SUINICOLTURA ITALIANA E COSTI DI PRODUZIONE. Opuscolo CRPA Notizie n.1/2014-2.73. a maggiore produttività



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Opuscolo CRPA Notizie n.1/2014-2.73 COSTO di PRODUZIONE DEL SUINO PESANTE - Edizione 2014 SUINICOLTURA ITALIANA E COSTI DI PRODUZIONE Dal 1993 il CRPA oltre all'attività di monitoraggio dei costi di produzione ha creato una banca dati degli indici tecnici degli allevamenti suinicoli, per fornire ai produttori uno strumento di confronto e valutazione del livello di efficienza della suinicoltura italiana. Migliorare la produttività della scrofaia è elemento indispensabile per un allevamento che voglia rimanere sul mercato con costi di produzione competitivi e in grado di permettere redditi positivi all'allevatore. Il campione 2013 conta circa 50.000 scrofe. L a maggiore produttività dell'allevamento suinicolo nel 2013 è stata condizione necessaria per sostenere l'aumento del costo delle materie prime e cogliere l'opportunità del rialzo delle quotazioni al macello. L'ultimo biennio si è caratterizzato infatti per la ripresa delle tensioni sui prezzi di cereali e soia, ma anche per l'inversione del ciclo di mercato dei suini sui mercati di tutta Europa. Per capire meglio la situazione della

suinicoltura italiana, il CRPA, come ogni anno, propone un'analisi approfondita del quadro economico del settore. Ampio spazio è dedicato all analisi dei costi di produzione nelle principali tipologie aziendali e al livello di efficienza raggiunto nella fase di riproduzione. Per inquadrare il posizionamento dell Italia nel contesto europeo è riportato il confronto con i principali Paesi comunitari. Questo lavoro è stato finanziato dalla Regione Emilia-Romagna e cofinanziato da Asser, l Organizzazione dei Suinicoltori dell Emilia-Romagna. PATRIMONIO SUINICOLO NELL'UNIONE EUROPEA I censimenti Eurostat di dicembre 2013 (tabella 1) mostrano una stabilizzazione del patrimonio suinicolo comunitario, che si è attestato a poco più di 145 milioni di capi (-0,4%). In realtà solo gli incrementi rilevati in Spagna, Danimarca e Regno Unito hanno contribuito a rallentare una tendenza che nell'arco di un triennio si è tradotta in una contrazione all'interno dell'ue di oltre 5 milioni di capi, in larga parte imputabile al processo di Tab. 1 - Patrimonio suinicolo nell'ue (.000 capi) 2 Tab. 2 - Approvvigionamento di carne suina dell'italia (.000 t) adeguamento alle norme comunitarie relative al benessere animale (Direttiva 2008/120/Ce). In Italia si è registrato un calo dell'1,2%, che è seguito alla flessione più consistente accusata nel 2012. Per quanto riguarda le sole consistenze di scrofe, è continuata la contrazione del patrimonio comunitario con una flessione dell'1,8%. Il calo è stato di minore entità rispetto a quello registrato nei due anni che hanno preceduto la decorrenza del divieto di stabulazione in gabbia delle scrofe gestanti. Tuttavia, l'impatto dell'applicazione della Direttiva 2008/120/Ce è stata una forte diminuzione di riproduttori, che da 13,52 milioni presenti nel 2010 sono passati a dicembre 2013 a 12,39 milioni. L'Italia è stato uno dei Paesi a registrare la flessione più consistente, con una contrazione che solo nel 2013 è risultata del 5%. Dato l'andamento delle disponibilità interne, la produzione comunitaria è diminuita negli ultimi due anni del 4% attestandosi nel 2013 a 21,87 milioni di tonnellate (-1,2% su base annua). Stando alle ultime proiezioni della DG Agri nel 2014 dovrebbero esserci segnali di ripresa, con un aumento stimato all'1,6%. PRODUZIONE, CONSUMO, IMPORT ED EXPORT S econdo i dati pubblicati dall'istat, la produzione italiana di carne suina nel 2013 si è stabilizzata sui medesimi volumi del 2012 (+0,1%), a fronte di un calo del numero di capi macellati del 2,1% interamente a carico dei magroni e dei lattonzoli. Per il terzo anno consecutivo, al lieve

CRPA Notizie n.1/2014-2.73 aumento dei grassi da macello, 11,95 milioni di capi (+0,5%) nel 2013, ha corrisposto un andamento in controtendenza dei suini provenienti dal circuito tutelato. Le macellazioni di suini pesanti Dop sono infatti diminuite del 3% (INEQ), attestandosi ad un totale di 8,02 milioni di capi. Con la flessione registrata nel 2013, il numero di suini immessi nei circuiti Dop si è portato al livello più basso Tab. 3 - Import suini, carni e salumi (t) Tab. 4 - Export suini, carni e salumi (t) degli ultimi dieci anni, mentre è continuata ad aumentare la quota di capi allevati al di fuori dei vincoli previsti dai disciplinari di produzione. Questa tendenza rispecchia sia la contrazione delle consistenze di scrofe attive nel circuito tutelato che tra il 2010 e il 2012 sono passate da 567 a 523 mila capi, sia i maggiori flussi di importazione di suinetti registrati nello stesso periodo. Riguardo gli ingressi dall'estero di capi vivi, il forte aumento registrato nel biennio precedente ha conosciuto nel 2013 una battuta di arresto, pur mantenendosi su livelli relativamente elevati. L'import di suinetti e magroni di peso inferiore a 50 kg si è attestato intorno a 437 mila capi, mentre l'approvvigionamento di suini di peso superiore è risultato pari a 186 mila capi. Le importazioni di carni fresche e congelate sono invece aumentate in volume del 3,1%, portandosi a 935 mila tonnellate. Le forniture di cosce, che costituiscono la voce più rilevante dell'import italiano di materia prima, si è mantenuto intorno alle 540 mila tonnellate. L'aumento delle esportazioni registrato nel 2013 è dovuto alla dinamica delle vendite di salumi, i quali costituiscono il 90% del valore totale realizzato sui mercati esteri. Se per le carni non trasformate si è rilevato un calo in volume del 5,7%, (64.537 tonnellate in totale), l'export di conserve e grassi è cresciuto dell'1,4%, per la conferma dei buoni risultati delle produzioni a più elevato valore aggiunto (tabella 4). In particolare sono aumentate del 3,9% le vendite all'estero di prosciutti, coppe stagionate e speck. Bene anche i salami e gli altri insaccati crudi (+4,7%), così come quelle di prosciutti cotti (+ 20%). Il fatturato con l estero dei prodotti della salumeria, compresi il lardo e lo strutto, è così cresciuto del 4,7%, raggiungendo quasi 1,19 miliardi di euro. La crescita delle importazioni di materia prima ha tuttavia determinato un peggioramento del saldo della bilancia commerciale 2013, con un aumento del disavanzo del 13%. INDICI TECNICI DEGLI ALLEVAMENTI SUINICOLI D al confronto degli indici tecnici degli ultimi anni emerge una progressione costante nel numero di suini svezzati per scrofa all'anno, che tra il 2010 e il 2013 è passato da 22,01 a 23,60. Questo risultato è dovuto sia all'aumento dei parti all'anno per scrofa, saliti nello stesso periodo da 2,23 a 2,25, sia al maggior numero di suini nati vivi per parto. Per effetto anche del contenimento 3

Tab. 5 - Indici tecnici degli allevamenti suinicoli italiani Tab. 6 - Costo di produzione del suino pesante (ciclo chiuso) Tab. 7 - Costo di produzione del magroncello di 35 kg (ciclo aperto) dell'indice di mortalità in fase di svezzamento, i suinetti svezzati per parto sono saliti a 10,5 capi. COSTO DI PRODUZIONE NEL CICLO CHIUSO I l costo di produzione del suino pesante è stato calcolato utilizzando i dati rilevati in allevamenti ubicati nella Pianura Padana raccolti con appositi questionari. Le voci di costo sono state suddivise in costi espliciti e costi calcolati. I costi espliciti comprendono le spese per i mezzi e i servizi necessari alla gestione dell'allevamento. Si tratta di costi effettivi esplicitati dalle registrazioni contabili, che comportano un esborso monetario da parte 4 dell'allevatore. I costi calcolati comprendono gli interessi sugli investimenti e gli ammortamenti. Dipendendo da fattori e situazioni specifiche di ogni singolo allevamento, tali voci sono state stimate utilizzando la medesima metodologia degli scorsi anni. Dall esame dei dati riportati in tabella 6, si può osservare che il costo di produzione negli allevamenti a ciclo chiuso nel 2013 è aumentato del 2% rispetto all'anno precedente, portandosi a 244 /capo pari a 1,53 per chilogrammo di peso vivo prodotto. L'aumento contenuto è da attribuire all'aumento dei suini svezzati per scrofa, raggiunto attraverso una più attenta selezione dei riproduttori, una maggiore attenzione ai calori e Tab. 8 - Costo di produzione del suino pesante (ingrasso)

CRPA Notizie n.1/2014-2.73 alla conseguente riduzione dei giorni di interparto. L'aumento della produttività ha in parte compensato l'effetto del rialzo dei prezzi dei cereali e della soia, oltre che dei costi generali legati alle imposizioni fiscali che gravano dal 2012 sui fabbricati rurali. La maggiore efficienza delle scrofaie ha inoltre consentito di contenere il costo medio del lavoro e l'incidenza degli ammortamenti. COSTO DI PRODUZIONE NEL CICLO APERTO P er ciclo aperto si intendono allevamenti che svolgono una parte del ciclo produttivo. Questi possono essere allevamenti che producono il magroncello da immettere nella successiva fase dell ingrasso o aziende che svolgono solamente la fase dell ingrasso. COSTO DI PRODUZIONE DEL MAGRONCELLO DI 35 KG Il costo del magroncello di 35 kg negli allevamenti a ciclo aperto è stato calcolato con i medesimi criteri utilizzati nell'analisi degli allevamenti a ciclo chiuso, ipotizzando che tutti gli animali siano venduti come magroni al peso indicato, ad eccezione dei riproduttori a fine carriera. Il confronto con il costo sostenuto nell'anno precedente mostra un aumento nel 2013 dello 0,8% dovuto all'incremento dei costi di alimentazione e alle imposte gravanti sui fabbricati rurali. Anche in questo caso il miglioramento della produttività delle scrofe ha permesso di contenere l'incremento del costo di produzione, che sarebbe risultato molto più elevato se le prestazioni in fase di riproduzione fossero rimaste invariate. COSTO DI PRODUZIONE DEL SUINO PESANTE FASE DI INGRASSO Per il calcolo del costo di produzione sostenuto durante la fase di ingrasso del suino pesante si è adottata la medesima metodologia utilizzata per gli altri tipi di allevamento, tenendo però presente che il costo medio, in questo caso, include la spesa per l acquisto del magrone e fa riferimento esclusivamente al peso vivo prodotto a partire dal peso iniziale di 35 kg. L'esame del costo di produzione del 2013 (tabella 8) non rivela alcun incremento rispetto all'anno precedente in quanto la riduzione del costo del magrone ha compensato i maggiori costi di alimentazione e l'aumento degli oneri per interessi ed ammortamenti. Il maggiore incremento del costo di alimentazione nel ciclo aperto Grafico 1 - Redditività suino pesante (ciclo chiuso) rispetto al ciclo chiuso è da attribuire alla mancanza del miglioramento genetico degli animali da ingrasso. REDDITIVITА DEGLI ALLEVAMENTI SUINICOLI N Grafico 2 - Redditività magroncello di 35 kg ella prima parte del 2013 la redditività degli allevatori ha scontato gli effetti dell'aumento dei costi di produzione e del calo stagionale delle quotazioni dei suini pesanti, tanto che nel corso del secondo trimestre i prezzi al macello non hanno coperto interamente le spese per i mezzi correnti di produzione. Solo i forti rialzi delle quotazioni del suino pesante intervenuti nella seconda metà del 2013 hanno risollevato il bilancio degli allevamenti garantendo margini di redditività positivi. Sul fronte dei costi, i primi segnali di ribasso delle quotazione del mais sono comparsi solo a partire dal mese di settembre (-7% su base annua). Inoltre, si è dovuto attendere l'autunno inoltrato per registrare un allentamento delle tensioni sul prezzo della soia, tanto che le farine di estrazione hanno registrato un ulteriore rialzo del 5%. Nel bilancio dell'anno, i ricavi degli allevatori hanno consentito di recuperare interamente le spese correnti di allevamento comprensive del costo del lavoro familiare, ma con un 5

margine sui costi diretti in calo rispetto al 2013. Anche includendo nell'analisi la remunerazione del capitale investito in azienda, il bilancio si è chiuso con un margine inferiore a quello registrato nel 2012 (grafico 1). Come per gli allevamenti da ingrasso, anche per i produttori di magroni le condizioni di mercato nel 2013 hanno permesso di mantenere margini di redditività positivi, seppure in diminuzione in confronto all'anno precedente. La contrazione delle disponibilità di capi da allevamento in Italia così come nel resto d'europa Tab. 9 - Indici tecnici degli allevamenti sunicoli nei Paesi Ue e Brasile (2012) Tab. 10 - Costo di produzione peso morto nei Paesi Ue e Brasile ( /kg) (2012) 6 ha sostenuto i listini dei magroni i quali, dopo il deciso rialzo del 2012, hanno chiuso in lieve calo. Il contestuale aumento dei costi di alimentazione ha però determinato una compressione dei margini, che tuttavia si sono mantenuti positivi (grafico 2). CONFRONTO INTERNAZIONALE L a partecipazione del CRPA alla rete internazionale Interpig, coordinata dalla British Pig Executive (Bpex), consente l'annuale confronto dell'efficienza tecnica ed economica di aziende suinicole operanti in diversi Paesi europei e in Brasile. I dati relativi agli indici di produttività del 2012 (tabella 9) mostrano la netta superiorità degli allevamenti danesi, seguiti da quelli olandesi, in termini di capi svezzati per scrofa. Un tale livello di efficienza è dovuto al maggior numero di suinetti nati vivi per parto e a un tasso di mortalità pre-svezzamento che è in linea con quello rilevato negli altri Paesi. Le prestazioni riproduttive negli allevamenti francesi e tedeschi risultano inferiori ai primi due Paesi nord europei anche a causa di una mortalità più elevata durante lo svezzamento. L'Italia con 23,35 suinetti svezzati per scrofa si colloca al penultimo posto, davanti solo alla Gran Bretagna e dietro la Spagna. La Danimarca vanta le migliori prestazioni anche nella fase di ingrasso, come mostrano il notevole incremento medio ponderale e l'indice di conversione alimentare, che è di poco superiore a quello di Olanda, Spagna e Brasile. Gli indici tecnici relativi alla fase di ingrasso degli allevamenti italiani risentono della specializzazione nella produzione del suino pesante. Per quanto riguarda i costi, gli allevamenti danesi, olandesi, spagnoli e francesi risultano i più competitivi nel contesto comunitario (tabella 10). Al di fuori dell'ue è tuttavia evidente la posizione del Brasile, i cui costi sono nettamente più contenuti anche rispetto ai principali concorrenti europei. Per le specificità della propria suinicoltura l'italia sconta costi più elevati rispetto a tutti gli altri Paesi dove l allevamento è orientato sulla produzione di suini leggeri. La differenza va dal 18% in confronto agli allevamenti danesi e olandesi, al 21% rispetto a quelli francesi e spagnoli. I prezzi nei mercati europei Il calo della produzione e il consistente flusso di esportazioni verso Paesi terzi hanno contribuito ad assottigliare le disponibilità all'interno dell'ue e a mantenere i prezzi in ten-

CRPA Notizie n.1/2014-2.73 sione su tutte le piazze europee. La continua crescita della domanda cinese (+34%) e la ripresa delle spedizioni verso la Russia (+24%) hanno determinato un aumento del 4% delle esportazioni comunitarie di carni suine fresche e congelate, le quali hanno sommato un totale di 1,45 milioni di tonnellate. Nel 2013 si sono quindi riproposte le medesime condizioni che nel 2012 avevano determinato un sensibile aumento dei prezzi dei suini da macello. La quotazione media comunitaria (1,75 /kg peso morto) ha infatti registrato un ulteriore aumento del 2,9% (DG Agri). Per il 2014 si prevede una diminuzione delle quotazioni comunitarie rispetto ai livelli raggiunti negli ultimi due anni. L'entità del calo dipenderà anche dalla capacità dei Paesi importatori europei di assorbire le quantità in esubero in seguito alla chiusura del mercato russo. trasformazione. Ad ogni passaggio mercantile si è altresì tenuto conto degli scarti di lavorazione e delle perdite di peso. Dato l'andamento delle quotazioni del suino pesante, il ricavo lordo dell allevatore per un capo da 160 kg ha registrato un lieve incremento nel Tab. 10 - Valorizzazione del suino pesante di 160 kg VALORIZZAZIONE DEL SUINO PESANTE I dati esposti in tabella 10 riportano il fatturato lordo per singolo capo nei vari stadi di produzione e commercializzazione delle carni di suino pesante, mentre non forniscono indicazioni sulla redditività di ciascuna fase. Per il calcolo si è proceduto scomponendo la carcassa nei tagli ottenuti alla macellazione e nei corrispondenti salumi prodotti in fase di Grafico 3 - Prezzi dei suini nei mercati Ue 7

2013, portandosi a poco più di 239 euro per capo. Poco più elevato l'aumento in valore di tutti i tagli ottenuti alla macellazione (+1,6%), in quanto l'incremento dei prezzi di lombi, coppe e spalle è stato in parte compensato dalla flessione del prosciutto destinato alle produzioni tipiche, oltre che delle gole e del grasso. Nel 2013 si è confermata la crescita del valore all ingrosso del paniere di prodotti trasformati, che è salito del 4,3%, per la dinamica dei prezzi di tutti i salumi. In termini relativi i prosciutti stagionati Dop hanno tuttavia registrato un incremento inferiore rispetto agli altri prodotti tipici da salumeria. 2013 la media delle quotazioni mensili del suino pesante si è attestata a 1,51 /kg, di pochi centesimi superiore in confronto all'anno precedente (CUN, grassi da macello di 160-176 kg). L'andamento mensile ha ricalcato un trend identico, anche se si è caratterizzato per una maggiore volatilità (grafico 4). All iniziale fase di ribasso interrottasi con il minimo stagionale toccato all'inizio dell'estate è seguita una repentina inversione culminata in settembre (1,80 /kg). Successivamente è intervenuto un altrettanto PREZZO DELLE CARNI SUINE LUNGO LA FILIERA L a riduzione delle macellazioni di suini pesanti destinati al circuito Dop e la contrazione in atto del parco scrofe hanno continuato a sostenere i prezzi dei grassi da macello, dopo i forti aumenti su base annua registrati nel 2011 (+16%) e nel 2012 (+6%). Nel Grafico 4 - Prezzi suino pesante, coscia e lombo 8 Opuscolo CRPA Notizie n.1/2014-2.73 Costo di produzione del suino pesante Edizione 2014 Testi di Claudio Montanari, Eugenio Corradini Revisione editoriale Magda C. Schiff Impaginazione e grafica Giuseppe Fattori rapido assestamento. Nel primo trimestre dell'anno in corso la media dei listini dei suini pesanti non ha registrato variazioni in confronto allo stesso periodo del 2013. Anche i prezzi dei lattonzoli si sono sostanzialmente confermati sui valori del 2012. Con la progressiva contrazione del numero di capi immessi nel circuito Dop, i conseguenti rialzi del suino pesante si sono trasmessi in parte al mercato delle cosce fresche destinate alle produzioni tipiche. Da 14,27 milioni di pezzi del 2010, il numero di prosciutti certificati al macello è diminuito fino a raggiungere nel 2013 un minimo di 13,68 milioni. Il calo delle disponibilità ha determinato la riduzione delle cosce sigillate e a partire dal 2011 la ripresa delle quotazioni del prodotto fresco. Dopo un rialzo su base annua di oltre il 10%, nel 2013 le cosce tra gli 11 e 13 kg hanno registrato un leggero assestamento, con i listini che hanno segnato una media di 3,78 /kg (-1,5%). Le quotazioni del lombo si sono confermate in crescita, chiudendo con un aumento su base annua del 4%. Periodico C.R.P.A. NOTIZIE Centro Ricerche Produzioni Animali C.R.P.A. S.p.A. Viale Timavo 43/2-42121 Reggio Emilia, Italy Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 387 del 19-5-1977 Proprietario: Giuseppe Veneri - Direttore responsabile: Adelfo Magnavacchi Ogni riproduzione, integrale o parziale, deve essere autorizzata dal CRPA