Tecnologie per l allevamento dei suini. A cura di. e di elena contini - Redazione Agricoltura



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DIREZIONE GENERALE AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITà FAUNISTICO-VENATORIA I SUPPLEMENTI DI 53 Tecnologie per l allevamento dei suini A cura di MARIA TERESA TURCHI - Agen. Ter. Bologna e di elena contini - Redazione Agricoltura

I SUPPLEMENTI DI 53 Tecnologie per l allevamento dei suini Copyright Regione Emilia-Romagna - Anno 2013 Foto di copertina Crpa, Big Dutchman, Slu Foto del supplemento Crpa, tranne dove espressamente citata altra fonte Coordinamento redazionale Maria Teresa Turchi, Agen. Ter., Bologna Elena Contini, Redazione Agricoltura Distribuzione Redazione Agricoltura - Viale della Fiera, 8-40127 Bologna Tel. 051.5274289-5274701 - Fax 051.5274577 E-mail: agricoltura@regione.emilia-romagna.it CRPA Spa - Corso Garibaldi, 42-42121 Reggio Emilia Tel. 0522.436999 - Fax 0522.435142 E-mail: info@crpa.it Il Sole 24 ORE (BU Business Media) - Via Monte Rosa, 91-20149 Milano Tel. 051.6675822 E-mail: marketing.edagricole@ilsole24ore.com

SOMMARIO 05 Organizzazione e management per strutture all avanguardia 08 Biosicurezza e difesa sanitaria: proteggere azienda e animali 11 Con il pavimento fessurato si riduce il consumo idrico 14 Meno stress e più comfort se la lettiera è a paglia 18 Distribuzione dell alimento, una scelta importante 21 Reparto d ingrasso: l alimentazione liquida si diffonde e si rinnova 25 Tipi di abbeveratoio e fabbisogno d acqua: i fattori da considerare 28 Arricchimenti ambientali per favorire il benessere 31 La corretta ventilazione incide sulla capacità produttiva Testi a cura di PAOLO ROSSI e ALESSANDRO GASTALDO CRPA spa, Reggio Emilia Con il contributo, per l articolo di pag. 28, di SARA BARBIERI Dipartimento di Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica, Università di Milano

tecnologie per l'allevamento dei suini Organizzazione e management per strutture all avanguardia La specializzazione che caratterizza il comparto suinicolo italiano ha portato alla creazione di complesse strutture di allevamento, nelle quali assumono grande rilevanza gli aspetti dell organizzazione e della suddivisione del ciclo di produzione (management). Si possono essenzialmente distinguere due fasi: quella di riproduzione, nella quale si producono i suinetti destinati all'ingrasso e alla rimonta (nel caso di rimonta interna), e quella d ingrasso, finalizzata alla produzione dei suini da macello. Negli allevamenti a ciclo chiuso sono presenti entrambe le fasi, mentre in quelli a ciclo aperto ce ne è una sola (riproduzione o ingrasso). 5

tecnologie per l'allevamento dei suini Utile la suddivisione in settori Un'ulteriore suddivisione permette di definire i settori o reparti dell'allevamento, che ospitano soggetti omogenei per età o per fase produttiva: settore di fecondazione, per i verri e le scrofe/scrofette in attesa dell'inseminazione e per la prima parte della gravidanza; settore di gestazione, per le scrofe/scrofette gravide; settore di rimonta destinato, quando presente, all allevamento delle giovani scrofette nella fase prepuberale; settore di maternità (sala parto), che ospita le scrofe alcuni giorni prima del parto e fino allo svezzamento delle nidiate; settore di post-svezzamento, per i suinetti svezzati e fino al raggiungimento dei 20-30 kg di peso vivo; settore di accrescimento, per suini da 20-30 a 50-65 kg; settore di ingrasso, per suini da 50-65 kg fino al peso finale di invio al macello (100-110 kg per il suino leggero da macelleria, 160-170 kg per il suino pesante da salumificio). La progettazione di un allevamento è attività alquanto complessa, soprattutto per i numerosi e diversi elementi che devono essere considerati, che spesso, presi singolarmente, potrebbero portare anche a scelte contrastanti. È sufficiente ricordare i vincoli territoriali e urbanistici, quelli relativi al benessere animale e alla sanità o i numerosi riferimenti presenti nelle normative ambientali, per rendersi conto della difficoltà dell'atto progettuale. Come dimensionare l allevamento Il progetto di un nuovo insediamento, in genere, prende le mosse dalla definizione del tipo di allevamento e della sua dimensione produttiva, per stabilire numero di posti per ogni fase/settore, tipo e numero di porcilaie, modalità di alimentazione e dotazioni necessarie (mangimificio, cucine, stoccaggio), aspetti inerenti al controllo ambientale (coibentazione, ventilazione, riscaldamento, ecc.), esigenze in termini di servizi generali (ingresso, pesa, zone filtro, uffici, ecc.) e caratteristiche delle strutture di raccolta e trattamento degli effluenti. Una volta stabiliti il ciclo produttivo e la capienza di progetto (ad esempio il numero di scrofe), gli aspetti essenziali per il dimensionamento delle porcilaie sono i parametri produttivi presi a riferimento (interparto medio d'allevamento, durata in carriera delle scrofe, quota di rimonta, incrementi ponderali medi giornalieri), le tecniche di stabulazione adottate e le disposizioni in materia di benessere animale (direttiva 2008/120/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini). Il numero di posti (P) da predisporre in ogni settore dell'allevamento è calcolato in base al numero di suini da ospitare ogni anno (NS) e al periodo di occupazione previsto in giorni (PO). La formula generale è la seguente: P = (NS x PO) / 365. Il periodo di occupazione è la sommatoria dei giorni di durata del singolo ciclo d allevamento (intervallo di tempo in cui i suini sono presenti nel locale in modo continuativo) e dei giorni destinati al vuoto sanitario. Tuttavia, nel dimensionamento dei vari settori, in particolare negli allevamenti a ciclo chiuso e da riproduzione, si deve considerare anche l'irregolarità dei cicli di produzione determinata da condizioni stagionali, climatiche e sanitarie. Il numero di posti è condizionato, inoltre, dal tipo di conduzione adottato nell azienda, che nella maggioranza degli allevamenti è in bande (o per gruppi di produzione). Tale sistema consente una buona organizzazione del lavoro in allevamento, perché in ogni sala ci sono animali della stessa età o nello stesso stato fisiologico; inoltre, permette l'applicazione di un adeguato periodo di vuoto sanitario tra l'uscita di un gruppo e l'ingresso del successivo ( tutto pieno tutto vuoto ). Un parametro importante da stabilire è lo sfasamento, ovvero l'intervallo fra le bande, perché da esso dipendono il numero di bande e il numero di locali da predisporre per ciascun settore. Gli sfasamenti adottati variano da 1 a 4 settimane; la banda settimanale è molto diffusa nei grandi allevamenti (oltre le 300-350 scrofe in produzione), mentre in quelli medi si preferisce lo sfasamento di 2-3 settimane, che consente una migliore organizzazione del lavoro e un applicazione più agevole del "tutto pieno tutto vuoto". Criteri da seguire per la progettazione La definizione planimetrica dell'insediamento, ovvero la reciproca dislocazione dei diversi fabbricati di produzione e di servizio, ha grande influenza sui costi di produzione dell azienda, per gli evidenti effetti sull organizzazione e sulla produttività del lavoro, sull efficienza gestionale e sulla sicurezza sanitaria. Gli aspetti essenziali che devono essere considerati nella definizione dell assetto planimetrico dell'allevamento sono il 6

flusso di animali, il movimento degli operatori e dei mezzi meccanici e la distinzione fra zone pulite e zone sporche. Per quanto riguarda il movimento dei gruppi di suini (ingresso e uscita dall allevamento e spostamento da un settore all altro), l'aspetto prioritario è la reciproca collocazione delle diverse porcilaie, in modo da ottenere un movimento a senso unico per il ciclo svezzamento-ingrasso; inoltre è importante predisporre punti di accoglienza dei suini in arrivo, in partenza e di quelli morti (quarantena, zona di raccolta, celle frigorifere). Gli addetti all'allevamento devono massimizzare la componente produttiva del tempo lavorativo; in particolare, deve essere agevolato il controllo degli animali e degli impianti. Pertanto è necessario rendere più comodo ed efficiente lo svolgimento di tutte le operazioni di routine, prevedendo una collocazione logica dei fabbricati di produzione e di servizio, al fine di limitare i tempi necessari per gli spostamenti. Anche la movimentazione dei mezzi meccanici destinati al trasporto di animali e cose (alimenti, attrezzature, ecc.) deve essere attentamente valutata, con lo scopo di garantire sempre un agevole transitabilità e adeguati spazi di manovra. La rete viaria aziendale, inoltre, dovrebbe permettere la netta separazione dei mezzi interni (trattori e muletti) da quelli esterni (autotreni per il trasporto di suini e di alimenti). Altro aspetto rilevante è la predisposizione di ingressi controllati e di zone filtro, così come la collocazione delle zone sporche (quarantena, infermeria, stoccaggio liquami, raccolta animali morti) nelle aree perimetrali dell insediamento, preferibilmente al di fuori della recinzione principale. Infine, un occhio di riguardo andrebbe prestato alla sistemazione a verde dell'insediamento, in una realtà che sempre più vuole l azienda zootecnica adeguatamente inserita nel paesaggio rurale. Le finalità non sono solo estetiche (abbellimento dell insediamento, mascheramento di strutture a forte impatto negativo come le vasche liquami fuori terra), ma anche funzionali (protezione delle porcilaie dall irraggiamento solare, soprattutto verso ovest, limitazione del surriscaldamento delle aree esterne a ridosso del perimetro dei fabbricati, ecc.). La figura 1 evidenzia le indicazioni fornite, con la presentazione di uno schema di allevamento a ciclo chiuso per la produzione di suini pesanti di 160 kg, con 480 scrofe in ciclo, 545 scrofe in produzione e rimonta interna. L'allevamento illustrato dispone di 520 posti per il comparto fecondazione-gestazione (compresa rimonta), 110 box partoallattamento nel settore di maternità, 1.080 posti nel settore di post-svezzamento, 1.620 nel settore di accrescimento e 4.320 nel settore di ingrasso. L'assetto organizzativo prevede una presenza media di circa 7.960 suini e consente la produzione annua di 8.910 suini pesanti da inviare al macello. L'insediamento occupa circa 71.000 m 2, con un totale di 11.000 m 2 di superficie coperta dei fabbricati, dei quali 9.700 per le porcilaie. Da notare che la sola fase di ingrasso necessita del 56% dei posti, costituisce il 50% delle presenze medie, rappresenta più del 70% del peso vivo mediamente presente in allevamento e occupa oltre il 60% della superficie totale delle porcilaie. 1. Zona filtro per automezzi 2. Zona filtro per uomini 3. Uffici 4. Pesa 5. Carico e uscita suini 6. Ricovero macchine e attrezzi 7. Porcilaia per fecondazione 8. Porcilaia per gestazione 9. Porcilaia per maternità 10. Porcilaia per svezzamento 11. Porcilaia per accrescimento 12. Porcilaia per rimonta 13. Porcilaia per ingrasso 14. Infermeria-isolamento 15. Centrale termica 16. Cabina elettrica 17. Deposito 18. Centro preparazione alimenti 19. Porcilaia per quarantena 20. Deposito e carico animali morti 21. Vasca liquami Fig. 1 - Schema planimetrico di allevamento suinicolo a ciclo chiuso per la produzione di suini pesanti di 160 kg, con 480 scrofe in ciclo e rimonta prevalentemente interna. 7

tecnologie per l'allevamento dei suini Biosicurezza e difesa sanitaria: proteggere azienda e animali del controllo sanitario degli allevamenti è talmente evidente che non occorre sottolinearla: le frequenti emergenze sanitarie che L importanza si sono manifestate nel comparto zootecnico in questi ultimi anni hanno sensibilizzato anche l uomo della strada al tema della salubrità e qualità degli alimenti di origine animale. La difesa sanitaria, oltre ad essere un obbligo morale dell allevatore nei confronti della collettività, è il principale mezzo che si ha a disposizione per ottenere dall attività d'alleva- Ingresso di un allevamento suinicolo dotato di cartello di divieto di accesso ai non addetti ai lavori. 8

mento un reddito soddisfacente. Animali ammalati o sofferenti, infatti, non sono in grado, a parità di altre condizioni, di fornire prestazioni zootecniche analoghe a quelle di animali sani e in molti casi non forniscono alcuna produzione. La biosicurezza può essere definita come l insieme dei fattori che contribuiscono alla difesa dell allevamento dalla diffusione di malattie; tali fattori possono configurarsi come regole di comportamento, tecniche gestionali o assetti organizzativi e strutturali. Un primo aspetto riguarda l'ingresso di malattie dall'esterno; in questo caso sono importanti le tecniche di protezione fisica, quali recinzioni perimetrali, quarantena, zone filtro per uomini e mezzi, percorsi e movimentazioni interne, ecc. Un secondo aspetto riguarda l'insorgenza di malattie all'interno dell'allevamento: risultano essenziali le condizioni ambientali dei ricoveri, che dipendono dall adeguata progettazione e realizzazione delle strutture, dalle tecniche per il controllo ambientale (ventilazione, riscaldamento, ecc.), dai sistemi adottati per l alimentazione e l abbeverata, dalle tecniche di asportazione dei reflui e dall'applicazione attenta delle norme igienico-sanitarie di base (pulizia e disinfezione, vuoto sanitario, derattizzazione, controllo delle mosche). In ultima analisi, è importante che l'azienda adotti un piano di biosicurezza concordato tra allevatore e veterinario responsabile e che si impegni ad applicarlo rigorosamente, formando in modo adeguato tutte le maestranze. Tale piano deve fare riferimento alle normative vigenti a livello nazionale e locale. Punti d accesso Proteggere l azienda dall ingresso indesiderato di terzi è innanzitutto una questione di sicurezza personale, per scongiurare il rischio di furti, manomissioni o vandalismi; ma cingere l intero perimetro dell allevamento con adeguati muri o recinzioni metalliche è necessario per impedire l ingresso a potenziali vettori di patogeni (uomini, animali, mezzi meccanici). Ogni azienda dovrebbe avere un ingresso principale attraverso il quale possano passare le persone e i mezzi autorizzati; la collocazione ideale è nelle immediate vicinanze del fabbricato che ospita gli uffici, i locali di servizio e l eventuale abitazione del custode. Il suo accesso dalla strada principale deve essere comodo, privo di ostacoli e adeguato al transito di mezzi pesanti (autotreni). L ingresso principale deve essere dotato di cancello e degli opportuni cartelli di divieto di accesso e di pericolo. In prossimità dell'ingresso è bene prevedere un apposito anello di disinfezione per automezzi, munito di valvole manuali per il funzionamento parziale (solo dal basso per la disinfezione delle ruote e del telaio). Quarantena Immettere capi dall'esterno è un operazione delicata, per il potenziale pericolo di introdurre malattie nell allevamento; gli stessi animali acquistati si trovano in un ambiente completamente nuovo, con un assetto sanitario differente. Pertanto è necessario ospitarli in apposite strutture, dette di quarantena, realizzate in un area lontana da quella in cui sono collocate le porcilaie di produzione e con via d accesso indipendente; esse devono avere un certo numero di box e i posti totali devono essere calcolati in base al tipo di animali da introdurre, al loro peso vivo medio e alla frequenza d ingresso. Per sfruttare meglio i locali di quarantena è bene suddividere l arrivo dei lotti di riproduttori in diversi momenti dell anno. È preferibile adottare tecniche di stabulazione analoghe a quelle delle porcilaie di destinazione, per favorire l ambientamento dei suini nel momento del trasferimento ai nuovi ricoveri. Inoltre, è bene prevedere un locale specifico per il lavaggio e la disinfezione esterna dei suini in ingresso, con pareti interne facilmente lavabili e pavimento totalmente fessurato e sottostante fossa di raccolta dei liquami. Infermeria I locali di infermeria sono utilizzati per l alloggiamento di suini malati o feriti. L allontanamento immediato dei capi ammalati dai locali di produzione è una prassi igienico-sanitaria importante per limitare il rischio dell eventuale contagio di altri suini allevati nello stesso ambiente, e per potere realizzare un tempestivo e agevole intervento terapeutico. Anche gli animali feriti o debilitati vanno isolati dal gruppo, perché Durante la pulizia dei locali l operatore deve essere dotato di idonei dispositivi di protezione individuale. 9

tecnologie per l'allevamento dei suini non sono più in grado di competere alla pari con i compagni del box, soprattutto per l alimentazione. Percorsi e zone filtro È molto importante un organizzazione interna che preveda movimenti a senso unico dei suini, senza possibilità di ritorno, se si eccettuano il trasferimento delle scrofe svezzate dalla maternità alla fecondazione e l eventuale passaggio dei suinetti dallo svezzamento/accrescimento al settore di rimonta. Fondamentale è anche separare nettamente le zone pulite da quelle sporche, con viabilità specifica per ognuna. Si può farlo realizzando una prima zona, pulita, comprendente le porcilaie di produzione e delimitata dalla recinzione principale o interna; al suo esterno deve essere prevista una seconda zona, sporca, che ospita le strutture a maggiore rischio sanitario e che possono avere contatti con l esterno, come l ingresso principale con l edificio dei servizi generali, la quarantena, la raccolta degli animali morti, lo stoccaggio degli alimenti e degli effluenti zootecnici. Questa seconda zona è a sua volta protetta dalla recinzione secondaria o esterna. Zona interna ed esterna sono in contatto tramite le cosiddette zone filtro, strutture attraverso le quali possono passare solo entità autorizzate e secondo una determinata procedura. Ogni zona filtro, ovviamente, può essere allestita in modo differente in base all entità che deve filtrare (uomini, animali o mezzi). Fig. 1 - Esempio di zona filtro per l introduzione di mangimi acquistati. 10 Per quanto riguarda gli automezzi esterni il filtro più efficace è certamente quello di mantenerli fuori dalla recinzione principale, predisponendo punti di scarico e di carico di animali e prodotti sul perimetro della recinzione e prevedendo un adeguato parco macchine interno (trattori, carri, muletti). Per i mangimi acquistati la soluzione preferibile è collocare i sili di stoccaggio in prossimità della recinzione principale, prevedendo sul lato esterno un area adeguatamente dimensionata per la manovra degli autotreni destinati al trasporto e allo scarico dei prodotti (figura 1). Tecnica del tutto pieno tutto vuoto La conduzione in bande è il presupposto per l applicazione di un rigido calendario di interventi igienico-sanitari nei locali d allevamento. La tecnica del tutto pieno tutto vuoto (all-in all-out) consiste nel riempire il più rapidamente possibile uno stesso locale, in modo da avere animali con uguali caratteristiche fisiologiche o di crescita, svuotandolo completamente a fine ciclo, per sottoporlo ad accurate operazioni di pulizia e disinfezione e ad un congruo periodo di vuoto sanitario. Questa tecnica è però difficilmente applicabile nei settori di fecondazione-gestazione, perché la loro organizzazione è assai complessa e prevede un continuo spostamento di animali di diverse categorie (scrofe vuote, scrofe gravide, scrofette prima e dopo la fecondazione, verri). Fondamentali sono le operazioni di pulizia dei locali, soprattutto nei settori che ospitano i suini più giovani e più sensibili alle malattie: occorre ottenere la massima efficacia nell abbattimento della carica patogena negli ambienti. Nell effetuare la pulizia l operatore deve essere dotato di idonei dispositivi di protezione individuale, in particolare per le vie respiratorie e per gli occhi, considerata la tossicità dei detergenti usati e l elevata carica microbica presente. Il vuoto sanitario che segue la disinfezione serve a completare il risanamento dell ambiente, favorendo la morte dei germi ancora presenti che non trovano un substrato organico su cui insediarsi e consentendo l asciugatura dei locali. La durata minima del vuoto sanitario è di 2-3 giorni, purché le operazioni di pulizia e disinfezione siano state accurate e complete.

Con il pavimento fessurato si riduce il consumo idrico dei pavimenti fessurati nell'allevamento dei suini ha preso le mosse da esigenze di tipo ambientale, in particolare per limitare l utilizzo L'impiego dell'acqua nelle operazioni di pulizia e allontanamento delle deiezioni dalle aree di stabulazione. La pulizia a secco delle porcilaie ha rappresentato un'importante evoluzione nel modo di allevare: alla riduzione dei consumi idrici si aggiunge il vantaggio della minore diluizione dei liquami, con benefici in termini di costi di stoccaggio, trasporto e spandimento sui campi. I pavimenti fessurati sono utilizzati per l'allevamento dei suini riproduttori (scrofe, scrofette e verri) e di quelli in accrescimento e ingrasso, sia in stabulazione individuale (gabbie per scrofe gestanti), che collettiva. La pavimentazione fessurata è realizzata mediante lastre prefabbricate di calcestruzzo armato poste in opera sui muri perimetrali che delimitano le sottostanti fosse, o su travi sostenute da pilastri. Pregi e difetti dei due tipi di box Negli interventi di adeguamento di vecchie porcilaie, ma anche in recenti nuove realizzazioni, si utilizza la tipologia a pavimento pieno con defecatoio esterno a pavimento fessurato, soprattutto per scrofe gestanti e suini da ingrasso. Questa scelta consente di semplificare i lavori di ristrutturazione e limitare i relativi costi. Rispetto alle soluzioni con fessurato integrale, permette inoltre una migliore deambulazione dei suini (a patto che la superficie del box sia sufficientemente pulita e quindi non scivolosa), garantisce un maggiore comfort termico durante la stagione fredda e limita i consumi di energia elettrica in quanto non prevede ventilazione artificiale. Per contro, essa richiede interventi manuali per la pulizia del pavimento pieno, soprattutto in presenza di situazioni non ottimali (ventilazione naturale difficoltosa, temperatura e umidità relativa elevate), nelle quali i suini tendono a non rispettare la zona di riposo. La soluzione con pavimento parzialmente fessurato è un'evoluzione della tipologia con defecatoio esterno. La presenza di una zona distinta di defecazione, interna al ricovero, consente un maggior controllo delle basse temperature nei periodi invernali ed è quindi particolarmente indicata per la fase di accrescimento. Il rapporto tra zona con pavimento fessurato e zona con pavimento pieno può essere assai variabile; nelle soluzioni più diffuse il fessurato occupa da 1/3 a 1/4 della superficie del box. Il box a pavimento totalmente fessurato è la tipologia più impiegata nelle nuove realizzazioni, soprattutto per l'ingrasso, grazie alla possibilità di eliminare la pulizia manuale del pavimento e di ridurre la superficie coperta complessiva; inoltre, garantisce migliori condizioni igieniche della pavimentazione. A fronte di questi vantaggi, però, si devono ricordare alcuni inconvenienti, fra i quali l'esigenza di un attento controllo ambientale per limitare la risalita di gas nocivi dalle fosse dei liquami, e il minore comfort termico per gli animali durante la stagione fredda. Con la pavimentazione totalmente fessu- Porcilaia con box a pavimento fessurato. Jyden Bur 11

tecnologie per l'allevamento dei suini Tab. 1 - Requisiti dei pavimenti fessurati di calcestruzzo per suini allevati in gruppo. Categoria suina Massima larghezza fessure (mm) Minima larghezza travetti (mm) Lattonzoli 11 50 Suinetti (1) 14 50 Suini all'ingrasso 18 80 Scrofette (2) e scrofe 20 80 (1) Suini dallo svezzamento all'età di 10 settimane (2) Scrofette dopo la fecondazione rata, poiché non è prevista una zona di defecazione distinta, si può contenere la superficie complessiva del box, riferendola esclusivamente all'esigenza di spazio minimo per capo. Nuove regole in vigore dal 12 dicembre 2012 La normativa sul benessere dei suini (direttiva 2008/120/CE, versione codificata) ha inserito specifiche disposizioni sulle pavimentazioni zootecniche. Innanzitutto i pavimenti devono essere non sdrucciolevoli e privi di asperità, per evitare lesioni da cadute o da sfregamento; inoltre, essi devono costituire una superficie rigida, piana e stabile. Un aspetto di grande importanza che riguarda le pavimentazioni fessurate di calcestruzzo armato è quello delle dimensioni di fessure e travetti. In tabella 1 sono riportate la larghezza massima delle fessure e quella minima dei travetti, per categoria suina. Purtroppo in questa tabella non si è tenuto conto del fatto che in Italia i suini all'ingrasso destinati alla produzione di salumi raggiungono pesi molto maggiori del suino medio europeo da macelleria; è infatti paradossale che per un suino di 160-170 kg di peso vivo venga richiesta una fessura di 18 mm, quando per una scrofetta di 120-130 kg se ne ammette una di 20 mm. Questa stortura, evidenziata sin dal 2004 dal Crpa, è stata finalmente sanata dalla circolare esplicativa del 12/12/2012 del ministero della Salute, secondo la quale la fessura massima per il suino pesante è pari a 20 mm. Con buona pace di tutti quegli allevatori che, costruendo nuove aziende o ristrutturandone di esistenti per l'ingrasso dopo il 31/12/2002, sono stati costretti ad installare pavimenti fessurati con fessure di 18 mm. Tolleranza per travetti e fessure Altra questione di grande rilevanza, non considerata dalla normativa, è quella della tolleranza dimensionale; appare chiaro a tutti, infatti, che un pavimento fessurato di calcestruzzo armato è un manufatto prefabbricato che non può avere un elevatissimo livello di precisione nella sua costruzione. Ciò significa che già in fase di installazione (pavimento nuovo) possono sussistere differenze misurabili nella larghezza di fessure o travetti diversi dello stesso pannello. Bisogna poi considerare che i pavimenti sono soggetti ad usura, per effetto dell'ambiente particolarmente aggressivo nel quale sono inseriti (presenza di deiezioni, gas e residui d'alimento), con il risultato che i bordi dei travetti possono corrodersi nel tempo, aumentando di fatto la larghezza delle fessure. È quindi corretto inserire il concetto di tolleranza, fissando una percentuale entro la quale si ritiene comunque adeguata la misura. Esiste, a livello europeo, una specifica norma riguardante le pavimentazioni prefabbricate di calcestruzzo utilizzate negli allevamenti zootecnici (EN 12737:2004+A1 - Precast concrete products - Floor slats for livestock), adottata dall Italia come norma UNI EN 12737 (2008). In essa vengono riportate le caratteristiche dimensionali delle pavimentazioni fessurate, comprese le tolleranze (maximum Tab. 2 - Dimensioni nominali e tolleranze per pavimenti fessurati per suini. Classe di carico Larghezza travetti (mm) Larghezza fessure (mm) Tolleranza (mm) Lattonzoli e suinetti in svezzamento 50-80 10-14 ±2 Suini in accrescimento e ingrasso 80-120 14-18 ±3 Scrofette dopo la fecondazione, scrofe e verri 80-120 14-20 ±3 12

permitted dimensional deviations). Nella tabella 2, limitatamente alle classi di carico che comprendono anche i suini, sono riportate tali caratteristiche; le tolleranze risultano pari a 2 mm per i piccoli suini e a 3 mm per tutti gli altri. Ciò significa, ad esempio, che le fessure più ampie di un pavimento fessurato per scrofe possono raggiungere la larghezza massima di 23 mm. Secondo l'autorevole parere della Commissione europea, questi standard possono essere considerati dagli Stati membri nel momento dell'applicazione delle norme sul benessere. Per tale ragione il ministero della Salute ha inserito il concetto della tolleranza nella circolare esplicativa già menzionata. Una norma specifica per scrofe e scrofette Oltre alle disposizioni relative a fessure e travetti, le scrofe sono interessate da una specifica norma che riguarda l'estensione della superficie a fessurato, rispetto a quella totale del box collettivo. La superficie libera complessiva per suini riproduttori allevati in gruppo deve essere almeno pari a 1,64 m 2 per una scrofetta dopo la fecondazione e a 2,25 m 2 per una scrofa, ma almeno 0,95 e 1,3 m 2, rispettivamente, devono essere a pavimento pieno continuo. La norma, però, aggiunge che la parte a pavimento pieno può essere riservata, per non oltre il 15%, alle aperture di scarico. Tale frase ha ingenerato confusione e incertezza fra gli addetti ai lavori, perché i termini appaiono contraddittori. Inizialmente è stato supposto che tali aperture potessero rappresentare griglie o pozzetti di scarico o fessure per lo sgrondo dei liquami, ma il 15% sembra una superficie considerevole per questi elementi: se si ipotizza un box da 10 scrofe, la parte piena è pari a 13 m 2 e il suo 15% corrisponde a quasi 2 m 2. In seguito ha preso piede, fra le interpretazioni a livello europeo, quella che considera che la porzione a pavimento pieno continuo possa essere realizzata con un pavimento fessurato nel quale la percentuale di vuoto (fessure) non superi il 15% della superficie totale della porzione stessa. Nella figura 1 viene riportato un box collettivo a pavimento parzialmente fessurato per 10 scrofe gestanti; i principali parametri dimensionali, rispettosi delle disposizioni normative, sono: area totale del box = 2,43 m 2 /capo; area utile per animali = 2,25 m 2 /capo; area a pavimento pieno continuo = 1,3 m 2 /capo; fronte truogolo = 0,5 m/capo; larghezza travetti = 80 mm; larghezza fessure = 20 mm. Se si sostituisce il pavimento pieno continuo con un pavimento fessurato dotato di fessure di 20 mm e di travetti di 100 mm (figura 2), si ottiene una soluzione che rispetta il vincolo del 15% di aperture nella porzione piena ; quest'ultima potrebbe essere definita come pavimento pieno con fessure. Di fatto, la pavimentazione risulta totalmente fessurata, ma con due differenti tipologie di pavimento. Sulla scorta di tali considerazioni, anche nel nostro Paese si è recentemente sposata questa linea interpretativa (circolare del ministero della Salute), per non imporre agli allevamenti italiani una situazione più restrittiva rispetto a quella di altri partner europei. pavimento pieno pavimento fessurato pavimento pieno con fessure (<15%) pavimento fessurato Fig. 1 - Box a pavimento parzialmente fessurato per 10 scrofe gestanti. Fig. 2 - Stesso box di figura 1, con porzione piena dotata di fessure. 13

tecnologie per l'allevamento dei suini www.prairieswine.com Porcilaia a lettiera. Meno stress e più comfort se la lettiera è a paglia Le norme riguardanti il benessere degli animali e gli effluenti zootecnici hanno portato allo studio e alla sperimentazione di tecniche d'allevamento innovative, che prevedono l impiego di lettiere di paglia, in alternativa a sistemi di stabulazione più tradizionali. Il principale vantaggio nell utilizzarle riguarda certamente l'ambiente d allevamento meno stressante, che può comportare una riduzione delle morsicature a code e/o orecchie. La lettiera, infatti, fornisce un arricchimento ambientale impareggiabile, con il quale i suini possono manifestare appieno comportamenti naturali (grufolazione, masticazione, pulizia del corpo). Un altro importante vantaggio è il maggiore comfort termico durante il periodo invernale: a parità di peso dei suini da ingrasso e di livello alimentare della razione, ad esempio, la temperatura critica inferiore viene abbassata di 5-7 C rispetto alla stabulazione su pavimento fessurato. Infine, bisogna considerare il risparmio nei costi d investimento - in quanto gli edifici sono semplici, privi di fosse per i liquami e quasi mai dotati di impianti per il controllo ambientale - e la produzione di letame in sostituzione totale o parziale del problematico liquame. Per contro, l allevamento su lettiera impone una maggio- 14

re superficie per capo rispetto alle tipologie tradizionali di porcilaia, allo scopo di mantenere la lettiera in condizioni accettabili di pulizia, e presenta maggiori oneri di manodopera per le operazioni di distribuzione, cura e asportazione. Inoltre, durante il periodo estivo possono insorgere problemi legati alla difficoltà di dispersione del calore da parte dei suini allevati su paglia; per questo motivo è molto importante che i ricoveri siano di tipo aperto, per favorire il massimo ricambio d'aria. La lettiera è utilizzabile per ogni categoria suina (scrofa gestante e in maternità, suinetto in post-svezzamento, suino in accrescimento e ingrasso) e secondo differenti schemi progettuali. In modo particolare si addice ai suini da svezzamento e da ingrasso e alle scrofe in gestazione. La manodopera aumenta quando la lettiera è permanente Wikimedia Nei settori di post-svezzamento o ingrasso il box prevede una zona di riposo-esercizio con lettiera di paglia e una di alimentazione sopraelevata a pavimentazione piena o fessurata. Le due aree sono collegate mediante una rampa con pendenza del 20-25% o da due o tre gradoni con alzata di 0,18-0,25 m. Se si utilizza il pavimento fessurato in zona di alimentazione è consigliabile predisporre fosse poco profonde (0,3-0,4 m), pulite mediante raschiatore meccanico. Nel post-svezzamento si può prevedere, nella zona a lettiera, un pannello orizzontale sospeso, eventualmente regolabile in altezza mediante funi, che crea una nicchia protetta nella quale gli animali, durante la stagione fredda, trovano un ambiente termicamente più confortevole rispetto a quello delle altre zone del box. Le superfici utili di stabulazione consigliate per suini in svezzamento e ingrasso sono riportate nella tabella 1. Nel settore di gestazione la zona sopraelevata può prevedere le poste singole di alimentazione, che garantiscono a ogni scrofa il Peso vivo (kg) Tab. 1 - Superfici unitarie di stabulazione consigliate nei box a lettiera per suini da svezzamento e ingrasso. Lettiera permanente (m 2 /capo) Lettiera inclinata (m 2 /capo) Suino di 30 kg 0,50 0,45 Suino di 40 kg 0,60 0,50 Suino di 50 kg 0,70 0,60 Suino di 60 kg 0,80 0,65 Suino di 70 kg 0,90 0,70 Suino di 85 kg 1,00 0,80 Suino di 110 kg 1,20 1,00 Suino di 130 kg 1,35 1,10 Suino di 160 kg 1,55 1,25 15

tecnologie per l'allevamento dei suini Wikimedia regolare consumo della propria razione alimentare. Le superfici unitarie di stabulazione consigliate per questa tipologia d allevamento sono pari a 3,3 m 2 /capo, di cui 2,1 m 2 /capo a lettiera. In alternativa, per le scrofe gestanti è possibile utilizzare grandi gruppi dinamici, in cui è prevista un ampia zona di riposo a lettiera permanente e una zona di alimentazione-defecazione a pavimentazione piena o fessurata, con l'impiego di impianti di alimentazione elettronica per il razionamento individuale. Le superfici unitarie di stabulazione consigliate per questa tipologia d allevamento sono pari a circa 2,7 m 2 /capo, di cui 1,6 m 2 /capo a lettiera. Nella tipologia di box a lettiera permanente la paglia viene aggiunta regolarmente (ogni 1-2 settimane) e la lettiera viene rimossa generalmente alla fine del ciclo d allevamento, mediante trattore munito di caricatore a benna. Per agevolare queste operazioni è meglio predisporre cancelli in grado di chiudere momentaneamente i suini nella zona senza lettiera e ampi portoni alle testate del ricovero. In alternativa è possibile prevedere tamponamenti laterali in materiale leggero e completamente apribili, ad esempio fissando delle tavole di legno sui cancelli in tubi d acciaio. I limiti maggiori di questa tecnica riguardano le onerose richieste di manodopera per le operazioni di distribuzione della paglia e di rimozione della lettiera, oltre che l elevata superficie da attribuire a ciascun capo alloggiato. Problemi si sono evidenziati, nell'allevamento del suino pesante, relativamente alla qualità delle carcasse e delle carni degli animali macellati. Con la stabulazione inclinata minor consumo di paglia Questa tecnica di stabulazione viene utilizzata generalmente per i suini da ingrasso. Il box è a lettiera integrale e prevede una zona di alimentazione-riposo nella parte più alta e una di defecazione in quella inferiore; le due aree sono delimitate da un piccolo gradino di circa 0,1 m. Questa tipologia prevede la pavimentazione in pendenza del 6-8% verso una corsia di raccolta e asportazione delle deiezioni, non accessibile agli animali (figura 1 a pag. 17). Grazie all'inclinazione del pavimento e all'azione di calpestamento, la lettiera scende verso la parte inferiore del box e si raccoglie, assieme alle deiezioni, nella corsia di asportazione. Le superfici utili di stabulazione consigliate per suini in svezzamento e ingrasso sono riportate nella tabella 1 di pag. 15. 16

La distribuzione della paglia può essere effettuata dagli stessi suini che la prelevano da un apposito contenitore posto nella parte più alta del box; ai lati del dispensatore di paglia sono collocate due mangiatoie a tramoggia per il mangime secco. L'asportazione del letame dall'apposita corsia avviene mediante un semplice raschiatore meccanico posto al di fuori della portata degli animali. Gli abbeveratoi sono collocati nella zona di defecazione, in modo da impedire che le eventuali perdite idriche bagnino l area di riposo a lettiera. Fra gli aspetti più interessanti di questa forma di stabulazione, rispetto alla lettiera permanente, si ricordano: l'automazione dell'asportazione delle deiezioni, che consente un notevole risparmio di manodopera; la limitazione delle emissioni gassose nel ricovero, in quanto le deiezioni possono essere allontanate anche tutti i giorni; la minore superficie occupata e il minore consumo di paglia. Soluzioni utili per produrre letame al posto del liquame Nel settore d ingrasso sono state messe a punto soluzioni in cui l'impiego di paglia nella sola zona di defecazione ha lo scopo di produrre letame anziché liquame. Ogni box prevede una zona di riposo-alimentazione, priva di lettiera, con pavimento in pendenza del 2% circa verso l'area di defecazione; quest'ultima è più bassa dell'area di riposo di 0,1-0,15 m, così da favorirne l'individuazione da parte dei suini e per delimitare in modo preciso l'area a lettiera. La distribuzione della paglia può avvenire mediante macchine srotolatrici di balloni o macchine lancia paglia. Per l asportazione della lettiera si può utilizzare un raschiatore meccanico, oppure si può intervenire con la trattrice dotata di lama raschiante, dopo avere chiuso i suini nella zona di riposo. Una diversa soluzione prevede la realizzazione di una corsia di defecazione esterna su lettiera, collegata ai box interni mediante idonee aperture. Tale corsia può essere realizzata in pendenza trasversale del 3-4% verso una cunetta di raccolta; corsia e cunetta sono separate da un cancello divisorio sollevato di 0,1 m da terra. Il letame, per effetto della pendenza del pavimento e del calpestio degli animali, si raccoglie nella cunetta da dove verrà asportato mediante un trasportatore a palette. Anche per il settore di maternità vengono proposte nuove Fig. 1 - Box a lettiera inclinata: a) zona di alimentazione-riposo; b) zona di defecazione; c) mangiatoie a tramoggia; d) dispensatore di paglia. tipologie di stabulazione delle scrofe e dei lattonzoli che fanno uso di lettiera, spesso in abbinamento ad una maggiore libertà di movimento per la scrofa (soluzioni senza gabbia), ma con una buona protezione dei suinetti dai pericoli di schiacciamento. Box parto con lettiera di paglia. Slu 17

tecnologie per l'allevamento dei suini Distribuzione dell alimento, una scelta importante Gli alimenti e le modalità adottate per la loro somministrazione incidono sulle performance e sullo stato di salute degli animali allevati, come evidenzia la direttiva 98/58/CE che così recita: Agli animali deve essere fornita un alimentazione sana adatta alla loro età e specie, e in quantità sufficiente a mantenerli in buona salute e a soddisfare le loro esigenze nutrizionali. Gli alimenti e i liquidi sono somministrati agli animali in modo da non causare loro inutili sofferenze o lesioni. Inoltre, la direttiva 2008/120/CE stabilisce che tutti i suini devono essere nutriti almeno una volta al giorno. L'alimento può essere somministrato in modo razionato oppure ad libitum (a volontà). La scelta tra i due sistemi dipende dall'età del suino e dall'indirizzo produttivo, oltre che dal tipo di formulazione adottato. Con l alimentazione Alimentazione a fissaggio biologico in box collettivo per scrofe gestanti. razionata, ossia effettuata a pasti distribuiti nella giornata, si deve assicurare un sufficiente fronte al truogolo ad ogni suino. L impossibilità di accedere contemporaneamente all'alimento, infatti, peggiora le performance dei soggetti più deboli del gruppo e aumenta la disomogeneità del box. D'altronde, ciò è anche imposto dalla suddetta direttiva 2008/120: Se i suini sono alimentati in gruppo e non ad libitum o mediante un sistema automatico di alimentazione individuale, ciascun suino deve avere accesso agli alimenti contemporaneamente agli altri suini del gruppo. Con la somministrazione ad libitum l'alimento è sempre presente nelle mangiatoie o nei truogoli e i suini vi possono accedere con continuità. Pertanto è possibile contenere il fronte della mangiatoia al 20-30% rispetto a quello necessario per la somministrazione razionata. Scrofe gestanti, scrofette e verri: tecniche innovative La necessità di un rigoroso razionamento alimentare per le scrofe gestanti è uno dei motivi della diffusione delle soluzioni stabulative con posta singola, nelle quali si evita ogni problema derivante dalla competizione alimentare. L'alimento, secco o in broda, viene somministrato meccanicamente in truogoli comuni, in mangiatoie singole o anche a terra, a seconda del tipo di stabulazione e delle attrezzature previste. Nel caso di truogoli lineari occorre prevedere un fronte di almeno 0,5 m per 18

Big Dutchman ogni scrofa alloggiata, mentre per quelli circolari un fronte di almeno 0,36 m. Nella gestazione, soprattutto nella seconda fase che fa seguito all'accertamento della gravidanza, sono stati recentemente introdotti sistemi elettronici che prevedono la distribuzione individualizzata dell'alimento secco per mezzo di autoalimentatori. In questo modo il mangime può essere distribuito automaticamente nell'arco dell'intera giornata, con i vantaggi di una corretta alimentazione individuale delle scrofe, in relazione al peso e allo stato produttivo e sanitario dell'animale, e di Autoalimentatori per scrofe gestanti. una maggiore tranquillità degli animali. Il computer, inoltre, restituisce automaticamente e giornalmente informazioni relative ai soggetti che non hanno consumato la quantità di mangime programmata, allo stato sanitario dei suini, alle scorte alimentari presenti negli stoccaggi, al consumo totale di alimento e ai consumi unitari per le singole scrofe. Altri vantaggi sono rappresentati dal limitato spreco di mangime e dal minor fabbisogno di manodopera aziendale. Ciascuna stazione individuale di alimentazione può servire fino a 30-40 scrofe. Un altra tecnica innovativa, studiata per limitare la competizione alimentare nella stabulazione collettiva delle scrofe gestanti, è l alimentazione a secco con fissaggio biologico. Si tratta di una distribuzione lenta ma costante dell alimento per ogni posto di alimentazione (circa 100 g/min), per impedire che le scrofe più voraci cerchino nuovo mangime nel posto occupato da altre compagne; il tentativo, quindi, è quello di fissare biologicamente le scrofe alla mangiatoia, in modo che ciascuna possa assumere indisturbata la propria razione d alimento. Il sistema consente, a costi d investimento abbastanza contenuti e senza il ricorso a poste singole di alimentazione, di distribuire l alimento secco a gruppi di 8-12 scrofe, limitando fortemente lo stress derivante dalla competizione alimentare, tipico dell allevamento tradizionale in gruppo. Il sistema è quindi in perfetta sintonia con quanto stabilito dalla direttiva: Le scrofe e le scrofette allevate in gruppo devono essere alimentate utilizzando un sistema atto a garantire che ciascun animale ottenga mangime a sufficienza senza essere aggredito, anche in situazione di competitività. Le scrofette sono alimentate a razione e il mangime può essere distribuito nei truogoli oppure a terra; in entrambi i casi deve essere garantito a tutti gli animali del box l'accesso contemporaneo all'alimento. Per quanto riguarda i verri, la razione alimentare è ristretta, per non peggiorare le performance riproduttive, e viene distribuita manualmente in albioli di calcestruzzo o in mangiatoie di lamiera zincata. Scrofe allattanti e lattonzoli: sperimentazioni recenti L'alimento, in genere, è presentato alla scrofa allattante in forma secca e distribuito manualmente o automaticamente in due pasti giornalieri. Un discreto interesse stanno 19

tecnologie per l'allevamento dei suini Mangiatoia multiposto a tramoggia. suscitando gli impianti automatizzati che provvedono alla somministrazione dell'alimento in forma bagnata, con un rapporto secco/liquido variabile da 1/2 a 1/4; in alcune tipologie la broda viene distribuita in un truogolo accessibile da quattro scrofe disposte a raggiera intorno ad esso. La mangiatoia della scrofa è generalmente del tipo singolo a cassetta, in lamiera zincata o acciaio inox, ma può essere anche del tipo a piatto o a scodella, in metallo o in calcestruzzo speciale. Con la diffusione ormai generale dello svezzamento precoce, l'alimento (mangime prestarter) viene messo a disposizione della nidiata fin dalla seconda settimana, per stimolare precocemente l'attività degli enzimi gastrici. La mangiatoia per i suinetti di solito è costituita da un piccolo contenitore in lamiera o plastica, che viene appeso a un divisorio o fissato al pavimento; nelle gabbie parto-svezzamento è necessaria una seconda mangiatoia, del tipo a tramoggia, per i suinetti svezzati. Recentemente è stata proposta l'alimentazione liquida anche per i suinetti sottoscrofa, con il duplice scopo di eliminare lo stress e i problemi digestivi derivanti dal passaggio dall'alimentazione liquida (latte) a quella secca e di proseguire con tale forma di somministrazione del mangime per tutta la vita del suino. Suinetti in post-svezzamento: c'è interesse per l alimentazione liquida In questo reparto l'alimento secco viene distribuito ad libitum con sistemi manuali o meccanici, in mangiatoie multiposto a tramoggia d acciaio inox, lamiera zincata o plastica. La distribuzione automatica è effettuata con sistemi a rosario o a spirale che prevedono singole calate, dotate di saracinesca, in grado di rifornire le mangiatoie. In alternativa alle tramogge multiposto si possono adottare quelle monoposto, con paletta dosatrice del mangime azionata dai suini ed abbeveratoio incorporato (tramogge mangia e bevi ). Altre tipologie innovative di tramoggia consentono al suinetto di alimentarsi a secco oppure di farsi la zuppa, grazie alla presenza di un piatto dispensatore di mangime secco e di mangiatoie a vaschetta laterali con abbeveratoio a bottone sovrastante. Attualmente si registra un forte interesse nei confronti dell'alimentazione liquida anche per questa fase del ciclo di produzione del suino. Il motivo principale risiede nella possibilità di alimentare in questo modo i suini per tutto il ciclo d allevamento, eliminando i traumatici cambi di alimentazione da liquido a secco fra maternità e svezzamento e da secco a liquido fra svezzamento o accrescimento e ingrasso, con benefici per la salute dei soggetti e le performance zootecniche. Nel caso di alimentazione razionata si deve garantire l'accesso contemporaneo di tutti i suinetti del box al mangime; perciò si impiegano truogoli lineari con fronte di 0,24 m per ogni capo di 30 kg. Big Dutchman 20

Reparto d ingrasso: l alimentazione liquida si diffonde e si rinnova Nel reparto d ingrasso l'alimentazione ad libitum viene preferita per la prima fase (accrescimento o magronaggio ); per suini di peso superiore l'alimentazione è generalmente razionata. Per quanto riguarda il tipo di confezionamento, l alimentazione liquida tende a diffondersi sempre più, interessando oggi anche le prime fasi di allevamento. Una sensibile riduzione del lavoro si ottiene adottando sistemi di alimentazione computerizzati, che permettono anche un deciso miglioramento dei parametri produttivi, grazie alla possibilità di impostare precisi piani di razionamento alimentare. L'alimentazione liquida in broda rende indispensabile l'impiego del truogolo, che condiziona la forma e le dimensioni del box. Con l alimentazione a broda, effettuata a pasti distribuiti nella giornata, si deve assicurare un sufficiente fronte al truogolo ad ogni suino (tabella 1 a pag. 22), come è stato sottolineato nell'articolo precedente. Per l'alimentazione ad libitum a secco si utilizzano le mangiatoie a tramoggia nelle versioni pluriposto e monoposto. Le tecniche innovative per la somministrazione dell alimento che sono state proposte negli ultimi anni fanno riferimento a sistemi di alimentazione liquida ad libitum e a sistemi di alimentazione secco/liquido per suini in accrescimento e ingrasso. Inoltre, vengono proposti sistemi di alimentazione 21

tecnologie per l'allevamento dei suini Righi per grandi gruppi, con possibilità di pesatura individuale dei suini e di separazione dei capi che si discostano dalla media di gruppo, per uniformare le partite di animali a fine ciclo in uscita dall'allevamento. Somministrazione automatica a volontà Questo sistema è stato messo a punto per permettere la somministrazione automatica a volontà dell'alimento in forma liquida. Considerando la parte meccanica, il sistema non si discosta da un normale impianto per la preparazione e la distribuzione della broda e prevede, quindi, una vasca di preparazione e una pompa che provvede al prelievo della broda e alla sua immissione nella rete di distribuzione. Quest ultima è generalmente costituita da tubazioni di Pvc e prevede un circuito di andata e ritorno. Dalla tubazione principale si distaccano le singole calate che pervengono ai truogoli. I truogoli sono sempre di tipo doppio, in modo da utilizzare una calata per ogni coppia di box adiacenti, e di dimensioni alquanto ridotte: si ritiene sufficiente un fronte pari a circa 1 m per ogni box anche di 30 capi. Le caratteristiche fondamentali dell'impianto sono quelle della parte elettronica, che prevede un'unità centrale e tante unità periferiche quanti sono i truogoli. L'unità centrale è co- Tab. 1 - Dimensioni consigliate di truogoli per suini da ingrasso. Categoria e peso vivo Fronte per truogoli lineari (m/capo) Fronte per truogoli circolari (m/capo) Suino di 50 kg 0,28 0,22 Suino di 85 kg 0,34 0,26 Suino di 110 kg 0,37 0,28 Suino di 130 kg 0,39 0,30 Suino di 160 kg 0,42 0,32 22