La mediazione è un processo duplice e reciproco di decodifica della comunicazione che si esplica su tre livelli:



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LA MEDIAZIONE CULTURALE: UN TENTATIVO DI DEFINIZIONE La presenza variegata e significativa degli immigrati in Italia ha creato, nell organizzazione dei servizi, bisogni nuovi e la necessità di sviluppare nuove competenze, in grado di rispondere alle istanze dei cittadini stranieri, favorendone l integrazione. A tal proposito, da diversi anni, sia a livello nazionale, sia a livello locale, si stanno realizzando diverse esperienze di mediazione culturale, senza che ci sia stata in effetti una definizione di tale professionalità. Il significato della mediazione interculturale La mediazione interculturale rappresenta una funzione utile e necessaria per agevolare il processo di integrazione degli immigrati e di mutamento sociale della società di accoglienza. Va considerata come ponte fra le due parti, favorendo così la conoscenza reciproca di culture, valori, tradizioni, diritto e sistemi sociali, in una prospettiva di interscambio e di arricchimento reciproco. La mediazione interculturale va, inoltre, considerata come dimensione costante delle politiche di integrazione sociale, sia per l accesso degli stranieri all esercizio dei diritti fondamentali sia per la trasformazione della nostra società, con l incontro di culture diverse che si mescolano e si modificano reciprocamente. Le finalità dei processi di mediazione interculturale possono essere così riassunte: - rimuovere gli ostacoli culturali che impediscono la comunicazione tra i servizi/istituzioni italiani e utenza straniera; - promuovere un più esteso e razionale utilizzo dei servizi e delle istituzioni italiane da parte dell'utenza straniera; - migliorare la qualità e l adeguamento delle prestazioni offerte dai servizi italiani all utenza straniera; - favorire l integrazione sociale della popolazione immigrata nella comunità locale, nei servizi sociali, nelle istituzioni scolastiche e culturali, nel settore della sanità e del mondo del lavoro; - promuovere azione di sostegno culturale alla mediazione sociale nelle situazioni di conflitto tra le comunità immigrate e le istituzioni italiane; - individuare opportunità e percorsi positivi di prevenzione e superamento dei conflitti. La mediazione è un processo duplice e reciproco di decodifica della comunicazione che si esplica su tre livelli: Livello di ordine pratico-orientativo A questo livello fanno riferimento quei compiti e quelle funzioni che il mediatore svolge nei confronti del proprio gruppo di appartenenza e nei confronti degli operatori del servizio presso cui si trova ad operare. Il mediatore informa, traduce le informazioni, avvicina il servizio, lo rende al tempo stesso più accessibile e più trasparente. Informa gli operatori del servizio rispetto a specificità culturali, differenze e tratti propri della comunità d origine. Livello linguistico-comunicativo La mediazione a questo livello riveste un ruolo di traduzione, interpretariato, prevenzione e gestione dei fraintendimenti, malintesi, blocchi comunicativi. Il mediatore non si limita a tradurre fedelmente messaggi ed 1

informazioni, ma chiarisce ciò che è implicito, svela la dimensione nascosta, dà voce alle domande silenziose e al no detto. Livello psico-sociale A questo livello il mediatore può assumere un ruolo di cambiamento sociale, di stimolo per la riorganizzazione del servizio, di arricchimento della programmazione e delle attività che il servizio conduce. Il servizio diventa così più accessibile ed accogliente e un luogo di riconoscimento delle minoranze, di visibilità delle differenze e degli apporti culturali diversi. In questo senso la mediazione diventa essa stessa agente di cambiamento dinamico che promuove lo scambio e/o il mutamento di valori e di significati assegnati a parole, gesti, azioni, comportamenti considerati fino a quel momento tabù o invece insostituibili. Uno strumento per dimostrare e aumentare la porosità della cultura, che si trasforma in relazione ad altri sistemi culturali. Breve storia della mediazione in Italia In Italia la mediazione interculturale fece la sua comparsa agli inizi degli anni 90, quando nel nostro paese si passò dalla fase di inserimento di singoli immigrati alla seconda fase del ciclo migratorio, ovvero all accoglienza, alla stabilizzazione ed integrazione di nuclei familiari. Si assisteva, in questi anni, ad un sostanziale mutamento di ruolo e di status dei gruppi di immigrati che passarono dalla condizione di immigrati a quella di minoranza etnica, implicando da parte delle comunità minoritarie un progetto di stabilizzazione e una crescente consapevolezza politica e da parte delle istituzioni italiane un riconoscimento di diritti. La mediazione interculturale prese avvio, prima in modo circoscritto e poi in modo sempre più diffuso, con una certa prevalenza nelle regioni del nord del paese. Furono proprio i centri del Nord a sperimentare l utilizzo sui generis della nuova figura di mediatore. Era una partenza che aveva tutte le connotazioni della novità, della sporadicità dell inserimento e della casualità nella scelta dei contesti di avvio dell esperienza. Rapidamente, però, presero forma iniziative di formazione on the job ed altre finalizzate ad un utilizzo più ampio ed esteso di questa nuova figura professionale. Ancora oggi non esiste una codificazione normativa ed il conseguente profilo professionale della figura del mediatore interculturale. La legge 40/98, nell art. 36 Istruzione degli stranieri Educazione interculturale e nell art. 40 Misure di Integrazione Sociale, nonché la legge 285/97 dal titolo Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l infanzia e l adolescenza, fanno riferimento ai mediatori culturali/interculturali qualificati, quali operatori sempre più richiesti nei servizi di welfare. Nonostante tale conferma e legittimazione, il mediatore è un operatore non ancora riconosciuto e il dibattito sul suo profilo, percorso formativo e ruolo è in una fase di confronto ancora molto aperta. Il mediatore interculturale: profili e ruolo Riguardo al profilo e il ruolo del mediatore esistono non poche divergenze di opinioni. I soggetti che da anni lavorano nel settore della mediazione hanno, comunque, cercato di concordare alcuni tratti distintivi di questa figura professionale. 2

Per i più, il mediatore interculturale è un agente attivo nel processo di integrazione e si pone come figura ponte fra gli stranieri e le istituzioni, i servizi pubblici e le strutture private, senza sostituirsi né agli uni né alle altre, per favorire invece il raccordo fra soggetti di culture diverse. Si pone quindi come un nuovo operatore sociale con specifiche competenze ed attitudini in grado di interagire con le istituzioni pubbliche e private, nonché come interprete delle esigenze e delle necessità degli stranieri. Il mediatore culturale contribuisce a: - prevenire potenziali occasioni di conflitto favorendo le condizioni per l integrazione sociale e facilitando le pari opportunità nel godimento dei diritti, nonché valorizzando le risorse di culture e valori diversi propri dei cittadini immigrati; - aiutare il cittadino straniero ad inserirsi nella società italiana, favorendo la conoscenza dei diritti e dei doveri, l uso dei servizi sociali, sanitari, educativi, culturali etc., sia pubblici che privati, dislocati sul territorio, nell intento di consentire un accesso e una fruibilità dei servizi a pari condizioni; - facilitare l incontro tra persone diverse attraverso la funzione di mediazione linguistico-culturale che si esprime nella capacità di decodificare i codici dei due attori della relazione (migrante ed operatore), codici che sottostanno il linguaggio ovvero l intero mondo di sensazioni, esperienze e valori; - aiutare il cittadino straniero a leggere e comprendere la cultura italiana anche alla luce delle culture di appartenenza e delle reciproche aree di pregiudizio; - promuovere e valorizzare il ruolo degli stranieri come risorsa ed opportunità nel tessuto socioeconomico. Tra i requisiti per svolgere la funzione di mediatore culturale, quelli che ricorrono più spesso sono: - l origine preferibilmente straniera con esperienza personale di immigrazione; - una buona conoscenza della cultura e della lingua italiana parlata e scritta; - una buona conoscenza della cultura e della realtà socio-economica del paese d origine; - una buona conoscenza della realtà italiana, del territorio, dei servizi o settore in cui opera; - il possesso di un titolo di studio medio-alto; motivazione e disposizione al lavoro relazionale e sociale, capacità relazionali di empatia e riservatezza. Fino ad oggi, la formazione dei mediatori culturali è avvenuta principalmente sul campo, nei servizi, nelle situazioni di prima accoglienza e a partire da relazioni significative, nelle strutture scolastiche. In questi settori associazioni di volontariato, privato sociale ed enti locali hanno promosso iniziative e corsi, in alcuni casi aperti agli italiani ma principalmente, ormai quasi esclusivamente, indirizzati a cittadini stranieri. L offerta formativa rivolta ai mediatori si sta facendo, comunque, sempre più articolata e finalizzata ad interventi mirati. Ne sono una conferma i molteplici percorsi formativi proposti negli ultimi tempi che prevedono solitamente una struttura modulare di base nell area della comunicazione e delle relazioni interculturali, nell area normativa e nell area dell organizzazione e dei servizi e un percorso formativo di secondo livello, con un ulteriore articolazione di moduli disciplinari per settore, secondo gli ambiti di impiego del mediatore culturale. 3

I luoghi della mediazione La mediazione si svolge soprattutto in contesti scolastici, contesti socio-sanitari, realtà territoriali e nel mondo del lavoro. I servizi che, in maniera sempre più crescente, impiegano mediatori sono: - servizi educativi per l infanzia - scuole di ogni ordine e grado - ospedali - consultori familiari - uffici stranieri di questure - carceri - uffici stranieri di sindacati, enti locali, associazioni di volontariato - centri per l impiego - servizi sociali - centri di prima accoglienza - comunità alloggio - aziende e servizi commerciali che prevedono la presenza di stranieri. Le principali funzioni del mediatore Riguardo al ruolo del mediatore esiste ancora molta confusione. Se da un lato alcuni operatori considerano i mediatori come figure di passaggio e semplici traduttori da utilizzare solo in caso di emergenza, dall altro ci sono operatori con grandi aspettative che considerano i mediatori dei dispositivi passepartout, dei tecnici in grado di risolvere qualsiasi questione legata all intercultura e all integrazione dei cittadini stranieri. Le funzioni del mediatore dovrebbero invece essere delineate e costruite di volta in volta dagli stessi operatori e mediatori in un preciso progetto di intervento. Entrambi dovrebbero collaborare ed essere coinvolti nelle attività di promozione e personalizzazione degli interventi al fine di renderli più vicini all utenza straniera ed ai suoi bisogni. Poiché esiste una differenziazione di funzioni del mediatore, è difficile fare un discorso generalizzato che non tenga conto del contesto. Tuttavia si possono individuare alcune principali funzioni base, presenti in tutte le figure della mediazione, quali: - Funzione di orientamento e di informazione agli utenti - Funzione di accoglienza degli utenti nei servizi - Funzione di traduzione, interpretariato, mediazione linguistico-culturale - Funzione di sensibilizzazione, promozione e pubblicizzazione relative al servizio specifico in cui si è inseriti. I bisogni emergenti Da uno studio effettuato a livello nazionale, emergono chiaramente quali devono essere i compiti del mediatore culturale nei vari ambiti di intervento: - IN AMBITO SOCIALE: 4

interpretariato linguistico-culturale accoglienza informazioni su: casa, lavoro, normativa, accesso ai servizi, scuola consulenza coinvolgimento in progetti per la protezione di donne e minori contatti con ambasciate, consolati, questura mediazione di conflitti familiari mediazione minori/scuola/famiglia - NELLA QUESTURA: informazioni agli utenti su permessi di soggiorno compilazione documenti chiarificazioni sulle risposte della Polizia - NELLA SCUOLA: Pronto soccorso linguistico per alunni insegnamento individualizzato sostegno scolastico ed extra-scolastico facilitazione rapporti nella classe tra alunni e con gli insegnanti educazione interculturale interpretariato linguistico-culturale insegnante/genitori consulenza su storia scoalstica, familiare e sociale del minore accoglienza ed inserimento alfabetizzazione in italiano intrattenere rapporti con gli altri servizi territoriali - NELLE STRUTTURE SANITARIE accoglienza presenza durante le consultazioni (ostetrico-ginecologiche, pediatriche, psicoterapeutiche) informazioni e spiegazioni su prescrizioni di esami, ecografie, metodi contraccezione, sterilità, malattie sessualmente trasmissibili, HIV informazioni e spiegazioni post-parto su allattamento, alimentazione lattanti, diete informazioni legali, sulle normative, l accesso ai servizi del territorio orientamento ai servizi, lavoro traduzione materiali informativi in altre lingue accompagnamento all inserimento sociale e lavorativo colloqui con degenti visite guidate per donne gravide a sale parto per familiarizzare con le strutture rapporti con istituzioni del territorio interventi di educazione interculturale rivolti agli operatori e alla cittadinanza 5

La mediazione culturale e la Provincia di Teramo Attualmente solo il 20% degli stranieri sul territorio si rivolge agli Sportelli Immigrati attivi in provincia, per ottenere informazioni o richiedere l accompagnamento per il disbrigo di pratiche burocratiche. Il resto della popolazione immigrata sceglie di confrontarsi direttamente con le istituzioni, di fatto incontrando notevoli difficoltà anche comunicative. Ecco perché alcuni ambiti sociali della provincia, oltre a mantenere il servizio di mediazione presso gli Sportelli, hanno previsto dall annualità 2002 del D. Lgs. 286/98 alcuni interventi presso le scuole elementari e medie (Ambito Val Vibrata, Ambito Laga, Costa Sud 2). Sicuramente tutto ciò non bastava. Per questi motivi la Provincia di Teramo ha realizzato, nel corso del 2004, il progetto di intervento a favore degli immigrati denominato Corso di formazione professionale gratuito per n. 15 Mediatori Culturali, finanziato con i fondi di cui al D.Lgs 286/98. I corsisti, in parte italiani ed in parte stranieri, sono stati selezionati in base alla conoscenza della normativa italiana sull immigrazione e di una lingua straniera (inglese, francese, spagnolo, albanese, cinese, arabo e rumeno). Il corso, della durata di 600 ore, è partito il 3 Maggio 2004, ed è stato strutturato in 360 ore di formazione frontale e 240 ore di stage. Nella fase formativa è stato previsto lo svolgimento di 3 moduli: il primo sull approccio metodologico, psicologia e pedagogia interculturale; il secondo sui diritti e la legislazione italiana; il terzo sui servizi presenti sul territorio che si occupano a vario titolo di immigrazione. I corsisti inoltre hanno svolto presso vari Enti un tirocinio formativo della durata di 240 ore, esperienza che indubbiamente ha costituito l opportunità di mettere in pratica le tecniche acquisite di mediazione culturale, pedagogia interculturale e le cognizioni legislative sul fenomeno dell immigrazione in Italia, comportando d altra parte una ricaduta in termini di arricchimento dei servizi del territorio della provincia di Teramo. I responsabili dei servizi, sede della fase di tirocinio, hanno fin dall inizio dello stage dimostrato spiccata sensibilità e vivo interesse per la figura professionale del mediatore culturale, comunicando la soddisfazione sia degli utenti sia degli operatori per l ottima qualità del lavoro svolto degli stagisti. Oltre agli operatori formati dalla Provincia di Teramo, risultano operanti circa una ventina di mediatori culturali che lavorano soprattutto negli sportelli informativi ed in campo scolastico, ma che risultano necessari in questura, nei servizi sanitari ed ospedalieri, nei servizi sociali ed anagrafici comunali. I mediatori nella provincia di Teramo lavorano soprattutto su incarico come collaboratori esterni o liberi professionisti in progetti specifici. In futuro alcuni dei partecipanti al Corso di Formazione della Provincia di Teramo si organizzeranno in un associazione, con l obiettivo di proporsi in modo organico e coordinato agli enti e servizi del territorio. Considerazioni conclusive Dalle richieste di intervento che giornalmente vengono sottoposte all Osservatorio Immigrazione della provincia di Teramo, si può dedurre che il bisogno di mediazione è percepito in maniera diffusa e che il processo di mediazione è riconosciuto come indispensabile. Gli ambiti dove il bisogno e la sensibilità ai temi dell interculturalità si sono dimostrati più forti sono le scuole dei piccoli comuni, il settore degli interventi sociali, la questura e la ASL. 6

La mancanza di una definizione univoca della professione del mediare determina una ricorrente difficoltà a determinarne con chiarezza ruolo e profilo professionale. Questo è molto evidente in particolare nella scuola dove, tra le funzioni che vengono richieste ai mediatori spicca quello dell alfabetizzazione in italiano dei nuovi alunni, oltre a quelle di sostegno scolastico ed extrascolastico ed insegnamento individualizzato. Un ultimo elemento è la carenza e la discontinuità delle risorse finanziare messe a disposizione, che determinano da una parte una precarietà lavorativa che mal si concilia con le esigenze di professionalità che tutti richiedono, e dall altra non vanno nella direzione di migliorare la qualità dei servizi. Il bisogno di mediazione è quindi manifesto negli operatori, ma è evidente la necessità di sensibilizzare gli amministratori affinchè investano nella mediazione e nell intercultura. Bibliografia Consiglio Nazionale dell Economia e del Lavoro, Per le politiche locali di integrazione sociale dei cittadini stranieri, Marzo 2000 Barbara Fredda, Le politiche dell integrazione: le norme e le esperienze in Rivista: Stranieri, Aprile 2001 M. Fiorucci, La mediazione culturale. Strategie per l incontro, Armando Editore, 2000 M. Tarozzi, La mediazione educativa. Mediatori culturali tra uguaglianza e differenza, Clueb 1998 G. Favaro, I mediatori linguistici e culturali nella scuola, Emi 2001 7