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INTERVENTO CORTE DEI CONTI 4 giugno 2014 CONTESTO I Comuni rappresentano solo il 7,6 per cento della spesa pubblica totale, quindi il controllo dei conti dovrebbe essere esercitato sui settori che rappresentano il peso più rilevante della spesa pubblica, in primo luogo le amministrazioni centrali dello Stato. I Comuni rappresentano poi solo il 2,5% del debito totale e peraltro i Comuni possono indebitarsi solo per investimenti. Dal 2007 al 2014 i Comuni contribuiscono al risanamento della finanza pubblica per 16,4 miliardi di euro, di cui 8 miliardi e 700 milioni in termini di Patto di Stabilità interno e 7 miliardi e 700 milioni di euro in termini di riduzione di trasferimenti. I Comuni nel 2012 presentano un avanzo pari a 1 miliardo e 667 milioni, corrispondente al 2,57 percento delle entrate. Al contrario lo Stato registra un deficit di 52 miliardi, pari al 13,26% delle entrate (dati istat). I Comuni riducono la spesa corrente del 2,5% dal 2010 al 2012 mentre la spesa corrente dello Stato conosce un aumento dell'8% rispetto al 2008 (salto nel 2009 e poi stabile dal 2009 al 2012). Nell anno 2013, con il decreto legge n. 35, al fine di accelerare i pagamenti in conto capitale alle imprese vengono messi a disposizione dei Comuni 3 miliardi e 832 milioni in termini di spazi finanziari. Questi dati confermano quanto sostiene l Associazione ormai da anni: il contributo richiesto ai Comuni per il risanamento dei conti pubblici non è più sostenibile. Tra gli effetti provocati dalla manovra a carico del comparto vi è la diminuzione degli investimenti. La tipologia di opere di interesse dei Comuni riguarda settori importantissimi per la qualità della vita e per la sicurezza delle persone. In particolare i Comuni realizzano e sono responsabili di opere di tutela del territorio (rischio idrogeologico e infrastrutture di rete), infrastrutture per la viabilità e i trasporti, opere a servizio della scuola e interventi per la pubblica sicurezza e la giustizia. Il prezzo sociale delle modalità di declinazione di queste manovre finanziarie è ormai insostenibile per la collettività e per le imprese. 1

ENTRATE Dall introduzione del federalismo fiscale i Comuni hanno subito una riduzione di risorse di oltre 7,7 miliardi di euro. Lo sforzo fiscale esercitato - poco più di 5 miliardi e mezzo - non ha compensato tale taglio. Cioè nell epoca della realizzazione del federalismo fiscale i Comuni hanno visto ridurre il proprio perimetro finanziario di circa 2 miliardi di euro. Nel corso degli ultimi tre anni i Comuni hanno subito una riforma fiscale l anno. Con il salva Italia, nel 2012 le imposte pagate dai cittadini aumentano del 105%, ed i comuni perdono il 38% dell Ici. Nel 2012 e nel 2013 tale incertezza è aggravata dalla spendingreview che riduce per il biennio le risorse comunali di più di 2 miliardi di euro, pari al 30% delle assegnazioni statali (trasferimenti) 2012. Le entrate correnti dei Comuni nel 2012 restano invariate rispetto al 2011 mentre quelle dello Stato aumentano del 4,26%. Tutto ciò perché le recenti scelte operate hanno portato a chiedere un contributo sempre maggiore ai cittadini anche attraverso l'imu, che non è stato destinato ai Comuni ma al risanamento del bilancio statale. In questi anni i comuni hanno dovuto supplire con risorse proprie ad una drammatica contrazione dei finanziamenti per le politiche sociali e per la non autosufficienza. Solo in questo anno si è invertita la tendenza. Il perimetro delle risorse dei Comuni nel periodo 2010-2014 Negli anni dell attuazione del federalismo fiscale il perimetro delle risorse dei Comuni si è ridotto considerevolmente, per un valore non inferiore a 2,1 miliardi di euro, passando dai 29,4 miliardi di euro del 2010 ai 27,3 miliardi di euro del 2014. La principale causa della riduzione di risorse è imputabile all entità della decurtazione delle assegnazioni statali e alle riforme dell imposizione immobiliare che nel periodo analizzato non hanno garantito invarianza di risorse per i Comuni. Nel 2011 si è data realizzazione alla norma contenuta nella Legge delega di attuazione del federalismo fiscale (L. 42/2009) che stabiliva, al fine di avviare un percorso di restituzione di piena autonomia finanziaria a Comuni e Province, la soppressione dei trasferimenti erariali e regionali diretti al finanziamento delle spese di qualsiasi natura. La quasi totalità dei trasferimenti erariali nel 2011 è stata sostituita dal Fondo sperimentale di riequilibrio. Dal 2010 al 2011 le assegnazioni statali diminuiscono di circa 2 miliardi di euro a causa dei tagli imposti dal Governo mentre restano praticamente costanti le entrate derivanti dai principali cespiti tributari. Nel 2012 con l anticipazione dell IMU sperimentale il gettito tributario sembra 2

aumentare, ma per effetto della misura compensativa del gettito IMU comunale ad aliquota base, finalizzata a rendere di fatto le risorse disponibili per ciascun Comune pari al gettito della vecchia ICI, il gettito resta costante. Il monte delle risorse osservato aumenta per effetto dello sforzo fiscale IMU richiesto ai cittadini, che è servito ai Comuni per compensare i tagli delle assegnazioni statali e per rispettare i vincoli del patto di stabilità interno, che in questo anno subisce un inasprimento ulteriore di poco inferiore ai 2 miliardi di euro. Il 2013 è caratterizzato da una diminuzione di risorse complessive rispetto al 2012 di 1,2 miliardi di euro, imputabile principalmente ai tagli della c.d. spendingreview (dl 95/2012) per un valore di 2,25 miliardi di euro. Inoltre 374 Comuni, corrispondenti al 20 per cento della popolazione, nel 2013 hanno già esaurito i margini di manovra sull IMU ordinaria e presentano aliquote dell Addizionale IRPEF al livello massimo consentito dalla normativa vigente; per questi Enti qualunque ulteriore sforzo finanziario richiesto risulta inattuabile poiché il bilancio non presenta più margini di manovrabilità. Nel 2014, anno dell abolizione dell IMU sulle abitazioni principali e dell introduzione della TASI, il comparto è chiamato ad aumentare la pressione fiscale per ricostituire il gettito IMU oramai soppresso e garantire le relative detrazioni equivalenti. Non abbiamo apprezzato, altresì, la scelta che il minor gettito non sia stato diviso tra tutti i Comune, ma sia stato posto a carico di quelli che avevano, nello scorso anno, contenuto le aliquote. Ciò, oltre ad essere una penalizzazione per quei Comuni che avevano cercato di contenere l impatto sui propri cittadini, ha anche evidenziato un venir meno dell autonomia decisionale. Il Governo ha autoritativamente effettuato una scelta fiscale per conto dei Comuni. Attraverso il decreto legge 66/2014 vengono decurtati al comparto 375,6 milioni di euro che si aggiungono ai 250 milioni di tagli disposti della spedingreview (dl 95/2012). Negli ultimi 5 anni le risorse destinate ai Comuni hanno subito una riduzione di circa 7,7 miliardi di euro. I Comuni hanno reagito a tale riduzione con la contrazione della spesa, sia corrente sia in conto capitale, e con il ricorso alla leva fiscale per continuare ad erogare i servizi ai cittadini, senza tuttavia riuscire a compensare completamente i tagli subiti. 3

Il Patto di stabilità interno Nel 2014 continua a gravare sui Comuni una manovra in termini di Patto di stabilità pari a 4 miliardi e 500 milioni di euro, generando un avanzo finanziario, cioè risorse incassate non spendibili. La stretta finanziaria imposta in questi anni dal Patto di stabilità si è scaricata principalmente sulla spesa maggiormente comprimibile, quella per investimenti,che registra una riduzione del 28% dal 2007 al 2012. Per il 2014 la legge di stabilità mette a disposizione di Comuni e Province 1 miliardo per agevolare la spesa per investimenti; mentre le ulteriori risorse per l anno 2014 - in termini di spazi finanziari - per i pagamenti arretrati in conto capitale ammontano a 500 milioni per Comuni e Province. Questi segnali sono importanti ma non sufficienti, in quanto non offrono una prospettiva strutturale alla ripartenza degli investimenti: la ripresa non passa solo per i pagamenti arretrati ma anche per l avvio della progettazione delle opere pubbliche sul territorio. Si rischia altrimenti di premiare solo chi ha forzato la programmazione, senza dare prospettive a chi invece è rimasto nei limiti dati dalle regole generali, anche a scapito dei territori amministrati. A tal proposito l Anci propone, da tempo, l introduzione della Golden Rule ed il superamento dell avanzo di bilancio imposto ai Comuni per risanare la finanza pubblica: in modo che tutti i Comuni non producano deficit ma abbiano lo spazio per investire: cioè mantengano l equilibrio di parte corrente e possano programmare un piccolo deficit deciso a livello statale - per produrre debito finalizzato alla realizzazione degli investimenti. A ciò consegue la revisione, nell applicazione e nella quantificazione, del limite all indebitamento, che non consente oggi di programmare nuovi investimenti. L esperienza dei patti di stabilità territoriali è stata positiva anche se la quantità dei plafond finanziari messi a disposizione non era certo risolutiva dei problemi dei Comuni. In particolare negli ultimi due anni il 50% del plafond finanziario è stato riservato ai piccoli Comuni che in questo modo si sono visti quasi azzerare il loro obiettivo di saldo, mentre gli altri Comuni hanno ricevuto spazi finanziari ancori più contenuti. Andrebbe, quindi, praticata l esclusione dei piccoli Comuni dal patto di stabilità e verificata la possibilità di esentare le spese per investimento fatte dai Comuni con riferimento a particolare tipologie di intervento (edilizia scolastica, difesa idro-geologica, calamità naturali). 4

SpendingReview DL 66/2014 Attraverso il decreto legge n. 66 del 2014, i Comuni sono chiamati ad assicurare un contributo alla finanza pubblica nel 2014 pari a 375,6 milioni di euro. Più nello specifico i Comuni devono realizzare 360 milioni di euro di riduzione di spesa per l acquisto di beni e servizi, 14 milioni di riduzione per gli incarichi di consulenza e 1,6 milioni di riduzione della spesa per autovetture. Per gli anni dal 2015 al 2017 il concorso dei Comuni sale a 563,4 mln, attraverso una riduzione della spesa per beni e servizi di 540 mln, di 21 mln di euro per gli incarichi di consulenza e di 2,4 mln per quanto riguarda la spesa per autovetture. I tagli relativi al numero di autovetture e alla spesa per consulenze per ciascun Comune sono determinati sulla base della relativa dotazione che viene comunicata al Ministero dell interno dal Dipartimento della Funzione Pubblica. Per la spesa afferente all'acquisto di beni e servizi il taglio di risorse avviene in proporzione alla media dell ultimo triennio della spesa per consumi intermedi rilevata da SIOPE. È inoltre previsto un malus del 5% per gli enti che registrano ritardi nei tempi medi di pagamento superiori ai 90 giorni e per gli enti che hanno fatto ricorso agli strumenti di acquisto messi a disposizione da Consip S.p.A. e dalle centrali di committenza regionale in misura inferiore al valore mediano del comparto. L ammontare delle maggiorazioni del taglio viene distribuito come riduzione del risparmio fra gli altri enti. CONCLUSIONI È in questo contesto che operano i Comuni: una forte incertezza in merito all assetto definitivo della finanza locale: l Associazione ha chiesto e continua a chiedere al legislatore stabilità e certezze al fine di permettere una programmazione dei servizi e degli investimenti idonea alle esigenze del territorio; il comparto è stato messo a dura prova da manovre finanziarie il cui peso ha già imposto gravissimi sacrifici: in soli 7 anni il contributo finanziario dei Comuni al risanamento della finanza pubblica ammonta a ben 16,4 miliardi, più di 8,7 miliardi in termini di inasprimento del Patto di Stabilità Interno e circa 7,7 miliardi in termini di riduzione dei trasferimenti. Dall adozione della legge n. 42 del 2009, che poneva le basi per l adozione del 5

federalismo fiscale, nel compimento del percorso di autonomia gestionale e finanziaria degli Enti locali, il perimetro delle risorse a disposizione dei Comuni è diminuito. La sostituzione dei trasferimenti erariali con entrate proprie non è avvenuta a saldi invariati : Negli ultimi 5 anni le risorse destinate ai Comuni hanno subito una riduzione di circa 7,7 miliardi di euro. I Comuni hanno reagito a tale riduzione con la contrazione della spesa, sia corrente sia in conto capitale, e con il ricorso alla leva fiscale per continuare ad erogare i servizi ai cittadini, senza tuttavia riuscire a compensare completamente i tagli subiti. Malgrado ciò dal 2010 al 2014 i Comuni hanno ridotto il proprio spazio finanziario di circa 2 miliardi. Si deve ancora evidenziare come negli ultimi anni siano state abbandonate quelle scelte tendenti ad una maggiore autonomia degli Enti locali. Dalla prospettiva di un federalismo compiuto, si è tornati invece ad un accentuato centralismo. In questo senso si auspica che il nuovo Senato delle Autonomie rappresenti una ripresa dell interrotto percorso verso l autonomia, in difetto non se ne comprenderebbe il significato. Il miglioramento del nostro Paese passa attraverso un investimento nell autonomia e nella responsabilità dei Comuni. Inoltre si rinnova l invito a tutte le istituzioni a procedere ad una semplificazione del sistema di monitoraggio e alla riduzione della quantità dei dati richiesti, in ogni caso si dovrebbe evitare la richiesta di dati già in possesso delle altre amministrazioni centrali, in modo da non replicare tali adempimenti. I comuni sono obbligati ad un numero sempre crescente di adempimenti e fornitura di dati riferiti ad ogni settore di attività, che si attesta intorno alle 40 rilevazioni l anno. A queste 40 rilevazioni dovranno essere aggiunti tutti gli adempimenti previsti dal DL 66 in conversione: certificazioni sui tempi di pagamento, certificazioni sulle modalità di acquisto di beni e servizi, allegato sintetico al bilancio di previsione e al consuntivo, comunicazioni, mediante la piattaforma elettronica, delle informazioni inerenti alla ricezione e rilevazione delle fatture emesse a partire dal 1 gennaio 2014, comunicazione, sempre mediante la medesima piattaforma elettronica, informazioni relative ai debiti non estinti, certi, liquidi ed esigibili (entro il 15 di ogni mese i debiti relativi al mese precedente), nonché le relative ordinazioni di pagamento, adozione del registro unico delle fatture. Analogamente ritengo illusorio tentare di combattere la corruzione con la realizzazione di ulteriori adempimenti burocratici. Ciò implica che gli uffici comunali spesso sono impegnati ad assolvere a tali rilevazionisottraendo risorse umane alle attività ordinarie dell Ente. 6

Si ritiene che questa operazione debba essere promossa dalla Corte, proprio in quanto essa rappresenta la principale istituzione destinata a vigilare sulla razionalità della spesa delle PA ed a denunciare le inefficienze del sistema. E necessario mettere in evidenza che la rilevazione non coordinata e anche disordinata di queste informazioni ha un costo reale elevatissimo, genera inefficienze e peso burocratico della gestione che è in contrasto con il contesto di massima attenzione all efficientamento delle risorse pubbliche. Alla Corte eccellentissima chiediamo che voglia rafforzare il ruolo di accompagnamento e di supporto all attività dei Comuni e che nei suoi interventi non confonda la legittimità delle scelte con la loro opportunità. Chiediamo, altresì, che la Corte Centrale voglia con sollecitudine superare il problema dei pronunciamenti contradditori delle diverse Sezioni regionali. Un ultima considerazione vorrei svolgere in merito all obbligo anche da parte del Governo di rispettare i patti. Voglio fare con ciò riferimento anzitutto alle spese per i Palazzi di Giustizia per le quali lo Stato non rifonde i Comuni sulla base degli effettivi costi sostenuti e riconosciuti dalle Commissioni di Manutenzione, ma, ahinoi, sulla base delle disponibilità del bilancio ministeriale. Ed ancora vorrei ricordare le premialità previste dall art. 5 del D.L. 138/2011 che prevedeva degli alleggerimenti del patto di stabilità per i comuni che avessero provveduto a dismettere partecipazioni in società pubbliche. Di tutto ciò nulla è successo e la norma, ancora in vigore, non risulta però finanziata, né attuata con apposito decreto. Due pesi e due misure! In estrema sintesi i Comuni continuano a chiedere stabilità, certezze e semplificazione sia in considerazione dei ripetuti interventi del legislatore che dei numerosissimi adempimenti amministrativi. 7