso nel dosare l azione muscolare e sono di massima importanza la sensibilità tattile e l attenzione esercitata anche attraverso l organo della vista. La presa di precisione sostituisce, come già detto, anche la funzione dell olfatto nel riconoscimento del cibo e degli oggetti. Infatti generalmente un quadrupede in presenza di un oggetto sconosciuto, lo annusa, mentre un primate lo tocca, lo gira da ogni parte e lo guarda. Ciò presuppone una alta sensibilità visiva e tattile che manca nei quadrupedi privi di veri polpastrelli e di visione binoculare. In queste condizioni la presa di precisione (per gli Orango e gli Scimpanzé) avviene non tanto per opposizione del pollice alle altre dita, quanto per appoggio di esso sulla falange dell indice, a causa della eccessiva lunghezza delle ultime quattro dita e della brevità del pollice. La presa di precisione si attua in modo perfetto quando il pollice è perfettamente opponibile a tutte le altre dita e riesce quindi a formare con ciascuno di essi una sorta di pinza. La presa di precisione raggiunge il massimo della raffinatezza sia per l alta sensibilità e mobilità della mano, sia per l elevato coordinamento dei movimenti che è proprio della nostra specie. TORNA 18 di 35

LA FASE PRE UMANA Questa fase interessa un arco di tempo che va dai 6 ai 2 milioni di anni fa, cioè l epoca del Pliocene. L evidenza dell evoluzione dell uomo da antenati preumani si basa prevalentemente sui reperti fossili, che sono purtroppo scarsi. Questo perché gli ominidi più antichi vissero in regioni tropicali o subtropicali che, per le loro caratteristiche climatiche, mal si prestano alla formazione e conservazione dei fossili. In questi ambienti la velocità di decomposizione degli organismi è molto elevata ed è quindi relativamente ridotta la probabilità che un sedimento ricopra un organismo prima che esso si decomponga totalmente. I pochi resti che sono stati ritrovati finora, non consentono di ricostruire tutte le tappe dell evoluzione biologica dai primi ominidi fino all Homo sapiens. Premesso ciò occorre precisare un altra cosa importante: è materia ancora controversa non solo la successione temporale dei vari ominidi, ma anche le relazioni esistenti fra i vari antenati fossili. Fra gli studiosi si registrano ancora punti di vista non sempre concordanti, lo dimostrano i vari e discordanti grafici che tentano di far chiarezza sull evoluzione dell uomo e che invece spesso fanno confondere il lettore. Una cosa comunque si deve sottolineare: anche se le condizioni ambientali mutavano continuamente e resero difficili e precarie le possibilità di sopravvivenza, grazie alle sue capacità di adattamento l uomo, al contrario di altre specie, riuscì a trovare le risposte ai problemi che gli si presentavano. Gli ominidi più rappresentativi di questa epoca furono gli Australopitechi e i Parantropi. TORNA 19 di 35

GLI AUSTRALOPITECHI. Australopithecus è un genere di ominidi estinti, composto dal australopitechi gracili, e in passato anche gli australopitechi robusti. Il nome del genere deriva dalla combinazione delle parole australis, che in latino significa " nativo dell'emisfero meridionale", e πίθηκος (pithekos), che in greco significa "scimmia": Australopithecus significa pertanto "scimmia australe", in riferimento al fatto che tutti i resti fossili di specie ascrivibili al genere finora rinvenuti sono stati trovati nell'emisfero australe, e per la precisione nel continente africano. Gli Australopitechi apparvero probabilmente per la prima volta all'incirca 4,2 milioni di anni fa, ebbero un certo successo evolutivo, divenendo assai diffusi in Africa, fino ad estinguersi completamente circa 2 milioni di anni fa. Questi esseri possedevano ancora diversi caratteri scimmieschi: Ridotto volume cerebrale, compreso tra 400 e 600 cm 3 circa; Prognatismo facciale; Cranio basso e fronte sfuggente; Massiccio cerchio sopraorbitale; Arcata dentaria a forma di U e molari molto sviluppati. Ciononostante, tutti questi caratteri scimmieschi sono sempre meno sviluppati che nelle scimmie. Gli Australopitechi sono, per altri aspetti, provvisti di caratteri umani: Il foro cranico occipitale era su un piano orizzontale, disposizione correlabile con la stazione eretta; Nella dentatura, come nell uomo, i canini non oltrepassavano in lunghezza gli altri denti, gli incisivi erano verticali e non inclinati; Il bacino era a forma di larga placca come nell uomo e non di lamina distesa come nelle scimmie; la forma di questo bacino dimostra che gli Australopiteci dovevano normalmente stare eretti sugli ari posteriori. 20 di 35

Gli Australopitechi avevano un aspetto nettamente scimmiesco con mascelle sporgenti erano agili e leggeri e avevano una statura compresa tra 1 e 1,5 m (erano più piccoli dei pigmei) ed un peso tra i 27 e i 67 Kg. Anche se normalmente vegetariani potevano nutrirsi occasionalmente di altri cibi. Anche se le mani e i piedi conservavano caratteristiche di chi si arrampica sugli alberi erano molto simili a quelle dell uomo moderno, come pure la dentatura. I loro denti indicavano che probabilmente mangiavano anche della carne. possedevano una cultura con utensili di osso, corno e avorio. Molto probabilmente dovevano esercitare qualche forma di caccia servendosi di qualche arma o utensile. Le prove di una loro cultura fondata su utensili sono comunque dubbie, malgrado il professor Dart asserisce che TORNA. 21 di 35

LA BIPEDIA FAVORÌ LO SVILUPPO CEREBRALE DEGLI AUSTRALOPITECHI. Anche se gli Australopitechi erano bipedi ed avevano stazione eretta, la loro andatura era ancora diversa dalla nostra, tant è che erano in grado di salire velocemente sugli alberi e di muoversi tra i rami. Quando 10 milioni di anni fa, verso la fine del Miocene e per tutto il Pliocene, la zona delle foreste si ridusse a vantaggio della savana e delle praterie erbose, i brachiatori o camminatori sulle nocche, come gli scimpanzé e i gorilla, si trovarono in un ambiente a loro sfavorevole e si spostarono infatti nelle aree di foresta pluviale. Gli Australopitechi, si trovarono isolati nella regione del grande Rift e dell Africa orientale e furono costretti ad adattarsi alla vita della savana. L'andatura eretta consentì agli australopitechi di ergersi al di sopra dell'erba alta ed osservare agevolmente i dintorni, individuando fonti di cibo o di pericolo. La stazione eretta quindi liberò le mani con le quali questi ominidi riuscivano abilmente ad afferrare oggetti e a raccogliere, fra gli alti cespugli, i piccoli frutti di cui si nutrivano. Le mani e le braccia difficilmente avrebbero potuto perfezionarsi in maniera tale da poter costruire armi o scagliare con precisione pietre e lance fino a quando fossero state utilizzate in maniera abituale per la locomozione e per sostenere il peso del corpo. La documentazione fossile ci insegna che gli Ominidi diventarono bipedi molto tempo prima di essere dotati di un cervello di dimensione superiore, fu quindi la bipedia a favorire lo sviluppo cerebrale e non l opposto. La possibilità di manipolare oggetti, il potere fare qualcosa con gli arti superiori, mentre quelli inferiori compiono un diverso movimento sono tutti elementi che favorirono lo sviluppo cerebrale. Certamente fu un processo estremamente lento, infatti c è un intervallo di milioni di anni tra la comparsa della bipedia e i primi utensili. TORNA 22 di 35

FORSE IL BIPEDISMO COMINCIÒ PRIMA DEGLI AUSTRALOPITECHI? Alcuni studiosi hanno però osservato che per gli ominidi primitivi sarebbe stato molto difficile, se non impossibile, sostenere un cambiamento così veloce nel tempo (in termini evolutivi) sia a livello morfologico (acquisizione di un'andatura bipede, con annessi cambiamenti a livello osteomuscolare) che a livello comportamentale (migrazione dalla foresta pluviale alla savana semiarida). Si pensa perciò che l'andatura bipede fosse già in fase di acquisizione 6 milioni di anni fa quando la savana lambì le aree dove vivevano i progenitori degli australopitechi. L origine di questa modalità locomotoria è stata assegnata all Orrorin tugenensis (scoperto in Kenya nel 2001), che iniziò a deambulare con una postura eretta, senza però smettere la locomozione arboricola. Nei primi australopitechi la forte muscolatura delle gambe era un adattamento al movimento orizzontale sui rami della volta arborea (attività che non richiede certo un'intelligenza sopraffina), e che in un secondo momento essa sia tornata assai utile per muoversi al suolo nelle sterminate pianure africane. Una certezza che comunque gli ominidi avessero già 3/3,5 milioni di anni fa una camminata perfettamente eretta ci viene dalle orme trovate a Laetoli (Kenya) scoperte nel 1976 da Mary Leakey. Queste furono lasciate da due diversi individui, di taglia diversa: le orme più grandi sono lunghe 21,5 cm; mentre le altre 18,5 cm. Si presume che un vulcano eruttando cenere abbia formato uno strato di 1,5 cm. Dopo una breve pioggia la cenere diventò consistente e plastica, un po come il cemento da poco mescolato ad acqua. I due ominidi lasciarono le impronte del loro passaggio. Una successiva nuvola di cenere ricoprì le orme, ormai indurite. TORNA. 23 di 35

BIFORCAZIONE DELLA LINEA DEGLI AUSTRALOPITECHI Gli Australopitechi comprendono diverse specie di cui non sono ancora ben chiare le parentele. Appartengono in modo indiscutibile agli Ominidi e non alle scimmie. In base ai reperti trovati, gli studiosi li hanno divisi in due gruppi: AUSTRALOPITECHI AUSTRALOPITECHI ARCAICI DEL PLIOCENE (4 3 milioni di anni fa) AUSTRALOPITECHI DEL TARDO PLIOCENE (3 2 milioni di anni fa) A. BAHRELGHAZALI A. ANAMENSIS A. PLATYOPS A. AFARENSIS GRACILI ROBUSTI A. AFRICANUS A. GARHI A. AETHIOPICUS P. ROBUSTUS P. BOISEI Circa 3 milioni di anni fa subito dopo l A. afarensis si assistette all origine di due rami differenti di ominidi di savana: quello Robusto (che rappresenterà la specie dei Parantropi) e quello Gracile (rappresentato dall A. africanus). In base alle prove fossili l A. robustus si estinse senza lasciare discendenti per cui può essere considerato come un pro-pro-prozio dell Homo; l A. africanus invece continuò a trasformarsi nel tempo, fino a diventare Homo, quindi è da considerare come il nostro antichissimo nonno. 24 di 35

Caratteristiche dell Australopithecus africanus e robustus in base alle prove fossili. AFRICANUS ROBUSTUS Più piccolo Più grande Cranio meno primitivo Cranio più primitivo Usa utensili Vive in territori aperti Non ha denti da vegetariano Probabilmente è in grado di uccidere e mangiare selvaggina di piccola taglia Cambia con il tempo, diventando più grande Probabilmente si è evoluto nell uomo moderno Non usa utensili Vive presso zone di fitta vegetazione Ha denti da vegetariano Probabilmente vegetariano Rimane invariato Probabilmente estinto Mappa del continente africano: i punti rossi rappresentano i luoghi di ritrovamento delle varie specie di Australopithecus, mentre la probabile area di diffusione del genere è colorata in grigio scuro TORNA 25 di 35

L ECONOMIA DI RACCOLTA. In questo primissimo stadio del suo sviluppo, nel passaggio dallo stadio animale a quello superiore, ed ancora per un lungo periodo di tempo successivo, l uomo viveva soprattutto di tutto ciò che la terra produceva spontaneamente. L uomo era un pacifico raccoglitore. L atto iniziale di produzione del preistorico, si manifestava come semplice lavoro di raccolta e di utilizzazione di questi prodotti spontanei, per soddisfare i suoi bisogni primari. L'attività di raccolta procurava soprattutto cibo vegetale (frutta, radici, tuberi, noci, bacche, erbe, semi, germogli, foglie, funghi); ma costituivano oggetto di raccolta anche: larve, miele, uova, molluschi, crostacei, insetti e piccoli animali (lucertole, lumache, uccelli ancora incapaci di volare), che fornivano un contributo essenziale alle necessità proteiche della dieta. La tecnologia impiegata nella raccolta era delle più semplici: le mani, oppure bastoni da scavo, costituiti da pezzi di legno appuntiti (non dissimili dagli attrezzi a volte usati dai Primati non umani per lo stesso scopo). Questo tipo di economia presentava quattro caratteristiche: 1. Era di tipo naturale, l uomo raccoglieva ciò che spontaneamente la natura offre. 2. Era di tipo individuale, ognuno pensava a sé stesso, e mancava ancora la collaborazione di gruppo. 3. Era di tipo parassitario, perché l uomo non produceva ancora beni. 4. Era di tipo comunitario, tutti gli strumenti che si possedevano appartenevano al gruppo, tranne quelli che servivano come armi di difesa contro le bestie feroci. 26 di 35

UTILIZZAZIONE DI STRUMENTI. I primi importanti progressi nel campo tecnico e, quindi, nel campo economico avvennero con l utilizzo degli strumenti, All inizio si utilizzarono pietre, bastoni ed anche ossa, così come venivano trovati. Impropriamente questi oggetti vengono definiti strumenti. In effetti affinché un oggetto possa essere definito strumento, deve subire delle trasformazioni per essere adattato ed adibito all uso. Ciò implica uno stato mentale ed una capacità manuale, una premeditazione, un collegamento cerebrale cosciente fra causa ed effetto, nonché una determinata abilità tecnica. Chiaramente in questa fase siamo ancora lontani dalla fabbricazione di strumenti di lavoro e di difesa. Dovettero passare centinaia di migliaia di anni prima che questi ominidi arrivassero a dare consapevolmente forma agli strumenti semplicemente raccolti, in modo da renderli più adatti al lavoro, più idonei di quanto essi non fossero nella forma in cui erano stati rinvenuti. Tra lo stadio dell utilizzazione di pietre e bastoni, afferrati così come si trovavano, e quello della loro lavorazione, ci fu sicuramente un lungo periodo in 27 di 35

cui questi ominidi cominciarono a selezionare con criteri particolari le pietre, i bastoni e le ossa che si provavano a portata di mano. INIZIO DELLA CACCIA. In questo periodo, per cibarsi, cominciarono a concretizzarsi forme primitive di pesca e di caccia di piccoli mammiferi inoffensivi, nonché l utilizzo di carogne di animali, vittime di predatori. Per seguire le prede e i frutti questi gruppi umani furono costretti, sia per l'alternarsi delle stagioni e sia per le variazioni climatiche causate dalle glaciazioni, ad un continuo nomadismo o ad una sedentarizzazione periodica. Anche se non erano provvisti di armi, questi ominidi avevano comunque delle strategie di difesa. Anzitutto, essi probabilmente si spostavano in bande numerose per cui i predatori esitavano ad attaccare un intero gruppo. Inoltre si muovevano in cerca di nutrimento sicuramente nel corso della giornata, come i babbuini e gli scimpanzé, ciò che diminuiva il rischio di brutti incontri. Se attaccati dai predatori, si drizzavano, gesticolavano, urlavano e lanciavano in direzione dell animale qualunque oggetto contundente capitasse loro per le mani e molto spesso questa tattica funzionava. Infine non bisogna dimenticare che gli Australopitechi possedevano ancora dettagli anatomici (alluci allungati, mobilità del ginocchio, lunghezza del braccio) che potevano consentirgli di arrampicarsi facilmente sugli alberi. Non è quindi impossibile che cercassero rifugio sugli alberi, e specialmente durante la notte, come fanno gli scimpanzé. TORNA 28 di 35

LA SODDISFAZIONE DEI BISOGNI PRIMARI. Consci di questa loro inferiorità questi ominidi si sentivano intimamente legati alla terra e alla natura al punto tale da considerare loro stessi come dei totem, cioè come se fossero alberi o animali. In questo stadio, gli ominidi erano in grado di soddisfare, sia pure con diverse difficoltà, solamente i bisogni primari, cioè: la fame, la sete, il sonno, il caldo, il freddo, il rapporto sessuale, che sono alla base della vita quotidiana. A differenza dei bisogni secondari (quali: ammirare un bel panorama, odorare un profumo, accarezzare un animale, ballare ), di cui si può fare a meno, i bisogni primari devono necessariamente essere soddisfatti per sopravvivere e obbediscono a quattro postulati: La soddisfazione dei bisogni primari precede quella dei bisogni secondari. I bisogni primari sono insostituibili. Occorre poco tempo per soddisfare i bisogni primari, al contrario dei bisogni secondari (il nostro stomaco si satura più velocemente rispetto al nostro spirito). Più i bisogni primari vengono soddisfatti, più decresce l intensità del loro bisogno. Il bisogno cessa di essere motivante una volta soddisfatto. TORNA 29 di 35

I LIMITI DI TALE ECONOMIA. In questo primo stadio tutta l attività economica naturale, individuale e parassitaria, dei primi ominidi si riduceva al suo mantenimento o, al massimo, del proprio nucleo familiare ristretto. È evidente che tale economia presentava notevoli limiti. PRIMO LIMITE: LA PRECARIETÀ. Il limite più evidente di questo tipo di economia è rappresentato dal fatto che essa dipendeva dalle risorse offerte spontaneamente dalla natura. Ciò rendeva le condizioni di vita dell uomo estremamente precarie. SECONDO LIMITE: LA SOTTOALIMENTAZIONE. Gli uomini, che vissero in questo periodo, erano per lo più sottoalimentati ed il nutrimento, oltre che insufficiente per quantità, era, da un punto di vista dietetico, pessimo. TERZO LIMITE: LA FORZA-LAVORO ERA MINIMA. In questo primo stadio la forza-lavoro che questi uomini riuscivano a sviluppare era veramente minima. Si deve anche tener presente che diversi erano i fattori limitanti: La cattiva alimentazione; l impossibilità di poter lavorare di seguito per un periodo prolungato di tempo; le condizioni climatiche non sempre favorevoli. Si è calcolato che l energia complessiva degli uomini viventi in Europa, in questo periodo, non superò mai forse, l energia di un quadrimotore da bombardamento. QUARTO LIMITE: NESSUN SURPLUS DI PRODOTTI. La produzione media di cibo generalmente era insufficiente a coprire i bisogni medi di consumo per cui la conservazione di scorte alimentari era sconosciuta. I rari periodi di abbondanza e di prosperità portavano a uno sperpero considerevole di cibo. Questo tipo di comportamento era la conseguenza di millenni di insicurezza e di carestia endemica che spingeva gli ominidi a saziarsi al massimo ogni volta che se ne presentava l'occasione senza pensare minimamente di mettere da parte scorte di cibo, per i periodi di carestia. Non esisteva la cultura dell'elaborazione di una tecnica per la conservazione dei viveri, si viveva alla giornata. 30 di 35

QUINTO LIMITE: NESSUNA DIVISIONE ECONOMICA DEL LAVORO. In questa epoca primitiva non ci fu alcuna divisione economica del lavoro, neppure fra i sessi (naturalmente anche allora erano le donne che si prendevano cura dei bambini). La mancanza di una riserva permanente di viveri, non permetteva ancora di sviluppare attitudini particolari. SESTO LIMITE: NESSUN RIUTILIZZO DEGLI STRUMENTI. Purtroppo, in questo primo stadio, gli ominidi non avevano ancora sviluppato il senso della conservazione, per cui alla fine della giornata gli strumenti che avevano adoperato per difendersi, per cacciare o per procurarsi il cibo venivano abbandonati. Ogni giorno questi ominidi dovevano cercare gli strumenti adatti con cui procurarsi il cibo. loro stessa vita e/o l'abbondanza del cibo. SETTIMO LIMITE: SPOSTAMENTI CONTINUI. In una situazione del genere questi ominidi erano costretti a spostarsi con una certa frequenza quando non trovavano più di che sfamarsi nel territorio che avevano occupato. L' ambiente, in quel periodo, era fortemente ostile all uomo; da esso dipendeva la sua stessa sopravvivenza. Era sufficiente un brusco cambiamento climatico per compromettere la TORNA 31 di 35