L ELEMENTO AMERINDIO NEL LESSICO ITALIANO. ANALISI STORICO-ETIMOLOGICA E DOCUMENTAZIONE



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UNIVERSITÄT DES SAARLANDES PHILOSOPHISCHE FAKULTÄT II SPRACH-, LITERATUR- UND KULTURWISSENSCHAFTEN L ELEMENTO AMERINDIO NEL LESSICO ITALIANO. ANALISI STORICO-ETIMOLOGICA E DOCUMENTAZIONE LESSICOGRAFICA DI PAROLE PROVENIENTI DALLʼAMERICA CENTRALE E MERIDIONALE DISSERTATION ZUR ERLANGUNG DES AKADEMISCHEN GRADES EINES DOKTORS DER PHILOSOPHIE DER PHILOSOPHISCHEN FAKULTÄTEN DER UNIVERSITÄT DES SAARLANDES vorgelegt von ANGELO VARIANO aus CAMPOBASSO SAARBRÜCKEN, 2014

Der Dekan Prof. Dr. Dr. h.c. Roland Marti Berichterstatter Prof. Dr. Dr. h.c. Wolfgang Schweickard Prof. Dr. Claudia Polzin-Haumann Tag der letzten Prüfungsleistung: 1.7.2014

Indice Introduzione V Capitolo primo. Il prestito linguistico 1 1.1. Introduzione 1 1.2. Il prestito 2 1.2.1. Sul concetto di prestito 2 1.2.2. Prestito e interferenza linguistica 6 1.3. Questioni terminologiche 8 1.3.1. Sul concetto di lusso e di necessità 8 1.3.2. Sul concetto di esotismo, di forestierismo, di americanismo 13 Capitolo secondo. Il prestito extra-europeo 24 2.1. Le trafile dei prestiti extra-europei 24 2.2. I prestiti europei negli studi di italianistica: caratteri generali 27 2.3. I prestiti extra-europei negli studi di italianistica 31 2.4. Stratificazione cronologica di parole extra-europee 35 Capitolo terzo. Gli Europei e il Nuovo Mondo 37 3.1. Profilo storico e sociale 37 3.1.1. La Spagna 37 3.1.2 Il Portogallo 45 3.1.3. Le altre nazioni europee: Olanda, Francia, Inghilterra 49 3.2. Il contatto linguistico con il Nuovo Mondo 52 3.2.1. La letteratura missionaria 53 3.2.2. La letteratura odeporica 56 3.2.2.1. Cronistorie, lettere e relazioni di viaggio 56 3.2.2.2. Il viaggio scientifico 64 3.2.3. La letteratura scientifica nel XVIII e XIX secolo: opere compilative, dizionari, riviste specialistiche 69 I

Capitolo quarto. Le lingue amerindie del Centro e del Sud America 73 4.1. Storia degli studi 73 4.2. Una tassonomia delle lingue amerindie 78 4.2.1. Le lingue generali amerindie 83 Capitolo quinto. L elemento amerindio nel lessico italiano 91 5.1. L apporto amerindio nel lessico italiano 91 5.1.1. Una tassonomia lessicale 91 5.1.2. Sulla natura degli amerindianismi nel lessico italiano 95 5.2. Studi e ricerche 102 5.2.1. Panoramica generale di studi sulle lingue amerindie 102 5.2.2. Gli amerindianismi: studi e opere lessicografiche 106 5.2.3. Gli amerindianismi in italiano: studi e ricerche 109 5.3. Gli amerindianismi nei dizionari italiani 112 5.3.1. Amerindianismi di àmbito faunistico non entrati nel lessico comune 113 5.3.2. Amerindianismi di àmbito faunistico entrati nel lessico comune 117 5.3.3. Amerindianismi di àmbito botanico 118 5.3.4. Amerindianismi da altri àmbiti 121 5.3.5. Amerindianismi assenti nei dizionari dell uso 123 5.3.6. Amerindianismi assenti nella lessicografia italiana 125 5.3.7. Amerindianismi e dizionari: qualche osservazione conclusiva 126 5.4. Gli amerindianismi nei dialetti italiani 128 5.4.1. Amerindianismi inalterati 129 5.4.2. Amerindianismi alterati d uso comune 130 5.4.3. Amerindianismi alterati d uso specialistico 138 5.4.4. Mutamento ed estensione semantica 139 5.4.5. Alcune osservazioni conclusive 140 Capitolo sesto: Il Glossario 142 6.1. Il lemmario 142 6.2. Le fonti 143 6.2.1. Le fonti dirette 143 6.2.2. Google libri: potenzialità e limiti di uno strumento 144 6.3. La struttura delle voci 146 II

6.4. Alcune osservazioni sulle voci 148 6.5. Alcune osservazioni sul glossario 148 6.6. Prosepettive di lavoro 152 Glossario 155 Appendice 419 Bibliografia 436 III

INTRODUZIONE Nellʼàmbito della ricerca sul contatto linguistico gli studi sui forestierismi nella lingua italiana trovano da sempre terreno fertile. La sfera lessicale, prima di quella fonetica e morfosintattica, è stata e tuttora è al centro di un intenso dibattito, che ruota attorno al concetto di prestito linguistico. Il presente lavoro, inserendosi in questo panorama, intende portare lʼattenzione su un aspetto di settore ancora poco noto: lʼinflusso delle lingue indigene amerindie nel lessico italiano. Nel dettaglio, si vuole evidenziare il modo in cui il lessico italiano ha recepito una quota di lessico amerindio dalle principali lingue indigene sudamericane, alcune delle quali meglio conosciute come lingue generali. Lʼingresso di tali parole, come noto, non avviene quasi mai attraverso una trafila diretta, ovvero attraverso un contatto diretto tra lʼitalia e il continente americano. Seppur non manchino rare eccezioni (come vedremo, alcune parole giungono in Italia attraverso la mediazione di viaggiatori, esploratori e naturalisti italiani o anche stranieri, ma conoscitori della lingua italiana), nella maggior parte dei casi è una lingua europea a farsi portatrice di un bagaglio non autoctono che, successivamente, trasferisce alla lingua con cui viene in contatto. Quando questo avviene la parola ha già risentito degli effetti di un sistema linguistico a essa estraneo. Pertanto nostro obiettivo è mostrare, per quanto possibile, come parole, il cui etimo remoto è da ricercarsi nelle principali lingue indigene del continente centrale e meridionale dellʼamerica, siano entrate, prevalentemente nellʼitaliano scritto scientifico, o comunque settoriale, e a volte senza attestarsi stabilmente, attraverso la mediazione di una o più lingue europee. Il nostro studio intende indagare sia aspetti diacronici che sincronici mostrando, attraverso una metodologia storico-etimologica, V

il grado di sviluppo e di diffusione di tali parole. Lʼintento è di spiegare nel modo più chiaro possibile, analizzando sia aspetti linguistici che storico-sociali, il ruolo delle lingue amerindie allʼinterno del panorama del contatto linguistico con lʼitalia. Il presente lavoro consta di tre parti: nella prima parte (capp. 1-2) si focalizza l attenzione sul concetto di prestito linguistico e di esotismo in chiave sia sincronica che diacronica. In particolar modo vengono analizzate, sotto un aspetto propriamente semantico, le etichette, ormai desuete e anacronistiche, di prestito di lusso e di necessità e quella di esotismo. Nel secondo capitolo viene riformulato il concetto di esotismo, generalmente applicato anche ai forestierismi giunti dal continente centrale e meridionale americano, e da noi sostituito con quello più dettagliato di amerindianismo ( 1.3.2.). Nella seconda parte (capp. 3-5), dopo aver contestualizzato, attraverso brevi nozioni storiche, la presenza degli amerindianismi in Europa e in Italia viene trattato il contatto linguistico tra gli europei e il nuovo mondo sotto un priflo letterario. Unʼanalisi sulle parole amerindie nel lessico italiano non può esimersi dal trattare questioni inerenti al contesto letterario in cui esse sono entrate e si sono diffuse; ci è parso doveroso fare una riflessione diacronica sulle varie tipologie narrative che hanno accolto gli amerindianismi. I paragrafi della seconda parte ( 3.2.1. - 3.2.3.) sono dedicati alla letteratura che ha trattato del continente americano: dalle cronistorie, lettere, relazioni di viaggio cinquecentesche italiane ai repertori lessicografici amatoriali spagnoli e portoghesi passando per l importante apporto della letteratura scientifica europea, attraverso le riviste specialistiche in primis di biologia, antropologia, botanica e zoologia; una sezione è dedicata anche agli attuali dizionari sintattici e morfologici delle lingue amerindie. Segue poi (cap. 4) una rassegna delle principali lingue amerindie che hanno prestato, attraverso le linguetramite europee, parole al lessico dell uso comune o ai linguaggi specialistici. Il cap. 5, nel dettaglio, affronta le questioni poste dagli studi effettuati sugli amerindianismi, sia in àmbito straniero che italiano, tra il XX e il XXI secolo. Infine, la terza parte (cap. 6) è composta interamente dal Glossario. Per ciascuna parola presentata viene stabilito l etimo remoto (la lingua amerindia o la famiglia linguistica amerindia di provenienza), la trafila europea d arrivo, eventuali varianti grafemiche e un commento di spiegazione. Inoltre, alcune voci, quelle che maggiormente hanno attecchito nella lingua italiana, presentano anche esiti dialettali VI

registrati nei principali repertori lessicografici dialettali. La struttura del lemma analizzato si chiude con una bibliografia di riferimento basata sulla consultazione dei maggiori dizionari etimologici europei e specialistici delle principali lingue amerindie. Nelle conclusioni, infine, si propone sinteticamente una riflessione su alcuni aspetti dell influsso delle lingue amerindie nell italiano che sembrano emergere in modo rilevante dal nostro glossario. VII

CAPITOLO PRIMO. IL PRESTITO LINGUISTICO 1.1 Introduzione «Une étude de l emprunt est et doît être avant tout lexicologique». Così scrive Ivan Klajn, citando Louis Deroy, nel suo noto lavoro Influssi inglesi nella lingua italiana (1972). La frase dello studioso francese, a distanza di più di cinquant anni, è ancora il caposaldo per i lavori di lessicologia e lessicografia, e gli studi a riguardo continuano a interrogarsi sulle conseguenze del prestito linguistico sia in prospettiva diacronica che sincronica. Riflettere sul prestito significa inevitabilmente parlare di influenza linguistica, dell influsso che una lingua esercita su un altra. Notevoli lavori si sono occupati di questo, da quelli già citati di Louis Deroy e Ivan Klajn, a Lexical Borrowing in the Romance languages di T. E. Hope, agli ormai noti e indispensabili saggi sull interferenza linguistica di Roberto Gusmani, in primo luogo Aspetti del prestito linguistico e Saggi sull interferenza linguistica. Per quanto concerne i prestiti 1 provenienti dalle Americhe nella lingua italiana è doveroso citare i lavori 2 di Gian Luigi Beccaria, Spagnolo e spagnoli in Italia. Riflessi ispanici sulla lingua italiana del Cinque e del Seicento di Gian Luigi Beccaria, L esotismo nel lessico italiano e Voci orientali ed esotiche nella lingua italiana di Marco mancini e L Apporto spagnolo, portoghese e catalano (che verte in 1 Nellʼàmbito della ricerca linguistica il concetto di prestito linguistico è ricco di molteplici significati non sempre convergenti lʼuno con lʼaltro. In questa sede si è scelto di intendere il sostantivo nel suo significato più comune: ʻfenomeno per cui una lingua trae da unʼaltra un elemento, di solito un vocabolo, più o meno adattandolo al suo sistema fonologico e morfologico; lʼelemento stessoʼ (GRADIT 2007). Come si avrà modo di trattare dettagliatamente nei prossimi capitoli, la lingua italiana solo in rarissimi casi ha preso in prestito direttamente parole dalle lingue indigene del continente centrale e meridionale americano; nella maggior parte dei casi il prestito è avvenuto tra la lingua italiana con un altro sistema linguistico europeo. 2 Facciamo qui solo una marginale panoramica dei lavori; un ampia rassegna sulla lessicografia amerindia e sugli studi italiani in questo settore verrà trattata nei capitoli successivi. 1

particolar modo sul ruolo di mediazione linguistica svolto da Spagna e Portogallo con le lingue amerindie) di Alfonso D Agostino, oltre, ovviamente, al pioneristico testo in quest àmbito, L elemento iberico nella lingua italiana di Enrico Zaccaria, studio che seppur imperlato di note di colore amatoriale, riesce a fornire preziose informazioni, soprattutto per diverse parole amerindie presenti nella letteratura odeporica italiana. Nell affrontare uno studio sul lessico di origine amerindia, bisogna considerare quanto affermato da Paolo Zolli: «per quanto riguarda lo studio dei forestierismi in italiano non disponiamo di strumenti adeguati né uniformi. L influsso di certe lingue è stato studiato con eccezionale larghezza di documentazione (pensiamo all arabo per il quale G. B. Pellegrini ha condotto spogli amplissimi su testi medievali), l influsso di altre è stato si può dire trascurato dagli studiosi [...] anche per le lingue più studiate, certi periodi sono studiati a fondo, altri sono stati ignorati: è il caso del francese, dell inglese, dello spagnolo» (Zolli 1976: 6). I lavori che affrontano la questione dei prestiti lessicali provenienti dal continente americano non sono molti, e la questione si complica maggiormente quando per essi bisogna identificare suoni con lettere e pronuncia con ortografia, oltre che la giusta trafila europea (quando ce n è sola una) che ha permesso il loro ingresso nella lingua d arrivo. Nonostante le difficoltà insite in una siffatta operazione, proveremo a fornire un quadro esaustivo delle entrate lessicali di origine amerindia presenti nel lessico italiano. 1.2. Il prestito 1.2.1. Sul concetto di prestito Uno studio sui prestiti dalle parole indigene amerindie nel lessico italiano non può esimersi dal richiamare, seppur in maniera sintetica, alcuni temi della tradizione linguistica. L indagine di parole provenienti da altri sistemi linguistici è strettamente correlata all àmbito del contatto e dell interferenza linguistica e dunque, in primis, al concetto del prestito linguistico. Il termine prestito è legato eminentemente a parole che, a seguito di un contatto, passano da un sistema linguistico A a uno B. Esito di un fenomeno di 2

interferenza tra due lingue, il prestito, nella linguistica, assume un significato suo proprio, esula, cioè, da obblighi di restituzione. Gia Louis Deroy nel 1956 commentava così il sostantivo: «Il est inexact, a-t-on dit, d appeler emprunt un élément dont le prêteur n est pas plus dépourvu après qu avant et que l emprunteur n a ni l obligation ni l intention de restituer» 3 (Deroy 1956: 18). In tale ottica, seguendo Maurizio Dardano (1996: 256), siamo più propensi a parlare di prestito come di un processo di cattura lessicale nella relazione che avviene tra le lingue. Il fenomeno del prestito linguistico, infatti, prima ancora di interessare l aspetto fonologico e morfosintattico di una lingua, è un innovazione del domino della parola; come sostiene Ivan Klajn, «nell influsso che una lingua esercita sull altra, l elemento di gran lunga più importante è costituito sempre dai prestiti lessicali [...] essi non soltanto sono molto più numerosi dei prestiti non lessicali, ma rappresentano il veicolo che rende possibile l adozione di questi ultimi [...] gli elementi fonetici, grafici, morfologici stranieri (con la sola eccezione di alcuni costrutti sintattici che superano l ambito del vocabolo) non arrivano indipendentemente, ma sono estratti dai prestiti lessicali ricevuti in precedenza» (Klajn 1972: 9). Prima di lui, Einar Haugen (Haugen 1950), aveva già focalizzato la questione, considerando per una lingua molto più facile prendere in prestito sostantivi che parti del discorso come suffissi, flessioni, suoni 4. Ovviamente, il prestito linguistico è tale solo in condizioni di contatto linguistico; ciò può comportare il cambiamento della lingua stessa, con interferenze di sostrato, superstrato e adstrato, o, se la lingua è stata conservata ma il contatto è stato particolarmente intenso, anche importanti cambi strutturali al suo interno. Il principio generale con il quale si vuole spiegare il prestito linguistico è determinato dal fattore extra-linguistico, oltre al fatto di essere collegato a filo doppio con esso: «quanto più stretti sono i rapporti, tanto più facile e frequente è il passaggio di parole» (Zolli 1976: 1). I contatti linguistici, storicamente, si spiegano quasi sempre con condizioni di iniquità sociale: guerre, conquiste, colonizzazioni, 3 Tuttavia l autore cita anche casi di emprunts aller-retour, in cui la parola prestata è poi rientrata nel sistema linguistico d origine con un significato diverso: «sont les mots de l ancien français qui, passés en anglais, ont été rempruntés par le français moderne: on passe ainsi de bougette petit sac à budget, de tenez terme du jeu de paume à tennis [ ]. Il faut dire que ces mots nous sont revenus avec des sens spéciaux et c est cela naturellement qui explique le remprunt» (ib.: 19). 4 A tal proposito si veda E. Haugen, The Analysis of Linguistic Borrowing, «Language» XXVI, 1950, pp.210-231; A. Meillet, Linguistique historique et linguistique générale, Paris, La société de linguistique de Paris, 1921. 3

migrazioni forzate, schiavitù. Il prestito è legato anche al livello di avanzamento raggiunto da un popolo in un determinato campo. «La terminologia musicale ed artistica delle principali lingue europee, ad esempio è d origine italiana, data la superiorità avuta per lunghi secoli dall Italia nel campo delle belle arti; viceversa molti termini italiani della moda sono d origine francese a causa del predominio tenuto dalla Francia in questo settore. Le voci dello sport sono d origine inglese e anche questo si spiega chiaramente col fatto che fu l Inghilterra a diffondere, specialmente nel secondo Ottocento, certi sport» (Zolli, 1976: 2). Il prestito dipende, dunque, dal prestigio di una lingua e del popolo che la parla, ma, come sostiene Maurizio Dardano «può dipendere anche dal disprezzo con cui l una e l altro sono considerati. Che i Germani fossero guardati con disprezzo dai Romani si vede dal carattere di alcuni germanismi entrati nella nostra lingua» (Dardano 1996: 258). Non bisogna dimenticare, infine, che tra i fattori extralinguistici c è anche il fascino esercitato dalla lingua straniera, che porta il parlante a entrare in contatto con l altra lingua (assorbendone una minima parte del lessico) 5 solo perché essa rappresenta un certo prestigio sociale in un determinato settore o periodo storico 6. Un discorso a parte meritano i prestiti scientifici, tecnicismi che vengono veicolati sempre per via scritta, attraverso testi specifici, nel nostro caso la letteratura odeporica, scientifica, i testi di botanica, di zoologia, le riviste di geografia, sociologia e antropologia. Sebbene queste parole abbiano qualche grado di utilizzo, come vedremo in seguito, alcune di esse, nello specifico tecnicismi setteottocenteschi con etimo amerindio, restano marginali all interno di un quadro che vede i prestiti lessicali come fautori di un processo di accrescimento e ricreazione lessicale di una lingua. Se si osserva la lingua sotto un profilo più propriamente 5 Scrive ancora Zolli: «L uso di queste parole non è comunque sempre perfetto: nella loro grafia non è raro trovare imprecisioni; per quanto riguarda la loro pronunzia, i suoni che non esistono nella lingua del parlante vengono resi di norma in modo approssimativo. Le voci non adattate sono naturalmente quelle più esposte alle operazioni di rigetto da parte della lingua che le riceve[...]. Fattori linguistici [...] e fattori extralinguistici [...] spingono spesso queste parole ai margini della lingua o le costringono ad integrarsi nel sistema attraverso l adattamento» (Zolli 1976: 4). 6 Tagliavini parla di prestiti di moda, ma è maggiormente diffuso il sintagma prestiti di lusso. I forestierismi provenienti dalle Americhe sono invece, secondo una terminologia ormai desueta, prestiti di necessità, dato che non mirano alla promozione sociale o a un fine stilistico; esse entrano nel lessico prendendo la parola e insieme il referente. Si veda: C. Tagliavini, Le origini delle lingue neolatine, Pàtron, Bologna, 1962; anche: M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, Bologna, Zanichelli, 1996; P. D Achille, L italiano contemporaneo, Bologna, Il Mulino, 2007. 4

internalista, va dato, con Uriel Weinreich 7, ampio rilievo al fattore del bilinguismo, soprattutto quando esso genera interferenza linguistica: «indicheremo con il nome di fenomeni di interferenza quegli esempi di deviazione delle norme dell una e dell altra lingua che compaiono nel discorso dei bilingui come risultato delle loro familiarità con più di una lingua, cioè come risultato di un contatto linguistico» (Weinreich 1974: 3). Una stretta relazione tra lingue, dunque, che implica un certo grado di bilinguismo e che viene notoriamente etichettata anche con il nome di intimate borrowing; a differenza del cultural borrowing, in cui invece si tende a parlare di una lingua donatrice e di una ricevente 8. Il cultural borrowing, come sostiene Klajn (1972: 10), «significa quasi sempre prestito p e r v i a s c r i t t a», ed è proprio quest ultimo il caso dei prestiti provenienti dalle Americhe; forestierismi 9 che, a volte, rappresentano, più che un bagaglio vero e proprio da un altra lingua, una risultante da fenomeni di interferenza linguistica 10. Il prestito è, in definitiva, un fenomeno linguistico ma anche extra-linguistico; solo considerando entrambi gli aspetti è possibile scindere e analizzare i singoli fattori: «lo sviluppo della lingua, che è un fenomeno sociale, è così determinato principalmente dalla storia sociolinguistica dei parlanti e non dalla struttura della lingua stessa» (Thomason-Kaufman 1998: 35) 11. 7 Di tale avviso è anche Gusmani che anni dopo scrive: «che anche il prestito vada in ultima analisi ricondotto all attività di singoli bilingui, è cosa da tempo ammessa da tutti. Identici sono anche gli stimoli che inducono l individuo a compiere l uno o l altro tipo d innovazione: la necessità di trovare una contropartita linguistica alle sempre nuove esperienze e l esigenza di adeguare i mezzi offerti dalla lingua ai particolari bisogni espressivi, per cui il parlante tende a preferire le forme che ai suoi occhi godono di maggior prestigio o sono comunque ritenute più confacenti» (Gusmani 1981: 11). 8 Per uno studio più dettagliato si veda: L. Bloomfield, Language, New York, Holt & Co., 1933. 9 Deroy parla invece di pérégrinismes o xénismes: «c est-à-dire les mots sentis comme étrangers et en quelque sorte cités [ ] et les emprunts proprement dits ou mots tout à fait naturalisés [ ] Le pérégrinisme appartient souvent à la langue cultivée, savante, écrite» (Deroy 1956: 224). 10 A tal proposito scrive Deroy: «À la rigueur et théoriquement, les pérégrinismes pourraient être exclus d une étude des emprunts. Pratiquement, ce serait irréalisable, car il ne n est pas possible de tracer une limite précise entre les deux catégories. Non seulement l usage varie selon les époques, mais à tout moment il comporte un certain flou, que ne supprime même pas la tyrannie de la grammaire normative [ ]. En realité, le pérégrinisme appartient surtout aux langues spéciales et il ne devient un emprunt proprement dit que s il est employé non plus occasionnellement, mais couramment dans la langue commune» (ib.). 11 Scrive Gillian Sankoff: «Thomason and Kaufman envision two alternative directions in which language contact can go, resulting in two distinct linguistic process: borrowing and substratum interference. T&K reserve the term borrowing to refer only to the incorporation of foreign elements into the speaker s native language [ ]. When the influence goes the other way, and native language structures influence the second language, they speak of substratum interference. [ ] their second dimension brings back the social factors by setting up a scale of relative pressure of one group (one language) on the other [ ]. T&K s distinction between substratum influence and borrowing is a 5

1.2.2. Prestito e interferenza linguistica «A rigore dovremmo chiamare prestito qualsiasi fenomeno d interferenza, connesso cioè col contatto e col reciproco influsso di lingue diverse, ove per lingue si dovrebbero intendere non solo quelle letterarie, nazionali e così via, ma anche quelle individuali, proprie di ciascun parlante» (Gusmani 1981: 7). Ovviamente, affinché si possa parlare di prestito, cioè di quella che Gusmani chiama una manifestazione della creatività di una lingua, dobbiamo considerare l aspetto dell adeguamento a un modello straniero che può essere più o meno fedele nella riproduzione della forma originaria. «Il ventaglio delle possibilità andrà dai casi in cui la riproduzione è molto fedele (it. jet, dall inglese) a quelli in cui il modello straniero è stato più o meno sensibilmente adattato alle strutture indigene (it. gol, pronunziato /gòl/ per ingl. goal [...]) o in cui c è stata identificazione di forma arbitraria o non con materiale indigeno [...] a quelli in cui il modello straniero è riprodotto con elementi preesistenti nel sistema della lingua in questione, richiamati dalla sola affinità semantica (it. grattacielo sull ingl. sky-scraper), a quei casi infine in cui l imitazione si traduce nel semplice allargamento del campo semantico di una parola indigena (ted. Ente «anitra» che acquista il valore di «notizia falsa» per l analogia del fr. canard, che presenta la stessa polisemia [...]» (Gusmani 1973: 10). Nel caso specifico di lemmi come grattacielo o la voce tedesca Ente, osserva ancora Gusmani, possiamo parlare più in dettaglio di calco 12, cioè di un processo di formazione delle parole che porta alla creazione di nuovi lessemi ricalcando, per useful heuristic in reviewing the individual cases» (Sankoff 2001: 641). Ciononostante, secondo la sociolinguista, bisogna considerare ulteriori fattori: «from a sociolinguistic perspective, I believe that we can go farther than T&K in exploring types of socio-historical situations that have given rise to different linguistic outcomes. Moreover, a good deal of light can be shed on the nature of linguistic outcomes in language contact by systematically considering internal variability, both inter-individual within bilingual communities, and by the quantitative analysis of linguistic constraints on language contact outcomes» (ib.). Per una conoscenza più dettagliata si veda: G. Sankoff, Linguistic Outcomes in language Contact, in: P. Trudgill, J. Chambers & N. Schilling-Estes, eds., Handbook of Sociolinguistics, Oxford, Basil Blackwell, 2001, pp. 638-668. 12 Non indaghiamo in questa sede i diversi tipi di calco dovuti a fenomeni di interferenza; basti ricordare quanto sostiene ancora Gusmani: «[...] la differenza tra calco e prestito è di gradazione soltanto, non di natura: si sarebbe tentati di definire meglio il secondo come un calco superficiale e pedissequo, visto il sostanziale carattere mimetico del fenomeno e l equivoco che potrebbe ingenerare il termine peraltro ormai consacrato dall uso» (ib.: 13). 6

l appunto, la struttura di parole provenienti da altre lingue. «Tuttavia va sottolineato che tali forme più raffinate e anche meno palesi di prestito non si differenziano dalle altre più servili ed evidenti per la diversa natura del fenomeno, ma semplicemente per la diversa misura in cui entrano in gioco l adesione al modello e l originalità d interpretazione» (ib.). L interferenza linguistica 13 porta due o più lingue a entrare in un contatto in cui «l una cede e l altra prende dalla prima una qualche elemento» ma, come sostiene ancora il Gusmani, «è ovvio che la prima non cede alcunché. Essa si limita a fornire il modello, ispirandosi al quale un altra tradizione linguistica crea un nuovo elemento acquisendolo al proprio patrimonio» (ib.: 11). A questo punto, dunque, riprendendo la terminologia di Deroy, avremo alcuni prestiti totali, perfettamente inseriti nel sistema flessionale di una lingua, anche con eventuali estensioni semantiche, e prestiti parziali 14, che restano stranieri, pérégrinismes, come accade a molti termini scientifici provenienti dal continente americano, necessari alla lingua per assenza di lessico da parte del sistema linguistico nel quale entrano o perché il sistema linguistico stesso «non è propizio ai neologismi» 15 ; in tal senso, dunque, la lingua è giustificata da un utilità pratica che garantisca una comunanza lessicale con altri sistemi linguistici. 13 In quest ottica la definizione data da Massimo Palermo (2010) è chiara ed esaustiva: «Il termine interferenza si riferisce all azione di un sistema linguistico su un altro e agli effetti provocati dal contatto tra lingue, e si usa in una duplice accezione: per indicare i prestiti di elementi lessicali, fonomorfologici e sintattici da un sistema linguistico a un altro, oppure i mutamenti innescati nella competenza del parlante dal contatto tra due o più lingue [ ] Lʼinterferenza può riguardare tutti i livelli d analisi della lingua. I principali fenomeni a cui essa dà luogo a livello lessicale e semantico sono il passaggio da una lingua all altra [ ] e il prestito semantico, vale a dire l allargamento o la specificazione della gamma dei significati di una parola italiana già esistente per effetto di un modello straniero» (Interferenza, in Enciclopedia Treccani in linea). 14 Deroy parla di emprunt total e di emprunt partiel: «D une part, l emprunt est partiel et ne va pas jusqu à reproduire la forme étrangère [ ]. D autre part, l emprunt est total. La forme étrangère est reprise, mais elle n est pas toujours, pour le cause, introduite dans l usage commun. Il arrive que l emploi en soit limité à certaines régions, à certaines classes sociales ou à certains milieux professionnels» (Deroy 1956: 342). Una prerogativa, questa, che rispecchia la maggior parte dei prestiti amerindi presenti nel lessico italiano. Parole come patata, ananas, cioccolata, chicchera, tomate, caucciù, possono, invece, ritenersi emprunts totals, dato che prendono tratti fonetici e subiscono in alcuni casi ristrutturazioni semantiche della lingua. 15 Cfr. Deroy 1956: 161. 7

1.3. Questioni terminologiche 1.3.1. Sul concetto di lusso e di necessità Uno degli aspetti che risaltano maggiormente agli occhi quando si affronta l analisi del prestito linguistico è rappresentato dall ingente e variegata tassonomia con cui esso viene spiegato e spesso categorizzato. Parte della terminologia adottata da dizionari e manuali di linguistica è desueta. Così è, per esempio, per prestito di lusso e prestito di necessità, concetti risalenti a un classico saggio di Ernst Tappolet (1914) 16. Nel primo caso parliamo di parole giunte in un sistema linguistico indigeno da un altra lingua, speculari alle controparti indigene, che sembrano non avere una stringente necessità all interno del sistema mutuante 17. Il secondo caso è invece rappresentato da parole indispensabili, necessarie per l appunto, poiché non sono sinonimiche di nessuna parola all interno del sistema linguistico indigeno nel quale entrano. Secondo la terminologia tradizionale della linguistica rientrano più che mai sotto questa etichetta parole orientali, tropicali, esotiche che indicano oggetti o realia nuovi. Sebbene sia un concetto assodato, è opportuno sottolineare che una parola vive all interno della lingua se i parlanti la giudicano funzionale alle loro necessità comunicative, (ma anche espressive, allusive, estetiche, innovative). Ciò è a maggior ragione vero se la parola, nel nostro caso un prestito, sviluppa una certa produttività linguistica. Se questo avviene, risulta allora riduttivo parlare di fuorvianti etichette, tecnicamente vuote, come lusso e necessità. Una volta giunta in una lingua una parola straniera può radicarsi, cambiare significato, estenderlo o anche estinguersi. Scrive Gusmani: «riallacciandoci alla definizione del prestito come reproduction data dal Haugen [ ] dovremmo dunque intendere il termine in causa nel senso etimologico di riproduzione e quindi di ri-creazione. Potremmo anche parlare di imitazione [ ] purché sia chiaro però che qui imitazione non significa passiva, supina accettazione, bensì sforzo di acquisizione. Del resto ogni forma di imitazione implica in un certo senso un (seppur modesto) momento di creatività». (Gusmani 1973: 13). 16 E. Tappolet, Die alemannischen Lehnwörter in den Mundarten der französischen Schweiz, Strasbourg, Trübner, 1914. 17 Sebbene il criterio dell utilità e della necessità, come vedremo, è sempre relativo. 8

Se attribuiamo a lusso una caratterizzazione di surplus, sovrabbondanza, nel prestito linguistico tale valore viene meno. Non solo perché il concetto di lusso, associato al prestito linguistico, è di difficile interpretazione ma, attraverso il contatto linguistico, il lessico di una lingua si arricchisce di nuovi lessemi che possono contenere sfumature diverse da quelle della parola indigena 18. Continua ancora Gusmani: «il prestito non può dirsi un corpo estraneo neppure nella fase precedente la sua assunzione nel patrimonio comune di una lingua» (ib: 17). Facciamo un esempio, prendendo in esame la parola uragano, giunta in italiano per trafila indiretta attraverso lo spagnolo, a sua volta dal taino hurakán. Il termine designa un ciclone tropicale, frequente soprattutto nel Mar delle Antille e caratterizzato da vento forte. La lingua italiana ha altri due significanti per designare lo stesso referente (anche se in zone continentali differenti): ciclone perturbazione atmosferica caratterizzata da una veloce rotazione dei venti e da precipitazioni violente, provocata dal contrasto di masse d aria calda e fredda (GRADIT 2007) e tifone ciclone tropicale che porta con sé venti violentissimi e piogge torrenziali, frequente soprattutto nei mari dell Asia sudorientale (ib.), oltre al classico sostantivo tempesta, nel significato di violenta perturbazione atmosferica che si manifesta con forti venti e precipitazioni (ib) e agitazione violenta della superficie del mare o di un lago provocata dalla furia del vento (ib.). Nel caso di ciclone parliamo di un prestito dal fr. cyclone, a sua volta dall ingl. cyclone, attestato in italiano dal 1873 (E. Ribighini F. Ascoli, DELIN 337), mentre la voce tifone è attestata dal 1583 (F. Sassetti, DELIN 1693) come forma dotta dal lat. thyphōne, a sua volta dal gr. τυφῶν turbine. Sebbene la parola uragano sia successiva almeno a tifone, (nella forma con -g- intervocalica a noi nota), a differenza di questa ha subito, stando a quanto si legge nei dizionari dell uso, un estensione di significato, assumendo anche i sensi di grande frastuono o di persona eccessivamente agitata, irrequieta. Citando ancora Gusmani: «In realtà ogni prestito [ ] stabilisce sempre una rete, per quanto modesta, di relazioni con la struttura linguistica in cui è inserito e finisce quindi con l ambientarsi, cioè con il diventare parte costitutiva del patrimonio lessicale del sistema [ ] l acclimatamento di un prestito è data non dagli aspetti 18 Come suggerisce Hope: «Borrowing at the lexical level may introduce new forms for wordbuilding, a new word or group of words, or add a new signification, a new habit of use to indigenous terms; again it may cause extraneous syntactical patterns to be employed in respect of elements already existing in the language» (Hope 1971: 578). 9

formali, bensì dall uso che ne fa il parlante: quanto più egli si familiarizza col neologismo, tanto più quest ultimo risulterà acclimatato» (Gusmani 1973: 23). Dove si evince maggiormente la creatività e l autonomia di una lingua nei confronti di un prestito è nella cosiddetta polarizzazione lessicale. «In italiano, ad esempio, l anglicismo drink bevanda (in generale) si è specializzato a indicare la bevanda alcolica, mentre gli indigenismi bibita e bevanda indicano di preferenza la bevanda non alcolica» (Fanciullo 2007: 183) 19. La possibilità che il significato di una parola di una lingua A possa allargarsi o restringersi una volta entrato nel lessico di una lingua B fa sì che il concetto di lusso venga meno; il prestito porta sempre e comunque a cambiamenti, seppur marginali, fonetici, morfologici, semantici che nulla hanno a vedere con il lusso. Il prestito, nel nostro caso amerindio, può, inoltre, interessare anche sistemi linguistici secondari come i dialetti. Se in italiano abbiamo la forma arachide, dal latino scientifico arachis -ĭdis, a sua volta dal greco αραχίς, αραχίδος cicerchia, in alcuni dialetti italiani entra la voce spagnola cacahuete, a sua volta dal nahuatl tlalkakáwatl, composto di tlalli terra e kakáwatl cacao, propriamente cacao di terra. Questa forma non si sviluppa in italiano ma lascia traccia solo in alcuni dialetti isolani. Abbiamo in gigliese k a k k a : t t o, k a k k a y : t t o (Fanciulli,ID 34), ma anche k a k k á u s s o, k a k k á u z z o (Merlo,ID 8), a Ischia si sviluppa la forma cacuètte (Jovene), mentre a Pantelleria abbiamo la forma femminile k a k k a v í a (Tropea,RicDial 1) 20. Il prestito, in definitiva, è solo una riproduzione parziale del modello, dato che i due sistemi linguistici entro cui si verifica il contatto non sono comparabili in senso stretto; questo è tanto più vero quando i due sistemi linguistici sono di famiglie linguistiche diverse, nel nostro caso prestiti provenienti dal continente americano. La nuova parola e quelle già esistenti si condizionano quando «tra il nuovo termine e quelli già presenti nel sistema della lingua si stabilisce un rapporto di reciproco condizionamento ed è da questa trama di relazioni che viene determinato il 19 F. Fanciullo, Introduzione alla linguistica storica, Bologna, Il Mulino, 2007. 20 Per maggiori dettagli si veda: M. Cortelazzo, Conseguenze nei dialetti italiani delle esplorazioni geografiche in: L Età delle scoperte geografiche nei suoi riflessi linguistici in Italia, Atti del convegno di studi dell Accademia della Crusca, Firenze, Accademia della Crusca, 1994, pp. 119-128; A. Variano, L influsso del lessico amerindio nei dialetti italiani, in: La variazione nell italiano e nella sua storia. Varietà e varianti linguistiche e testuali, Atti dell XI congresso SILFI - Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana, 2 voll., Firenze, Cesati, II vol., pp. 503-510. 10