Convegno giovani Confindustria Santa Margherita Ligure, 8-9 giugno 2012 Intervento del dr. Paolo scaroni Buongiorno a tutti. Ringrazio Jacopo Morelli per avermi invitato al tradizionale convegno dei giovani di Confindustria. Credo che un organizzazione come la vostra, che raccoglie i giovani Confindustriali, con una rete diffusa su tutto il territorio nazionale e che ha tanta voce in Confindustra e nell opinione pubblica non esista in nessun altro paese d Europa. Attenzione. Questo non e di per se un attestato di merito. Anzi. Io faccio parte di coloro che pensano che, se una cosa la facciamo solo noi in Europa e nel mondo, difficilmente si tratta di una cosa giusta. Ma in questo caso penso che la nostra diversita sia positiva e che i giovani di Confindustria possano essere un organizzazione
utile per l Italia. Facendo leva sull eta che vi fa guardare lontano, sull imprenditorialita che vi unisce e sulla vostra passione comune potete far molto per dare una scossa a un paese da troppo tempo fermo e sonnolento. L Italia, e credo che su questo siamo d accordo tutti, ha bisogno di una vera e propria rivoluzione culturale e solo i giovani come voi possono guidarla. Quando Jacopo mi ha invitato, mi sono chiesto qual era il terreno sul quale una rivoluzione era necessaria, ma non solo necessaria e poteva essere guidata da voi, giovani imprenditori di Confindustria. Non ho avuto dubbi: il tema del lavoro, della disoccupazione giovanile, che ha raggiunto un livello drammatico. Certo, non si tratta di un tema solo italiano. Ma quando leggo che il 36% degli italiani che escono dalle nostre scuole e universita non è al lavoro mi viene l angoscia. Mi viene perche vogliamo la crescita del nostro paese e come facciamo senza giovani al lavoro.
Ma soprattutto perche il lavoro, oltre che motore primo dello sviluppo, vuol dire, per chi ce l ha, indipendenza, identita, autostima. E, come in un incubo, immagino 2 milioni di giovani italiani che, nell eta nella quale dovrebbero prendere fieramente possesso del loro spicchio di mondo, ciondolano nelle case dei loro genitori, avviliti e demotivati. Il dramma e che, con il passare del tempo, questa situazione può diventare irrecuperabile. Immaginate di trovarvi, tra 10 anni, nell Italia del 2022, in un paese nel quale quei due milioni di ex giovani, ormai quarantenni, non hanno mai lavorato. Avremmo nel nostro paese una generazione perduta, un vero e proprio esercito di disadattati, che non hanno sviluppato esperienze, competenze e conoscenze, che non hanno mai provato l orgoglio di contribuire agli obiettivi di una squadra,
che forse non hanno nemmeno avuto la gioia di mettere su famiglia. Un disastro epocale per loro, per la coesione sociale, e per le prospettive economiche del nostro paese. Un disastro epocale per tutti noi e in particolare per voi giovani industriali. Cerchiamo di non arrivarci, a questo disastro. Dobbiamo intervenire ora. E dovete intervenire soprattutto voi, che avete tutto quello che serve per fare da traino al sistema paese. E per una volta, per favore, non giriamoci verso il governo per chiedere interventi e sussidi. Non guardiamoci intorno per attribuire responsabilita. Cerchiamo di fare, da veri imprenditori, quello che e alla nostra portata, nelle nostre mani. Mi vengono in mente 3 cose che solo voi potete fare:
1) Primo, dobbiamo modificare, e di molto, la rigidita del nostro mercato del lavoro che e la prima causa della disoccupazione soprattutto giovanile. I giovani, nel nostro paese sono dei lifo, last in and first out, gli ultimi ad essere presi ed i primi ad essere lasciati a casa. Un passo in avanti l abbiamo fatto con la riforma dell articolo 18 e abbiamo rotto un tabù, ma siamo all inizio di un percorso. Un percorso che proseguirà solo se sapremo convincere gli italiani, in larga maggioranza contro ogni cambiamento del mercato del lavoro, che la sicurezza del posto di lavoro a tutti i costi non e il paradiso. Come possiamo chiedere ai governi di fare una riforma, che i cittadini giudicano un passo indietro e non uno in avanti, e quindi non vogliono? Dovete riuscire a spiegare che negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, ma anche in Inghilterra o in Olanda i lavoratori non sono oggetto di vessazioni o prevaricazioni. E che in quei paesi, dove la flessibilità c è, il datore di lavoro non e che ogni mattina, cosi, tanto per tenersi in esercizio, manda a casa qualche lavoratore. Anzi, le aziende si tengono ben stretto il loro capitale umano.
Quei paesi sono diversi e più efficenti perché il rapporto di lavoro e piu sano, meno mediato da sindacati e magistrati. Beh, fino a quando non riusciremo a convincere gli italiani dei vantaggi per tutti, a cominciare dai giovani, della flessibilita del mercato del lavoro le riforme resteranno timide e lo spazio per dare lavoro ai nostri giovani sara limitatissimo. 2) ma anche con piu flessibilita nel mercato del lavoro lo spazio per i giovani rimarra limitatissimo se non riusciremo a modificare l approccio culturale degli italiani al lavoro. Ed ecco la seconda cosa che dovete fare. Dovete ricordare ai nostri concittadini che, se il nostro paese negli ultimi 10 anni ha creato piu di 2 milioni di posti di lavoro per gli immigrati, il problema non e che i giovani non trovano lavoro, ma che non trovano il lavoro che vorrebbero, nel posto in cui lo vorrebbero. Peggio: i nostri giovani concittadini hanno deciso, in larga maggioranza, che molti lavori, quasi sempre manuali, sono semplicemente inaccettabili. A tal punto inaccettabili da preferire di ciondolare a casa dei genitori in attesa del lavoro
che vorrebbero dove lo vorrebbero. E questo comportamento, incredibilmente, è considerato socialmente accettabile. Non e cosi dappertutto. A Londra non e inusuale salire su un taxi guidato da un laureato. E in America per cercare lavoro i giovani fanno fagotto, prendono un autobus e attraversano il continente. E anche noi italiani l abbiamo fatto, prima degli altri, andando a cercare lavoro e fortuna nel nostro paese e nel mondo. E spesso abbiamo trovato entrambi. Quando lavoravo alla Pilkington negli anni 90 e visitavo i nostri stabilimenti in giro per il mondo, i giovani italiani erano i piu capaci e insegnavano agli altri come lavorare il vetro. Ho visto anche diplomati e laureati in catena di montaggio. Mettevano tutto il loro impegno in un lavoro manuale nell attesa di una crescita professionale coerente con la loro preparazione. Dovete riuscire a diffondere questa cultura del lavoro che avevamo e che abbiamo abbandonato. Dovete convincere i nostri giovani che il lavoro manuale e altrettanto dignitoso di un
lavoro d ufficio. Dovete spiegare ai vostri coetanei che lavorare a due passi da casa non e un diritto. E che il lavoro, qualunque lavoro fatto bene e con passione, merita rispetto. Che non esistono lavori umili o degradanti. Che il lavoro nel quale ci si impegna e di per se nobile, motivo di soddisfazione e orgoglio. 3) se riuscirete a dare il via a questa rivoluzione culturale, così necessaria, avremo posto le basi per dare una spallata decisiva alla disoccupazione giovanile. E qui, voi, giovani di Confindustria, dovete giocare un ruolo essenziale. Ed è questa la terza cosa di cui voglio parlarvi. La Germania, con la quale ci confrontiamo perche, come noi, e un paese manifatturiero, deve il suo straordinario successo dell ultimo decennio al rilancio dell apprendistato, un sistema di studio-lavoro che coinvolge il 60% dei giovani al termine delle scuole superiori. Soltanto l anno scorso in Germania sono entrate nel mondo del lavoro 600.000 persone con questo strumento.
In Germania funziona cosi : alla fine della scuola superiore, le aziende tedesche tra cui le grandi come Sap, Siemens, Volkswagen, Bmw, Daimler, ma non solo le grandi, assumono giovani per un periodo tra i due e i tre anni. Questi giovani passano circa 2/3 della settimana in azienda, imparando sul lavoro, ed 1/3 in aula, per acquisire le basi teoriche. Al termine dell apprendistato la meta degli apprendisti viene assunto in pianta stabile dall azienda nella quale si e formato. Gli altri, con questa formazione alle spalle, hanno un percorso privilegiato per entrare nel mercato del lavoro. Un esperienza positiva per i giovani, che intraprendono un percorso con ampie possibilita di trovare un lavoro, e per le aziende, che preparano il capitale umano di cui hanno cosi bisogno per competere. In Italia, purtroppo, non abbiamo molte aziende delle dimensioni di Siemens, Sap, Daimler etc. Una di queste e eni, che sul fronte dell apprendistato si impegna molto: negli ultimi 5 anni abbiamo assunto più di 2000 laureati e diplomati dopo un periodo di apprendistato. Ma lo stesso strumento puo essere adattato alla struttura del
nostro sistema industriale fatto di piccole e medie imprese. La legge che lo consente ce l abbiamo. Quello che manca e un sistema che crei una rete di collaborazione tra le imprese, che dia standard e meccanismi valutativi comuni, e che organizzi ore di formazione in classe per gli apprendisti delle aziende operanti nello stesso settore o nella stessa zona geografica. Come si realizza questo sistema a rete? Lasciamo stare governo, regioni, comuni o agenzie pubbliche. Al massimo suggeriamo di guardare ai modelli piu virtuosi, come quello tedesco o quello inglese, dove lo stato paga incentivi per chi offre un opportunita agli apprendisti. A noi in Italia serve, e subito, un organizzazione che sa di cosa hanno bisogno le aziende, radicata sul territorio, che raccoglie giovani che hanno voglia di mettersi in gioco, di innovare, di impegnarsi fino in fondo per il bene del paese. Insomma servite voi, che, giovani di Confindustria, avete la competenza, l autorevolezza e la presenza territoriale per realizzare questo progetto che darà lavoro ai nostri giovani e
farà riprendere al nostro paese ed alle nostre aziende la strada della crescita. Usate fino in fondo la vostra organizzazione, la vostra credibilità e il vostro network. Chiedete innovazione alla politica, ma aiutatela sul fronte dell opinione pubblica. Diffondete cultura del lavoro nel vostro mondo di giovani. Chi c è in Italia più credibile di voi per parlare di lavoro alla gente e soprattutto ai giovani? E poi fate scendere in campo la vostra organizzazione, le vostre truppe. Create voi il sistema di apprendistato tagliato su misura per il nostro tessuto industriale. Date voi un contributo decisivo al futuro dei nostri giovani. Grazie per la vostra attenzione.