editoriale I nuovi punti cardinali



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Transcript:

editoriale I nuovi punti cardinali Sul Pacifico si affacciano le due maggiori economie mondiali del XXI secolo, Stati Uniti e Cina, oltre a molti dei paesi che hanno registrato i più alti tassi di crescita negli ultimi anni. Dagli anni Novanta del secolo scorso, l interdipendenza sino-americana è diventata così stretta da assumere i tratti di una vera e propria simbiosi, per quanto strana in termini politico-ideologici. Proprio l ordine internazionale che gli Stati Uniti hanno garantito e sostenuto per decenni un sistema capitalistico liberale di scala (quasi) globale, fondato sull apertura commerciale e sull espansione democratica ha consentito l esplosione cinese, in un quadro di sicurezza sufficientemente stabile da contenere i timori dei vicini asiatici. Ma come emerge dagli articoli di questo numero diverse tendenze hanno cambiato il quadro di riferimento, a cominciare dagli effetti della stessa crescita cinese; la forza di attrazione del gigante asiatico è ormai, in alcuni settori, comparabile a quella dell America. Per restare sul piano economico, con i progressi solo parziali dei negoziati commerciali nella cornice del multilateralismo globale, c è stata una vivace ripresa degli accordi (commerciali e sugli investimenti) di tipo bilaterale o regionale, cioè potenzialmente discriminatori: la Trans-Pacific Partnership (TPP) è in sostanza un progetto americano, mentre la Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP) è per ora un progetto asiatico, che Pechino potrebbe utilizzare come potenziale contraltare della TPP.

6 La Cina ha però molto da perdere da questa tendenza, a meno appunto di crearsi una propria area preferenziale, abbandonando il solco dei mercati aperti di cui ha tanto beneficiato. Un trend del genere è particolarmente rischioso se finirà per costringere gli altri paesi della regione a scegliere tra Washington e Pechino, perché ciò può trasformare la competizione economica tra i due maggiori attori in un vero scontro strategico a somma zero (o quasi zero). Un rischio acuito dal fatto che le due economie stanno diventando sotto alcuni aspetti più simili e dunque meno complementari. Il contesto politico in Asia seconda tendenza da seguire con attenzione è nel frattempo diventato, per certi versi, meno propizio alla collaborazione pragmatica tra governi: il risveglio del nazionalismo è in parte legato alla maggiore partecipazione popolare, ma è comunque un problema perché potrebbe rompere gli argini che furono eretti dopo la seconda guerra mondiale. La presenza massiccia delle forze armate americane e della diplomazia americana (oltre alla gabbia della guerra fredda) ha fatto quasi da solvente per le storiche inimicizie incrociate in Asia orientale e meridionale; questa funzione è sempre meno efficace man mano che aumenta il grado di autonomia degli attori regionali nel campo della sicurezza. Il paradosso è che le alleanze appaiono oggi meno strette e chiaramente definite rispetto a un decennio fa, ma abbastanza vincolanti da trascinare gli Stati Uniti in un eventuale conflitto accidentale : è uno scenario che ricalca le origini della prima guerra mondiale in Europa. E che non si deve sottovalutare (per quanto sia improbabile), anche alla luce dei recenti episodi relativi alle isole contese tra Cina e Giappone, che hanno spinto Obama a ordinare un sorvolo simbolico di due bombardieri B52 a poche ore dall annuncio cinese di una più ampia zona di difesa aerea. In altre parole, gli Stati Uniti hanno subito risposto alla provocazione, seppure in modo assai misurato. Infine, una terza tendenza da tenere presente è il crescente legame tra la

Cina, il Medio Oriente e l Oceano Indiano: mentre il mondo arabo è ancora in preda all instabilità sistemica e l Oceano Indiano è stato solo di recente parzialmente depurato dalla minaccia pirateria, la dipendenza dell economia cinese da queste regioni è molto aumentata. La macchina industriale dell Asia orientale ha bisogno delle ingenti risorse energetiche del Medio Oriente, ma sono gli Stati Uniti a garantire le indispensabili rotte marittime di transito commerciale. Per quanto ancora è sostenibile questa divisione dei compiti sino-americana, in cui l apparato militare e la rete di alleanze sostenuti da Washington facilitano l ascesa globale dell Impero di Mezzo? Il processo di rapida modernizzazione della flotta oceanica cinese sembra indicare che un processo di profondo riassestamento potrebbe essere alle porte. Un dato geografico è particolarmente importante: la Cina come gli Stati Uniti ma anche tutte le potenze europee nel passato transita per l Oceano Indiano nella rotta verso e dal Medio Oriente. Lo stesso vale per raggiungere l Africa e, attraverso il Mar Rosso, il canale di Suez e il Mediterraneo. Dunque, per quanto decisivo sia il Pacific Rim, l Oceano Indiano è una sorta di baricentro dimenticato in cui naturalmente insistono anche gli interessi vitali di un altra grande potenza in fieri, cioè l India, oltre ai dinamici paesi del Sudest asiatico. Il quadro geostrategico quindi si complica, e non si presta a una classica alternativa tra opzione atlantica e opzione pacifica ; una circostanza che dovremmo ricordare soprattutto noi europei, un po ossessionati da questa alternativa secca quando studiamo le scelte americane. Un analisi geostrategica fondata su compartimenti stagni non può che dimostrarsi fallimentare. In realtà, gli interessi (sotto forma di denaro, flussi umani, contatti diplomatici, e in certa misura risorse militari) delle potenze asiatiche stanno, infatti, convergendo in una vasta area che ruota attorno all Oceano Indiano. È qui, più ancora che in Asia-Pacifico, che si stanno incontrando Occidente e Oriente nel XXI secolo. In tal senso, il Medio Oriente è una calamita non soltanto per- 7

8 ché fonte di molte risorse energetiche e di molte crisi regionali, ma anche perché è da sempre un passaggio tra Est e Ovest (lo fu per Alessandro Magno, per l impero romano, per i commercianti veneziani e per gli imperi islamici, fino alle potenze coloniali). Certo, esistono altre strade: quelle che danno vita alle ipotesi eurasiatiche, a cominciare da una Nuova Via della Seta che la Cina sta di fatto costruendo. Qui si incontrano il Medio Oriente, l Europa e la fascia turchica dell Asia; una fitta rete di scambi e collegamenti che, da qualche anno a questa parte, abbiamo racchiuso nel termine sintetico (e poco fantasioso) di Grande Medio Oriente. Percorrere tutta la Via della Seta verso est, passando per l Asia centrale e sotto l attento sguardo di Mosca, porta ovviamente fino al Pacifico. Mentre l America sta adattando le proprie strategie con un cauto pivot asiatico (realizzato in gran parte già prima di dargli un nome, e poi messo in stand by proprio dopo averlo annunciato), la Cina persegue un suo pivot europeo, a giudicare dai flussi di investimenti verso il vecchio continente. E amplia i suoi orizzonti guardando anche all Africa e all America Latina. Le mappe non sono soltanto geografiche, e una diversa mappatura del mondo può risultare utile. Rispetto alle politiche economiche i paesi si possono oggi suddividere in due grandi categorie: quelli che seguono politiche di spesa espansive (come Stati Uniti, Cina, ora anche Giappone) e quelli che privilegiano il controllo del debito, o il rientro dal debito, e dunque l austerità fiscale (come la Germania e, obtorto collo, la maggioranza degli europei). I primi si avviano ad avere seri problemi di debito pubblico (e molto dipenderà dal loro potenziale di crescita sostenibile) mentre i secondi rischiano una crescita bloccata o anemica (sperando quantomeno di agganciare la ripresa degli altri). C è poi uno

specifico problema europeo in questo quadro: l anomalia del debito alto con crescita bassa, cioè il dilemma dell eurozona. La Germania è, per ora, sfuggita alla trappola, riuscendo a coniugare austerità e livelli di crescita rispettabili attraverso una strategia sbilanciata verso l export estero. Le potenzialità di questo modello di crescita, un po come quello delle vecchie tigri asiatiche, non sono però infinite. Che questa suddivisione delle economie mondiali sia sempre più rilevante è confermato, tra l altro, da un recente sviluppo che può segnare una svolta: il dipartimento del Tesoro americano, nel suo rapporto biennale sulla situazione monetaria mondiale (pubblicato il 30 ottobre 2013), ha criticato esplicitamente le politiche economiche della Germania per aver danneggiato la ripresa, impedendo il rebalancing europeo e in parte globale, a causa della sua eccessiva dipendenza dalle esportazioni. Il rapporto nota che il surplus nominale della bilancia dei pagamenti tedesca è stato nel 2012 più grande di quello cinese (anche se a Pechino viene addossata la responsabilità di una sistematica svalutazione della propria valuta). Insomma, Washington ha ormai preso di petto la questione Germania, separando concettualmente Berlino dal resto dell Europa: ha adottato dunque un criterio non geografico bensì di politica economica. Come se i punti cardinali fossero cambiati. 9 La sezione Forum di questo numero di Aspenia apre una finestra sul mondo della scienza. Un mondo in continua evoluzione, grazie alle idee ma anche ai progressi accelerati della tecnologia. Le applicazioni delle scoperte scientifiche entrano sempre più spesso e direttamente nella vita dei singoli individui, e al tempo stesso sono una parte essenziale di quel soft power che determina i destini dei popoli. La scienza moderna è anzitutto un metodo e un procedimento, che pone al centro il dubbio e

10 la sospensione del giudizio se i dati sono insufficienti o non pienamente concordi con le teorie. Gli studi sulla complessità forniscono oggi un utile collegamento tra le scienze della vita, le tecnologie informatiche e il funzionamento della società (cioè dei grandi aggregati umani). Siamo meglio in grado di comprendere le dinamiche del cambiamento nei settori più disparati, compresa l evoluzione culturale accelerata che stiamo sperimentando in questa era di big data e forti connessioni. Soprattutto i progressi nelle biotecnologie impongono di valutare con grande attenzione le conseguenze anche non intenzionali e difficilmente prevedibili delle azioni individuali e collettive. In senso figurato, anche qui (come nel sistema internazionale) vanno ridefiniti i punti cardinali, cioè i riferimenti per le scelte da fare.