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LEISHMANEWS

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A scuola contro la Leishmaniosi canina Introduzione pag. 3 Lezione 1 Il parassita pag. 5 Lezione 2 Il vettore pag. 7 Lezione 3 La leishmaniosi canina pag. 11 Diffusione Malattia Diagnosi Terapia Lezione 4 La prevenzione pag. 21

Introduzione Le leishmaniosi sono malattie parassitarie a trasmissione indiretta (richiedono un vettore per essere trasmesse da un ospite ad un altro), e sono causate da organismi unicellulari chiamati protozoi, appartenenti al genere Leishmania spp. I protozoi necessitano di due ospiti per completare il loro ciclo vitale: un ospite è rappresentato dal vettore (vedi oltre), mentre il secondo ospite rappresenta il serbatoio della malattia e solitamente è un mammifero (uomo, cane, ecc.). Leishmaniosi Co-infezioni 3 Diffusione della Leishmaniosi adattato da Desjeux 2004

La leishmaniosi umana è considerata in molti Paesi un grave problema di salute pubblica; il parassita risulta largamente diffuso, minacciando ben 350 milioni di persone in 88 Stati di 4 continenti. L incidenza annuale della malattia nell uomo è stimata intorno a 1,5-2 milioni di nuovi casi all anno. Non meno importante è la malattia nel cane. Il nostro fedele amico risulta essere uno dei serbatoi del parassita e proprio per questo è importante mettere in atto adeguate misure di prevenzione (vaccinazione) al fine di salvaguardare la sua salute. Inoltre nei nostri animali la malattia ha generalmente andamento cronico, per cui proprio nel cane si ha una prolungata persistenza del microrganismo. In questo senso è interessante rilevare come Leishmania sia un formidabile parassita, in quanto permette una sopravvivenza protratta dell ospite canino, e quindi anche di se stessa, almeno fino alla successiva stagione di trasmissione (disponibilità dell insetto vettore). 4

Lezione 1 Il parassita Nonostante la maggior parte delle specie di Leishmania siano generalmente presenti nelle zone tropicali e sub-tropicali, la loro presenza è stata segnalata da decenni in aree a clima continentale. In particolare nel bacino del mediterraneo è presente Leishmania infantum, vettore della leishmaniosi canina. Leishmania Infantum Questa rappresenta una zoonosi, cioè una malattia degli animali che può essere trasmessa all uomo ad opera del vettore. Negli ultimi anni si è assistito alla diffusione della leishmaniosi nella popolazione canina, in aree ritenute in precedenza indenni. Questo fenomeno sembra associato alla diffusione e accresciuta mobilità dei cani (essenzialmente legata al turismo), contemporaneamente alle mutate condizioni climatico-ambientali, che avrebbero agevolato i vettori nella colonizzazione di aree sino a pochi anni fa non idonee allo sviluppo e all attecchimento di popolazioni stabili di flebotomi (insetti vettori-vedi oltre). In base alla classificazione dell OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), le Leishmanie sono protozoi unicellulari appartenenti all Ordine dei Kinetoplastida, Famiglia Trypanosomatidae e sono caratterizzate dalla presenza di una particolare struttura, il Kinetoplasto, esterna al nucleo, che contiene DNA. Il protozoo viene definito dixeno, in quanto ha bisogno di due ospiti biologicamente diversi, l insetto vettore ed il mammifero, per compiere il proprio ciclo vitale. È anche definito dimorfico, perché esiste in 2 forme differenti: promastigote ed amastigote. La forma promastigote è caratterizzata da un corpo allungato e sottile, provvisto di flagello (codina sottile) ad una delle due estremità: questa struttura è adibita al movimento e all interazione con le strutture cellulari dell ospite (cane). I promastigoti si trovano negli Copyright: Virbac 5

insetti vettori e sono i primi a prendere contatto con l ospite vertebrato (cane), all interno del quale si trasformano in amastigoti. L amastigote, forma parassitaria dell ospite vertebrato, è caratterizzata da una struttura globosa od ovalare e si localizza prevalentemente all interno di particolari cellule del sistema immunitario dell ospite. Il ciclo di leishmania inizia con l infezione di un ospite vertebrato, che avviene attraverso la puntura del vettore infetto che deposita i promastigoti nella cute. Un tipo particolare di cellule (monociti) del sistema immunitario del cane ingloba (fenomeno conosciuto con il nome scientifico di fagocitosi) tali promastigoti, che si trasformano quindi in amastigoti e si moltiplicano all interno delle stesse. Raggiunto un certo numero di parassiti, il monocita scoppia (lisi) e libera gli amastigoti che andranno ad invadere altre cellule della stessa linea. Ciclo Ciclo di vita di L. di infantum vita (adattato di L. Infantum da Roze, 2005) (adattato 24 da Roze, 2005) Moltiplicazione FLEBOTOMO Trasformazione in promastigoti Promastigoti PASTO DI SANGUE CUTE DELL OSPITE Endocitosi da parte di un macrofago OSPITE Infezione di altre cellule Organi interni Moltiplicazione dell amastigote Rilascio degli amastigoti 6

Lezione 2 Il vettore La Leishmania sarebbe niente senza il suo vettore (ospite invertebrato), l insetto che il parassita sfrutta a proprio vantaggio per compiere parte del suo ciclo biologico, senza che lo stesso vettore venga in qualche modo danneggiato, per lo meno in senso vitale. L insetto vettore della Leishmaniosi canina appartiene a varie specie di flebotomi. Il primo flebotomo conosciuto nel mondo è stato descritto (da Bonanni) nel 1691; Grassi nel 1907 descrisse per la prima volta gli stadi larvali di una delle specie di flebotomo oggi conosciute in Europa (P. papatasi), identificati in una cantina di via Panisperna a Roma. Flebotomo La femmina di flebotomo ha bisogno di nutrirsi del sangue di un animale vertebrato (cane) per permettere la maturazione delle uova. Il tempo che intercorre fra un pasto di sangue della femmina di flebotomo e la maturazione delle sue uova è di 4-8 giorni. Durante il giorno gli adulti restano in luoghi oscuri e riparati: abitazioni, cantine, stalle, grotte, crepe dei muri, delle rocce e del suolo, fitta vegetazione, buchi degli alberi, tane di roditori o di altri animali, nidi di uccelli e formicai. L attività dei flebotomi si realizza nelle ore crepuscolari (un picco appena dopo il tramonto) e notturne. Possono arrivare a coprire fino a 2 chilometri e la loro velocità è di circa 1 metro al secondo. Analogamente ad altri artropodi ematofagi, il pasto di sangue da parte del flebotomo è preceduto, a livello della superficie cutanea dell ospite, dalla deposizione di saliva, che contiene sostanze far- 7

macologicamente attive, come anticoagulanti e vasodilatatori (per agevolare la successiva suzione), le quali possono determinare reazioni allergiche più o meno gravi. Allorché un flebotomo di sesso femminile punge un cane infetto, può ingerire gli amastigoti (vedi parte sul parassita) che a loro volta all interno del pasto di sangue si trasformano in promastigoti mobili che si moltiplicano attivamente. Successivamente i parassiti migrano verso la parte anteriore dell intestino del flebotomo, in cui divengono promastigoti meta ciclici (particolare stadio di sviluppo del parassita) che sono le forme infettanti per l ospite vertebrato (per esempio il cane) e quindi si localizzano nelle strutture pungitrici del vettore. Il tempo minimo in cui si realizzano queste trasformazioni (pasto di sangue promastigoti metaciclici) è di 5-6 giorni (fino a 19-20, in dipendenza soprattutto delle condizioni climatico-ambientali). Con la successiva puntura il flebotomo infetto deposita i promastigoti all interno della cute, e ricomincia il ciclo descritto in precedenza. Habitat dei flebotomi 8

Nel bacino del Mediterraneo l unico genere di flebotomo coinvolto nella trasmissione di Leishmania infantum è il Genere Phlebotomus. In Italia e negli altri Paesi endemici vi sono fino a 4 diverse specie responsabili della trasmissione di Leishmania. Sicuramente il più interessante da un punto di vista epidemiologico Habitat dei flebotomi (cioè importante per la diffusione della malattia) è il flebotomo pernicioso : oltre ad essere quello maggiormente diffuso sul territorio italiano (è infatti rinvenibile sia in ambienti domestici, che peridomestici e selvatici) frequentemente è stato reperito negli ultimi anni in zone urbane fortemente inquinate delle città di Roma, Firenze e Palermo. La sua alta capacità come vettore del protozoo Leishmania è spiegabile dalla facilità con cui questo flebotomo è in grado di colonizzare differenti aree ed ambienti: ne consegue la diffusione (a macchia di leopardo) e l instaurarsi di nuovi focolai di malattia. E stato osservato che il numero di flebotomi infetti e i processi moltiplicativi di Leishmania sp. aumentano proporzionalmente alla temperatura tra i 15 e i 20 C. 9

Diffusione della Leishmaniosi canina in Europa Prof. Diffusione P.BOURDEAU della - Ecole Nationale Leishmaniosi Véterinaire di canina Nantes (France) in Europa Area Endemica Estensione potenziale per la presenza del flebotomo Zone in cui sono stati descritti focolai autoctoni Casi importati Situazioni poco documentate I limiti delle zone non sono forniti con precisione Mappa realizzata a partire da studi, indagini europee e conferenze: Prof. P. Bourdeau: EMOP (2004); WorldLeish4 (2009); ECVD (2009); RESFIZ (2009) 10

Lezione 3 La leishmaniosi canina Diffusione La leishmaniosi canina ha una vasta distribuzione che comprende Asia, Africa e America, ed è ampiamente diffusa nei paesi del Bacino del Mediterraneo. Recentemente anche negli USA sono state pubblicate le prime segnalazioni di infezioni nei cani dovute al parassita L.infantum, sebbene non si conosca ancora l origine di tali focolai. In Europa è presente sia in aree non endemiche, per casi importati, sia in focolai endemici stabili e instabili, che generalmente sono situati ai confini di distribuzione dei primi e sono considerati il risultato di una combinazione tra l introduzione occasionale di cani infetti e la modificazione nella dinamica di popolazione dei flebotomi vettori. La distribuzione dei focolai stabili nei paesi del Mediterraneo comprende Marocco, Algeria, Tunisia, Malta, Libia, Egitto, Israele, Libano, Siria, Turchia, Cipro, Grecia, Bosnia-Herzegovina, Croazia, Italia, Francia, Spagna e Portogallo. La leishmaniosi canina è presente in Italia dall inizio del secolo scorso nelle regioni centrali e meridionali, soprattutto lungo il versante tirrenico e jonico e nelle isole. Anche per la leishmaniosi canina si è assistito nell ultimo decennio ad un aumento di incidenza e diffusione geografica. Infatti, dalle aree tradizionalmente endemiche, l infezione si è diffusa sul versante adriatico della penisola e, a macchia di leopardo, in molte aree collinari prealpine e preappenniniche. Nell ultimo decennio sono stati segnalati nuovi focolai in regioni settentrionali precedentemente considerate libere dalla malattia. 11

L introduzione di cani infetti provenienti da regioni endemiche, la presenza di vettori e di condizioni favorevoli alla trasmissione del parassita, hanno permesso che si stabilissero nuovi focolai, come è stato osservato recentemente in Veneto e in Piemonte. In seguito alla segnalazione di 15 casi di leishmaniosi canina nella provincia di Verona, è stata svolta una ricerca che ha mostrato la presenza di due specie vettrici, e in Piemonte, nella provincia di Torino, dove è stata confermata la presenza del vettore, l indagine su campioni di sangue di cani ha mostrato una prevalenza dell infezione del 4,7%. In Emilia Romagna, dove negli anni 70 ci furono molti casi di leishmaniosi viscerale umana nella provincia di Bologna e dove attualmente esiste un focolaio di leishmaniosi canina con 2,5% di prevalenza, sono stati segnalati casi autoctoni della malattia nell entroterra della provincia di Rimini. In questo focolaio, ormai considerato stabile, sono presenti due specie vettrici e la prevalenza di infetti nella popolazione canina è del 2,6%. Il focolaio è limitato a due comuni situati ai confini con le Marche, dove negli ultimi anni sono aumentati i casi di leishmaniosi canina, e potrebbe quindi essere derivato dall espansione di un grande focolaio con caratteristiche geografiche e ambientali simili. Recenti ricerche svolte nella provincia di Macerata hanno rilevato una prevalenza del 13,7%. Le regioni collinari e costiere del medio versante adriatico (Molise, Abruzzo, Marche ed Emilia Romagna orientale) e dell Umbria appartengono quindi alla categoria dei territori endemico-sporadici, per i quali non è nota l effettiva distribuzione dell infezione, mentre i numerosi territori dell Emilia Romagna occidentale, 12

Piemonte, Valle d Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli sono territori nei quali di recente sono stati accertati casi autoctoni d infezione. All origine della riemergenza sembrano coinvolti più fattori, tra i quali l evoluzione del rapporto uomo-animale, le mutate condizioni climatico-ambientali e la diffusione pressochè ubiquitaria del vettore. Esiste ormai la consolidata conoscenza della presenza endemica di leishmaniosi canina in tutti i territori costieri e collinari del versante tirrenico e ionico (Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Puglia) e delle isole maggiori e minori, con la sola esclusione dei quartieri centrali di grandi centri urbani. I dati relativi a questi focolai storici mostrano prevalenze sicuramente maggiori: 22% nella Liguria occidentale, 24% nel Monte Argentario, 22,2% nell isola d Elba, 15,1% nell area del Vesuvio, 14,4% nel promontorio del Gargano, 13,6% in Sardegna e 39,1% nell isola di Lampedusa. Questi dati sono soggetti a variazioni nel tempo in funzione di diversi parametri quali l intervento dell uomo, il trattamento con farmaci, lo spostamento degli animali, le condizioni climatiche e le dinamiche naturali della trasmissione del parassita. Negli ultimi anni, inoltre, si sta verificando una diffusione della malattia da zone rurali e periurbane verso aree urbane: il cane rappresenta il ponte tra l ambiente selvatico e quello urbano. 13

Malattia La leishmaniosi canina è una malattia protozoaria sistemica, cioè interessa tutto l organismo. Le manifestazioni cliniche possono avere andamento acuto, sub-acuto o cronico. E una patologia che può presentare forme asintomatiche o plurisintomatiche. I primi sintomi della malattia sono generalmente lesioni cutanee, rarefazione del pelo in una o più zone, e infiammazione dei linfonodi regionali. Gli organi maggiormente colpiti sono il sistema linfatico, il midollo osseo, la milza, il fegato, i reni. La leishmaiosi canina è simile alla leishmaniosi viscerale umana, ma presenta un quadro clinico molto più ampio e variabile che ne rende difficile la diagnosi, sebbene le lesioni cutanee costituiscano la manifestazione più comune. Il periodo di incubazione può variare da 1 mese a parecchi anni e i cani malati non sottoposti a terapia vanno incontro a morte nel 90-98% dei casi. E stato osservato che esistono sia cani resistenti al parassita, nei quali si attiva un efficace risposta immunitaria, sia cani suscettibili in cui si ha una risposta immunitaria inefficace. La leishmaniosi canina è una lotta armata fra il parassita ed il sistema immunitario dell ospite. Infatti l immunità (il complesso meccanismo che si oppone ad ogni disturbo estraneo ) è di fondamentale importanza in questa patologia, è lei che decide se l infezione (penetrazione del parassita nell organismo canino) progredisce verso la malattia infettiva (leishmaniosi canina) o resta un infestazione autolimitante. L immuni- Lesioni interdigitali in cane con leishmaniosi 14

tà viene distinta in umorale (produzione di anticorpi) e cellulo-mediata (attivazione di cellule contro gli agenti estranei), ma questa è più che altro una suddivisione didattica in quanto, nella lotta ai microrganismi patogeni, i due tipi di immunità sono strettamente connessi e dipendenti. La malattia si realizza in quei cani in cui prevale un certo tipo di risposta immunitaria, che non è Lesioni perioculari in corso di leishmaniosi in grado di attivare efficacemente tutta una serie di meccanismi che porterebbero alla produzione di cellule immunitarie specializzate, capaci di sconfiggere il parassita. Molto probabilmente la prevalenza dell una o dell altra risposta dipende da ragioni (anche) genetiche, ma le intime ragioni non sono completamente note. I due tipi di risposta non sono inalterabili: per esempio il cane che vive in zona endemica può passare, per motivi non del tutto chiari, dalla risposta protettiva a quella non protettiva (ma non il contrario) e questo può dipendere da malattie intercorrenti, stress di varia natura (gravidanza, malnutrizione, affaticamento eccessivo), ecc. Come abbiamo visto, gli amastigoti di leishmania si insediano principalmente in particolari cellule (monociti) che, in condizioni normali, sono le cellule più potenti nella difesa aspecifica contro gli agenti infettivi: li inglobano (fagocitosi), li uccidono e quindi, una volta esaurito il loro compito, degenerano. In questo caso, invece, i monociti non solo non funzionano (o funzionano poco e/o male) ma finiscono per comportarsi da veri e propri cavalli di Troia. Infatti le lei- 15

Grave interessamento cutaneo in soggetto con leishmaniosi shmanie, all interno di queste cellule, producendo particolari sostanze e/o in virtù delle loro strutture di superficie, riescono a sopravvivere ai potenti meccanismi di difesa di queste cellule e, addirittura, ne ritardano od impediscono la normale degenerazione. In questo modo le leishmanie vengono trasportate, così protette nei confronti degli anticorpi e delle altre cellule coinvolte nei processi immunitari, in diverse sedi dell organismo (milza, fegato, midollo osseo, linfonodi, occhi, ecc.), in cui continuano a proliferare. Le leishmanie all interno dei monociti inducono una complessa alterazione dell immunità del soggetto, infatti stimolano la produzione di enormi quantità di anticorpi che però non sono protettivi e finiscono per arrecare i danni più gravi che si possono osservare in questa malattia, come ad esempio quelli a livello renale ed oculare. Alcuni di tali anticorpi, addirittura, reagiscono contro strutture proprie dell organismo del cane (fenomeni autoimmunitari), come articolazioni (artrite/artrosi, dolori), muscoli (atrofia muscolare) e globuli rossi (anemia). 16

Diagnosi Le tecniche utilizzate per la diagnosi della malattia sono molteplici e comprendono esami del sangue, osservazione diretta del parassita al microscopio e ricerca del DNA di leishmania mediante tecniche bio-molecolari (PCR). Il metodo più efficace e pratico è costituito dal prelievo di un campione di sangue da analizzare mediante diverse tecniche. Tra quelle considerate affidabili si segnala l immunofluorescenza indiretta (IFAT), metodica standardizzata a livello nazionale ed effettuabile presso gli Istituti Zooprofilattici di riferimento. Un buon strumento di indagine sono anche le analisi di tipo immunoenzimatico (ELISA). Questo tipo di esami permette di rivelare la risposta dell organismo al contatto con il parassita: il risultato mi dice quanti anticorpi ha il cane verso Leishmania infantum. Da quanto detto in precedenza, più alto è il numero di anticorpi, maggiore è la probabilità che il cane stia avendo una Basta un semplice test per identificare la leishmaniosi 17

risposta non protettiva verso il protozoo. Naturalmente una risposta anticorpale positiva oltre una certa soglia deve essere correlata alla presenza di qualche sintomo nel cane. Per esempio, un cane che vive in zona altamente endemica potrebbe risultare positivo a seguito di prelievo del sangue (e spesso accade) ma potrebbe altresì controllare la malattia, grazie ad un sistema immunitario efficiente. Il limite nell utilizzo di IFAT o ELISA come misure di prevalenza della malattia è dovuto al lungo periodo tra infezione e comparsa dei primi anticorpi, rilevabili solo dopo molti mesi dal contatto. L efficacia diagnostica di tecniche molecolari come la PCR è indubbiamente molto elevata. Purtroppo tali metodiche sono attualmente applicate solo a un limitato numero di centri diagnostici di referenza e non presentano tuttora sufficienti criteri di standardizzazione per poter essere utilizzate come monitoraggio dell intera popolazione. Inoltre non vi sono evidenze sostanziali di una correlazione diretta tra la presenza di DNA di leishmania nel campione esaminato e l infezione del parassita nel cane, in quanto le infezioni rilevate possono essere di tipo latente con presenza scarsa o nulla di parassiti vitali nel cane. Tuttavia l utilizzo di metodiche molecolari in gruppi selezionati di soggetti assume particolare importanza quando si debba rilevare la circolazione del parassita in una determinata area. In ogni caso è stato concordato che soggetti sani con PCR positiva devono essere considerati sospetti e devono essere esaminati con altre metodiche di indagine, come quelle descritte in precedenza. 18

foto: Marco Maggi Terapia La leishmaniosi canina è chiaramente curabile da un punto di vista dei sintomi, ma praticamente inguaribile dal punto di vista parassitologico. Le terapie leishmanicide attualmente a disposizione (cioè in grado di uccidere i parassiti) garantiscono un importante riduzione della carica protozoaria, anche se non portano il paziente alla completa guarigione perché le poche leishmanie che sfuggono al trattamento rimangono in qualche modo annidate in qualche sede nell organismo. Per questa ragione, unitamente al trattamento leishmanicida, si deve somministrare per un lungo periodo anche un farmaco leishmanio-statico (cioè in grado di bloccare la moltiplicazione del parassita). Quando le condizioni iniziali del cane non sono disperate (parametri di funzionalità renale ed epatica accettabili), si ottiene la scomparsa dei sintomi e l animale può condurre, anche per lungo tempo, un esistenza soddisfacente (un animale asintomatico o con pochi sintomi è anche fonte inferiore d infezione rispetto Prima del trattamento Dopo il trattamento 19 Prima del trattamento Dopo il trattamento ad uno sintomatico ridufoto: Daniela Proverbio

Prima del trattamento Dopo il trattamento cendo il rischio di trasmissione del parassita al vettore). Da qui l importanza di trattare precocemente e di fare costantemente un accurato screening diagnostico. Data la natura dei sintomi, causati dall interazione antigene-anticorpo o dagli stessi anticorpi rilasciati dal soggetto, il monitoraggio dell efficacia terapeutica dovrebbe essere fatto a distanza di mesi dalla fine della terapia: la diminuzione delle leishmanie nell organismo, comunque non evita che i danni già presenti creino sintomi nel paziente. Spesso si realizzano le recidive (ricadute) che richiedono una nuova terapia, per cui i soggetti clinicamente guariti devono necessariamente essere controllati periodicamente. foto: Daniela Proverbio foto: Pierfrancesco Bo Prima del trattamento Dopo il trattamento 20

Lezione 4 La prevenzione Di fronte a possibili quadri sintomatologici devastanti, ad una diagnosi quantomeno complessa, ad una terapia mai completamente risolutiva, le alternative sono rappresentate dalla prevenzione. Tutta la medicina moderna fonda i suoi successi sull aspetto profilattico, più che su quello terapeutico. Nell ambito della leishmaniosi canina questo punto di vista assume un importanza fondamentale. Da 2 anni e mezzo è a disposizione in Europa il primo vaccino contro la leishmaniosi canina, causata da L. infantum. Questa nuova misura di prevenzione ha colmato un divario che fino ad oggi rappresentava un vero e proprio limite nelle misure di prevenzione adottate. In linea generale un vaccino stimola il sistema immunitario a reagire contro un agente esterno, quindi in un certo senso rappresenta Il primo vaccino contro la leishmaniosi canina è finalmente disponibile 21

l ultimo baluardo di difesa dell organismo. Nello specifico, parlando di vaccinazione contro la leishmaniosi canina, si è detto più volte che quando i promastigoti infettanti vengono immessi dal flebotomo vettore nell organismo del cane, l unica difesa è la completa efficienza del sistema immunitario. Se per un qualsiasi motivo (debilitazione, malattie concomitanti, infezioni pregresse, ecc.) il sistema immunitario non è in grado di rispondere a quel patogeno in maniera adeguata, l infezione progredirà verso la malattia. La vaccinazione è la nuova misura di prevenzione che garantisce un sistema immunitario completamente efficiente verso la leishmaniosi canina. Il vaccino induce il sistema immunitario del cane a reagire adeguatamente verso il protozoo, insegnando cosa fare alle cellule specializzate. Successivamente queste cellule saranno in grado di eliminare il parassita. Un cane che vive in zona endemica, quindi con una forte presenza di protozoi e di conseguenza soggetto a ripetute sollecitazioni (punture del vettore infetto), può non essere sempre efficiente da un punto di vista immunitario verso Leishmania infantum, proprio a causa dei ripetuti contatti con il parassita. Proprio per questi motivi la vaccinazione aiuta il sistema immunitario ad essere sempre in allerta verso quel determinato patogeno. Allorché il protozoo dovesse superare la prima linea di difesa dell organismo, rappresentata proprio dai monociti (vedi paragrafi precedenti), è proprio grazie allo stimolo vaccinale che interverranno le cellule specializzate (e preallertate), le uniche deputate all eliminazione di leishmania. Coì come la prevenzione vaccinale rappresenta un tassello fondamentale nella lotta alla malattia, la profilassi indiretta ovvero la lotta all insetto vettore, risulta comunque essere importante, per evitare il più possibile che i flebotomi pungano i cani. La battaglia 22

ambientale contro i pappataci è persa in partenza, vista l impossibilità dell utilizzo massivo di insetticidi in aree tanto diverse (habitat dei flebotomi) e diffuse su tutto il territorio. Anche l eventuale intervento sui serbatoi di leishmania è tutt altro che agevole, di fatto impossibile. Da più parti viene proposto lo stamping-out (uccisione in massa) dei cani positivi sintomatici, soprattutto per diminuire l incidenza della malattia nell uomo, ma i risultati sperimentali di questi tentativi praticati in Sicilia, Cina e Brasile sono stati contrastanti e fallimentari. Infatti c è una miriade di fattori da considerare, prima di dare effettivo credito a queste pratiche, in primis l esistenza dei serbatoi selvatici (cani randagi, lupi, volpi, roditori, forse rettili, ecc.) o comunque diversi dal cane (uomini e gatti). Se associamo questi aspetti a naturali considerazioni di ordine eticomorale, non si può che concludere, che è del tutto inutile ed anche illusorio e delittuoso pensare di combattere la leishmaniosi uccidendo i cani domestici nei quali è stata accertata la malattia. Gli unici interventi praticamente realizzabili in termini di lotta al vettore sono l utilizzo di dispositivi anti-punture, sia per proteggere i cani sani dai pappataci infestanti, ma anche per evitare che flebotomi non infetti possano assumere il parassita, pungendo i cani positivi, e rappresentare così un problema per la salute animale ed umana. Analogamente vi sono determinati comportamenti da adottare e tutte le misure di prevenzione disponibili dovrebbero essere utilizzate al fine di ottenere una protezione a 360 verso la malattia. Quindi in sinergia alla vaccinazione contro la leishmania, si dovrebbe evitare, per quanto possibile, di far dormire il cane all aperto durante la notte, in particolare nel periodo che va da 23

Maggio ad Ottobre. Anche le passeggiate serali rappresentano un rischio potenziale. I box e le finestre delle abitazioni dovrebbero essere dotati di zanzariere a maglia fitta (lato non superiore a 2 mm), eventualmente impregnate con qualche buon prodotto insetticida-insettorepellente. Per quanto concerne i prodotti insetticidi da applicare direttamente sulla cute e sul pelo degli animali, in commercio sono presenti diverse formulazioni di repellenti: spray, spot-on, collari; su tutti questi prodotti sono stati condotti diversi studi scientifici che hanno dimostrato l efficacia di tutti nella prevenzione delle punture dei flebotomi. Questi studi, massicciamente promossi dalle diverse ditte produttrici, dimostrano come l applicazione di questi presidi repellenti ai cani che vivono in aree fortemente endemiche per leishmaniosi, risulti in una protezione statisticamente significativa. Pur trattandosi di dati estremamente positivi, non si deve dimenticare che il collare, le gocce, lo spray non possono rappresentare una protezione assoluta (come qualsiasi dispositivo anti-pappatacio ). Infatti è dimostrato che sia sufficiente una sola puntura di flebotomo (che può iniettare fino a 150 promastigoti infettanti) su un soggetto predisposto, affinché si manifesti col tempo la sintomatologia che ben conosciamo. Proprio per quanto finora detto, la vaccinazione, unitamente all utilizzo di presidi repellenti, rappresenta ad oggi la miglior strategia di prevenzione nei confronti di questa terribile malattia. Solo avvalendosi di tutte queste misure profilattiche, si può affermare di aver fatto tutto quello che era possibile fare. 24

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