LA TUTELA DEL RISPARMIO DOPO I CASI ARGENTINA E PARMALAT



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LA TUTELA DEL RISPARMIO DOPO I CASI ARGENTINA E PARMALAT ARNALDO MAURI Working Paper n. 2005-08 APRILE 2005 Università degli Studi di Milano Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche Via Conservatorio 7 -- 20122 Milano tel. ++39 02 503 21501 (21522) fax ++39 02 503 21450 (21505) http://www.economia.unimi.it E Mail: dipeco@unimi.it Relazione tenuta al Convegno internazionale Tutela del risparmio e nuovo diritto societario Schutz des Sparwesens und Neues Gesellschaftsrecht, CIRGIS, Novacella, Bressanone-Brixen, 8-10 aprile 2005.

LA TUTELA DEL RISPARMIO DOPO I CASI ARGENTINA E PARMALAT 1 Arnaldo Mauri Abstract According to Italian Constitution of 1947, household savings are to be protected, but this provision has been long neglected by legislation and governments. Inflation, unfair taxation, expropriations without just compensation and financial scandals have repeatedly and heavily affected the wealth of Italian households during half of a century. The paper deals with recent failures in supervision of financial markets and focuses on two defaults: Argentina and Parmalat. In both cases financial instruments, largely distributed among Italian savers by retail banks, had been issued abroad and this feature has hampered action of supervisory authorities. Italian small savers have been the most hit by Argentina s crisis: 450,000 in number and total amount equals 1.5% of GDP. The reasons for such an involvement are to be found in the still surviving myth of Argentina, as a rich country, land of immigration and of easy life. Many Italian families are still in touch with relatives in this country and almost 40% of Argentinians have Italian ancestors. Probably because of the same myth, the major rating agencies had assigned over-generous ratings to the Argentine sovereign debt, as they did later with Parmalat bonds, and have deceived the market in downgrading the risks involved. International banks assisting these issues, on their side, were not so much concerned with over-borrowing both by Argentina and Parmalat. Eventually the main liability of the two defaults and frauds lies the debtors themselves. Argentinian populist governments, fishing for consensus and stubborn in their lax fiscal policy, instead of printing money as they used to do before, once hard peg had been adopted, issued bonds to finance large deficits. It is well known that extent of loss for the savers depends upon inability and/or unwillingness of the borrower to repay debts and, in the Argentina case, both of these reasons may be mentioned. In the default of Parmalat, instead, frauds and financial misreporting by management as well as loose control by certified auditing firms have been detected. The paper concludes by analysing tools to be assigned to domestic supervisory authorities, changes in corporate governance to be introduced and administrative as well as criminal penalties to be enhanced by the new law on saving protection, now under discussion at the Italian parliament. Deterrence measures against international defaults and frauds, particularly in the case of sovereign debts, have to be adopted, however, at global level. JEL Classification: G18, F34, K22 Keywords: default, savings, corporate governance 1 Relazione tenuta al Convegno internazionale Tutela del risparmio e nuovo diritto societario Schutz des Sparwesens und Neues Gesellschaftsrecht, organizzato dal CIRGIS a Novacella, Bressanone-Brixen, 8-10 aprile 2005. 1

1. Introduzione La nozione corrente di risparmio fa riferimento alla virtù della parsimonia e ad un generico contenimento o differimento dei consumi da parte dell uomo. Con maggiore specificità si può esprimere con questa parola una limitazione dei consumi alla misura strettamente necessaria per conseguire gli obiettivi prefissati (Lisle 1971, Dell Amore 1972). In questo senso l espressione risparmio, inteso come uso parsimonioso ed efficiente delle risorse, trova un sinonimo in economia, o almeno in uno dei significati più comunemente attribuiti a questo termine. Il verbo economizzare è, inoltre, sinonimo di risparmiare. Nei testi delle discipline economiche il risparmio è, in senso lato, definito come la parte del reddito sottratta al consumo. Occorre tuttavia approfondire l aspetto semantico della parola risparmio, dal momento che nel linguaggio economico corrente questa parola viene usata per indicare almeno tre concetti differenti. Un primo significato evidenzia l atto di risparmiare, ossia il comportamento dell uomo che limita consapevolmente i propri consumi. Questa decisione di rinuncia al consumo presente in contropartita ad un ipotetico maggior consumo futuro implica un sacrificio di entità variabile da caso a caso in funzione di tutta una serie di fattori e di condizioni, non ultima fra questi la volontarietà dell atto. Un secondo concetto di risparmio si riferisce al risultato di tale comportamento, ottenuto in un determinato periodo. Questo risultato può essere misurato ex post facendo ricorso a tecniche contabili. Dato che il risparmio è la differenza tra reddito e consumo, si ha una somma algebrica tra due grandezze flusso di segno opposto. Di conseguenza anche il risparmio, in questa particolare accezione, emerge sotto forma di flusso. Più frequentemente, infine, la stampa specializzata ricorre al termine risparmio (o al suo plurale risparmi ) per indicare un terzo concetto, ovvero il capitale o la ricchezza, frutto di risparmi accumulatisi nel tempo ad opera della generazione contemporanea o delle generazioni passate. In questo caso si tratta di una grandezza fondo (o stock). Ed è soprattutto con quest ultimo significato che viene usata l espressione risparmio nel dibattito in corso in tema di tutela del risparmio. Ricapitolando possiamo affermare che nel linguaggio economico corrente il termine risparmio può significare un atto, un flusso o un fondo, sempre riferiti ad 2

un soggetto (persona o collettività). Se poi approfondiamo ulteriormente questo tema negli studi degli economisti possiamo riscontrare diversità di approcci tra l analisi del risparmio inteso come fenomeno macroeconomico e quella del risparmio in un ottica microeconomica o aziendale. La letteratura economica dedica poi ampio spazio ai rapporti tra risparmio e investimenti. Il risparmio nazionale, secondo un accezione che risale a Léon Walras, corrisponde alla differenza tra prodotto interno e consumi e risulta identico alla somma degli investimenti interni corretti dalla variazione del saldo debitore o creditore verso il resto del mondo. Il tasso di risparmio di una determinata collettività è dato dal rapporto percentuale fra il risparmio accumulato in un dato periodo ed il reddito conseguito nel medesimo arco temporale, convenzionalmente rappresentato dall anno solare. Alla formazione del risparmio nazionale contribuiscono più soggetti, ai quali fanno riferimento le decisioni e le attività di consumo e di risparmio. Tali soggetti in relazione ai loro ambiti di appartenenza sono classificati secondo la seguente tripartizione: Pubblica Amministrazione, imprese e famiglie (Fuà 1961). Il risparmio conseguito dal settore Pubblica Amministrazione nel suo complesso (stato, enti locali, enti pubblici di varia natura) viene chiamato risparmio pubblico. Ad esso si contrappone il risparmio privato, ovvero la somma di quanto accumulato dalle due altre grandi categorie di soggetti: le famiglie e le imprese. Il risparmio accumulato delle famiglie viene indicato come familiare (alcuni economisti rifiutano questo termine e propendono invece per l uso del termine risparmio individuale o, alternativamente, risparmio personale ). Con riferimento al settore delle imprese, si parla invece di risparmio di impresa o, in alternativa, di risparmio societario, per indicare la parte del reddito conseguito dalle imprese, al netto delle imposte, che non viene distribuita ai soci, ma che è portata ad incremento del capitale. I governi fissano obiettivi di risparmio nazionale coerenti con gli obiettivi generali della politica economica (Villard 1959). Per il conseguimento di tali obiettivi essi possono influire sulla misura del risparmio nazionale sia manovrando direttamente la variabile risparmio pubblico sia agendo per via indiretta sul risparmio privato attraverso opportuni interventi. La combinazione dei risparmi provenienti dalle varie fonti può risultare modificata dagli interventi dei pubblici poteri, i quali, tuttavia, debbono essere consapevoli dei complessi 3

rapporti di interdipendenza che legano tali risparmi e che li inseriscono in un processo di accumulazione tendenzialmente unitario (Dell Amore 1972). Ad esempio un inasprimento della pressione fiscale dovrebbe generare risparmio pubblico, ma verosimilmente causerebbe anche una contrazione del risparmio privato. Del pari una politica di incremento dell autofinanziamento da parte delle imprese, implementata ricorrendo ad una contrazione dei dividendi, potrebbe ugualmente portare ad una riduzione del risparmio familiare. Il tema del presente convegno riguarda in particolare il risparmio familiare poiché è questa la tipologia di risparmio che necessita di tutela. Ed è soprattutto al risparmio delle famiglie che pensavano, nel maggio del 1947, i padri della Costituzione della Repubblica Italiana nel predisporre l art. 47, che recita: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l esercizio del credito. Favorisce l accesso del risparmio popolare alla proprietà dell abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del paese. E interessante ricordare che per l art. 47 fu approvato, dopo un interessante dibattito, il testo proposto da un economista aziendale, il professor Tommaso Zerbi. La Costituzione Europea, invece, mentre si preoccupa di tutelare i cittadini europei lavoratori e consumatori, sorprendentemente si dimentica dei cittadini europei risparmiatori. Non è facile dare una sicura spiegazione di questa amnesia nella carta europea dei diritti e dei doveri, un documento che in alcuni punti appare ipertrofico ed in altri lacunoso. L interpretazione, non disinteressata, data dalle associazioni dei consumatori è che il consumo, pur raffigurato comunemente come l antitesi del risparmio, in realtà lo comprende. Non è un affermazione assurda, come potrebbe apparire. E sufficiente adottare un ottica che vede nel risparmiatore un acquirente di prodotti finanziari, il quale necessita di protezione, non diversamente da quando acquista prodotti destinati al consumo. Si tratta di protezione contro inganni pubblicitari, scarsa trasparenza del mercato e comportamenti scorretti da parte dei produttori e dei venditori: nella fattispecie gli enti emittenti, le banche e gli altri intermediari finanziari che vendono al dettaglio i prodotti finanziari. Queste associazioni, infatti, si sono schierate a difesa dei risparmiatori vittime dei casi di malafinanza come per le obbligazioni argentine e quelle Cirio e di Parmalat. 4

E comunque un dato di fatto che sia a livello nazionale sia a livello comunitario si sente la mancanza di organismi di natura associativa indirizzati specificamente alla difesa del risparmio comparabili non solo con i sindacati che tutelano i lavoratori, ma anche con le associazioni che tutelano i consumatori. Queste ultime si occupano anche della protezione del risparmio, ma solo marginalmente e con riferimento alla distribuzione alle famiglie di prodotti finanziari da parte delle banche e degli altri intermediari finanziari. Nessun organismo associativo importante ha mai preso, invece, le difese dei risparmiatori su altri fronti, come ad esempio quello fiscale. Oggi, ad esempio, da più parti (associazioni di imprenditori, sindacati, partiti politici) si chiede un inasprimento della tassazione dei risparmi finanziari facendo ricorso anche ad argomentazioni non corrette, ma nessuna associazione ha preso posizione in difesa del risparmio. 2. Andamento del risparmio in Italia Il risparmio accantonato dalle famiglie italiane ha rappresentato per molti decenni la componente di gran lunga il più importante del risparmio nazionale, sia per entità relativa sia per stabilità nel tempo. Ma la tutela del risparmio familiare merita particolare attenzione da parte dei pubblici poteri anche per gli importanti valori morali e di solidarietà sociale insiti nella famiglia. Giovanni Paolo II sosteneva che la famiglia rappresenta la più importante istituzione sociale (Zampetti 1996). 2 Osserviamo ora la situazione del risparmio in Italia negli ultimi decenni. Il tasso di risparmio nazionale lordo, partito da una media del 22,4% nel decennio 1981-1990, è sceso al 20,7% nel decennio successivo. Il graduale declino è continuato nei primi anni del nuovo millennio con un 20,2% nel 2001, un 19,9% nel 2002 ed un 18,7% nel 2003. Se si disaggregano le componenti del risparmio nazionale possiamo notare come in passato il risparmio pubblico abbia assunto per molti anni valori negativi (-6,4% del reddito lordo disponibile nel decennio 1981-1990; - 3,3% nel decennio 1991-2000) e solo a partire dal 2001 abbia invertito la tendenza. In sostanza nell ultima parte del secolo XX il settore in 2 Con particolare riferimento al risparmio familiare è opportuno ricordare la posizione della Chiesa. Si legge nella Rerum Novarum: La natura impone al padre di famiglia il dovere sacro di nutrire e di mantenere i figli. Siccome i figli riflettono la fisionomia del padre e sono una specie di prolungamento della sua persona, la natura gli ispira di preoccuparsi del loro avvenire, di creare loro un patrimonio che li aiuti a difendersi nella traversata pericolosa della vita, contro tutte le sorprese dell avversa fortuna. Potrebbe creare questo patrimonio senza l acquisto e il possesso di beni permanenti e produttivi che possa trasmettere per via d eredità? 5

parola, in Italia, non solo non ha risparmiato, ma ha distrutto risparmio privato. Il risparmio delle imprese assume normalmente valori positivi, ma sino alla metà degli anni 90 ha rappresentato mediamente una componente minore del risparmio privato e perdipiù una componente soggetta ad oscillazioni cicliche (Mazzocchi 1957). Si tratta inoltre di un flusso di risparmio che, da solo, non è, sufficiente ad alimentare in toto gli investimenti del settore nel cui ambito si forma. Risulta quindi evidente il ruolo cruciale tuttora svolto dal risparmio che si forma nelle famiglie italiane. Negli ultimi decenni, tuttavia, si è evidenziata una tendenza ad un lento declino del contributo relativo offerto dal risparmio familiare. Il tasso di risparmio familiare nel decennio 1981-1990 corrispondeva mediamente al 22,4 % del reddito lordo disponibile, con una punta annuale del 30%, un valore fra i più elevati nel contesto internazionale. Paradossalmente, il suo ammontare complessivo perveniva a superare quello dell intero risparmio nazionale. Nel decennio successivo (1991-2000) il tasso medio di risparmio familiare scendeva al 14% per attestarsi poi attorno all 8% nei due anni successivi ed avvicinarsi al 9% nel 2003. La consistenza della ricchezza lorda delle famiglie corrisponde a circa sei volte il PIL e tale ricchezza è composta per circa un terzo da attività finanziarie. Alla fine del 1995 le famiglie italiane possedevano 1.712 miliardi di euro di attività finanziarie. Di queste attività finanziarie facevano parte 446 miliardi di euro in titoli pubblici, 182 miliardi di euro in titoli privati, azionari ed obbligazionari, emessi da imprese, 68 miliardi di euro in quote di fondi comuni e 558 miliardi di euro in depositi ed altre forme di raccolta bancaria (Fazio 2004). Alla fine del 2002 il quadro era mutato: le attività finanziarie delle famiglie corrispondevano a 2.494 miliardi di euro, di cui i titoli pubblici solo 218 miliardi di euro. Il declino del saggio di risparmio familiare è l effetto di una serie di cambiamenti che si sono manifestati nella società e nell economia italiane. Numerose sono le variabili economiche, politiche, demografiche e sociali che hanno contribuito a generare questa tendenza nella dinamica del risparmio delle famiglie. Ricordiamo in particolare l aumento della pressione fiscale, lo sviluppo del credito bancario alle famiglie, per l acquisto della casa e per i consumi, e le variazioni intervenute nella composizione delle forze di lavoro, imputabili, queste ultime, a due fenomeni: la femminilizzazione e l immigrazione. L aumento del 6

tasso di partecipazione femminile alla forza lavoro ha contribuito a diminuire il saggio di risparmio familiare attraverso i seguenti meccanismi: a) una parte dell incremento del reddito familiare prodotto dal lavoro extradomestico della donna (dato reddituale che la contabilità nazionale sopravvaluta non tenendo conto della contestuale diminuzione del lavoro svolto nell ambito domestico) è assorbita da costi funzionali sostenuti per l espletamento del lavoro esterno, da costi per consumi opzionali indotti ricollegabili con l attività lavorativa esterna, da costi determinati da minore efficienza nella gestione dell azienda domestica ed infine da costi per acquisire beni e servizi che in precedenza erano prodotti dalla donna nell ambito domestico; b) la presenza di un secondo percettore di reddito in seno alla famiglia può aver ridotto l incertezza sui redditi futuri e causato per questa via una riduzione della parte di risparmio accantonato con finalità precauzionali (Guiso e Jappelli 1990). Risulta maggiormente difficile valutare gli effetti sul risparmio familiare derivanti dalla crescente presenza in Italia di lavoratori stranieri, regolari o privi di permessi di soggiorno. E indubitabile che gli immigrati concorrono alla formazione del risparmio familiare, ma si hanno ancora incerte informazioni sulle loro scelte di consumo e di risparmio, perché entrano in gioco comportamenti non uniformi imputabili anche alle diversità etniche. E inoltre probabile che questi lavoratori inviino ai paesi di origine una quota rilevante del loro risparmio. I risparmi sono esportati sotto forma di rimesse percorrendo sia canali formali sia canali informali. I canali infomali sono, tuttavia, una scelta obbligata per gli immigrati irregolari.col trascorrere del tempo tuttavia una parte degli immigrati troverà definitivo insediamento nel nostro paese con il ricongiungimento dei nuclei familiari e si affievoliranno, di conseguenza, i flussi di capitale in uscita (Mauri 1996). 3. Il risparmio familiare I termini di risparmio familiare e di risparmio individuale (o personale), pur se usati spesso in modo indifferenziato, rivelano non solo una diversa connotazione etica, ma implicano anche una scelta metodologica diversa nell analisi economica. Gli economisti aziendali considerano in primo luogo la famiglia come un istituto sociale, ma sottolineano il fatto che essa rappresenta nel 7

contempo l unità economica elementare. Autorevoli economisti hanno invece posto al centro della loro analisi l individuo-risparmiatore, dischiudendo ai loro studi percorsi più agevoli sul piano metodologico e ricorrendo all applicazione di modelli teorici relativamente semplici e dotati di eleganza formale e validità generale. Si pensi ad esempio al modello del ciclo vitale di Modigliani e Brumberg proposto nel 1954 (Modigliani 1988), che ancora oggi, a distanza di mezzo secolo dalla sua prima formulazione, rappresenta un costante punto di riferimento per chiunque intenda affrontare lo studio del risparmio. Questo modello parte dall ipotesi che la distribuzione intertemporale dei consumi da parte dell individuo sia improntata alla stabilità e si confronti con un profilo a U rovesciata tipico con l andamento dei redditi da lavoro. La ricerca empirica, fondata sullo studio del comportamento di campioni di persone anziane, non conforta tuttavia questa tesi. In genere le persone anziane, anche se dotate di una pensione o di una rendita e disponendo di un patrimonio, quando sono in grado di farlo, continuano a risparmiare anziché procedere al decumulo della loro ricchezza per mantenere i loro consumi al livello del reddito permanente come previsto dal citato modello. Il consumo e il risparmio sono attività riconducibili all ambito domestico, dal momento che la famiglia costituisce la forma elementare di organizzazione economica diffusa in tutti i continenti. La famiglia è stata definita in economia come una comunità di persone, in genere legate da vincoli di parentela, cooperanti ad una solidale attività diretta all appagamento di comuni bisogni a mezzo dell amministrazione di determinati redditi (Dell Amore 1972). I legami di interdipendenza che tengono uniti i componenti di questa organizzazione socioeconomica prevalgono normalmente su ogni altro legame con l esterno. Accogliendo questa interpretazione, le scelte relative alla destinazione dei redditi monetari, di lavoro e patrimoniali, che afferiscono alla famiglia hanno una matrice collettiva cui partecipano, seppur con peso ineguale, tutti o quasi tutti i membri, ivi compresi quelli che per motivi di età o di condizioni di salute non sono in grado di contribuire con il loro lavoro alla formazione del pool di risorse. In altre parole il risparmio, inteso nella sua dimensione di rinuncia o di contenimento dei consumi, dipende dal comportamento di ogni singolo membro della comunità domestica, anche di coloro che non percepiscono redditi monetari (le casalinghe) e persino di coloro che possono solo consumare (bambini e persone che per età o 8

condizioni di salute non possono svolgere alcun lavoro domestico). Questa considerazione verrà ripresa quando si affronterà il tema della tassazione delle successioni ereditarie. Obiettivi diversi, talora inconciliabili tra loro, e pulsioni egoistiche ed altruistiche si confrontano in sede di allocazione intertemporale e interpersonale delle risorse destinate al consumo e di scelte inerenti alla composizione del patrimonio della famiglia. Gli obiettivi, legati anche a considerazioni individuali riconducibili talora, ma comunque mai in via esclusiva, allo schema del ciclo vitale, vengono mediati e contemperati nell ambito familiare. In questa complessa realtà il risparmio può assumere motivazioni che travalicano il differimento temporale dei consumi e la riserva precauzionale. Per Alfred Marshall (1928) il risparmio è determinato da molteplici fattori razionali e irrazionali: accanto alla consuetudine e alla previsione del futuro troviamo l intensità dell affetto familiare. L accrescimento del patrimonio familiare può avere l obiettivo di consolidare i vincoli familiari, di assicurare alla famiglia stessa potere e prestigio e di garantire la sopravvivenza della medesima di fronte al ricambio generazionale. In altre parole, la famiglia, non diversamente dall impresa e più in generale da altri organismi biologici e sociali, tenderebbe a perpetuarsi. Questo schema interpretativo del risparmio familiare è, a mio avviso, ancora valido nella maggior parte dei paesi, anche se si nota una tendenza al mutamento nelle aree maggiormente sviluppate. I vincoli familiari si allentano e la stessa istituzione familiare parrebbe attraversare una fase critica. L esito non felice di questo processo potrebbe essere rappresentato da una società atomizzata, composta da famiglie unipersonali. Anche in questa ipotesi tuttavia, a causa dell incertezza sui possibili ed imprevedibili bisogni futuri creati da mutate condizioni ambientali, il movente precauzionale sarebbe sufficiente da solo ad impedire la scelta del decumulo totale di ricchezza sulla base del puro modello del ciclo vitale. Si è ancora lontani, tuttavia, da questo tipo di società. E interessante ricordare che negli Stati Uniti, il paese che ha rappresentato la base di riferimento nella formulazione della teoria del ciclo vitale, l 80% dei patrimoni risultava essere di origine ereditaria nella seconda parte del secolo scorso (Kotlikoff 1981). In Italia la solidarietà familiare è assai più diffusa rispetto alla maggioranza dei paesi industrializzati. La comunità familiare, quando ne ha la possibilità, 9

assume a proprio carico gli oneri degli studi dei giovani sino ai livelli universitari e postuniversitari. Soprattutto nel Mezzogiorno tale impegno continua anche al termine della fase di formazione sintantoché i figli non riescano ad inserirsi in modo adeguato nel mondo del lavoro. Si spiega in questo modo l apparente contradditorietà di una situazione caratterizzata da elevata disoccupazione giovanile accompagnata da carenza dell offerta in alcuni segmenti territoriali o settoriali del mercato del lavoro che viene colmata ricorrendo a manodopera di provenienza estera. Questa solidarietà familiare si presenta, tuttavia in modo asimmetrico in quanto gli anziani, in caso di sopravvenute necessità, non sempre possono pienamente contare sull aiuto dei figli e dei nipoti da loro beneficiati. 4. Come si giustifica la tutela del risparmio familiare Si deve premettere che il risparmio familiare (o individuale) trova differenti valutazioni nella letteratura economica sia negli aspetti economici in senso stretto che in quelli etici. Mentre alcuni economisti lo hanno visto come una precondizione allo sviluppo (il risparmio finanza gli investimenti produttivi che a loro volta aumentano l occupazione ed il reddito) per altri è causa di recessione (se si risparmia troppo cade la domanda per consumi e l economia si trova in difficoltà con riduzione degli investimenti ed aumento della disoccupazione). Anche sotto l aspetto del valore etico del risparmio familiare (o individuale) non vi è uniformità di pensiero. Per alcuni economisti, che enfatizzano l elemento oggettivo, il risparmiare è un comportamento quasi automatico, oltre che egoistico. Il risparmio si manifesterebbe all aumentare dei redditi oltre una certa soglia e quindi vi sarebbe poco merito per il risparmiatore. La scuola marxista va oltre: possono risparmiare solo i ricchi che accumulano ingenti capitali attraverso lo sfruttamento della forza lavoro e le ricchezze accumulate sono trasmesse per eredità ai fortunati figli. I lavoratori, invece, hanno un reddito appena sufficiente alla sussistenza, consumano per poter lavorare e non sono assolutamente in grado di risparmiare, con l eccezione di limitate riserve precauzionali (Lisle 1971). Staccandosi nettamente da questi severi giudizi, altri economisti evidenziano l elemento soggettivo sostenendo che quasi tutti i percettori di redditi hanno un potenziale di risparmio e che il risparmio dipende non solo dal livello del reddito, vale a dire dalla capacità di risparmio, ma anche dalla propensione al risparmio, determinata quest ultima dallo stile di vita. Se ci guardiamo intorno 10

possiamo infatti osservare il comportamento dissipatore di alcune famiglie che, pur beneficiando di elevati redditi monetari, riescono a spenderli tutti e talora ad intaccare il patrimonio ereditato. Di contro altre famiglie, pur dotate di redditi notevolmente inferiori, riescono a risparmiare. Io propendo per quest ultima tesi anche sulla base di riscontri personali nell ambito di ricerche svolte in alcuni paesi africani. Pur in presenza redditi pro capite corrispondenti a poche centinaia di dollari all anno molte famiglie in questi paesi riescono ad accantonare risparmi. Si deve infatti tener presente che nelle economie sottosviluppate la soglia del risparmio si colloca notevolmente al di sotto rispetto ai paesi sviluppati e che in tutti i paesi tale soglia si trova a livello inferiore nelle aree rurali rispetto alle aree urbane (Mauri 1983). Il risparmio familiare, nella terza accezione illustrata inizialmente, ovvero come patrimonio-ricchezza accumulato dalla famiglia, è molto vulnerabile e necessita di protezione da parte dello Stato. A questo punto ci si può chiedere perché lo Stato debba accordare questa particolare protezione al risparmio familiare. I motivi sono molteplici e di grande momento e rientrano nella sfera etica, in quella economica ed in quella giuridica (Zampetti 1996). Proviamo a passarli in rassegna: a) la parsimonia è una virtù che implica sacrifici e che ha valori affettivi, etici e sociali; 3 b) il risparmio rinsalda la famiglia, anche nel passaggio generazionale, aumentandone la solidità patrimoniale; 4 c) il risparmio consente di aumentare gli investimenti per far crescere l economia nazionale (Villard 1959); in particolare la presenza di un efficiente sistema finanziario è in grado di migliorare l allocazione delle risorse, frutto del risparmio, privilegiando le imprese più valide ed innovative e di accelerare per questa via il ritmo di sviluppo; d) il risparmio e la proprietà privata, che ne è la conseguenza, sono diritti fondamentali del cittadino che debbono essere tutelati, come previsto dalla Costituzione Repubblicana. 5. Le aggressioni al risparmio 3 V. nota 1 con riferimento alla Rerum Novarum. 4 V. supra. 11

I risparmi delle famiglie sono soggetti a innumerevoli rischi correlati al possibile manifestarsi di eventi capaci di incidere pesantemente sulla loro entità sino a pervenire nei casi limite al loro azzeramento. Tralasciamo di considerare in questa sede i rischi connessi a calamità naturali che possono colpire i beni in cui sono incorporati i risparmi, tipicamente l abitazione, ed eventi politico-sociali, come guerre, rivoluzioni, pulizie etniche, 5 furti e rapine. Omettiamo parimenti di considerare i rischi connessi all andamento fisiologico dei mercati, come fluttuazioni dell andamento dell economia, variabilità dei tassi di interesse, di prezzi e dei tassi di cambio. Per tali rischi lo stesso mercato può offrire infatti strumenti di investimento idonei alla loro eliminazione, riduzione, diversificazione. Focalizziamo invece l attenzione sui comportamenti dei pubblici poteri nazionali e dei soggetti pubblici e privati che emettono o distribuiscono strumenti finanziari nei quali le famiglie investono i loro risparmi, dal momento che tali comportamenti possono essere causa di rilevanti perdite. 6. L inflazione Una delle più pericolose insidie al risparmio familiare, o per meglio dire al risparmio accantonato ed investito in forma monetaria e finanziaria, è rappresentata dall inflazione. Per inflazione si intende un espansione della massa monetaria accompagnata da aumento generalizzato e persistente dei prezzi, con conseguente caduta del potere d acquisto della moneta. Si tratta di un pericolo particolarmente insidioso perché redditi e capitali, almeno in un primo momento, appaiono invariati nella loro entità nominale, è, infatti, l unità di misura del valore che cambia. Nel secolo scorso la svalutazione della moneta ha colpito il nostro paese in tre momenti: le due guerre mondiali e lo shock petrolifero degli anni 70. L inflazione, quando si presenta improvvisamente nella sua forma più virulenta, che viene definita galoppante, ha effetti devastanti sui risparmi finanziari delle famiglie. E questo il pericolo a cui pensavano i partecipanti ai lavori dell Assemblea Costituente nel maggio del 1947 affrontando il tema della 5 Con riferimento all Italia ricordiamo la diaspora di 350.000 giuliano-dalmati dai territori ceduti alla Iugoslavia con il Trattato di Pace del 1947 e la confisca di tutte le proprietà abbandonate, con una perdita che è difficile da stimare, ma che ai prezzi odierni dei mercati immobiliari supererebbe i 25 miliardi di euro. Croazia e Slovenia, due stati sorti dalla dissoluzione della Federazione Iugoslava non sembrano intenzionati a restituire i beni ai vecchi proprietari e, d altraparte, sono in grado di pagare un equo indennizzo. Lo stato italiano ha erogato sinora indennizzi poco più che simbolici. 12

tutela del risparmio. La falcidia del risparmio era stata evidenziata in quella sede da un lucido intervento di Luigi Einaudi, che forniva impressionanti statistiche sul decremento subito dal valore della moneta italiana in meno di mezzo secolo. L inflazione galoppante oltre che distruggere il risparmio finanziario comporta effetti perniciosi sull intero sistema economico anche a mezzo dell alterazione della struttura dei prezzi che premia i beni rifugio e le attività speculative mentre penalizza le attività produttive causando quindi gravi distorsioni nell allocazione delle risorse, con possibili postumi come rallentamenti nella crescita economica e aggravamenti degli squilibri nella distribuzione dei redditi e della ricchezza. Il fenomeno inflazionistico è assai più complesso di quanto appare e le sue cause sono molteplici, ma è indiscutibile la responsabilità dei governi, soprattutto nei paesi dove la banca centrale è collocata una posizione di subalternità. Un noto banchiere francese affermava argutamente a questo riguardo: les chirurgiens cachent leurs fautes dans la terre, les architectes sous le lierre, les cuisiniers sous la sauce, les gouvernements sous la devaluation de la monnaie. Il processo inflazionistico, come afferma Maury (1975) non è altro che un imposta non prevista come tale, non riportata nella legge finanziaria, non votata dal parlamento. L inflazione è in sostanza risparmio forzato, sottrae potere d acquisto alle famiglie, senza che esse traggano alcun beneficio dalla contrazione dei consumi come, invece, avviene con il risparmio volontario e il risparmio contrattuale. La Germania colpita ancor più pesantemente dell Italia dalle iperinflazioni del secolo scorso aveva introdotto nella sua Costituzione democratica del secondo dopoguerra un articolo in cui si assegnava alla banca centrale il compito prioritario di rendere sicura la moneta. Orbene questa formula è stata ereditata dalla Costituzione Europea, che all art. 29, comma 2, recita l obiettivo principale del sistema europeo di banche centrali è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Questo pericolo sembra quindi per ora, dopo l avvento dell euro, scongiurato pur se oggi siamo in presenza di un inflazione strisciante, innescata nel nostro paese nella fase di introduzione della nuova moneta europea ed alimentata dall andamento del prezzo del petrolio. Non si deve inoltre dimenticare che alcuni governi europei, orientati all adozione di politiche anticongiunturali, 13

premono per un allentamento del patto di stabilità. Il primo passo in questa direzione è stato compiuto. Il procedere ulteriormente in questa direzione potrebbe in futuro provocare una riacutizzazione del fenomeno inflazionistico. 7. Gli abusi del fisco Un pericolo minore dell inflazione, ma non per questo da sottovalutare, è rappresentato dall aggressione ai risparmi delle famiglie da parte del fisco, 6 attacco che è reso più insidioso dal sinergismo di tassazione e inflazione, causa del fiscal drag. 7 La tassazione del risparmio è stata oggetto in passato di un acceso dibattito fra economisti al quale partecipò anche Luigi Einaudi. Sostenevano i fautori della tesi della doppia tassazione che i frutti del risparmio dovessero essere esentati dall imposta dal momento che anche la quota di reddito destinata al risparmio era già stata tassata, ciò al fine di evitare una doppia imposizione. Oggi è generalmente accettato il principio che anche i redditi prodotti da risparmi investiti debbano essere tassati, ma evidentemente il problema della doppia tassazione si pone con riferimento all imposta di successione e, con ben maggiore fondatezza, all imposta patrimoniale sulla ricchezza finanziaria. La ricchezza immobiliare è invece già assoggettata ad un imposizione patrimoniale da parte dei comuni (ICI), ma in questo caso si dovrebbe trattare solo di un mero parametro scelto per ripartire con una certa logica fra i proprietari di immobili le spese sostenute dai comuni per fornire ai medesimi una serie di servizi e non, invece, di un modo per redistribuire la ricchezza fra i cittadini (politica redistributiva che non avrebbe senso se circoscritta nell ambito locale). Semmai a questo riguardo si potrebbero sollevare seri dubbi di incostituzionalità sulla prassi delle aliquote differenziate che privilegiano i residenti, i soli ad avere diritto di voto nelle elezioni comunali, al fine di guadagnare il loro consenso. 8 E difficile, infatti, sostenere che le seconde case comportino maggiori oneri per le amministrazioni comunali rispetto alle 6 Per aggressione del fisco si intende un prelievo tributario esorbitante (v. Quadragesimo Anno) 7 Il fenomeno del fiscal drag (drenaggio fiscale) si presenta quando l inflazione colpisce un economia caratterizzata da progressività delle aliquote per vari tipi di imposte (reddito, successione, patrimonio) oppure da esenzioni o detrazioni d imposta con massimali fissi. 8 E interessante ricordare a questo proposito come in molti comuni i non residenti, oltre a pagare aliquote doppie di ICI rispetto a quelle dei residenti, siano discriminati nell offerta di servizi da parte dei comuni stessi. Ad esempio non è infrequente imbattersi in parcheggi gratuiti riservati ai soli residenti, mentre ai proprietari di seconde case è riservato un trattamento non diverso da quello per gli automobilisti di passaggio: il parcheggio a pagamento. 14

abitazioni dei residenti. Questo tema si ricollega al diritto di voto nelle elezioni amministrative per i comuni e all eventuale concessione di tale diritto ai cittadini stranieri residenti. 9 Come spiegare l accanimento del fisco contro il risparmio, comportamento che è opportuno sottolineare - non è peculiare della sola Italia? Di sicuro non vi è alcuna volontà punitiva da parte dello Stato contro risparmio e risparmiatori, ma è solo questione di comodità di prelievo. Il fisco, quando si appropria del risparmio finanziario, fruisce di tre condizioni assai favorevoli per l esazione: la facilità, la tempestività e la gratuità del prelievo. E sufficiente impartire un ordine alle banche e si trovano immediatamente i fondi a disposizione dell erario, senza spese, senza contenzioso sulla riscossione, senza accertamenti per evasione. Affermava al riguardo il professor Francois Schaller dell Università di Losanna (1969) che questa tassazione è preferita dal fisco perché si prelevano agevolmente e rapidamente capitali che hanno già forma liquida. Le fisc prend l argent ou il est. Tipico è stato il caso italiano della famosa imposta patrimoniale sui depositi bancari e sulle attività finanziarie liquide decisa dal Governo Amato nel 1992 in un momento assai critico per la lira. Forse a causa dell emergenza si trattò di un provvedimento non solo iniquo, ma adottato con superficialità, configurato in modo grossolano senza il necessario approfondimento degli aspetti tecnici. 10 Sono ben noti casi in cui l imposta, che era commisurata alla consistenza dei depositi bancari ad una certa data, colpì famiglie nella delicata fase dell acquisto della casa o del trasloco (avevano incassato l importo del mutuo o il prezzo di vendita della vecchia casa, ma non avevano ancora pagato la nuova casa) oppure persone che avevano saldato con un assegno bancario la notula del chirurgo, il quale non si era affrettato a versarlo sul proprio conto. 11 9 Trattandosi di votazioni a valenza amministrativa non si comprende il voto riservato ai soli residenti. Sarebbe come se un risparmiatore socio di due banche popolari potesse votare solo in una delle due assemblee. Questa preclusione diverrebbe ancor meno comprensibile se si attribuisse il voto nelle amministrative ai cittadini stranieri. Ad esempio un cittadino extracomunitario residente a Rapallo da alcuni anni, ma privo di proprietà immobiliari nel territorio comunale, potrebbe votare per nominare il sindaco di Rapallo e contemporaneamente partecipare, anche per corrispondenza, alle elezioni amministrative della sua città di origine, mentre lo stesso diritto sarebbe negato ad un pensionato milanese, proprietario di un abitazione a Rapallo, dove risiede stabilemente per alcuni mesi all anno e paga regolarmente tutte le imposte comunali. 10 Ad esempio si sono tassati i certificati di deposito con scadenza triennale (quindi investimenti finanziari non liquidi) mentre sono risultate esenti obbligazioni con vita residua inferiore all anno. 11 Al fine di evitare iniquità clamorose sarebbe stato sufficiente adottare come base imponibile una media di consistenze in una serie di giorni scelti casualmente nell arco di tre o di sei mesi invece che la consistenza di un singolo giorno. 15

Secondariamente vi è la, già citata, vecchia motivazione ideologica di chi ritiene che i lavoratori, sfruttati dai capitalisti, non siano in grado di risparmiare. Di contro i capitalisti accumulerebbero ingenti ricchezze a causa dello sfruttamento della forza lavoro e dell evasione fiscale senza dover minimamente sacrificare il loro opulento tenore di vita. Su questo versante si richiedono pesanti imposizioni sulle successioni ereditarie, imposte patrimoniali, 12 sia ordinarie sia straordinarie, e si giudica troppo leggero l attuale regime di tassazione dei redditi finanziari introdotto con la Legge di riforma della tassazione delle attività finanziarie (nota anche come legge Visco) in vigore dal 1 luglio 1998, soprattutto se si opera un confronto con la tassazione dei redditi da lavoro. Gli economisti sanno, tuttavia, che vi sono notevoli differenze fra i redditi finanziari e le altre tipologie di redditi, fra le quali i redditi da lavoro. A questo punto si rende necessario un confronto fra i redditi finanziari e quelli da lavoro in situazione di inflazione. Per semplificare il ragionamento ipotizziamo l assenza di tassazione per entrambi i redditi e il mancato adeguamento monetario dei medesimi. Se ad un certo momento si presenta l inflazione (fenomeno da considerarsi normale quando non si superano certi livelli), rimane invariato il salario nominale del lavoratore mentre il salario reale si contrae, ma rimane pur sempre positivo. Di contro il reddito finanziario, se vi è un investimento a tasso fisso di interesse inferiore al tasso di inflazione, è insufficiente a compensare la svalutazione del capitale in termini reali. Ne risulta un azzeramento del reddito cui si aggiunge una riduzione del patrimonio reale equivalente all effetto di un imposta patrimoniale. Se poi eliminiamo l ipotesi dell esenzione fiscale, da un lato troviamo per il lavoratore un ulteriore decurtazione del salario reale a causa del fiscal drag (determinata da un regime di aliquote progressive riferite ai redditi nominali), ma il reddito rimane pur sempre positivo, mentre dal lato del risparmiatore il reddito reale resta nullo e diventa più severa l erosione del patrimonio per il risparmiatore pur in presenza di aliquote impositive moderate. Il risultato diventa ancor più negativo per il risparmiatore se vi è stato un investimento in titoli a reddito fisso a lunga scadenza, perché all erosione da inflazione si accompagna la caduta della 12 Non si debbono confondere queste richieste alimentate dall ideologia con le proposte di ristrutturazione del sistema tributario nelle quali l introduzione di un imposta patrimoniale ordinaria sull intero patrimonio ha una funzione integrativa o correttiva per l eliminazione delle aliquote progressive, come ad esempio nel caso dell adozione della proporzionalità nell imposta sul reddito (la cosiddetta flat tax) o dell eliminazione dell imposta sul reddito sostituendola con un imposta sui consumi (Fuà 1961). 16

quotazione correlata all aumento dei tassi di interesse e quindi si riduce anche il valore del capitale in termini nominali. In generale non ritengo corretto prescindere dalla deformazione delle grandezze monetarie prodotta dall inflazione nell applicazione dell imposta. Del resto in tema di contabilità nazionale questa posizione è normalmente accettata. Se quando si indica la crescita percentuale del reddito nazionale si fa ovviamente al riferimento al PIL reale e non a quello a prezzi correnti non si comprende perché per i redditi finanziari si debba far riferimento, invece, ai redditi nominali. La pressione fiscale sul risparmio finanziario diventa ancor più pesante se si considerano le limitate possibilità di compensazione tra guadagni e perdite accordate al risparmiatore dalla citata riforma, che pure ebbe il merito di sottoporre per la prima volta a tassazione la totalità dei cosiddetti capital gain finanziari. Innanzitutto viene elevata una chinese wall fra cedole incassate e perdite di capitale subite (con l eccezione del caso particolare rappresentato dal regime del risparmio gestito), che pur sono fenomeni strettamente legati nell economia finanziaria. L esempio più semplice è rappresentato da un investimento di risparmio in buoni del tesoro poliennali, con vita residua di tre anni, acquistati sul mercato secondario. Se il prezzo di acquisto del BTP, come oggi frequentemente accade, è superiore alla pari si hanno i seguenti effetti: (a) il venditore, nell ipotesi che abbia acquistato il titolo alla pari al momento dell emissione, realizzerà un capital gain che verrà immediatamente tassato; (b) il risparmiatore-acquirente, pagando un prezzo superiore alla pari, otterrà dall investimento un rendimento effettivo in linea con i saggi di interesse del momento sul mercato, ma inferiore al saggio di interesse nominale del titolo. Tuttavia l imposta colpirà la cedola, che, invece, è commisurata al saggio nominale. Il titolo alla scadenza verrà rimborsato alla pari comportando per l investitore una perdita di capitale, che andrà a formare una minusvalenza fiscale. Questa minusvalenza potrà essere compensata con un improbabile capital gain, ma solo entro quattro anni. Oltrepassato tale limite, il MINUS contabilizzato andrà irrimediabilmente perduto. Facciamo poi l esempio di un investimento in bond emessi da un paese dell Est, cui daremo il nome di fantasia Molvania mentre chiameremo molvan la sua unità monetaria. Si tratta di un paese afflitto endemicamente dall inflazione a due cifre e con un tasso di cambio rispetto all euro in continua discesa. I titoli, 17

espressi in valuta molvana, hanno un rendimento apparentemente elevato anche se espressi in euro; in realtà le cedole inglobano una parte del capitale (rimborso anticipato rateale). La cedola viene interamente tassata con l aliquota del 12,5% anche se contiene una rata di rimborso del capitale. Alla scadenza del titolo il risparmiatore incasserà un rimborso capitale in euro notevolmente ridotto rispetto al capitale originariamente investito a causa del previsto scivolamento del tasso di cambio molvan/euro. Egli registrerà una notevole perdita in conto capitale che non gli sarà possibile compensare con le cedole. Ricordiamo poi le recenti dolorose esperienze di centinaia di migliaia di risparmiatori italiani che hanno perso quote rilevanti dei loro risparmi a seguito dei default Argentina, Cirio, Giacomelli, Parmalat. Si tratta in gran parte piccoli di risparmiatori, i quali, coerentemente con la loro posizione di scarsa propensione al rischio, investivano solo in titoli a reddito fisso, non essendo adeguatamente informati sull esistenza di un rischio di credito oltre che di un rischio di interesse. Orbene questi risparmiatori non saranno mai in grado di compensare le perdite sofferte con ipotetici capital gain futuri, mentre hanno già pagato imposte sulle cedole incassate, che in realtà lo sappiamo oggi avevano la vera natura economica non di interessi, bensì di rate di rimborso parziale del capitale. In linea con quanto proposto recentemente dal tributarista Victor Uckmar, riterrei opportuna l introduzione della seguente innovazione: abbattere questa ingiustificabile muraglia includendo nella compensazione anche le cedole. In contropartita, a beneficio del fisco, si potrebbe aumentare l aliquota dell imposta del 50% passando dal 12,5% al 18-20%. Non escluderei, tuttavia, anche aliquote superiori, ad esempio un aliquota unica del 25% riferita anche agli interessi attivi dei depositi bancari. Respingo invece la proposta ventilata da più parti di impegnare lo Stato a indennizzare direttamente i risparmiatori coinvolti nei vari default, dato che si creerebbe un grave precedente di copertura dei rischi per gli investimenti finanziari a spese della collettività. Altre limitazioni alla compensazione tra guadagni e perdite derivano dal fatto che la perdita deve precedere nel tempo il guadagno, in caso contrario non si ha diritto a compensazione. Se poi il risparmiatore è cliente di due banche (fenomeno abbastanza diffuso nella realtà italiana), non gli è consentito di compensare guadagni conseguiti sul dossier presso una banca con perdite accumulate presso la seconda banca, se non interrompendo il rapporto con la 18

prima banca e trasferendo i titoli sulla seconda banca. In Italia le banche erigono, tuttavia, barriere all uscita ed il malcapitato cliente dovrà passare per defatiganti adempimenti e subire elevati costi. Si propone quindi l innovazione di poter trasferire il MINUS accumulato presso una banca ad un altra banca senza dover chiudere necessariamente il rapporto con la prima banca. Si tratta di un minimo cambiamento che non comporta problemi tecnici particolari e che, invece, agevola non poco il risparmiatore. Da ultimo si deve richiamare l attenzione su quanto accennato in precedenza: le pur limitate possibilità di compensazioni fra perdite pregresse e guadagni si annullano dopo solo quattro anni dal momento della registrazione della perdita, un periodo troppo breve se si considera la durata dei cicli borsistici. Una vera trappola astutamente inserita nella citata legge. Si propone quindi una terza innovazione, anch essa priva di difficoltà sul piano applicativo: allungare l arco di tempo entro cui sono possibili le compensazioni, portandolo dagli attuali quattro a dieci anni. Il contribuente ha il dovere di pagare le imposte su tutti i guadagni realizzati nei suoi investimenti finanziari, ma ha il sacrosanto diritto di non pagarle quando non ha guadagnato nulla o addirittura ha subito perdite. Il decreto Visco conteneva inoltre originariamente il meccanismo del cosiddetto equalizzatore, ora fortunatamente abolito, giudicato al suo apparire come un provvedimento demenziale. In realtà si trattava di un congegno assai poco trasparente, ma alquanto malizioso, finalizzato ad anticipare l esazione di imposte su ipotetici guadagni futuri, introdotto alla vigilia del crollo del mercato finanziario. Il risultato per i risparmiatori è stato disastroso: hanno pagato imposte su guadagni virtuali, non realizzati; al crollo borsistico, presi dal panico, hanno venduto ai minimi di mercato ed hanno subito pesantissime perdite. Sono trascorsi quattro anni e il MINUS accumulato si è dissolto. Non potranno beneficiare di alcuna di compensazione in futuro. Un evviva all equità del fisco! Sempre con riferimento alle compensazioni precluse si deve ricordare che non si possono compensare con i guadagni i costi e le tasse che gravano periodicamente sul dossier titoli. Anche la tassazione degli interessi maturati sui depositi (aliquota pari al 27%) è computata sugli interessi lordi e non su quelli netti corretti dall onere causato da sporadici sconfinamenti, non sono neppure detraibili le spese e le tasse che gravano sul conto di deposito. 19