3. Tutte le fibre di amianto sono ugualmente pericolose?



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La pericolosità è funzione di: diametro lunghezza natura dose (concentrazione e tempo di esposizione)

Transcript:

1. Cosa sono gli amianti? Amianto o asbesto è un termine generico che indica un insieme di minerali fibrosi (silicati) appartenenti a due classi mineralogiche distinte, quella dei serpentini e quella degli anfiboli, che presentano alcune differenze nella composizione chimica e nella forma cristallina. La legge italiana (Legge 257/1992) che ha bandito l estrazione, l importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto definisce amianti sei minerali utilizzati industrialmente (crisotilo, crocidolite, amosite, tremolite, attinolite e antofillite). 2. Che cosa rende pericolosi gli amianti? L amianto diventa pericoloso quando le fibre di cui è costituito si frammentano per cause naturale o per l azione dell uomo, e si liberano nell aria. Le fibre più sottili e leggere che possono restare sospese nell aria anche per molte ore e giorni a seconda delle condizioni atmosferiche, se respirate per un periodo di tempo significativo, possono raggiungere i polmoni dove, in particolari condizioni metaboliche del soggetto interessato possono dar luogo ad alcune patologie importanti e specifiche riconducibili al mesotelioma pleurico e al cancro. Il mesotelioma sembrerebbe correlato più al tipo di fibra che all'entità dell'esposizione e sarebbe determinato soprattutto dagli anfiboli. Esposizioni anche di modesta entità ma significative agli anfiboli comporterebbero un rischio apprezzabile, perché tali fibre (la crocidolite in particolare) rigide, fragili, rettilinee, possono più agevolmente migrare dai polmoni verso la pleura. Al contrario, le fibre lunghe, flessibili e curve del crisotilo non migrerebbero in quantità sufficiente a provocare la risposta neoplastica. 3. Tutte le fibre di amianto sono ugualmente pericolose? Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che la pericolosità del crisotilo (amianto da serpentino) è inferiore a quella degli altri amianti (anfiboli), in particolare a quella della crocidolite e della amosite. Si pensa che questo sia dovuto in parte alla diversa composizione chimico mineralogica ed in parte alla minore permanenza nell organismo umano (biopersistenza) del crisotilo. Numerosi paesi continuano ad estrarre, lavorare e commerciare crisotilo (es Canada) e vi sono pressioni in USA per riconsiderarne l utilizzo. Tuttavia c è consenso della comunità scientifica nel considerare tutte le forme di amianto cancerogene ed usare nei confronti di esposizioni al crisotilo le medesime precauzioni previste per gli altri amianti. 4. Quali possono essere le conseguenze dell esposizione all amianto? L'amianto rappresenta un rischio per la salute quando le fibre di cui è costituito restano sospese nell aria e per questa ragione possono essere presenti in ambienti di lavoro e di vita. Il rilascio di fibre nell'ambiente può avvenire in occasione di una frantumazione di minerali contenenti amianti o naturalmente come nel caso terreni contenenti fibre libere o di materiali friabili, usurati o sottoposti a vibrazioni, correnti d'aria, urti. L'esposizione significativa alle fibre di amianto è associata a malattie dell'apparato respiratorio (asbestosi, carcinoma polmonare) e delle membrane sierose che rivestono gli organi interni del torace e dell addome, principalmente la pleura (mesoteliomi). Queste malattie possono insorgere dopo molti anni dall'esposizione: da 10-15 per l'asbestosi ad anche 20-40 per il carcinoma polmonare ed il mesotelioma. Per l asbestosi ed il mesotelioma non si conoscono altre cause oltre all esposizione ad amianto o ad altre fibre minerali. Per quanto riguarda la Valle di Susa, a livello epidemiologico dal 2002 al 2005 il Servizio di Epidemiologia di Arpa Piemonte ha effettuato ripetute valutazioni dello stato di salute della popolazione della Bassa ed Alta Val di Susa, fornite alla Comunità Montana che ne aveva fatto

richiesta. In relazione ai possibili effetti sullo stato di salute della popolazione riconducibili alla presenza di amianto e materiali radioattivi nell area, lo studio non ha rilevato situazioni di rischio significativo evidenziabili da un eccesso di mortalità per mesotelioma pleurico o tumori emolinfopoietici rispetto alla media regionale nel periodo 1992 2001. 5. In che quantità l amianto può essere pericoloso per gli esseri umani? L amianto è naturalmente presente nell ambiente in cui viviamo in basse concentrazioni di circa 0,01 0,1 fibre per litro d aria (http://www.atsdr.cdc.gov/asbestos/asbestos_whatis.html). Nei centri urbani sono sempre presenti a basso livello fibre di amianto e, secondo la legislazione vigente in Italia, un locale bonificato (da cui l amianto è stato rimosso) deve contenere meno di due fibre per litro di aria (D.M. 6/9/1994) valutato al microscopio elettronico. L ente di controllo statunitense (OSHA - Cancer & Lung Disease Hazard [29 CFR 1910.1001]) ha fissato nel valore di 100 fibre per litro d aria la soglia a cui i lavoratori possono essere esposti. L Unione Europea ha adottato lo stesso limite per le esposizioni dei lavoratori, e questo valore è stato recepito anche in Italia. Per gli ambienti esterni, non lavorativi, la normativa italiana non prevede un limite esplicito. 6. Come si misura la quantità di fibre nell aria? Per la valutazione delle fibre disperse in aria di amianto, un determinato volume d aria è aspirato con una apposita pompa volumetrica munita di un filtro in grado di trattenere il particolato. Il numero di fibre raccolte sul filtro viene conteggiato con il microscopio ottico (MOCF, microscopio ottico a contrasto di fase) o con il microscopio elettronico (SEM-EDS, microscopio elettronico a scansione dotato di sonda per l analisi elementare). Con quest ultimo è possibile distinguere, in maniera certa ed inconfutabile, le fibre d amianto dalle altre eventualmente aspirate dalla pompa ( nell ambiente si trovano infatti numerose fibre dei più svariati materiali, assai diverse dagli amianti). Vi sono delle precise regole geometriche per definire quali fibre debbano essere conteggiate in base al loro diametro e alla loro lunghezza.. Il DL 277/91 stabilisce infatti che vengano conteggiate tutte le fibre che hanno lunghezza superiore a 5 millesimi di millimetro (5 µm), diametro inferiore a 3 millesimi di millimetro (3 µm) e con un rapporto lunghezza diametro superiore o uguale a 3:1, in quanto ritenute più pericolose di quelle con lunghezza inferiore (che vengono allontanate più facilmente dai polmoni) o diametro superiore (che non arrivano agli alveoli polmonari). 7. Come si può essere esposti all amianto? Tutti siamo costantemente esposti a basse concentrazioni di fibre d amianto. In un litro d aria ci sono generalmente tra le 0,01 e le 0,1 fibre. Questi valori sono, in media, più alti nelle aree urbane o industriali. Nel nostro paese, storicamente, la maggior parte delle esposizioni all amianto sono state di carattere occupazionale (lavoratori dell amianto esposti) e para-occupazionale (parenti dei lavoratori). Altre esposizioni possono aver luogo ancora oggi a causa della presenza di siti in cui l amianto è stato estratto, lavorato o messo in opera. Tali esposizioni sono dette ambientali-antropiche. L esposizione all amianto proveniente da fonti naturali (esposizione ambientale-naturale) riguarda quelle zone del territorio in cui le fibre sono presenti nelle rocce e nei suoli sciolti. Non esistono prove che questo tipo di esposizione in ambiente non confinato rappresenti un rischio concreto per la salute di coloro che vengono a contatto con queste fibre sia in maniera episodica che continuativa.

8. L esposizione ad una singola fibra di amianto può essere pericolosa? Questa espressione, a fronte del fatto che l amianto è naturalmente presente nell ambiente in cui viviamo in basse concentrazioni (tra 0,1 e 1 fibra litro) non ha chiaramente senso, considerando che un essere umano adulto respira tra i 10000 e le 20000 litri di aria al giorno. Essa si origina dal fatto che esaminando la relazione tra entità dell esposizione e numero di tumori osservati - studiate in dettaglio nei casi di esposizioni massicce - non si identifica una soglia cioè un limite al di sotto del quale un eccesso di tumori non è più osservabile. La relazione quantitativa tra dose e risposta, ricavata da osservazioni su gruppi fortemente esposti, viene allora applicata anche alle basse esposizioni. In questo modo, per definizione, il rischio non è mai considerato nullo, finché l esposizione non è pari a zero. La probabilità di contrarre un tumore dovuto all amianto dipende comunque in modo diretto dall intensità e dalla durata dell esposizione, oltre che dal periodo trascorso dal suo inizio, poiché le fibre possono conservarsi nei polmoni per decine di anni. Il rischio che si attribuisce, in base alle previsioni della relazione dose-risposta, alle basse concentrazioni sopra riportate non è valutabile, proprio perché troppo esiguo, con gli attuali metodi di studio epidemiologico. 9. L amianto è pericoloso se toccato? L amianto non può essere assorbito dall organismo attraverso la pelle. Toccare una roccia che contiene amianto non è dannoso per la pelle. Per i lavoratori esposti al contatto con grandi quantità di fibre, si può verificare una leggera irritazione caratterizzata da sensazione di punzecchiamento e prurito, dovuta alla forma fibrosa dell amianto, tipica, per altro, di molte fibre anche non dannose alla salute, come ad es. le fibre di vetro. 10. Quali zone del territorio piemontese possono contenere amianto? In Piemonte le rocce che possono contenere amianto affiorano nella parte marginale del Massiccio Ultrabasico di Lanzo e nella Zona Piemontese dei Calcescisti con Pietre Verdi (vedi carta): a) Il MASSICCIO DI LANZO, che si estende al margine della Pianura Padana dalla bassa Val di Susa alla Val di Viù, è costituito da peridotiti parzialmente trasformate in serpentiniti. Solo le serpentiniti possono contenere amianto. b) La ZONA PIEMONTESE è diffusa, come indica il nome, in tutto il Piemonte (e nella Valle d Aosta, di cui era un tempo parte integrante) ove costituisce una fascia di ampiezza variabile da pochi chilometri a 20-25 km, estesa in tutto l arco alpino occidentale. Essa è costituita da: Pietre Verdi (principalmente prasiniti e serpentiniti): derivano dalla trasformazione metamorfica di basalti e peridotiti costituenti il fondo di un oceano mesozoico, la Tetide. Le Pietre Verdi costituiscono corpi di dimensioni da qualche chilometro a poche centinaia di metri concentrate nella parte più orientale della Zona Piemontese. Calcescisti: derivano dalla trasformazione metamorfica dei sedimenti che si sono depositati sul fondo della Tetide, e sono caratterizzati dalla presenza e talora abbondanza di carbonato. Amianto si può trovare sia nelle Pietre Verdi che al contatto tra queste ed i Calcescisti. 11. In quali rocce può essere contenuto l amianto? Nelle Alpi Occidentali, l amianto può essere contenuto principalmente in due tipi di rocce, appartenenti alla Zona Piemontese dei Calcescisti con Pietre Verdi (Vedi Carta Geologica): 1- le serpentiniti 2- le prasiniti 1) le SERPENTINITI sono rocce di colore verde più o meno scuro, costituite essenzialmente da minerali del gruppo del serpentino (antigorite, lizardite e crisotilo) e da

magnetite. In queste rocce, oltre al crisotilo, può localmente essere presente anche la varietà fibrosa di tremolite. Le serpentiniti derivano dal metamorfismo delle peridotiti, rocce costituite prevalentemente da olivina, delle quali nel Massiccio di Lanzo (Vedi Carta) sono conservati estesi relitti. 2) le PRASINITI sono rocce di colore verde scuro, costituite da tre minerali verdi (attinoto, epidoto e clorite) e da un minerale incolore (albite). In certe prasiniti l attinoto (o actinoto) può crescere in vena e sviluppare un abito fibroso (attinolite). Le prasiniti derivano dalla trasformazione metamorfica di originarie lave basaltiche. Schema tettonico semplificato delle arco alpino occidentale. In verde chiaro e scuro è mostrata la Zona piemontese dei calcescisti (verde chiaro) in cui sono presenti meta-ofioliti (verde scuro). [AR=Argentera, MB=Mont Blanc-Aiguilles-Rouges, SB=Grand St. Bernard Zone, MR=Monte Rosa, GP=Gran Paradiso, DM=Dora-Maira, V=Valosio, DB=Dent Blanche nappe, ME=Monte Emilius, SZ=Sesia Zone, SA=Southern Alps, EU: Embrunais-Ubaye, CL=Canavese line; SVL=Sestri-Voltaggio line]. Relativamente alla sinistra orografica della Bassa Valle Susa si possono rinvenire locali concentrazioni di minerali di amianto (alcune note storicamente, come la cava di Caprie), con tenori variabili nell Unità del Massiccio ultrabasico di Lanzo ed in misura minore anche nella Zona Piemontese (Unità dei Calcescisti con Pietre Verdi). Di conseguenza assume maggior importanza sotto questo profilo il tratto di galleria compreso tra il rilievo del Musiné e la zona di Borgone-San Didero. Per la galleria di Bussoleno e il cunicolo di Venaus nel massiccio dell Ambin, allo stato delle attuali conoscenze la possibilità di incontrare queste mineralizzazioni risulta minore. Dal complesso delle osservazioni sul territorio regionale e dall analisi della bibliografia è noto che gli aggregati di minerali di amianto non sono distribuiti in maniera ubiquitaria quanto piuttosto sono associati a faglie o zone di taglio fragili. La presenza di queste faglie contenenti mineralizzazioni di

amianto ha frequenza molto irregolare. Si possono, infatti, attraversare notevoli volumi di rocce basiche ed ultrabasiche privi di vene di amianto, e riscontrare, poi, localizzati aggregati di amianto in spessori rocciosi limitati. L irregolarità inoltre rende difficile conoscere la loro esatta posizione negli strati profondi. Di conseguenza l individuazione e delimitazione delle aree di affioramento delle rocce basiche ed ultrabasiche, di per sé non può essere sempre associata alla presenza di amianti, ma comporta la necessità di approfondimenti (di scala e di caratterizzazione geologico-strutturale-petrograficamineralogica) specificatamente legati alla questione amianto. 12. Quanto amianto è naturalmente presente nelle rocce? Quanto può essere stimato il quantitativo di rocce estraibili con presenza di amianto dallo scavo dei tunnel? Generalmente gli amianti non sono i costituenti originari di una roccia, ma si formano successivamente in vene, cioè come riempimento di sistemi di fratture legati ad intensi fenomeni di deformazione e fratturazione. L estensione delle zone interessate dalla fatturazione (potenzialmente asbestifere) può variare da qualche decimetro a centinaia di metri. Per questi motivi, senza uno studio mirato di dettaglio, è difficile prevedere in una roccia fratturata la presenza delle vene di amianto, la loro abbondanza, il loro spessore e la natura del minerale fibroso presente. É quindi possibile che, anche in uno stesso affioramento, si passi da zone prive di fibre a zone molto ricche in amianto, in cui le fibre costituiscono la parte principale della roccia. Si deve comunque rilevare che, soprattutto per la tremolite fibrosa, le fibre sono spesso concentrate in vene molto localizzate con spessore da pochi centimetri a qualche decimetro. Nella stessa miniera di Balangero, la miniera più grande d Europa, il contenuto totale di amianto non superava, all inizio dell attività estrattiva, il 5% in volume Allo stato attuale degli approfondimenti progettuali per la stesura del progetto definitivo non è possibile presentare stime attendibili circa il volume di rocce amiantifere attraversate dallo scavo per la realizzazione della galleria Musinè-Gravio e circa il potenziale contenuto di amianti nelle formazioni rocciose incontrate. Nell ambito del progetto preliminare approvato nel 2004 della Tratta nazionale da Bussoleno a Torino di competenza di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) le stime di larga massima effettuate dai progettisti indicavano un volume di materiale roccioso serpentinitico potenzialmente contenente amianto e non riutilizzabile pari a 1150000 mc circa. Come già detto l individuazione e delimitazione delle aree di affioramento delle rocce basiche ed ultrabasiche, di per sé non può essere sempre associata alla presenza di amianti, ma comporta la necessità di approfondimenti (sondaggi e approfondimenti studi geologici). Inoltre nel progetto di questo materiale non era dato a sapere in che modo sarebbe stato classificato e quali erano le ipotesi di gestione dal momento dell estrazione a quello della sua deponia definitiva. Per tali motivi nell approvazione del progetto preliminare su questi aspetti si è rimandato ai successivi approfondimenti progettuali (progetto definitivo) che sono in corso. 13. E pericoloso camminare in aree naturali montane in cui è presente l amianto? E assolutamente da escludere che una semplice passeggiata in una zona in cui sono presenti rocce contenenti amianto possa essere dannosa per la salute.. 14. Dalle rocce l amianto può passare nell aria o nell acqua? Le fibre di amianto possono essere immesse nell aria o nell acqua attraverso il normale processo di degrado idrogeologico dei depositi naturali. Gli agenti atmosferici, così come i cicli di gelo e

disgelo, liberano naturalmente piccole quantità di fibre di amianto dalla superficie delle rocce in cui il minerale è presente. Fibre e particelle di piccole dimensioni possono rimanere sospese in aria per lungo tempo ed essere trasportate dal vento e dall acqua per grandi distanze prima di depositarsi. Particelle di dimensioni maggiori tendono a depositarsi più rapidamente. A differenza di altri inquinanti (per es. pesticidi o idrocarburi), le fibre di amianto non possono spostarsi all interno del suolo. L amianto non è solubile in acqua e, a differenza di altri composti, non va in contro a processi di degradazione. Una volta disperso nell ambiente, tenderà a rimanervi, pressoché inalterato per tempi molto lunghi. 15. Esistono le tecnologie per operare in sicurezza anche in presenza di amianto? Partendo dal presupposto che dal punto di vista della protezione nessuna attività può essere considerata a minor rischio di altre e che pertanto tutte le attività di cantiere devono avere il massimo della protezione, si possono fare le seguenti considerazioni. 1. Le principali attività che potrebbero comportare un rilascio di fibre in atmosfera, sono rappresentate dallo scavo delle gallerie naturali (in particolar misura per il tunnel del Musinè-Gravio ed in misura minore per quello di Bussoleno) e delle finestre intermedie, dal trasporto del materiale roccioso contaminato e dalle attività di stoccaggio del medesimo. L esposizione alle fibre di amianto è associata a malattie dell apparato respiratorio (asbestosi, carcinoma polmonare) e delle membrane sierose, principalmente la pleura (mesotelioma). I lavoratori che possono essere potenzialmente interessati ad una esposizione di amianto sono quelli che operano all interno del cantiere. 2. La normativa italiana attualmente vigente disciplina l esposizione alle fibre di amianto negli ambienti di lavoro (D. Lgs. 277 del 15/08/91 e L. 257 del 27/03/1992), definisce limiti per discriminare ambienti indoor inquinati da ambienti non inquinati (il DM 06/09/94 definisce a tale proposito che concentrazioni superiori a 20 fibre/litro determinate in microscopia elettronica a contrasto di fase e 2 ff/litro determinate al SEM, ottenuti come valori medi su almeno 3 campionamenti, siano da considerarsi situazioni di inquinamento in atto negli ambienti indoor) ma non definisce criteri relativi alla qualità dell aria negli ambienti esterni in relazione alle concentrazioni di amianto misurate. Del resto allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è stata individuata una dose soglia al di sotto della quale non sono prevedibili effetti sulla salute pubblica in relazione all inalazione di fibre di amianto. 3. ARPA ha finalizzato la propria attività di supporto tecnico alla Regione ed agli Enti locali in sede di valutazione dei progetti preliminare all approfondimento delle tematiche che richiedono maggior definizione, non solo per ottemperare a norme e vincoli esistenti ma anche per evidenziare i possibili effetti sul territorio, in modo che nella fase progettuale definitiva potessero essere apportate le necessarie contromisure mitigative e compensative, al fine di ridurre il rischio di impatto sulla salute dei lavoratori e della popolazione esposta connesso al possibile rilascio di fibre nell aria ambiente. In relazione alle attività di scavo, trasporto e stoccaggio del materiale contaminato è stata richiesta l adozione, dalle prime fasi di scavo ed estrazione dello smarino fino alle successive connesse al trasporto ai siti di deponia, delle misure di sicurezza previste dalla normativa vigente e delle misure di mitigazione. Attraverso la Commissione Rivalta, è stata concertata una metodologia di lavoro per individuare tali misure in tutte le fasi del processo di realizzazione dell opera alla quale le imprese che realizzeranno l opera dovranno attenersi.

16. Quali precauzioni bisogna prendere per i lavoratori esposti all amianto? Le tecnologie a disposizioni per operare in sicurezza in presenza di amianto come per altre sostanze pericolose potenzialmente presenti in ambienti di lavoro sono conosciuti ed esistenti ed ampiamente utilizzati all estero. Le tecnologie principali sono rivolte alla riduzione delle fibre poste in aria attraverso la riduzione della quantità di materiale fine che viene prodotto durante lo scavo di gallerie, l abbattimento della polverosità con docce d acqua all interno delle aree di scavo e il trattamento delle acque in appositi impianti di depurazione che possono trasportare fibre amiantifere all esterno dell area di lavoro. Apposite norme tecniche definiscono i criteri di allestimento e conduzione di questi cantieri con un approccio di protezione dalle fibre di amianto che prevede contemporaneamente: l'incapsulamento con prodotti vernicianti/impregnanti dei materiali contenenti amianto; la massima protezione delle vie respiratorie degli addetti con dispositivi di protezione individuale (DPI) adeguati; la costante rimozione dell'inquinante mediante aspirazione ed espulsione dell'aria all'esterno dei cantieri previa filtrazione assoluta. 17. Gestione dei materiali di scavo contenenti amianto? All interno del progetto preliminare per la tratta di pertinenza Torino-Bussoleno sono state calcolate le volumetrie di risulta degli scavi ed il fabbisogno di inerti. Il rapporto tra inerti scavati e fabbisogno di inerti comporta la ricollocazione, attraverso il riutilizzo o la messa in discarica, di una rilevante quantità di materiale di scavo. Sono stati individuati nel progetto preliminare 18 siti di deposito ai fini dello stoccaggio temporaneo e definitivo dei materiali di risulta, nel caso non risultassero contaminati ai sensi della normativa vigente che appartengono alle seguenti tipologie: Utilizzo di piazzali già esistenti per attività di lavorazione degli inerti e per lo stoccaggio provvisorio dei medesimi; Apertura di nuove aree di cantiere per attività di lavorazione degli inerti e per lo stoccaggio provvisorio dei materiali estratti; Ritombamento di aree di cava con miglioramento paesaggistico ed ambientale sostanziale; Rimodellamenti del paesaggio senza un miglioramento paesaggistico ed ambientale sostanziale. Su questi siti ed altri alternativi sono stati richiesti ulteriori approfondimenti in fase di progetto definitivo (in corso), per cui al momento attuale tali siti non stati ancora decisi. Per i materiali che risultassero contaminati da amianto ai sensi della normativa vigente avverrà il trasporto ai siti di deponia, delle misure di sicurezza previste dalla normativa vigente e delle misure di mitigazione. Lo studio geologico, necessario alla redazione del progetto esecutivo del tunnel, è stato rigorosamente pianificato per permettere di assumere fin dalle fasi iniziali tutte le misure mitigatorie utili ad annullare l eventuale esposizione a rischi dei lavoratori e della popolazione intervenendo su tutti i punti del processo dalle metodologie di escavazione, allostoccaggio nell ambito del cantiere e trasporto alle aree di smaltimento preventivamente individuate. Attraverso la precisa valutazione dei quantitativi di rocce e terre da scavo contenenti amianto, si potrà stimare la probabilità di rischio ed individuare i siti e le opportune modalità di trasporto e di conferimento finale del materiale pericoloso eventualmente rintracciato. 18. Tipologie di lavori e rischio per la popolazione Poter ridurre l emissione delle fibre d amianto in aria fin dalle fasi iniziali, così come è stato richiesto ai progettisti dell opera, permette di ridurre il potenziale rischio anche per la popolazione. E infatti più efficace porre l attenzione sulle sorgenti d inquinamento piuttosto che intervenire quando le fibre sono disperse e diffuse nell atmosfera.

19. Monitoraggio del cantiere. Chi lo fa? Come? Il monitoraggio del cantiere si articola su almeno due livelli di controllo: il primo livello di controllo è a carico dell impresa che realizza l opera attraverso ditte e laboratori certificati e un secondo livello a carico degli enti di verifica e controllo tra cui ARPA e ASL, per le rispettive competenze sulla base di controlli a campione sulle attività di monitoraggio del primo livello. Le indagini sono rivolte sia alla protezione dei lavoratori che dell ambiente ovvero il controllo della contaminazione dell atmosferica, della produzione rifiuti, degli scarichi idrici I dati che si ottengono dal monitoraggio sono trasmessi dagli Enti di controllo alla Regione in tempi molto ristretti (48-72h). Una determinazione dell effettiva presenza di minerali amiantiferi lungo il tracciato della galleria potrà essere effettuata soltanto attraverso rilievi di dettaglio ed integrando le conoscenze geologiche dello strato superficiale con sondaggi sulle rocce profonde condotti dalla superficie fino a raggiungere lo strato interessato dallo scavo del tunnel. Ricordando che i sondaggi sono indagini puntuali che non possono per definizione essere pienamente rappresentative dell intero volume roccioso, essi consentiranno comunque di ottenere una visione tridimensionale della catena montuosa della Val Susa e di completare e rivedere il modello geologico evidenziato dai rilievi di superficie. In tal modo sarà possibile fornire una stima dei volumi rocciosi che potenzialmente possono contenere mineralizzazioni di amianto e una valutazione quanto più attendibile possibile sui tenori dei minerali amiantiferi, le zone o settori caratterizzati da un elevato grado di tettonizzazione. ARPA vigilerà anche sulle fasi di indagini che riguardano i sondaggi affinché le perforazioni siano di alta qualità e con il massimo recupero di carotaggio al fine di determinare sulla scorta di analisi in sito ed in laboratorio i principali parametri petrografici mineralogici e chimico-meccanici di eventuali mineralizzazioni di amianto. Si presterà particolare attenzione per i tratti in rocce che potenzialmente possono contenere mineralizzazioni di amianto affinché vengano intercettate tanto le zone di affioramento in forma massiva di rocce che potenzialmente possono contenere mineralizzazioni di amianto quanto le varie tipologie di strutture tettoniche individuate dallo studio geologico.